Il Carnevale e la rivolta

Una riflessione su tre rivolte.

Il Sessantotto, la Rivolta Araba del 2011, i Gilets Gialli.

La mia idea è questa: le tre rivolte si somigliano, perché sono momenti liberatori e carnescialeschi. Ma sono radicalmente diversi, perché il Sessantotto avviene all’apice dell’illusione che “la pacchia è appena cominciata”. Mentre la rivolta araba prima e quella francese dopo, partono dalla constatazione che “la pacchia è finita”.

Il Sessantotto almeno Roma, mi raccontava chi c’era stato, fu una gran festa, cui parteciparono tutti i giovani vivi, a prescindere da considerazioni identitarie o astratte. Poi, mi spiegarono, divenne una faccenda ideologica.

Non so quanto questa ricostruzione corrispondesse ai fatti; ma sto guardando adesso una serie di foto e video delle manifestazioni dei Gilets Jaunes.

Gente che grida «Anti, Anti Anticapitalistes», i preti che benedicono i manifestanti, la bandiera di Casa Pound, gli Antifa mascherati che guidano il corteo, gli striscioni contro gli accordi di Marrakech, le bandiere dei NoTav italiani, i cori di Bella Ciao, una grande bandiera con il faccione di Apo Capo Curdo, le “A” cerchiate anarchiche sui muri, gente con i capelli bianchi e ragazzini, fricchettoni che suonano per strada, i pompieri schierati contro la polizia, le bande di motociclisti…

C’è un elemento di gioioso Carnevale in comune con il Sessantotto, che evidentemente risponde a un profondo bisogno umano.

La rivolta francese è quella di un mondo arrivato al limite, come in genere sono state tutte le grandi rivolte della storia: le rivolte sono quasi per definizione contro la modernità.

Gli europei – non solo i francesi – sono ovunque schiacciati dalla “crisi”: non a caso, a far scattare la rivolta, è stata una piccola misura presa dal governo francese per affrontare la crisi climatica.

Nel 70% dei francesi che sostengono la rivolta, deve essere esploso qualcosa di primordiale, nel vedere l’ineffabile faccia dell’ometto delle banche, Macron che chiedeva a chi fa fatica a tirare avanti, a decrescere al posto suo.

Questo mi ha fatto venire in mente le rivolte arabe del 2011.

Penso all’Egitto. Un paese in cui una minoranza aveva le armi in mano; e avendo le armi, aveva anche tutti gli appalti governativi, le carceri, torturatori di eccelsa professionalità, i media.

Questa minoranza offriva al popolo una generale sicurezza, scolarizzazione di massa, carburanti a prezzi ridotti e il pane a prezzi stracciati.

La scolarizzazione di massa ha creato i Fratelli Musulmani e poi l’Isis.

Le armi, il carburante e il pane (cioè il grano importato dagli Stati Uniti) venivano pagati tutti con un debito inestinguibile.

A un certo punto, i nodi arrivarono al pettine. La popolazione esplose, le risorse interne calarono, i debitori iniziarono a bussare alla porta. E salirono di colpo il prezzo del carburante e del pane.

A questo punto, scoppiò la rivolta.

Che i media da noi chiamarono la “primavera“, ci raccontarono un sacco di storie su come il mondo arabo starebbe “per diventare moderno pure lui”.

C’era probabilmente anche un elemento di buona fede in alcuni, che credevano davvero che il capitalismo ci libererà tutti, basta che ci siano libere elezioni e leggi che difendono la sacralitòà della proprietà.

Comunque da lì partirono le infinite strumentalizzazioni occidentali, alcune delle quali ancora in corso.

In realtà, la rivolta araba fu un collasso, uno dei primi grandi sintomi dell’implosione del mondo. E sicuramente in Egitto, si stava meglio quando si stava peggio.

Il collasso attacca prima la periferia, dove ci sono meno riserve di grasso.

Da qualche anno, anche la grassa Europa inizia a vacillare.

Le rivolte sono imprevedibili.

E’ difficile per me immaginare quale potesse era la crepa nel sistema egiziano: alla periferia, i milioni di piccoli soldati sottopagati per sparare al minimo segno sulla popolazione, una rete impenetrabile di raccomandazioni e di interessi al centro, il conformismo e la paura di tutti, il sistema di spionaggio… Onestamente, mi sembrava che non potesse crollare.

In maniera diversa, il sistema occidentale: la rete di interessi che coinvolge tutti, la capacità dei media di rappresentare le cose come vuole chi comanda, la cultura del prendere-o-lasciare-se-vuoi-mangiare-devi-sostenere-la-crescita-economica, il fatto che siamo tutti dipendenti da qualcuno e da qualcosa, la possibilità offerta dall’elettronica di monitorare la totalità della società.

Eppure devo ammettere che anche da noi, il sistema è più fragile di quanto pensassi, e lo si vede paese dopo paese: le eccezioni sono i paesi, come la Polonia e l’Ungheria, dove l’economia va ancora bene, e sul fronte opposto, la Germania perché è l’ultima potenza storica ancora a reggere.

Ma torniamo al Sessantotto.

La mia ipotesi è che – a parte l’aspetto carnevalesco – il Sessantotto fosse l’esatto contrario della rivolta araba e di quella francese.

Dal blog di Gail Tverberg, ricavo questo grafico. Rappresenta la crescita nel consumo energetico dagli inizi della Rivoluzione Industriale.

Noterete che il picco è proprio attorno al 1968. Il consumo energetico continua a crescere, fino ai tempi nostri, solo che questo grafico ci permette di vedere che cala la velocità a cui cresce.

Questo grafico – ma ne potremmo mostrare molti altri – ci fa capire che il Sessantotto doveva essere il punto in cui l’umanità ha potuto illudersi, credendo che la pacchia fosse appena cominciata.

Nel 1967, il sindacalista Luciano Lama disse che il salario era una “variabile indipendente“, un modo complicato di dire che c’era talmente tanta abbondanza per tutti, che gli operai potevano rivendicare qualunque stipendio.

Gli imprenditori ancora lo prendono in giro.

Hanno ragione ovviamente, ma tutto il loro dispositivo si fonda su una premessa ancora peggiore: la menzogna che l’economia stessa sarebbe una “variabile indipendente”.

Penso con orrore oggi alla mia insensibilità allora alla distruzione, l’indifferenza verso i rifiuti, la mia incapacità allora di chiedermi, “ma la busta di plastica che sto usando, da dove viene e che fine fa?” Al massimo, riuscivo a raffigurarmi che fosse un problema per uno spazzino.

Ecco, l’abbondanza immaginata allora era tale, che quando si dava fuoco a un’automobile, magari qualcuno poteva dispiacersi per il proprietario, ma nessuno pensava ai residui dei copertoni che ci entravano dentro i polmoni.

E’ interessante notare che dal Sessantotto, è passato mezzo secolo, ma la visione da “pacchia appena cominciata” è ancora molto forte: le idee cambiano decenni dopo i fatti.

Tra i meriti e le colpe del Sessantotto, ci metterei l’ossessione con le rivolte.

Il fatto che qualcuno sia contro, diventa per certi ambienti un bizzarro motivo per essergli a favore.

In realtà, le rivolte per definizione non portano da nessuna parte: sono solo sintomi di qualcosa.

Possiamo godere del male che fanno ai nostri amici – anch’io a vedere la République in tutta la sua arroganza in crisi ammetto una certa allegria – ma alla fine, se il nostro nemico sta male, il mondo starà davvero meglio?

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161 risposte a Il Carnevale e la rivolta

  1. habsburgicus scrive:

    E sicuramente in Egitto, si stava meglio quando si stava peggio.

    @Miguel
    è chiesto che non mi é chiaro….
    a quanto può sembrare ad un osservatore esterno, in pratica in Egitto si è tornati con il golpe del 2013 allo status qui ante, no ? cioé, la Primavera araba è solo un vago ricordo ormai e il potere é “tornato” (ammesso lo abbiano mai perso) agli stessi uomini…e dunque gli egiziani non dovrebbero stare come allora ? (l’unica differenza, che però riguarda forse solo una minoranza, sta nel fatto che si è passati da un autocrate tutto sommato bonario -e che presumo sia oggi rimpianto da tutti, in primis dai Fratelli Musulmani che il vecchio Hosni lasciava liberi e in relativa pace salvo ogni tanto colpirne qualcuno perché non alzassero troppo la cresta 😀 – ad un regime brutale)
    o forse l’errore sta proprio qui e l’Egitto di oggi NON é governato alla stessa maniera né con le stesse politiche dei tempi di Mubarak ?
    mi piacerebbe saperne di più

    • habsburgicus scrive:

      questo

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Habs

      “o forse l’errore sta proprio qui e l’Egitto di oggi NON é governato alla stessa maniera né con le stesse politiche dei tempi di Mubarak ?”

      Presumo che chi governa in Egitto sia più o meno la stessa gente di allora.

      La differenza però non sta nel governo, sta nell’Egitto.

      Oggi si sta incomparabilmente peggio, sia per i motivi che dici tu, sia perché c’è stata la rivolta in mezzo, ma soprattutto perché il paese stesso è peggiorato, a prescindere dai governi.

      Per ora si fa mantenere dai sauditi.

      • Francesco scrive:

        forse il sistema economico di Mubarak era insostenibile, come quelli precedenti e quelli successivi, salvo generosi flussi di fondi dall’estero

        che non sono mai gratis

        credo che Egitto e Bangladesh siano i posti peggiori del mondo, ma sono giusto due paesi, no?

  2. Roberto scrive:

    Miguel

    “Tra i meriti e le colpe del Sessantotto, ci metterei l’ossessione con le rivolte.”

    Ottima osservazione

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      ““Tra i meriti e le colpe del Sessantotto, ci metterei l’ossessione con le rivolte.”

      Ottima osservazione”

      Infatti, le rivolte sono una fissazione interessante.

      Come il Carnevale, presuppongono che ci sia ancora qualcosa da consumare e da festeggiare.

      Ma una rivolta non può creare, può solo distrugggere.

  3. alien2 scrive:

    Caro Miguel,
    avversario , non nemico.
    Almeno finchè non c’è la guerra.
    Grazie

  4. MOI scrive:

    Nel 70% dei francesi che sostengono la rivolta, deve essere esploso qualcosa di primordiale, nel vedere l’ineffabile faccia dell’ometto delle banche, Macron che chiedeva a chi fa fatica a tirare avanti, a decrescere al posto suo.

    ——

    Kazzacci loro … se lo sono votato, se lo tengano ! 😉

    • MOI scrive:

      cmq l’immagine che dai di Macron si adatta benissimo anche alla (sedicente) Sx Liberal (quella che l’unico problema delmondo è se gli imprenditori sono solo maschi “bianchi occidentali” etero) … la cui maggioranza di voti presi derivano da chi la crede ancora Marxista.

  5. rutt1 scrive:

    la pacchia è finita per tutti quelli che trovano più ragionevole mettersi il gilet giallo e andare a scassare una vetrina, che riflettere su perché la loro vita è una merda. magari trovando pure il tempo di pimpare il gilet giallo coi simboli che più gli stanno a cuore.

    queste puttanate sono il canto del cigno del modo di pensare da scemi. come la rivolta dei forconi dei terroni coi trattori qualche anno fa, vi ricordate poi che stronzate? coi poliziotti in fila, uno di loro s’è levato il casco ed è partito il filmone ‘le forze dell’ordine sono con noi’.

    per me questa gente ha una weltanschauung mutuata da film di hollywood e imposizioni genitoriali.

    Miguè, la verità è che — cambiamento climatico a parte — il mondo non è mai andato meglio per una proporzione che aumenta sempre di più nei paesi moderni, nonostante questi moti circensi. Malgrado questi ultrà del cazzo. Che sia che abbiano successo nei loro approssimati piani rivoluzionari, che no, saranno dimenticati come una scorreggia quando s’apre la finestra.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per rutt1

      “la pacchia è finita per tutti quelli che trovano più ragionevole mettersi il gilet giallo e andare a scassare una vetrina, che riflettere su perché la loro vita è una merda.”

      Colgo che ce l’hai con loro, faccio fatica a capire perché.

      Intanto, è un errore confondere l’1% di parassiti di vario tipo che circonda qualunque fenomeno.

      L’1% di 100 è una persona sola, e non si nota.

      L’1% di 10.000 sono cento persone, che fanno già una massa pericolosa.

      L’1% lo trovi al corteo dei Gilet Gialli, alla manifestazione NoTav e a quella SiTav, ma anche a un concerto o nel nostro giardino. Noi saremo circa 200, mi vengono in mente due persone con cui abbiamo avuto problemi: essendo solo in due e non amiche tra di loro, non hanno fatto massa critica.

      Tutto il movimento dei Gilet Gialli come anche i politici che li sostengono si sono espressi contro la violenza, se non altro perché è controproducente. Proprio perché è un movimento vasto di persone “normali”, non sono i punkabbestia o i black bloc.

      Quindi quello delle vetrine è un falso problema.

      Casomai è interessante riflettere sulla tua affermazione “la verità è che — cambiamento climatico a parte — il mondo non è mai andato meglio per una proporzione che aumenta sempre di più nei paesi moderni”.

      Questo sarebbe un argomento serio di discussione.

      • Miguel Martinez scrive:

        Il problema della violenza è legato anche a quello dell’organizzazione.

        Quando ti organizzi, riesci a fare le cose meglio; allo stesso tempo ti centralizzi e formi delle gerarchie.

        A Parigi, non c’era nessuno a comandare, e quindi non era nemmeno facile impedire ad alcuni di fare i teppisti.

        Viceversa, ieri a Piazza del Popolo, alla fine del comizio, la Lega ha avuto l’intelligenza di far pulire la piazza ai propri volontari https://twitter.com/matteosalvinimi/status/1071516719720660992

        che è una cosa che non si fa mai alle manifestazioni.

        Ma il prezzo di questo gesto è ovviamente una ferrea organizzazione centrale e la devozione alla politica del “Capitano”.

      • rutt1 scrive:

        Beh, uno per esempio potrebbe dire che il growth rate ridotto viene dal fatto che le cose sono sempre più efficienti.

        un computer negli anni 60 aveva bisogno di un generatore e di almeno una stanza dedicati, oggi un cellulare con una batteria è molto più potente di un computer di allora.

        Questo progresso non l’hanno creato estetiste, fattorini, cartomanti e agenti immobiliari o assicurativi in gilet giallo che protestano e poi, finita la manifestazione, si mandano a vicenda le foto del pisello e delle tette su whatsapp.

        A questi frega ancor di meno del depauperamento e della distruzione dell’ambiente di quanto possa fregare alla Lenovo.

        Almeno la Lenovo sa che se finisce l’ambiente finiscono pure i soldi.

        Tra l’altro a me la cosa che fa incazzare nero è che nonostante i paesi europei abbiano speso fior di ricchezze per educare le masse, il risultato è una parodia di quello che ci si era prefissi.

        Cioè che cazzo ti protesti se fai una vita di merda, quando non sei stato in grado manco di diplomarti. Quale cazzo di società vuoi? Questa t’ha dato pure il culo, tra scuola e sanità quasi gratuita. Seconda media, come disse bene Berlusconi.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per rutt1

          “Questo progresso non l’hanno creato estetiste, fattorini”

          Certamente no.

          L’hanno creato i tecnici.

          O meglio, mentre la grande maggioranza dei tecnici erano nelle officine ad aggiustare le auto, una piccola parte dei tecnici che ha lavorato per alcune aziende in grado di trasformare le loro invenzioni in brevetti.

          Brevetti che avrebbero, tra l’altro, reso inutile il mestiere di chi aggiustava le auto in officina, visto che tutto è ormai elettronico e gestito in maniera centralizzata dai produttori.

          Queste aziende per un certo periodo hanno prosperato grazie al lavoro degli operai, dei muratori che costruivano le fabbriche, dei camionisti, dei venditori, dei negozianti: esattamente le persone che oggi si trovano senza lavoro, o a dover lavorare il doppio per guadagnare di meno. E sono questi che protestano.

          Io tutti i giorni incontro gente che sta perdendo il lavoro e la casa e non ha più dove sbattere la testa. A volte c’entrano anche scelte personali, ad esempio vedo che spesso ci sono di mezzo separazioni, ma come giudicare ragioni e torti in questi casi? Ma non è gente che abbia voglia di mandarsi i selfie su Whatsapp.

          Poi non è sbagliata la tua riflessione sul fatto che la società ti dà “scuola e sanità quasi gratuita”, almeno in Europa e almeno per ora.

          Come è vero che marciare, protestare, votare, fare corsi professionali o altro non salverà il “lavoro”.

          E il guaio è che non funziona nemmeno il “reddito di cittadinanza”.

        • Peucezio scrive:

          Rutt1
          “Tra l’altro a me la cosa che fa incazzare nero è che nonostante i paesi europei abbiano speso fior di ricchezze per educare le masse, il risultato è una parodia di quello che ci si era prefissi.”

          Ahahah, vero! Lo scacco dei sistemi educativi!
          Per la serie: scolarizza e alfabetizza le masse: avrai l’ingoranza assicurata! 😀

          • rutt1 scrive:

            Per la serie: scolarizza e alfabetizza le masse: avrai l’ingoranza assicurata!

            Sicuramente ci sono stati dei grossi vantaggi che adesso per polemica non voglio vedere,

            ma quando vedo giggino e il suo fare il giocoliere davanti alla massa di gonzi che lo guardano allibito pronunciare ‘blockchain’ capisco che qualche dettaglio ‘sta scolarizzazione di massa deve averlo trascurato

            • Miguel Martinez scrive:

              Per rutt1

              “ma quando vedo giggino e il suo fare il giocoliere davanti alla massa di gonzi che lo guardano allibito pronunciare ‘blockchain’”

              Non so chi sia giggino, comunque anch’io faccio fatica a capire se “blockchain” sia una roba tipo quando hanno scoperto le scie chimiche o una roba tipo quando hanno scoperto le onde radio.

              Ho provato a leggere varie cose in merito, senza approfondire; ho capito qualcosa di come funziona, ma non ho capito assolutamente il rapporto tra blockchain e quelle che mi sembrano gli elementi costitutivi di una moneta: merci, energia, stato, tasse, debiti, ecc. ecc.

              Quindi anch’io mi sento un po’ gonzo, o forse gonzo socratico (capisco di non capirci).

              • rutt1 scrive:

                tra sentirsi scemi perché non si sa una cosa ed essere scemi e abboccare a tutte le cazzate che uno scemo come giggino racconta c’è un abisso migue’

                capisci da dove il mio astio per il volgo viene? che abboccano a tutti i rivenditori d’acqua sporca in boccette pacchiane

              • Miguel Martinez scrive:

                Per rutt1

                “capisci da dove il mio astio per il volgo viene? ”

                In un certo senso sì.

                Però per me è più una preoccupazione che astio.

                L’altro giorno, parlavo con uno dei nostri calcianti, che è rimasto colpito dalla teoria economica di un senegalese.

                Il Nostro è pronto a spendersi per questa causa, a rischiare anche.

                E’ un uomo molto intelligente, ma non è “colto”.

                E ho paura che prenda un abbaglio, perché da iperintellettuale, credo che la teoria del senegalese andrebbe vagliata contro tutta una serie di parametri, ma non saprei da dove iniziare.

                Per cui faccio la figura del vago e dell’ignorante 🙂

                Però ho un’immensa stima del nostro calciante, vorrei che tutto il suo coraggio, il suo idealismo, la sua energia, potessero avere uno sbocco positivo.

              • rutt1 scrive:

                Giggino è luigino di maio, quello che ha voyeuristicamente condannato al cyberbullismo il papà. in barba allo stato di diritto

              • Miguel Martinez scrive:

                Per rutt1

                “Giggino è luigino di maio, quello che ha voyeuristicamente condannato al cyberbullismo il papà. in barba allo stato di diritto”

                Hai capito una questione fondamentale.

                Ogni volta che ti occupi di un problema che riguarda la società, arriva qualcuno che ti dice, “e allora vota! càndidati!” (in fondo è quello che ha scritto Peucezio, quando ha detto, “ma i Gilets Jaunes perché non hanno votato contro Macron?”).

                Anch’io me lo sento dire spesso.

                Bene, l’altro giorno Salvini (ma poteva essere chiunque, è questo il punto) si è trovato con un dilemmma.

                Aveva indetto un megacomizio a Roma.

                Il giorno prima, c’è stata la tragedia delle discoteche nelle Marche.

                E quindi Salvini (ma poteva anche essere Renzi, o Berlusconi, o la Meloni, o Di Maio) si è trovato massacrato perché “ha fatto il comizio lo stesso, nonostante la tragedia nelle Marche”.

                Ovviamente, se avesse deciso di sospendere il comizio, lo avrebbero massacrato perché “si fa i selfie sfruttando una tragedia”.

                Quando osservi un episodio di questo tipo, capisci che:

                1) la “politica” è interamente una questione di selfie

                2) qualunque selfie tu ti faccia, ti massacreranno (Salvini, che non è scemo, è riuscito a farsi il doppio selfie, uno a Roma e uno nelle Marche, lo stesso giorno)

                3) se credi davvero in qualcosa, è bene essere invisibile, sfuggente, che nelle foto compaia qualcun altro, che nessuno ti noti o ti elogi.

                Ma qui tocchiamo il problema fondamentale del segreto, che è il delitto più terribile per i nostri tempi.

              • rutt1 scrive:

                in quanto a blockchain: è qualcosa che un politico serio non ci farebbe promesse fumose a gente che vuole i soldi per benzina per il motorino, sigarette e ricariche del cellulare.

                Questo è veramente infatti un indizio del fatto che giggino non sa di cosa stia parlando, visto che è un aspetto tecnico di cui l’utente finale vedrebbe dei vantaggi solo in casi estremi

                Poi magari io non ho capito un cazzo, ma sarei pronto a puntare sull’evento che giggino cerca solo di intimidire, nella tradizione degli ortotteri mutanti che urlano ‘vaffanculo’

              • rutt1 scrive:

                Ma qui tocchiamo il problema fondamentale del segreto, che è il delitto più terribile per i nostri tempi.

                Sì è vero. Ma secondo me è pure che l’istruzione di massa di cui si parlato prima non è riuscita a instillare l’idea dello stato leviatano, cioè che lo stato e le leggi sono come una macchina: impersonali.

                Il segreto è un tabù, è vero: pensa all’astio che anche per motivi storici e aneddotici ha la gente contro la massoneria.

                ma spesso la gentaglia vede come ‘segreto’ quello che non hanno capito e non si sforzano di capire: che uno stato occidentale è impersonale; e ogni risoluzione di qualsiasi problema è impersonale

                Quindi preferiscono che il papà di luigino chieda scusa in italiano stentato, piuttosto che una macchina impersonale lo multi secondo le regole vigenti (e quel che è peggio, senza effetti speciali, spargimenti di sangue, manifestazioni di piazza)

              • Peucezio scrive:

                Vabbè, ma è normale.
                L’impersonalità è una cosa che sfugge al senso comune. O, quantomeno, al sentimento comune.

              • Francesco scrive:

                eh no Peucezio

                Atene e Roma erano impersonali, non erano mica il tipo al potere in quel momento! si moriva per loro, non per Pericle o Cesare

                idem la Chiesa o la Riforma (sempre sia esecrata)

                per me siamo negli effetti del rincoglionimento televiso e internettista, tra Raffaella Carrà e Facebook

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Per la serie: scolarizza e alfabetizza le masse: avrai l’ingoranza assicurata! ?”

            Ma credo che bisognerebbe riflettere sullo scopo dell’istruzione pubblica.

            Che da una parte era di creare dei Cittadini Responsabili in grado di prendere decisioni sagge; dall’altra, di preparare a spesa della comunità la futura forza lavoro, specialmente i tecnici di ogni grado.

            Oggi, essendo impossibile valutare il futuro, è impossibile prendere decisioni sagge e quindi essere Cittadini Responsabili.

            E non c’è un futuro lavorativo da preparare.

            • Peucezio scrive:

              Quindi, ammesso che la scuola e l’università avessero una funzione in quel tipo di società e di economia, andavano chiuse nel momento in cui c’è stato il trapasso a questo tipo di economia.
              Invece sembra di essere in un mondo in cu iti insegnano a usare il walkman con le cassette di musica a nastro magnetico, essendoci gli smartphone.

            • Francesco scrive:

              >> Oggi, essendo impossibile valutare il futuro, è impossibile prendere decisioni sagge e quindi essere Cittadini Responsabili.

              >> E non c’è un futuro lavorativo da preparare.

              io credo che entrambe queste affermazioni siano al 100% errate, la prima di sicuro, la seconda forse solo al 95%

  6. PinoMamet scrive:

    La scolarità gratuita sarebbe un ottimo sistema se accompagnata da esami non dico rigidi, ma perlomeno seri, per i vari gradi di istruzione.
    Assicurerebbe “cervelli”, come dicono con una brutta immagine.
    Il sistema “6 politico”, insieme alla constatazione “tanto non c’è più lavoro”
    (il primo, frutto della pacchia, forse; la seconda, forse frutto della sua fine) ha reso di fatto la scuola un’enorme perdita di tempo per tutti, tranne che per quel 10% di secchioni che studierebbe comunque, e quindi sarebbe non solo uguale, ma persino meglio chiuderle…

    non fosse che danno lavoro a tanta gente.

    • rutt1 scrive:

      non fosse che danno lavoro a tanta gente.

      tasto dolentissimo

    • werner scrive:

      Per quanto ne sapete gli esami (o il sistena promozione/bocciatura in base ai voti) sono diventati fuffa solo in Italia o è un fenomeno più ampio?

      • Miguel Martinez scrive:

        Ho chiesto all’Insegnante di Casa, una signora tosta che lavora circa 18 ore al giorno per le Istituzioni, sabato e domenica compresi, in merito.

        Mi dice che non può rispondere perché sta preparando un compito che non è strutturato per dare la sufficienza né a te né a me.

        Mi rifarò con il latino.

      • Roberto scrive:

        Werner,
        So per certo che in Germania bocciano pure alle elementari e voti ed esami non sono per nulla fuffa (i miei studiano nella sezione tedesca della scuola europea)
        So pure per certo che in Francia c’è una differenza enorme fra scuola e scuola, con scuole in cui basta non uccidere prof e compagni di avventura per passare all’anno successivo e altre all’antica con un carico di lavoro ed una severità veramente d’altri tempi

        Poi ho l’impressione (senza certezza) che La fuffa peggiore venga dai quei lazzaroni dell’Europa del nord

        • paniscus scrive:

          roberto:

          “Poi ho l’impressione (senza certezza) che La fuffa peggiore venga dai quei lazzaroni dell’Europa del nord”
          ————————-

          Spiega meglio, che mi interessa.

          A parte l’ormai vecchio mito della sopravvalutatissima Finlandia, hai notizie di altro?

          • Roberto scrive:

            Guarda, i miei vanno in una scuola che è un insieme dei sistemi europei.
            Mi spiego. Il programma è uguale per tutti, ma gli insegnanti vengono mandati dai vari stati (sono insegnanti distaccati per nove anni al massimo) e quindi le varie sezioni riflettono il mondo che rappresentano: la sezione tedesca è come in Germania, la svedese come in Svezia e così via. Questa almeno è la teoria, la pratica è, come potrai immaginare, un casino pazzesco, se aggiungi che alcune materie le studiano direttamente nella seconda lingua. Per dire, storia e geografia e biologia mia figlia le fa in francese quindi “sistema francese”.
            Ebbene, la mia impressione da semplice osservatore (sottolineo che è una impressione che nasce dall’aver visto come lavorano figli di amici o colleghi) è che se nelle classi DE e FR studiano, fanno i compiti, vengono interrogati come è normale che sia, mentre più a nord vai più c’è un andazzo lassista mascherato dalla filosofia “non vogliamo fornire nozioni agli studenti ma competenze”. Questa filosofia potrebbe pure avere un senso se interpretata come “non vogliamo dei robot che imparino tutto a memoria”, ma diventa un’assurdità quando il semplice “imparare” diventa tabù. Per dire, mia figlia fa i compiti, il suo coetaneo danese può scegliere se farli o no, a seconda del fatto che lui pensi di saperli fare.
            Mentre i tedeschi o i francesi studiano, gli altri stanno sempre a fare teatro, canzoni, disegni e attività varie.
            Pure per l’insegnamento della lingua, vabbè che puoi usare le canzoni come strumento didattico ma ad un certo punto dovrai pur metterti lì a studiare qual è il passato di to drink….

        • werner scrive:

          Interessante (anche le aggiunte) grazie.

          La scuola multinazionale per i figli degli eurocrati sará anche un casino ma dev’essere un ambiente molto stimolante!

          • Roberto scrive:

            Sinceramente? Se vivessi a Bruxelles li avrei sicuramente mandati ad una scuola belga.
            Qui c’è l’ostacolo della lingua perché 1. devi parlare lussemburghese ed i bambini non lussrmburghesofoni perdono un anno minimo 2. Francese e tedesco sono insegnati da lussemburghesi che parlano bene ma non sono madrelingua (= fanno errori da stranieri)

            Sennò la scuola europea (così si chiama) ha più svantaggi che vantaggi

        • Francesco scrive:

          Roberto

          fammi indovinare: i gilet gialli giovani vengono dal primo tipo di scuole, che il povero Macron ha cercato di rendere più serie?

          • roberto scrive:

            non saprei, mi sembra che i gilet gialli siano soprattutto lavoratori (poi che ha fatto macron per le scuole?)

            • Francesco scrive:

              “proteste degli studenti contro la riforma del Baccalaureat” si dice qui

              mica sono i lavoratori a incendiare i cassonetti e i negozi, mi sa

      • Roberto scrive:

        Sempre per la Francia, quello che è chiaramente più facile rispetto al passato è l’esame di maturità (il bac). Mi sa che sono intorno all’85% di promossi, compresi quindi quelli in scuole assurde dove escono semianalfabeti

        • paniscus scrive:

          Sempre per la Francia, quello che è chiaramente più facile rispetto al passato è l’esame di maturità (il bac). Mi sa che sono intorno all’85% di promossi, compresi quindi quelli in scuole assurde dove escono semianalfabeti
          —————-

          Se alla maturità italiana ci fossero SOLO l’85% di promossi, scoppierebbe una tragedia cosmica di proporzioni tali da vedere commissariate (si fa per dire, non so quale sia il termine giusto) tutte le scuole della nazione.

          • MOI scrive:

            ma infatti la scuola va abolita : bastae avanza che lo Stato consigli qualche buon canale youtube (con insegnanti che si fanno finanziare dai fans su Patreon, tipo i Nerd che recensiscono film e videogiochi) a chi vuole (!) imparare. 😉

      • Peucezio scrive:

        Werner,
        nel resto dell’Occidente (da quello che mi hanno raccontato per esempio per Germania e Francia) l’università è una presa in giro: è come se qua, al triennio, anziché studiare tutta la storia della letteratura italiana studiassi solo il Canzoniere di Petrarca, per dire (una manciata di componimenti), perché ti vale da esempio, per applicare il metodo.
        E si fa così in tutte le materie: roba a campione.
        Infatti non studiano un cazzo, hanno un sacco di tempo libero. Il che va benissimo, per carità: studiare non serve a niente. Ma dopo non dategli un titolo!!

        • werner scrive:

          Questo lo avevo sentito sulla scuola dei paesi anglosassoni … Con i laboratori i corsi a scelta e le materie facoltative.
          Non pensavo fosse così anche negli stati continentali.

        • Roberto scrive:

          Confermo per la Germania ma non per la Francia, dove studiano molto ma tutto incredibilmente a memoria.
          Ho fatto un master a Parigi, uno dei professori dettava a lezione e faceva gli esami su quello che aveva dettato. Io mi sono incazzato, lo mandato affanculo dicendogli che mi vergognavo a 25 anni a fare il dettato e ovviamente ho preso 3 su 20 (ero tranquillo perché avevano un sistema che ti permette di scartare il voto peggiore e quello migliore per il calcolo della media, ma poi sono riuscito a prendere un voto ancora più basso ma è un’altra storia….)

    • Peucezio scrive:

      OMDAP

  7. mirkhond scrive:

    “E quindi Salvini (ma poteva anche essere Renzi, o Berlusconi, o la Meloni, o Di Maio) si è trovato massacrato perché “ha fatto il comizio lo stesso, nonostante la tragedia nelle Marche”.”

    In proposito:

    https://www.maurizioblondet.it/i-nostri-figli-muoiono/

    • rutt1 scrive:

      Lo vedi che questi vivono in un mondo romantico tutto loro dove le loro idee contano qualcosa

      Invece vivono nel mondo reale e non contano un cazzo

      Meno di una decina di persone sono morte per un incidente la cui dinamica è stata pure appurata e questi tirano in ballo i poteri forti e il declino della civiltà

      mi piace comunque il link che vedo alla fine dell’articolo: “INCULATA”

    • Roberto scrive:

      In effetti la capacità di blondet di scagliarsi contro l’obbiettivo sbagliato è stupefacente.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “In proposito:

      https://www.maurizioblondet.it/i-nostri-figli-muoiono/

      Mettiamo da parte le visioni globali di Blondet, e anche la questione francese.

      Siro Mazza tocca un problema vero:

      essere genitori, e trovare che i figli che abbiamo seguito dall’attimo in cui sono nati, possono morire per

      1) un gestore di locale avido,

      2) un coglione che fa il furtarelli,

      3) e perché la mamma li porta a undici anni a mezzanotte ad ascoltare il filosofo autore delle seguenti frasi (che magari piaceranno agli antifemministi del blog):

      “Saremo ricchi, ricchi per sempre
      O forse no, vabbè fa niente
      Scrivo una canzone, sì, quella è per sempre
      Per certe persone sarà un salvagente
      Stanza 26, io fatto in hotel
      Come Kurt Cobain, fumo Marlboro Red
      Lei si sfila i jeans, poi li sfila a me
      Lancio i soldi in aria, anche oggi sono il re

      Scappo dal locale finito lo show
      Ho i soldi in tasca e lo zio Tommy che mi scorta
      Scelgo una tipa, nessuna dice di no
      Me la portano in camera con una Vodka
      E non mi cambiano i soldi né la fama, no
      Ho ancora la fame della prima volta
      Quando ai live erano in dieci sotto al palco e mo’
      Che uso lo champagne solo per bagnare la folla
      E pensavo che non sarebbe mai cambiato
      Quando il buttafuori ci rimbalzava all’entrata
      Quando quella tipa figa nemmeno ti guarda
      Quando attiri l’attenzione solo delle guardie
      Quando non avevo oro e non avevo scarpe
      Solo un microfono acceso con sotto una base
      Ora spendo, Charlie splende, è una benedizione
      E a chi chiede come andrà, rispondo: Saremo ricchi

      Saremo ricchi per sempre, sì, ricchi per sempre
      O forse no, vabbè fa niente, sì, vabbè fa niente
      Oggi ho scritto una canzone, sì quella è per sempre
      Per certe persone sarà un salvagente

      E mi è tornato in mente che non avevamo niente
      Nelle tasche solamente le mie mani fredde
      Qualche sogno infranto e le sigarette
      Ora siamo sulle stelle coi tatuaggi sulla pelle
      Non ci pentiremo da vecchi perché saremo ricchi per sempre

      Ricchi per sempre, ricchi per sempre, ricchi per sempre

      Eravamo in un parchetto in 30
      Pensavamo: Cazzo ce ne frega
      E non avevo più testa già in terza media
      Fanculo alla prof che mi stressava
      Ho sempre immaginato una fine diversa
      Quando i soldi non bastavano per la spesa
      Quando poi è morto il pa’ ho detto: Sono un uomo
      Anche se non mi son riuscito a tenere un lavoro
      E me ne andrò su un jet, lontano da casa
      Ma almeno sono riuscito a far ridere mamma
      In mezzo a qualche ragazza che non mi conosce
      Che non mi ama quanto ama il mio conto in banca
      Stanza 26, io fatto in hotel
      Come Kurt Cobain, fumo Malboro Red
      Lei si sfila i jeans, poi li sfila a me
      Lancio i soldi in aria e penso: Tanto saremo ricchi

      Saremo ricchi per sempre, sì, ricchi per sempre
      O forse no, vabbè fa niente, sì, vabbè fa niente
      Oggi ho scritto una canzone, sì quella è per sempre
      Per certe persone sarà un salvagente

      E mi è tornato in mente che non avevamo niente
      Nelle tasche solamente le mie mani fredde
      Qualche sogno infranto e le sigarette
      Ora siamo sulle stelle coi tatuaggi sulla pelle
      Non ci pentiremo da vecchi perché saremo ricchi per sempre

      Ricchi per sempre, ricchi per sempre, ricchi per sempre”

      • rutt1 scrive:

        Scusa miguel

        Ma tu quanti anni hai?

        Se ne hai più di 30 allora ha ragione daouda che tu fai il mistificatore

        perché sarà sì e no dalla beat generation che i giovani e giovanissimi giocano coi tabù dei vecchi

        E dai non mi fare il bigotto

        • paniscus scrive:

          I giovani e i giovanissimi hanno sempre giocato coi tabù dei vecchi, d’accordissimo…

          …ma perché il gioco delle parti funzionasse e servisse a qualcosa, si sono dovuti fare il mazzo così per farlo di nascosto, oppure per strappare faticosamente il permesso di farlo, con contrattazioni estenuanti e stillicidi graduali.

          L’idea che debbba pensarci direttamente la mamma a provvedere all’ “iniziazione” dei figli di 11 anni alla frequentazione di una bolgia di inferno discotecara, non mi sembra affatto parte integrante della cosiddetta “dinamica che c’è sempre stata” tra genitori e figli.

          • Peucezio scrive:

            Lisa,
            “I giovani e i giovanissimi hanno sempre giocato coi tabù dei vecchi, d’accordissimo… ”

            Secondo me è un fenomeno della modernità o comunque delle società relativamente dinamiche. Non credo sia una sorta di universale antropologico.

          • rutt1 scrive:

            parlavo del fatto che i testi della musica fossero scabrosi.

            per il singolo fatto della 39enne che porta i 4 figli, è come la hippy che portava i figli nelle comuni. c’è chi fa queste cose avventate. non credo sia segno dei tempi quanto della natura umana.

            …ma perché il gioco delle parti funzionasse e servisse a qualcosa, si sono dovuti fare il mazzo così per farlo di nascosto, oppure per strappare faticosamente il permesso di farlo, con contrattazioni estenuanti e stillicidi graduali.

            A parte che tu nemmeno sai nel caso specifico se questo stillicidio c’è stato e se la presenza della mamma lì fosse il risultato di un compromesso svantaggioso per lei

            il tuo ragionamento è in generale fallace, perché non si capisce come un incidente che ha ammazzato una trentanovenne debba avere a che fare con la liberalità con cui svolgeva il ruolo di genitore

            E poi: mi pare che allo stadio ci si portino bambini pure più piccoli, e non dall’altro ieri.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per rutt1

              “per il singolo fatto della 39enne che porta i 4 figli, è come la hippy che portava i figli nelle comuni. ”

              Non abbiamo ovviamente la possibilità di sapere l’età di tutti i presenti; i morti comunque hanno tutti dai 14 ai 16 anni, sono quindi ancora in età di aver bisogno del permesso dei genitori, se non di essere accompagnati.

            • roberto scrive:

              totalmente d’accordo con rutt1 per la questione “testi scabrosi”. d’altronde miguel che ha qualche anno più di noi canticchiava negli anni 70
              “I am an antichrist
              I am an anarchist
              Don’t know what I want
              But I know how to get it
              I wanna destroy passer by”
              🙂

              sulla questione
              “per il singolo fatto della 39enne che porta i 4 figli”
              tendo invece ad essere meno ottimista. non c’era una sola mamma con preadolescenti, ma la discoteca era piena di 14-16enni (almeno da quello che si legge) e non è certo un fenomeno isolato.
              ora, devo ammettere che pure io faccio parte della generazione alla quale piace molto condividere i proprio hobby con i figli e partecipare ai loro hobby. ho portato spesso entrambi allo stadio (vabbé più spesso basket e rugby che calcio), con la grande siamo andati a 3 concerti e altri 2 ne abbiamo in programma…ma come sempre c’è un briciolo di buon senso da rispettare. non li porterei a vedere il derbi di atene o di belgrado, non li porterei a 14 anni in una discoteca fino alle quattro del mattino, se vedessi troppo casino li porterei via senza esitare….

              mi ha colpito l’intervista ad un padre che diceva “ho portato mia figlia 16enne decine di volte in quella discoteca, e alle quattro del mattino c’era un esercito di zombi semisvenuti che vomitavano nel prato”. ecco, non c’è bisogno di “decine di volte” per capire che stai facendo una cazzata

              • Miguel Martinez scrive:

                per roberto

                ““I am an antichrist
                I am an anarchist”

                1) Ammetto di non conoscere il testo 🙂

                2) Ma direi che lo spirito è molto diverso: le parole che citi fanno parte del cupo, della scoperta della potenza distruttiva, del satanico, che ha un suo fascino.

                Il nostro trappatore invece dice in sostanza, “con i vostri soldi mi compro la droga e mi trombo le fan”.

                Che probabilmente è abbastanza vero, ma certamente manca di fascino per me.

              • roberto scrive:

                dai non mi dire che non hai mai sentito questo pezzo!
                😉

                https://www.youtube.com/watch?v=AbDqXr6LbXo

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “dai non mi dire che non hai mai sentito questo pezzo!
                ?”

                Vado a vedere, in effetti qualche brano mi suona.

                E mi ricorda i miei coetanei (con tutto rispetto di amici tossici, carcerati, satanisti, rapinatori e peggio), ma non me stesso 🙂

                I miei anni Settanta sono questi: https://www.youtube.com/watch?v=bJ0I5RGXyVk

                Che poi l’ho scoperto due o tre anni fa 🙂 ma la mia sensibilità è sempre stata questa.

                The Half-Remarkable Question Lyrics
                Who moved the black castle
                Who moved the white queen
                When Gimmel and Daleth where standing between?
                Out of the evening growing a veil
                Pining for the pine woods that ached for the sail
                There’s something forgotten I want you to know
                The freckles of rain are telling me so
                O it’s the old forgotten question
                What is that we are part of?
                What is it that we are?
                And an elephant madness has covered the sun
                The judge and the juries they play for the fun
                They’ve torn up the roses and washed all the soap
                And the martyr who marries them dares not elope
                O it’s the never realised question
                O long O long e’re yet my eyes
                Braved the gates enormous fire
                And the body folded ‘round me
                And the person in me grew
                The flower and its petal
                The root and its grasp
                The earth and its bigness
                The breath and its gasp
                The mind and its motion
                The foot and its move
                The life and its pattern
                The heart and its love
                O it’s the half-remarkable question.

              • Miguel Martinez scrive:

                Ho sempre avuto la sensazione che il mondo fosse estremamente fragile.

                Per cui tendenzialmente, l’idea di prenderlo pure a bastonate non mi ha mai attirato, per lo stesso motivo per cui non mi attirano i linciaggi o le nuove piste per gli aeroporti.

              • Roberto scrive:

                Tra l’altro in topic oggi

              • PinoMamet scrive:

                Fricchettoni con sitar !

                allora esistevano davvero, e non solo nelle mie fantasie e semi/ricordi di adolescente della generazione successiva!

                (ricordo che dei miei cugini milanesi aficionados dell’India e musicomani, uno sostiene di avere levitato- o perlomeno di averne avuto la sensazione- facendo yoga, in quegli anni…)

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Pino Mamet

                “Fricchettoni con sitar ! ”

                🙂

                Ma non era nemmeno questa la mia giovinezza, visto che queste musiche le ho scoperte tanti decenni dopo.

                E’ il testo che conta.

                The Half Remarkable Question.

              • Roberto scrive:

                In effetti è più facile immaginarti fricchettone che punk
                😉

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “In effetti è più facile immaginarti fricchettone che punk
                ?”

                🙂

                Con la fortuna di aver anche avuto tanti altri filoni contraddittori attorno 🙂

                Che mi hanno salvato anche dalla brutta fine che fecero i cari fricchettoni.

              • Z. scrive:

                Pino,

                — Fricchettoni con sitar !

                allora esistevano davvero —

                Esistevano eccome, e credo proprio esistano ancora: nonsolositar, ma anche gli altri strumenti della stessa tradizione 🙂

              • Roberto scrive:

                Devo dire che mi ha sempre affascinato come il sitar di punto in bianco sia stato assorbito dalla musica occidentale fino al punto che sembra quasi strana una canzone fricchettona senza sitar.
                Poi in genere la musica asiatica (tutta, indiana, cinese, giapponese) la trovo orrendamente soporifera, ma ci sono sul tubo certi virtuosi del sitar pazzeschi

              • PinoMamet scrive:

                Il brano dei fricchettoni mi sembra un interessante tentativo di fare una specie di qawwali (o come si chiama) “europeo” .
                Forse non era la strada da seguire, ma è bello che all’epoca si sperimenta spero anche queste cose.

            • roberto scrive:

              preciso meglio
              “c’è chi fa queste cose avventate”

              certo, mi sembra solo che oggi ce ne siano tanti che fanno esattamente queto tipo di cose avventate

              infine, lasciatemelo dire da nordico adoratore della legge, hai una capienza di 456 posti? se nel locale ci sono 457 persone, ti si chiuda il locale e ringrazia il cielo che non ti ci muro vivo dentro

        • mirkhond scrive:

          “Se ne hai più di 30 allora ha ragione daouda che tu fai il mistificatore”

          Sei riuscito a decifrare il linguaggio enigmatico di Daouda? 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Non che c’entri tanto, in assoluto, ma noto che c’è una tendenza al peggioramento nei testi delle canzoni italiane (anche di quelle affidate ad interpreti “seri” o perlomeno quotati).
          Le canzoni stanno diventando sempre più scadenti e “buttate su”:

          metriche zoppicanti, rime evitate non per scelta ma, parrebbe, per errore, frasi lasciate a metà, e una generale mancanza di senso definito o capacità di mantenere il tema
          (in una, dopo un paio di frasi che non c’azzeccano, si sente persino “scusami se penso ad alta voce”).

          O gli autori non hanno niente da dire, o sono pagati troppo poco per impegnarsi, oppure sono costretti a lavorare in fretta; e immagino che si tratti di tutt’e tre le cose insieme.
          E ci aggiungerei che forse non tutti gli autori hanno un’idea chiara della musica, o perlomeno di quella della canzone che stanno andando a dotare di testo.

          • rutt1 scrive:

            immagino che le stesse cose si dicessero del punk

            • PinoMamet scrive:

              Immagino di no.

              • PinoMamet scrive:

                Credo che Elisa (la cantante della canzone con “scusami se penso a voce alta” e non sequitur vari) non abbia particolari rapporti con il punk.

                Sul trapper e se sia comparabile al punk invece non mi pronuncio.
                Non mi interessa una denuncia dei suoi testi (vabbè, dice le parolacce, sai che novità) e non stavo parlando di questo, stavo parlando del fenomeno dello scadimento della qualità dei testi in canzoni che vorrebbero essere poetiche, delicate, evocative ecc.

          • roberto scrive:

            secondo me non ci sono nemmeno autori.

            il tizio se l’è scritto da solo ed avrebbe effettivamente bisogno di una mano. non tanto per il contenuto del testo, che come nota giustamente rutt1 non è nulla di “diverso”, ma proprio per avere una cosa meno sgarrupata

        • Miguel Martinez scrive:

          Per rutt1

          “perché sarà sì e no dalla beat generation che i giovani e giovanissimi giocano coi tabù dei vecchi”

          Anche da prima.

          Ma non è dalla beat generation che i genitori portano gli undicenni in massa a imparare queste cose all’una di notte.

  8. Roberto scrive:

    Miguel
    Rispondo qui per comodità

    “1) la “politica” è interamente una questione di selfie”

    Resto dell’idea che tu prendi una patologia e la consideri normalità.
    La tua frase è come dire “la vita implica avere una temperatura corporea di 38.1”
    Certo succede, ma non è normale.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      ““1) la “politica” è interamente una questione di selfie”

      Resto dell’idea che tu prendi una patologia e la consideri normalità.”

      Io conosco un discreto numero di politici molto locali, in quella che non è però una città di provincia.

      Qualcuno effettivamente sa farsi eleggere senza farsi vedere, perché ha un giro invisibile di sostenitori; ed esiste una vasta politica che ho sempre descritto qui, di cose concrete – concessione di campi sportivi, concessioni edilizie, patrocini di attività, e tutto il resto per cui quando vado in Palazzo Vecchio vedo sempre gente misteriosa in giacca e cravatta.

      In tutto questo, c’entrano i SOLDI, non i selfie.

      Infatti, per me “la politica” sarebbe molto più gli appalti che i selfie, e (nella mia conversione allo zeta-ismo) ho sicuramente esagerato nel sottolineare il meccanismo mediatico.

  9. MOI scrive:

    non fosse che (le istituzioni scolastiche) danno lavoro a tanta gente.

    [cit.]

    Ripeto: farsi finanziare dai Fans sul sito Patreon è senz’altro più meritocratico !

  10. MOI scrive:

    La scolarizzazione di massa ha creato i Fratelli Musulmani e poi l’Isis.

    ————–

    … e invece qui, almeno negli ultimi decenni,crea Nichilisti e/o Fricchettoni.

  11. Miguel Martinez scrive:

    Non so quanto siano attendibili, nel senso che probabilmente nessuno può “parlare a nome” dei Gilets Jaunes.
    Comunque la serie di rivendicazioni è interessante, perchè ci riporta alla politica “vera” (come direbbe Roberto), lontana dai selfie e dagli insulti per quello che tizio avrebbe detto o non detto su Facebook (ci sono molti riferimenti locali francesi che io non capisco, ovviamente):

    https://www.cnews.fr/france/2018-12-08/la-liste-des-revendications-des-gilets-jaunes-801586

    La liste des revendications des gilets jaunes
    Par CNEWS – Mis à jour le 08/12/2018 à 07:16 Publié le 08/12/2018 à 06:44
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    Le mouvement des gilets jaunes rassemble des profils divers, des Français de tous bords politiques et de tous âges, dans toute la France. Lancé au départ pour protester contre la hausse des prix des carburants, le mouvement a agrégé de nombreuses revendications.

    Les porte-parole des gilets jaunes ont ainsi envoyé aux médias et aux députés un communiqué listant leurs demandes. On y trouve des propositions sur de nombreux domaines, du prix des péages en passant par l’éducation, les salaires, ou encore les droits de succession.

    Sur le même sujetPolitiqueFace à des gilets jaunes, une députée LaREM avoue ne pas connaître le montant du SMIC

    Voici la liste des revendications des gilets jaunes :

    Zéro SDF : URGENT.
    Impôt sur le revenu davantage progressif (plus de tranches).

    SMIC à 1300 euros net.

    Favoriser les petits commeRces des villages et centres-villes. (Cesser la construction des grosses zones commerciales autour des grandes villes qui tuent le petit commerce) + de parkings gratuits dans les centres-villes.

    Grand Plan d’Isolation des logements. (faire de l’écologie en faisant faire des économie aux ménages).

    Que les GROS (Macdo, google, Amazon, Carrefour…) payent GROS et que les petits (artisans, TPE PME) payent petit.

    Même système de sécurité social pour tous (y compris artisans et autoentrepreneurs). Fin du RSI.

    Le système de retraite doit demeurer solidaire et donc socialisé. (Pas de retraite à point).

    Fin de la hausse des taxes sur le carburant.

    Pas de retraite en dessous de 1 200 euros.

    Tout représentant élu aura le droit au salaire médian. Ses frais de transports seront surveillés et remboursés s’ils sont justifiés. Droit au ticket restaurant et au chèque vacances.

    Les salaires de tous les Français ainsi que les retraites et les allocations doivent être indexés à l’inflation.

    Protéger l’industrie française : interdire les délocalisations. Protéger notre industrie c’est protéger notre savoir-faire et nos emplois.

    Fin du travail détaché. Il est anormal qu’une personne qui travaille sur le territoire français ne bénéficie pas du même salaire et des même droits. Toute personne étant autorisée à travailler sur le territoire français doit être à égalité avec un citoyen français et son employeur doit cotiser à la même hauteur qu’un employeur français.
    Pour la sécurité de l’emploi : limiter davantage le nombre de CDD pour les grosses entreprises. Nous voulons plus de CDI.

    Fin du CICE. Utilisation de cet argent pour le lancement d’une Industrie Française de la voiture à hydrogène (qui est véritablement écologique, contrairement à la voiture électrique.)

    Fin de la politique d’austérité. On cesse de rembourser les intérêts de la dette qui sont déclarés illégitimes et on commence à rembourser la dette sans prendre l’argent des pauvres et des moins pauvres mais en allant chercher les 80 milliards de fraude fiscale.

    Que les causes des migrations forcées soient traitées.

    Que les demandeurs d’asiles soient bien traités. Nous leur devons le logement, la sécurité, l’alimentation ainsi que l’éducation pour les mineurs. Travaillez avec l’ONU pour que des camps d’accueil soient ouverts dans de nombreux pays du monde, dans l’attente du résultat de la demande d’asile.

    Que les déboutés du droit d’asile soient reconduits dans leur pays d’origine.

    Qu’une réelle politique d’intégration soit mise en oeuvre. Vivre en France implique de devenir français (cours de langue française, cours d’Histoire de la France et cours d’éducation civique avec une certification à la fin du parcours).

    Salaire maximum fixé à 15 000 euros.

    Que des emplois soient crées pour les chômeurs.

    Augmentation des allocations handicapés.

    Limitation des loyers. + de logement à loyers modérés (notamment pour les étudiants et les travailleurs précaires).

    Interdiction de vendre les biens appartenant à la France (barrage aéroport…)
    Moyens conséquents accordées à la justice, à la police, à la gendarmerie et à l’armée.

    Que les heures supplémentaires des forces de l’ordre soient payées ou récupérées.

    L’intégralité de l’argent gagné par les péages des autoroutes devra servir à l’entretien des autoroutes et routes de France ainsi qu’à la sécurité routière.

    Le prix du gaz et l’électricité ayant augmenté depuis qu’il y a eu privatisation, nous voulons qu’ils redeviennent publiques et que les prix baissent de manière conséquente.
    Fin immédiate de la fermeture des petites lignes, des bureaux de poste, des écoles et des maternités.

    Apportons du bien-être à nos personnes âgées. Interdiction de faire de l’argent sur les personnes âgées. L’or gris, c’est fini. L’ère du bien-être gris commence.

    Maximum 25 élèves par classe de la maternelle à la Terminale.

    Des moyens conséquents apportés à la psychiatrie.

    Le Référendum populaire doit entrer dans la Constitution. Création d’un site lisible et efficace, encadré par un organisme indépendant de contrôle où les gens pourront faire une proposition de loi. Si cette proposition de loi obtient 700 000 signatures alors cette proposition de loi devra être discutée, complétée, amendée par l’Assemblée Nationale qui aura l’obligation, (un an jour pour jour après l’obtention des 700 000 signatures) de la soumettre au vote de l’intégralité des Français.

    Retour à un mandat de 7 ans pour le Président de la République. ( L’élection des députés deux ans après l’élection du Président de la République permettait d’envoyer un signal positif ou négatif au président de la République concernant sa politique. Cela participait donc à faire entendre la voix du peuple.)

    Retraite à 60 ans et pour toutes les personnes ayant travaillées dans un métier usant le corps (maçon ou désosseur par exemple) droit à la retraite à 55 ans.

    Un enfant de 6 ans ne se gardant pas seul, continuation du système des aides PAJEMPLOI jusqu’à ce que l’enfant ait 10 ans.

    Favoriser le transport de marchandises par la voie ferrée.

    Pas de prélèvement à la source.

    Fin des indemnités présidentielles à vie.

    Interdiction de faire payer aux commerçants une taxe lorsque leurs clients utilisent la carte bleue. -Taxe sur le fuel maritime et le kérosène.

    • Roberto scrive:

      E chi sarebbero i portavoce dei gilets jaunes? Come hanno avuto l’incarico, da chi?

    • Francesco scrive:

      >>>> Favoriser le transport de marchandises par la voie ferrée.

      😀

      e cosa c’è di meglio e più giusto della Carbon Tax al riguardo?

      >>> Retraite à 60 ans et pour toutes les personnes ayant travaillées dans un métier usant le corps (maçon ou désosseur par exemple) droit à la retraite à 55 ans.

      sì sì sì!

      finalmente non devo più vergognarmi come italiano di quanto siamo coglioni in economia!

  12. Peucezio scrive:

    Comunque devo dire che non posso non provare una profonda simpatia, in un mondo che demonizza le automobili e la libertà di movimento nello spazio con mezzi propri, per una rivolta nata dagli automobilisti e che ha come simbolo un loro accessorio.

    E’ una sfida all’ecologismo demente (che è deleterio per l’ambiente, perché sposta i problemi e fa credere che basti demonizzare le auto per salvare il pianeta) da parte del buon sesno: la maggior parte degli occidentali sono guidatori o utilizzatori di automobili, però si sentono in dovere di parlare male della macchine o di vergognarsi del fatto di usarle. Era ora che qualcuno ne rivendicasse l’utilizzo.

  13. mirkhond scrive:

    “E’ una sfida all’ecologismo demente (che è deleterio per l’ambiente, perché sposta i problemi e fa credere che basti demonizzare le auto per salvare il pianeta)”

    Da qualche parte bisognerà pure cominciare, se il pianeta non regge più il peso dell’inquinamento industriale.

    • Peucezio scrive:

      Dalla testa, non dalla coda.
      Cominciamo a obbligare i produttori di auto a farle non inquinanti, anziché consentire loro di fare quelle inquinanti e poi tassare e multare gli acquirenti.

      • Roberto scrive:

        Sono esattamente queste le regole europee che vedi con sigle tipo “euro 7”
        Il problema è che non puoi di punto in bianco vietare la circolazione delle macchine vecchie e obbligare tutti a comprare le nuove (a Parigi hanno provato a vietare la circolazione delle macchine vecchissime è c’è stata la solita rivolta giacobina)

        • Peucezio scrive:

          Certo.
          Però puoi da un giorno all’altro vietare la produzione e l’importazione di veicoli inquinanti e incentivare l’acquisto di auto elettriche, all’idrogeno e simili.

          E, soprattutto, se la cosa avvenisse a livello di decisori mondiali e di scelte strategiche internazionali, nel giro di pochi anni già si sarebbe risolto il problema o si sarebbe sulla via della sua soluzione.

          Poi, certo, c’è il problema dell’impatto legato alla produzione stessa delle auto e, più in generale, della produzione industriale contemporanea.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma una cosa del genere devi farla a livello di Unione: una legge nazionale sarebbe illegittima.

            • Peucezio scrive:

              Illegittima non credo, ma poco efficace sì.
              No, non si tratta di unione, ma di accordi internazionali.
              Sai, se in Europa si fanno auto poco inquinanti, ma si continuano a fare inquinanti in America, India, Cina, ecc., l’Europa diventa un bel giardinetto pulito del tutto ininfluente per la salute del pianeta.
              Che poi è un po’ l’essenza di quello che sarebbe voluta essere l’unione europea: un bel giardinetto pulito e ordinato e gli altri si fottano, altro che Salvini! Solo che con l’euro e i vincoli gli è andata male e ha prodotto povertà dentro, più che fuori.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Non puoi vietare l’importazione di merci sdoganate nel mercato dell’Unione.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Comunque se provi a vietare le auto inquinanti ti ritrovi la Fiat (oggi FCA) e la Cisl che ti rompono i coglioni dicendo che il loro piano industriale, sul quale si baserebbero i vari accordi in deroga siglati da sullodate FCA e Cisl, non prevede auto ecologiche fino al… e segue data sempre più remota.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                lo so, intendevo se non fossimo nell’Ue o ce ne fottessimo.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius
                “Comunque se provi a vietare…”
                È quello semmai il vero problema.

      • Francesco scrive:

        >> Cominciamo a obbligare i produttori di auto a farle non inquinanti

        ottimo, però tutti quelli che non hanno 50.000 euro per l’auto a basso impatto cazzi loro, non sussidi

        idem per il 75% di addetti all’industria automotive che perdono il posto (ah, io sono tra questi)

        tutti per strada a raccattare la merda di cavallo, se va bene

        basta mezze misure

  14. roberto scrive:

    OT che interesserà solo Z
    sentenza di oggi in causa
    C-621/18 – Wightman e.a.

    “Article 50 TEU must be interpreted as meaning that, where a Member State has notified the European Council, in accordance with that article, of its intention to withdraw from the European Union, that article allows that Member State — for as long as a withdrawal agreement concluded between that Member State and the European Union has not entered into force or, if no such agreement has been concluded, for as long as the two-year period laid down in Article 50(3) TEU, possibly extended in accordance with that paragraph, has not expired — to revoke that notification unilaterally, in an unequivocal and unconditional manner, by a notice addressed to the European Council in writing, after the Member State concerned has taken the revocation decision in accordance with its constitutional requirements. The purpose of that revocation is to confirm the EU membership of the Member State concerned under terms that are unchanged as regards its status as a Member State, and that revocation brings the withdrawal procedure to an end.”

    speriamo che sappiano quel che stanno facendo, I’ve got very bad vibes…..

    • habsburgicus scrive:

      vi sono notevoli rischi che la Brexit non si faccia…
      dopo la felicità di quei giorni, lo temetti (non sono un campione di ottimismo ed è un mio limite :D) ma la mia stima per gli inglesi (popolo grande, ancorché purtroppo perduto per la Giusta Causa dal 1559 :D) mi fece scacciare l’idea, pur mantenendo sempre un residuo dubbio che non sempre vi ho esplicitato
      il dubbio divenne più grande con la “purga” che rovesciò Boris Johnson (e, a dirla tutta, fin dai primissimi giorni a causa del ritiro “inopinato” di Farage, un britannico vero, fra i pochissimi rimasti)
      ora temo sia chiaro..potere credermi o non credermi, ma lo pensai sin da quei giorni del 2016, ma non lo dissi, credo, neppure in privato, dunque avete ogni ragione di non credermi 😀
      vogliono stancare gli inglesi….
      e provocare un nuovo referendum, per sfinimento
      che la UE vincerà
      resta da vedere, ma questo sarà pane quotidiano per gli storici quanto la May ci sia dentro…ovvero se la tipa VOLEVA, magari senza entusiasmo la brexit, o se invece semplicemente recitò una parte concordata nel più assoluto segreto ab initio e ancora lo farà…finché i TG daranno la notiziona
      nuovo referendum !
      et voilà , Madame la Marquise !
      dalla UE non si esce, non si può !
      e sia

      P.S
      il bello é che un ritorno dei britannici farebbe male pure all’UE, seriamente intesa !
      se la UE fosse una cosa solida, starebbe bene senza UK
      questo, gli europeisti seri e convinti, come qui Roberto e Z lo capiscono
      evidentemente ci sono cose più grandi dietro
      forse colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare vogliono una UE apparentemente forte, per controllarla e sabotarla meglio !
      dunque i “gonzi” pro-UE (molti fra gli eurofili) gioiranno per il “ritorno” britannico, senza sapere che potrebbe essere un bacio della morte
      crollerebbe però un mito, la serietà dei britannici
      e ci perderebbe la democrazia…non che a noi conservatori faccia impressione, ma vedere privato di ogni significato il voto popolare in questo modo fa pensare…
      vorrei sbagliarmi

      • MOI scrive:

        Sì, credo anch’io … “vogliono stancare gli inglesi….
        e provocare un nuovo referendum, per sfinimento
        che la UE vincerà” [cit.]

        … l’ultimissima speme che l’ Europa “vera e propria” conitinui a esistere, è tutta al dilà dell’ ex Cortina di Ferro !

      • Roberto scrive:

        Io invece continuo a pensare che ci sarà una Brexit senza accordo, perché, come disse lo straordinario raab (ministro per il Brexit) “io mica mi ero accorto che gli scambi fra UE e UK sono così importanti”

        Habsb, hai visto per caso la diretta dell’intervento della may ieri in parlamento e delle domande-risposte?
        Raccapricciante per la qualità infima di ogni singolo intervento….

        (L’ho postato sul mio FB se ti interessa)

      • Roberto scrive:

        Bellissima anche la motivazione della may per non votare ieri:

        “Se votiamo sicuramente l’accordo sarà bocciato”

        Poi è bruxelles ad avere un deficit di democrazia….

      • Roberto scrive:

        “se la tipa VOLEVA, magari senza entusiasmo la brexit,”

        Semplicemente, UK chiede a Bruxelles una cosa che Bruxelles non concederà mai: mercato unico senza libera circolazione delle persone e senza corte di giustizia

        È l’unica cosa chiara che vuole Londra e non possono ottenerla. Da lì lo stallo totale e la mia idea che sarà fuori senza accordo

      • roberto scrive:

        PS

        ““purga” che rovesciò Boris Johnson”

        a cosa alludi? se non ricordo male boris johnson si è dimesso lui da ministro degli esteri
        en passant, i brexiter sono scappati più o meno tutti appena hanno dovuto smettere di chiaccherare e iniziare ad occuparsene seriamente… Johnson, Farage, Davis, Baker, Raab…lasciando la povera may conil cerino in mano

        • habsburgicus scrive:

          boris johnson si è dimesso lui

          vero..però permettimi di dubitare che sia stata la sua volontà sola
          sarà che son troppo italico 😀 ma un tale disse che “a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre” 😀
          e quel tipo la sapeva lunga, tanto che oggi lo rimpiangono tutti, anche i suoi avversari di allora 😀

          • Z. scrive:

            Johnson è scappato a gambe levate, come Farage. Speravano di perdere, invece hanno vinto, e il risultato è quello che vediamo.

            Io ve lo dico da due anni e mezzo, e prima o poi ve ne convincerete.

            Gli inglesi se ne accorgeranno prima…

            • habsburgicus scrive:

              @Z
              Speravano di perdere, invece hanno vinto,

              questo può anche essere
              se ci rifletti però sposta di poco quanto dicevo..
              vorrebbe semplicemente dire
              i.che pure la leadership anti-UE era farlocca 😀 (il popolo no, voleva la brexit..e solo ora gli stanno facendo cambiare idea)
              ii.che i tipi si dimisero per facilitare il piano di riserva studiatissimo in consessi chiusi, cioé sui 3 anni di tira e molla per “lavorarrsi” il popolo fino al fatidico momento quando un bimbo anderseniano dirà “il Re è nudo”, pardon “facciamo il referendum n° 2” !
              e la brexit andrà a farsi friggere !
              il bello, si fa per dire, è che voi europeisti sinceri ci perderete 😀
              un giorno, come io (insieme ad altri) a detta tua mi convincerò della tua ipotesi, ti convincerai pure tu della mia 😀

              • Z. scrive:

                Habs, capiamoci: io spero proprio che questa cosa del referendum bis non sia nemmeno proposta.

                Fuori, out, fura! O come i dis in Isvezia: andersen!

                🙂

          • PinoMamet scrive:

            Quest’idea che un politico (o chiunque altro) speri di perdere mi sembra, diciamo, creativa… 😉

            di Johnson non so nulla e non mi esprimo, Farage mi pare abbia detto che chiaramente che si ritirava perché aveva raggiunto il suo scopo.

            • Z. scrive:

              Pino,

              — Quest’idea che un politico (o chiunque altro) speri di perdere mi sembra, diciamo, creativa… —

              Confidava che la Brexit perdesse di misura, per continuare a tirare la corda: e in effetti gran parte dei pronostici della vigilia andavano in questo senso.

              Invece il giochino si è rotto, per lui e per tutti gli altri brexitoni.

              Non a caso coi primi exit poll stava quasi festeggiando anzitempo, mentre coi risultati definitivi era felice circa quanto me dopo le finali di Champions 🙂

              — Farage mi pare abbia detto che chiaramente che si ritirava perché aveva raggiunto il suo scopo. —

              Sì, credo l’abbia detto diverse volte negli ultimi anni, prima di quel referendum 🙂

              Ma il punto è un altro:

              quando se ne vanno? sono passati due anni e mezzo e sono ancora lì a tergiversare…

              F U O R I

              🙂

          • Roberto scrive:

            Io la vedo come Z.
            Cameron, Johnson, Farage e compagnia erano sicuri di perdere.
            Avrebbero voluto avere un risultato tipo 52% remain, e 48% Brexit per poter tornare a Bruxelles e dire “visto che casino? Alla prossima usciamo veramente. Negoziamo qualche altra condizione favorevole (tipo la famosa proposta del febbraio 2016)”
            Il gioco è andato troppo oltre e non sapevano più che pesci pigliare. Si son dimessi per non restare con il cerino in mano e non passare alla storia come quelli che hanno distrutto il Regno Unito (e penso non in se alla Brexit ma a scozia e nord Irlanda che non si sa che fine faranno con la Brexit)
            Direi che l’assoluta, totale, catastrofica mancanza di preparazione della Brexit da parte di Londra è sotto gli occhi di tutti (raab che dice “toh, non sapevo che a dover girassero tante merci” è qualcosa di allucinante), il che mi pare un indizio chiaro del fatto che non pensavano minimamente di vincere (eppure bastava leggere il blog di miguel, io l’avevo scritto 6 mesi prima!)
            Johnson è un imbecille che non mancherà a nessuno una volta che sarà tornato a casa

            • Francesco scrive:

              in effetti, che una persona intelligente come Hasburgicus insista a considerare un complotto quello che invece è un semplicissimo caso di coglioneria mi lascia basito

  15. mirkhond scrive:

    la mia generazione ha perso
    Maurizio Blondet 11 dicembre 2018

    di Roberto PECCHIOLI

    E’ uno di quei giorni in cui la malinconia ti prende e fino a sera non ti lascia più. Così iniziava una bella canzone di Ornella Vanoni, scritta da Giorgio Calabrese, un paroliere che rispetto ai rapper odierni merita un posto nell’antologia della letteratura patria. La malinconia è il sentimento che coglie riflettendo su una serie di avvenimenti, diversissimi e slegati tra loro, che sono il segno di un tempo bastardo.

    In Cina uno scienziato è riuscito a modificare il DNA di due gemelline, aprendo la via, in un silenzio che sbigottisce, alla nuova genetica transumana, in grado di intervenire sulla natura più profonda. Un settimanale ci informa del crescente successo della bambola sessuale di aspetto umano Realdoll, destinata al piacere autoerotico dell’uomo nell’era cibernetica. Si chiama Harmony, si può modellare in distinte versioni, richiedere con accessori diversi: è un simbolo raggelante di solitudine, autoreferenzialità e conduce alla modifica del concetto di persona. Ha aspetto e forma umane, sa conversare e reagire agli stimoli. E’ l’altra faccia della modifica del DNA.

    Produciamo esseri umani in provetta, programmati in ogni dettaglio secondo i desideri degli acquirenti, pardon, genitori. Perché scandalizzarsi se qualcuno assembla secondo volontà del cliente – che ha sempre ragione – pezzi di materiali vari con sembianze umane? Presso il parlamento europeo è pronta una proposta per il riconoscimento della cosiddetta “persona elettronica” dei robot umanoidi. La macchina a forma di bambola sessuale è tanto realistica da umanizzarsi nello stesso momento in cui l’uomo si spersonalizza e diventa oggetto, materia bruta. Nessuna fantascienza, nessun Frankenstein e tanto meno l’opera di folli dottori Stranamore, solo la lucida conseguenza del dominio della tecnica.

    Terzo evento: in una discoteca sovraffollata della provincia italiana, ragazzini accorsi al concerto di un mediocre cantante del genere trap, Sfera Ebbasta, perdono la vita in un fuggi fuggi prodotto dalla stupidità di qualcuno – lo spray urticante – e dall’avidità di altri, il sovraffollamento del locale e l’impossibilità di organizzare un deflusso ordinato. Muoiono adolescenti per ascoltare un ragazzotto pieno di tatuaggi, aspetto da coatto, incisivi placcati in oro, autore di musica elementare e testi demenziali veicoli di modelli negativi.

    Ci sono tanti modi di definire la decadenza, il più conciso è perdita degli obiettivi nella vita. La malinconia cede il passo a una disincantata consapevolezza, poiché la degenerazione è talmente grande da non essere neppure percepita. La mia generazione ha perso, cantava Giorgio Gaber all’inizio degli anni Duemila. Era la presa d’atto della sconfitta di chi si era comunque battuto. La successiva generazione, quella di chi scrive, la prima a essere cresciuta con le idee nuove, quelle del 68 e dei suoi esiti, la libertà, vietato vietare, tutto è dovuto, non ha neppure perduto, ha dato forfait, fuori gioco per rinuncia. I suoi figli possono morire per Sfera Ebbasta nella notte illuminata dalle luci psichedeliche tra smartphone, gridolini, pasticche e molti bicchieri di troppo, dopo aver cliccato “mi piace” e scattato fotografie di se stessi: l’esercito del selfie.

    Una canzone con questo titolo, interpretata da un duo dal nome improbabile, Takagi e Ketra, dice: “siamo l’esercito del selfie, di chi si abbronza con l’iPhone ma non abbiamo più contatti, soltanto like a un altro post, ma tu mi manchi, mi manchi in carne e ossa.” Sì, la mia generazione è fallita e contempla le rovine cantando come Nerone dopo l’incendio di Roma. Magari aveva ragione Gaber, “ma questa è un’astrazione, è un’idea di chi appartiene a una razza in estinzione”. I ragazzini di Corinaldo, il paese di Santa Maria Goretti, martire bambina, erano accorsi in piena notte per ascoltare un tizio i cui testi sono i seguenti: “hey troia! Vieni in camera con la tua amica porca. Quale? Quella dell’altra volta; faccio paura sono di spiaggia. Vi faccio una doccia, pinacolada, bevila se sei veramente grezza, sputala poi leccala leccala.” I genitori non possono vietare, gli insegnanti non devono sconsigliare, questa è l’incultura in cui crescono i “millennials”.

    Ma chi sono io per giudicare, membro di una generazione che ha idolatrato gruppi rock i cui testi esortavano già alla droga libera e a ogni promiscuità, mentre la musica ritmata stimolava certe zone del cervello per abbatterne le difese? Proprio nelle Marche, regione al plurale specchio d’Italia, a Tolentino, c’è un parco intitolato a John Lennon, con una placca dove è inciso il testo del suo brano più famoso, Imagine, inno universale del nichilismo. “Immagina che non ci sia nessun paradiso. E’ facile se ci provi. Nessun inferno sotto di noi. Sopra di noi solo cielo. Immagina che tutte le persone vivano per oggi. Immagina che non ci sia alcuna nazione. Non è difficile da fare. Niente per cui uccidere o morire e anche nessuna religione.” L’esito del mondo vagheggiato da John Lennon e compagni è sotto i nostri occhi, Sfera Ebbasta, Fedez, J-Ax sono soltanto il precipitato senza qualità della valanga avviata mezzo secolo fa.

    Nessuno mi può giudicare, cantava Caterina Caselli. Nessuno, tranne la Matrix planetaria in cui siamo entrati con sciocca allegria, che ci giudica, eccome, ci conosce talmente bene da plasmarci, inducendo desideri, gusti e scelte, e intanto ci sorveglia in mille modi attraverso gli apparati tecnici che ci rendono “comoda” la vita. Comodo scegliere una bambola umana, si paga a rate con rid bancario; i più abbienti possono scegliere il carattere –basta programmare l’algoritmo – oltreché l’aspetto fisico e la forma degli organi intimi. Nessuno, tanto meno le generazioni più giovani, esprime un giudizio etico: proibito. Essenziale è che sia tecnicamente fattibile e, beninteso, alimenti un mercato. Non stupisce l’imperiosa richiesta di dirigere la società avanzata da tecnici e scienziati. Sono loro i detentori dell’unico sapere ammesso, disinteressati a ogni metafisica, materialisti al di là di ogni idea passata. Sono gli stessi che stanno ri-generando il nostro cervello attraverso il linguaggio politicamente corretto, il dilagare del pensiero strumentale, il divieto del giudizio critico.

    La cultura del 68 ha arato il terreno, il radicalismo liberale ne ha compreso e promosso l’esito individualista e consumista, la mia generazione non si è opposta, ma si è accomodata con entusiasmo, abbandonando le idealità – giuste o meno- della stagione esaurita nel 1989 alla caduta del muro comunista. Il triste soggettivismo contemporaneo è la vittoria dei peggiori tra i cattivi maestri, Freud, Marcuse, Wilhelm Reich e la sua folle pan sessualità, Max Stirner l’individualista totale. Tutto con la regia degli scaltri epigoni di Mandeville – i vizi privati rovesciati in pubbliche virtù, di Bentham l’utilitarista assoluto e gli economisti classici. Ridotto il mondo della vita a una formula matematica in grado di catalogare e prevedere tutto, lavorano alacremente per renderci burattini, schiavi felici delle loro catene. E’ tanto semplice e comodo il mondo nuovo: tutto in una mano con lo smartphone, online si fa tutto, pagare il biglietto del concerto, risolvere i compiti del liceo, consultare il conto corrente. In pratica, svolgiamo il lavoro che una volta facevano altri e disattiviamo il cervello.

    Basta sforzi, la fatica di ricordare, studiare, ragionare. I più astuti diventano Sfera Ebbasta e deridono apertamente i loro fans: “Sfera Ebbasta mucha salsa (hu), euro ballano la samba (i ahh) ordino la tua ragazza (hu). Ho fumato tutto il week end, week end. Non cazzeggio faccio business, business, ho portato due tre amiche (pss pss).” Un coacervo insensato tra urla, grugniti, un linguaggio da suburra in una pseudo lingua che non è l’italiano e neppure l’inglese. Diceva Dario Fo che il padrone è tale perché sa mille parole e l’operaio trecento. Questi ne conoscono cinquanta, più gli ululati e le faccine degli emoticon, il destino è segnato: schiavi inconsapevoli. I rapper fanno affari, se ne vantano, diffondono la dipendenza da sostanze chimiche e alcool: li applaudono come modelli da imitare. Non hanno colpa, sono i nostri figli e nipoti, la terza generazione sconfitta, la prima del tutto priva di modelli positivi o almeno di alternative. E’ responsabilità nostra se vivono per abiti e accessori firmati, l’immagine, sbavano per l’ultimo modello di i-phone, se sono convinti che la libertà sia andare ai concerti, bere, gozzovigliare, esaurire le esperienze già da adolescenti, sballare e consumare.

    Conoscono due chiese, la discoteca e il centro commerciale, ma nessuno ha proposto loro un diverso stile di vita, ideali o principi. I loro padri e madri, noi, non sono né diversi né migliori. Non sappiamo neppure proteggerli da se stessi, per viltà e manifesta incapacità. Accettiamo per primi e senza battere ciglio tutto e il suo contrario. La famiglia è polverizzata, il matrimonio deriso tranne se omosessuale, gli “orientamenti sessuali” entrano nelle costituzioni e nei trattati internazionali, si vive e si muore da soli. Il certificato di esistenza in vita è diventato il selfie, io al centro di tutto, il Colosseo, San Pietro, le piramidi sono la “location” (nella neolingua si dice così…) in cui troneggia la mia persona, atomo “speciale” tra miliardi di identici. Ha vinto la scienza nella forma della tecnica applicata, disumanizzandoci in alleanza con chi ha pagato il conto, l’economia e la finanza padrone. Simili ai bimbi di Hamelin trascinati nel fiume dal pifferaio traditore, ci siamo offerti prigionieri di una ragnatela di impulsi elettronici al servizio del principio di piacere.

    Uno scrittore inglese di fine Ottocento, resistendo all’ottimismo radicale del suo tempo, si espresse così, ai primi sintomi della febbre che adesso dilaga: “odio e temo la scienza a causa della mia convinzione che essa, per molto tempo se non per sempre, sarà il nemico spietato dell’umanità. Distruggerà tutta la semplicità e la delicatezza della vita, tutta la bellezza del mondo, ripristinerà il barbarismo sotto la maschera della civilizzazione, rattristerà le menti degli uomini e indurirà i loro cuori”. Si chiamava George Gissing e nemmeno immaginava il paradiso della connessione perpetua e della libertà assoluta. Ai suoi tempi non si viveva da soli e non si moriva da soli, si credeva ancora in Dio, si amava la patria e si rispettava la famiglia, che non era diventata ancora tradizionale, o allargata, nucleare, monogenitoriale come nelle infinite formule della bassa sociologia corrente.

    In Inghilterra tuttavia, già si teorizzava l’evoluzionismo (elegante copertura pseudoscientifica del rampante liberalismo), il razzismo biologico, si cominciava, attraverso la letteratura distopica e i circoli riservati delle élite imperiali, a parlare di droghe per tenere buone le masse, denatalità imposta, procreazione “scientifica”, ingegneria sociale, eugenetica ed eutanasia. E’ da allora che l’uomo europeo e occidentale ha cominciato a credere alle peggiori sciocchezze dei lumi e della ragione sovrana. Espulsa la filosofia, abolita la metafisica, derisa la religione, l’umanità uscita dai millenni oscuri della sua infanzia – parola di Immanuel Kant – diventava giudice e creatrice di se stessa. La scienza si è convertita in tecnologia al servizio del Denaro promettendo le meraviglie che effettivamente ha prodotto, ma ha perduto il suo rapporto con il giusto, il bene, il limite.

    Si è concluso un processo il cui inizio risale al tempo di Francesco Bacone (la conoscenza è potere) e Cartesio, che separò il pensiero (res cogitans) dalla materia (rex estensa). Ne è simbolo l’invettiva del giurista italiano Alberico Gentili, che con la frase silete theologi in munere alieno, tacete teologi sulle cose che non vi riguardano, inaugurava il diritto come disciplina autonoma estranea all’etica. Espellendo dal campo della legge il pensiero spirituale nel 1588 Gentili dava inizio al processo di secolarizzazione che il XX secolo ha concluso e il XXI contempla tra le macerie. La secolarizzazione è l’abbandono di ogni comportamento moralmente orientato attraverso il declino del sacro nel cammino che la modernità chiama progresso.

    Tacete, tecnici e scienziati, vien voglia di gridare invano, ma la mia generazione ha perso perché ha smarrito gli argomenti, i principi, le proposte alternative. Si è gloriata di un progresso falsamente avalutativo, che si giustifica da sé, afferma la propria validità in quanto produce scoperte materiali e consente all’uomo, cioè alle oligarchie dominanti, un dominio sulle forze della natura che scatena orgoglio, arroganza, avidità. La natura non è più qualcosa che ci avvolge e trascende, da rispettare e riconoscere, ma una gabbia dalla quale fuoriuscire. I tecnici sono gli unici sapienti poiché padroneggiano le leggi fisiche della natura. Poco importa se il risultato è la riduzione dell’uomo a materiale zootecnico, a plebe desiderante dei nuovi ritrovati dell’industria, un animale ammaestrato ad amare ogni cambiamento e novità, a detestare ogni vincolo o prescrizione che allontani la soddisfazione immediata degli impulsi.

    Che importa se l’altro diventa oggetto, possiamo andare oltre e sostituirlo con la macchina, il robot. L’orologio biologico, capriccioso, ci richiama all’istinto di “fare” figli? Meglio ricorrere all’igienica, asettica, salutistica inseminazione artificiale dopo avere scelto statura, carnagione, probabile quoziente intellettivo. La gestazione è lunga, faticosa e impedisce di lavorare, realizzarsi, divertirsi, dare sfogo agli istinti. Milioni di donne povere possono provvedere alla bisogna. Basta una carta di credito e un contratto redatto da altri tecnici, gli avvocati, così non ci saranno sorprese. Il figlio è una mia proprietà, l’ho pagato di tasca e poco importa se sono etero, omo, solitario o poligamo. Il denaro non ha odore, non ha sesso e non conosce scrupoli morali.

    Se questa vita ci mette in crisi, nessuna paura. La medicalizzazione di tutto ci sosterrà: pillole per contrastare ansia e depressione sin dall’infanzia (ma non era un mondo meraviglioso, un cielo pieno di stelle?), aiuto psicologico per qualunque difficoltà della generazione fiocco di neve tanto delicata, fragile e diafana, da non turbare con la dura realtà. Nulla di meglio che sballare fin da ragazzini, correre in un luogo fatato chiamato discoteca, bere sino a scoppiare, consumare la vita in paradisi artificiali che diventano facilmente inferni reali, come a Corinaldo.

    L’uomo diventato algoritmo non può che scoppiare nella disperazione del nulla, curata con dosi più potenti della stessa droga che l’ha provocata, come nell’economia liberista la malattia è chiamata terapia. Là fuori, una plebe inselvatichita ignora la bellezza ma adora l’immagine, è abbagliata dal cambiamento a ogni costo. Su tutto, regna una psicopatia di tipo nuovo, l’incapacità di distinguere il bene dal male. Un paio di giorni fa ha suonato alla porta di casa una giovane intenzionata a discutere “il senso della vita”. Forse una truffatrice, o l’esponente di qualche setta che sfrutta il disagio interiore offrendo qualche surrogato di spiritualità. La mia generazione ha perso: nessuno nel passato avrebbe fatto porta a porta vendendo il senso della vita.

    Abbiamo fatto in tempo a vedere, bambini, la fatica dello straccivendolo ambulante, l’ombrellaio e l’arrotino, gli zampognari, i frati con la cesta dell’elemosina, ma non conoscevamo i commessi viaggiatori dello spirito perduto. Per quello c’erano la famiglia, la comunità, il parroco, il partito e le feste comandate. Evidentemente, il genere “tira” e non ci si può stupire nel mondo dei solitari connessi, dei robot che fanno sesso, dell’esercito del selfie, delle generazioni insoddisfatte più leggere di una piuma. Possiamo consolarci con una novità dei sociologi a tariffa: non si è vecchi sino a 75 anni. Alleluia: lavorare, produrre, consumare, comprare la Realdoll e, per le signore insoddisfatte, un toyboy cibernetico, in attesa dell’immortale futura transumanità.

    La mia generazione ha perso, e fa spazio a un’altra ancora più fiacca ed estenuata, ma è tutta una messa in scena, un fumetto come quelli di Bonvi. Abbiamo perduto la partita contro i tempi come Stanislao Moulinski sconfitto da Nick Carter. E il buon vecchio Patsy esce di scena con il tormentone finale: l’ultimo chiuda la porta.

    ROBERTO PECCHIOLI

    https://www.maurizioblondet.it/la-mia-generazion-ha-perso/

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “La cultura del 68 ha arato il terreno, il radicalismo liberale ne ha compreso e promosso l’esito individualista e consumista”

      Il Sessantotto non fu il padre di qualcosa; casomai fu il figlio dei suoi tempi, che non sono i nostri: l’apice del benessere immaginato come possibile, della fiducia nel futuro, il momento in cui la massima disponibilità di energia non aveva ancora creato una catastrofe ambientale.

      Questo ha dato origine a due filoni: un’effervescenza culturale straordinaria, una vitalità e un impegno di tanti (nel bene o nel male) che fu il “Sessantotto”. E un fenomeno di massa, che è all’incirca quello che ci porta alla situazione che Pecchioli descrive. Ma che non era il Sessantotto.

      Il Sessantotto fu anche una dura opposizione contro il consumismo (parolaccia all’epoca), contro la mercificazione, che prendeva anche forme estreme (come gli assalti fisici ai concerti e la guerra contro David Zard).

      Più complesso il rapporto con la sessualità: il Sessantotto fu un’esplosione orgiastica di erotismo, e infatti Weinstein si giustificava dicendo che lui era un figlio del Sessantotto; e c’era nel mondo della musica molta gente che ragionava, magari non apertamente, come Sfera Ebbasta.

      Però è anche il periodo in cui si afferma il femminismo (a volte con scontri anche violenti contro i “maschi” del Sessantotto), e una buona femminista sparerebbe volentieri con lo spray al peperoncino in faccia a uno come Sfera Ebbasta.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per gli archeologi, un interessante testo degli Anni Settanta sul rapporto tra (estremo) Sessantotto e musica commerciale:

        https://www.autistici.org/operaismo/Rosso/Giornale%20dentro%20il%20movimento%20NS/11-12%20suppl.pdf

        Fa un po’ impressione ricordare l’atmosfera di quei tempi.

        • Miguel Martinez scrive:

          Sempre dagli scavi nel tardo paleopetrolifero:

          https://www.autistici.org/operaismo/Rosso/Giornale%20dentro%20il%20movimento%20NS/01.pdf

          Il primo numero del giornale dell’Autonomia, interessante leggere a pagina 12 “Contro la scuola contro la famiglia” dove si vede però un elemento distruttivo che mi sembra quasi totalmente assente oggi. Sfera Ebbasta non ha nulla “contro” nessuno, vuole essere merce e ci sguazza e sono sicuro che avrà degli ottimi avvocati pronti a fare causa contro le discoteche che si dovessero dimenticare di pagarlo.

          E non si può dire che i suoi fan siano “contro la famiglia”: è la famiglia che li mantiene e non ne farebbero certo a meno.

        • PinoMamet scrive:

          Leggo su “videogioco” come lo definisce (giustamente) Z. un articolo di un tale, che per tutto il tempo se la prende con degli indistinti “voi” che non capirebbero che la musica trap è lo specchio della realtà degli adolescenti di oggi (a questa geniale conclusione arriva dopo una ventina di righe, in cui riesce a mettere insieme gli imprenditori, i fan di Chiara Ferragni e i compratori della Apple, accomunati secondo lui dall’odio verso Sfera) e arriva poi al punto che gli interessa, cioè che i trapper fanno bene ad arricchirsi e a scopare le minorenni.

          Lo metto nella categoria dei “trapper wannabe” o in quella dei saltimbanchi e contorsionisti che decenni fa, sulle pagine culturali del manifesto quotidiano comunista, si sforzavano di giustificare o di trovare chissà che significati nelle lyrics rap del gangsta di turno…

    • habsburgicus scrive:

      Alberico Gentili era protestante
      ciò forse ha voluto dire qualcosa

  16. mirkhond scrive:

    Ma i trapper non erano gli esploratori e i cacciatori wasp della frontiera americana?

    • PinoMamet scrive:

      Quelli mi erano molto più simpatici! 🙂

      giacconi scamosciati con le frange e berretti di pelo con la coda… uno dei miei ideali di stile da bambino!
      fortuna che mia mamma non mi ascoltava! 😀 😀

    • PinoMamet scrive:

      Non penso fossero tutti wasp a dire il vero… credo fossero… come dire… “americani” nel senso variegato e pittoresco che il termine aveva allora
      (Melville in Moby Dick scrive per esempio che nell’esercito e un po’ in tutte le attività gli “americani nativi”- cioè, nel significato di allora, i bianchi di origine britannica presenti in America da più di una generazione- fornivano gli ufficiali e i comandanti; il resto del mondo forniva tutti gli altri ruoli…)

      • habsburgicus scrive:

        gli “americani nativi”- cioè, nel significato di allora, i bianchi di origine britannica presenti in America da più di una generazione-

        è curioso che oggi il politicamente corretto abbia trasferito il termine agli amerindi ! a ragione, per una volta, va riconosciuto ad alta voce..amicus Plato, sed magis amica Veritas !
        in effetti a metà Ottocento (e già nei 1840′) c’era un movimento “nativista”, fanaticamente anti-cattolico e anti-irlandese “i true Americans” si definivano..l’American Party ebbe financo il sostegno di Millard Fillmore, presidente USA whig abolizionista (1850-1853), dopo la morte del whig* schiavista Zachary Taylor della Louisiana (1849-1850)

        *i whig erano molto alla buona gli antenati dei repubblicani
        esitevano whigs del Sud che si estinsero entro i 1850′ (poi tutti i bianchi o quasi furono DEM, ma nel 1860 ancora l’ex-whig Bell ebbe molti voti) e whigs del Nord da cui discenderanno i repubblicani nati nel 1854 (in seguito alla fusione con alcuni DEM del Nord, quelli abolizionisti, seguaci di Van Buren pres 1837-1841)…
        dal 1854 in pratica solo i DEM restavano “unionwide” (cioé estesi a tutta l’Unione) ed erano sempre più “sudisti”
        primo candidato presidenziale REP fu nel 1856 Frémont con lo slogan famosissimo free Country, free Land, free Soil and Frémont ! quella volta verrà eletto il DEM James Buchanan, della Pennsylvania (pres 1857-1861), già Segretario di Stato di Polk (1845-1849; quello che spogliò il Messico, a Guadalupe Hidalgo, 2/12/1848 :D) ma nel 1860 con i voti del solo Nord in un’elezione drammatica vincerà il REP (ed ex-whig dell’Illinois) Abraham Lincoln

        • habsburgicus scrive:

          2/2/1848, pardon

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Habs

          “gli “americani nativi”- cioè, nel significato di allora, i bianchi di origine britannica presenti in America da più di una generazione- ”

          Però va ricordato il rapporto straordinariamente complesso degli immaginari dei “due nativi”.

          Già nel Settecento, ci sono nativi bianchi che esaltano i nativi pellirossa.

          Nella mia famiglia, si vociferava con orgoglio di un avo che forse chi sa, aveva fattezze da indiano.

          Mentre nessuno avrebbe ammesso di avere un avo nero.

          E mi ricordo di quanto mi raccontavano su Lawrence Dennis, unico e geniale ideologo del fascismo americano, che aveva cominciato la propria carriera come predicatore battista negro, e che aveva scoperto la natura criminale dell’imperialismo americano in America Latina, e aveva sognato “la fine del capitalismo”.

          A parte la razza, il fascista negro Lawrence Dennis fu molte spanne al di sopra dei suoi “camerati” bianchi.

          Nessuno di loro arrivava alla sua capacità di riflessione.

          Dennis fu processato nel 1944, in piena guerra, e ne uscì assolto: gli Stati Uniti erano in piena guerra mondiale contro i “camerati” di Dennis, eppure fu trattato con una giustizia anglosassone che non ha nulla a che vedere con i Guantanamo di oggi.

          Dennis ha avuto la fortuna di ottenere una bellissima biografia da parte di Gerald Horne, storico nero e uno dei pochissimi membri non pentiti del Partito Comunista degli Stati Uniti.

          • habsburgicus scrive:

            Nella mia famiglia, si vociferava con orgoglio di un avo che forse chi sa, aveva fattezze da indiano.

            Mentre nessuno avrebbe ammesso di avere un avo nero.

            verissimo !
            l’avevo letto ma mi fa doppio piacere che tu abbia portato l’esperienza concreta e reale (e dunque non meramente libresca) della tua famiglia !
            eh sì, in Sei-Settecento avere sangue indiano era cool !
            non sarà più così nell’Ottocento con i “nuovi” indiani, laddove chi lo aveva (dei “vecchi” indiani, dell’Est) se ne inorgoglì ancora di più !
            peraltro, anche gli indiani “western” non saranno mai disprezzati/discriminati al livello dei neri
            dici che ciò possa derivare, in una società del Libro (se mai ce ne fu una ! in cui tutto era basato sulla Scrittura, interpretata in modo spesso assurdo) dal famoso passo della maledizione di Cam ?
            o, per le élites colte e classicheggianti, dalla “vilissima ac detestabilis gens, servituti nata” che però Livio riferiva ai Siri e agli Asiani (campagne del console Cn. Manlio Vulsone in 189 a.C fino in Glazai, mai così a est sino ad allora, nell’ambito della guerra contro Antioco III il Grande di Siria, 223-187 a.C, conclusasi con la pace di Apamea del 188 a.C), e non ai Neri (che conosceva, si presume, poco) ?

            • habsburgicus scrive:

              eppure fu trattato con una giustizia anglosassone che non ha nulla a che vedere con i Guantanamo di oggi.

              vero !
              e in Sud Africa, i filo-tedeschi saranno internati ma non fu loro torto un capello (fra cui un futuro Primo Ministro afrikaner, Balthasar Vorster, P.M 1966-1978)
              diciamolo, la civiltà anglosassone tradizionale (ora morta), con tutte le sue enormi pecche, aveva una sua grandezza..
              me ne sto rendendo conto

  17. MOI scrive:

    Il Politico che speri di perdere, non è un’ idea poi tanto peregrina … almeno in Italia !

    Esempio concretissimo: Rosario Crocetta sperava, da Piddino, che il PD perdesse in Puglia … per de-Renzizzare il Partito !

    Ma queste sono robe molto da Italia e ancor più da “Bassiltalia” 😉 … endo-alchimie che i tanto osannati “AngloSassoni” (poche pugnette, Zeta: hai presente il tono reverenziale (orale o scritto) di Beppe Severgnini nell’ uso di tal parola ?!) NON sono in grado di fare !

  18. mirkhond scrive:

    Dopo Sfera Ebbasta, ora abbiamo anche Sfesso Ebbasta:

    https://www.maurizioblondet.it/si-erge-litalia-di-sfesso-ebbasta/

  19. MOI scrive:

    @ PINO

    Finalmente un Politico Italiano che in Madre Patria / Terra Santa le canta chiare ai Nemici di Ha-Shem !

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=73014

    • PinoMamet scrive:

      Ho avuto modo di leggere diversi commenti più o meno in diretta, sia di non ebrei che di ebrei, sulla visita di Salvini.

      I commenti dei non ebrei variano da “ecco, il solito fascistone si conferma tale, si allea con gli oppressori dei palestinesi”, a “bravo capitano (qualcuno lo chiama davvero così! ma capitano di cosa? boh) sempre dalla parte giusta” a “Salvini ci hai tradito ti sei messo con gli israeliani”;

      i commenti degli ebrei variano da “ecco il primo politico italiano recente davvero amico di Israele” a “bravo Salvini ma ancora non mi fido/non mi piace” a “era meglio se non andava a noi i razzisti non piacciono”.

      Considerando che l’Italia è alla guida della missione Unifil in Libano, che è una missione ONU quindi imparziale, forse avrebbe fatto meglio a essere più prudente nelle sue dichiarazioni.

      Ma non credo ci sia sotto nessun particolare retroscena di politica internazionale, tranne il fatto notissimo che ammira Israele.

      • PinoMamet scrive:

        Invece il rilevatore spannometrico mi dice che Salvini riscuote molta simpatia tra gli ebrei italiani, perlomeno quelli che conosco io (non è detto sia un campione significativo…)

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          riscuote molta simpatia tra gli ebrei italiani

          In generale pare che la riscuota tra gli italiani, tolti quelli che lo odiano.

      • Roberto scrive:

        Ho letto che al memoriale dell’olocausto ha lasciato un messaggio scritto tutto in stampatello maiuscolo e con le X invece di per…XCHÉ…..per me non c’è altro da aggiungere

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        “Ma non credo ci sia sotto nessun particolare retroscena di politica internazionale, tranne il fatto notissimo che ammira Israele.”

        Che poi mi chiedo come non si renda conto che criticare Hezbollah significa criticare gli unici difensori dei cristiani e gli unici amici di Assad e di Putin, mentre difendere Israele significa difendere gli amici di Sauditi e compagni, cioè dei finanziatori dell’ISIS e di ogni altra forma di terrorismo sunnita (che è poi l’unico esistente in Occidente), compreso l’attentatore di Strasburgo.

  20. MOI scrive:

    https://www.bfmtv.com/mediaplayer/video/pour-marine-le-pen-il-faut-mettre-en-place-une-veritable-guerre-de-l-etat-contre-le-fondamentalisme-islamiste-1124747.html

    Marine Le Pen, “il faut mettre en place une véritable guerre de l’État contre le fondamentalisme islamiste”

    ————–

    … è ora di buttare giù Macron e adottare il Metodo Israeliano !

    • PinoMamet scrive:

      Moi, questa cosa del presunto metodo israeliano, già te lo dissi…. non è così.

      In Israele i musulmani servono nell’esercito e giurano fedeltà sul Corano.

      • MOI scrive:

        Ma (!) quelli che sgarrano …

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Mi dispiace deluderti, ma lì c’è un conflitto politico tra popoli confinanti e non il derby interreligioso: gli israeliani ti fanno servire nell’esercito se sei israeliano musulmano e il fatto di essere un palestinese cristiano non ti ha mai salvato da un omicidio mirato.

      • MOI scrive:

        Cmq quasi tutta la cosiddetta”Islamofobia” è un fenomeno puramente “difensivo” … Salvini dice che in “Occidente” non sta accadendo con nessuna altra religione, ha torto ?

  21. MOI scrive:

    Attentato Strasburgo, Salvini: “Arresto immediato per chi esulta online”

    https://www.quotidiano.net/esteri/strasburgo-attenato-salvini-1.4341605

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