I marziani conquistano la Luna!

… stanotte i marziani hanno conquistato la Luna, parola di Repubblica!

Mica come quei cialtroni dei terrestri, che sulla Luna non ci sono mai andati.

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402 risposte a I marziani conquistano la Luna!

  1. Mauricius Tarvisii scrive:

    Cioè secondo loro noi vediamo la luna rossa da questo lato perché dall’altro, dietro, c’è marte?

  2. MOI scrive:

    … Cos’è ‘sta storia che le tavolette d’argilla SumeroAccadiche parlano del faccione 😉 di Re Alalu, il primo sceso da Nibiru, degli Anunnaki scolpito su Marte ?! 😉

  3. MOI scrive:

    Paraeidolia rocciosa o … ?

  4. MOI scrive:

    E’ giunta l’ora della Politicizzazione dell’ Eclissi; il NeoMinistro dell’ Interno ha deliberato 🙂 :

    http://www.affaritaliani.it/coffee/video/politica/salvini-l-eclissi-di-luna-piu-lunga-del-secolo-coincide-con-eclissi-della-sinistra.html

    Matteo Salvini :

    “L’eclissi di luna più lunga del secolo coincide con l’eclissi della sinistra”

  5. Mauricius Tarvisii scrive:

    Vi segnalo la debunkata del gombloddo russo contro il Pd

    https://www.wired.it/attualita/politica/2018/08/02/tweet-russi-fake-news-lega-m5s/

  6. Severino Boetii scrive:

    Chissa come resterebbero male al Papersera o su “la stampa” se lo leggessero.
    Ma lo attribuirebbero senz’altro al “Gombloddo” (BTW, era l’invocazione dell’ex padre Fedele Bisceglie) del Ras Putin.
    E, in fondo, Claudia Cardinale, il cardinale veste di rosso, Che Guevara poi. Un caso di cattocomunismo affatto evidente.
    BTW, gombloddo poutiniano, pure la fake sul ciaffico d’organi infilata in uno dei discorsi del Presidente delle Repubblica in visita ai paesi del Caucaso?
    Dal Vs rassegnato stampa,
    Severino Boetii

  7. Z. scrive:

    A una prima, velocissima lettura dei titoli mi sembra che la pezza del governo per gli insegnanti elementari non sia male: proroga per ragioni d’urgenza, poi concorso.

    Ora vi faccio una profezia.

    Il concorso prevederà dei punti per ogni anno di servizio, comunque effettuato.

    I ricorrenti impugneranno la disposizione nella parte in cui non esclude dal punteggio il servizio prestato in violazione di legge.

    Il giudice amministrativo in sede cautelare accoglierà la domanda e ammetterà i ricorrenti.

    La decisione di merito…

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    • PinoMamet scrive:

      😀
      da babbano (sai che a Hogwarts ho dato solo un esame… capace che la Rowling faccia una serie apposta per quelli come me 😉 ) mi sembra tutto molto probabile, ma per la seconda parte, credo che mi terrò la suspense.. (o come cavolo si scrive)-
      😉

  8. mirkhond scrive:

    Moi, Zanardo

    Cos’è successo a Bologna?
    Voi come state?

  9. Moi scrive:

    Io ho solo sentito il “busso” … poi mi sono arrivati dei video con un’esplosione (vera) pazzesca: roba vista prima solo in film di Hollywood !

  10. Moi scrive:

    https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/bologna_esplosione_dinamica_incidente-3899577.html

    qui si vede meglio … per forza che il cavalcavia è crollato e tutti i danni collaterali a persone e abitazioni nel raggio di almeno centinaia di metri

  11. mirkhond scrive:

    Peucezio

    Daniele Gatti, la differenza tra molestare e corteggiare

    Che il ‘caso Weinstein’ avrebbe aperto un vaso di Pandora inesauribile lo sapevamo. Oportet ut scandala eveniant. E’ stralegittimo che vengano portati alla luce comportamenti che tutti, o quasi, conoscevano e su cui tutti trovavano più comodo tacere: l’abuso di uomini di potere su donne che in qualche modo da quel potere dipendono. Ma ora mi pare che si sia perso il senso della misura e in un clima sessuofobico e puritano di derivazione americana, che sembra più adatto ai sostenitori del Corano, si stia andando troppo oltre. E’ recente il caso del direttore d’orchestra Daniele Gatti, il più prestigioso direttore d’orchestra italiano insieme a Riccardo Muti, licenziato su due piedi dall’Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam. Cos’è successo? Due soprano, Alicia Berneche e Jeanne-Michele Charbonnet hanno raccontato al Washington Post di aver avuto col maestro Gatti “esperienze inappropriate” per fatti risalenti al 1996 e al 2000. Ora, parola contro parola, come può difendersi un uomo da accuse del genere oltretutto così lontane nel tempo? Non può. Licenziato è già stato licenziato, ha perso altre occasioni professionali e la sua reputazione è comunque rovinata. Ed è sufficiente una “inchiesta interna”, quale quella ordinata dalla direzione dell’Orchestra Reale del Concertgebouw di Amsterdam, per rovinare un uomo? Una “inchiesta interna” non ha le garanzie di un’indagine della Magistratura. E’ vero però anche che le vittime di molestie sessuali o, peggio, di “violenza sessuale” hanno solo dai 3 ai 6 mesi per denunciare questo reato. Questi tempi dovrebbero essere allungati e di molto, ma è inammissibile che delle persone debbano essere chiamate a rispondere di questi reati, comunque presunti, per via mediatica e a vent’anni o più dai fatti. L’unica difesa credo sia non la denuncia per diffamazione dei vari media che hanno rivelato la notizia e di quel tritacarne, spesso anonimo, che sono i social network, ma una controdenuncia per calunnia con richiesta di risarcimento dei danni materiali e morali che per esempio nel caso di Gatti sono rilevantissimi. Forse allora qualcuno ci penserebbe due volte prima di andare a spifferare a un giornale diffuso in tutto il mondo fatti avvenuti, se sono davvero avvenuti perché la presunzione di innocenza dovrebbe valere anche in questi casi, venti o anche trenta anni fa.

    La ministra francese delle Pari Opportunità Marlène Schiappa è andata anche oltre e sta per introdurre il reato di “molestie in strada”. Ora accertare questo reato è difficilissimo, perché molto sottile è il confine fra una molestia e un segno di ammirazione. L’altro giorno ero seduto al mio solito bar. Affianco alcuni giovani operai stavano riparando delle tubature. E’ passata una donna vestita in modo molto appariscente, com’è suo diritto. Un giovane operaio ha fatto un fischio che è il modo popolare e popolano di manifestare ammirazione. Lei si è girata e l’ha incenerito con occhi da medusa. Il ragazzo è arrossito violentemente. Quando è passata davanti a me le ho detto: “un giorno rimpiangerà, signora, questi fischi, quando non glieli faranno più”. Cosa facciamo, multiamo il giovane operaio e anche me che mi sono permesso quell’osservazione? L’insulto è un’altra cosa, è un reato e si chiama ingiuria.

    Pare incredibile ma nelle democrazie che hanno come insegna la libertà è proibito quasi tutto: è proibito fumare, è proibito bere, è moralmente riprovevole giocare d’azzardo tanto che si è inventata una patologia prima inesistente, la ludopatia. Ed è proibito, di fatto, corteggiare. Per ragioni antropologiche, poi diventate culturali, all’uomo spetta la prima mossa. Per quanto noi maschi ci vantiamo e fanfaroniamo non siamo sempre pronti per l’amplesso che comporta un’erezione comunque problematica. Naturalmente nemmeno la donna lo è, ma la défaillance del maschio – che è capitata a tutti, anche a grandi seduttori come Vittorio Gassman – è più decisiva perché impedisce l’’immissio penis’. Per questo fatto antropologico, poi diventato una ‘forma mentis’, è l’uomo che deve fare un atto intrusivo nella sfera personale e ‘lato sensu’ sessuale di lei, anche perché la donna aggressiva spaventa il maschio che in genere se ne fugge a gambe levate come la donna davanti ad un esibizionista (e l’aggressività della donna di oggi è uno dei motivi dell’aumento esponenziale dell’omosessualità maschile e per contraccolpo anche femminile, più nascosta e segreta come più nascosto e segreto è il loro sesso). Cosa vogliamo fare, abolire l’antico e delizioso gioco della seduzione, dove lei, con attuzzi e moine, ti stuzzica, anche se magari ha solo l’intenzione, molto femminile, di civettare un po’, e tu ad un certo punto allunghi la zampa? Io sto con Catherine Denueve che ho rivisto di recente, ahimé molto lontana, ha 77 anni, dall’affascinante bellezza di un tempo: “lasciate che ci corteggino”.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2018

    http://www.massimofini.it/articoli/daniele-gatti-la-differenza-tra-molestare-e-corteggiare

    • PinoMamet scrive:

      C’è materia di riflessione.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      l’aggressività della donna di oggi è uno dei motivi dell’aumento esponenziale dell’omosessualità maschile

      • habsburgicus scrive:

        può essere

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Se ci si può orientare a piacimento verso un sesso o l’altro a seconda delle qualità personali dei singoli soggetti che si hanno davanti, allora l’essere umano di sesso maschile è intrinsecamente bisessuale. Ne sei convinto?

          • habsburgicus scrive:

            forse é la donna che é spesso bisessuale 😀

            • Z. scrive:

              Non confondiamo YouPorn col mondo reale, habs 🙂

              • mirkhond scrive:

                🙂

              • Peucezio scrive:

                Mah… non credere, Z., c’è un’omosessualità latente in molte più donne di quante penseremmo.

              • PinoMamet scrive:

                Boh, io a queste cose
                (“sotto sotto tutte le donne sono lesbiche”, “sotto sotto tutti quelli che vanno in palestra/nell’esercito sono gay” ecc.) non credo.

                Devo dire che non mi interessano neppure tanto: forse tutti gli esseri umani sono, indistintamente, pansessuali, cioè hanno un indirizzo non definito esattamente, che poi viene plasmato dalle esperienze e dalle culture di appartenenza.
                O forse no, boh.

                Mi pare invece che l’omosessualità, in varie forme, sia diventata “di moda”, che NON vuol dire assolutamente:

                -che sia bene accetta in larghi strati della popolazione
                -che ci sia “qualcuno” che vuole “diffondere l’omosessualità” per strane ragioni
                -che l’omosessualità si diffonda “per contagio”

                vuol dire invece che si leggono articoli entusiasti su come la serie TV Will&Grace (che ha fatto campagna elettorale per la Clinton, espressamente) abbia contribuito alla “causa omosessuale”, e che comunque la cultura mainstream (che non è detto sia quella più diffusa, nella pratica) è favorevole ai diritti omosessuali e tratta le manifestazioni dell’omosessualità e in generale del sesso “trasgressivo” con una simpatia negata alla sessualità etero e “tradizionale”.

                Che si scontra, in Italia ma non solo, con un sentire diffuso che vede “i froci” ancora come macchiette o nemici.

      • PinoMamet scrive:

        Bah, non mi pare che sia la parte più interessante dell’articolo e non ci perderei troppo tempo.

        Invece la vicenda del direttore d’orchestra italiano (licenziato in tronco, sulla base di un “comportamento non consono” sulla base delle dichiarazioni- non denunce- di due soprano per fatti di una ventina d’anni prima- con la presenza tra l’altro di una lettera di una delle due soprano che si scusava con il direttore per averlo provocato!) mi sembra indicativa di un certo clima di “caccia agli streghi” 😉

        • Z. scrive:

          Abbastanza.

          Poi è vero che Fini scrive anche robe fantasiose, tipo le donne che ti fanno diventare gay (non era colpa dei vaccini?) o la ludopatia che sarebbe un’invenzione (magari).

          Ma sul fatto che un tema meritoriamente sollevato sia virato verso la caccia alle streghe mi pare difficile dargli torto.

      • Peucezio scrive:

        Mauricius,
        “l’aggressività della donna di oggi è uno dei motivi dell’aumento esponenziale dell’omosessualità maschile”

        Sì, anche secondo me è un po’ una cavolata.
        Condivido l’articolo di Fini, tranne la parte finale.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Leggo che uno di questi grandi custodi delle donzelle molestate sarebbe stato coinvolto in questa sua crociata. Come accusato.

      https://www.terpconnect.umd.edu/~pnc//temp/chronicle%20kimmel.pdf

      • PinoMamet scrive:

        Come il Maccartismo. Prima o poi si fermerà e ci faranno i film sopra.
        Weinstein, interpretato da un bellissimo quarantenne, farà la figura del libero pensatore fuori dagli schemi e del martire. Basta aspettare una quarantina d’anni.

        • Peucezio scrive:

          Non credo.
          O, meglio, è possibile, ma solo in virtù di un rovesciamento di paradigma.

          E’ vero che questa caccia alle streghe ha in comune col maccartismo il metodo, il solito fanatismo manicheo americano, ma gli attori sono molto diversi.
          Lì c’erano da una parte i politici, giudici, opinione pubblica conservatrice e dall’altra gli intellettuali, gli artisti, la gente di larghe vedute, i comunisti…
          Qui la gente comune pensa più o meno quello che pensiamo io e te, mentre tutta la borghesia intellettuale è pienamente organica a questi fanatici.
          Quella era una lotta di retroguardia, per quanto violenta, questa è di avanguardia, ahimè.

          • PinoMamet scrive:

            Questo è verissimo.

            Ma prima o poi il rovesciamento di paradigma si farà.

            Perché- psst, te lo dico in un orecchio- tutto il sistema di valori femminista-omosessualista-separatista-metoo-chiamalo come ti pare… è innaturale e posticcio, sta attaccato con lo sputo e sta in piedi perché tiran quattro venti.

            Prima o poi la natura viene sempre a galla.

          • Z. scrive:

            La “borghesia intellettuale” non credo esista più, Peucè, e sono convinto che molte persone istruite non vedano di buon occhio questa deriva isterica. Anche donne, anche a sinistra.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Io apprezzo meno quelle di Mattarella che ha parlato di diritto AL lavoro in occasione della ricorrenza. I morti di allora erano tutti regolarmente occupati e sono morti proprio perché lavoravano: la differenza la fa tutta non il diritto AL lavoro, ma il diritto DEL lavoro, ovvero la regolamentazione delle condizioni di lavoro (economiche, ma non solo: anche di sicurezza, di protezione dall’arbitrio, di stabilità…). Ma ormai l’argomento è un tabù.

      • Z. scrive:

        Presumo che il Presidente in “diritto al lavoro” consideri anche l’equità delle condizioni, economiche e non, della prestazione.

        (e del resto non è possibile ontologicamente contrapporre una rivendicazione a un ordinamento! Ma un giurista filosofo come te lo sa meglio di me 🙂 )

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Le due cose possono essere persino in contrapposizione tra loro: la contrattazione collettiva è nata proprio come limitazione del diritto al lavoro.
          Ipotizziamo infatti questo scenario: io devo poter lavorare e devo poterlo fare a ogni costo. Quindi sarò disposto ad abbassare il mio salario e pormi in concorrenza con gli altri lavoratori, no? Ebbene, l’esistenza di un contratto collettivo mi impedisce di pormi in concorrenza con gli altri lavoratori (principio della sostituzione automatica delle clausole) e quindi il mio diritto al lavoro è inevitabilmente leso.
          Quindi sì, il mio diritto a stipulare un contratto può benissimo essere compresso dalla regolamentazione di quel rapporto contrattuale.

          • Z. scrive:

            Nel senso che il diritto oggettivo è una norma che regola il diritto soggettivo, che è una pretesa… Ma più che contrapposizione direi che si tratta di regolamentazione.

            Comunque di solito quando sento parlare di “diritto al lavoro” mi pare s’intenda anche il diritto a giuste condizioni di lavoro, oltre che all’impiego.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Comunque di solito quando sento parlare di “diritto al lavoro” mi pare s’intenda anche il diritto a giuste condizioni di lavoro, oltre che all’impiego.

              A me non pare proprio. Facciamo un esempio: contro il Decreto Dignità la risposta è stata “non si crea lavoro per decreto”, come se la regolamentazione dei rapporti di lavoro riguardi in qualche modo la creazione di posti di lavoro.
              Allo stesso modo, mentre il Jobs Act riduceva le tutele per i lavoratori, il governo rispondeva dicendo che grazie agli incentivi si stavano creando posti di lavoro, come se le due cose fossero in qualche modo collegate.
              Quindi il diritto al lavoro è usato sistematicamente come scusa per sfasciare il diritto del lavoro.

              • Z. scrive:

                Questo però non c’entra con la locuzione “diritto al lavoro”.

                Certamente le leggi a garanzia del lavoratore sono state spesso presentate come ostative alla creazione di nuovi posti di lavoro. E lo sono, innegabilmente: se tu potessi assumere alle condizioni (normative ed economiche) di uno schiavo da miniera imperiale romana, certamente potresti assumere molti più operai!

                Ma io discutevo proprio della locuzione: viene usata, ad es., anche per difendere il diritto del lavoratore a non essere soggetto a mobbing.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                C’entra eccome: se io punto a tutelare il diritto al lavoro, allora devo intervenire comprimendo tutto ciò che limita l’incremento dell’occupazione.
                Ma del resto, tolto il mobbing che citi (fuffa allo stato puro: le cause per mobbing vittoriose sono semileggendarie) e tolte le manfrine sulle pari opportunità (che nelle riviste di settore sono avvocati di grido che reclamizzano la dirigente propria assistita che ha fatto causa perché non guadagnava abbastanza tanto), non mi viene in mente l’uso di diritto al lavoro come diritto alle tutele. Ecco, forse per situazioni veramente estreme, come il caporalato o i rider (dove, però, effettivamente c’è il problema della natura del loro rapporto contrattuale, soprattutto dopo che una recente sentenza ha negato l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato: qui in effetti si può parlare di diritto al lavoro come diritto al riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato).

                Però in generale l’argomento del diritto al lavoro è tradizionalmente di parte datoriale. E di parte datoriale anche piuttosto stronza, se devo dirla tutta.

              • Z. scrive:

                MT,

                da ignorante…

                se mi dici che questo è vero nel linguaggio tecnico – vertenze, trattative – ti credo e non entro nel merito.

                Ma nel linguaggio comune raramente si intende come “diritto a lavorare a qualsiasi costo”. Il primo link che ho trovato (fatti recentissimi):

                https://www.salentometropoli.it/2018/08/09/diritto-al-lavoro-negato-attivisti-no-tap/

                Se poi quello è il significato che assume abitualmente nel lessico della proprietà, meglio ancora se è stato diversamente utilizzato dal Presidente.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma quello dell’articolo è appunto il diritto “di andare a lavorare”.

              • Z. scrive:

                Contrapposto al diritto a condizioni di lavoro eque? hai mica un linche, così lo leggo?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Gùgla “il lavoro non si crea per decreto”
                E intanto:
                Elsa Fornero: https://www.ilfoglio.it/economia/2018/07/17/news/il-lavoro-non-si-crea-per-decreto-205976/ (è l’incipit, l’integrale si trovava sul Bollettino Adapt… sì, quell’Adapt di Marco Biagi)

                Il pur moderatissimo Cottarelli: https://www.agenzianova.com/a/0/2001488/2018-07-17/economia-cottarelli-ad-avvenire-il-lavoro-non-si-crea-per-decreto-2/linked

                E, infine, la Uil: http://uil.it/NewsSX.asp?ID_News=8405&Provenienza=1
                La Uil è un caso curioso: alcuni sindacati di categoria erano a favore del decreto, ma maggioritariamente è contraria. Come contraria è la Cisl, mentre la Cgil da un lato sarebbe favorevole, ma dall’altro deve rispettare la disciplina di Partito ed essere contro i Gialloverdi Fassisti.

              • Z. scrive:

                Intendevo un linche al discorso del Presidente della Repubblica!

                Sulla CGIL io la vedevo in modo simile ma rovesciato: ormai i grillini vi abbondano (o almeno vi abbondavano, prima della nascita del governo) ma difendere il ritorno dei voucher non è facile.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                I vooucher non sono mai scomparsi: nelle microimprese si chiamavano Presto (se ne parlava qui poco tempo fa). Qui li si reintroduce per il lavoro stagionale in agricoltura, un mondo estremamente più ridotto della platea interessata da contratti a termine e somministrazione di lavoro.

              • Z. scrive:

                Però la CGIL voleva la loro abolizione integrale, e aveva protestato perché non era stata deliberata nella scorsa legislatura. Dubito immaginasse un ampliamento della platea in questa.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Diciamo che lo scambio per loro è stato ampiamente vantaggioso.

  12. Moi scrive:

    Bisognerebbe prendere in parola e applicare sul serio la provocazione di Vittorio Sgarbi: prima di scopare … liberatoria legale da firmare !

    Saran ben gli Zeti, i Roberti e i Mauricii 😉 a trarne il massimo beneficio professionale !

    • PinoMamet scrive:

      Avrebbe perfettamente senso se tutto il sesso fosse meretricio.

      E alla fine, forse il pensiero sottostante all’odierna caccia agli stregoni è proprio questo tipo di sessuofobismo: tutto il sesso (eterosessuale) è meretricio, è rapporto di potere, è una cosa sporca.
      Perchè è sessista: l’uomo “possiede” la donna. E quindi marcio interamente. Non sto fantasticando: c’erano femministe che dicevano all’incirca le stesse cose, e tuttora basta dare un’occhiata ai messaggi delle “lesbiche separatiste”.

      C’è da chiedersi se è questa la direzione in cui si vuole che vada la società, e la mia risposta è no.

      • PinoMamet scrive:

        Sessuofobismo è scritto apposta: la sessuofobia mi sembra una cosa diversa.

      • PinoMamet scrive:

        Peraltro, il lessico era semmai patriarcale e sessista: l’uomo non “possiede” la donna nell’atto sessuale, più di quanto la donna “possieda” l’uomo.

        Ma non si deve scambiare il lessico con la realtà (uno degli errrori più frequenti ovunque, e forse, mi spingo a dire, il principale del femminismo): la realtà è che il sesso, correttamente svolto, è una libera scelta, e un momento piacevole per entrambi i partecipanti. E come tale non dovrebbe aver bisogno di contratti e di liberatorie.

        • Z. scrive:

          Secondo me la tripla erre in “errrori” non è un errore. Sottolinea la pronunzia corretta: l’affascinante erre uvulare del parmense.

          🙂

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        c’è molto di vero in quello che dici, però oggi si rompe anche il cazzo a una trentenne che svezza un adolescente, mentre prima nessuno si sarebbe sognato di eccepire nulla.
        Io credo che non si perdoni all’uomo di avere più testosterone, di essere sessualmente più esuberante.
        Poi c’è sempre l’idea che la tradizione ha torto e siccome si crede che la società passata fosse patriarcale, allora in culo all’uomo! Ma è solo un fatto simbolico, di bandiera (benché con conseguenze pratiche spiacevolissime per noi uomini e in generale per i rapporti fra i sessi, che ne sono profondamente inquinati), ma la vera sostanza è l’odio verso il sesso, come verso ogni forma di vitalità.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          come verso ogni forma di vitalità

          Tipo?

          • Z. scrive:

            Accoltellare gli africani per ragioni non razziali, presumo, o umiliare pubblicamente gli omosessuali per motivi non discriminatori, oppure ordinare agli zingari di scendere dai treni.

          • Peucezio scrive:

            Z.,
            sì, pensavo esattamente a quello.

            Mauricius,
            seriamente,
            il sesso è l’aspetto più evidente, am ci sono tante altre cose.
            Dalle ordinanze che vietano ai bambini di giocare a pallone in piazza alla gente che si scandalizza per la famigliola che fa il pranzo col tavolino portatile in mezzo ai Sassi di Matera (per poi andarsene ripulendo tutto e lasciando il luogo come l’aveva trovato), all’ostilità verso le automobili in favore di forme di trasporto passive (i mezzi pubblici), ecologiche (le biciclette) o comunque lente, molli, all’avversione crescente, soprattutto femminile, verso la carne e tutti i cibi dalle caratteristiche spiccate, forti, la cipolla, l’aglio, i cibi grassi, insomma, tutto ciò che un tempo era apprezzato di più in quanto sentito come di sostanza.

            Si va nel senso di una compressione dell’aggressività e del sesso, ma più del secondo che del primo. Per un semplice motivo: l’egemonia mondiale è degli americani, che, essendo puritani, trovano bello ammazzare la gente col fucile, ma trovano brutto e sporco il sesso (cioè gli piace ciò che sopprime la vita, ma non ciò che la produce), infatti il pubblico americano medio vuole vedere film violenti pieni di acciditorie, ma se si vede un seno o una scena di sesso si scandalizza.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Tu quindi sostieni che poggiare il culo sul sedile di un’automobile sia espressione di vitalità?
              A te questa immagine ispira vitalità e dinamismo?
              http://www.coolfunpics.com/wp-content/uploads/2016/03/Big-Fat-Man-Sleeping-In-Car.jpg

              • Peucezio scrive:

                Sono un inguaribile marinettiano…

              • Z. scrive:

                A me “automobile” fa pensare a gente in coda, che perde ore a parcheggiare.

                Lo scooter: quello sì che è velocità, vitalità, potenza messianica 😀

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                “A me “automobile” fa pensare a gente in coda, che perde ore a parcheggiare.”

                Certo che siete messi male a Bologna…
                Avrei pensato che fosse meno caotica di Milano.

              • Z. scrive:

                Non sono pratico del traffico milanese.

                A Bologna devi evitare la tangenziale nelle ore di punta e le strade più trafficate tra le 17 e le 20. Ma il bolognese medio è molto più tollerante di me verso gli ingorghi…

              • Peucezio scrive:

                Più o meno come Milano, ma io non faccio mai la tangenziale est dopo le 16 e conosco le strade alternative che evitano il traffico, anche nelle ore di punta.

                A Bari invece è brutto, perché vanno tutti a 20 all’ora. Adesso un po’ meno per fortuna. Inoltre lì i semafori durano un quarto d’ora.

          • Z. scrive:

            Peucè, ma scusa… sparare pallini a un africano, gridandogli “sporco negro” e divertendosi un mondo, non è forse espressione di vitalità e di gioia?

            Gli stessi ragazzi dicono di averlo fatto “per goliardia”, mica per razzismo, e così anche le loro famiglie!

            Smetti di fare il comunista rosicone…

          • PinoMamet scrive:

            “all’ostilità verso le automobili in favore di forme di trasporto passive (i mezzi pubblici), ecologiche (le biciclette) o comunque lente, molli, all’avversione crescente, soprattutto femminile, verso la carne…”

            a me pare che metti insieme delle robe che non c’entrano niente.
            E del resto agli americani, che citi più avanti, piacciono tantissimo le automobili e la carne, mentre la bicicletta loro l’hanno usata brevissimamente prima di Ford e poi l’hanno relegata al ruolo di giocattolo per bambini e attrezzo per sportivi specialisti fino agli anni 2000, quando è stata riscoperta dai corrieri cittadini.
            Davvero, a differenza dell’Europa gli americani per un secolo buono hanno prodotto quasi solo biciclette per bambini; il che ha perfettamente senso in un paese enorme, di strade dritte e larghi parcheggi, in cui a 16 anni puoi già guidare un’Harley Davidson o un’automobile.

            • PinoMamet scrive:

              E in cui la benzina costa(va) pochissimo, aggiungo.

            • Peucezio scrive:

              Ma infatti in America c’è solo la sessuofobia, non c’è l’odio verso ogni forma di vitalismo.
              Quella forse è più europea.

            • paniscus scrive:

              “all’avversione crescente, soprattutto femminile, verso la carne e tutti i cibi dalle caratteristiche spiccate, forti, la cipolla, l’aglio, i cibi grassi, ”

              a me pare che metti insieme delle robe che non c’entrano niente.
              ———————————–

              Per esempio io, più mi passa il tempo e più sto diventando sempre più insofferente verso i cibi grassi e verso la carne… ma non ho il minimo problema con l’aglio, la cipolla, l’aceto, il peperoncino, e qualsiasi forma di spezie o di condimento forte, anzi semmai rischio di mettercene troppo : -)

  13. Moi scrive:

    Una Madame Van Boldrinen 😉 a tutela degli Italiani in Belgio NON c’era … nevvero, Habs ? 😉

    Intelligenti Pauca

    • Z. scrive:

      Non per questo gli italiani erano meno emigranti, però.

      • Peucezio scrive:

        Lì si trattava solo di una battaglia economica: la società civile contro quelli che costruivano le proprie fortune sullo sfruttamento del lavoro straniero sottopagato.
        Oggi è un problema culturale, perché ogni forma di identitarismo e, alla fin fine, di sentimento nazionale, è percepita come una forma di razzismo fascista criminaloide e questo è francamente odium sui. L’immigrazione è solo un pretesto: se non ci fossero immigrati troverebbero altre bandiere dell’alterità, dove l’alterità ovviamente è una finzione, perché l’omologazione per definizione non produce alterità.
        E’ un po’ come il discorso di Bagnai sulla salita che vista dall’alto è una discesa: per avere un aliud devi avere un id: nulla è altro in assoluto, rispetto a nulla. E questo in fondo è l’equivoco concettuale, in cattiva fede, del nichilismo di sinistra: cercano di far passare il nihil per un aliud, ma senza ea (pl. di id) non ci sono alia, solo il nulla, cioè far passare per assoluta una definizione relativa.
        Come dire che uno è il suocero, ma non si sa di chi. E’ il suocero e basta.

        • Z. scrive:

          In sostanza: i nostri emigranti erano italiani, mica degli stranieri!

          • Peucezio scrive:

            Sai che non capisco che vuoi dire?

          • Peucezio scrive:

            Z.,
            la differenza sta negli accoglienti, non negli accolti.

            Ma in pratica che volete dire? Che gli emigranti italiani erano uguali a quelli che ora immigrano in Italia?
            Sai che scoperta dell’acqua calda?
            Quello che ho cercato di dire, per cui Pino ha detto che voglio un’élite di coltissimi e ricchissimi e masse di selvaggi, è che di solito i poveri emigrano in un posto dove c’è gente ricca, che li schifa perché sono poveri e, quali che siano i popoli coinvolti, lo schema è sempre lo stesso.
            L’unica differenza appunto è che l’America dell’Ottocento, a differenza dell’Italia di oggi, non era politicamente corretta.

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              — la differenza sta negli accoglienti, non negli accolti. —

              Non vedo differenze rilevanti. Erano tempi men leggiadri e più feroci, certo, ma questo valeva per tutti.

              — Ma in pratica che volete dire? Che gli emigranti italiani erano uguali a quelli che ora immigrano in Italia?
              Sai che scoperta dell’acqua calda? —

              Vorrai scherzare. La tua offesa agli emigranti italiani è DI UNA GRAVITÀ INAUDITA! Sei un immigrazionista, un comunista, un centrosocialista, un calergista, una bistia insomma 😀

  14. mirkhond scrive:

    Da un commentatore all’articolo di Repubblica linkato da Zanardo:

    “Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, mentre donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere. Dicono che siano dediti al furto e violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”

    Relazione al Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.

    • Z. scrive:

      Non essere offensivo, paragonando i nostri emigranti agli altri: mica erano africani, i nostri emigranti…

      • mirkhond scrive:

        Come africani però erano visti dai wasp.

        • Z. scrive:

          Si è sempre più a sud di qualcun altro. Ma anche più a nord…

          • Peucezio scrive:

            Basterebbe che nessuno emigrasse e si eviterebbero ‘ste incomprensioni fra popoli.
            Lo schema è sempre lo stesso: emigra sempre la parte più povera e degradata della popolazione, che quindi, non per sua colpa, è anche quella meno compatibile con i costumi di una società più benestante.

            • Z. scrive:

              Beh, se tutti avessero un buon lavoro in patria, presumo che a emigrare non sarebbero in molti.

              • Peucezio scrive:

                E’ ovvio.
                Ma nel migliore dei mondi possibili che sta per essere spazzato via dalla pandemia, il tuo beneamato capitalismo diretto dagli illuminati progressisti della Terza Via, alla D’Alema, Blair, Clinton e dai loro epigoni ha alimentato un sistema basato su immensi squilibri di risorse. 😛

              • Z. scrive:

                Lo sapevo che era tutta colpa di D’Alema…

              • Peucezio scrive:

                Beh, diciamo che non stravedo per i sanguinari assassini che hanno il vizio di bombardare città e nazioni europee.

              • Z. scrive:

                Per questo sei fieramente antifascista e antinazista 😉

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                prevedevo quest’obiezione.
                Altri tempi.
                E comunque lì lo facevano tutti e gli altri l’hanno fatto molto di più.
                Invece quella alla Jugoslavia è stata una vile aggressione unilaterale: non mi risulta che né prima, né durante, né dopo i Serbi abbiano bombardato Roma o Washington.

              • Z. scrive:

                Ah, quindi anche la difesa della Polonia è stata una “vile aggressione unilaterale”: a danno dei poveri nazisti, che mica avevano mai bombardato Francia e Regno Unito 😀

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                sei troppo distratto ultimamente.
                Ho detto che quella alla Serbia è stata un’aggressione unilaterale, diversamente dalla II Guerra Mondiale, in cui tutti se le sono date di santa ragione, coinvolgendo civili, ma i vincitori lo hanno fatto di più.

              • Z. scrive:

                No Peucè, forse sono poco intelligente ma non sono distratto!

                La Germania non aveva aggredito né Francia né Regno Unito, nel 1939.

                Quindi, secondo il tuo criterio, si trattò di un’ingiusta aggressione unilaterale anglo-francese.

                Io invece penso che meglio avrebbero fatto gli anglo-francesi a intervenire anni prima, e così in Jugoslavia. Certo il ruolo del governo italiano nel conflitto fu molto defilato, di secondo piano: male.

                Ma a D’Alema perdono anche questo…

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                sai quanto mi fanno schifo gli anglo-francesi sia nel 1939 che sessant’anni dopo.
                Ma almeno non si può certo dire che nel ’39 aggredissero un paese imbelle, con una forza del tutto sproporzionata alla loro.
                Inoltre Hitler aveva aggredito una nazione sovrana, mentre Milosevic si occupava legittimamente di casa sua.

            • Z. scrive:

              Poi quale sarebbero le incomprensioni? Gli italiani emigranti erano italiani, mica (mio Dio, mio Dio!) degli africani. È un fatto obiettivo. Non vedo incomprensioni!

              • Peucezio scrive:

                E che cambia? Mica è un fatto razziale, è sociologico.
                Le mi riserve sull’immigrazione sono di tipo razziale, perché la distribuzione territoriale dei fenotipi è il risultato di una stratificazione storica plurimillenaria che io ritengo un patrimonio degno di tutela e un valore di diversità, mentre dell’aspetto sociale me ne impipo, anzi, sono pure contento che in Italia ci sia gente meno imborghesita; è che avrei voluto che non si imborghesissero del tutto gli italiani, anziché importare stranieri non imborghesiti, che poi si imborghesiranno dopo una generazione.

                Ma i problemi di cui parlavo, che siano fra italiani e statunitensi negli anni ’20 o fra africani e italiani oggi, sono sociologici, non legati alla razza. Poi è chiaro che la gente associa. Ma se i negri fossero tutti ricchi, vestiti elegantemente, distinti e girassero con belle macchine, stai tranquillo che la gente associerebbe “negro” a “figo, signore, persona di altissimo prestigio”.

              • PinoMamet scrive:

                “. Ma se i negri fossero tutti ricchi, vestiti elegantemente, distinti e girassero con belle macchine, stai tranquillo che la gente associerebbe “negro” a “figo, signore, persona di altissimo prestigio”.”

                Insomma, trasformiamoli tutti in stelle del rap 😀

                comunque è uno dei tuoi commenti con cui non sono d’accordo, dall’inizio alla fine in pratica.

                Continuo a non vedere nulla di bello- anzi, molto di terribile- nel tuo gusto per una società di poveri cozzaloni contrapposta a un’elite colta e raffinata e vviamente ricca (nella quale ovviamente ci si mette sempre…);
                mi sembra un sogno coloniale anni Trenta, e privo dei suoi aspetti di esotismo. Mi sembra paternalistico e intrinsecamente violento, anche se forse non te ne rendi conto.
                ‘Ste cose finiscono sempre con una rivoluzione, un massacro, o entrambe le cose.

                Mi dirai che fa eccezione l’Italia: ed è vero, ma perché è uno dei paesi che è sempre stato storicamente più lontano dal tuo modello; ha avuto la grande fortuna di essere stata dominata da stranieri per molto tempo, per cui il naturale malcontento verso l’elite sfruttatrice si è potuto trasformare direttamente in nazionalismo; e l’elite italiana era così permeabile verso il basso, in entrata e in uscita, e così poco credibile, che era difficile prenderla sul serio; e anche così, dopo la Prima Guerra l’Italia correva il serio rischio di diventare un paese socialista, se non fosse stato che un socialista ha marciato su Roma…

                Poi, prima dici che dell’aspetto sociologico te ne impippi, poi parli proprio dell’aspetto sociologico.

                Infine non riesco minimamente a capire- sarà un limite mio- cosa ci sia di bello nei tipi fisici, e perché debbano rimanere immutati e fissi nella loro distribuzione per sempre… perlomeno da una certa data in poi 😉

                del resto, scusa la malignità, ma queste preoccupazioni per l’aspetto fisico riguardano sempre l’arrivo di negri.
                Se fossero gli svedesi ad arrivare in massa, nessuno ci penserebbe mai.

              • Z. scrive:

                Riassumendo:

                I poveri devono restare ignoranti, odiare altri poveri e prenderli a sprangate cosicché i ricchi possano continuare a sfruttare gli uni e gli altri.

                Sarà che non sono ricco, ma in effetti non mi sembra un bel progetto.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “Continuo a non vedere nulla di bello- anzi, molto di terribile- nel tuo gusto per una società di poveri cozzaloni contrapposta a un’elite colta e raffinata e vviamente ricca (nella quale ovviamente ci si mette sempre…);”

                Ogni tanto mi attribuisci quest’idea, ma non vedo dove l’avrei espressa. In generale sono abbastanza d’accordo con te.

                Non sono d’accordo invece su questo:
                “Infine non riesco minimamente a capire- sarà un limite mio- cosa ci sia di bello nei tipi fisici, e perché debbano rimanere immutati e fissi nella loro distribuzione per sempre… perlomeno da una certa data in poi ? ”

                Io non dico che debbano rimanere immutati da una certa data in poi, dico che sconvolgimenti di massa inediti nelle loro proporzioni stanno sconvolgendo degli assetti che sono il prodotto di trasformazioni lente e plurisecolari. E’ un po’ come l’architettura: non è che per qualche strana ragione metafisica non si debbono più abbattere le cose del passato e costruirne di nuove: si è sempre fatto; il problema è che in passato si demoliva o si modificava per fare altre cose belle o almeno passabili, oggi si demolisce per fare brutture.
                La razza (nel senso delle caratteristiche genotipiche e fenotipiche) fa parte della fisionomia di una nazione come il suo paesaggio, le sue architetture, la sua cucina, la sua letteratura, la sua fisionomia linguistica e come tale andrebbe preservata come valore culturale e storico.
                E comunque tutto ciò che riduce la diversità è sbagliato, perché impoverisce, toglie cose.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                guarda che il filocapitalista che vuole che le sette otto persone che concentrano metà della ricchezza mondiale continuino a farlo perché altrimenti guai sei tu, non io!
                Quando ho detto che le appenderei per le palle e ridistribuirei la loro ricchezza a tutti gli altri, hai detto che non sia mai, che non va bene, ecc. ecc.

              • Z. scrive:

                No Peucè, io al limite se fai discorsi del genere ti sorrido con garbo: tanti proclami roboanti, poi sempre qua con noi stai 😀

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                non giocare con le parole, è ovvio che non penso di farlo io di persona, si usa il condizionale per indicare un orientamento politico: quello che si farebbe se si governasse, per cui si voterebbe chi promettesse di farlo.
                Se un tizio mi dice che darebbe la pena di morte agli stupratori, penso voglia essere lui personalmente il boia incaricato dell’esecuzione?

                Comunque meglio voler appendere per le palle i cinque o sei miliardari che essere a favore del fatto che abbiano metà della ricchezza mondiale 😛

              • Z. scrive:

                E chi l’ha detto che sarei “a favore”? Tu? 🙂

                Tra un po’ dirai che tifo Toro e Fortitudo, e che il mio cantante preferito è Branduardi!

                PS: comunque sì, se qualcuno volesse la pena di morte per chicchessia gli proporrei esattamente di offrirsi come boia.

              • Peucezio scrive:

                Quindi chi è a favore del carcere per i delinquenti dovrebbe fare il secondino…

                Z., le cose che ti attribuisco te le attribuisco perché le hai scritte.
                E per fortuna sono ancora lì, possiamo ritrovarle in qualunque momento.

              • Z. scrive:

                Fare il boia mica richiede otto ore al giorno di lavoro. Basta tirare una leva.

                A parte questo, ci giochiamo una cena al San Domenico di Imola che non ho mai scritto di gioire per la concentrazione della ricchezza mondiale in poche mani? Occhio, sono uno che mangia sin troppo 🙂

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                facciamo così: scrivi ai governi di tutti gli stati con la pena di morte e proponi che i loro cittadini facciano i boia a turno, vediamo un po’ che risposta ricevi.
                Va bene la demagogia anti-pena di morte, ma a tutto c’è un limite. Poi il provocatore sono io 🙂

                Non avrai scritto che gioivi, ma difendevi accanitamente il loro diritto a mantenere tale condizione.
                Non stiamo a perderci dietro le sfumature: tu, come tutta la sinistra contemporanea, siete affezionati a questo mondo di precarietà, sfruttamento e impoverimento generale che il neoliberismo ha creato o quantomeno lo ritenete inevitabile (e per esperienza so bene che quando qualcuno dice che un qualsiasi fenomeno umano, sociale, è inevitabile, vuol dire che gli piace).
                Anche un liberale conservatore di un tempo mica diceva esplicitamente che era contento se un povero moriva di fame. Ma la realtà è che si sentiva tranquillizzato all’idea che la maggior parte della popolazione fosse ai limiti della sussistenza, perché temeva che se no finisse il mondo.
                E’ significativo infatti che, quando dici che non siamo affatto nel migliore dei mondi possibili, non ti riferisci mai alle disparità sociali, che tra l’altro si vanno acuendo dentro il mondo ex benestante, ma agli odiatori da tastiera e alle pandemie prossime venture.
                Come se io dicessi che il vero problema di cui preoccuparsi oggi non è la fame nel mondo, ma i complottisti dell’11 settembre.
                A volte l’impressione è che questa cultura liberale di sinistra contemporanea stravolga completamente il senso delle proporzioni e delle priorità.
                D’altronde è la stessa che teme le parole e tollera le ingiustizie reali, che critica Putin ma tollera e si allea con un autoritarismo violento e fanatico come quello saudita, che finanzia il terrorismo in tutto il mondo.
                E il bello è che uno passa per estremista e provocatore, perché addita queste contraddizioni.

              • PinoMamet scrive:

                “Ogni tanto mi attribuisci quest’idea, ma non vedo dove l’avrei espressa”

                Diciamo, continuamente, e dappertutto? 😉

                A parte tutto, sulla pena di morte la penso come Z.

                E attenzione, non per demagogia anti-pena di morte: no, penso che la pena di morte abbia senso, solo se eseguita come vendetta dai parenti stretti della vittima. Loro soli ne hanno diritto.
                Se moralmente non se la sentono, nessun altro può prendersi l’incarico di ammazzare una persona, per quanto colpevole: sarebbe un assassino a sua volta.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — Non avrai scritto che gioivi, ma difendevi accanitamente il loro diritto a mantenere tale condizione. —

                Cerca pure il commento: come dici tu, resta tutto scritto. Farò ammenda volentieri, nel caso.

                Però occhio che il San Domenico è un locale stellato 🙂

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                veramente l’assenza di pena di morte dai sistemi giuridici è una cosa recente (si va al massimo al ‘700), mentre l’idea dello stato che avoca a sé il monopolio della violenza e supera la vendetta privata è antichissima.
                Il punto è che proprio la collettività organizzata si pone come padrona della vita individuale, in certi casi.

                Invece dimmi dove avrei detto che voglio il tipo di società che dici.
                Lo deduci dal fatto che io abolirei la scuola? A parte che lo dicevi anche tu, ma in ogni caso io la abolirei per tutti e stabilirei che le persone inclini allo studio debbano avere un precettore privato.
                Ma non ritengo affatto che costoro dovrebbero poi guadagnare più degli altri, anzi, ritengo che si dovrebbe restiuire e dare il massimo prestigio ai lavori manuali.

                Poi un altro conto è l’analisi storica. Oggettivamente la democratizzazione della cultura ha coinciso con una sua depressione generale: tutti studiano e tutti sono ignoranti.
                Allora preferivo la scuola presessantottesca o ottocentesca, che era comunque popolare e non élitaria. Poi effettivamente era una società con più disparità rispetto a quella degli anni ’70-’80.
                E sicuramente preferisco per molti versi l’epoca di Dante o l’età classica alla nostra, per i capolavori che producevano, malgrado fossero società fortemente classiste.
                Anche se il Medioevo è stato un’epoca complessa, c’erano i comuni, c’erano un sacco di fenomeni dal basso, corporazioni di artigiani potentissime, gruppi sociali che travolsero e annientarono di fatto l’aristocrazia.
                L’antichità classica effettivamente invece si basava sulla schiavitù (anche se anche lì c’erano molti ascensori sociali) e ciò consentiva ai colti di creare le cose meravigliose che ci sono arrivate.
                Ma io non giudico e non dico né che fosse la società perfetta, né che fosse una schifezza: come al solito sono relativista e pluralista. Non è il mio ideale una società di quel tipo, ma ne riconosco i pregi (e i difetti): non è che siccome c’erano gli schiavi la demonizzo.
                Le mie società ideali comunque sono società primitive egualitarie, di tipo comunitario.
                In tutto ciò davvero non vedo dove avrei detto di essere per società molto polarizzate socialmente, dominate da piccole aristocrazie che opprimono tutti gli altri.

              • Z. scrive:

                Peucè,

                — E’ significativo infatti che, quando dici che non siamo affatto nel migliore dei mondi possibili, non ti riferisci mai alle disparità sociali —

                Mi pare scontato. Le disparità sociali sono di per sé inique se sono, come spesso sono, ingiustificate o comunque eccessive. Ne abbiamo parlato, oltretutto, anche col rabbi Pino qui sul blog.

                Non dare le idee altrui per scontate. Nel dubbio chiedi. E se non hai mai dubbi, ecco, ogni tanto sarebbe meglio che ne avessi 😉

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                prova ad esprimere il tuo pensiero una volta per tutte.
                Non sulle disparità sociali in astratto, ma sul loro aumento negli ultimi anni e sul più generale impoverimento delle società occidentali.
                Sappi che se dirai che è inevitabile o che le soluzioni sono complesse, quindi tanto vale tenerci il problema, sarai automaticamente considerato complice, con tanto di cena a tue spese nel posto che hai detto 😛

              • Peucezio scrive:

                Anche perché tanto si fa una volta ciascuno, quindi sai bene che la prossima volta che si mangia insieme non ti consentirò in ogni caso di pagare un centesimo!

              • paniscus scrive:

                “La razza (nel senso delle caratteristiche genotipiche e fenotipiche) fa parte della fisionomia di una nazione”
                ————

                Cioè, vorresti dire seriamente che gli italiani, in massa, sono caratterizzati da un’unica tipologia fisica comune?

              • PinoMamet scrive:

                Francamente faccio fatica a trovare un tipo unico italiano;
                non solo c’è una, ehm, invidiabile varietà in tutto il Paese, ma anche in ogni singola città, tra i cittadini medesimi da diverse generazioni, non esiste certo un tipo unico.

                Io ogni tanto mi diverto con la “facciografia”, cioè, secondo me ci sono facce tipiche di certe regioni (di solito femminili, chissà perché; forse sono io che guardo più le donne), ma non vuol mica dire che in quella regione siano tutti uguali, e magari la stessa faccia la ritrovi in persone che non c’entrano niente con quella zona.

                In ogni caso, l’unico carattere comune degli italiani, su cui mi pare concordi anche Peucezio, è un certo ingentilimento dei tratti più caratteristici e pronunciati dei vari “fenotipi”, che non sono mai in forma “bruta”, schietta, pura.

                Secondo me è, banalmente, il frutto di millenni di incroci e imbastardimenti, ma temo che Peucezio non la pensi così 😉

                comunque esiterei molto a definire questo tratto spannometrico “una razza”…

                in ogni caso, voglio rassicurare Peucezio:
                quando vedo un attore USA o inglese che mi sembra italiano, o è italiano, oppure, molto spesso, è un incrocio due quarti irlandese un quarto russo un quarto cherokee (il mitico cherokee che in America pare tutti abbiano) o creolo del sud, o franco-canadese-nero caraibico-scozzese-tedesco, o indiano d’India-inglese o iraniano-tedesco o….

                insomma, incrocio per incrocio, il risultato è sempre italiano 😉

              • PinoMamet scrive:

                Una mia allieva per esempio era la sosia della cantante (molisana o abbruzzese, credo) Ariana Grande:
                era indiana.

              • Peucezio scrive:

                Lisa,
                “Cioè, vorresti dire seriamente che gli italiani, in massa, sono caratterizzati da un’unica tipologia fisica comune?”

                Tu proprio non hai mai letto quello che scrivo.

              • Peucezio scrive:

                PIno,
                “Secondo me è, banalmente, il frutto di millenni di incroci e imbastardimenti, ma temo che Peucezio non la pensi così ? ”

                In realtà probabilmente è proprio così.
                Vi è un tipo autoctono (sempre in senso relativo), che è il mediterraneo cosiddetto ibero-insulare, il dolicocefalo basso di statura; un tipo ancora più autoctono (perché di origine paleolitica) che è il mediterraneo litoraneo, che si trova nella Toscana nordoccidentale, in Corsica, ecc.
                Forse il tipo alpino è un’evoluzione in sede di un tipo locale.
                Senz’altro il tipo adriatico (che è prevalente in tutta l’Italia centro-settentrionale, ma anche sulla costa campana) non è autoctono. Probabilmente c’entra con le invasioni indoeuropee.

                Il punto è che ciò che ne risulta oggi è espressione di un genius loci e, come ho già detto altre volte, di una stratificazione e un acclimatamento plurimillenario, su un fondo etnico sostanzialmente autoctono (che costituirà, molto a spanne, metà del sangue italiano, la metà dolicocefala).

                Niente a che fare con il mega-centro commerciale che il mondo è diventato, in cui la gente si sposta da una nazione all’altra come ci si sposta da un negozio a un altro, creando razze di plastica, completamente avulse dal territorio e dalla sua storia e che possono cambiare a capriccio ogni momento.

              • PinoMamet scrive:

                Solo che secondo me la stessa impressione la si è avuta per ogni “invasione”…

                non credo che il particolare contesto attuale sia necessariamente eterno, ecco.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                forse a livello di percezione sì.
                D’altronde per noi è talmente abituale prendere unaereo e andare in posti a migliaia di chilometri, con facce, lingue, luoghi ed edifici completamente diversi che non ci fa nessun effetto, mentre per un uomo medio del Medioevo vedere uno che arrivava da un posto lontano cento chilometri era quasi come vedere un marziano.

                Ma questo fa capire come, al di là della percezione, c’è un salto sostanziale.

                Quello che mi meraviglia che tu non voglia cogliere è che in un certo senso siamo fuori dalla storia, almeno intesa come l’abbiamo sempre conosciuta.
                E’ un po’ come il discorso delle architetture, che ho già fatto qui: in linea di principio è giusto che ci sia un certo ricambio anche degli edifici, ma il problema è che oggi si fanno solo brutture, secondo uno stile inedito in tutta la storia umana.
                E così è per tutto. Non puoi paragonare il cambiamento fra l’utilizzo dell’asino o della carrozza e quello dell’aereo, o fra l’artigianato e la produzione industriale di massa, a qualsiasi passaggio storico noto.
                Tranne forse la rivoluzione neolitica, ma quella fu infatti l’altra cesura storica fondamentale, quella che fondò ciò che oggi è saltato.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “E così è per tutto. Non puoi paragonare il cambiamento fra l’utilizzo dell’asino o della carrozza e quello dell’aereo, o fra l’artigianato e la produzione industriale di massa, a qualsiasi passaggio storico noto.”

                Sicuramente. La fine di un ciclo non è la ripetizione di un ciclo 🙂

    • Peucezio scrive:

      Io però mica ho capito dove sta il razzismo del messaggio.

      • PinoMamet scrive:

        Quello della capotreno o quello dei tizi che insultano il tale che l’ha denunciata?

        Quello della capotreno è chiaro: fuori dal blog di Miguel 😉 , “zingari” è di fatto un insulto, come “negri”. Dire “zingari levatevi dai coglioni”, esattamente come “negri levatevi dai coglioni”, è un insulto razzista.

        Quello di chi la difende, anche se non usa magari nessun termine razzista, è lo stesso un messaggio razzista: se tu appoggi Sempronio che dice “terroni del cazzo” (è un exemplum fictum ovviamente) è ovvio che la pensi come Sempronio.

        Dai Peucè, è davvero molto semplice e non c’è bisogno di girarci intorno.

        • PinoMamet scrive:

          “Zingari levatevi dai coglioni” non è solo un insulto, per inciso: è una discriminazione.

          Il capotreno ha il diritto e il dovere di far controllare i biglietti e di far scendere chi non ha il “titolo di viaggio”. Non risulta da nessuna parte che debba operare invece una discriminazione etnica.

          • Peucezio scrive:

            Qui però si vede proprio lo iato fra il linguaggio comune e le fisime politicamente corrette.
            Se c’è un gruppo di zingari che crea problemi, che faccio, come quello della barzelletta, che, alla domanda “come si chiamano gli abitanti della Cina”, rispondendo “cinesi” si sentì dire: “Eh no! Uno per uno!”?
            E inoltre che devo fare, devo prima accertarmi se siano Rom o Sinti? Chi cazzo ha deciso che “zingaro” è un insulto? E con quale autorità?
            “Scemo” o “stronzo” è un insulto, per consenso unanime.
            “Zingaro” è un insulto perché così l’ha deciso un’esigua minoranza di fissati nevrotici. Certo non lo è per gli zingari stessi, che hanno tutt’altre preoccupazioni, molto più concrete.

          • Peucezio scrive:

            Certo che è davvero come l’aneddoto di Maria Antonietta e le brioche: ci sono decine di episodi di capitreno, controllori ecc. che vengono aggrediti, malmenati, cui vengono tagliati gli arti col machete, passeggeri terrorizzati, ecc., ma il mondo d’oggi teme le parole.

            • Z. scrive:

              Quindi, visto che ci sono aggressioni sui treni, dovrebbe passarla liscia chi dice all’altoparlante di servizio “fuori i terroni dal treno”?

              Non fa una grinza!

              • Peucezio scrive:

                E ci fosse un gruppo di napoletani che danno fastidio e la capotreno, per far capire a chi si rivolge, si rivolgesse a loro come “napoletani”, non ci sarebbe nulla di male.
                “Terroni” è nato come termine offensivo, “zingaro” lo è diventato da qualche anno, solo nella mente malata dei coglioni ossessionati dal politicamente corretto.
                Z., tu sei una persona seria, dai…

              • Z. scrive:

                Credo che tu comprenda come nemmeno “i meridionali scendano dal treno” sia accettabile, che ci sia sul treno un odioso sofista barese o meno 😛

                Se li chiami “terroni” sei solo più offensivo.

              • Peucezio scrive:

                Dipende.
                Se è un modo per far capire a chi ci si rivolge, non vedo proprio dove stia il problema.
                E’ come dire: “quello con la camicia celeste scenda dal treno”.

              • PinoMamet scrive:

                Peucè, su, via…

                non difendere l’indifendibile.

                Zingari, ripeto, è usato come termine offensivo.
                Anche non lo fosse, il capotrenon non ha NESSUN diritto di dire “i rom e i sinti scendano dal treno”, neanche in tono gentile ed educato.

                Ha invece l’autorità per far scendere chi non ha il biglietto o chi compie un reato.

              • Peucezio scrive:

                A me sembra una querelle surreale.
                In che altro modo doveva far capire a chi si rivolgeva? Mica li voleva far scendere in quanto zingari, ma in quanto disturbavano.
                Il problema è che su treni, autobus, ecc. salgono con frequenza teppisti vari, immigrati violenti, zingari e altra gente che disturba gli altri passeggeri e aggredisce controllori e altri dipendenti.
                Se questo è irrilevante, mentre una frase per mandare via dei disturbatori è grave perché ha detto “zingari”, siamo all’impazzimento, alla perdita di ogni senso delle proporzioni.
                Come gli Americani, appunto, che nella sostanza continuano a mantenere i negri in una condizione di subalternità sociale e dall’altra fanno gli isterici se li chiami negri.
                Basterebbe solo questo per squalificare qualunque forma di politicamente corretto: il fatto che è concepito per andare in culo agli stessi tutelati, oltre che a tutti gli altri.

              • PinoMamet scrive:

                “A me sembra una querelle surreale.”

                Peucè, è surreale perché continui a fingere di non capire.

                “In che altro modo doveva far capire a chi si rivolgeva?”

                Sei stato sui treni, immagino, quasi quanto me, e sai benissimo che non c’era nessun motivo e nessuna necessità di “far capire a chi si rivolgeva”.
                Se il controllore non fosse riuscito a far scendere i viaggiatori senza biglietto, questuanti o borseggiatori alla prima stazione, come a volte succede, avrebbe chiesto l’intervento della PolFer, come ho visto almeno un milione di volte, senza scandali e senza proclami razzisti all’altoparlante.

                “Mica li voleva far scendere in quanto zingari, ma in quanto disturbavano.”
                Ne riparleremo quanto sentirai sul treno “brutti terroni avete rotto i coglioni”…

              • Z. scrive:

                Non lo sentirà, o non lo sentirà più. È facile dimenticarsi di quando gli africani eravamo noi.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                quando mai tu sei stato africano? 🙂
                Comunque se oggi si scatenasse un’isteria politicamente corretta sul termine “terroni”, certo non vi aderirei, per quanto possa seccarmi il sentimento antimeridionale che c’è dietro.
                E ho già spiegato comunque la differenza con “zingaro”.
                Il bello è che volete insegnare a me, che studio persino la loro lingua e mi sono letto i tomi su di loro, il rispetto per gli zingari. 🙂
                Questo a dimostrazione che chi ama davvero le persone non ha bisogno di appigliarsi alle parole.
                Proprio perché per anni la mia socialità si è svolta all’interno della comunità di russi-ucraini-moldavi, ecc. a Milano, cioè di immigrati, posso permettermi a maggior ragione di trovare ridicoli gli scrupoli politicamente corretti.

                Circa il merito specifico: ci saranno stati pure altri mezzi per cacciare i disturbatori o quelli senza biglietto, non lo escludo, ma davvero dare un simile rilievo a una cazzata del genere rispetto alle aggressioni fisiche frequentissime a personale di ferrovie, aziende dei traposti pubblici e simili come si può qualificare?

              • PinoMamet scrive:

                Peucezio

                perdonami ma sono una persona semplice, e qui i tuoi studi linguistici e le tue amicizie russe non c’entrano niente.

                Se sul treno c’è qualcuno che disturba o compie reati, il capotreno chiama la Polizia Ferroviaria, punto.
                Non fa proclami su base etnica conditi da insulti (“avete rotto i coglioni” e simili).

                Non si tratta di “isteria politicamente corretta” ma di comune rispetto per le leggi e per il ruolo che si ricopre.

                Personalmente, non credo che la capotreno vada licenziata, ma una multa ci sta tutta. Comunque non sta a me decidere.

              • Peucezio scrive:

                “Proclami su base etnica” dire a degli zingari di scendere…

                E poi tu saresti il semplice e io il complicato. 🙂

              • Z. scrive:

                Sè la sua prima violazione, credo che la sospensione breve sia la sanzione prevista per il caso di specie.

                Con una sana autocritica pubblica potrà cavarsela con pochi giorni.

              • Z. scrive:

                Comunque ordinare a un gruppo etnico di scendere dal treno mi sembra precisamente un comando su base etnica.

                Così come un albero mi sembra un albero 🙂

              • Peucezio scrive:

                Quindi se un gruppo di persone fa casino e sono tutti zingari, bisogna mandare via pure uno che non c’entra niente, se no è discriminazione.

              • PinoMamet scrive:

                Peucezio, mi viene a questo punto il dubbio che non abbia mai preso un trenmo, o che non abbia perlomeno mai assistito alla scena.

                Io ho fatto da pendolare sui treni per molto tempo, prima come studente, poi come insegnante in un’altra città per due anni.

                Capisco benissimo l’esasperazione della capotreno.
                E capisco benissimo che tu non hai presente la scena e il suo svolgimento 😉

                Che è il seguente:
                un gruppetto di persone sale sul treno, a volte con biglietto a volte no, e si sparpaglia sui vagoni lasciando i bigliettini prestampati “ho fame, ho tot bambini, datemi qualcosa”, segue immaginetta della Madonna o di Gesù. Li mollano tra i sedili, e poi passano dopo qualche minuto a vedere se qualcuno gli ammolla il 50 centesimi.
                Queste sono le “molestie” dei terribili zingari ferroviari, con i quali ho anche parlato un po’
                (uno mi confessò di essere solo “mezzo zingaro”).

                Passa il controllore, e se li vede li fa scendere alla prima fermata.
                Una volta ogni tanto qualcuno di loro (molto raro) o un africano senza biglietto (più di frequente) fa un po’ di casino perché non vuole scendere: se il casino diventa eccessivo, tempo due minuti ed arrivano due agenti della PolFer, che alla prima stazione lo fanno scendere.

                Stop. Fine del casino. Fine dello sbatti, come direbbe un mio amico.

                Che la capotreno fosse esasperata, guarda, posso al limite anche capirlo.

                Che mettersi a urlare al microfono “zingari scendete perché avete rotto i coglioni” sia una prassi giusta, o almeno vagamente accettabile;
                e soprattutto che possa servire a qualcosa oltre che come sfogo personale;
                su questo, permettimi, dirò eufemisticamente che ho seri dubbi.

              • PinoMamet scrive:

                “Quindi se un gruppo di persone fa casino e sono tutti zingari, bisogna mandare via pure uno che non c’entra niente, se no è discriminazione.”

                Peucè, dai, questa è una stronzata e lo sai benissimo.

                Faccio il colto e uso il termine che ho imparato da Z.: è puramente eristico.

                E io non vedo l’utilità di discutere per il gusto di discutere. Ho altri modi di perdere tempo.

              • Peucezio scrive:

                Vabbè, dai. Non volete ammettere che si è montato un casino per una stronzata.

                Che poi ancora non ho capito chi ci guadagna da ‘ste forme di finto rispetto. Non certo gli interessati, che non ne ricavano alcun vantaggio pratico e al tempo stesso, per reazione, ne ricavano più ostilità.
                E’ un mero tabù. Ogni società ha i suoi, ma almeno dite che siamo in una società stregonesca, altro che vaccini!

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                ho visto dopo il messaggio più su.
                Diciamo che è stata un po’ informale, al limite meno professionale del dovuto.
                Mi sembra al massimo una cosa da ramanzina, non certo da misura disciplinare di sorta.

                Si sa che ci sono le regole, le formule di rito, e poi, nelle situazioni reali, la gente si esprime diversamente.
                E’ stata un’ingenuità farlo dal microfono.
                Ma trovo odioso il delatore, che sicuramente poi è uno a cui gli zingari fanno schifo e paura, come a tutti, tranne qualche tipo eccentrico come me e Miguel, ma non lo ammetterebbe neanche sotto tortura.

              • PinoMamet scrive:

                Peucè

                Del “delatore”, alias cittadino che fa il suo dovere, non sappiamo niente oltre al nome. Non ho idea di cosa pensi degli zingari e non importa niente.

                La capotreno ha fatto una scenata razzista- è così, è inutile girarci intorno- e avrà, come ci ricorda Z., probabilmente qualche giorno di sospensione.

                Il casino lo stanno montando tutti quelli che si ostinano a difenderla e, peggio, a insultare il “delatore”.

              • Peucezio scrive:

                E’ diventato un caso di cronaca nazionale a causa dei difensori della capotreno?
                Oddio, può essere… mi sembra strano, però. Quale giornale ne ha parlato per primo?

              • PinoMamet scrive:

                A parte che non mi sembra sia diventato ‘sto grande caso, in effetti la faccenda si è ingrandita proprio per gli insulti e le minacce rivolte via internet al tipo che aveva denunciato il comportamento della capotreno.

              • paniscus scrive:

                Ultimi aggiornamenti: il presunto “delatore” (che INVECE di fare una denuncia o una segnalazione formale alle forze dell’ordine o alla magistratura, ha fatto uno sproloquio su facebook) è stato bersagliato di insulti e minacce sul medesimo social media, e a quel punto è intervenuta pubblicamente nientemeno che LA MAMMA del giovane intellettuale, invocando direttamente l’aiuto del presidente della Repubblica, perché appunto il figliolo è stato insultato su facebook.

                Considerando che il soggetto, secondo alcuni articoli avrebbe 32 anni e secondo altri 37, si presume che la mamma ne abbia almeno 60 e forse anche vicino ai 70… e si può immaginare che sia una delle tante signore attempatelle nostrane, che hanno scoperto facebook direttamente dallo smartphone (regalato dal figlio) senza aver mai avuto avuto un collegamento a internet prima, né tantomeno la minima cultura di base sulle comunicazioni in rete.

                Una sceneggiata più italiana di così (nel senso peggiore del termine) è difficile da immaginare.

                Ma santa pazienza, uno abbastanza intelligente e colto da fare il ricercatore universitario, e per di più di materie umanistiche e sociali, NON LO SA che facebook è sostanzialmente una fogna?

                E, se invece di fare una segnalazione formale, o almeno di scrivere un articolo circostanziato su un sito di informazione, sceglie di sbraitare su facebook (e a quanto ho capito, anche su una pagina facebok aperta a tutti), non se l’aspetta, una reazione di massa del genere?

                (indipendentemente da come poi reagisca la madre)?

              • Z. scrive:

                Lisa,

                forse è stato improvvido, ma credo che non sarebbe cambiato molto. Il nome del denunciante, probabilmente, sarebbe stato pubblicato comunque.

                Immagino che l’unico modo di non ricevere minacce su FB sia non essere presenti su FB. Non ti protegge dalla circolazione dei tuoi dati personali su FB, però.

                Prima di scrivere a cuor leggero che qualcuno “se l’è cercata”, poi, magari chiediamoci a quanti ambiti e abusi vari si potrebbe applicare il “se l’è cercata”.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                “Immagino che l’unico modo di non ricevere minacce su FB sia non essere presenti su FB.”

                Questa poi…
                Sono su facebook non ricordo più da quanti anni (mi c’invitò un’amica spagnola che viveva a Londra, quando in Italia nessuno ancora lo conosceva) e non mi è mai successo nulla del genere.
                Al massimo qualche scambio di battute sopra le righe quando io per primo sono stato polemico (cosa che evito di fare su facebook).

                Sui dati personali, d’accordo, anche se anche lì ognuno condivide quello che vuole.

              • Peucezio scrive:

                A proposito,
                secondo una testata online delle tue parti la capotreno sarebbe stata licenziata, altro che ramanzina o blanda misura disciplinare…
                Poi, sempre che sia vero, ditemi che non siamo in un mondo impazzito.

              • PinoMamet scrive:

                Boh, digitando “capotreno trenord licenziata” trovo solo notizie su Salvini che dice che non va licenziata, e qualcuna su Salvini che dice che va premiata (che spero sia un po’ troppo anche per il salviniano più acceso…)

                trovo anche qualcuno che dice che “probabilmente non sarà licenziata”.

                Infine il richiamo a un controllore licenziato per aver urlato “negro di merda”, durante una rissa
                (poi, andando a vedere in dettaglio: lui dice che un senegalese senza biglietto lo avrebbe derubato di i-pod e cellulare, il senegalese dice che avrebbe dato la carta di credito per pagare ma il capotreno gliela avrebbe gettata via…
                ora. è facile immaginarsi che neanche il più razzista dei controllori getterebbe a terra una crta di credito in segno di disprezzo così, su due piedi, senza avergli fatto niente di male; d’altra parte, neppure il più sprovveduto o incivile dei viaggiatori senza biglietto si metterebbe a rubare gli attrezzi del controllore così, tanto per farsi arrestare dalla polizia… quindi è facile immaginarsi una situazione di crescente confusione, urla e insulti, mani addosso ecc.).

              • PinoMamet scrive:

                Che poi è il grosso problema di incomprensione sugli italiani.

                Caspita: in America e Regno Unito, le autentiche patrie del politicamente corretto, si fa un gran parlare del rispetto e della conoscenza delle culture altrui.

                Ora, anche io ho una cultura altrui: quella italiana. E sarebbe ora che gli inglesi e inglesizzati, cioè politicamente corretti, se ne rendessero conto, prima di sproloquiare di italiani razzisti.

                Gli italiani, tutt’insieme, non sono razzisti: sono stronzi.

                Complessivamente non gliene frega niente della razza: ma sono incazzosi, fumantini e abituati a secoli di risse inter- e intracittadine, in cui ci si diceva di tutto.

                Se al posto del senegalese ci fosse stato un signore un po’ sovrappeso, sarebbe stato un “ciccione di merda”, una signora anziana una “vecchia megera”, una signora e basta con ogni probabilità una “puttana” e così via: a ognuno il suo.

                La razza non c’entra niente.

                Leggo di una cestista italiana, nera, che è andata negi USA perché “in Italia ci sono troppi razzisti”.
                Negli USA! Dove la polizia, non due quindicenni con un fucile ad aria compressa: no, LA POLIZIA ti spara addosso senza motivo, se sei negro.

                Ma quelli non sono razzisti, perché non gli urlano “scimmia” durante le partite.

                Ora, come nel caso del controllore, lasciatemi dire, a costo di sembrare stronzo (non è che lo sembro …) ma i fossi si fan con due rive, e non è che ti urlano “scmmia”, o “ciccione di merda” o “vecchio rimbambito” se proprio non fai niente niente neanche tu, eh…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “Gli italiani, tutt’insieme, non sono razzisti: sono stronzi.”

                bellissimo.

                Credo poi che tutto si riconduca alla faida destra-sinistra: nel senso che per alcuni, qualunque scusa è buona per poter dimostrare che un altro italiano della fazione opposta ha fatto qualcosa di brutto.

                Per questo, in un paese con 8.000 comuni e 60.000.000 di abitanti, dove le notizie girano in tempo reale, è facilissimo scovare due o tre casi al giorno di stronzaggini commesse dalla fazione opposta.

                Con la precisazione che gli zingari, i negri e affini che delinquono non sono italiani, ma sono “i protetti del PD” e quindi fanno punteggio contro altri italiani.

              • PinoMamet scrive:

                Ciò non toglie che in Italia l’autentico razzismo stia davvero crescendo, e il responsabile, facciamo le percentuali, è al 80% il salvinismo, ma per un buon 20% anche la reazione buonista…

                credo che nessuna frase abbia mai creato tanti razzisti tutti in una volta come “voi italiani siete tutti razzisti”.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “Ciò non toglie che in Italia l’autentico razzismo stia davvero crescendo”

                Certo, ma andrebbe anche definito.

                “Razzismo” è un termine vaghissimo, che definisce (in negativo) quasi ogni forma di antipatia generalizzata.

                Ora le antipatie generalizzate (contro ebrei, comunisti, veneti, musulmani, cattolici, fascisti, anarchici, poliziotti, ufologi, zingari, professori) sono sempre sbagliate; ma il termine “razzismo” permette di spostare la causa da moventi antropologici e storici a moventi morali – l’unico motivo per cui si possa essere “razzista” è per pura cattiveria personale, e va semplicemente punito e non analizzato.

              • Z. scrive:

                Peucè,

                leggi bene ciò che ho scritto. Non contraddice la tua esperienza 🙂

              • Z. scrive:

                Miguel,

                apprezzo la precisione lessicale, ma secondo me me il linguaggio serve a capirsi, non a darsi un tono. E se questo è vero allora “razzismo” è termine abbastanza chiaro.

                Se invece il linguaggio serve a darsi un tono allora cominciamo a bastonare pressoché chiunque dica “affitto”, “ditta” o “azienda”, visto che sono termini quasi sempre utilizzati in modo impreciso o proprio errato.

                Ma mi parrebbe fuori luogo…

                (Lisa naturalmente potrà bastonare chiunque dica “sciogliere il ghiaccio” 🙂 )

              • Peucezio scrive:

                Condivido ovviamente l’analisi di Pino.

                E’ esattamente quello che voglio dire io, quando dico che il politicamente corretto ha paura delle parole e tollera i fatti gravi e che è collegato all’enorme ipocrisia tipica degli anglosassoni.

              • Peucezio scrive:

                Aggiungo, in risposta anche a Miguel, che l’italiano, oltre ad avere un fortissimo spirito di fazione (per cui effettivamente in fondo il negro non è cattivo in quanto negro, ma in quanto agente degli italianissimi comunisti e viceversa, Putin è cattivo perché piace ai fascio-salviniani) è proprio litigioso con gli altri individui e si sente migliore di loro.
                L’altro, ammenoché non fa parte degli amici o dei parenti stretti, è per definizione uno stronzo. E spesso anche fra gli amici o, peggio ancora, fra i parenti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per peucezio

                “Aggiungo, in risposta anche a Miguel, che l’italiano, oltre ad avere un fortissimo spirito di fazione”

                Siccome io penso sempre in termini pratici: quando mi trovo davanti a una realtà come questa, e non voglio limitarmi a lamentarmene, posso solo pensare a come trasformarla in qualcosa di positivo.

                Perché potenzialmente quasi tutte le bizzarrie umane contengono qualcosa di positivo.

            • paniscus scrive:

              “Immagino che l’unico modo di non ricevere minacce su FB sia non essere presenti su FB”

              ———-

              E infatti io non sono presente su facebook (ma ovviamente NON per la paura delle minacce o degli insulti, proprio perché non mi va e basta).

              Ma immagino che, se uno ci vuole proprio stare (e vuole usarlo per parlare pubblicamente di questioni politiche e sociali che sollevano facilmente polemiche e reazioni forti), esistano anche le vie di mezzo equilibrate, per non finire trascinato in alluvioni di letame come quello di cui si ragionava sopra: ad esempio, non lasciare il proprio profilo aperto indiscriminatamente sia in lettura che in scrittura a tutto l’universo mondo, filtrare i contatti e bloccare i commenti offensivi, violenti o demenziali.

              Oppure, esiste una terza possibilità: scrivere quello che si vuole, lasciare libero chiunque di commentare come vuole sapendo benissimo cosa ci si può aspettare… ma poi non lamentarsi, non invocare l’aiuto del presidente della Repubblica, e spiegare anche alla mamma che non è il caso di farlo.

              • Z. scrive:

                Lisa,

                così riduci le possibilità, immagino, così come riduci le possibilità di essere aggredita se non sposi un marito violento, o se non vai in giro di notte da sola.

                Però, ecco, l’argomento “se l’è cercata” sarei per maneggiarlo con cura.

                Comunque hai fatto bene a cancellarti da FB 🙂

              • Z. scrive:

                Quanto alla madre, può semplicemente darsi che sia angosciata per il figlio. Restiamo umani, dai 🙂

              • Peucezio scrive:

                OMDAL

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                va bene.
                Ma come l’hai formulata tu è come se avessi detto: l’unico modo per non essere picchiata a sangue da un marito ubriacone ogni sera che torna a casa è non sposarsi e non intrattenere relazioni con gli uomini.

              • Z. scrive:

                Peucè, dai, mi sembrava chiaro che non fosse quello il senso 🙂

  15. Z. scrive:

    Credo che questo sia il miglior articolo di lodi – precise e circostanziate – nei confronti di Felicori che abbia mai letto!

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/08/08/reggia-di-caserta-mauro-felicori-lascia-una-residenza-reale-trasformata-in-centro-commerciale/4545671/

    • werner scrive:

      Certo che dev’essere difficile riuscire a trovare continuamente argomenti per parlare male di ciò che è bene e bene di ciò che è male.

    • Roberto scrive:

      Sono stato alla reggia di Caserta prima di felicori e mi ricordo
      – sale abbandonate a loro stesse e crocicchi di sorveglianti intenti a chiacchierare fra loro disinteressandosi totalmente di quello che succedeva intorno
      – sorveglianti incapaci di dare la minima informazione
      – cessi luridi
      – sale impolverate in maniera oscena
      – cani randagi nel parco (siamo stati rincorsi da un gruppo di una decina di randagi….)
      – venditori abusivi accomodati sullo scalone d’onore che era ingombro delle loro cianfrusaglie

      Se il nuovo direttore ha cambiato anche solo una cosa è un eroe.
      Ho sentito che ha avuto problemi con i sindacati, sinceramente io avrei fatto tabula rasa licenziando tutti perché lo schifo che ho visto era veramente esagerato

  16. habsburgicus scrive:

    OT per i linguisti, in primis Peucezio (ma riguarda tutti)
    su academia hanno aperto una discussione sui legami eventuali fra Lineare A e Nord-Est Caucasico..io sono stato invitato ad aderirvi, spero che si veda, ve lo linko sotto..sennò fidatevi del mio breve riassunto 😀
    https://www.academia.edu/s/1c75a6007e/linear-a-in-comparison-with-north-east-caucasic
    fra l’altro noterete l’ignoranza anglo-americana per la geografia, uno, che osa prendere il nome di Alexander Polyhistor, crede che il Caucaso del Nord-Est sia in India !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!11
    e poi ci lamentiamo che il mondo vada a donne di facili costumi ! (le quali, almeno, un ruolo positivo pure ce l’hanno..costoro, neppure quello)
    cosa sia la Lineare A lo sapete tutti: lingua minoica di Creta (c.a 1700-1450 a.C), di sicuro NON-IE o almeno pre-IE, per il resto..boh
    le lingue nord-est caucasiche comprendono, oggi, il ceceno e l’inguscio e le lingue caucasiche del Dagestan (avaro, lezgo, dargwa ecc)…
    l’idea che ad esempio l’hurrita fosse caucasico è antica (si fa per dire)
    qualora Creta stessa fosse stata caucasica (prima dei Micenei), cambierebbe tutta la nostra percezione della storia di quei luoghi..un’autentica rivoluzione storiografica
    però, ci andrei con i piedi di piombo
    chi ha aperto la discussione, Arnaud Fournet, è uno studioso famoso, va riconosciuto

    • Peucezio scrive:

      Ma io sapevo che non era mai stato decifrato…
      Mi sono perso qualcosa?

      • habsburgicus scrive:

        e infatti propone
        mica vi é certezza ! né tantomeno condivisione
        sennò, sarebbe troppo semplice 😀

        • Peucezio scrive:

          Ma in base a cosa?
          Se non hai decifrato l’alfabeto, non puoi ricostruire nemmeno il suono delle parole: non hai la base di partenza per una comparazione linguistica di sorta.

          • habsburgicus scrive:

            da quel che ho capito, i segni sono (para) leggibili, in quanto simillimi a quelli della lineare B (per il greco miceneo), decifrata da una sessantina d’anni, e non soverchiamente distinti da quelli del posteriore alfabeto cipriota (per il greco e per l’eteocipriota), anch’esso decifrato da quasi 150 anni
            è incerto se avessero le stesse valenze, però
            ma, con un po’ di creatività 😀

            • habsburgicus scrive:

              P.S
              per amor di verità, il tipo dell’Hindu Kush si spiega meglio e pare volesse dire che i popoli caucasici venissero dall’Hindu Kush (prima del 130 a.C circa)..il che sarà magari opinabile 😀 ma almeno non é più, necessariamente, uno strafalcione geografico 😀

              • mirkhond scrive:

                L’Hindu Kush, in età ellenistica era chiamato Paropamiso e Caucaso.
                Resta da capire se il Caucaso caucasico 🙂 e il Caucaso/Hindu Kush abbiano una qualche comunanza.

              • mirkhond scrive:

                Caucaso Indico, come era chiamato nell’antichità l’Hindu Kush.

            • Peucezio scrive:

              Ora mi è più chiaro.
              Interessante.

    • PinoMamet scrive:

      Però boh…

      insomma, i Micenei scendono in Grecia dal Nord, diciamo, e mantengono per un bel po’ i caratteri di una cultura pastorale, montanara, guerresca, tutti armi, oro, aristocrazie, mura e sassi.

      Più avanti i Dori fanno la stessa cosa e idem; finiscono anche a Creta, e influiscono così tanto sulla cultura locale che tutt’ora i cretesi “tradizionali” sono dei tizi alti, robusti, occhiazzurri, baffoni, fazzoletto alla pirata, stivaloni, pugnale, tutta una cultura di vendette e di braverie, insomma, in una parola, dorici. E sono passati tremila anni…

      I Minoici sarebbero stati caucasici, hurriti? Mah… e la loro cultura senza mura, di palazzi colorati, leggiadre fanciulle a tette fuori, affreschi di vivace vita marina ecc., da dove sarebbero usciti?

      Geograficamente, a Creta c’è spazio e motivo sia per una cultura montanara e “para-sarda” 😉 che per una marinara e dolcevita.
      Eppure, chiaramente, i Dori hanno optato per la prima e i Minoici per la seconda. Nell’ipotesi di un’origine caucasica dei Minoici, insomma, qualcosa non mi torna…

      • mirkhond scrive:

        L’idea di un’origine “pancaucasica” di molte popolazioni non indoeuropee o ritenute tali, è presente in una parte del mondo accademico.
        Il genetista Luca Cavalli-Sforza, pensa ad una grande area preindoeuropea dall’India al Mediterraneo, di cui i popoli del Caucaso e i Baschi, sarebbero gli ultimi resti sopravvissuti alle ondate migratorie indoeuropee, grazie al relativo isolamento tra le montagne.

        • mirkhond scrive:

          Fino ad una quarantina di anni fa circa, si riteneva che le popolazioni anatoliche dei Lidi, Lici, Pisidi, Panfili e Licaoni fossero di ceppo e lingua caucasica.
          Mentre oggi sono considerate lingue indoeuropee derivanti dal Luvio.

        • PinoMamet scrive:

          “L’idea di un’origine “pancaucasica” di molte popolazioni non indoeuropee o ritenute tali, è presente in una parte del mondo accademico”

          arimah…
          credo poco a queste ipotesi pigliatutto, che mi sembrano un po’ fatte giusto per far quadrare i conti mettendo insieme tutti gli “avanzi” che non si sa come sistemare altrimenti…

          come se apri un cassetto, ci trovi un bottone, 20 lire del vecchio conio, un apribottiglie rotto e una cartolina di Riccione dell’82, e decidi che sono tutti souvenir…
          😉

          • Z. scrive:

            La cartolina è quella che non hai mai mandato alla tedesca a cui attaccasti infruttuosamente bottone.

            Le venti lire sono il resto dell’apribottiglie che comprasti per consolarti con l’alcool dopo il suo “aber nein”.

            Tusetiènn!

            Vado a propormi come docente per un corso in Archeologia della tarda guerra fredda, con monografico sulla Riviera.

          • Peucezio scrive:

            Fatemi capire però:
            parlate di origine caucasica, come se venissero dal Caucaso, o semplicemente di parentela con le lingue caucasiche, per il fatto che il Caucaso è una delle poche aree che ha mantenuto molte lingue preindoeuropee probabilmente molto antiche?
            Perché la seconda ipotesi va verificata, vagliata, ma non è affatto implausibile.
            Si parla anche di parentela fra il basco e le lingue dravidiche. Io non conosco né l’uno né le altre, però sarebbe interessante approfondire.

            • mirkhond scrive:

              Si parla di parentela anche tra il Basco e le lingue caucasiche.

              • Peucezio scrive:

                Sì, beh quello è abbastanza notorio, anche se non so se ci sia consenso unanime.

            • mirkhond scrive:

              “parlate di origine caucasica, come se venissero dal Caucaso, o semplicemente di parentela con le lingue caucasiche, per il fatto che il Caucaso è una delle poche aree che ha mantenuto molte lingue preindoeuropee probabilmente molto antiche?”

              Luca Cavalli Sforza parla delle lingue caucasiche e del Basco come dei RESIDUI di un’area preindoeuropea molto più vasta, che andava dall’India al Mediterraneo e l’Oceano Atlantico.

      • Z. scrive:

        Secondo me a Creta fa troppo caldo per il dolcevita 😀

  17. Peucezio scrive:

    O.T.
    invece volevo fare una modesta proposta.
    Che ne direste se si togliesse il diritto di voto ai laureati? Lo perderei anch’io, ma secondo me si risolverebbero molti problemi dell’Italia (e se si estendesse altrove, del mondo).
    Non è una boutade così folle: gli ordinamenti antimagnatizi a Firenze che esclusero Dante dalla vita politica si fecero con lo stesso spirito.

    • Z. scrive:

      Allora è vero che sei polpottiano… non stavi scherzando!

      Sono d’accordo, purché:

      – siano esclusi da qualsiasi altra professione allo stesso tempo, e
      – siano mantenuti dai cittadini avente diritto al voto.

      La prima per coerenza. La seconda perché qualcosa in cambio la voglio!

    • PinoMamet scrive:

      “Che ne direste se si togliesse il diritto di voto ai laureati?”

      perchè, non è già così?
      😉

      scherzi a parte, il governo attuale è formato da due partiti il cui zoccolo duro non mi sembra proprio provenire dai più colti…
      ed è visto come il fumo negli occhi da praticamente tutti i miei amici laureati, che lo considerano il governo dei caproni.

      Ma a dire il vero, mi pare che lìItalia abbia meno laureati di altri paesi europei, e molte meno persone che leggono libri, vanno ai musei ecc.

      Qualunque governo italiano è stato scelto da non laureati, se ci pensi…

      • Peucezio scrive:

        Ma i laureati, seppur minoranza, sono tanti, spesso fanno da ago della bilancia.

      • PinoMamet scrive:

        Magari fosse così! A me pare che abbiano fatto da ago da bilancia forse nelle ultime elezioni, quando, disgustati, hanno lasciato il campo all’orda di razzisti, complottisti, antivaccinisti, economisti-faidatè ecc. che sta governando ora…

        va da sé che la penso all’opposto di te.

        • Z. scrive:

          Non solo Pino ha ragione, ma devo fare autocritica: in qualche modo, faccio parte della categoria.

          Infatti, votando LeU al Senato, per un pelo non ho disperso il voto, che sarebbe stato splittato in proporzione ai voti validi degli altri partiti.

          Come diceva il Povèta:

          An vlivia e’ Purgatori? Avrí l’Inferan,
          Avi magnè al candel? Caghé i stupen.

          Ma come direbbe Miguel, il nostro futuro è un futuro assieme. Gli stoppini toccano a tutti.

          • Peucezio scrive:

            Massì, un tempo ti credevo almeno un piddino serio, d’apparato, invece sei uno schifiltoso radical chic che insegue partitini irrilevanti perché non sopporta di votare Casini 😛

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            che sarebbe stato splittato in proporzione ai voti validi degli altri partiti

            Scusa, ma quale articolo della legge elettorale prevederebbe una roba del genere? 😀

            • Z. scrive:

              È quello che in concreto succede. Non serve disciplinare la matematica per legge…

              Anche se in effetti potremmo: perché la matematica dovrebbe contare più della politica? Cosa pretendono questi “scienziati”? Viva la ggente!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Come ho già spiegato, confondi lo scrutinio con la ripartizione dei seggi. E, come ho già spiegato, l’errore diventa vistoso applicando il ragionamento ai collegi uninominali: in questo caso il candidato vittorioso ti pare che prenda il 100% dei consensi?

              • Z. scrive:

                No, Maurì, se vuoi fare il professore spiegone ex cathedra devi usare la prima plurale: come ABBIAMO spiegato!

                Nel caso del collegio uninominale non hai alternativa: ogni voto non dato al vincitore è disperso.

                Il mio voto uninominale per Errani è andato infatti disperso, dato che ha vinto Casini: se avessi votato un altro partito, o scheda bianca, ai fini dell’uninominale sarebbe stato esattamente lo stesso. Purtroppo l’uninominale funziona così, ed è una delle ragioni per cui non mi piace granché.

                Il mio voto al proporzionale per LeU invece non è andato disperso: nel mio piccolo ho contribuito a far eleggere parlamentari di LeU. Se avessi votato un altro partito, o scheda bianca, non sarebbe stato lo stesso. Ma solo perché LeU, per fortuna, ha superato il 3%.

                Alla Camera ho votato la lista della Bonino, i cui voti sono stati interamente devoluti al PD. E se avessi votato PD sarebbe stato esattamente lo stesso.

                Questo sotto il profilo dei risultati concreti, matematici.

                Si possono poi svolgere altre considerazioni, di natura morale: “ho votato la tale lista quindi sono piummeglio di chi ha votato la talaltra”. Non entro nel merito.

                Oppure di natura progettuale: “oggi abbiamo preso il 2,5%, sicuro, ma regaz, è solo il primo passo!”. Non credo che quello di Più Europa sia un primo passo, però. E nemmeno quello di LeU…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Un conto è dire “disperso” (cioè un voto che resta privo di rappresentanza) e un conto è dire “ripartito tra i candidati eletti”, che è una roba che non sta né in cielo né in terra, visto che non mi pare che in Inghilterra i parlamentari dicano “sono stato eletto con il 100% dei suffragi” 😀

              • Z. scrive:

                L’effetto concreto, però, è precisamente quello: la suddivisione pro quota del voto “disperso”.

                Ed è appunto la ragione per cui non amo né il maggioritario uninominale né lo sbarramento nel proporzionale.

  18. Z. scrive:

    Altri esempi di vitalismo che molti, davvero incomprensibilmente, biasimano:

    http://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/08/09/news/napoli_la_violenza_e_l_arroganza_delle_baby_gang_due_raid_in_citta_-203773622/

    Del resto, mica è colpa dei baldi giovinotti se una volta le fiction celebravano gli inquirenti mentre ora celebrano i delinquenti…

  19. mirkhond scrive:

    Zanardo
    “È facile dimenticarsi di quando gli africani eravamo noi.”

    Traversara

    Sei mai stato discriminato a nord del Po?

    • PinoMamet scrive:

      A Nord del Po non credo
      (ma, da parmense, ricordo un incontro in treno con un comasco che chiamò me e il mio amico parmense anche lui- sapendo benissimo da dove provenivamo- terroni; e un tizio mantovano- mica del Polo Nord- con cui parlai per motivi economici disse senza termini che il ponte sul Po per lui era “il ponte dei sospiri” e che insomma gli emiliani erano già qualcosa di diverso, ecco).

      In compenso come sai da queste parti c’è stata una forte emigrazione verso Francia e Gran Bretagna (ma anche Argentina, Australia, Stati Uniti) e lì sicuramente gli italiani, indistintamente, sono stati discriminati.

    • Z. scrive:

      Direi di no. Non ho mai abitato a nord del Po, va detto.

  20. mirkhond scrive:

    Peucezio
    “Z.,
    quando mai tu sei stato africano? ?”

    Stando al Sizzi dei vecchi tempi :), africano no, ma Traversara sarebbe stato un villanoviano-etruscoide-armenoide e come tutti i romagnoli, razzialmente inquinato. 😉 🙂

    • Z. scrive:

      And proudly so. Come recitava uno slogan del 1994 di un collettivo toscano:

      lega la Lega
      spegni la Fiamma
      schiaccia il Biscione
      potere terrone!

      (per Moi: come sai bene, da noi i collettivi dicono “slega la Lega”!)

    • Peucezio scrive:

      Ah, c’è anche un Sizzi prima maniera e uno seconda maniera? E’ un pensiero che ha avuto un suo sviluppo…

  21. mirkhond scrive:

    Peucezio
    “Certo che siete messi male a Bologna…
    Avrei pensato che fosse meno caotica di Milano.”

    Con l’incidente di Borgo Panigale, chissà quanti anni ci vorranno per ripristinare la viabilità, almeno sul lato dell’autostrada che porta in Lombardia…..

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Ci vorrà qualche mese, dai.

    • PinoMamet scrive:

      Mah, ho sentito che sarà una cosa di mesi.
      Comunque tutte le volte che sono passato a Bologna in autostrada non ci ho mai capito niente: “‘ndo sto? aiuto sono finito in tangenziale, ma che è ‘sta cosa?”, secondo me andrebbe riprogettato tutto!

      • Peucezio scrive:

        Lì l’unica criticità sono le tre corsie senza corsia di emergenza, che, quando secondo loro c’è poco traffico, diventano due, perché la terza fa appunto da corsia di emergenza. E tra l’altro hanno messo un folle limite di 110. Questo crea un collo di bottiglia, per chi va verso Rimini, Ancona, con la A14.
        Ma sbagliarsi lì è davvero difficile: quando arrivi da nord-ovest (Milano o, appunto Parma), devi a un certo punto scegliere se proseguire per Firenze (Roma, Napoli) o prendere la A14 per Ancona (Pescara, Bari, Taranto).

        • Z. scrive:

          Le tre corsie senza emergenza sono state un ripiego – brutto, secondo me – quando i comuni del circondario ci hanno bloccato il progetto per l’autostrada.

          Ora è vero che anche senza corsia di emergenza ci si arriva dalla tangenziale, e che gli utenti si sono mostrati disciplinati. Ma non mi sembra una buona soluzione…

          • Peucezio scrive:

            Infatti.
            Io sono per il rispetto delle comunità locali, ma fino a un certo punto.
            Non c’è niente di peggio di ‘sti comuni che rompono le palle per due metri in più di larghezza di carreggiata. Sembra quasi lo facciano a dispetto.

    • Z. scrive:

      La tange è stata ripristinata al volo. Poche settimane e pure l’autostrada sarà a posto, nonostante la stagione.

      Siamo pur sempre il popolo che ha stupito Popsky, come habs ricorderà 😉

      • mirkhond scrive:

        Al tg2 oggi, hanno detto che l’autostrada verrà ripristinata tra due mesi.
        Chi è Popsky?

          • werner scrive:

            Interessante!
            Ma cosa l’ha stupito?

            • Z. scrive:

              Popski combatteva a fianco dei partigiani romagnoli, e rimase colpito dal contrasto tra il loro dialetto, che appariva così gutturale, e la loro capacità e velocità di organizzazione.

              Il nostro dialetto è ovviamente il più bello del mondo, ma a Popski perdoniamogliela 🙂

              • werner scrive:

                Evidentemente non conosceva squadre di muratori bergamaschi ?

              • PinoMamet scrive:

                In un libro di resoconti sulla Prima Guerra Mondiale, ho letto dichiarazioni simili di ufficiali inglesi, riferite ai soldati italiani nel loro insieme, senza distinzioni regionali.
                Gli inglesi erano colpiti dal fatto che, a differenza dei soldati albionici, gli italiani fossero apparentemente disordinati nelle marce, ma in realtà molto efficienti quando si dovevano fare cose, e mai pigri, sempre con le mani in mano, anche nei momenti di riposo.
                I soldati inglesi, a quanto pare, il contrario.

  22. mirkhond scrive:

    Pino

    I Parmensi dove vanno al mare?
    In Liguria e Versilia oppure sulla Riviera romagnola?

    • PinoMamet scrive:

      Da entrambe le parti, secondo i gusti e le età. Diciamo che il mare “di casa” dei parmensi è Lerici- Porto Venere- Le Cinque Terre oppure Chiavari ecc., insomma la Liguria di levante, raggiungibile in un’oretta e dove molti hanno casa o parenti o qualche radice.
      La Spezia- Pontremoli-Parma sono tre regioni diverse in teoria, ma nella pratica sono molto unite (anni fa qualcuno voleva inventarsi una regione apposta).

      Però i liguri continuano a stare più sulle balle dei romagnoli, che tutti amano o almeno apprezzano per la turistica professionalità, e il ligure (che poi a conti fatti non è ostrogoto) a sentirlo continua a sembrare un’altra lingua rispetto al parmigiano, a differenza del romagnolo che semmai sembra un’altra varietà della stessa lingua…

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        “(anni fa qualcuno voleva inventarsi una regione apposta).”

        La famosa Lunezia?

        • PinoMamet scrive:

          Sì, che resta una famosa stronzata, comunque. 😀

          Dovuta alle manie di grandeur che affliggono la petite capitale, vulgo Parma.

          Però devo ammettere una cosa: io ho smesso di tifare… beh, dai, di avere una certa simpatia per il Parma, quando è andato in serie A. Che c’entra? c’entra c’entra…. 😉

          mi è sembrata una cosa quale poi è stata, cioè la mania di grandezza di una città che voleva vivere al di sopra dei suoi mezzi e priva di umiltà.
          Infatti poi c’è stato il caso Parmalat, Guru e altri tracolli finanziari e l’ingloriosa fine della giunta Vignali.

          Ora però il clima cittadino mi sembra in parte cambiato: un decennio di austerità ha fatto bene, in tanti sensi.
          E il Parma Calcio ha fatto in maniera esemplare il suo percorso di purgatorio dalle serie minori fino alla serie A, avendo contro, a quanto mi dicono, i giornali calcistici
          (e ricevendo e difendendosi con successo da accuse assurde, tipo quella che il suo giocatore che aveva mandato un messaggio di auguri a un suo ex compagno di squadra dello Spezia, appunto, in finto dialetto parmigiano, che terminava improvvidamente con un “non rompete troppo il cazzo” sempre in finto dialetto, avrebbe armeggiato per truccare la partita);

          ecco, di questa rimonta, che è un po’ il simbolo della rimonta della città contro i vicini rosiconi (i testequadre reggiani, che dal tempo di Ariosto e Boiardo sono scomparsi dall’orizzonte culturale italiano, non vedevano l’ora di dire “guardate com’è ridotta Parma”, anche se ovviamente non c’è mai stato paragone…), di questa rimonta sono contento.

      • PinoMamet scrive:

        In tema marino: moltissimi parmensi, fidentini in particolare a Deiva Marina, alias Fidenza Marittima.

        Proprio il posto di mare che sceglierebbero delle persone senza cultura marinara: non c’è manco il porto. 😉
        C’è una bella spiaggia, però, con un “marone” un po’ da specialisti, perché aperto, con fondale che si inabissa prestissimo e spesso ondate davvero forti.
        C’ha casa lì il mio amico.

  23. mirkhond scrive:

    Peucezio
    “La famosa Lunezia?”

    Si.

  24. mirkhond scrive:

    Pino
    “il ligure (che poi a conti fatti non è ostrogoto) a sentirlo continua a sembrare un’altra lingua rispetto al parmigiano”

    A Fidenza, già si sentono influenze liguri nel dialetto locale?

  25. mirkhond scrive:

    Il tg1 ha dato la notizia di un referendum che si terrà il prossimo 21 ottobre, per decidere se la provincia di Verbania tornerà alla Lombardia, a cui la lega la storia, o resterà al Piemonte.
    Spero che vincano i favorevoli alla riunificazione con la Lombardia.
    Chissà se questo referendum sarà motivo di riflessione per altre ex terre lombarde come le province oggi piemontesi di Novara, Vercelli, Biella, Alessandria e Asti, e il paese da Piacenza al Panaro.
    Che tornerebbe ad essere il confine tra Lombardia e Romagna. 🙂

    • Peucezio scrive:

      Sì, anch’io spero che vinca (la cosa mi tange poco, ma, insomma, si sa che lì sono lombardi, mica piemontesi).

    • Z. scrive:

      Poveri modenesi, reggiani, parmensi e piacentini, che vuoi privare del loro accesso al mare – il mare nostrum, il mare del grande imperatore Adriano!

      La Nazione è una e indivisibile, ripartita in tre regioni: Aemilia Felix (cap. Parma), Exarcatus Romandiolae (cap. Ravenna), Bononia-Capitalis.

      Rilevante è inoltre il Distretto Autonomo Centese, una terra di confine equidistante dalla Capitale (Bologna), da un’importante centro dell’Emilia (Modena) e da un’affascinante città veneta (Ferrara).

      Dall’alto degli Asinelli – dove Guglielmini dimostrò che la Terra non è immobile ma ruota in direzione di Castenaso – lo sguardo esploratore scorge ancora oggi il mare ad est, l’entroterra ad ovest, i monti a sud e il nebbione a nord. E sotto di lui, l’Urbe Rossa e la sua cittadinanza unica e multiforme. Non teme scissioni e non ne conoscerà.

    • PinoMamet scrive:

      Non ho idea, confesso, di dove sia Verbania!

      E non ho mai sentito nessun emiliano chiedere di essere unito alla Lombardia, neanche per scherzo! Proprio, è un’idea che non esiste, non c’è.

    • PinoMamet scrive:

      Per il resto, direi che mi associo toto corde alla descrizione dell’ottimo Z.

    • Peucezio scrive:

      In effetti linguisticamente semmai è l’Oltrepò ad essere emiliano, non certo l’Emilia ad essere lombarda.
      In quel senso si dovrebbe fare una macroregione emiliana da Tortona a Senigallia.
      Ma è meglio di no, per non stuzzicare le manie di grandezza di voialtri 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Ma guarda che a dire il vero agli emiliani di ingrandirsi non importa proprio nulla… direi che in genre i confini gli stanno bene come sono.
        A Parma un ristretto circolo di megalomani nostalgici del Ducato e di oriundi pontremolesi e spezzini accarrezzava l’idea della Lunezia, ma non ne è mai fregato nulla a nessuno.

        • Z. scrive:

          Al più, ogni tanto qualche comune delle Marche provano a entrare in Romagna. E anche il comune di Comacchio 🙂

        • Peucezio scrive:

          Vabbè, scherzavo sulle manie di grandezza, però, non tanto per gli attuali emiliuano-romagnoli, ma forse per i marchigiani del nord avrebbe più senso stare in Emilia (lato sensu).
          Però verrebbe fuori una regione troppo lunga, a quel punto sarebbe meglio spezzarla in Emilia e Romagna.

          Comunque, a parte questo, notavo una cosa:
          mentre nel nord non dico che i confini linguistici corrispondano a quelli amministrativi, ma, insomma, una molto approssimativa corrispondenza fra regioni e aree dialettali c’è: esistono in effetti dialetti piemontesi, lombardi, emiliani, veneti, liguri…

          Nel centro-sud non esiste nulla di tutto ciò. Non esiste veramente praticamente nessun rapporto fra entità amministrative e aree linguistiche.
          Si può ancora ancora parlare di dialetti toscani, in qualche misura calabresi e campani (vabbè, la Sicilia è un’isola, lì una relativa omogeneità si giustifica), ma non estiste nemmeno lontanamente un’Umbria, un Lazio, delle Marche linguistiche. L’Abruzzo linguistico ha confini talmente diversi da quello amministrativo (tocca anche il Tirreno), che è un’entità molto particolare.
          E quanto alla Puglia e alla Lucania, lasciamo perdere.

          • PinoMamet scrive:

            Ma penso che sia in buona parte perché le regioni del centro nord sono, almeno in parte, ricalcate su confini vecchi di secoli:

            per l’Emilia-Romagna, per esempio, si è trattato di unire i Ducati pre-unitari con la Legazione delle Romagne pontificia (ad essi affine per dialetto, cultura popolare e sì, anche per la regione romana VIII sive Aemilia… ma soprattutto, collegata ad esse da secoli dalla trafficatissima via Emilia, e quindi omogenea).

            Quando non si è fatto così (tipo Massa e Carrara) il risultato è stato infatti disomogeneo dal punto di vista dialettale: Massa e Carrara a lungo sono state emilianofone o quasi.

            E perché al Sud no? Ma perchè al Centro c’era il grande Stato Pontificio, e al Sud il grande Regno delle Due Sicilie, e quindi queste divisioni non c’erano.
            C’erano altresì delle divisioni regionali, ma non saprei direi se corrispondessero già a differenze dialettali, comunque per qualche motivo mi pare se ne sia tenuto conto, ma non troppo.

            • Peucezio scrive:

              Sì, è vero, però tieni conto che le partizioni dialettali si sono formate probabilmente nell’Alto Medioevo, più che dopo il 1000.
              Alla fin fine gli aspetti determinanti sono stati il sostrato preromano e la spartizione fra bizantini e longobardi.
              E probabilmente in età imperiale, aspetti che non conosciamo bene (magari gli esperti sì), su collegamenti (il tuo esempio della via Emilia), sfere di influenza, ecc.
              Tutto sommato credo che gli stati preunitari c’entrino relativamente.

  26. mirkhond scrive:

    “Però verrebbe fuori una regione troppo lunga, a quel punto sarebbe meglio spezzarla in Emilia e Romagna.”

    Sarebbe meglio che l’area tra Piacenza e il Panaro tornasse ad essere Lombardia e l’area ad est del Panaro, Bologna e Ferrara alla Romagna.

    • Peucezio scrive:

      Ma osta a ciò la linguistica: in fondo i popoli, per definizione, si definiscono in base alle lingue.
      In questo senso, tutto sommato, nel nord una certa rispondenza da parte dei confini amministrativi c’è.
      Tieni sempre conto che “Lombardia” può voler dire un po’ tutto: anche noi in un certo senso siamo “lombardi”, anzi, siamo la capitale del tema di Langobardia: più lombardi di così! 🙂

      • Peucezio scrive:

        Quello che voglio dire è che la coronimia storica è spesso legata a contingenze relativamente banali, mentre la lingua ci testimonia la storia più profonda e antica dei popoli, quella che ne ha plasmato la fisionomia culturale e antropologica.

      • mirkhond scrive:

        “Ma osta a ciò la linguistica: in fondo i popoli, per definizione, si definiscono in base alle lingue.”

        Non mi sembra che, fino al XIX secolo, esistesse un sentimento popolare emiliano.
        L’Emilia, (poi Emilia-Romagna dopo il 1945), è una costruzione piemontese del 1860, rifacendosi alla regione romana di epoca imperiale, cancellando 13 secoli di differenze storiche tra i Ducati lombardi cispadani e la Romagna pontificia.

        • PinoMamet scrive:

          Ma non mai esistito neanche un sentimento di “unione con il Ducato di Milano”, Mi’.

          Poi tutte queste differenze storiche, permettimi, lascialo dire a me o a Z., non che siano così tante, e sono robetta rispetto a quelle con i vicini transpadani…

        • Peucezio scrive:

          Ma il sentimento non vuol dire nulla, cambia da una generazione all’altra per i motivi più stupidi.
          I materani credono di essere lucani, quando sono lucani quanto io sono coreano. Solo perché amministrativamente stanno in Basilicata.
          Poi il sentimento cambia in base ai ceti, agli orientamenti… E comunque è una cosa recente (tranne che nelle élite): i contadini avevano come orizzonte il proprio villaggio e la Cristianità.

          • Z. scrive:

            Spiegami questa cosa dei materani…

            • Peucezio scrive:

              Ma niente, tutta la parte orientale della provincia di Matera è linguisticamente barese. Matera poi era città peucezia e non ha nulla a che fare coi lucani. A un certo punto ha fatto parte di Terra d’Otranto (ciò spiega il barocco leccese di diverse chiese materane), per poi entrare in Basilicata nel ‘600, ma in realtà non ha mai subito influenze lucane: è pugliese sul piano geologico, linguistico (anche nell’accento, nel gergo, nelle espressioni), architettonico, ha il romanico pugliese e, come detto, il barocco salentino (ma nel dialetto e nella cultura non ha nulla di salentino), gravita ancora oggi su Bari (certo non su Potenza), insomma, non ha veramente nulla di nulla di lucano.
              Ma i materani sono convinti di essere lucani e guai se li chiami pugliesi. Perché quella che una volta era la contrapposizione fra nord e sud oggi è fra popoli costieri, inaffidabili mezzi zingari, imborliogni, e noi montanari che noi sì che siamo seri, austeri, rispettabili, gente per bene!
              Se si pensa che una volta Napoli in tutto il sud era vista come l’Empireo, una sfera superiore e inattingibile; oggi è disprezzata da tutti i meridionali non napoletani come la feccia della feccia.

            • Z. scrive:

              Grazie della spiegazione. In effetti al mio orecchio l’accento est-materano e quello barese suonano più simili che quello est-materano e quello potentino.

          • PinoMamet scrive:

            ” i contadini avevano come orizzonte il proprio villaggio e la Cristianità.”

            Aridaje.
            Forse i contadini pugliesi, Peucè.

            Quelli di queste parti sono “sempre” (cioè da molto, molto, molto tempo) andati in Corsica, in Francia, in Inghilterra e anche oltre;
            hanno il bisnonno maremmano e il prozio ligure e magari la nonna napoletana o siciliana
            (o sud americana, come in un paesino del pre-appennino qua, una quarantina d’anni fa un prete importò diverse sorelle sudamericane…)

            e non è un fatto recente, che sappia io è sempre stato così, c’è sempre stata una grossa emigrazione/immigrazione e imbastardimento.

            I pastori della montagna andavano nel bresciano e ritorno, i muratori erano importati da Bergamo, gli orsanti andavano fino in Russia, i cognomi dei contadini sono (a memoria mia dei clienti di mio padre) emiliani/toscani o veneti/friulani o liguri (o siciliani…)

            Non credo esista qua una famiglia che possa diredi essere sempre stata nello stesso paese. Ma neanche nel Seicento!

            Ma forse influisce la diversa portata del latifondo, non so.

            • PinoMamet scrive:

              Dimenticavo i cognomi francesi e spagnoli…

            • Peucezio scrive:

              Allora ha ragione Mirkhond 😛

              A parte gli scherzi, interessante.
              Chissà se ci sono studi sulla mobilità delle persone, che abbraccino un po’ tutta l’Italia.

              Comunque, tornando al merito, non penso che i contadini di un tempo, anche in Emilia (ma posso sbagliarmi) avessero tutte ‘ste preoccupazioni sull’appartenza regionale o areale del loro paesello.

    • PinoMamet scrive:

      Scusami Mi’, ma aldilà delle considerazioni linguistiche di Peucezio, perché “meglio”?

      Agli abitanti di queste province, non importa nulla di passare alla Lombardia, non ci pensano proprio e non lo vogliono.
      I lombardi, non hanno mai chiesto una cosa del genere.
      Dal punto di vista amministrativo e giuridico, non capisco cosa cambierebbe se il capoluogo fosse Milano anziché Bologna
      (cioé, cambierebbe in peggio, ma quello è un fatto pratico, non ideale: di fatto, la forma di governo rimarrebbe la stessa, quella stabilita dalla Costituzione italiana).

      e allora, meglio per chi??

      Puoi dire semmai che a te piacerebbe di più, ma permettimi, non significa che la tua idea sia “meglio” per i diretti interessati 😉

  27. mirkhond scrive:

    “non capisco cosa cambierebbe se il capoluogo fosse Milano anziché Bologna
    (cioé, cambierebbe in peggio,”

    Perché cambierebbe in peggio?

    • PinoMamet scrive:

      Perché l’Emilia Romagna è sempre stata governata abbastanza bene, e meglio della Lombardia, anche se Francesco non lo crede (ma è di Milano e che ne sa).
      I servizi sono migliori, le amministrazioni, mi pare, più concrete e più vicine ai cittadini
      (ho parlaro con un assessore di Cremona, appena di là dal Po, qualche anno fa, per motivi di lavoro: un altro mondo. Il classico lombardone tutto proclami e finta concretezza, poi alla prova dei fatti…)
      e in generale il clima umano è migliore.

      • Peucezio scrive:

        Non faccio fatica a crederlo.
        Le regioni con grosse metropoli si sa che funzionano peggio, rispetto a quelle fatte di piccoli centri.

  28. Moi scrive:

    A Bologna, come diceva Zeta, siamo specializzati in “allungatoie” 😉 che però fan risparmiare tempo.

    • Peucezio scrive:

      “«Perché stiamo assistendo all’abolizione della fatica. Imparare costa fatica, tempo, pazienza, umiltà.”

      Parla lui!
      Sta a vedere che la sinistra riscopre l’impegno contro lo spontaneismo sessantottesco.
      Sarei il primo a festeggiare il giorno in cui, anche da sinistra, arrivasse qualcuno che limitasse sul serio le promozioni, le lauree regalate e tutto il resto.
      Ma tanto so che non accadrà mai.

      Il problema delle élite colte di oggi non è tanto che siano delle élite: per millenni abbiamo avuto le élite.
      E’ il problema che sono delle élite degradate, culturalmente sottosviluppate, che sono la parodia delle élite colte anche solo di quarant’anni fa.

      • Moi scrive:

        Sta a vedere che la sinistra riscopre l’impegno contro lo spontaneismo sessantottesco.

        ———-

        Miracoli della Senescenza ? 🙂 … Non scherzo affatto (non troppo …), sia chiaro !

      • Moi scrive:

        Cmq gira il Mito (?) che il Sessantotto fosse “Studio Alternativo” (su di un Leopardiano “matto e disperatissimo”, però, vi sconsiglio di metterci la proverbiale mano sul fuoco 😉 …) e che il FanKazzesimo 😉 come Religione Incivile 😉 solo a partire dal Settantasette: il resto è “Slippery Slope”, come dicono i Millennials !

        • Moi scrive:

          e che [inizierà] il FanKazzesimo …

        • Z. scrive:

          È un mito che ha la sua base di verità, a mio avviso. Il Sessantotto era pur sempre figlio del Vecchio mondo.

          • Peucezio scrive:

            Non ci ho capito niente (come quasi ogni volta che scrive Moi).

            • Z. scrive:

              Non è colpa di Moi a sto giro. Cioè, Moi è sempre criptico ma qui c’è dell’altro.

              La cultura del rifiuto dello studio, del rifiuto del lavoro, dell’eroina come rifugio era estranea al Sessantotto. Si sviluppa nel decennio successivo e culmina, in Italia, nel Settantasette.

              Ma ormai sono dinamiche il cui ricordo va affievolendosi anche a Bologna, quindi l’ironia di Moi non era facile da cogliere.

      • Z. scrive:

        Peucezio,

        — Parla lui! —

        Credo che sia tra i pochi ad averne titolo, sinceramente.

        • Peucezio scrive:

          Ah sì? Vediamo cosa ne pensa delle riforme scolastiche e universitarie e del generale cambiamento del costume dopo il ’68!
          E’ ridicolo e impudente che ‘sta gente che diceva che bisognava ruttare, scoreggiare e bestemmiare perché la buona educazione era un vecchiume borghese adesso abbia il coraggio di parlare di popolo ignorante e maleducato.
          Come se loro poi fossero ‘sti geni o ‘ste arche di scienza dei miei coglioni.

        • Peucezio scrive:

          Gli unici cui posso riconoscere il diritto a parlare sono i grigi marxisti d’antan, ammesso che ce ne sia ancora uno vivo da qualche parte.
          Ma a questi libertari postsessantotteschi che di colpo hanno riscoperto la cultura, i limiti, il valore della serietà e dell’impegno, gli cago in testa.

          • Z. scrive:

            Si vede che non hai mai letto niente di Serra. Niente di grave, solo sarebbe bene parlare di ciò che si conosce…

            Fatti un bidè, va’ 🙂

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Io ho letto un bel po’ di roba scritta da Serra negli anni passati a leggere Repubblica e devo dire che non mi ha mai colpito particolarmente. Poi è diventato l’autore di Fazio e devo dire che il frutto del suo lavoro è stato una sorta di grande circo di ciò che può piacere al pubblico della post-sinistra.

              • Z. scrive:

                Non deve piacere per forza. Negli articoli che citi l’ho trovato più volte, diciamo, inessenziale; che sia moralista, poi, è indubbio.

                A me piace perché, oltre a scrivere bene, sa essere misurato, autocritico e ironico senza vomitare frasi cariche di rancore e bile.

                Vedo che è spesso invidiato, oltre che stimato, e credo sia anche per questo.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                a te è un’ossessione questa del rancore e della bile.
                Per carità: grandi pregi essere misurati e non vomitare rancore e bile, ci mancherebbe! Sia nel parlare che nello scrivere.
                Lo dico sul serio, non come la solita ovvietà: lo ritengo apprezzabile davvero.

                Però contano anche i contenuti: uno come La Grassa, che è un’invettiva rancorosa continua, è uno che scrive cose interessanti, perché, fra un’invettiva e l’altra spiega cose di geopolitica interessanti.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — a te è un’ossessione questa del rancore e della bile. —

                Secondo me, invece, a forza di gente che latra e vomita bava vi siete assuefatti. Tranquillo, so di essere in minoranza 🙂

              • Peucezio scrive:

                Eh, Z. il nostalgico del beau temps jadis

              • Z. scrive:

                Sotto questo aspetto sono effettivamente abbastanza nostalgico.

          • Peucezio scrive:

            Ho cose più serie da fare che leggere interi libri di Serra.
            Quello che postate qui mi basta e mi avanza.
            Ma me lo ricordo anche ai tempi di Cuore: era uno di quelli che cavalcavano il moralismo contro la I Repubblica e poi l’antiberlusconismo.

            Beato te che hai tempo abbastanza per leggere anche Serra…

            • Z. scrive:

              La prossima volta che ci vedremo ti farò leggere uno dei suoi articoli su Berlusconi, prima che fondasse FI 🙂

              • Peucezio scrive:

                Scannerizzalo.
                O, almeno, riassumilo.

                Comunque il vero coraggio sarebbe stato nel difendere Berlusconi UNA VOLTA che ha fondato Forza Italia: prima sono capaci tutti.

              • Z. scrive:

                Non lo difendeva. Ma non voglio guastarti la sorpresa: vedo se riesco a ritrovarlo 🙂

    • Z. scrive:

      Sono in pochi a sapersi esprimere in modo semplice, esaustivo e preciso come Serra. Specie al giorno d’oggi, in cui la cifra del discorso politico è il rutto megafonato.

      Per questo, immagino, un giornalista a dir poco marginale riesce a suscitare tanta invidia.

      • Peucezio scrive:

        Grazie, nel paese dei cecati, quello a un occhio è il re.
        Ora dobbiamo prendere Serra come maître à penser per il fatto che gli altri sono dei tali decerebrati che non sanno mettere insieme due concetti, mentre lui almeno ne è capace.

        Io comunque non ce l’ho affatto con Serra: fa parte della mediocrità generale degli intellettuali di oggi e fra i giornalisti sarà anche meno peggio della media.
        E poi apprezzo molto certe posizioni che prese a suo tempo sulla caccia alle streghe contro la pedofilia.
        Ma da qui a farlo diventare un gigante, quando è solo un conformista un po’ più intelligente (e forse un po’ meno onesto intellettualmente)…

        • Z. scrive:

          Peucezio,

          — Grazie, nel paese dei cecati, quello a un occhio è il re —

          Certo, va valutato anche il contesto.

          — Io comunque non ce l’ho affatto con Serra: fa parte della mediocrità generale degli intellettuali di oggi e fra i giornalisti sarà anche meno peggio della media. —

          Ti auguro di diventare, un giorno, “mediocre” quanto Serra 🙂

          –Ma da qui a farlo diventare un gigante, quando è solo un conformista un po’ più intelligente (e forse un po’ meno onesto intellettualmente)… —

          Argomentare, su 🙂

          • Peucezio scrive:

            Fammi capire, hai mitizzato un giornalista un po’ meno stupido degli altri, come se fosse un grande esponente del pensiero del XX-XXI secolo e dovrei pure prenderti sul serio?

            Cosa avrebbe detto di così profondo, per cui dovremmo ricordarci di lui fra cent’anni?
            Visto che mi accusi di non leggerlo, postami un suo testo che davvero darebbe la misura della sua profondità di grande pensatore di riferimento.
            Sei tu che devi argomentare, mica io devo dimostrare che un giornalista come tanti NON è un giornalista come tanti, ma un genio che illumina le dinamiche profonde della società d’oggi.
            I pochi testi che sono saltati fuori in questo blog dicono tutt’altro: un po’ d’ovvietà, un po’ di perbenismo, un po’ di luoghi comuni…

          • Peucezio scrive:

            Comunque almeno adesso sappiamo chi sono i tuoi autori di riferimento. 🙂

          • Z. scrive:

            Insomma, a spiegare i tuoi giudizi senza esagerare tutto in modo acefalo non ce la fai?

            Dai, non ci credo, è che non ti va 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Non mi capita di leggere Serra sistematicamente appunto dai tempi di Cuore; quando mi è capitato, mi sembrato che abbia lasciato da parte la vena ironica, ma non quel certo moralismo che di solito la accompagna. Niente di grave.

          Però qualche tempo fa mi pare sia stato accusato del tutto a torto di classismo, per aver sostenuto che gli atti di bullismo succedono più nelle scuole tecniche e professionali che nei licei. Che credo sia in effetti la verità.
          E le persone accusate a torto, del contrario di quello che dicono, spesso per scarico di coscienza, mi stanno simpatiche.

          • Peucezio scrive:

            Io però, nei testi che ha inserito Z., un certo disprezzo di classe, al di là delle constatazioni oggettive, che vanno sempre bene, ce lo scorgo. Forse è un’impressione mia…

            Ma secondo me è un sentimento destinato a crescere nelle élite semi-colte. Già lo nascondono molto meno rispetto a dieci o vent’anni fa (il fatto stesso di etichettare come “populisti”, dispregiativamente, gli avversari, è estremamente sintomatico); fra un po’ non faranno nemmeno più finta di avere una qualche preoccupazione sociale e rispetto per il disagio dei ceti poveri.

            • Z. scrive:

              Sì, credo che sia un’impressione tua.

              Condivido invece Pino, sia sull’ironia talvolta affievolitasi (ultimamente è più in forma) sia sulla stravagante canea che l’ha preso a male parole per aver scritto qualcosa di piuttosto banale. Peraltro mi sembrava un articolo di critica alla sinistra e al ruolo che non sembra più in grado di svolgere.

              Viste le reazioni stizzose che suscita con la sua pacatezza, poi, ho l’impressione che lo ammiri più gente di quanta non lo ammetta 😉

            • Z. scrive:

              (non ho inserito testi, comunque!)

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              d’accordo su tutto ciò,
              ma come tu riesca a trovarvi il pensatore di riferimento dell’epoca nostra, mi sfugge.

              Un Cacciari, per dire, mi sembra molto più valido.
              Non parliamo della buonanima di Preve.

              D’altronde Serra è un giornalista e non credo abbia mai preteso di essere di più. Vuoi trasformare un imbianchino in un grande pittore. Poi si può essere imbianchini bravi…

              • Z. scrive:

                Peucè, io ti voglio bene e lo sai, però non condivido la tua passione per le esagerazioni.

                Addirittura “il pensatore di riferimento dell’epoca nostra”!

                Serra è un buon giornalista, bravo a scrivere, che sa riflettere sugli errori e i pregiudizi della propria parte. A me piace per questo.

                (È anche un autore TV di gran successo, per capirsi, ma non guardo granché la TV)

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                “Serra è un buon giornalista, bravo a scrivere, che sa riflettere sugli errori e i pregiudizi della propria parte. A me piace per questo.”

                Beh, questo si può dire del tutto legittimamente.
                Se passi dalla lode sperticata a giudizi di questo tipo, andiamo più d’accordo 🙂

  29. Moi scrive:

    http://radical-chic.net/

    le tissérts 😉 identitarie … si noti lo stravolgimento iconico irriverente (tipico da Centro Sociale OKKupato) e il recupero dello Pseudo-Cirillico “da Tetris” …

    • Moi scrive:

      Lo “stravolgimento iconico irriverente” dei Simboli Sovietici … che i Drogatisti / Genderisti / FiloIslamici* “Là” 😉 avrebbero fatto una brutta fine, peggio che adesso con Putin .

      *
      [con il MusulmanoImmaginario, che non vede l’ora di condividere la Laicià e la Democrazia … con gente che “più diversa è , meglio è !” ]

  30. Moi scrive:

    E’ a monte che dobbiamo distruggere!

    http://radical-chic.net/19838-2/

    😉

    ————————-

    Belli, cmq, gli Attacchi di Marxite Acuta 😉 da cui vengono presi certi personaggi quando il PD viene risbattuto (dal Voto, NON dalle Toghe) all’ Opposizione … mentre quando sono al Governo credono al Libero Mercato Assoluto Apolide come Grande Panacea Sociale. Notevole anche il tentativo di recuperare un linguaggio un po’ più a portata di tutti rispetto ai Fighettismi AngloAziendalofoni.

  31. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Ma non c’è già Novara ?

    https://novaraoggi.it/attualita/vco-referendum-per-passare-con-la-lombardia-ce-la-data/

    così, il Piemonte perderebbe il Lago Maggiore (a presente la Costa Ovest è Piemonte e la Costa Est Lombardia) e l’ identità “Borromea” (Lombarda ? … Ma non era di origine Toscana ?) in toto !

  32. Moi scrive:

    In Emilia Romagna, credo che solo Piacenza (capoluogo) abbia di queste velleità … ma, per i motivi molto prosaici (!) che diceva Pino, ci rimetterebbe !

    MA se proprio … in cambio della provincia di Piacenza vorrei quella di Mantova,sarebbe un ottimo baratto 😉 !

    • PinoMamet scrive:

      Mah, secondo me ti sbagli…

      a Piacenza (città, che è sul Po) forse un paio di persone accarezzavano questa velleità “lombarda”.
      la collina (che comincia subito) è emiliana, e la montagna (che comincia subito dopo) è ligure.

      comunque secondo me ti sbagli perché i mantovani sono dei grezzoni (ma le fighette di città si credono chissà chi per Palazzo Te e altre robe noiose);
      e la provincia è tutta noiosa pianura.

      I piacentini sono dei bastardi cattivissimi che si fingono timidi agnellini, la città è un fortilizio spagnolo dall’atmosfera cupa, e la provincia, come dicevo sopra, è variegata a paesaggisticamenta a tratti molto bella
      (Hemingway, che era pescatore e se ne intendevam definiì la Val Nure la valle più bella del mondo, ma forse lo diceva ovunque andasse, come D’Annunzio 😉 , comunque ai locali piace ricordarlo).

    • PinoMamet scrive:

      L’influenza culturale milanese, lungo la via Emilia, arriva fino a Fiorenzuola. Non ultra. Comunque non credo che i fiorenzuolani abbiano mai chiesto o sognato di essere uniti alla Lombardia…
      più che altro c’è ancora un certo appeal del “vecchio Milano”, Jannacci, Gaber, le canzoni della mala, quella roba lì.
      Oltre Fiorenzuola, appena un metro a sud/est, più niente.

      Dal torrente Enza, comincia prepotente l’influenza bolognese.

      Nel mezzo, cioè sostanzialmente la provincia di Parma, c’è l’influenza di Parma, zuccherosa, violettina e falsa, che comunque è emiliana in pieno, e nemmeno nei suoi peggiori incubi vorrebbe essere messa insieme ai lombardi.

  33. Moi scrive:

    Senza VCO ma con ancora Novara, del Lago Maggiore al Piemonte rimarrebbe solo Dormelletto-Arona fino a Lesa, Costa Ovest !

    Ma ripeto @ MIRKHOND :

    Quella è gente che dei Libri di Storia se ne sbatte il cazzo ! Guardano al Libretto … degli Assegni ! Se potessero, avrebbero per capoluogo … Locarno, altro che Milano !

    Anche perché diventando Svizzera si sbarazzerebbero di “Extra”, “Profughi/Negri” nonché “Terroni” e perfino “Tzigagni” ! 😉

  34. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Tu che sei il Tziganofilo 😉 … ne sapevi nulla ?

    https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/spettacoli/17_settembre_12/svizzera-sterminio-nomadi-film-brindisina-pedicini-96375872-97d2-11e7-89a6-b3a6e5740f4a.shtml?refresh_ce-cp

    Una delle pagine più oscure della Federazione elvetica è stata quella dello sterminio del popolo nomade degli Jenish. Una storia venuta a galla solamente 30 anni fa. Un tentativo di sterminio scientifico avvenuto tra il 1926 e il 1973 attraverso il programma Pro Juventute

  35. Moi scrive:

    Dove Cadono le Ombre

    https://www.youtube.com/watch?v=_pA_kyODQCY

    avevo visto il trailer, ma credevo fosse il solito Horror Amerregano …

    ————————–

    https://www.cinematografo.it/recensioni/cadono-le-ombre/

    • MOI scrive:

      @ PINO

      Non credi anche tu, che sei un “Introdotto” 😉 in certi ambienti della Settima Arte , che abbiano fatto una pessima promozione a farlo credere un Horror ?
      Capisco l’ effetto sorpresa , ma … mica è Hollywood !

      Sì, insomma: un’ occasione molto interessante ma sprecata , quella della Pedicini !

      • mirkhond scrive:

        Moi

        Ho scaricato dal Mulo e ho visto il film della Pedicini.
        Sembra un film di Ingmar Bergman, un bel pò pesante 😉 :), e con un audio altalenante che si fa fatica a sentire alcune battute.
        Per il resto, una storia molto drammatica vista dalla prospettiva di un’infermiera che da bambina era stata strappata alla famiglia di Jenisch a cui apparteneva, e dal suo rapporto tormentato con la sua antica dottoressa-aguzzina, che ora era ricoverata per anzianità nella stessa clinica che un tempo era adibita a luogo di “rieducazione” dei bambini jenisch.
        Comunque resta un argomento da approfondire, e che nella stessa Svizzera è emerso solo da una trentina d’anni, e che non ha visto nessuno degli aguzzini pagare per il male fatto ai bambini di questo singolare popolo nomade europeo.

    • PinoMamet scrive:

      Ero più introdotto una volta 😉 ma la penso come te…

  36. Moi scrive:

    In effetti, poi mi fermo eh , fatico a immaginare una “way of life” ,come dicono in USA, più AntiCalvinista di quella Svizzera !

  37. Moi scrive:

    Tenzone Intellettuale [sic]

    https://www.youtube.com/watch?v=LzY_D6hSxGc

    Diego Fusaro (pacatissimo) Vs David Parenzo (incazzosissimo)

  38. mirkhond scrive:

    Incredibile!
    Fino ad ora, non sapevo nemmeno dell’esitenza di questo popolo nomade europeo.

    • Peucezio scrive:

      Non ne sapevo nulla neanch’io.

    • PinoMamet scrive:

      L’ho scoperto di recente anche io, è una di quelle comunità zingare-non rom di cui si parla poco (pochissimo di questi nello specifico, da noi, perché mi pare che in Italia non siano neanche presenti, se non a livello minimo).

      Mi incuriosisce la storia sulle origine celtiche. Chissà come è nata, visto che sono diffusi poi in ambito germanico: forse l’hanno imparata dai “cugini” irlandesi?

      Credo comunque che tutte queste comunità siano il residuo di un movimento molto più vasto, di portata europea, di sbandati di varia origine: il riferimento alla Guerra dei Trent’anni, anche se magari mitizzato e assolutizzato, non credo sia peregrino. Credo che loro, i Traveller, i Camminanti e compagnia, siano il residuo degli “europei di serie B”, di quel complesso di vaganti, ambulanti, persone che vivono di espedienti, soldati senza lavoro o disertori, bravi, ladruncoli, commercianti di minuzie, contadini rimasti senza terra, meticci di vari popoli e religioni ecc., che in determinati periodi storici (e la storia europea è piena di momenti adatti…) dovettero essere anche parecchi, e che poi la normalizzazione “nazionale” ottocentesca ha fatto sparire sotto il tappeto.

      • PinoMamet scrive:

        Che poi i Rom (Sinti, Manouche ecc.) sono esattamente la stessa cosa, solo nati un po’ più in là, in India; ma per le medesime cause e credo con le stesse dinamiche.

      • PinoMamet scrive:

        Attraverso i link, sono finito alla pagina sul “polari” (parlare), cioè sul gergo in gran parte di origine italiana di ladruncoli, attori e omosessuali in Inghilterra!

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        “Credo comunque che tutte queste comunità siano il residuo di un movimento molto più vasto, di portata europea, di sbandati di varia origine […]”

        Si, credo anch’io.

        In Italia, prima ancora dell’arrivo degli zingari, già dal basso medioevo, c’era un gergo semi-malavitoso di gruppi sociali marginali, del tutto autoctono (nei limiti, tenendo conto che era gente che si muoveva).

      • mirkhond scrive:

        “forse l’hanno imparata dai “cugini” irlandesi?”

        Perché, esistevano/esistono anche nomadi irlandesi?

        • PinoMamet scrive:

          Sì, gli Irish Travellers. Mi pare che Brad Pitt interpretasse uno di loro nel film, altrimenti dimenticabile, Snatch: in effetti la boxe informale e l’allevamento di cani da corsa (non necessariamente di pura razza) sono loro passatempi tradizionali. Nella traduzione italiana erano zingari e basta.

          Leggo che sono tradizionalmente anche stagnini, un’altra attività da zingari anche in Italia (il diffuso cognome Magnani deriva da quello; ora che ci penso, da queste parti c’erano espressioni tipo “scuro come un magnano”, e la filastrocca popolare parmigiana ricordava che sotto il Ponte Caprazucca “c’è il magnano con la sua putta”)

      • mirkhond scrive:

        Nei link riportati da Moi, è scritto che gli Jenisch sono tutti cattolici, però nel loro linguaggio vi sono affinità con l’Yiddish.

  39. mirkhond scrive:

    La domanda è rivolta a Pino.

  40. Peucezio scrive:

    Z.,
    tu hai detto, testuale, che l’unico modo di non ricevere minacce su FB sia non essere presenti su FB.
    Che significa che se uno sta su facebook, è esposto automaticamente a minacce su facebook.
    Che è una stupidaggine, perché dipende da ciò che scrivi e con che tono. Io su facebook, le poche volte che posto, scrivo in tono anche deciso ma pacato, non prendo mai partito in modo esplicito (anche se lo faccio capire), chi non mi conosce per altre vie non sa nemmeno che partito voto (ma ha capito in modo chiaro alcune mie simpatie geopolitiche internazionali) e per il resto, a parte questi pochi casi, parlo di linguistica e altre cose così.
    Poi, nei commenti ai post altrui, mi lascio andare e qualche volta che qualcuno ha cercato di attirarmi in una polemica, se avevo voglia ho controbattuto, altrimenti l’ho mandato affancuno e non l’ho più calcolato. E nessuno mi ha mai lontanamente minacciato di nulla.

    Poi sono io quello che fa affermazioni perentorie e che giudica le cose secondo schemi ideologici 🙂 A te sta sulle palle facebook e devi dire che basta esserci iscritti per ricevere minacce…

    • paniscus scrive:

      “tu hai detto, testuale, che l’unico modo di non ricevere minacce su FB sia non essere presenti su FB.
      Che significa che se uno sta su facebook, è esposto automaticamente a minacce su facebook.
      Che è una stupidaggine, perché dipende da ciò che scrivi e con che tono. Io su facebook, le poche volte che posto, scrivo in tono anche deciso ma pacato, non prendo mai partito in modo esplicito (anche se lo faccio capire),”
      ———————-

      Ma tu lasci il tuo profilo aperto indiscriminatamente in lettura e in scrittura a tutti? Perché immagino che la differenza stia tutta lì.

      Se consenti di intervenire solo a persone adeguatamente filtrate prima, e se togli il contatto a chi i ha insultato o a chi pensi che si sia comportato in maniera inaccettabile sul tuo spazio, allora è normale che le discussioni violente e volgari siano stroncate.

      Ma qua si stava parlando di un tizio che lamenta di aver ricevuto migliaia di repliche a un suo unico post, di cui la maggioranza offensive o minacciose, e presumibilmente provenienti da perfetti sconosciuti, che sono venuti a conoscenza del suo post solo attraverso link di altri. Questo è possibile SOLO se aveva scelto di lasciare l’accesso alle discussioni aperto a tutti, il che appunto è una scelta, non un caso fortuito…

      • Peucezio scrive:

        Allora,
        in scrittura no, ci mancherebbe! Se uno vuole pubblicare sulla mia pagina, devo approvare.
        In lettura, se non sbaglio posso decidere volta per volta, secondo il post.

    • Z. scrive:

      Peucezio,

      mi sono spiegato male, presumo. Intendevo dire che l’unico modo di evitare con certezza eventi spiacevoli in un ambiente è non frequentarlo.

      Vale per il bar di fiducia, per questo blog, per FB.

      • Peucezio scrive:

        Ah, va bene.
        Però è una misura eccessiva.
        Come dire: non esco mai di casa, dovessi incontrare lo scippatore o lo stupratore.

        • Z. scrive:

          Dipende da cosa offre l’ambiente, e dalla probabilità di incontrarvi stupracciatori e rapiscippatori…

          se volessi evitare reazionari messinlatinisti e appassionati di linguistica, ad esempio, non frequenterei codesto Diario della Rete “Le Farfalle” 😛

  41. paniscus scrive:

    Scusate lo scombinamento dei thread, ma vedo questa cosa solo adesso:

    “E che cambia? Mica è un fatto razziale, è sociologico.
    Le mi riserve sull’immigrazione sono di tipo razziale, perché la distribuzione territoriale dei fenotipi è il risultato di una stratificazione storica plurimillenaria che io ritengo un patrimonio degno di tutela e un valore di diversità, mentre dell’aspetto sociale me ne impipo, ”
    ————————–

    Io veramente, con tutta la buona volontà di interpretare correttamente, continuo a non capire, ma veframente a non capacitarmi di brutto, del perché mai l’aspetto di differenza razziale dovrebbe essere più importante di quello culturale.

    A me sembra assolutamente OVVIO che le uniche differenze che possano causare qualche preoccupazione concreta VERA sulla destabilizzazione della convivenza collettiva, siano quelle di mentalità, di cultura, di abitudini sociali, o eventualmente di religione (che comunque fa parte delle abitudini sociali e della cultura e non è un’entità a se stante).

    Per quale motivo il colore della pelle o la forma dei lineamenti del viso dovrebbe influire di più, rispetto a mentalità radicate o stili di vita veramente diversi… veramente non ci arrivo.

    Se poi la preoccupazione vera non riguarda nemmeno la convivenza sociale di più gruppi di origine diversa, ma è solo ed esclusivamente una preoccupazione di tipo economico (ossia che i nuovi arrivati siano troppi e che non ci siano abbastanza risorse per sostenere tutti, da cui la paura di doverli mantenere sacrificando in parte il nostro benessere abituale già acquisito), allora il discorso cambia, ma comunque, a maggior ragione non c’entra niente con la razza. La paura di dover rinunciare a dei vantaggi che si consideravano scontati, per condividere una parte delle risorse con altri che sono arrivati dopo, da una situazione più critica… sarebbe identica, qualunque fosse l’etnia di provenienza.

    • Peucezio scrive:

      Strano però che non riusciamo a capirci.
      Io non mi riferivo affatto a questioni pratiche di convivenza, tantomeno economiche.
      E non ho mai pensato per un attimo che la cultura sia meno importante della razza.
      Io dico un’altra cosa, e cioè che la razza ha un suo valore culturale come testimonianza di una stratificazione storica, così come lo è il paesaggio, l’architettura, la lingua, ecc.
      Quindi, in quanto tale, va tutelata, come elemento del territorio, come specificità.

      Una volta andavi in un posto, soprattutto nelle campagne (magari non in quelle emiliane di Pino, ma nelle mie senz’altro) e trovavi facce antiche, testimonianze di spostamenti e tipi umani in parte anche preistorici. Questo era bello, contribuiva a dare una fisionomia ai luoghi, insieme alle altre cose.
      Oggi vedi i negri girare anche per i paesi del sud e capisci che il mondo è diventato di plastica, un luogo dove tutto è intercambiabile, lo spazio, gli uomini, le cose, un regno della quantità, direbbe Miguel citando Guénon, un non-luogo, direbbe Augé. Ovviamente l’elemento razziale è solo una parte del problema. Ma è una parte importante, perché riguarda i nostri stessi geni, il nostro corpo, cioè non si sradicano più solo le cose o la cultura, ma gli uomini stessi.

      • Z. scrive:

        Ma chissenefrega se il mio vicino è trogolocefalo o brulichiocefalo, scusami 😀

        • Peucezio scrive:

          A me me ne frega. 🙂

          Tu ci scherzi, ma queste cose pongono quesiti storici affascinanti.
          Per esempio, non sono ancora riuscito a capire come mai a Bari il tipo biondo con gli occhi azzurri è molto più diffuso nei ceti bassi che in quelli alti. Il sospetto è che i ceti alti vengano in molta parte dalla provincia, cioè dall’interno, che, nell’ipotesi, essendo stato nei secoli meno esposto ad apporti esterni, avrebbe un tipo mediterraneo più puro. Troppo bello e troppo semplice. In realtà, se si guardano i dati del Livi, relativi alla seconda metà dell”800, risulta che sulla costa e in particolare a Bari c’era una predominanza di tipi bruni, rispetto alla provincia. Come la mettiamo?
          C’è di più: a Bari, soprattutto nelle ragazze, si nota una predominanza delle stature basse, che colpisce gli osservatori provenienti dalla provincia. Eppure anche lì il Livi attesta l’opposto. Forse quello è più spiegabile, pensando a un fattore di alimentazione: è plausibile che a Bari la gente mangiasse meglio che nei paesi.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Forse quello è più spiegabile, pensando a un fattore di alimentazione: è plausibile che a Bari la gente mangiasse meglio che nei paesi.”

            Se ti riferisci al passato, è bene ricordare – contro la vulgata progressista – che si stava in genere meglio in campagna che in città. Per ovvi motivi: accessibilità di cibo, igiene, ecc.

            Certo, la campagna non era infinita, non si poteva suddividere all’infinito i terreni tra i figli, le città almeno avevano le mura… ma sulla salute, credo che non ci siano dubbi.

            • Peucezio scrive:

              Mah, non so.
              Carlo Levi racconta un mondo di contadini ai limiti dell’indigenza.
              Ai tempi di mia nonna, nata in un paese dell’alta Murgia, Bari era vista come oggi vediamo New York moltiplicata per dieci, come se vi fosse la cornucopia dell’abbondanza. Non parliamo poi di Napoli.

              In teoria dovrebbe essere come dici, ma almeno nell’Italia meridionale la redistribuzione al contrario, cioè l’esproprio ai contadini da parte dei signori, doveva essere di tale entità che i cittadini erano molto più belli, paffuti e panciuti.
              Forse ciò che dici tu si riferisce a tempi successivi, II G. M., anni ’50, ’60… non saprei.

              • paniscus scrive:

                …e allora perché le famiglie di città (le cui signore non riuscivano ad allattare, o non volevano farlo, o avevano i mariti che non vlevano che lo facessero) mandavano i neonati a balia dalle contadine, e non il contrario?

              • Peucezio scrive:

                Ma non è che magari tu ti riferisci alla Toscana o comunque all’Italia del centro-nord (magari anche fino all’Abruzzo)?

        • Peucezio scrive:

          Ma c’è una cosa molto più notevole.
          In cui c’è una soprendente concordanza fra dati linguistici e antropometrici.
          Ora non ho tempo, ma se vuoi te la spiego.

          • mirkhond scrive:

            Spiegalo.

            • Peucezio scrive:

              Allora,
              nessuno ne ha mai parlato, perché prima della IIGM non è capitato e dopo non si può parlare di antropometria senza passare per nazisti.

              Ma si tratta di questo,
              i territori in Italia (Corsica compresa) ove vi è uno sviluppo retroflesso (tipo ḍḍ siciliana per intenderci) – o una sua ulteriore evoluzione, come il -dd- pugliese – del latino -LL- (es. nella parola “collo”), che è considerata tradizionalmente una spia del sostrato mediterraneo, sono in pratica gli stessi della dolicocefalia.
              In generale si sa che l’uno e l’altro sono fenomeni dell’Italia meridionale e insulare, ma la cosa soprendente è che entrambi hanno un’enclave nella Toscana nord-occidentale, di sostrato ligure e caratterizzata dal dolicocefalo bruno di alta statura, probabilmente di origine paleolitica.
              In effetti si trova l’evoluzione -LL- > -ḍḍ- (o suoi ulteriori sviluppi) in zone della Garfagnana, Lunigiana e Lucchesia, con residui nell’isola dìElba occidentale fino ad alcune generazioni fa, che praticamente sono anche le uniche zone di dolicocefalia nell’Italia centro-settentrionale.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “nessuno ne ha mai parlato, perché prima della IIGM non è capitato e dopo non si può parlare di antropometria senza passare per nazisti.”

                Una volta, mi trovai sul treno per Roma, con di fronte una ragazza coreana.

                Attaccammo discorso, e andò a finire che la accompagnai fino a San Pietro, dove lei mi chiese, “ma cos’è questo posto? E’ una chiesa?”

                Però prima di sommergerla di disprezzo, torniamo sul treno.

                Dove lei mi disse che si sentiva profondamente a casa sua in Italia, perché aveva visto i contadini nei campi, e aveva guardato le loro facce ed erano “proprio come mio nonno, che era contadino anche lui, i contadini si riconoscono sempre da come ti guardano!”

                Una persona in grado di capire qualcosa del genere, che pochissimi colgono, ha tutto il diritto di non sapere cosa sia San Pietro.

              • Z. scrive:

                Miguel,

                sedurre le ragazze coreane servendoti della tua cultura, insomma! non è degno di te!

                😀

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “sedurre le ragazze coreane servendoti della tua cultura, insomma! non è degno di te!”

                🙂

                giusto per mettere i puntini sulle “i”, non ci fu alcun tentativo di sedurre nessuno 🙂

                Casomai fu lei a sedurmi, ma solo sul piano intellettuale.

              • mirkhond scrive:

                In pratica saremmo razzialmente diversi dagli italiani del nord?

              • mirkhond scrive:

                La domanda è per Peucezio.

              • Peucezio scrive:

                Beh, ma questo non lo sapevi?
                Noi tendenzialmente siamo dolicocefali, cioè abbiamo la testa allungata (vista dall’alto), mentre i settentrionali sono brachicefali, ce l’hanno larga, più tondeggiante.
                Ma ovviamente parliamo di medie statistiche: ci sono tanti brachicefali al sud e tanti dolicocefali al nord.
                Pensavo sapessi queste cose, sia pure per sommi capi.
                Poi ci sono differenze di statura, pigmentazione…

              • PinoMamet scrive:

                Io non ho la testa larga e neanche lunga: ce l’ho piccola e un po’ a punta.
                Gli ebrei mi dicono che è “da ashkenazita” (e a occhio, spannometricamente, hanno ragione).
                I sefarditi sono molto più vari, in effetti, e vanno dal pallidissimo smunto, all’arabo, al berbero (che è piuttosto diverso dall’arabo, una volta fattoci l’occhio).

              • PinoMamet scrive:

                Una volta (poi quando ho tempo rispondo al tema principale) ho mandato le misure della mia testa, avanti, indietro, labbra, naso ecc. a un sito antropometrico, ed è risultato che sono dell’Africa Occidentale 😀
                Giuro.

                Il che mi lusinga perché ci sono molti senegalesi fighi! (ma nigeriani bruttoni).

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                l’antropologia fisica tradizionale sostiene che i sefarditi sarebbero brachicefali armenoidi, quindi sostanzialmente di razza anatolica, come i turchi (si intende gli abitanti dell’Anatolia passati e presenti, non i turchi invasori di origine altaica), mentre quelli sefarditi dolicocefali di razza mediterranea, come gli arabi (e i loro antenati prearabi vicinorientali).

                Tieni conto che o si è dolicocefali, o brachicefali o mesocefali: è una questione di rapporto aritmetico fra due misure.
                Il brachicefalo può essere da allargamento (tipicamente l’alpino) o da accorciamento (tipicamente l’adriatico, che è il tipo più diffuso in Emilia Romagna, dove c’è la massima concentrazione di brachicefalia in Italia).

              • Peucezio scrive:

                Scusa, i primi sono gli aschenaziti, quelli di razza anatolica.

              • PinoMamet scrive:

                Boh, a me pare che gli ashkenaziti in media assomiglino ben poco ai turchi (salvo magari a quei turchi europei che sembrano in effetti balcanici);
                e a dire il vero anche agli armeni, che hanno un tipo fisico riconoscibilissimo (conosco UN italiano- di origine laziale- che potrebbe essere perfettamente armeno; conosco invece alcuni armeni esuli da generazioni che non lo sembrano affatto; immagino sia un po’ la stessa cosa degli albanesi…)

                I sefarditi invece sono un insieme composito, di origine spagnola, o araba (che poi molto spesso è berbera), iraniana o altro…
                (i sefarditi veri e propri sono spagnoli-portoghesi, in effetti, e a lungo distinti dagli ebrei “arabi” in Nord Africa e altrove).

                Poi ci sono comunità minori, quella tzarfatì o francese (mah), quella italiana (assolutamente indistinguibile dall’italiano medio di qualunque regione) ecc.

      • PinoMamet scrive:

        “Una volta andavi in un posto, soprattutto nelle campagne (magari non in quelle emiliane di Pino, ma nelle mie senz’altro) e trovavi facce antiche, testimonianze di spostamenti e tipi umani in parte anche preistorici. Questo era bello”

        Allora: premesso che secondo me non era bello affatto.

        Io non ti contesto un inesistente razzismo, e neanche faccio il discorso di maniera, un po’ melenso, “è bello vederci tutti mescolati gialli neri ecc.”
        (però sì, lo preferisco ad andare in un posto e trovarci solo la stessa faccia).

        Aldilà dei gusti singoli, mi pare che tu tenda a credere che esista da una parte la Storia, una cosa immutabile, con dei caratteri eterni;
        dall’altra, l’Oggi, La Modernità, che sarebbe una rottura assoluta e perciò da combattere in tutti i modi, quando possibile, un unicum, una cosa inaudita.

        A me non pare affatto, L’attualità mi sembra pienamente dentro la Storia e dentro le solite dinamiche storiche. Dici, ma in aereo in due minuti vai a Pechino, prima non è mai stato così, embè? Anche prima della domesticazione del cavallo, le persone sono sempre andate a piedi. Tutto è inaudito, prima che accada.
        Ma noi siamo sempre esserei umani, mangiamo, pisciamo, caghiamo, respiriamo.
        Se imvece di riprodurti con una di Barletta ti riproduci con una cinese (spero bella) beh, non è la fine del mondo e dell’umanità;
        tutt’altro, volendo; è semplicemente l’umanità che compie il suo dovere, che fa la cosa più naturale del mondo, ancora più naturale della Storia, e senz’altro più naturale della cultura.

        Non c’è assolutamente niente di apocalittico in tutto ciò, ma proprio niente di cui preoccuparsi.

        E ti dirò, penso esattamente la stessa cosa riguardo alla cultura.
        Non ho il feticcio della cultura italiana. Mi piace, ma se dovesse finire, beh, ce ne faremo una ragione, diceva Renzi 😉
        Ne sorgeranno altre.
        Agli italiani piace restaurare e tenere in piedi le opere d’arte; sono maestri riconosciut in questo (i ponti un po’ meno…)

        Ma prima o poi cadono. Ricordo che i buddhisti autentici, visti da me con i miei occhi, hanno reagito con un’alzata di spalle alla distruzione dei Buddha in Afghanistan: non erano mica Buddha! Erano solo delle cazzo di statue. Ma manco se fossero stati l’ultima copia esistente al mondo delle scritture buddhiste. Che banalità pensare che nessuno possa più pensare le stesse cose, o migliori ancora!

        • mirkhond scrive:

          Pino

          Sono d’accordo con te.
          Però su una cosa Peucezio ha ragione: un tempo si buttava giù monumenti o opere d’arte, per farne altrettanto se non più belle.
          E intendo chiese, palazzi, sculture, dipinti.
          Oggi butti giù un rudere, ma quello che costruisci al suo posto è una cagata pazzesca.
          Perché oggi domina il brutto nell’architettura e nell’arte?

        • PinoMamet scrive:

          Questo è verissimo e non ho una risposta, bisogna pensarci in effetti…

        • Peucezio scrive:

          Pino,
          “Aldilà dei gusti singoli, mi pare che tu tenda a credere che esista da una parte la Storia, una cosa immutabile, con dei caratteri eterni;
          dall’altra, l’Oggi, La Modernità, che sarebbe una rottura assoluta e perciò da combattere in tutti i modi, quando possibile, un unicum, una cosa inaudita.”

          Sì, sostanzialmente penso questo. Poi è da stabilire se sia male o da combattere. Però, sì, è una cesura radicale.
          E ho molti dubbi sul fatto che quelle passate siano state altrettanto rivoluzionarie.
          Esclusa, ovviamente, la rivoluzione neolitica.

          • PinoMamet scrive:

            Non c’ero e non ti so dire 😉

            ma continuo a non capire. La Storia siamo noi, diceva una canzone 😉 non è che è finita ieri e oggi chissà dove viviamo.
            Viviamo come abbiamo sempre vissuto: respirando, mangiando, cagando e pisciando.

            Restiamo umani non è un’esortazione, è un indicativo presente 😉

  42. Miguel Martinez scrive:

    OT

    Per i nostri legulei (Z, MT, Roberto…)

    Cosa vuol dire “sacro” nel linguaggio giuridico?

    Solo adesso mi accorgo infatti che la Costituzione Nata dalla Resistenza recita:

    “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. (Costituzione, art.52)”

    • Peucezio scrive:

      Una volta voleva dire che non venivi punito direttamente, ma chiunque poteva ucciderti impunemente, se gli girava 🙂

    • Z. scrive:

      Premesso che non avrei mai l’arroganza di considerarmi un giurista, né di lasciare
      che qualcuno mi chiami così…

      quello l’unico caso in cui ricordo l’uso dell’aggettivo, almeno nell’ordinamento italiano, e non credo che abbia altra funzione che sottolineare vigorosamente l’importanza del dovere prescritto.

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