Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il topo

Oggi siamo stati invitati a un incontro molto interessante, organizzato da Regione Toscana e ANCI, sul tema, Le politiche per la sicurezza urbana come sfida per il governo locale.

Un’esperienza quasi esaltante, visto che la Guida dell’incontro dice molte cose che sosteniamo da qualche anno su questo piccolo blog sovversivo.

Senza comunità non c’è sicurezza, e bisogna combattere quindi la marginalizzazione, lo zoning (la suddivisione delle città per funzioni) che è la base stessa della modernità, e la gentrificazione. E bisogna fare affidamento su ciò che le comunità costruiscono spontaneamente e dal basso.

Altrimenti ci saranno sempre ghetti ribollenti da una parte, e anziani rancorosi e impauriti dall’altra, anche quando il numero ufficiale dei reati continua a diminuire.

Partecipo a un tavolo in cui trovo simpatici tutti, l’assessore al commercio di un importante comune alle porte di Firenze, una ragazza che sta cercando di far rivivere un piccolo paese dell’aretino, le nostre sorelle che gestiscono – generazione dopo generazione, da 22 anni – un altro parco in Oltrarno.

C’è anche un signore che appartiene a un paese di seicento anime, ma solo il parroco sa quanti sono: infatti, il luogo è diviso tra tre comuni e due province, dove gli stranieri erano innanzitutto i mafiosi mandati in domicilio coatto, e lui non ha alcuna idea a chi si deve rivolgere.

Siccome siamo in tema di sicurezza, racconto dei due episodi di cronaca in cui è stato coinvolto il nostro giardino, nel cuore di una frenetica città moderna, frequentato da centinaia di persone, in larga parte stranieri.

L’episodio minore, denunciato solo ai carabinieri, è avvenuto nel 2016, quando una mamma ha perso il portafoglio con i documenti, e nessuno gliel’ha restituito.

Più grave, l’episodio del 2013, quando – contrariamente a quanto previsto dalla convenzione con il Comune che ci permetteva allora di lavorare soltanto con ragazzi al di sotto degli 11 anni – una ragazza egiziana di tredici anni è stata sorpresa a suonare il violino nel giardino, uno scandalo che ha portato a una riunione straordinaria di condanna del Consiglio di Quartiere Uno di Firenze e alla minaccia di chiudere il giardino.

Le nostre amiche del Parco invece raccontano che le botteghe di quartiere chiudono, e vengono sostituite da pub, che gli abitanti se ne vanno e arriva AirBnB. E volete forse che i turisti americani vengano a curare il parco?

L’assessore del Comune di Pisa risponde che succede anche da loro, e che il Comune è impotente, arriva la movida, e i negozi chiudono e affittano a gente che vende alcol, e allora se ne va ancora altra gente, e si affitta ancora, e siccome c’è la liberalizzazione, non c’è niente da fare, ci sono escamotage molto complesse, che però vengono respinte dal TAR, e poi gli stessi funzionari che hanno cercato di fare qualcosa vengono puniti.

Allora, la nostra amica dice che c’è una grandissima villa nel loro quartiere, e il Comune invece di ricavarne case popolari, l’ha venduta come residence di lusso. E volete forse che i miliardari americani vengano a curare il parco?

Allora, l’assessore del Comune alle porte di Firenze racconta di come stiano andando in rovina le proprietà della Provincia, il fantasma che ancora possiede innumerevoli immobili, solo che non ha i soldi per mantenerli; e questi palazzi che vanno in rovina, attirano gli spacciatori e allontanano gli altri, e quindi fanno decadere lentamente quartieri interi.

Alla fine, prende la parola la vice-sindaca di un Comune toscano.

Ci dice che stamattina presto, l’ha chiamata un assessore, per dirle che avevano trovato un topo morto in una strada.

Lei allora telefona all’ASL, che le dice che entro quarantott’ore interverranno, ma che per la rimozione del topo, il Comune dovrà pagare la somma di 400 euro.

Lei richiama l’assessore e gli spiega come stanno le cose.

Quindici minuti dopo, le telefona lo stesso assessore, “il topo è sparito!”

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11 risposte a Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il topo

  1. habsburgicus scrive:

    purché non sparisca la topa !
    sennò è proprio finis Italiae, vero Moi ? 😀

  2. Roberto scrive:

    A Roma avevano chiesto il certificato di morte per dei tonni abbandonati

    http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/08/11/foto/roma_ama_non_pulisce_tonni_abbandonati_sulla_litoranea-172862041/1/

    Naturalmente per me tutto è qualificabile con la scarsissima voglia di lavorare

    • Miguel Martinez scrive:

      per roberto

      “A Roma avevano chiesto il certificato di morte per dei tonni abbandonati”

      Se ci vuole, ci vuole.

      E se ci vuole, e non c’è, il funzionario sbaglia.

      E se un altro funzionario ha voglia di lavorare, gli fa un coso così a quello che ha usato risorse pubbliche per smuovere tonni che forse erano ancora vivi.

      Il problema non sono quelli che non hanno voglia di lavorare: il problema sono proprio quelli che hanno voglia di lavorare.

      Non si può certo accusare di pigrizia il consiglio del quartiere che comprende il Duomo e gli Uffizi e che è frequentato da 15 milioni di turisti l’anno, se dedicano un’intera mattinata, in cambio di un gettone di presenza di forse 10 euro, per discutere della tredicenne violinista egiziana.

      • Roberto scrive:

        Quindi tu sei dell’idea che ogni cosa che ti dice il funzionario di turno sia vera, che babbo natale esiste e che nell’area 51 c’è conservata un’astronave?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “Quindi tu sei dell’idea che ogni cosa che ti dice il funzionario di turno sia vera, che babbo natale esiste e che nell’area 51 c’è conservata un’astronave?”

          In realtà, la faccenda è più complessa.

          Dietro ogni affermazione di un funzionario c’è una mezza verità. Poniamo – esiste davvero un regolamento che dice che per raccogliere i pesci, bisogna avere il certificato di morte rilasciato da un veterinario.

          Ma esiste anche una sentenza del tribunale di Catanzaro che ha mandato assolto un funzionario che aveva usato fondi pubblici per seppellire dei tonni, perché sarebbe sufficiente il certificato del veterinario della ditta che ha inscatolato i tonni, sempre che si riesca a rintracciarla.

          Anche se questo contrasta con una sentenza del tribunale di Treviso, che dice che dal momento in cui i tonni fuoriescono dal camion, non valgono più le certificazioni della ditta, e quindi il funzionario che li fa seppellire a spese dello Stato compie abuso di ufficio.

          Infine, esiste una sentenza del tribunale di Lucca che dice che il concetto di “pesce” non è applicabile al tonno industriale.

          Nel dubbio, si dice, “non si può!”

          Noi abbiamo passato mesi discutendo con un funzionario del Comune che aveva sbagliato (ovviamente a favore del Comune) nel calcolare l’assicurazione che avremmo dovuto pagare con i soldi nostri per gestire un’area pubblica. Ma per farlo, abbiamo dovuto leggerci una marea di carte, e non è detto che un magistrato avrebbe dato ragione alla fine a noi.

          • Francesco scrive:

            >>> Dietro ogni affermazione di un funzionario c’è una mezza verità.

            non ne sono completamente convinto, per me ogni tanto ci scappa l’abuso di potere per il semplice gusto di farlo

            🙂

  3. Miguel Martinez scrive:

    In data 28 ottobre 2014, in seguito alla mobilitazione di numerosi funzionari comunali e politici contro di noi che come sempre minacciavano di chiudere il giardino alla popolazione per via di un increscioso fatto di cronaca, abbiamo mandato questa comunicazione a tutti i consiglieri del Quartiere Uno, e alle PO Istruzione, Ambiente, Politiche Giovanili, Sport, Urbanistica e Patrimonio Non Abitativo sia del Quartiere Uno che del Comune di Firenze.

    L’acqua di cui si parla qui mancava, perché il nostro simpatico vicino aveva spaccato i tubi, ma di questo non si è mai occupato alcun funzionario o politico.

    Li abbiamo temporaneamente zittiti (ci ha risposto unicamente, e in maniera affettuosa, una nostra amica del Partito Unico, che tra immani difficoltà ha sempre cercato di fare cose buone, e infatti sta per mollare la politica):

    Vi scriviamo per informarvi dell’esito di un’inchiesta interna che abbiamo condotto su un episodio che sembra aver avuto una certa risonanza.

    Alcune settimane fa, un bambino è stato avvistato mentre faceva la pipì nell’area del giardino Nidiaci.

    In seguito alle comprensibili e vivaci rimostranze arrivate da più parti, abbiamo deciso di condurre un’inchiesta interna sullo svolgimento dell’episodio.

    Il colpevole, secondo le testimonianze raccolte, sembra sia un individuo di approssimativamente quattro anni, sicuramente di sesso maschile, ma non siamo ancora riusciti a stabilirne con certezza l’identità.

    Siamo però riusciti a ricostruire con una certa sicurezza la dinamica dei fatti.

    L’episodio è avvenuto al momento dell’apertura pomeridiana del giardino, quando non era ancora disponibile al pubblico la chiave del bagno.

    Infatti, le nostre volontarie che prestano gratuitamente la loro opera per rendere fruibile lo spazio pubblico in questione, essendo anche loro genitori, arrivano contemporaneamente alle altre famiglie frequentatrici del giardino che entrano assieme a loro, anche a causa della mancanza di ogni spazio di attesa davanti al giardino che si affaccia direttamente sulla strada.

    Le volontarie, come stabilito dalla convenzione con il Comune, devono procurarsi il materiale per registrare gli ingressi che si trova in uno sgabuzzino situato all’altra estremità del giardino, peraltro parzialmente nascosto alla vista dal campetto di calcio.

    Nello stesso sgabuzzino devono procurare anche le bottiglie d’acqua e i bicchieri, acquistati a nostre spese e messi gratuitamente a disposizione dei frequentatori, visto che il giardino è privo di acqua da oltre un anno.

    In certi casi, devono anche procurare la segatura per riempire la pozza che si forma all’ingresso in seguito a temporali e prendere eventuali oggetti smarriti raccolti nelle giornate precedenti.

    Durante l’attraversamento del giardino e del campetto, le volontarie sono invitate a tenere d’occhio comunque l’ingresso (verso cui rivolgono però le spalle nel corso dell’avvicinamento allo sgabuzzino), per impedire la fuga di bambini e per prevenire – come richiesto dal Centro Giovani – l’ingresso abusivo di eventuali frequentatori del Centro Giovani.

    Successivamente si recano alla postazione di controllo situata all’ingresso, dove mettono a disposizione l’acqua, e poi raccolgono rapidamente le firme delle famiglie già entrate nel giardino.

    L’episodio giustamente denunciato sembra sia accaduto dietro l’angolo del campetto di calcio, quindi nel punto più lontano dalla doppia visuale richiesta alle operatrici volontarie (sgabuzzino/ingresso), e prima che si potesse rendere disponibile ai frequentatori la chiave del bagno.

    Ci scusiamo vivamente per quanto avvenuto, assumendoci tutte le nostre responsabilità, e ci auspichiamo che l’interesse che ha suscitato questo episodio sia indizio di crescente attenzione per tutte le problematiche dell’area, comprese quelle riguardanti il recupero della Ludoteca “temporaneamente” chiusa due anni fa.

    Cordiali saluti

  4. Moi scrive:

    Problemi di Pubblica Sicurezza ? … Polizia Segreta e Legge Marziale !

    … Come si può affermare che “NON funzia”, senza nemmen provarci ?!

    😉

  5. Francesco scrive:

    PS per me i miliardari americani le tasse per la manutenzione del verde pubblico le pagano: guarda come è bello Central Park!

    😀

  6. necroclerico scrive:

    Io dico solo che se danno 400 euro a topo per rimozione, non potrei biasimare una ditta che si articolasse il business plan come segue:

    Stanlio cattura pantegane di notte con semplici trappole o sacchi immondizia costo zero;
    Ollio è l’operaio che rimuove topi a 400 euro cadauno.

    Stanlio mette il topo per strada.
    Ollio lo rimuove e incassa dalla tesoreria comunale.

    Ripetere il ciclo. Se Stanlio & Ollio sono di buon cuore fanno anche lo sconto al Comune dopo 1000 topi rimossi!

    • Roberto scrive:

      Come le 300 euro a buca a Roma. La riempi di sabbia, ti sanno 300 euro e 15 giorni dopo ti richiamano per sistemare la stessa buca che si è riaperta

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