Il delfino

Non più, delfino, lanciandoti attraverso le bolle salate, sorprenderai le greggi del mare.

Né danzando al suono della canna traforata, alzerai il mare acccanto alle navi.

Non più, creatore di schiuma, recherai le Nereidi sulla schiena come prima, portandole nei regni di Tetide.

Le onde, alte quanto il capo di Malea, ti hanno scagliato sulla spiaggia sabbiosa.

οὐκέτι παφλάζοντα διαΐσσων βυθὸν ἅλμης
δελφίς, πτοιήσεις εἰναλίων ἀγέλας,
οὐδὲ πολυτρήτοιο μέλος καλάμοιο χορεύων
ὑγρὸν ἀναρρίψεις ἅλμα παρὰ σκαφίσιν
οὐδὲ σὺ γ᾽, ἀφρηστά, Νηρηίδας ὡς πρὶν ἀείρων
νώτοις πορθμεύσεις Τηθύος εἰς πέρατα.
ἦ γὰρ ἴσον; πρηῶνι Μαλείης ὡς ἐκυκήθη,
κῦμα πολυψάμμους ὦσέ ς1᾽ ἐπὶ ψαμάθους.

Archia

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47 risposte a Il delfino

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    🙂 🙂

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  2. roberto scrive:

    aspettiamo la traduzione di pino prima di commentare
    🙂

    • PinoMamet scrive:

      Ahah ma no!
      La traduzione di Miguel va benissimo ed è molto bella!

      Più che altro mi piacerebbe mettere qualche epigramma dell’autore su cui verteva la mia tesi, che era fissato con il mare, i naufragi e gli animali marini…
      😉

      due spunti:
      la storia del delfino che portò sul dorso Arione, e altri miti simili, ancora all’epoca di Melville veniva visto come un’assurdità, che lo scrittore statunitense doveva difendere con una certa fatica; adesso, alla luce di quanto sappiamo dei cetacei, ecc. ecc., pare non dico non impossibile, ma persino piuttosto probabile.

      Altro spunto: il mio autore cita, come animale marino immenso, la “scolopendra”; tutti conosciamo la piccola scolopendra terrestre, però Aristotele e Arriano ci informano che “esistono anche le scolopendre marine, del genere delle balene, e di quelle più grandi…”

      I commentatori del mio autore, i signori Gow e Page, ritengono che si tratti di “mariners’ tales”, e cercano una qualche spiegazione plausibile per la scolopendra spiaggiata sulla “costa degli Iapigi” a cui il mio autore, Teodorida, dedica un epigramma;
      ma, se invece fosse un animale, ahimè, estinto? Ci buttiamo dentro anche un po’ di criptozoologia e di Giacobbo 😉 ma magari tra cento anni ne sapremo di più, come ne sappiamo di più sui delfini rispetto al compianto Melville…

  3. Mario scrive:

    Preziosa, questa diuturna rivisitazione di levigatissime fonti poetiche della civiltà bianca.

  4. Miguel Martinez scrive:

    Segnalo a tutti questo bellissimo blog di inutili disquisizioni linguistiche:

    http://blog.terminologiaetc.it/

    Conoscendo i nostri peculiari polli, già vi ci vedo a tuffarvici famelici (io ho già spiluzzicato e pure commentato).

    • izzaldin scrive:

      bellissimo sito!
      ho lasciato anche io un commento sotto il tuo 🙂 nell’articolo sulle percocche.

      lo incollo qui in attesa che venga approvato dai terminologisti:

      Da siciliano, vedo la questione percocche in maniera diversa.
      Qui in Sicilia (almeno nella parte occidentale)per dire albicocca si dice ‘percoco’, che nel dialetto palermitano diventa ‘varcuoco’, parola che può servire anche per indicare il culo 🙂

      Ho sempre pensato che questo termine fosse stato lasciato in eredità dalla dominazione spagnola: in castigliano albicocca si dice ‘albaricoque’ che sembra una parola araba.

      Quindi probabilmente il termine percuoco nasce latino come dite voi, viene fatto proprio dagli arabi che lo portano in Spagna e in seguito gli spagnola portano il ‘varcuoco’ in Sicilia, dove diventa un sinonimo per il posteriore.
      Netta la differenza con la pesca il cui nome è “pessica”

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Mario

    “Preziosa, questa diuturna rivisitazione di levigatissime fonti poetiche della civiltà bianca.”

    Con tutto rispetto per le tue preoccupazioni dermatologiche, che non demonizzo, ti ricordo che il colorito mio almeno, per fortuna, è di un salubre rosa.

    Per diventare bianco, c’è sempre tempo:

    “Call Death!–Call Death!
    And the echo sounded down the streets of heaven
    Till it reached away back to that shadowy place,
    Where Death waits with his pale, white horses.”

    oppure:

    “I saw pale kings and princes too,
    Pale warriors, death-pale were they all:
    They cried, ‘La belle Dame sans Merci
    Hath thee in thrall!'”

    • Francesco scrive:

      1) è grande come la Liguria ma molto più ospitale

      2) quando si scioglie fa alzare il mare di 10 metri e restiamo sott’acqua

      3) con la nostra scalogna verrà a sbattere proprio qui

      🙂

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        ” quando si scioglie fa alzare il mare di 10 metri e restiamo sott’acqua”

        Affari vostri, noi qui siamo sui 40 metri!

        • Francesco scrive:

          Affari loro, io vivo in pianura padana.

          Infatti l’allarme è a Genova!

          😀

        • Francesco scrive:

          in base a quella roba là scoperta dal greco che faceva il bagno ed essendo il peso specifico del ghiaccio più basso di quello dell’acqua, sbaglio o il livello del mare dovrebbe alzarsi solo al momento della caduta in acqua e poi, piuttosto, abbassarsi?

          o forse restare uguale, che il peso della Liguria Bianca sempre uguale resta, solida o liquida che sia?

          • paniscus scrive:

            per Francesco: adesso non ho tempo di farmi calcoli dettagliati, comunque intanto faccio una precisazione: non si tratta di una gigantesca valanga di ghiaccio che prima stava fuori dall’acqua e che “poi è caduta in acqua”, modificando il rapporto tra ghiaccio immerso e ghiaccio emerso; a quanto si capisce, si tratta di una sorta di lastrone che era GIA’ parzialmente immerso in acqua anche prima, e per il quale, almeno nella primissima parte del viaggio, le proporzioni non cambiano di molto…

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco… vedo che Repubblica ha cambiato il titolo, adesso c’è scritto “l’iceberg grande più della Liguria”.

        Chi è che fa la spia per Repubblica qui dentro?!

        • Francesco scrive:

          io certa gente non la frequento

          😉

        • izzaldin scrive:

          ti spiego come funziona:

          a Repubblica la cosiddetta ‘redazione online’ detta anche ‘online desk’ ha il compito di:
          -inserire le agenzie di stampa o gli articoli;
          -scegliere una foto fra le foto delle agenzie;
          -e infine, compito più difficiel, fare un titolo.

          Spesso si tratta di giovani o di precari, tanto indaffarati quanto ignoranti. Quindi capita che un titolo del genere vada nell’edizione online, magari qualche giornalista più anziano controlla il sito, si alza dalla scrivania piena di cartacce di merendine e bicchieri di caffè della macchinetta, va all’online desk :
          -se lo stagista è un maschio, lo umilia pubblicamente.
          -se la stagista è una bella ragazza, la invita a prendere un caffè e le spiega ‘i segreti del mestiere’.

          credo che più o meno sia stata questa la dinamica che ha portato alla correzione.

          A meno che naturalmente Moi non sia in realtà un giornalista di Repubblica 🙂

  6. Francesco scrive:

    OT

    segnalo articolo di “Economia a’la Kelebek” sul sito di Avvenire di oggi a firma Gesualdi, sembra un connubio tra Pino, il Duca e Mario ma è uno di Barbiana, pubblicato dal quotidiano dei vescovi

    🙁

    • Francesco scrive:

      su coraggio, provate a leggerlo e a segnalarmi le enormi castronerie che contiene!

      potreste considerarlo un utile esercizio per accrescere le vostre competenze (TM) in materia

      🙂

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “su coraggio, provate a leggerlo e a segnalarmi le enormi castronerie che contiene!”

    come indizio, potresti almeno mettere l’URL, no?

    • izzaldin scrive:

      interessante.
      se non sbaglio era Tommaso d’Aquino che si scagliava contro il reato d’usura, perchè non si può creare denaro dal tempo. la critica cattolica alle banche é pertanto assolutamente coerente.
      chissá cosa avrebbe detto Tommaso sullo Ior

      • Francesco scrive:

        spero che il Sommo Aquinate saprebbe ammettere il suo errore: il concetto di usura è fondamentale per il funzionamento di un’economia, assolutamente indispensabile

  8. MOI scrive:

    … “mugnega” per “albicocca” ? … ne avete attestazioni fuori dall’ Emilia Romagna ?

  9. MOI scrive:

    il Latino “cerasa” a Bologna ha dato esito ” regolarmente ” a “z’riśa”, mentre “pesca” dovrebbe essere più o meno “persga” (da “Persica” … ) in tutta l’ Emilia Romagna; d’altronde, mi pare che più o meno in tutti i dialetti d’ Italia e nelle “parlate” della Toscana ci sia questa base di “persica” più o meno modificata; sottintendendo sempre “prugna”, cfr: “prunus persica”.

    • MOI scrive:

      Prunus Persica che poi forse non veniva dalla Persia ma da più a Est: India, se non addirittura Indocina o Cina; è vero però che le piante sono sempre state innestate e modificate: la stessa “roba” coltivata in posti diversi può pure cambiare molto, anche da sé !

      • MOI scrive:

        D’altronde oggi chiamiamo “Asia”, con un nome costiero della Turchia, un continente immenso comprendente Indonesia, Filippine, Giappone …

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