Il più antico degli europei

Due temi di cui si è discusso, in questi giorni, tra i commenti.

La prima la devastazione ambientale premoderna: se ai tempi in cui non c’erano nemmeno le lampadine elettriche, l’umanità è riuscita a combinare disastri, figuriamoci cosa può combinare oggi.

La seconda, l’esistenza di cose che hanno  un valore così grande, da non avere prezzo.

Penso immediatamente al Tasso, taxus baccata, con i suoi immensi rami che si estendono orizzontalmente, nell’angolo invisibile del Giardino.

Quando gli altri alberi hanno perso le foglie, rimane con i suoi aghi, vetgronstr vidr, “l’albero più verde d’inverno” come lo chiamavano gli islandesi.

tassoChe fosse un tasso, non lo sapeva quasi nessuno.

Ma tutti quelli che riuscivano a staccare per un momento gli occhi dallo smartphone, si accorgevano che si trattava di una presenza molto diversa da quella degli altri alberi.

A un certo punto, i politici hanno fatto un accordo che prevedeva la costruzione di un prefabbricato, esattamente dove sorgeva il tasso. E non capivano nemmeno cosa ci fosse di male. Siamo riusciti a sventare il progetto, e per questo possiamo sperare di avere restituito qualcosa di tutto ciò che il tasso ha dato a noi.

Il tasso è arrivato nel mondo, sul continente unico di Pangea, forse proprio mentre iniziava a spezzarsi, assieme all’Archaeopteryx, che probabilmente amava posarsi sui suoi rami: per capirci, 40 milioni di anni prima che inventassero i fiori.

Quanto sarà vecchio il nostro tasso?

Non c’è modo di sapere, perché i tassi sanno morire e rinascere: “non esiste una fine teorica per questo albero, non ha alcun bisogno di morire”, ebbe a dire il botanico inglese Alan Mitchell.

Yew, Eibe… dicono che i nomi germanici del tasso abbiano la stessa radice di ever, “sempre” e di ewig, “eterno”.

Da un immenso sistema di radici, uno dei più complessi del mondo vegetale, sorge lentissimo un albero, si espande e si allarga, magari per secoli. Vengono fuori rami che diventano nuovi tronchi.

Poi, il tronco originale inizia a marcire.

Proprio quando sembra tutto perduto, il tasso allunga  dall’alto un nuovo albero, che si insinua dentro la cavità del vecchio albero e scende verso le radici, giovane e pieno di vita; mentre il vecchio tronco lentamente scompare.

Così è il nostro, tutto piegato da una parte, con la corteccia morta che abbraccia l’albero vivo che nasconde al propro interno.

tasso-tronco-smallMa probabilmente, il nostro tasso ha appena un paio di secoli di vita, perché i tassi davvero antichi sono quasi un boschetto di tronchi (ci vuole l’analisi del DNA per capire che si tratta di un unico albero).

La-Haye-du-Routot_chapel-yew-trunk-WimPeeters_2014-04-09Cappella di La Haye de Routot, in Normandia, costruita dentro un tasso

Molti temono il tasso. Tasso tossico.

Veleno il suo legno, veleno gli aghi, veleno i semi: il nostro presumo che abbia scelto, almeno per ora, di essere maschio, perché non ho mai visti i rossi arilli delle femmine, che dicono siano dolci e commestibili, se non si mangia il seme che c’è all’interno (gli arilli li mangiano anche le volpi, grandi disseminatori di tassi).

Il tasso ti uccide, colpendoti al cuore: pare che sia un modo saggio di suicidarsi.

Per questo, ogni tanto qualcuno si preoccupa, ma non c’è da temere – anche un bambino piccolo deve mettersi con impegno a mangiare almeno 800 aghi, prima di iniziare a sentirsi male.

Molti mi hanno detto (persino qualche funzionario allarmato del Comune), se dormi sotto un tasso, non ti sveglierai più, e mi commuove pensare che quasi due secoli fa, ci fu una scrittrice che reagì allo stessso modo mio:

“Man sagt, dass Schlaff, ein schlimmer, dir aus den Nadeln raucht
Ach! wacher war ich nimmer, Als rings von dir umhaucht”

“Si dice che un sonno, un sonno malvagio, essudi dai tuoi aghi. Ma io non sono mai stato così sveglio, che quando ero circondato da te”. [1]

Di tassi, ne conosco pochi: c’è quello nostro, ce n’è uno che vive al Giardino Torrigiani, mi dicono che ce ne sia ancora qualcun altro a Firenze. E poi ho scoperto che proprio al confine tra Toscana ed Emilia-Romagna, c’è uno dei pochi boschi di tasso di tutta l’Italia continentale. Stranamente, nel Comune dove si trova il bosco, quasi nessuno ne conosce l’esistenza: il tasso riesce a restare sempre silenzioso e segreto.

Il tasso è l’albero d’Europa.

La più antica lancia trovata in Europa, il più antico arco… il legno di tasso, tanto flessibile quanto duro, ha reso possibile la violenza fondante del nostro continente.

Furono gli inglesi a scoprire la potenza unica di quel legno, con cui costruirono i  longbow che permisero a piccole schiere di arcieri di sterminare la cavalleria di Francia.

Piega la schiena in avanti, la sinistra sciolta sull’arco, tre dita a destra divaricate, non toccare la freccia, i piedi fermi…

Nel 1418, 1.190.000 piume d’0ca furono raccolte in Inghilterra, da distribuire ai laboratori di quelli che dovevano costruire frecce:

“England would be but a fling
if not for the yew and the grey goose wing”

“Una nullità sarebbe l’Inghilterra, senza il tasso e l’ala dell’oca grigia”.

Non bastava tutta l’Inghilterra per fornire i tassi. Ogni nave straniera che approdava in Inghilterra, per poter scaricare le proprie merci, doveva pagare il dazio in archi di tasso.

Gli inglesi si diedero alla caccia di tassi, in ogni luogo d’Europa, dai Carpazi agli Appennini, ma soprattutto le Alpi e il sud della Germania, dove nacquero grandi monopoli: la sola ditta di Christoph Fürer & Leonard Stockhammer, in ottant’anni, esportò 1,6 milioni di bastoni di tasso.

Sterminati i tassi europei, l’Inghilterra dovette arrendersi al disastro ecologico: il 26 ottobre del 1595, la Regina Elisabetta dovette ordinare all’esercito di sostituire tutti i loro efficacissimi longbow con gli assurdi fucili dell’epoca, lenti, pericolosi e assolutamente inaffidabili. Che poi pensiamo che fosse un progresso.

Oggi, in tutta l’Austria, la Germania e la Svizzera, sopravvivono meno di dieci antichi tassi.

Note:

Una nota importante: moltissime cose scritte qui, le devo a un piccolo libro, che si chiama semplicemente Yew, scritto da uno studioso tedesco, Fred Hageneder.

[1] Annette von Droste-Hülshoff, 1797-1848.

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129 risposte a Il più antico degli europei

  1. Ugo Bardi scrive:

    Anni fa, mi è capitato di visitare l’ultima foresta dei cedri del Libano; ce ne sono ancora alcuni, miracolosamente sopravvissuti alla strage. Proprio quelli che Gilgamesh e Enkidu erano andati a tagliare. Per farlo, avevano dovuto uccidere il guardiano della foresta Huwawa (o forse, e più probabilmente, la guardiana – il sesso di Huwawa non è specificato nella storia). E per questo, Enkidu era stato maledetto – una maledizione che forse ancora pesa su di noi.

    E’ tutto parte dell’antica distruzione delle foreste, di cui ci rimane una storia simbolica nel poema di Enheduanna dove ci racconta la distruzione della montagna di Ebih (o Ebeh) da parte della dea Inanna che la colpisce con la sua mazza finché non la trasforma in “grasso di pecora sciolto” – una chiara allusione all’erosione che segue il taglio delle foreste.

    Così se andate sulle montagne del Libano, potete ancora vedere qualche decina di giganti tristi, gli ultimi cedri, sopravvissuti non si sa come alla totale distruzione del territorio libanese, ormai ridotto a una pietraia sconfinata dove sorgono qua e là grandi palazzoni di cemento armato. Appunto, forse la maledizione di Enkidu.

    • izzaldin scrive:

      molto interessante sia il post di Miguel sui tassi sia il tuo commento sul Libano.
      anni fa uscì un libro in Italia il cui titolo originale è Palestinian Walks ed è stato incredibilmente tradotto con il titolo Il Pallido Dio delle Colline.
      In questo libro un medico palestinese racconta delle passeggiate in campagna, una usanza tipica di quella zona, adesso rese impossibile dalle tonnellate di cemento versate per costruire gli insediamenti israeliani.
      Il commento di Ugo Bardi sui cedri “gli stessi costruiti di Gilgamesh” mi ha fatto ricordare questo libro, pensando a come, sulle colline un tempo attraversate da Gesù e dai suoi compari, adesso sorgano resort, vialetti di cemento, palazzi bianchi tutti uguali come se ne trovano a marbella o in provincia di Agrigento. Che tristezza

  2. Ugo Bardi scrive:

    E siccome questo blog include spesso della poesia, ecco qui Enheduanna, Poetessa Sumera, che descrive la distruzione della lussureggiante montagna Ebih da parte di Inanna.

    She crushes the mountain to garbage,
    scattering the trash from dawn to dark,
    with mighty stones she pelts,
    and the mountain,
    like a clay pot
    crumbles
    with her might
    she melts the mountain
    into a vat of sheepfat.

    • Moi scrive:

      … già in English avevano istruito i Sumeri, ‘sti Annunaki ? 😉

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        “… già in English avevano istruito i Sumeri, ‘sti Annunaki ? ”

        Certo, avendo perso ogni contatto con la lingua in cui è scritta questa poesia, e leggendola in inglese, si perde sicuramente la “poeticità”.

        Anche la parola “garbage” mi crea dubbi: non so in cosa consistesse il Sudicio di quei tempi, può darsi che si intendessero sopratutto ruderi (da cui, come ci insegna non ricordo se Pino o Peucezio, il “rudo” emiliano).

        • Moi scrive:

          … ask Mauro Biglino ! 😉

        • PinoMamet scrive:

          Pino 😉

          • Ugo Bardi scrive:

            La traduzione è di Elizabeth De Shong Meador, che ha passato una vita a tradurre gli inni scritti da Enheduanna. Ci sono anche altre traduzioni, ma quella di Meador è “leggibile” – le altre sono letterali. Dove manca un pezzo di testo, Meador ricostruisce, altri lasciano vuoto.

            Ora, non essendo io un sumerista chiaramente non mi posso mettere a confrontare le varie traduzioni. Peraltro, ripeto il concetto: è una poesia – se la vogliamo chiamare così – totalmente aliena. Solo il fatto che mancano quasi sempre gli aggettivi, ma fosse solo quello!

            Secondo Julian Jaynes, i Sumeri non erano semplicemente una versione antica della civiltà moderna. Erano geneticamente diversi da noi, non erano veramente “autocoscienti” nel senso moderno del termine. In effetti, leggendo Meador mi sembra una visione corretta. Fra Dante e Enheduanna c’è un abisso.

            La letteratura moderna è tutta a proposito di emozioni, a sua volta generate dall’identificazione. Se leggiamo un romanzo moderno o guardiamo un film, ci identifichiamo con il protagonista. Ma in Enheduanna, questa identificazione, semplicemente, non c’è. Come, se ci fate caso, non c’è in opere più tarde, tipo l’Iliade. Ora non mi metto a fare l’esegesi di Enheduanna, ma c’è solo un punto in cui compare qualcosa in cui ci possiamo identificare con lei – quando ci racconta di come l’usurpatore Lugalanna la minaccia e la cerca di convincerla a uccidersi. Un momento molto particolare che da inizio a una storia molto, molto lunga…..

            • Ugo Bardi scrive:

              Incidentalmente, tradurre dal Sumero in Inglese non è così strano come potrebbe sembrare. Gli Ittiti, vicini di casa dei Sumeri, parlavano una lingua dalla quale poi si sarebbe sviluppato il moderno inglese. Probabilmente già 3-4 mila anni fa, qualche ittita letterato aveva già tradotto gli inni di Enheduanna in Ittita!

            • Francesco scrive:

              anche prima che tu lo scrivessi, avevo pensato a Omero

              ben difficile trovare “geneticamente diversi” i Troiani e gli Achei, però

              ciao

            • PinoMamet scrive:

              ” Gli Ittiti, vicini di casa dei Sumeri, parlavano una lingua dalla quale poi si sarebbe sviluppato il moderno inglese.”

              ??
              A me risulta che la lingua ittita, o hittita, fosse una lingua indoeuropea;
              e questo è più o meno tutto il suo legame con l’inglese…
              come con l’italiano, il francese, l’hindi e il bielorusso.

              Invece i Sumeri parlavano una lingua isolata, né indoeuropea né semitica o altro, sulla quale sono state fatte varie ipotesi, nessuna conclusiva.

            • Marianna scrive:

              @Pino “Nella seconda metà del II millennio a.C., però, la Mesopotamia fu occupata più volte da ondate di invasori: i Cassiti, provenienti da est, gli Ittiti e poi gli Assiri da nord, che, come vedremo, costituirono a loro volta un grande impero.”
              Io non so se è stato tradotto direttamente dal sumero di 4300 anni fa, comunque sicuramente nel corso del tempo queste popolazioni hanno scambiato cultura e si sono influenzati vicendevolmente. Gli Ittiti erano scesi in Anatolia già alla fine del III millennio a.C.
              Se prendi come esempio il poema di Omero che per convenzione lo chiamiamo così, in realtà sembrerebbe un “riassemblamento” di più racconti tramandati e messi per iscritto tra l’ottavo e il quinto secolo a.C.

            • PinoMamet scrive:

              Sì, credo che le cose siano andate così.

            • Ugo Bardi scrive:

              Si, ho un po’ esagerato dicendo che l’inglese deriva dall’Ittita. Diciamo che sono tutte e due lingue indoeuropee. La storia è raccontata bene nel lobro di Johannes Lehmann “Gli Ittiti”

            • Ugo Bardi scrive:

              Per quanto riguarda la differenza genetica fra noi e i Sumeri; e anche dei i combattenti della guerra di Troia, è parte di una tendenza attuale che ritiene l’evoluzione biologica molto più rapida di quanto non si ritenesse non tanto tempo fa. Secondo questa visione, 10.000 anni sono più che sufficienti per creare differenze genetiche importanti. Tanto per fare un esempio di qualcosa di misurabile, i crani degli umani dell’età del bronzo avevano le arcate sopraccigliari molto più nette di quelle di noi moderni. E’ una caratteristica dei primati che gli umani moderni hanno perso. Se c’è stato un cambiamento esterno del cranio così evidente, è probabile che ce ne siano stati di meno evidenti – ma altrettanto netti – all’interno del cranio. Questo si allaccia all’ipotesi di Julian Jaynes sull’evoluzione dell’autocoscienza. Secondo lui, i Sumeri non erano veramente autocoscienti. Io penso che abbia ragione, anche se non lo sapremo mai con certezza a meno che non ci capiti di incrociare un Sumero.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Ugo

                “Secondo questa visione, 10.000 anni sono più che sufficienti per creare differenze genetiche importanti.”

                interessante, sono tesi che mi erano sfuggite.

                Affascinante come la visione del passato possa cambiare radicalmente: una tesi come questa fa infatti saltare per aria più o meno tutta la storiografia del mondo antico.

                D’altronde, la differenza tra un romanzo trasgressivo femminista del 2017 e un manuale di preghiere per suore del 1617 farebbe pensare anche lì a una differenza biologica radicale delle autrici, che probabilmente non c’è.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Quella della mente bicamerale mi sembra la classica “ignorantata”. Chi ancora la propone dovrebbe spiegarmi come mai gli asseriti sintomi della mente bicamerale li riscontriamo anche in epoche molto più recenti in culture differenti. Ma ovviamente il problema gli assertori non se lo sono mai neppure posto questo problema, visto che la loro conoscenza della storia si ferma alla sola Iliade.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                ” Chi ancora la propone dovrebbe spiegarmi come mai gli asseriti sintomi della mente bicamerale li riscontriamo anche in epoche molto più recenti in culture differenti.”

                Scopro oggi l’esistenza della tesi, che magari tu conosci meglio di me.

                Guardando solo su Internet, più che un’ignorantata, mi sento di condividere il parere di Dawkins:

                “It is one of those books that is either complete rubbish or a work of consummate genius, nothing in between! Probably the former, but I’m hedging my bets.”

            • Ugo Bardi scrive:

              Scusa, Mauricius, ma se metti così la discussione, non rimane niente da discutere. Mi limito a dire che la faccenda è forse un tantino più complessa di come la descrivi. Poi, a ognuno le sue certezze.

            • PinoMamet scrive:

              Mah, francamente non vedo perchè si dovrebbe pensare che i Sumeri fossero così distanti da “noi”, né geneticamente (e perché mai?) né, come dire, a livello di sviluppo psicologico.
              Davvero, non ci trovo niente di particolare che spinga a formulare un’ipotesi di questo tipo.

              Erano un popolo, beh, molto antico: che aveva una lingua e una religione, produceva manufatti e faceva opere d’arte, aveva un’organizzazione sociale e politica.

              Perché mai non avrebbero dovuto essere autocoscienti?

              Mi sembra una di quelle idee che bisogna credere in forza della loro suggestione, e null’altro.

            • Peucezio scrive:

              Non ne sapevo niente di ‘sta teoria, ma a naso mi sembra un tentativo di voler ricondurre al biologico il culturale, per dimostrare che, una volta che il DNA è lo stesso, gli uomini devono essere tutti uguali a tutte le latitudini e che quindi, per esorcizzare l’alterità irriducibile di uomini realmente diversi, si debba ridurre tutto ad biològiam dicendo praticamente che non sono uomini, che sono quasi un’altra specie.

              Un po’ come Z. che mostrava sempre scetticismo quando Miguel o io parlavamo della differenza assoluta fra noi uomini con chili di libri sulle spalle e gli zingari o le culture orali in genere o quando Mauricius diceva che da quando c’è l’uomo c’è la scuola (peccato che nel mio caso basti risalire di due generazioni per trovare ascendenti per nulla scolarizzati – poi erano ugualmente colti e molti intelligenti; il mio bisonno credo non abbia mai fatto neanche un giorno di scuola, ma sapeva la Divina Commedia a memoria).

              Insomma, l’alterità non esiste: o si deve negare o bilogizzare, le differenze culturali non possono essere differenze sostanziali.

            • PinoMamet scrive:

              Boh, io credo che la diversità esista e non lo biologizzo (anzi, sono parecchio contrario a biologizzarla)

              ma non credo che nemmeno sia così esagerata; voglio dire, a parte che gli zingari che poi alla fine non sono così distanti da me (dalla media dell’uomo occidentale, quindi italiano urbano del centro nord, sicuramente sì), con qualche sforzo di immedesimazione posso capire anche gli Aztechi che ballano con la pelle di un uomo sacrificato addosso, anche se il mio primo impulso è quello di prenderli a fucilate.
              (Mi dispiace per tutta la sensibilità da antropologo, ma qualcosa dentro di me continua a dirmi che farei bene).

              Li posso capire, una volta capiti i motivi non ci vedo una diversità inconciliabile, semplicemente penso che la loro civiltà abbia preso una brutta piega 😉

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Scusa, Mauricius, ma se metti così la discussione, non rimane niente da discutere.

              Mi si deve spiegare, allora, come mai il mistico di millenni dopo parla con divinità esattamente come faceva Achille o come mai la madre di un mio amico dice di aver intrattenuto una conversazione con Satana sotto mentite spoglie. Mente bilaterale anche qui?
              Negare la piena umanità a diverso è sempre un esercizio rischioso.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Marianna

                “A proposito di coscienza http://losbuffo.com/2017/05/15/la-coscienza-nelluomo-e-negli-animali-una-differenza-di-gradi/

                Grazie.

                E’ una cosa che dovrebbe essere ovvia, ma per tanti temo che non lo sia.

                Oggi, a un saggio di ginnastica, mi sono studiato due babbi, cioè due persone che stanno allevando, presumo, altrettante bambine.

                Uno aveva i pantaloncini corti, per cui si potevano ammirare vaste estensioni di ghirigori tatuati su gambe e braccia.

                L’altro aveva i pantaloni lunghi, di quelli con i finti strappi fatti già in fabbrica, ma anche lui le braccia strafatte da ghirigori indelebili che non significano nulla.

                Fumavano entrambi in faccia a tutti.

                E quello con i pantaloni corti aveva un pitbull.

                Che, come la maggior parte dei cani, mi sta simpatico, ma il pitbull per certa gente è un capo di vestiario.

                Non ho nulla contro persone simili, ma non saprei che grado di coscienza abbiano, nel senso di coscienza di dover far crescere dei figlioli.

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              sai, il discorso sullo sforzo di immedesimazione secondo me lascia un po’ il tempo che trova.
              Perché siamo troppo condizionati dal nostro di retroterra, quindi capiamo quelle cose a modo nostro, cioè, in realtà non ci capiamo un bel nulla, crediamo di capirle.
              Gli antropologi, che le studiano da vicino, interagendoci direttamente, dicono che sono molto più distanti di quanto noi penseremmo, e più vi si accostano, più distanti appaiono loro, ma in fondo non ci capiscono granché neanche loro (e di solito lo ammettono), perché le modellizzano secondo schemi occidentali, non avendo strumenti cognitivi per fare altro, quindi ne capiscono astrattamente il meccanismo, ma non possono esperirlo, cioè comprenderne l’essenza e, perlappunto, più vi si avvicinano, più constatano quest’impossibilità.
              Quindi fanno descrizioni spesso ottime, come quelle che farebbe un cieco dalla nascita che avesse studiato approfonditamente il funzionamento dell’occhio umano, la fisica della luce, le frequenze dei colori, ma non ha la più pallida idea di cosa siano il rosso o il verde, la luce e il buio.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Perché siamo troppo condizionati dal nostro di retroterra, quindi capiamo quelle cose a modo nostro, cioè, in realtà non ci capiamo un bel nulla, crediamo di capirle.”

                Assolutamente d’accordo.

                Aggiungo che ritengo probabile che il cervello stesso cambi secondo la vita che facciamo (ho letto molte cose del genere in giro, poi non sono certo un neurologo).

                Il quarantenne Rom sospetto che abbia davvero un cervello diverso da quello di un quarantenne informatico.

            • PinoMamet scrive:

              Vabbè, se è per questo anche il cervello del mio vicino di casa è sicuramente diverso dal mio, proprio a livello fisico;
              come lo è quello del mio compagno di lavoro e di mio fratello.

              Non penso invece che esista (e trovo pericoloso pensarlo, ma questo è un altro discorso) un “cervello da operaio specializzato”, uno “da agricoltore” e uno “da pubblicitario”.
              E secondo me neanche uno da Yanomani o da Sumero.

              Le esperienze, diciamo, formative a livello neuronale di un pubblicitario milanese di 39 anni di origine pugliese, sono semplicemente troppo diverse da quelle di un altro pubblicitario milanese di 39 anni di origine pugliese perché gli effetti possano essere simili.
              E soprattutto perché se ne possano trarre conclusioni a qualunque altro livello…

            • PinoMamet scrive:

              “Per Peucezio

              “Perché siamo troppo condizionati dal nostro di retroterra, quindi capiamo quelle cose a modo nostro, cioè, in realtà non ci capiamo un bel nulla, crediamo di capirle.”

              Assolutamente d’accordo.”

              Io invece sono in assoluto disaccordo.

              Va bene tutte le differenziazzioni del mondo, ma abbiamo un cervello, degli occhi, mangiamo, caghiamo, pisciamo, ci riproduciamo ecc.

              Poi vabbè, a sentire Peucezio tra Barletta e Trani c’è l’assoluta e invalicabile incomunicabilità, anzi, pure tra due quartieri di Barletta, ma lui vive a Milano e che ne sa 😉

              e soprattutto, nel concreto mica ci crede.
              Infatti scrive qua, legge e risponde, con gente con cui a rigore non dovrebbe capirsi assolutamente in nulla 😉

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              cosa c’entrano Barletta e Trani, non banalizzare, io parlo di mondi antropologici, di oralità vs. scrittura, di mondo premoderno vs. industriale/terziario, ecc., di neolitico (anche recente) vs. civiltà industriale.

              Certo che amo moltissimo la ricchezza culturale dell’Italia, che fa sì che Barletta e Trani abbiano dialetti diversi, ecc., ma è chiaro che il tipo atropologico è identico.

              Circa il cervello, credo tu abbia frainteso il discorso di Miguel.
              Non ha detto che il cervello di ognuno è diverso da quello degli altri (che è un’ovvietà), ma che la cultura cambia il cervello, che è una cosa completamente diversa.

            • PinoMamet scrive:

              Ma no Peucezio

              sei tu che hai frainteso.

              Se la cultura cambia il cervello, allora io e te abbiamo due cervelli tanto diversi “per cultura” quanto tu e un boscimane.

              Certo quasi tutti i boscimani saranno più bravi a tirare con l’arco e a riconoscere le tracce di animali di me, e suppongo, di te;
              ma il numero di esperienze che hanno avuto nella vita, e che cambierebbero fisicamente il loro cervello,
              sono altrettanto varie e imprevedibili di quelle che differenzierebbero me e te.

              In ogni caso, cervello o non cervello
              (potresti dirmi che “solo le esperienze abitudinarie cambaino il cervello”: non so se sia vero, ricordiamolo, ma anche così, allora il cervello di un maestro di judo è diverso da quello di un direttore d’orchestra, e con ciò?)

              in ogni caso, continuaa sembrarmi che l’uomo capisca l’uomo, praticamente sempre.

              del resto tutta questa enorme distanza temporale non ce la vedo.
              Basta un paio di generazioni al massimo, e torniamo al Neolitico o giù di lì, e lo sai bene, al trisavolo che coltiva la terra (fuorilegge nel mio caso, ma vabbè), ha la moglie che vede la Madonna (i miei genitori ne conoscevano almeno due, di “veggenti” così), ha i sogni premonitori e così via.

            • PinoMamet scrive:

              “Pino può rispettare la veggente, volerle bene, fare un’analisi strutturalista o postmoderna delle sue visioni; ma Pino non vegge.”

              Ehm…
              non è che mi vanti di queste cose o che ne parli tanto in giro, ma…

            • PinoMamet scrive:

              Riguardo agli altri link, sono tutti interessanti, e sono ottime spiegazioni di quanto dico io in sintesi a Peucezio, mica obiezioni…

            • Z scrive:

              Secondo me oggidì circolano meno “veggenti” anche perché circolano più psicofarmaci.

              Inoltre molti ne parlano meno volentieri di una volta, secondo me.

              Però ce ne sono ancora…

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Ugo

    Grazie!

    Una cosa affascinante sono le voci antiche che si accorgevano del processo.

  4. roberto scrive:

    bello!

    non lontanto da dove la famiglia tedesca di mia moglie ha casa c’è una valle con dei tassi

    https://de.wikipedia.org/wiki/H%C3%B6llental_%28Schwarzwald%29

  5. Francesco scrive:

    OT davvero Trump ha formato un contrattone per vendere armi al Qatar, dopo aver firmato un mega-contrattone per vendere armi all’AS, adesso nemica del Qatar?

    c’è del genio nella malefica mediocrità dell’uomo, e non c’è più l’imperialismo americano, nè la speranza della pace

    • Ugo Bardi scrive:

      Per l’Arabia Saudita, era solo propaganda. Vecchi contratti rispolverati e dati per nuovi. Immagino che sia lo stesso per il Qatar

      • Francesco scrive:

        davvero? lo dica anche alla canea pacifista e anti-trumpista che ha suonato la grancassa!

        PS dettagli? cosa vendono di bello gli USA ai ricchi emiri del Golfo ™?

        grazie

        • Ugo Bardi scrive:

          Questi numeri che ci raccontano sulla stampa sono puro rumore. In certi casi, si riesce a dimostrare che sono falsi, in altri magari saranno anche veri. Ma è quasi tutta propaganda, rumore di fondo, niente di più. Il bello è che qualcuno ci crede!

  6. Josi scrive:

    @Miguel confermo la commestibilità degli arilli. Da ragazzo ne mangiavo ogni tanto da una pianta vicino a casa mia e ne sputavo il nocciolo (che sapevo già essere tossico).Sono ancora vivo e forse ho anche contributo a diffondere la specie.

  7. PinoMamet scrive:

    Curiosamente anche in Giappone, non tanto dopo, gli archi (che lì erano in bambù a strati e non in tasso, richiedendo una geometria tutta diversa) furono sostituiti dagli archibugi copiati dagli europei; questi però erano un’arma “di massa”, mentre l’arco, a differenza dell’Inghilterra e del Galles dove era appannaggio degli yroman, era in Giappone legato all’, élite aristocratica

  8. Z. scrive:

    Miguel,

    normalmente farei il guastafeste sulle leggende di Azincourt, e osserverei che un moschetto del 1600 non era proprio uno scassone…

    ma non posso, perché tua prosa, sempre invidiabile, stavolta è stata insuperabile. E poi condivido l’affetto per gli alberi sempreverdi!

    Il mio preferito è il pino marittimo: un albero immigrato, kalergicamente trapiantato dalle mie parti ad opera dei Romani. Ho sentito dire che la cosa avrebbe creato problemi all’ecosistema. Magari avranno pure ragione, ma quando guardo i pini, così alti e tranquilli, con il profumo della loro resina, penso che in quel momento potrei quasi fare amicizia con Salvini e Dibba assieme.

    • izzaldin scrive:

      bellissimi i pini marittimi.
      sento dire che anche gli eucalipti distruggono l’ecosistema e sono una aggiunzione recente al nostro panorama paesaggistico

    • Peucezio scrive:

      Come non amare i pino marittimi in effetti…!
      Ma ci sono anche a Bologna…???

      • Marianna scrive:

        Dove sto io ci sono sia quelli domestici che quelli marittimi (mio marito ha detto che ci sono anche i pini Badedas 🙂 )

      • PinoMamet scrive:

        Nei colli parmensi e piacentini ci sono (credo proprio pr l’influenza del clima marittimo che giunge dalla Liguria attraverso le vallate appenniniche, anche se nessuno ci crede e sembra una barzelletta, come nelle pubblicità del prosciutto che nessuno prende sul serio “è arrivato il marinoooo”)
        nella Bassa non so, forse molto meno.

      • roberto scrive:

        pino marittimo = mare, vacanze, caldo, ciesta sull’amaca al suono di cicale
        come non amarli?

        a bologna non me ne ricordo, ma in romagna ce ne sono tanti!

        • Z. scrive:

          Robè mi ha capito perfettamente 🙂

          Alla lunga le cicale sanno essere un po’ moleste, se concentrate. Quando non sono troppe non mi dispiacciono.

      • Z. scrive:

        Peucè,

        mi riferivo alla Riviera. A Bologna è più facile trovare il larice, un altro dei miei alberi preferiti.

        • Peucezio scrive:

          Già…
          uno tende quasi a credere che nella Riviera Romagnola le uniche cose che hanno uno sviluppo verticale siano gli ombrelloni, invece è bene ogni tanti ricordarsi che esisteva anche prima del turismo di massa e che non è poi così male come proprio la sua promozione turistica cerca di farla credere.
          Anche se poi Fellini Amarcord mi pare l’abbia girato quasi tutto a Cinecittà…

          • Z scrive:

            Peraltro, Rimini è una cittadina la cui importanza culturale viene spesso e ingiustamente sottovalutata. Rimini è un’antica città romana, non solo un divertimentificio estivo.

            Ma ricordiamo che non c’è solo Rimini in Riviera!

            E soprattutto, ricordiamo che la capitale delle Romagne è Ravenna.

            Dove la piadina è spessa e gustosa dove si mangia bene a prezzi ancora ragionevoli, dove Giustiniano, Teodora e Galla Placidia ti osservano dall’ alto di millenni di storia e dove il popolo festeggia lieto quando la Gioventù vince il tricolore 🙂

          • Roberto scrive:

            La riviera se si escludono i mesi tra giugno e settembre e se si fa astrazione del mare che fa schifo è un bel posto, e Rimini una cittadina molto piacevole da visitare

            • Z scrive:

              Piano… dalle mie parti il mare l’anno scorso era ottimo, e dicono pure quest’anno.

              La Riviera va (diciamo) da Casalborsetti a Cattolica, e non tutte le cittadine sono uguali tra loro 🙂

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      normalmente farei il guastafeste sulle leggende di Azincourt, e osserverei che un moschetto del 1600 non era proprio uno scassone

      Anzi, l’esercito inglese è sempre stato molto lento a riformarsi per via delle limitazioni al potere regio e gli arcieri bene o male appartenevano a famiglie privilegiate che non volevano perdere i propri privilegi. Alla fine gli ultimi reparti di arcieri furono messi da parte solo nell’Ottocento.

      Poi a cosa diavolo servisse una poco numerosa fanteria armata di archi contro una numerosa fanteria corazzata, armata di picche e coperta da artiglieria e cavalleria (a sua volta corazzata) devono ancora spiegarmelo.

      • PinoMamet scrive:

        Sl fattore numerico non dico nulla perché, naturalmente, si tratta di una variabile;

        mi pare comunque che una freccia scagliata da un bravo arciere con arco lungo penetri senza difficoltà in una maglia di ferro, mentre credo non riuscirebbe a penetrare una corazza
        (c’è ampia serie di filmati su youtube).

        Se non sbaglio invece un dardo o quadrello di balestra riesce a forare anche una discreta armatura
        (non sono sicuro riguardo agli archi compositi turco/mongoli/cinesi/coreani)

        • PinoMamet scrive:

          Questi qua (con archi di tasso) forano in effetti un’armatura:
          https://www.youtube.com/watch?v=KCE40J93m5c

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Il fattore numerico era determinante, perché le trasformazioni sociali in Inghilterra avevano assottigliato la base di reclutamento degli arcieri. Inoltre il lunghissimo addestramento richiesto rendeva difficilmente colmabili le perdite, tanto che poche sconfitte (da Patay in poi) annientarono la potenza terrestre inglese.

          • PinoMamet scrive:

            Non lo metto in dubbio, dico semplicemente che non posso mettermi a fare prove comparative di ogni battaglia tra forze impari combattuta nella Storia 😉

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              A Patay comunque i francesi erano molti di meno e gli inglesi erano trincerati. I miti sull’arco lungo vanno molto ridimensionati.

            • PinoMamet scrive:

              Beh, sono i classici miti del mondo anglosassone: lo dicono “loro”, quindi ha da essere così 😉

              mi pare che durante la Seconda Guerra c’era ancora un folkloristico ufficiale che andava in battaglia con arco lungo e spadone scozzese, per fare scena suppongo, ma insomma ogni tre per due salta fuori la sua immagine in qualche forum o sito internet.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Sì, mi ero andato a leggere la sua bibliografia ed era pieno di missioni in cui era l’unico sopravvissuto. In queste condizioni, potendo far morire altri al posto tuo, puoi andare in battaglia pure armato di battipanni 😀

  9. rossana scrive:

    Incantata, grazie (gli alberi, e i fiori, i cespugli e l’erba…il verde, solo a leggerlo mi consola…)

  10. Andrea Di Vita scrive:

    @ tutti

    Parlando di tassi di vario genere (c’è anche l’albero) la citazione è d’obbligo:

    https://viadellebelledonne.wordpress.com/2008/09/26/la-quercia-del-tasso-di-achille-campanile/

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  11. Roberto scrive:

    OT per mirkhond e peucezio su fusaro

    http://appelloalpopolo.it/?p=32031

    Siamo d’accordo adesso che è solo un furbacchione che ha trovato il modo di sfangarla senza lavorare?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “Siamo d’accordo adesso che è solo un furbacchione che ha trovato il modo di sfangarla senza lavorare?”

      Beh, in effetti mi sembra la Prova Provata.

      Capisco chiedere 10.000 euro alla TV, se proprio ti vogliono.

      Capisco chiedere il rimborso del viaggio, al limite ospitalità in un bedenbrecfas scrauso a un gruppo di militanti… ma questo è notevole!

      Povero Costanzo Preve, che non avrebbe mai saputo chiedere il rimborso di un biglietto del treno.

    • Z. scrive:

      Roberto,

      tu non capisci, è tutto un gombloddo…

      Z.

      PS per i sovranisti: “netti” significa che desidera un compenso di 1.000 euri al netto dell’Irpef, presumo. Oltre a trasporto, vitto e alloggio.

    • Peucezio scrive:

      Roberto,
      l’avevo letta ‘sta cosa, ha fatto un po’ schifo anche a me.
      Speravo che non ve ne accorgeste 🙂 , invece si è sputtanata subito…

      Che ti devo dire, io non sono un moralista, mi interessano le idee per le idee, non per le gambe degli uomini su cui corrono.
      Poi, se devo farmi un amico, scelgo una persona garbata, come si dice dalle mie parti, più che una di cui condivido le idee.

      • ruttone scrive:

        fusaro? quali idee?

        • Z scrive:

          Ma come quali idee… Schivare la fresa!

          Onestamente, a quanti di noi non piacerebbe essere pagato per recitare e scrivere frasi vagamente altisonanti e coltisonanti?

          La vita dell’ operaio non è così bella come la descrive chi non la fa…

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            C’è anche chi lo fa meglio dello stesso Fusaro:

            “Destra dei potentati eurocentrici e Sinistra della moda sono le due esplosioni semantiche del deleterio Neoliberismo delle Nazioni”

            “Come possiamo vedere e non vedere sovrapponendo alcune pagine con numero primo di Zizek, io penso che si tratti del Grand Hotel Abisso della statistica scientifica delle coniugazioni trattativistiche che porti all’attenzione la statistica delle delineazioni critiche come inevitabilmente fondata, otium cum dignitate, sulla statistica scientifica delle coniugazioni trattativistiche”

            http://www.eschaton.it/fusarobot/

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              ““Destra dei potentati eurocentrici e Sinistra della moda sono le due esplosioni semantiche del deleterio Neoliberismo delle Nazioni””

              E’interessante come la prima frase sia perfettamente sensata, la seconda per nulla.

            • Z. scrive:

              Oddio… “perfettamente sensata” mi pare un filino eccessivo, via 😀

  12. Moi scrive:

    Comunque, visto che c’è gente in vena di fricchettonate … pronti 🙂 :

    http://www.huffingtonpost.it/2017/06/16/ci-nutriamo-dellenergia-delluniverso-i-coniugi-respiriani_a_22354995/

    “Ci nutriamo dell’energia dell’universo”. I coniugi “respiriani” mangiano solo frutta e verdura 3 volte a settimana
    I coniugi hanno seguito i cosiddetti “21 giorni di conversione al respirianesimo”

    https://it.wikipedia.org/wiki/Respirianesimo

  13. Moi scrive:

    Sì, ma su Fusaro bisogna chiarire una cosa : per essere bene accetti sulle Terrazze e nei Salotti Bbbene della Borghesia Radical-Chic a farsi vezzo di ogni possibile difetto di fonazione (Fusaro NON ne ha …) in Italiano, bisogna discettare di roba da Liberal USA … mica (!) di Marxismo AnniSettantoso (che per Fusaro, che anagraficamente non c’era, è roba effettivamente nuova !)

    Difatti Diego Fusaro inizialmente prendeva i caffé al bar con Costanzo Preve … poi da quando l’ha scoperto Gianluigi Paragone va a fare un po’ di interviste dove lo chiamano.

  14. Moi scrive:

    http://www.lacucinaitaliana.it/news/trend/respirianesimo-la-disciplina-di-chi-vive-senza-mangiare-arriva-anche-in-italia/

    Sopravvivere senza mangiare e nutrirsi semplicemente respirando, mediante un processo simile alla fotosintesi clorofilliana delle piante. Ecco il respiranesimo o alimentazione pranica, ovvero “mangiare col naso”,

  15. Moi scrive:

    Biglino dice anche che il vero motivo del velo, fin dall’Ebraismo, era che gli “Angeli” (ovvero gli intermediari fra Annunaki e Umani) erano facilmente eccitabili sessualmente dai capelli … quindi, coprendoseli, le ragazze umane evitavano di venirne stuprate !

    • MOI scrive:

      Ma la roba davvero interessante, a mio avviso, è in fondo un’ altra : nell’ Occidente Secolarizzato, alle “storie” dell’ Antico Testamento NON vuole (!) più credere quasi nessuno … perciò l’ Alternativa Star Wars on Earth 😉 va benissimo !

      Il Nuovo Testamento, invece, è molto meno riletto in questi termini … forse perché il Personaggio Gesù di Nazareth ispira “in lettura esegetica tradizionale” dei Miti Edificanti.

  16. Marianna scrive:

    @Miguel non c’è di che!

    Sto leggendo un libro sulla permacultura di Toby Hemenway. Racconta anche della storia delle foreste commestibili, che praticavano (ormai quasi non più) i nativi delle zone tropicali. All’inizio gli antropologi pensavano che si nutrissero solo ricavando cibo dai piccoli appezzamenti di terreno, coltivati a manioca, fagioli e grano. Abituati com’erano alla nostra agricoltura, solo successivamente si sono accorti che quella che ritenevano giungla vicino alle abitazioni era in realtà una foresta commestibile, un insieme di piante che, oltre a rispettare flora e fauna locali, nutriva anche l’uomo.

  17. MOI scrive:

    … mi sa che su ‘ste robe dei “cervelli da + mansione”, siamo orfani di quando c’era l’ URSS e si poteva dire _ anche e soprattutto atteggiandosi a Intellettuali di SX _ “Americanate !” e liquidare tutto !

    • PinoMamet scrive:

      OMDAM

      peraltro mi sembrano l’anticamera di “oh ma ‘sti negri che votano a fare che c’hanno un cervello diverso”

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “peraltro mi sembrano l’anticamera di “oh ma ‘sti negri che votano a fare che c’hanno un cervello diverso””

        E’ un tipo di ragionamento che trovo sempre discutibile.

        Un’ipotesi morale non può invalidare un’ipotesi scientifico.

        Se io dico, “le donne hanno la voce più acuta degli uomini”, non puoi rispondere, “se pensi così, vuol dire che credi che gli uomini abbiano il diritto di picchiarle, quindi le donne hanno lo stesso tono di voce degli uomini”.

        E’l’argomentare dei post-post-modernisti (Foucault era una persona ancora seria, da qui il doppio “post”).

        • Moi scrive:

          ma in che senso ilnegro ha un cervello diverso ? Bello Figo Gu ossessionato dalla Figa (Bianca, preferibilmente), cos’ha di “diverso” dai suoi coetanei Parmigiani con la erre uvulare ?! 😉

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Moi

            “ma in che senso ilnegro ha un cervello diverso ?”

            Intanto, non sono sicuro che esista “il negro”, nel senso che il colore della pelle potrebbe essere una delle caratteristiche meno importanti dal punto di vista caratteriale.

            Questo non vuol dire che non esistano differenze genetiche tra popolazioni, con ricadute in ogni possibile campo.

            E penso che potrebbero essere stranissime: i molisani dell’interno potrebbero essere la popolazione più dotata del mondo per suonare il violino, gli abruzzesi quella meno dotata.

            Oppure, al contrario, come sostengo io (senza averne ovviamente il diritto scientifico), possono esistere differenze acquisite (non trasmissibile ereditariamente) nella conformazione cerebrale.

            Le risposte per pre-giudizio servono a poco in questi casi.

        • Moi scrive:

          allora Miguel devi dar ragioni ai Genetisti da Sport di Provincia, che i Negri sono buoni pugili che picchiano più duro essendo più vicini geneticamente agli scimmioni o corrono a busso perché abituati a scappare dai leoni; o ancora che sono meno intelligenti perché trasportare balle di cotone richiede meno coinvolgimento intellettualistico che fare i conti sul commercio del cotone c’è roba da Padroni WASP : han tutti dovuto selezionarsi quei geni lì, che eran funzionali a ciascuno il suo !

          • Moi scrive:

            bar sport

            ch’è

            … scusate questi ed eventuali altri refusi, oppure sbaglio geneticamente e allora non ho un cazzo da scusarmi ?! 😉

        • Z. scrive:

          Miguel,

          — E’ un tipo di ragionamento che trovo sempre discutibile.

          Un’ipotesi morale non può invalidare un’ipotesi scientifico. —

          Capisco il tuo punto di vista, con cui in linea di principio sarei pure d’accordo, ma mi permetto di difendere (non richiesto) il nostro rabbi.

          Il sospetto che ho, e che forse anche Pino condivide, è che talvolta certe teorie sembrino appositamente pensate per poter sostenere discorsi tipo “oh ma ‘sti negri che votano a fare che c’hanno un cervello diverso”.

          Oppure “siccome io faccio parte di una minoranza che ha un cervello di tipo X, allora ho diritto ad agevolazioni e prerogative speciali visto che sono svantaggiato nei confronti della maggioranza che ha un cervello di tipo Y”.

          Una parte non piccola del femminismo di oggi, ad esempio, mi sembra molto impegnata a difendere privilegi e prerogative in nome della differenza vera o presunta: quote rosa, obblighi di mantenimento vita natural durante, condizioni privilegiate in sede processuale e così via.

        • PinoMamet scrive:

          “E’ un tipo di ragionamento che trovo sempre discutibile.

          Un’ipotesi morale non può invalidare un’ipotesi scientifico.”

          Mi aspettavo questa obiezione, che trovo anche condivisibile.
          Ti rimando alla risposta di Z.

          Inoltre, io non credo che la mia osservazione possa invalidare l’ipotesi.
          L’ipotesi resta (anche se a mio avviso non regge, per altri motivi).

          Però mi sembra giusto segnalare anche il terreno morale su cui ci muoviamo, perché, come giustamente segnala Z., a volte sia l’impressione che certe ipotesi (un po’ azzardate, come questa) siano portate avanti con uno scopo, non sempre evidente ma preciso;
          o comunque rispondendo a una data visione del mondo.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Pino Mamet

            “Però mi sembra giusto segnalare anche il terreno morale su cui ci muoviamo,”

            Ma il terreno morale ognuno se lo crea.

            Se uno scienziato afferma che l’identità sessuale è una scelta o qualcosa di culturale, legittima quelli che pensano di “rieducare” gli omosessuali.

            Se uno scienziato afferma che l’identità sessuale è innata, legittima quelli che dicono che gli omosessuali vanno eliminati.

          • PinoMamet scrive:

            Uno scienziato ha diritto (anzi, ha il dovere) di seguire fino in fondo tutte le ipotesi che gli si presentano all’analisi.

            Poi c’è il passaggio dopo, quello del divulgatore e del semicolto, ed è qui che casca l’asino.

            Il dottor Kranz ha il diritto di sostenere che la sua ricerca dimostra che i mancini sviluppano maggiormente la coordinazione mano-occhio;

            il giornalista Insoldoni ci farà poi un articolo dicendo “i mancini sono i migliori piloti d’aereo del mondo!”

            l’aspirante politico Teomondo Càzzari farà poi un movimento “In difesa dei destrimani” o “Mancini alla riscossa”, secondo i gusti, e qui entra in gioco anche il mio diritto, di dirgli che la ricerca del dottor Kranz l’ha capita un po’ maluccio e ne cava delle robe che non ci sono…

            • Miguel Martinez scrive:

              Per PinoMamet

              “Uno scienziato ha diritto (anzi, ha il dovere) di seguire fino in fondo tutte le ipotesi che gli si presentano all’analisi.”

              Splendida sequenza 🙂

              Il problema si pone quando Kranz va all’università per fare una lezione e viene aggredito da una folla di destrimani che gli tirano i pomodori, dopo di che l’editore del suo libro si mette paura e decide di non pubblicarlo.

              Ma non è una tragedia, tanto prima o poi la ricerca scientifica prevale, solo che fa un po’ ridere.

  18. MOI scrive:

    @ MAURICIUS

    Ma com’è che funzia ‘sto Fusarobot ? … Ogni tanto si trovano in rete dei “generatori automatici” di qualche giornalista in cui, però, devi inserire i dati di contestualizzazione … il Fusarobot sembra totalmente casuale, tipo “Il Libro delle Risposte” cartaceo che andava di moda anni fa da Feltrinelli …

  19. Moi scrive:

    Be’, cmq perfino i gemelli monozigoti, nonostante l’odiosa abitudine di genitori di vestirli uguali o “a yin yang complementari dei colori” da piccoli, da grandi prendono tutt’ altre vie …

  20. Moi scrive:

    Un’ipotesi morale non può invalidare un’ipotesi scientifica

    ———–

    http://www.ambrosekane.com/wp-content/uploads/2015/06/Negroes-2.png

    … dicevi ? 😉

  21. Jacopo scrive:

    Eccellente articolo. Io ho piantato 10 tassi alcuni anni fa e tutte le estati vado a guardarli crescere.

  22. Moi scrive:

    Capisco che il “tasso-albero” è più stimolante del “tasso-indice quantitativo”, ma … e il “tasso-bestia” ? Anche su quello girano storie suggestive …

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