Il Maestro Alessandro

Non cito di solito i classici, ed è un male, cercherò in questo periodo di riparare.

In tempi lontani, ho fatto il liceo classico, da povero e per amore della storia, senza avere la minima idea di cosa significasse in termini di figli di notai di destra e di giornalisti snob di sinistra.

Ma al di là delle migliori intenzioni degli insegnanti, certe cose si imparano meglio nella vita che a scuola.

Quando parliamo di comune umanità, troppo facile sentirci vicini all’artista postmoderno coreano o al nigeriano che su Facebook mette I Like alla cantante americana.

La vera prova dell’unità dell’umanità sta nel rapportarci con gente che andava a piedi o a cavallo, che non sapeva che esisteva l’America e la notte vedeva le stelle senza mediazioni.

E quando sentivano la parola elektron, pensavano all’ambra misteriosa che si accumulava sulle spiagge di un mare del Nord che era oltre i confini del mondo.

Allora mi rileggo Marco Aurelio, che nel primo libro di quelle che chiamano le sue Meditazioni, ringrazia coloro che gli hanno insegnato qualcosa.

E resto colpito quando racconta ciò che ha appreso dal Grammatico Alessandro di Cotieno. Quest’uomo, i cui resti saranno polvere da diciotto secoli, insegnava una lingua – il greco – nella stessa esatta maniera in cui ho insegnato l’inglese a qualcuno che mi è caro:

Dal grammatico Alessandro: non censurare e non redarguire in maniera offensiva chi parlando incappa in un barbarismo o in un solecismo, ma, con il giusto tatto, limitarsi a pronunciare l’espressione corretta, come se si stesse rispondendo o manifestando la propria approvazione o analizzando la sostanza della questione, non il termine usato, oppure attraverso un’altra forma altrettanto garbata di rilievo.

Παρὰ Ἀλεξάνδρου τοῦ γραμματικοῦ τὸ ἀνεπίπληκτον καὶ τὸ μὴ ὀνειδιστικῶς ἐπιλαμβάνεσθαι τῶν βάρβαρον ἢ σόλοικόν τι ἢ ἀπηχὲς προενεγκαμένων, ἀλλ̓ ἐπιδεξίως αὐτὸ μόνον ἐκεῖνο ὃ ἔδει εἰρῆσθαι προφέρεσθαι ἐν τρόπῳ ἀποκρίσεως ἢ συνεπιμαρτυρήσεως ἢ συνδιαλήψεως περὶ αὐτοῦ τοῦ πράγματος, οὐχὶ περὶ τοῦ ῥήματος, ἢ δἰ ἑτέρας τινὸς τοιαύτης ἐμμελοῦς παρυπομνήσεως.

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17 risposte a Il Maestro Alessandro

  1. roberto scrive:

    è quello che faccio con i miei piccoli barbari quando mettono delle parole in gotico nelle frasi in italiano 🙂

  2. PinoMamet scrive:

    Mi pare che in Quintiliano ci siano raccomandazioni simili…

    credo che la mia grossa fortuna (e il motivo principale del mio amore per il Liceo classico) sia stata quella di aver frequentato un piccolissimo liceo di provincia (di provincia della provincia, cioè, dal momento che il capoluogo si ritiene “una piccola capitale”), con pochissimo o zero snobismo e “figli di”. Qualcuno c’era, ma nello scenario generale di rapporti piuttosto buoni e alla pari, chissenefregava.

    Ricordo un anno in cui venne un ex scuolaprivatista, un ragazzo credo di buona famiglia e figlio di (sicuramente figlio di… 😉 ) ;
    parlò con pochissimi, non legò con nessuno, lasciava tutti i compiti i bianco e l’anno dopo graziosamente sparì.

    Poi uno dice che ha una pessima immagine delle scuole private…

  3. izzaldin scrive:

    liceo classico pure io ma non ‘posh’ come quelli centrali o privati, trovavi dai figli dei giornalisti e degli imprenditori ai ragazzi di paese o delle case popolari. ceto medio in maggioranza.
    Gran lettura le Meditazioni di Marco Aurelio, ultimamente ho letto Boezio e davvero i classici sanno rinfrancare lo spirito

  4. Andrea Di Vita scrive:

    Meraviglioso…

    Io ho fatto il Classico in una scuola all’epoca di vaglia, anche se piena di snob. Ma alcuni docenti non me li scordo più. Una di loro, insegnante di greco, dava la sufficienza se sapevi la lezione. Poi, per alzare il voto, cominciava a chiedere: “Tu studi francese? Bene. Qual’è il verbo francese che la la stessa radice di questa parola nella versione di Platonle che hai appena fatto?”

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  5. Andrea Di Vita scrive:

    “συνεπιμαρτυρήσεως”

    Ma guardate che roba: συν + επι’ + μαρτυρ (il resto è desinenza): ‘insieme’ + ‘riguardo a’ + ‘testimoniare’: ‘testimoniando insieme su un certa cosa’, dunque una sfumatura persino più intensa di ‘manifestando la propria approvazione’. Non so a voi, ma lo confesso: a me una cosa del genere fa venire i brividi su per la schiena! 🙂

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  6. Andrea Di Vita scrive:

    @ martinez

    “Ma al di là delle migliori intenzioni degli insegnanti, certe cose si imparano meglio nella vita che a scuola. […] La vera prova dell’unità dell’umanità sta nel rapportarci con gente che andava a piedi o a cavallo, che non sapeva che esisteva l’America e la notte vedeva le stelle senza mediazioni.”

    Ma è esattamente la lezione degli studi classici. Seneca dice: ‘non scholae sed vitae discimus’. Poi naturalmente c’è sempre il docente cretino che crede di coprire la propria incapacità obbligando gli studenti a studiare 44o esametri di Lucrezio (mi è capitato). Ma il primo profugo che cerca ospitalità è lo σμερδαλεος ανηρ che chiede aiuto a Nausicaa. I primi reduci gridano Θάλασσα! quando finalmente raggiungono il mare che attraverseranno per tornare in patria dopo un viaggio inenarrabile. Ad essere sacro è inviolabile fra gli esseri umani è soprattutto lo ξένος. L’intera esistenza è un Νόστος. Greci e Romani adoravano spettegolare quanto noi, e certo Facebook avrebbe avuto un enorme successo. Ma l’intera loro letteratura parte dall’ “on the road”, e la loro filosofia ammonisce a non dimenticare mai la nostra natura essenzialmente precaria di viaggiatori (tanto che confluì alla grande nel Cristianesimo, nato del resto dalle stesse parti): “Cum hac persuasione vivendum est: ‘non sum uni angulo natus, patria mea totus hic mundus est’ ” è la lettera a Lucilio di Seneca, mica Kerouac.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  7. mirkhond scrive:

    “In tempi lontani, ho fatto il liceo classico, da povero e per amore della storia, senza avere la minima idea di cosa significasse in termini di figli di notai di destra e di giornalisti snob di sinistra.”

    In tempi lontani ho fatto il liceo classico per fare contenti i miei genitori. L’amore per la storia c’era ed era indipendente dal tipo di scuola che ero costretto a fare, divenendo con gli anni sempre più consapevole che non mi sarebbe servito a trovare un lavoro.
    A liceo ho scoperto il mondo dei figli di papà di destra, ma soprattutto di SINISTRA, e questi ultimi erano i più odiosi perché condivano il loro snobismo con tanta demagogia da finti amici dei poveri.

    “Ma al di là delle migliori intenzioni degli insegnanti, certe cose si imparano meglio nella vita che a scuola.”

    Anche se non ho la tua ricca esperienza di vita vissuta, non posso che concordare.

  8. mirkhond scrive:

    Quando andavo al liceo, i mii interessi si concentravano non certo verso i letterati, ma verso l’umanità del limes romano, soprattutto quello della frontiera danubiana con i suoi legionari e imperatori illirici, e dallo scontro tra l’idolatria e il verbo semitico giudaico e poi cristiano.

  9. mirkhond scrive:

    miei

  10. habsburgicus scrive:

    @Miguel
    scusami la pedanteria
    forse Cotieon e non Cotieno..questi errorini (non tuoi ma della fonte) sono comuni 😀
    Cotieon cioé Cotyaeum o Kotyaion é una famosa città anatolica oggi nota con il nome di Kütahya..presupo che Recep Tayyip lì abbia almeno il 60 % dei voti
    P.S non escludo l’esistenza di un Cotieno, ma permettimi di avere dei dubbi

  11. mirkhond scrive:

    Il nome turco ne conserva quello ellenistico-romano, così come per altre città anatoliche.

  12. Peucezio scrive:

    Ma sono l’unico che al liceo classico (Berchet) non ha trovato né fighetti, né personaggi particolarmente brillanti, né stronzi, ma un’umanità del tutto opaca e amorfa?
    Tanto a me che me ne importava? Mi bastava imparare il greco e il latino per poter fare l’analisi comparativa a livello indoeuropeistico con sanscrito, il gotico, ecc.

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