Somigliavamo a disegni dipinti sul volto del cielo

İlkay Akkaya è la solista del Grup Kızılırmak, uno dei tanti pregevoli gruppi musicali sorti nel mondo rivoluzionario turco.

Traduco i testi turchi come i ragazzi del primo anno di liceo alle prese con un testo in latino, dizionario a fianco e producendo non poche imperfezioni.

In questo caso, la frase che nella mia traduzione inizia, “il lavoro delle nostre mani…” potrebbe aver tutt’altro senso.

Ma ognuno si becca il turcologo che si merita.

Di questa canzone, intitolata Seguendo coloro che se ne vanno, si trova un video su Youtube che però non è possibile incorporare. Se avete i nostri dubbi gusti, vi troverete a riascoltarla più volte.

Ah, dimenticavo… nel testo originale della canzone, cercate la parola di origine italiana!

Seguendo coloro che se ne vanno…

Somigliavamo a disegni dipinti sul volto del cielo
eravamo come un soffio attaccato dietro al vento
tempeste e temporali hanno spezzato i nostri rami
il nostro amore rimase sui fiori della primavera

l’amore dei nostri occhi l’amore del nostro cuore
il lavoro delle nostre mani si è espresso instancabile
tempeste e temporali hanno spezzato i nostri rami
il nostro amore rimase sui fiori della primavera

eravamo nei fuochi accesi sulle cime di una montagna lontana
libertà onda su onda nelle strade della città
abbiamo resistito non ci siamo arresi eravamo migliaia di fiocchi di neve
la nostra lotta è rimasta nella luce dei sorrisi dei bambini

gidenlerin ardından

gökyüzüne çizilmiş resimlere benzerdik
rüzgarın peşine takılan bir nefes gibiydik
kırdı dallarımızı fırtınalar boranlar
kaldı bahar çiçekleri üzerinde sevgimiz

gözlerimiz sevgiyi yüreğimiz sevdayı
ellerimiz emeği anlatırdı usanmadan
kırdı dallarımızı fırtınalar boranlar
kaldı bahar çiçekleri üzerinde sevdamız

uzak dağ başlarında yanan ateşlerdeydik
kentin sokaklarında dalga dalga özgürlük
direndik teslim olmadık binlerce kardelendik
kaldı çocuk gülüşleri ışığında kavgamız

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107 risposte a Somigliavamo a disegni dipinti sul volto del cielo

  1. PinoMamet scrive:

    I fortunali e le bore (plur. di bora)?

    Mi pare di vedere solo questi due di possibile origine italiana (maforse mi sbaglio del tutto).

  2. Moi scrive:

    GIA’ PERO’

    “fırtınalar boranlar” … NON dovrebbero essere dei plurali, altrimenti sarebbero “fırtınaler boranler” .

    • Moi scrive:

      o almeno NON dovrebbero essere dei casi nominativi …

    • PinoMamet scrive:

      Non so nulla di turco, ma credo abbia una roba tipo “armonia vocalica” per cui i suffissi che si “agglutinano” alla parola possono subire variazioni… per cui credo che esista anche -lar oltre che -ler

      Forse dico cazzate, eh? (probabile; un dizionarietto turco con grammatica, risalente a chissà quando, ce l’ho in casa, aperto due volte però…)

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “I fortunali e le bore (plur. di bora)?

    Mi pare di vedere solo questi due di possibile origine italiana (maforse mi sbaglio del tutto).”

    Bingo, anzi non avevo pensato alle bore!

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “Non so nulla di turco, ma credo abbia una roba tipo “armonia vocalica” per cui i suffissi che si “agglutinano” alla parola possono subire variazioni… per cui credo che esista anche -lar oltre che -ler”

    esatto!

    Mametler, Pinolar

    • habsburgicus scrive:

      I suffissi –ler, -lar (ad esempio ev, evin…evler, evlerin) mi sovvengono una cosa che c’entra poco con i plurali e ancora meno con l’armonia linguistica 😀 ovvero un’opera di radicale ingegneria linguistica
      La prima Costituzione uzbeca, del 1926, quando c’era ancora l’alfabeto arabo, traslitterato suonava più o meno così
      Özbekistan Ijtima’i Shoralar Jumhuriyati=Repubblica Sovietica (Shoralar, da Shora, Consiglio dunque Soviet..e lì che il –lar :D) Socialista dell’Uzbekistan
      Il 10/4/1978 dopo “cirillizzazioni” e “sovietizzazioni” varie, la nuova Costituzione così definiva lo Stato
      Ŭzbekiston Sovet Socialistik Respublikasi ! un autentico stravolgimento di 3 parole su 4…anche la parola “la Costituzione” usava il calco “Konstitucijasi”
      Lo Stalin linguista è a torto trascurato in Occidente 😀 eppure fece “grandi” cose 😀
      di cui un pochino so 😀 e, se vi va, vi dirò altro 😀

      • Moi scrive:

        Un po’ come se (Fantapolitica !) l’ Italia sottomettesse Austria e Germania e sostituisse lo Sturmtruppenese al Tedesco … almeno nelle robe amministrative ! 😉

      • Moi scrive:

        Anche Pietro il Grande _ mi risulta_ “rimodellò” la sintassi e la morfologia del Russo sul Francese; staccandosi il più possibile da forme più “slavofone”, declassate a “colloquiali” o perfino “dialettali” …

      • PinoMamet scrive:

        “di cui un pochino so 😀 e, se vi va, vi dirò altro :D”

        A me mi va! 😀

        Ce ne parlò, di sfuggita, il professore di glottologia (specializzato in lituano e sposato a una lituana, grande conoscitore del mondo sovietico, Polonia ecc., che frequentava da prima della caduta del Muro… ora che ci penso, avete delle cose in comune 🙂 )

      • Peucezio scrive:

        -ler e -lar sono lo stesso suffisso del plurale, che cambia secondo l’armonia vocalica, cioè secondo la tonica e, in generale, le altre vocali della parola.

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Habsburgicus

    “Lo Stalin linguista è a torto trascurato in Occidente 😀 eppure fece “grandi” cose 😀
    di cui un pochino so 😀 e, se vi va, vi dirò altro “

    Il bello è che tutte e due le versioni sono perfettamente comprensibili, nonostante la prima si rifaccia all’arabo, la seconda al russo.

    Ma forse si potrebbero fare cose simili anche in inglese, che come vaghezza etimologica somiglia al turco.

    “English Shared Commonwealth”

    “British Socialist Republic”

    Sì, raccontaci delle imprese linguistiche di Stalin, rientra tra le nostre perversioni preferite!

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Anche Pietro il Grande _ mi risulta_ “rimodellò” la sintassi e la morfologia del Russo sul Francese”

    interessante… sarebbe interessante anche capire l’enorme trasformazione della lingua araba scritta nel Novecento. Che si vede pochissimo nel vocabolario (si inventano in genere neologismi arabi per esprimere concetti “moderni”) e tantissimo nella sintassi.

    Motivo per cui una persona ignorante come me si trova a leggere testi del nono secolo ricorrendo poco al vocabolario, mentre si trova profondamente perplesso di fronte a un banale quotidiano di oggi.

    • Peucezio scrive:

      Mica solo la sintassi e la morfologia.
      Rivoluzionò l’alfabeto!
      Non solo sopresse un sacco di segni che non avevano più rispondenza fonetica (alcuni non l’avevano mai avuta, ma servivano solo a scimmiottare il greco), ma diede al cirillico la sua forma grafica attuale, simile allo stampato dell’alfabeto latino.
      Non so quanto ci abbia messo di suo personalmente e se invece abbia consultato degli eruditi. Ma conoscendo il personaggio non mi stupirei se fosse stata tutta farina del suo sacco.
      Se vi interessa, entro meglio nel merito dei singoli segni.

      • Moi scrive:

        Da ! 😉

      • habsburgicus scrive:

        certo !

        il bello è che il valacco (romeno) sino agli anni 1830′ usò il cirillico antico (pre-petrino) che è , a mio parere, più ostico 😀
        poi ci furono 20-30 anni di esperimenti…cirillico petrino (cioè grazhdanka), cirillico petrino più latino in una stesa frase, latino con qualche segno cirillico :D, infine fra 1860 e 1863 ci fu la latinizzazione (alcuni in terra austriaca aderirono solo dopo)..e i romeni DIMENTRIARONO addirittura che un tempo usarono cirillico !
        la grafia latina fu poi di nuovo riformata a fine Ottocento, sistematizzata in data a me ignota (ma presumo c.a 1920/1925), riformata in senso slavizzante dai comunisti nel 1953, ri-riformata in senso latineggiante nel 1964, ancora ri-latinizzata nel 1993 (ritorno alla grafia pre-marxista)..in Moldova nel 1989 adottata la grafia romena ceausista (quella dell’epoca), nel 2011 quella romena attuale (ma il PCRM e le forze devote a Putin mantengono la grafia ceausista 😀 per distinguersi dai romenofili)..in pratica in Moldova, dove io russo è ancora molto usato, il romeno è “personale” 😀

        • mirkhond scrive:

          E in Transnistria?
          Usano ancora il Cirillico, vero?

        • habsburgicus scrive:

          si

        • habsburgicus scrive:

          come nella RSSM fino al 31 agosto 1989..lo ziua limbii
          in quel giorno il Soviet Supremo della RSSM di fronte alla pressioni popolari reintrodusse l’alfabeto latino come in vigore nella R.S di Romania
          si disse che erano pronti a usare i carri armati ma Gorbaciov intervenne..e il PC moldavo accettò quindi tale misura che ben presto porterà alla sua fine politica (tranne nella Transnistria ove i vecchi apparati del PC, in nome di Marx,. Engels, Lenin..e Suvorov :D, si riciclarono e riorganizzarono e nel 1990 fecero secessione, divenuta effettiva nel 1992 dopo i noti scontri, sotto il sovietico Igor’ Smirnov, comunista convinto al potere sino al 2011
          da allora in poi in Transnistria vi è un regime marxista-leninista-.a parole :D, separato dalla Moldova e pienamente agli ordini di Putin :D)
          quello che capiterà a Donec’k e Luhans’k 😀
          alla Crimea è andata meglio perché i russi se la sono pappata direttamente 😀
          e quindi risparmieranno il marxismo-sovietismo ai crimeani 😀

        • habsburgicus scrive:

          P.S
          oggi il sovietismo-che fa venire l’orgasmo a tanti italiani “sinistri” su fb :D, c’è molto più fuori dalla Russia (Transnistria; Donec’k e Luhans’k; anche Bielorussia ma là è ancora diverso) più che in Russia
          in Russia c’è più nazionalismo e talvolta filo-zarismo
          anche se l’unico a regnare è sempre, e solo, Putin !

    • mirkhond scrive:

      Guarda che, in uno dei video che ogni tanto guardo, per consolarmi un poco ;), una ragazza, presentata come araba, secondo un commentatore, parlerebbe invece l’Urdu… 🙂

  7. Miguel Martinez scrive:

    per Moi

    “Un po’ come se (Fantapolitica !) l’ Italia sottomettesse Austria e Germania e sostituisse lo Sturmtruppenese al Tedesco … almeno nelle robe amministrative ! “

    Non esattamente, perché in turco (in senso lato) entrambe le versioni suonano ugualmente bene, e in entrambi i casi, una sola parola (Ozbek) è davvero “turca”.

    • habsburgicus scrive:

      una sola parola (Ozbek) è davvero “turca”.

      Il vecchio Stalin però volle dire la sua anche lì 😀
      E passò da una forma di tipo kipçak (cioè più simile al kazazo e al karakalpak…e pure all’uzbeco “originario” dell’epoca di Shayban, c.a 1500), Özbek, ad una forma simil-tagica*, Ŭzbekiston con desidenza –in o (anziché in –a)..tipo Buhoro in luogo di Buhara 😀

      *Come qui è notissimo (forse fuori dal blog, un po’ meno :D) il tagico è indo-europeo, iranico..non turco !

      • mirkhond scrive:

        Forse, questa iranizzazione, si dovette al fatto che Stalin fosse di origine osseta, come sostengono gli Osseti e….i denigratori dello stesso Stalin negli anni ’30? 🙂
        Un poeta, nel 1933, per aver perculato Stalin, per via dell’Holodmor ucraino (6.000.000 di morti), finì al gulag, per averlo definito “osseta” !

        • habsburgicus scrive:

          non credo
          è per ragione di ostilità al pan-turchismo
          meglio non ricordare troppo agli uzbechi che sono simili ai kazachi 😀

        • mirkhond scrive:

          Simili solo in parte, e per lingua.
          Tieni conto dei Sart’, dei meticci turco-iranici diffusissimi in Asia Centrale.
          Secondo stime ufficiali uzbeche, i persianofoni a Bukhara e Samarcanda sarebbero oggi il 5% della popolazione, mentre secondo fonti tagiche (e iraniane) almeno il 25/30%!
          Questo da un numero di Limes del 2006.

  8. Miguel Martinez scrive:

    QUESTA mi piacerebbe tradurre, per tutte le piccole frasi che riesco a cogliere, ognuna delle quali nasconde qualcos’altro.

    Ma non ci riuscirò mai 🙁

    Certo che la particolarità del mondo turco è anche come certi testi mistici possano diventare così in qualche modo popolari.

    Magari c’è qualcuno in ascolto più bravo di me?

    http://www.izlesene.com/liste/el-vurup-yaremi-incitme-tabip

    El Vurup Yâremi İncitme Tabib,
    Bilmem Sıhhat Bulmaz Hicraneler Var.
    Dest Vurup Da Yârem Eylersin Derman,
    Her Can Kabul Etmez Viraneler Var.

    Vay Dünya, Dünya Yalansın Dünya
    Yalan İle Yalan Olansın Dünya.
    Can İle Cananı Alansın Dünya
    Aşk İle Pervane Dönersin Dünya Yalansın Dünya

    Dert Ehli Olanlar Dergâha Gelir,
    Elbette Arayan Dermanın Bulur.
    Sadık Der Ki Kimde Ne Var, Kim Bilir.
    Geçt-i Güzar Ettim Elde Neler Var.

    Vay Dünya, Dünya Yalansın Dünya
    Yalan İle Yalan Olansın Dünya.
    Can İle Cananı Alansın Dünya
    Aşk İle Pervane Dönersin Dünya Yalansın Dünya

  9. Moi scrive:

    “English Shared Commonwealth”

    … Mi sa di “Liberalismo”.

    “British Socialist Republic”

    … Mi sa di “Socialdemocrazia”.

    • Moi scrive:

      Perché il primo è “English” e il secondo “British” ?

    • Francesco scrive:

      posso proporre United invece di Shared? mi suona meglio

      riesco a intravedere le ragioni per cui Miguel si diverte così tanto nel contrapporre le parole “latine” a quelle “germaniche” nell’inglese moderno

      io insisto a preferire altre perversioni, però

      😀

  10. Moi scrive:

    si inventano in genere neologismi arabi per esprimere concetti “moderni”

    [cit.]

    Tipo ? Più “neologismi” veri e propri o più “calchi” (che, ad esempio, nel Giapponese del Novecento si fanno frequentissimi dall’ Inglese con il katagana; tipo “burido-appo” per “build up” … ) ?

  11. mirkhond scrive:

    Suor Margareth è stato il mio primo amore ….animato ;), da quando avevo 8-9 anni!
    E’ grazie a lei, se in fondo, in fondo, in fondo, nonostante tutto il male che ci ha fatto, un po’ di affetto verso l’Inghilterra non l’ho mai del tutto perso….
    Un’Inghilterra ovviamente sognata ed ucronica, latinofona e cattolica… 😉

    • Francesco scrive:

      dai Mirkhond

      un’Inghilterra latinofona è come una Germania senza wursteln! non si può pensare

      😀

    • PinoMamet scrive:

      …perché no?

      In realtà è un’ipotesi per niente fantascientifica, del resto l’Inghilterra in un certo senso è già latinofona a metà 😉 , solo che è una metà lessicale anzichè geografica.

      • Francesco scrive:

        perchè gli Inglesi devono parlare inglese, checcavolo

        poi possono pure essere cattolici davvero invece di quell’orrida Chiesa Cattolica di Impero che hanno da qualche secolo

        un’Inghilterra ancora periferia di Parigi come pensa Mirkhond non ha fascino ai miei occhi

        una Repubblica Marinara delle Bretagne sarebbe già più interessante … anche un Impero Marinaro volendo tenere la monarchia

        • mirkhond scrive:

          Ognuno c’ha i suoi gusti….

        • Francesco scrive:

          ti ricordo che sono gli inglesi ad avere sconfitto Napoleone

          😉

        • mirkhond scrive:

          Non amo nè la lingua inglese, ne la cultura anclosassone.
          Napoleone fu sconfitto perché rompeva i coglioni agli interessi britannici.
          Non certo per i suoi ideali nazigiacobini.

        • PinoMamet scrive:

          Io comincio a provare una certa fascinazione per la cultura inglese rurale

          (e britannica, ovviamente, ma anche proprio inglese: poverini, non li caga mai nessuno da questo punto di vista)

          che mi sembra un strano mix di influenze germaniche su fondo celtico.

          E che comunque in fondo assomiglia a ogni cultura rurale del mondo, dalle Ande alla Puglia dalla Sassonia alla Britannia.

          Non so quanto sia rimasto, però.

          E cominciano a interessarmi i dialetti inglesi d’Inghilterra (anche lì, non so quanto sia rimasto vista l’influenza di varietà “diastratiche”).

          Invece dell’Inghilterra non mi è mai piaciuto tutto ciò che inizia dal 1701 😀 cioè diciamo l’Inghilterra che conoscono tutti e amano tutti (quelli che la amano).

  12. habsburgicus scrive:

    cambi di alfabeti in URSS et similia

    nello Stato sovietico, nei primi decenni, si assistette ad una grande opera di codificazione linguistica e di sperimentazioni ortografiche; in particolare vi fu una campagna di latinizzazione di molte lingue a fine anni ’20 e nei primissimi ’30 e una campagna di cirillizzazione dal 1936/1938 al 1940, dapprima in RSFSR e poi dal 1939 nelle altre Repubbliche dell’Unione;
    è mia intenzione fare qui il punto della situazione in dettaglio, raggruppando le informazioni disponibili, spesso parziali e non complete, nelle rare fonti (specialmente in lingue occidentali); in particolare esaminerò la situazione nel 1935/1936 all’apice della latinizzazione, quando tuttavia già stava iniziando la campagna di cirillizzazione e poi, più brevemente, quella del 1941 (1953) a cirillizzazione di fatto conclusa; considero sovietica anche la Repubblica popolare di Tuva, per quanto annessa solo il 10/10/1944; qualche considerazione anche sul periodo successivo e postsovietico; molte delle lingue scritte in alfabeto arabo erano di fatto, specialmente quelle nel Caucaso, non usate, od utilizzate pochissimo, prima della rivoluzione

    alfabeti latini esistenti in URSS nel 1935/1936 (purché di origine sovietica): 72 (35 dei quali creati ex novo tranne per 9 lingue in cui vi furono tentativi precedenti)
    lingue paleoasiatiche (paleosiberiane): 6
    čukči, 1932
    korjak, 1932
    itelmen, 1932
    jupik siberiano, cioè eskimo, 1932
    nivkh (un tempo detto giljak), 1931
    ket pubblicato manuale scolastico da parte di Karger nel 1934, l’unico
    lingue tunguse: 4
    evenki (un tempo detto tungus)
    ėven (un tempo detto lamut)
    nanai (un tempo detto gol’di)
    udihe, 1931
    lingue mongole: 2
    buriato
    calmucco, 1931
    lingue turche: 20
    azerbaigiano, 1929 (già in giugno 1924)
    turkmeno
    tataro
    baschiro
    tataro di Crimea
    kumyk, 1928
    karačaj
    balkar
    aq nogaj o, semplicemente, nogaj, 1928 (modificato 1931, 1935, 1936)
    qara nogaj
    qaraqalpaq, 1928
    qazaq
    qyrgyz, 1928
    uzbeco
    uiguro, 1929
    oirot
    khakas, 1929
    šor, 1930
    tuvino, 28/6/1930 ° tecnicamente, all’epoca, non sovietica
    jakut, 1917, di Novgorodov (un altro nel 1924 e un terzo nel 1929)
    lingue samoiediche: 2
    nenec’, 1931-1937
    sel’kup
    lingue ugriche: 2
    khanty (un tempo noto come ostjak), 1930
    mansi (un tempo noto come vogul), 1931-1937
    lingue finniche: 6
    komi, 1929 (dal 1920 sistema Molodcov, cirillico molto modificato)
    komi permjak, 1933 (sostituisce il sistema Molodcov, cirillico molto modificato)
    careliano di Tver’, 1931-1937
    vepsico, 1931
    ingriano, 1932
    saami di Russia (un tempo detto lappone), 1933-1937
    lingue caucasiche: 17
    laz, 1927
    abkhaz, 1929 in 1926-1928 in uso anche quello latino di Marr
    abazino
    šapsug, in 1934-1936
    adigese
    circasso
    cabardino, 1923
    ceceno, 1925
    inguscio, 1923
    ahvah, in 1936-1938
    avaro, 1928
    lak
    lezgi, 1928
    dargin
    tabasaran, 1932
    cakhur, 1932
    agul, 1928
    lingue iraniche: 10
    tat giudaico, 1929 non usato dai musulmani né dai cristiani
    tat islamico (almeno come progetto)
    talyš, 1930
    curdo di Armenia, di tipo kurmanji, 1929 (creato già in 1927)
    tagico “musulmano” o comune, 1928 (da 1/1/1929)
    tagico giudaico, 1928-1935 (nel 1935 adottato il tagico comune)
    beluči
    iron, anche noto come osseto
    digor
    šugni, 1931-1937
    lingue neolatine: 1
    moldavo (romeno), 2/2/1932 in ASSR Moldavia
    lingue semitiche: 1
    aisor, almeno 1933 (forse già 1926)-1938
    lingue sino-tibetane: 1
    dungan, 1929 (anche latinxua, o cinese latinizzato, nel 1937 pubblicato un libro di Tolstoj a Khabarovsk)
    (se contiamo anche l’ul’č, di cui vi fu un progetto di codificazione in scrittura latina del 1936, saliamo a 71 di cui 36 ex novo; vi fu un progetto verso il 1928 di dotare di un alfabeto latino, il krymčak, la lingua turca qıpčaq occidentale parlato dai giudei di Crimea, ma non se ne fece nulla; progetto anche di latinizzare il mordvino, nulla di fatto)

    in dettaglio si ha
    furono codificate ex novo in alfabeto latino: 35 (tranne 6 tentativi di missionari con *, in cirillico; §, tentativo autoctono in precedenza; **, altro tentativo; @, pure il laz scritto talora in alfabeto arabo negli anni 1870’, ma in Turchia)
    lingue paleoasiatiche (paleosiberiane): 6
    § čukči (già tentativo originale di Tenevil’)
    korjak
    itelmen
    jupik siberiano, cioè eskimo
    nivkh (un tempo detto giljak)
    ket
    lingue tunguse: 4
    evenki (un tempo detto tungus)
    ėven (un tempo detto lamut)
    *nanai (un tempo detto gol’di)
    udihe, 1931
    lingue mongole: 1
    **buriato (nel 1905 tentativo con un misto di alfabeto mongolo e calmucco)
    lingue turche: 2
    qara nogaj
    tuvino, 28/6/1930 ° tecnicamente, all’epoca, non sovietica
    lingue samoiediche: 2
    *nenec’
    *sel’kup
    lingue ugriche: 2
    *khanty (un tempo noto come ostjak)
    *mansi (un tempo noto come vogul)
    lingue finniche: 4
    careliano di Tver’, 1931-1937 ex novo
    Vepsico, 1931
    Ingriano, 1932
    *saami di Russia (un tempo detto lappone)
    lingue caucasiche: 9 (contando anche il cabardino)
    @laz raramente scritto prima in alfabeto arabo, ma in Turchia
    abazino
    šapsug
    cabardino
    inguscio
    ahvah
    tabasaran
    cakhur
    agul
    lingue iraniche: 4
    tat islamico
    talyš
    beluči
    šugni
    lingue semitiche: 1
    aisor

    Lingue dell’ex-URSS scritte in alfabeto arabo sino al 1917 e più tardi passate tutte all’alfabeto latino: 17
    azerbaigiano
    turkmeno
    tataro
    tataro di Crimea
    kumyk modificato 1921
    nogaj, probabilmente l’aq nogaj (Osmanov, 1883)
    qazaq (ma in mag 1876 progettata anche un’ortografia cirillica)
    uzbeco
    circasso
    ceceno (anche tentativi cirillici di Uslar in XIX secolo)
    avaro
    lak
    lezgi (anche tentativi cirillici in XIX secolo)
    dargin
    tagico/dari (ammesso che si possa già parlare di tagico)
    digor
    dungan (raramente si usava anche la scrittura cinese)

    (*: menzionato anche inguscio, che mi ispira pochissimo, e dunque non lo metto)

    lingue scritte in alfabeto arabo prima del 1917 ma (in genere) fuori dalla Russia e poi latinizzata: 1
    uiguro (poi scritto in caratteri arabi anche in URSS dal 1923 al 1929)

    lingue scritte in alfabeto arabo in epoca proto-sovietica e poi passate tutte all’alfabeto latino: 5
    adigese, 1918 sporadici, e rarissimi, esempi prima del 1917 (in 1855, 1865, 1890)
    baschiro, 1923 tentativi già dal 1919
    qyrgyz, 1923
    karačaj-balkar, 1924, considerato come uno (nel 1924 il balkar scritto in alfabeto cirillico)
    qaraqalpaq, 1924-1925

    lingua tradizionalmente scritta in un proprio alfabeto ma cirillizzata prima dell’effimera latinizzazione: 1
    calmucco, 1924

    lingue scritte in alfabeto cirillico prima dell’effimera latinizzazione: 7
    abkhaz, 1862, quello di P.K. Uslar (aveva anche lettere georgiane e latine)
    balkar, 1924 (effimero, subito latinizzato)
    šor, 1885 (1° alfabeto cirillico, quello dei missionari) e 1927-1929 (2° alf. cirillico)
    khakas, 1924 (già tentativi di missionari a fine XIX secolo)
    jakut, ebbe già 3 alfabeti cirillici (1819; 1851, migliore; 1858, diffuso in ambienti religiosi)
    oirot (già anni 1840’, missionari; loro alfabeto cirillico mantenuto in essenza dopo la rivoluzione)
    iron cioè osseto

    lingue create in cirillico, ma passate brevemente all’alfabeto latino: 2
    °komi, 1918 ma era un cirillico particolare, con lettere latine, sistema Molodcov (a fine XIV secolo, alfabeto permiano o antico-sirieno)
    komi permjak, 1920, cirillico particolare con lettere latine (sistema Molodcov)
    (nel 1936 entrambe queste lingue tornarono al cirillico Molodcov, prima di adottare, nel 1939, un cirillico “normale”, con 2 lettere aggiuntive ö e i)

    lingua scritta in alfabeto cirillico (ma in versioni piuttosto diverse) prima della latinizzazione (durata poco): 1
    moldavo, 1925-1932

    lingua scritta in alfabeto armeno prima dell’effimera latinizzazione: 1
    curdo di Armenia, 1921

    lingue scritte in alfabeto ebraico prima dell’effimera latinizzazione: 2
    tagico giudaico
    tat giudaico non usato dai musulmani né dai cristiani

    lingue con alfabeto latino riconosciute nel 1936 in URSS, ma in cui i sovietici non c’entravano nulla con la loro codificazione: 3
    finlandese, in ASSR Carelia (da 1932 a 1937 versione di compromesso chiamato “carelo-finnico”) abbandonato 1938, restaurato 1940
    tedesco, in ASSR dei tedeschi del Volga
    polacco, in alcune aree della SSR Ucraina (abbandonata c.a 1938/1939)

    Lingue in alfabeto cirillico nel 1936: 12
    Russo
    Ucraino
    Bielorusso
    Erzya
    Mokša
    Mari delle praterie
    Mari delle colline
    Udmurto
    Ciuvascio
    Krjašen abbandonato nel 1940
    Nagajbak abbandonato nel 1940
    Romany, 1926 poi abbandonato

    In dettaglio
    lingue tradizionalmente in cirillico: 3
    Russo
    Ucraino
    Bielorusso però esisteva una versione łacinka, vietata in URSS

    lingue scritte in cirillico in epoca prerivoluzionaria e che mantennero sempre il cirillico: 4
    mari delle praterie
    mari delle colline
    ciuvascio
    udmurto

    lingue scritte in alfabeto cirillico da epoca prerivoluzionaria, abbandonate nel 1940: 2
    krjašen, 1862 (Il’minskij) tataro cristiano
    nagajbak baschiro cristiano

    create direttamente in cirillico (e lo mantennero sempre): 2 (°, già scritto in passato)
    °erzya, 1922 una varietà del mordvino (già 1882, sempre cirillico)
    °mokša, 1923 l’altra varietà del mordvino (già 1896, sempre cirillico)

    lingua creata in cirillico, poi abbandonata: 1
    romany, 1926-fine anni ‘30

    Lingue in alfabeto georgiano nel 1936: 2
    Georgiano
    Mingrelio esistette un giornale in mingrelio (in caratteri georgiani con due segni addizionali) da marzo 1930 a fine dic 1935; un altro giornale scritto metà in mingrelio e metà in georgiano da gen 1936 a fine luglio 1938; poi il mingrelio venne abbandonato (sotto gli Zar vi furono tentativi di scrivere il mingrelio in caratteri cirilici, molto risentiti)

    Lingue in proprio alfabeto nel 1936: 2
    Armeno
    Yiddish

    Dunque nel 1935/1936 in URSS riconosciute 91 lingue
    73 in alfabeto latino (70+3 cioè finlandese, tedesco e polacco)
    14 in alfabeto cirillico
    2 in alfabeto georgiano (georgiano e mingrelio)
    1 in alfabeto armeno
    1 in alfabeto ebraico (yiddish)

    inoltre
    Lingue in alfabeto latino, in terre che allora non facevano parte dell’URSS: 5
    Estone
    livone
    Lettone
    latgalico
    Lituano
    (con queste 5 sarebbero 96, di cui 78 in alfabeto latino; se contiamo anche karaim e gagauz che all’epoca erano quasi del tutto fuori URSS, saliamo a 98; il karaim, scritto in passato, sino ad inizio XX secolo in caratteri ebraici e poi in alfabeto latino, con una variante “polacca” in Polonia sino al 1939 e “lituana” in Lituania sino al 1940, e anche in cirillico; il gagauz non ancora codificato, scritto talora, sotto la Romania, in caratteri latini, che porterebbe il totale di linguaggi in caratteri latini in teoria a 80 includendo pure il karaim)

    Lingue, scritte in alfabeto latino, che furono abbandonate a fine anni ’30/inizio anni ‘40 e dunque non passarono mai ad alfabeto cirillico: 10
    tagico ebraico, 1935 la 1° di queste ad essere abbandonata
    qara nogaj, 1938
    vepsico
    ingriano
    laz, 1938
    šapsug, 1937
    ahvah, 1938
    tat islamico
    beluči
    digor, 1938

    Lingua che era scritta in alfabeto latino in Lettonia, ma fu abbandonata quando fu annessa all’URSS: 1
    livone

    Lingue che furono abbandonate a fine anni ‘30/inizio ’40 ma molto più tardi passeranno a cirillico: 5
    Saami, cir 1979/1982
    Ket, cir tardi 1980’, Verner (basato su dialetto meridionale e non più sul centrale)
    Itelmen, cir 1988
    Šugni, cir anni 1980’
    cakhur

    Lingua che passerà al cirillico ma solo dopo uno stadio intermedio: 1
    Abkhaz (e anche l’osseto-iron ma solo in Georgia)

    passarono da alfabeto latino direttamente ad alfabeto cirillico: 56 (contando insieme cabardino e circasso), tutte prima della fine del 1941 tranne il curdo, il nivkh e il dungan #, ritorno
    lingue paleoasiatiche (paleosiberiane): 5
    čukči
    korjak
    jupik siberiano, cioè eskimo, 1937
    nivkh (un tempo detto giljak), 1953 uff
    ket
    lingue tunguse: 4
    evenki (un tempo detto tungus), 1936
    ėven (un tempo detto lamut), 1936 e rif. 1958
    nanai (un tempo detto gol’di)
    udihe, 1937
    lingue mongole: 2
    buriato
    #calmucco, 1938 già cirillico 1924-1931
    lingue turche: 19
    azerbaigiano, 1939, rif. 1958 con 8 lettere ignote al russo
    turkmeno
    tataro, 1940
    baschiro, 1940
    tataro di Crimea
    kumyk, 1938
    karačaj
    #balkar
    nogaj, 1938
    qaraqalpaq, 1940
    qazaq, nov 1940
    qyrgyz, 1940
    uzbeco, 1940
    uiguro, 1937
    #oirot (dal 1948 noto come altaj)
    #khakas, 1939 (riformato in 1947 e 1953)
    #šor, 1938
    tuvino, 8/6/1941 e di fatto 1943 ° tecnicamente, all’epoca, non sovietica
    #jakut, 1939
    lingue samoiediche: 2
    nenec’
    sel’kup
    lingue ugriche: 2
    khanty (un tempo noto come ostjak) in realtà 4 (vakh, kazym, surgut, šuryškar)
    mansi (un tempo noto come vogul), 1938
    lingue finniche: 3
    komi, 1936, sistema Molodcov (1939, cirillico “normale”, con 2 lettere in più)
    komi permjak, 1936, sistema Molodcov (1939, cirillico “normale”, con 2 lettere in più)
    careliano di Tver’, 1937-abbandonato 1939
    lingue caucasiche: 11 (contando insieme cabardino e circasso)
    abazino
    adigese
    cabardino-circasso, 1936, rif 1939
    ceceno, 1938
    inguscio, 1938
    avaro, 1938
    lak
    lezgi, 1938
    dargin
    tabasaran, 1938
    agul, 1938
    lingue iraniche: 5
    tat giudaico, 1939 non usato dai musulmani né dai cristiani
    curdo di Armenia, di tipo kurmanji, 1945
    tagico, 1940
    talyš (abbandonato già nel 1939)
    #osseto, cioè iron ma in Ossezia del Sud passa attraverso una fase georgiana
    lingue neolatine: 1
    #moldavo, 19/5/1938
    lingue semitiche: 1
    aisor, 1938 (presto abbandonata)
    lingue sino-tibetane: 1
    dungan, 27/5/1953, conferenza di Frunze (32 lettere russe e 5 speciali) da 1954
    (vi passò anche l’abkhazo, ma non direttamente…..farebbe 57, sempre contando insieme cabardino e circasso e il khanty come uno)

    passò all’alfabeto cirillico da altro alfabeto: 1 lingua (e anche l’osseto, in Georgia, sempre nel 1954)
    abkhazo, 1954

    creato, o per certi versi, “restaurato” in cirillico: 1
    careliano, 1937, rif. 1938 (altro dialetto)-abbandonato 1940 già scritto in cirillico in epoca imperiale

    passarono in alfabeto cirillico quando restaurate, molti anni dopo: 5
    saami, 1979/1982 (qualcosa in cir si pubblicò nel 1937)
    ket, tardi anni 1980’ (basato su dialetto meridionale e non più centrale)
    itelmen, 1988
    šugni, anni 1980’
    cakhur

    Nel 1941 (1953) vi erano quindi in URSS
    9 lingue sempre scritte in alfabeto cirillico (non più romany, krjašen e nagajbak)
    52 lingue passate dall’alfabeto latino a quello cirillico (il talyš, l’agul, il careliano di Tver’ furono abbandonati e anche l’aisor che quindi non conto; anche il careliano, che alla “restaurazione” fu in cirillico, venne abbandonato e dunque non lo considero)
    2 lingue scritte in alfabeto georgiano (georgiano e abkhazo) e anche osseto, in GEO
    1 lingua scritta in alfabeto armeno
    1 lingua scritta in alfabeto ebraico (yiddish)
    1 lingua scritta in alfabeto arabo e cinese (dungan)
    6 lingue scritte in alfabeto latino (finlandese, tedesco; estone, lettone, latgal, lituano) il livone già abbandonato; il tedesco lo sarà nella seconda metà del 1941 [il latgal venne abbandonato dal 1956 e gli ultimi giornali in latgal in PSRL uscirono nel 1958, ma è possibile che non si sia mai “spento” del tutto prima del 1986]
    dunque 70 lingue o 69 senza il tedesco (di cui 60 scritte in alfabeto cirillico; conto anche il curdo che tuttavia sarà cirillizzato solo nel 1945, il nivkh che pare sia stato ufficialmente cirillizzato solo nel 1953 ed il dungan che fu cirillizzato il 27/5/1953 con la conferenza di Frunze oggi Biškek; invece non conto l’aisor anche se pare che si sia pubblicato qualcosa in cirillico dopo la II guerra mondiale), cui sono da aggiungere gagauz (non ancora codificato, lo sarà in cirillico) e karaim (ortografia incerta, un tempo ebraica, poi in alfabeto latino e cirillico), dunque 73 (o 72 senza il tedesco)

    contando abkhaz (1954) e gagauz (1957), le lingue scritte in alfabeto cirillico in URSS salirono a 63 (includendo karaim, 64); con il romany, per quanto abbandonato, saliamo a 65

    lingue abbandonate entro inizio anni 1940’: 20
    tagico giudaico, 1935
    qara nogaj, 1938
    vepsico
    ingriano
    laz, 1938
    šapsug, 1937
    ahvah, 1938
    tat islamico
    beluči
    digor, 1938
    polacco
    livone, 1940 annessione della Lettonia all’URSS
    mingrelio, 1938 geo
    romany cir
    talyš, 1939 appena cirillizzato
    krjašen, 1940 cir
    nagajbak, 1940 cir
    careliano, 1940 da poco cirillizzato
    agul da poco cirillizzato [ora però, a quanto pare, in procinto di essere restaurato]
    aisor da poco cirillizzato
    (bisogna poi tener conto che cabardino si fuse con il circasso, dunque se ne riteniamo abbandonata una delle due, saliamo a 21; si devono poi aggiungere saami latino, itelmen latino, ket latino, šugni latino e cakhur latino, che porta il totale a 26; queste cinque però saranno restaurate, in cirillico, molti anni dopo;
    96-26=70 oppure, contando karaim e gagauz, 98-26=72 q.e.d se non contiamo il tedesco, abbandonato nella 2° metà del 1941, le lingue eliminate salgono a 27 dunque si avrebbe 96-27=69 oppure 98-27=71)

    codificata in cirillico, in epoca abbastanza tarda: 1
    gagauz, 1957 in epoca romena talora scritto con alfabeto latino (il primo a scrivere il gagauz fu il prete Mihail Ciahir, negli anni 1930’, con alfabeto latino e ortografia romena)

    create, in epoca tarda (anche post-sovietica), direttamente in cirillico: 10
    jukagir della tundra, 1982, alfabeto di Gavril Kurilov
    jukagir della taiga, 1993
    nganasan, anni 1990’
    ul’č, anni 1990’ [già progetto in alfabeto latino nel 1936]
    dolgan, 1977
    tofa, 1988
    udi
    rutul, 1992
    archi
    khinalug

    creata, in epoca tarda, in alfabeto latino: 1
    oloneziano, 1989 è una varietà di careliano; nel 2007 ortografia comune per ogni tipo di careliano (careliano proprio, oloneziano, ludico) tranne il careliano di Tver’

    senza codifica esplicita (nel 1935 i centri principali erano fuori URSS, dunque non l’ho citato), ma scritto un tempo in scrittura ebraica, poi in alfabeto latino (con una variante “polacca” in Polonia sino al 1939 e “lituana” in Lituania sino al 1940) e alfabeto cirillico: 1
    karaim

    ha adottato l’alfabeto latino prima della fine dell’URSS: 1
    moldavo (romeno), 31/8/1989
    (si tratta di una restaurazione, già utilizzato in 1932-1938)

    hanno adottato l’alfabeto latino in epoca postsovietica: 6+ceceno (ancora nell’esilio)+tataro
    azerbaigiano, 25/12/1991 riformato nel 1993
    turkmeno, 1993
    uzbeco, (già altro progetto 1993) 1995
    qaraqalpaq, 1995
    gagauzo, gen 1996
    tataro di Crimea, 1997
    +
    ceceno, 1992 (ora non più almeno in Cecenia)
    tataro, 1999 (mai di fatto in vigore)-abolito 2004, su pressioni di Mosca
    (in tutti i casi si tratta di una restaurazione, con l’eccezione del gagauzo che tuttavia fu sporadicamente scritto in epoca romena in caratteri latini;
    è molto dubbio che ora il ceceno sia ancora scritto, in Cecenia, in caratteri latini, mentre in Tatarstan vi è stata esplicita “restaurazione” del cirillico)

    alfabeti cirillici secondo “lista cirillici” 1995: 75 (74 in ex-URSS in quanto conta pure il mongolo) insieme ai 6 linguaggi slavi cirillici si arriva a 81 (77 in ex-URSS, 1 in Mongolia, 1 in Bulgaria, 1 in Macedonia, 1 in Serbia, Montenegro e parte Bosnia) non tiene conto di alcune rilatinizzazioni né, qui, lo faccio io
    lingue paleoasiatiche (paleosiberiane): 6
    čukči
    korjak
    eskimo (cioè jupik siberiano)
    nivkh (un tempo detto giljak), 1953 uff
    ket, tardi anni 1980’ (basato sul dialetto meridionale e non più centrale)
    jukagir [probabilmente è quello della tundra, del 1982, di Gavril Kurilov; nel 1993 scritto anche lo jukagir della taiga]
    lingue tunguse: 5
    ėvenki (un tempo detto tungus)
    ėven (un tempo detto lamut)
    nanai (un tempo detto gol’di)
    udihe
    ul’č “rest” anni 1990’
    lingue mongole: 3
    mongolo
    buriato
    #calmucco, 1938 già cirillico 1924-1931
    lingue turche: 24
    azerbaigiano, 1939
    turkmeno
    gagauzo, 1957
    tataro, 1940
    baschiro, 1940
    tataro di Crimea
    karaim
    kumyk
    karačaj
    balkar
    nogaj, 1938
    qaraqalpaq, 1940
    qazaq, nov 1940
    qyrgyz, 1940
    uzbeco, 1940
    uiguro
    #altaj
    #khakas
    #šor
    tuvino, 8/6/1941 e implementato in 1943
    tofa, 1988
    #jakut
    dolgan
    ciuvascio
    lingue samoiediche: 3
    nenec’
    nganasan, anni ‘90
    sel’kup
    lingue ugriche: 5
    khanty vakh
    khanty kazym
    khanty surgut
    khanty šuryškar
    mansi (un tempo noto come vogul), 1938
    lingue finniche: 9 (2+7)
    careliano, 1938-1940 nel 1940, abbandonato a favore del finlandese
    saami
    mari (alto)
    mari (basso)
    mordvino-mokša
    mordvino-erzja
    udmurt
    komi zyrjan
    komi permjak
    lingue caucasiche: 11 (contando insieme cabardino e circasso)
    abazino
    adigese
    abkhaz
    cabardino-circasso, 1936, rif 1939
    ceceno, 1938
    inguscio, 1938
    avaro, 1938
    lak
    lezgi
    dargin
    tabasaran, 1938
    lingue iraniche: 6
    tat giudaico non usato dai musulmani né dai cristiani
    curdo di Armenia, di tipo kurmanji, 1945
    tagico, 1940
    #osseto, cioè iron ma in Ossezia del Sud passa attraverso una fase georgiana
    shughni (°, io non l’ho messo, informazione dubbia, ci fu in latino)
    jazgulam (°, io non l’ho messo, informazione dubbia)
    lingue indiane: 1
    tzigano (romany)
    lingue neolatine: 1
    #moldavo, 1938
    lingue sino-tibetane: 1
    dungan, 27/5/1953, conferenza di Frunze (32 lettere russe e 5 speciali) da 1954

    io non ho messo 1 lingua (che mi pare dubbia)
    jazgulam trascrizioni cirilliche, fine ‘800, in opere scientifica

    sono indicate 8 lingue (io ne ho tenuto conto, alla fine)
    shugni, anni 1980’
    jukagir, 1982 è quello della tundra, di Gavril Kurilov
    saami, rest 1979/1982
    ket, tardi anni 1980’ (dialetto meridionale e non più centrale)
    nganasan, anni 1990’
    ul’č, anni 1990’ (già progetto latino 1936)
    dolgan, 1977
    tofa, 1988

    Indica 4 khanty, io ne conto solo uno

    invece NON sono indicate 6 lingue “tarde”
    itelmen, rest 1988
    cakhur, rest
    rutul, 1992
    khinalug
    udi
    archi

    NON sono indicate 3 lingue cirillizzate in modo effimero: 3
    aisor, 1938 (presto abbandonata)
    agul, 1938 (presto abbandonata)
    talyš, 1938 abbandonato nel 1939

    dunque
    77 lingue cirilliche in URSS (tutte tranne mongolo, serbo, mac, bulg)
    meno 1 (jazgulam, che ritengo dubbie) fanno 76
    meno 8 (shughni, jukagir, ket, saami, nganasan, dolgan, tofa, ul’č, tarde) fanno 68
    meno 1 (careliano, che io considero abbandonato) fanno 67
    meno 3 dei quattro khanty (io lo considero come unico) fanno 64
    meno 1 romany (che io considero abbandonato) fanno 63 q.e.d
    infatti 63 è proprio il numero cui giungo io (60+abkhaz+gagauz+karaim) scrivo peraltro che, se calcoliamo il romany (per quanto da ritenersi abbandonato), giungiamo a 64 e anche questo collima !

    [se l’agul, che fu cirillizzato, è stato veramente restaurato, senza dubbio in cirillico, avremmo 65 lingue]

    breve riassunto sull’epoca più antica
    1858, conversioni di massa di krjašen nella regione Volga-Kama
    1862, Il’minskij pubblica un libro in tataro in caratteri cirillici per i krjašen

    Mingrelio in alfabeto cirillico sotto gli Zar (tentativi)

    yakut, 1920 a lat da cir
    osseto, 1923 a lat da cir
    (komi, ciuvasci, mordvini e udmurti preferirono tenersi il cirillico e riformarlo)
    Kalmyk passarono dal loro alfabeto al cir SI
    Khakas SI, assiri (?), roma SI, oirot SI e molti altri scelsero il cir

    Entro il 1930, 39 linguaggi passarono ad alfabeto latino (alcuni dal cir)
    Entro 1932, 66 linguaggi erano passati ad alfabeto latino e altri 7 erano in procinto; a fine anni 1920’, progetti addirittura per latinizzazione del russo (fermati nel 1930 dal Politburo)

    1939-1940, 37 nuovi alfabeti cirillici creati nella sola RSFSR

    • roberto scrive:

      complimenti vivissimi per questo post veramente interessante (spero che tu possa pubblicare da qualche parte questa ricerca)
      ciao

  13. mirkhond scrive:

    “beluči”

    Alludi ai Beluci?
    Stavano pure in Urss?

  14. habsburgicus scrive:

    pochissimi…sì

  15. mirkhond scrive:

    E dove?

    • habsburgicus scrive:

      credo nell’estrema punta sud del Turkmenistan, presso Kushka (dove nel 1885 si rischiò una guerra anglo-russa :D)

  16. mirkhond scrive:

    Doveva trattarsi forse di discendenti deportati da Nadir Shah (1736-1747), o comunque dell’epoca dei conflitti che sconvolsero l’Iran nel XVIII secolo, fino all’avvento dei Qagiari (1794-1925).

  17. mirkhond scrive:

    discendenti di deportati

  18. mirkhond scrive:

    Sempre riguardo gli elenchi di Habsburgicus

    Se il giudizio su Stalin e l’Urss, è in genere negativo, però non si puo’ non ammirarne la volontà di preservare linguaggi parlati nell’immenso impero sovietico, anche da popolazioni esigue e/o primitive.
    E le cui lingue, fino a poco prima erano in parte almeno, soltanto dei dialetti orali.
    Quello che appare, dall’intervento di Habsburgicus, e che per me è una novità, è che, pare, che quest’opera preziosa (e in un certo senso andante in senso contrario all’opera di russificazione linguistico-culturale iniziata dagli Zar, e portata avanti dagli stessi bolscevichi) sarebbe iniziata già sotto gli Zar, e ad opera dei missionari cristiani ortodossi!
    Il caso dei Sirieni mi era noto, perché risalente addirittura al XIV secolo, ma certamente non gli equivalenti più tardi, tenendo conto proprio dell’opera di russificazione accelerata dagli ultimi Romanov.

    • habsburgicus scrive:

      Infatti il modello sovietico può essere accusato di TUTTO….ma non di voler russificare e snazionalizzare i popoli…come invece oggi si fa 😀 la Francia giacobina snazionalizzò, l’URSS no !
      Poi, inevitabilmente, una certa russificazione ci fu specialmente dal 1960 in poi (in quest’epoca, e in effetti già dal 1945, non si fece praticamente più nulla :D)
      Anche i cinesi, finché seguirono il modello sovietico (cioè sino al 1957) fecero molto per le lingue dei popoli non-Han
      Con il maoismo puro, non più..gratti Mao e ci trovi i Boxer, la Cina eterna, xenofoba, essenzialmente confuciana, spotto una vernica “rossa” 😀
      Qualcosa si rifarà con Deng non a caso legato all’epoca dei Cinquanta (in parte)
      Visto che questo vi è piaciuto :D, e per completare, se mi date un’oretta/due di tempo e vi interessa, metto un post anche sulla politica linguistica della Cina popolare 😀

      • Francesco scrive:

        mode giacobino ON

        ma la televisione che effetti ebbe su questo puttanaio di linguettine e dialettucci? ci fu qualcosa di simile alla colonizzazione del romanesco in Italia?

        o avevano anche in URSS i TG regionali?

        mode giacobino OFF

        • habsburgicus scrive:

          ogni Repubblica federata (14 oltre alla RSFSR) aveva proprie TV e propri media..
          in Lituania, Armenia, Georgia e anche Estonia la lingua locale era tutelata con gelosia estrema
          in Lettonia, i lettoni la tutelavano al parossismo ma dai Sessanta i “russi” erano così tanti che il russo straripava, anche alla TV (se non c’era Gorbaciov, i lettoni rischiavano di divenire minoranza a casa loro 😀 anche se, dai censimenti, pare che fin dal 1979 l’immigrazione di russofoni, estrema in 1959-1979, era rallentata)
          in Uzbekistan e anche Ucraina, Tagikistan, Azerbaigian e Turkmenistan la lingua locale aveva uno spazio degno sui media, ma il russo era forte…in Ucraina, per varie ragioni (già pre-sovietiche) era di fatto la lingua d’uso in tutto il paese, tranne l’ovest
          in Kazakhstan, Kyrgyzstan e Moldova il russo predominava..le lingue locali non erano combattute, ma perdevano terreno
          in Bielorusso, ahinoi, il russo era sovrano e il bielorusso, già allora stava morendo (da metà/fine anni ’50)…il governo pubblicava libri in bielorusso e dedicava spazio al bielorusso, era la gente che lo abbandonava vedendolo come un “dialetto” e per giunta “inutile”..certo l’eliminazione fisica dell’INTERA intelligencija bielorussa nel 1937-1939, tranne Janka Kupała e pochissimi altri, non aiutò
          nelle ASSR (Repubbliche autonome), talora la lingua locale aveva un suo spazio anche alla TV (Tatarstan ad esempio) ma il russo era dominante
          più in basso ancora, AO (regioni autonome) e okrugi nazionali-o non c’era nulla 😀 o solo il russo di fatto (dai Cinquanta/inizio Sessanta) 😀

        • roberto scrive:

          sull’ucraina, un piccolo aneddoto.

          ci sono stato nel 1990 in uno scambio fra scuole, io due settimane ospite di una famiglia laggiù, e poi abbiamo ospitato per due settimane il mio corrispondente

          dopo la scuola, il mio corrispondente ha fatto degli studi da traduttore/interprete e ha iniziato a lavorare come traduttore russo – ucraino! e parlo della metà degli anni 90, quindi ben dopo l’indipendenza dell’ucraina.

          mi aveva molto sorpreso all’epoca che ci fossero dei traduttori con quella combinazione linguistica, ma adesso leggendo gli ottimi interventi di habsburgicus capisco meglio

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Habsburgicus

    “cambi di alfabeti in URSS et similia

    nello Stato sovietico, nei primi decenni, si assistette ad una grande opera di codificazione linguistica e di sperimentazioni ortografiche; in particolare vi fu una campagna di latinizzazione di molte lingue a fine anni ’20 e nei primissimi ’30 e una campagna di cirillizzazione dal 1936/1938 al 1940, dapprima in RSFSR e poi dal 1939 nelle altre Repubbliche dell’Unione;”

    Certe volte, dubito che Habsburgicus sia umano.

    Cioè, uno fa una domanda sulla politica linguistica di Stalin, aspettandosi un paragrafo di risposta.

    Ed ecco quello che succede.

    Poi non si tratta nemmeno di un copincolla da Wikipedia.

    Habsburgicus, lo vogliamo incontrare di persona!

  20. mirkhond scrive:

    E’ un genio. Come il Venturi! 🙂

  21. habsburgicus scrive:

    ecco la Cina 😀 (56 etnie ufficialmente riconosciute cioè Han+55)

    Il 1 ottobre 1949, Mao Zedong proclamava a Beijing la Repubblica popolare cinese (Zhonghua Renmin Gongheguo)
    In quell’epoca in Cina si scrivevano, oltre al cinese, parecchie lingue, alcune con status maggiore, altre con status infimo, certune con lunga storia (e propri, venerandi, alfabeti) laddove altre erano recenti creazioni dei missionari protestanti anglo-americani per i popoli “tribali” del sud-ovest (in casi più rari cattolici).
    Le lingue scritte delle minoranze esistenti in Cina nel 1949 erano 28:
    n° 1, manciù, con propria scrittura dal 1599/1632 (estinto di fatto come lingua parlata)
    n° 2, xibe (ritenuto un dialetto manciù), in scrittura manciù leggermente riformata nel 1947 (in Xinjiang)
    n° 3, mongolo, in scrittura tradizionale (29 lettere), di tipo uiguro (da inizio del XIII secolo) nella Rep. Pop. Mongola era già stato introdotto il cirillico da Čojbalsan (morto 1952), “lo Stalin mongolo”
    n° 4, mongolo (dialetto oirato), in scrittura “chiara” (todu) o calmucca, creata nel 1648 da Zaya Pandita (più precisa, aveva 7 vocali contro le 5 del mongolo standard, dunque in tutto 31 lettere) in URSS il calmucco era già stato dapprima latinizzato e poi cirillizzato; in quegli anni la RSSA di Calmucchia era soppressa ed i calmucchi erano stati deportati in Asia Centrale per presunto collaborazionismo con i tedeschi
    n° 5, tibetano, in scrittura propria, di tipo nord-indiano (da VII secolo d.C)
    n° 6, coreano, in scrittura propria han’gǔl, da 1446
    n° 7, uiguro, in scrittura araba in URSS già scritta in caratteri cirillici
    n° 8, kazak, in scrittura araba in URSS già scritta in caratteri cirillici
    n° 9, kirgiz, in scrittura araba in URSS già scritta in caratteri cirillici
    n° 10, dungano (dialetto cinese musulmano), in scrittura araba o xiao’erjing (talora usata dagli hui o musulmani “gialli” del tutto indistinguibili dai cinesi che più spesso però usavano il cinese o, in religione, direttamente l’arabo) in URSS, dal 1953, sarà scritta in caratteri cirillici
    n° 11, dehong dai (tainüa), in Yunnan, di tipo sud-indiano anche all’estero
    n° 12, xishuangbanna dai (tailue), in Yunnan, di tipo sud-indiano anche in Birmania, Laos e Thailandia
    n° 13, mengding dai, in Yunnan, di tipo sud-indiano anche in Birmania
    n° 14, jinping dai, in Yunnan, di tipo sud-indiano anche in Vietnam
    n° 15, yi, scrittura siniforme esisteva anche una scrittura missionaria Pollard 1917 (vi furono 5 tentativi di scritture missionarie, da quello del francese Liétard del 1898, a tre anglosassoni del periodo 1898-1917 e appunto il sistema Pollard)
    n° 16, naxi, scrittura siniforme
    n° 17, miao settentrionale, scrittura Pollard, inventata dal protestante americano Pollard a partire dal (1890)/1904 (per il miao utilizzati anche, sporadicamente, caratteri cinesi)
    n° 18, lahu, scrittura latina dei missionari da 1905 (introdotta in Cina nel 1921) anche in Birmania
    n° 19, lisu, scrittura latina dei missionari da 1912 anche in Birmania c’era un scrittura di tipo Pollard, pochissimo usata, non riformata negli anni 1950’ e lasciata estinguere
    n°20, va, scrittura latina dei missionari da anni 1930’ (poco usata) anche in Birmania
    n° 21, shui, scrittura siniforme (poco usata)
    n° 22, zhuang, scrittura siniforme o sawndip (poco usata)
    n° 23, jingpo, scrittura latina dei missionari da 1885, quella di Ola Hansen (introdotta in Cina nel 1914), la più diffusa (ve ne erano altre) anche in Birmania (kachin) varie riforme già prima del 1949
    n° 24, daur, in scrittura manciù (poco usata, specialmente dal 1912; ad inizio anni 1930’ si fece un tentativo di scrittura latina, senza esito) nell’Hulunbuir (prima del 1945 in Manciukuò e allora nella parte orientale della “regione autonoma della Mongolia interna”, creata nel 1947, prima della proclamazione della Repubblica popolare !)
    n° 25, nu, scrittura missionaria di uso limitatissimo
    n° 26, derung, scrittura missionaria, in uso soprattitto in Birmania (rawang)
    n° 27, bai, scrittura classica, siniforme
    n° 28, yao (diviso in vari dialetti), utilizzava talora caratteri cinesi
    Nel settembre 1951 il governo cinese distinse le scritture in 3 classi (dopo una prima classificazione del marzo 1951):
    A, lingue con sistemi di scrittura funzionali e largamente usati: 5 (mongolo, tibetano, coreano, uygur, kazak) queste sono le 5 lingue che ebbero sin da allora status ufficiale; ora il loro numero è salito a 7 (si sono aggiunti lo zhuang il 29/11/1957 e lo yi standard del Sichuan nell’agosto 1980)
    B, lingue con sistemi di scrittura funzionali ma non largamente usati: (dai, jingpo, lisu, lahu, miao, naxi, va, yi) vi erano 4 varietà di scritture dai, dunque in tutto 11 lingue/scritture
    C, lingue che avevano sistemi non completamente funzionali: (zhuang e shui, cui fu aggiunto il manciù estinto)
    Fra A, B e C erano 19 in tutto (contando tutte e 4 quelle dai)
    In realtà, come si evince dalla mia lista sopra, ve ne erano 9 in più, ma usate così di rado da essere ritenute inesistenti (daur, nu, derung, bai, yao), non sufficientemente distinte in quanto poco usate ed aventi stessa scrittura di altre più diffuse (kirgiz), semplici variazioni “dialettali” di un’altra scrittura (todu, per i mongoli oirati; xibe, per il popolo omonimo, di ceppo manciù, entrambe in Xinjiang) oppure scartate a bella posta (xiao’erjing degli hui); gli Hui, pur riconosciuti come minoranza nazionale (dal 1958 con una propria Regione autonoma, Ningxia Hui) furono infatti ritenuti del tutto sinofoni e si cessò di dare ogni rilevanza ufficiale al loro dialetto “dungano” e tanto più a scriverlo in caratteri arabi (xiao’erjing); da allora gli hui sono inclusi fra i molteplici uomini che usano come lingua scritta il putonghua, versione ufficiale del mandarino (cinese standard)
    Quelle di A furono ipso facto approvate e ufficializzate; quelle di B e C avrebbero dovuto “migliorare” le proprie scritture, con assistenza del governo e così fu fatto; di 14 scritture (contando tutte e 4 quelle dai), ben 10 entro pochi anni furono riformate o addirittura sostituite, ovvero dehong dai, xishuangbanna dai, jingpo, lisu, lahu, miao, naxi, va, yi e zhuang (fu preservata tale e quale solo la scrittura manciù, ormai solo “storica”; la scrittura shui, ritenuta in via di estinzione, fu di fatto abbandonata come lo furono due scritture dai su quattro, il mengding dai e lo jinping dai); anche 3 su 5 della categoria A furono riformate, uygur e kazak più di una volta, ma alla fine si tornò in tutti e tre i casi alla scrittura originaria; invece coreano e tibetano non furono mai toccati
    vi era poi una quarta categoria, quella delle lingue prive di sistemi di scrittura, per le quali avrebbero dovuto essere creati dei sistemi di scrittura completamente nuovi (basati sull’alfabeto latino)
    Sin dall’inizio della RPC iniziò la creazione di nuove scritture (talora per lingue che già ne avevano una, almeno in altri dialetti)
    Primi in assoluto, e spontanei, furono i miao di Taijiang presso Kaili nel Guizhou che nel 1950 crearono un alfabeto latino di 26 lettere per il loro dialetto ma che avrebbe dovuto valere per tutti i miao (fecero adattamenti per il xiangxi miao e progetti per il miao chuanqiandian); nel 1951 tale alfabeto ebbe un limitato riconoscimento e si pubblicò qualcosa, per alcuni anni, di cui i cinesi stessi sanno pochissimo
    Il 2/2/1951 vi fu la prima creazione ufficiale, quella di un alfabeto latino per gli yi di Xichang del Sichuan (ora prefettura di Liangshan fatta “autonoma”)
    Nel 1952 venne creata una scrittura latina per lo zhuang del Guangxi, 26 lettere (basato sulla pronuncia di Laibing);
    in questi primi anni non si crearono altri alfabeti;
    si decise però (come già accennato) di abbandonare 2 scritture tradizionali Dai su 4 (Jinping Dai e Mengding Dai) in favore delle due principali (Dehong Dai e Xishuangbanna Dai), le uniche quindi che avrebbero dovuto essere “riformate” (il dehong dai lo fu in questo periodo); in prospettiva si pensava ad un’unica scrittura Dai, ma ciò finora non è stato realizzato
    Vi furono alcune riforme di alfabeti non-latini già esistenti
    Nel 1950 venne leggermente migliorato e riformato l’alfabeto Pollard del miao settentrionale o diandongbei (adottato nel 1951 dal governo locale)
    Nel 1951 fu modificato l’alfabeto arabo dell’uiguro (abolite 8 consonanti ridondanti e introdotte 6 vocali) e la riforma fu completata nel 1954 (pubblicata in maggio 1954), rendendo l’alfabeto arabo-uiguro di 30 lettere
    Nel luglio 1954 fu riformata l’ortografia araba del kazak
    Entro il 1954 venne “migliorata” l’ortografia del lahu e del lisu (scritture missionarie, in caratteri latini); invece la scrittura del jingpo (anch’essa missionaria) iniziò a essere riformata solo dal 1955;
    quella del lisu subirà poi una riforma radicale nel 1957 che pose termine (anzi, “avrebbe dovuto” porre termine) alla tradizione missionaria
    Il 2/8/1953 (approvata 10/6/1954) venne riformata e semplificata l’ortografia indica del dehong dai, in modo moderato
    Dunque, riassumendo, nel 1949-1954
    creati 3 alfabeti latini, di cui 1 spontaneamemte (miao) e 2 per iniziativa governativa (yi del Sichuan, zhuang)
    riformate 4 scritture non-latine (miao Pollard, uygur, dehong dai, kazak) e 2 scritture missionarie di tipo latino (lahu e lisu)
    inoltre nel 1952, per la prima volta, si creò un sistema fonetico di tipo latino per assistere nell’apprendimento della pronuncia dell’ando, uno dei tre principali dialetti del tibetano, ma questo non fu né volle essere un alfabeto

    Gli anni 1954-1958
    Il periodo delle grandi riforme linguistiche fu negli anni 1954-1957 quando l’influenza sovietica era all’apice e vi partecipò in prima persona, in modo un po’ invadente, il sovietico Serdjučenko, inviato dal Cremlino ad inizio ottobre 1954 per assistere i compagni cinesi nelle questioni delle riforme linguistiche
    I cinesi, su consiglio dei sovietici (e di Serdjučenko in particolare), decisero di introdurre l’alfabeto cirillico per le lingue turche, mongole e tungusiche (vale a dire “altaiche”) e un alfabeto di tipo latino (ma con lettere cirilliche e IPA) per le altre lingue (Cina sudoccidentale e meridionale); un linguista cinese importante di questi anni era Fu Maoji (che visse e studiò in Occidente e tornò nella RPC), fedele interprete del metodo sovietico (verrà criticato per “destrismo” nel 1957)
    Parlerò prima della Cina sudoccidentale e meridionale (dove l’influenza sovietica fu minore, ma ancora cospicua)
    In questo periodo, e precisamente fra l’inizio di dicembre 1955 e la fine di marzo 1957, furono creati ex novo o radicalmente riformati 13 linguaggi (e relativi alfabeti) fra cui 4 vernacoli miao e 2 vernacoli hani (il ruolo di Serdjučenko fu enorme), in questo ordine:
    Zhuang, 10/12/1955, dopo conferenza del 27-30/5/1955
    Bouyei, 4-7/11/1956, 4-7/11/1956, a Guiyang (Guizhou)
    Xiangxi miao (miao orientale), 31/10/1956-7/11/1956, a Guiyang
    Qiandong miao (miao centrale), 31/10/1956-7/11/1956, a Guiyang
    Chuanqiandian miao (miao occidentale), 31/10/1956-7/11/1956, a Guiyang
    Diandongbei miao (miao settentrionale), 31/10/1956-7/11/1956, a Guiyang sostituì o, meglio, avrebbe dovuto sostituire il miao Pollard (riformato pochi anni prima)
    Yi di Liangshan, 18-24/12/1956, a Chengdu (Sichuan)
    Li, 11-17/2/1957, a Tongshi (Hainan)
    Lisu, 16-27/3/1957, a Kunming (Yunnan) avrebbe dovuto sostituire il lisu missionario
    Hani Haya, 16-27/3/1957, a Kunming (Yunnan)
    Hani Bika, 16-27/3/1957, a Kunming (Yunnan)
    Naxi, 16-27/3/1957, a Kunming (Yunnan)
    Va (all’inizio chiamato Kava), 16-27/3/1957, a Kunming (Yunnan)
    Tutti questi 13 alfabeti, in vario grado, furono alfabeti “ibridi”, cioè sostanzialmente latini con presenza di lettere cirilliche e IPA (o modificate); l’influenza di Serdjučenko fu enorme
    Il primo fu l’alfabeto zhuang; esisteva già un alfabeto latino zhuang (creato come si è visto nel 1952, dai soli cinesi), ma fu criticato duramente da Serdjučenko e venne sostituito nel 1955 da un nuovo alfabeto zhuang ibrido, formato da 21 lettere latine, 7 lettere cirilliche e 4 lettere IPA (fu il primo successo di Serdjučenko)
    Come visto, anche gli altri alfabeti creati in questo periodo furono ibridi
    Bouyei molto simile a quello zhuang 21 lat, 7 cir, 4 IPA
    Hani haya, 28 lettere
    Haya bika, 26 lettere
    Miao chuanqiandian aveva 1 lettera non-latina
    miao xiangxi, 29 lettere (25 latine, 3 cirilliche e 2 IPA; una aveva la maiuscola cirillica e la minuscola IPA)
    Miao qiandong aveva 1 lettera non-latina
    Miao diandongbei 32 lettere, ibrido
    va
    Lisu, 3 lettere cirilliche e 1 IPA
    Naxi
    Yi del Liangshan, 1956, che sostituì quello latino del 1951 (37 lettere, di cui 26 latine, 4 cirilliche, 5 IPA e 2 innovative)
    Li ibrido
    Lo zhuang fu ratificato ufficialmente dal Consiglio di Stato il 29/11/1957; lo zhuang divenne così la 6° lingua a ricevere status ufficiale (oltre a mongolo, tibetano, uygur, kazak e coreano); nel 1958 fu creata la regione autonoma Guangxi Zhuang, cap. Nanning
    il Li (ultimo in cui intervenne direttamente Serdjučenko) fu ratificato dalla Commissione per gli Affari delle Nazionalità nel giugno 1957, il Bouyei e i 4 miao furono ratificati dalla medesima Commissione nel luglio 1957; il lisu, il naxi, il va e i due hani furono approvati in Yunnan nel giugno 1957 e ratificati dalla Commissione per gli Affari delle Nazionalità nel corso del 1957 mentre lo Yi del Liangshan lo fu in ottobre 1957; tutti questi 12 linguaggi ebbero così status “sperimentale”
    Nel giugno 1957 il governo provinciale dello Yunnan approvò anche gli alfabeti riformati missionari del lahu e dello jingpo
    il lahu riformato nel 1957 (la scrittura non fu cambiata) in uso dal 1957 al 1964 e di nuovo dal 1980
    la prima riforma del jingpo avvenne nel 1955; nel 1956 rimossi i marcatori di toni; dal 1957 inizia una riforma in stile pinyin, completata solo in 1964; nel 1959 rimpiazzato dal cinese, di nuovo utilizzato nel 1960-1965 e dal 1979
    gli jingpo parlavano anche un’altra lingua, lo zaiwa, che fu anch’essa dotata di un alfabeto (latino)
    Gli alfabeti creati entro metà 1957 erano quindi 16 (i 13 di sopra+lahu, jingpo e zaiwa)
    Veniamo alla Cina settentrionale e nordoccidentale (qui i sovietici “imposero” la linea)
    Il 22/7/1955, su pressioni di Serdjučenko la Mongolia Interna decise di adottare il cirillico per il mongolo e nel maggio 1956 alla conferenza di Hohhot fu deciso di adottare lo stesso cirillico introdotto una dozzina/quindicina di anni prima nella Repubblica popolare mongola, indipendente “de iure” dal 1946; fu altresì deciso di scrivere in caratteri cirillici il daur (in pinyin dawoer), lingua di una popolazione mongola che vive nell’area di Hulunbuir (Mongolia Interna orientale), molto tungusizzata (il daur era scritto in passato in caratteri manciù ma dopo la caduta della dinastia manciù nel 1912 l’uso si era fatto raro; un progetto di latinizzazione degli inizi degli anni 1930’ era finito in nulla); il cirillico per il daur fu creato ad una conferenza ad Hohhot il 20-27/12/1956, ma non fu mai ratificato dalla Commissione per gli Affari delle Nazionalità, ed ebbe uno status sperimentale a mero livello provinciale
    In Xinjiang si decise nel 1956 di cirillizzare l’uygur, il kazak ed il kirgiz (che utilizzavano caratteri arabi, nei primi due casi recentemente modernizzati come ricordato, mentre di una riforma della scrittura araba del kirgiz si stava ancora parlando) più l’uzbek ed il tatar (che in Cina non erano scritti), tutte lingue turche; si decise poi di cirillizzare lo xibe, lingua tungusica, scritta in una scrittura di tipo manciù (riformata nel 1947..in precedenza si usava la scrittura manciù standard)
    Gli alfabeti cirillici per le 6 lingue di cui sopra (uygur, kazak, kirgiz, uzbek, tatar e xibe) furono varati nel 1957
    Per l’uiguro creato un alfabeto cirillico originale diverso da quello in uso fra gli uiguri dell’URSS (soprattutto in Qazaqstan SSR), fra l’altro basato sul dialetto taranči;
    per il kazak i sovierici consigliarono di adottare il cirillico del Qazaqstan ed i cinesi, con qualche malumore, così fecero, pur con qualche piccolo cambiamento;
    per il kirgiz, l’uzbek il tatar furono adottati gli alfabeti cirillici in uso in URSS;
    per lo xibe si procedette ad una creazione cirillica originale;
    i cinesi quindi nel 1955-1956 crearono alfabeti cirillici per 8 lingue (mongolo, daur, uygur, kazak, kirgiz, uzbek, tatar, xibe) ed in quattro casi adottarono pari pari il cirillico dei paesi confinanti (mongolo; kirgiz, uzbek, tatar) per non dire cinque (kazak); le creazioni originali furono 3 (daur, uygur, xibe); in questo periodo Serdjučenko cercò anche, in modo obliquo, di spingere i cinesi a cirillizzare la lingua cinese !
    In ago 1957 però incominciò a sentirsi un cambio di politica (conferenza di Qingdao, allorché il cirillico venne criticato come espressione di “nazionalismo locale”, di destra) e ciò divenne evidente in nov 1957 (quando fu presentato ufficialmente il pinyin, cioè cinese in caratteri latini, approvato in gen 1958 e propagandato ufficialmente come “esempio” per le lingue delle minoranze);
    il 19/3/1958 si decise di fermare immediatamente l’implementazione della cirillizzazione dove era già iniziata (mongolo) e di interrompere il programma di cirillizzazione negli altri 7 casi dove non era ancora iniziata l’implementazione (daur, uygur, kazak, kirgiz, uzbek, tatar, xibe)
    Così finì il cirillico in Cina; questo fu il primo segno del raffreddamento dei rapporti fra le due capitali del marxismo-leninismo, Mosca e Beijing
    Il cambio di politica, l’adozione del latino pinyin per il cinese e l’incipiente allontanamento dalla Mosca kruscioviana, si ripercossero anche sui neo-creati alfabeti della Cina del sud-ovest e del sud (i 13 citati sopra con data; lahu, jingpo e zaiwa hanno un percorso diverso)
    Infatti, con un’unica eccezione, tutti questi alfabeti (appena creati) furono rivisti nel 1958 e pinyinizzati; le lettere cirilliche e IPA furono soppresse (tranne nello zhuang, approvato ufficialmente prima, in nov 1957…sarà rivisto ufficialmente e de-cirillizzato solo nel 1982, ma con il Grande Balzo in Avanti 1958-1961 cambiò la politica verso le minoranze e lo zhuang cessò di essere utilizzato già dal 1958/1959 e definitivamente dal 1966, scoppio della “rivoluzione culturale” e fu sostituito dal cinese);
    furono pertanto rivisti e de-cirillizzati nel 1958 i 12 alfabeti di
    bouyei
    xiangxi miao
    chuanqiandian miao
    qiandong miao
    diandongbei miao (settentrionale), modello pinyin, 26 lettere
    Hani Haya, 26 lettere (tutte latine)
    Hani Bika
    Naxi
    Va
    Yi di Liangshan, 26 lettere, di tipo pinyin (diverso da quello latino del 1951)
    Li
    Lisu rivisto sul modello pinyin e definitivamente nel 1964
    Nel 1958 fu creata ancora una scrittura per un’altra lingua, l’ultima per una ventina d’anni, il dong, direttamente in alfabeto latino pinyin, il 18-22/8/1958 a Guiyang (Guizhou), ratificata dalla Commissione per gli Affari delle Nazionalità il 31/12/1958; fu la prima scrittura codificata senza i consigli di Serdjučenko
    Nel dicembre 1958 lo hani bika fu ridotto al rango di vernacolo e abbandonato; rimase lo hani haya (pinyinizzato come gli altri nel 1958, e come lo stesso hani bika)
    In questi anni furono riformate anche due scritture tradizionali;
    nel 1955 fu riformato il xishuangbanna dai, in modo molto radicale, eliminate 21 lettere (su consigli dell’onnipresente Serdjučenko) e quindi non piacque al clero buddista e al popolo (la riforma del dehong dai del 1953, attuata da soli cinesi, fu più moderata e piacque; ciò non sfuggì a Serdjučenko che nel 1956 impose una seconda riforma del dehong dai, più radicale, approvata in luglio 1956, 33 lettere);
    per il dai tuttavia non si osò latinizzare (o, per meglio dire data l’epoca latincirilizzare), ci si mantenne sul piano di una scrittura tradizionale indiana, ancorché riformata più o meno duramente
    Nel 1958 la situazione era quindi la seguente
    avevano status ufficiale 6 linguaggi
    Mongolo, in scrittura propria (cirillizazione abbandonata in quell’anno)
    Tibetano, in scrittura propria
    Uygur, in scrittura araba (cirillizzazione abbandonata quell’anno)
    Kazak, in scrittura araba (cirillizzazione abbandonata quell’anno)
    Coreano, in scrittura han’gǔl
    Zhuang (da 29/11/1957), in scrittura ibrida
    entro il 1958 avevano ottenuto status sperimentale 23 linguaggi (in teoria)
    dai dehong, in scrittura indiana riformata 1953 e 1956
    dai xishuangbanna,in scrittura indiana molto riformata nel 1955
    lahu, in scrittura missionaria riformata
    Jingpo (riconosciuto solo a livello provinciale), in scrittura missionaria riformata
    Zaiwa, in scrittura latina
    Bouyei, in scrittura latina pinyin dal 1958
    hani haya, in scrittura latina pinyin dal 1958
    hani bika, in scrittura latina pinyin dal 1958 abbandonato da dic 1958
    lisu, in scrittura latina pinyin dal 1958
    miao xiangxi, in scrittura latina pinyin dal 1958
    miao qiandong, in scrittura latina pinyin dal 1958
    miao chuanqiandian, in scrittura latina pinyin dal 1958
    miao diandongbei, in scrittura latina pinyin dal 1958
    naxi, in scrittura latina pinyin dal 1958
    va, in scrittura latina pinyin dal 1958
    yi, in scrittura latina pinyin dal 1958 abolito nel 1960
    dong, creato nel 1958, in scrittura latina pinyin
    li, in scrittura latina pinyin dal 1958 abbandonato da 1958
    daur, in cir solo a livello provinciale, abbandonato
    kirgiz, in scrittura araba (cirillizzazione abbandonata in quell’anno)
    xibe, in scrittura propria di tipo manciù (cirilizazione abbandonata in quell’anno)
    *uzbek in pura teoria, cirillico abbandonato quell’anno, quindi non scritto
    *tatar in pura teoria, cirillico abbandonato quell’anno, quindi non scritto
    continuavano ad essere usati, anche se aboliti o financo proscritti, 3
    yi tradizionale, siniforme
    Miao Pollard (miao diandongbei in scrittura Pollard, di poco riformata in 1950)
    Vecchio-lisu cioè lisu missionario

    Gli anni 1958-1978
    Dopo il 1958, abbandonato il modello sovietico, si fece poco per le etnie non cinesi (anche le minoranze nazionali quasi tutte dichiarate prima del 1958/1959, in appendice)
    Per alcuni anni furono ancora pubblicati dizionari (per 5 lingue “minori”), per aiutare la standardizzazione
    Miao (per i 4 dialetti)-cinese, 1958
    Dong-cinese, 1959
    Hani-cinese, 1959
    Va-cinese, 1961
    Bouyei-Cinese, 1962
    (poi più nulla, se non qualcosa per le lingue principali: terminologia uigura, 1962; cinese-tibetano, 1962; cinese-mongolo, 1965)
    Si progettò tuttavia la latinizzazione di alcune lingue, anche ufficiali
    Nel dicembre 1959, dopo la conferenza in Xinjiang del 25/11/1959-11/12/1959, si decise di latinizzare l’uygur e il kazak; furono creati alfabeti di tipo pinyin (con qualche lettera in più), di 33 lettere per l’uygur (8 vocali e 25 consonanti) e di 33 lettere per il kazak (9 vocali e 24 consonanti); dopo alcune revisioni (il 19/3/1964) l’implementazione ufficiale della nuova scrittura iniziò il 1/1/1965; ci fu forte resistenza; la scrittura araba fu definita “reazionaria” ma il popolo vi si mantenne fedele, anche se dal giugno 1973 la campagna latinizzante tornò forte e il 15/7/1976 fu proscritto l’uso pubblico dei caratteri arabi; non si parlò più di kirgiz (evidentemente si pensava ad una assimilazione con uygur e kazak scritti in lettere latine, a seconda delle aree del Xinjiang, come in effetti fu dal 1964 in poi) né tantomeno di uzbek e tatar (non scritti in Cina..la cirillizzazione fu abolita subito), per cui l’assimilazione era chiaramente intesa; per lo xibe mantenuta la propria scrittura di tipo manciù (ma anche in tal caso si contava sulla assimilazione e sulla sinizzazione), anche se nel 1958 di parlò di una romanizzazione del xibe (non ne uscì nulla)
    Nel 1960 abolita la scrittura yi del Liangshan, unica ad essere abolita ufficialmente (fu la terza versione, quella latina pinyin del 1958 ad essere eliminata; aveva eliminato l’alfabeto ibrido del 1956 che a sua volta aveva sostituito l’alfabeto latino del 1951)
    Per il resto, dal 1960, si procedette ad un’abolizione di fatto delle lingue minoritarie (tranne quelle ufficiali) e dal 1966 rimase solo il cinese, quasi dappertutto (con l’eccezione di Mongolia, Xinjiang, Tibet e prefettura autonoma coreana di Yanbian, nel Jilin):
    tipica, per gli anni 1959-1977, fu la decisione presa dal governo dello Yunnan
    “sistemi di scrittura già creati dovrebbero essere né cancellati né usati del tutto;
    sistemi di scrittura non ancora creati non dovrebbero essere creati del tutto”
    vi fu tuttavia una differenza “politica” fra queste lingue, almeno nel Sud-Ovest e nel Sud
    1, i 9 sistemi di scrittura di minoranze senza comunità apprezzabili fuori di Cina
    bouyei
    tutti e 4 i vernacoli miao
    dong
    li
    zaiwa
    naxi
    spariscono dall’uso e addirittura dal pubblico discorso in fine 1950’ e inizio 1960’ e ricompaiono solo dopo la morte di Mao (9/9/1976)

    2, gli 8 sistemi di scrittura di minoranze con comunità apprezzabili fuori di Cina
    dehong dai, sperimentale (in scrittura tradizionale riformata)
    xishuangbanna dai, sperimentale (in scrittura tradizionale riformata)
    hani, sperimentale
    lisu, sperimentale
    lahu, sperimentale
    va, sperimentale
    jingpo, sperimentale
    zhuang, sistema ufficiale di scrittura
    non sono completamente abbandonati nell’uso sino al 1966
    (lo hani bika abbandonato dal dic 1958, lo yi di Liangshan abolito in 1960)
    Nel periodo anteriore al 1966 ci furono anche due riforme, per dehong dai e lisu e un completamento di codificazione (per lo jingpo);
    nel 1963-1964 il dehong dai subì la terza riforma, di tipo “conservatore” (abolite le innovazioni volute da Serdjučenko nel 1956); mantenuta scrittura di apparenza tradizionale, indiana
    Nel 1964 rivisto l’alfabeto lisu (versione del 1958, stile pinyin) sempre sul modello pinyin, ma nel 1966 eliminato del tutto
    Inoltre nel 1964 completata codificazione del jingpo (scrittura missionaria riformata)
    Durante la rivoluzione culturale (iniziata nel 1966) però le lingue delle minoranze cessarono tutte e restarono in uso solo le 5 lingue “storiche” (mongolo, tibetano, uygur, kazak, coreano); anche lo zhuang, per quanto ufficiale, “scomparve” dalla scena pubblica
    Negli anni 1966-1973 il dominio del cinese, accompagnato alla xenofobia, fu assoluto (con eccezioni parziali per mongolo, uygur in caratteri latini, tibetano e coreano, oltre al kazak in caratteri latini)
    Solo dal luglio 1974 iniziò una rinascita, a partire dallo Yi, nel Sichuan,che si basò sulla scrittura tradizionale siniforme (e non sugli alfabeti del 1951, 1956 e 1958); ciò ottenne approvazione dal PCC locale (allora retto da Zhao Ziyang) nel dicembre 1975 e nell’agosto 1980, grazie a Deng Xiaoping (un hakka del Sichuan), lo yi standard del Sichuan (di tipo siniforme) divenne la 7° e ultima lingua ad ottenere status ufficiale in Cina (le altre sono mongolo, tibetano, coreano, uygur, kazak, zhuang)

    Gli anni dal 1978 al 2002
    Dalla fine dei 1970’ cambiò la politica e le lingue delle minoranze tornarono in onore; in un certo senso, seppur in modo limitato, fu ripreso in parte il modello sovietico cui Deng era legato per formazione (pur restando duramente antisovietico sul piano politico)
    In certi casi (e ciò è contro il modello sovietico) si tornò indietro sulla latinizzazione o, nel caso del xishuangbanna dai (mai latinizzato), si tornò alla scrittura tradizionale (in luogo di quella riformata)
    Si è già visto il caso dello Yi del Sichuan, dove tornò in auge addirittura una scrittura tradizionale; nel 1980 lo yi standard del Sichuan o nuosu, in scrittura siniforme, ottenne addirittura status ufficiale, come si è visto (per lo yi fu quindi abbandonata l’alfabetizzazione)
    Da nov 1979 tollerato l’alfabeto arabo per uygur e kazak a fianco di quello latino, in Xinjiang;
    il 13/9/1982 fu abolito l’alfabeto latino per l’uygur ed il kazak e si tornò alla scrittura araba (il kirgiz, in scrittura araba, mai abolito per quanto dal 1964 di fatto abbandonato tornò a rivivere e anzi nel 1983 la sua ortografia araba fu riformata)
    Il 25/5/1986 fu restaurata la scrittura tradizionale del xishuangbanna dai
    Nel luglio 1988, 4° riforma della scrittura dehong dai (in controtendenza, più vicina alla versione “radicale” del 1956)
    Vennero riformati alcuni alfabeti latini (e in certi casi, come per zhuang e va, codificate anche varianti dialettali)
    Il 26/4/1982 lo zhuang venne riformato e ufficialmente de-cirillizzato (non era stato revisionato nel 1958, caso unico, come notato); venne adottato un alfabeto latino di 26 lettere (ma non quello del 1952, bensì uno di tipo pinyin)
    nel 1984 creata versione vernacola dello zhuang di Wenshan (Yunnan), in alfabeto latino; in 1985 fatti passi anche per codificare la versione zhuang di Qiubei
    Nel 1983 fu rivista la scrittura hani, sempre latina; nel 1995 creata un’altra scrittura anche per il dialetto Yani dello Hani
    Nel 1985 il bouyei ebbe finalmente un alfabeto indipendente, latino (era usato un alfabeto di fatto eguale a quello zhuang con una sola differenza)
    Nel 1989 rivisto schema della scrittura va, sempre latina
    Nel 1995 creato schema di scrittura per il dialetto awa del va, in scrittura latina
    Da fine 1970’/inizio anni 1980’ rinacquero le (proscritte) scritture missionarie per il lisu (vecchio-lisu) e il miao diandongbei (sistema Pollard), mentre quelle per lo jingpo e il lahu mai cessarono di essere usate, nonostante i fulmini del PCC (in questi due casi le scritture riformate, che mantennero la tradizione missionaria, ebbero però più successo);
    il lahu riformato del 1989 è molto simile a quello del 1957
    Molti linguaggi che avevano avuto status sperimentale nel 1955-1957 lo riebbero e tornarono ad essere usati;
    lo status sperimentale non fu rinnovato allo yi romanizzato (abolito nel 1960), al li (non più usato dal 1958), al naxi (probabilmente perché l’ 80 % parlava e scriveva il cinese) e al miao settentrionale= miao diandongbei latinizzato (vinse il sistema Pollard rivisto dai cinesi)
    furono riconosciuti altri 4 linguaggi scritti sperimentali (di cui uno in scrittura tradizionale, gli altri tre in scrittura latina)
    Tu (il popolo tu, noto anche come monguor, aveva già chiesto un linguaggio scritto nel 1956; fu progettato un alfabeto cirillico nel 1958, subito abbandonato; gli sforzi ripresero nel 1979, basandosi sul latino pinyin); si scelse, per la forma scritta, la variante mongghul, della contea autonoma Huzhu, in Qinghai
    Bai, 1982 (vi era stato un tentativo, abortito, nel 1958, 26 lettere latine, subito ritirato), riformato in 1993, accettato da tutti (si torna al dialetto meridionale come nel 1958)
    Qiang, 1992, 26 lettere (progetto iniziato in anni 1950’)
    yi dello Yunnan, riconosciuto in febbraio 1987 (in scrittura tradizionale); nel 1986 ebbe riconoscimento provinciale (dello Yunnan); lo yi supra-dialettale dello Yunnan, basato sulla scrittura tradizionale yi, siniforme, fu creato a partire dal 1982, in parricolare dal 1983 e fino al 1986; oggi ci sono 2608 caratteri, di cui 2258 logografici per parole native e 350 sillabici per parole cinesi
    finora non sono giunti a compimento gli sforzi di shui, tujia e yao per ottenere questo status;
    è stato raccomandato per status sperimentale anche il miao Pollard standardizzato (cioè il Pollard missionario come rivisto dagli stessi cinesi nel 1998, dopo l’abbandono di fatto dell’alfabeto latino del diandongbei miao); fra 1981 e 1994 si diffonde Pollard standard dello Yunnan per il diandongbei miao (ma il Pollard “puro”, ancorché leggermente riformato in 1950, ancora usato fra i cristiani devoti)
    Negli anni 1980’, tentativi di standardizzare un altro yi in Guizhou, approccio molto tradizionale (siamo ben lontani dallo status sperimentale)
    Si crearono anche 2 linguaggi yao che non hanno status sperimentale, come accennato
    yao, 1984, scrittura internazione, in alfabeto latino, ma non adottata dagli yao dello Yunnan che non parteciparono alla sua elaborazione (non ha ancora ottenuto status sperimentale)
    yao dello Yunnan (Kim-Mun Yao), 1983, alfabeto latino (da 1983 in scuole primarie)
    Non si fecero altre latinizzazioni, nonostante alcuni progetti di fine 1970’..l’ora della latinizzazione ormai sembra passata in Cina (del resto anche per il cinese stesso, ammesso che se ne sia mai parlato seriamente, è da decenni che non si pensa più ad una latinizzazione; il pinyin, sempre favorito, è solo un ausilio)
    Nel 1978 progetto di latinizzazione del dehong dai (come già in 1958), non se ne fece nulla
    Nel 1977-1979 ci furono progetti di latinizzazione del mongolo, di cui si parlò già a fine anni 1950’ (1958) e soprattutto nel 1960, finiti in nulla; nel 1979 venne però creato un sistema latino di trascrizione fonetica del mongolo (7 vocali e 21 consonanti), da non confondere con un vero e proprio alfabeto
    Dal marzo 1982 prevista unificazione della scrittura mongola, con l’eliminazione del Todu (scrittura calmucca) in Xinjiang a favore di quella standard, obiettivo ancora inattuato (gli oirati ci tengono al Todu, loro scrittura distintiva)
    Nel 1991 venne pubblicata l’ortografia ufficiale della lingua xibe, Nei fon Sibe šu tacin gisun-i arara kooli/Xiandai Xibo wenxue yuyan zhengzifa (Urumqi 1992); con questa riforma, la scrittura xibe può dirsi ormai differente dal suo prototipo manciù (essa consta di 30 lettere, 5 vocali e 25 consonanti)
    Da inizio anni 1980’ molti popoli vollero una propria scrittura e spuntarono così parecchie scritture non-ufficiali (nel senso che fino ad oggi non hanno ottenuto alcun riconoscimento da Beijing); queste scritture sono tutte latine e basate sul pinyin (in tutto 9)
    Blang
    Daur, “ritorno”, 1980, 28 lettere latine sino a metà anni 1980’
    Derung, 1983 basata su pinyin
    Dongxiang (prevista anche una versione araba, caso unico)
    jino
    Nu, 1986
    primi
    Shui, 1986, latino (ripreso e sviluppato progetto del 1957)
    Tujia, basata su pinyin, ottenne appoggio in contea Longshan in 1986, esteso in 1989 ma ritirato a metà anni 1990’
    Negli anni 1980′ furono fatti alcuni tentativi di scrivere anche in Cina l’ewenki, lingua tungusica, utilizzando la scrittura mongola standard (in Russia l’ewenki, che ha una posizione senza dubbio migliore, é scritto in caratteri cirillici): di questi tentativi ha parlato l’ungherese Kara
    Non bisogna confondere la creazione di nuove scritture latine con la creazione di sistemi fonetici latini per l’assistenza alla pronuncia;
    negli ultimi venti anni del XX secolo altri due scritture non romanizzate, lo Yi standard dello Yunnan e il Dehong Dai hanno sviluppato sistemi fonetici in lettere romane (per motivi tecnici, non per ragioni politiche come avvenne nei tardi ’70 per il mongolo e lo Yi standard del Sichuan)
    Oggi quasi tutte le lingue che furono latinizzate negli anni 1950’ usano un sistema latino pinyin: le eccezioni sono lo Yi standard del Sichuan, lo Yi standard dello Yunnan, il Miao Pollard standard (che è stato creato a partire dal Miao Pollard, che si è mantenuto, almeno fra i cristiano miao-settentrionali più devoti) e l’uzbek e il kazak (dove la riforma è stata eliminata)
    Molte lingue che hanno status sperimentale furono presentate a Beijing per avere status ufficiale (come le 7 già citate) ma finora nessuna lo ha ottenuto;
    dal 1996 presentate al Consiglio di Stato per approvazione finale le seguenti 12 lingue
    dehong dai, in scrittura tradizionale più volte riformata, in 1953, 1956, 1963 e 1988
    xishuangbanna dai, in scrittura tradizionale (restaurata 1986)
    jingpo è una scrittura missionaria riformata, latina di tipo pinyin
    zaiwa, in alfabeto latino pinyin
    lahu è una scrittura missionaria riformata, latina,
    va, in alfabeto latino pinyin
    hani, in alfabeto latino pinyin
    dong, in alfabeto latino pinyin
    bouyei, in alfabeto latino pinyin
    chuanqiandian miao, in alfabeto latino pinyin
    qiandong miao, in alfabeto latino pinyin
    xiangxi miao, in alfabeto latino pinyin
    (tutti questi hanno status sperimentale sin dagli anni 1950’;
    ancora nessuna decisione del Consiglio di Stato)
    La situazione linguistica della Cina nel 2002 (anno in cui termina l’eccellente opera di Zhou Minglang, cui mi sono particolarmente ispirato, pur ricorrendo talora anche ad altre fonti, specialmente in campo altaistico) può quindi essere descritta nel modo seguente
    avevano status ufficiale nel 2002, 7 linguaggi
    Mongolo, in scrittura propria
    Tibetano, in scrittura propria
    Uygur, in scrittura araba
    Kazak, in scrittura araba
    Coreano, in scrittura han’gǔl
    Zhuang (da 29/11/1957), in scrittura latina di tipo pinyin
    Yi standard del Sichuan (da agosto 1980), in scrittura siniforme
    avevano status sperimentale nel 2002, 19 linguaggi
    dai dehong, in scrittura indiana riformata in 1953, 1956, 1963 e 1988
    dai xishuangbanna, in propria scrittura indiana tradizionale restaurata 1986
    jingpo scrittura missionaria finita di riformare nel 1964, latina di tipo pinyin
    lahu scrittura missionaria riformata del 1989, latina
    zaiwa scrittura latina
    va latina di tipo pinyin, rif. 1989
    lisu latina di tipo pinyin, del 1964 (tuttavia “necessarie ulteriori investigazioni”)
    hani latina di tipo pinyin, riformata 1983
    miao xiangxi latina di tipo pinyin
    miao qiandong latina di tipo pinyin
    miao chuanqiandian latina di tipo pinyin
    bouyei proprio alfabeto da 1985, latino di tipo pinyin
    dong (creato in 1958) latina di tipo pinyin
    kirgiz, in scrittura araba (riformata in 1983)
    xibe, in propria scrittura (riformata e standardizzata in 1991)
    bai, 1982, in scrittura latina di tipo pinyin, riformata in 1993
    tu (o monguor), la variante mongghul, 1979/1981 in scrittura latina di tipo pinyin
    yi dello Yunnan, in scrittura siniforme (creato 1982/1986), da feb 1987
    qiang, 1992 in scrittura latina di tipo pinyin
    ebbero status sperimentale, ma non gli fu ancora rinnovato (“necessarie ulteriori investigazioni”), 3 linguaggi
    naxi latino di tipo pinyin
    li latino di tipo pinyin abbandonato da 1958
    miao diandongbei ora poco usato, sfidato da Pollard standard e anche Pollard “puro”
    (uno, lo yi di Liangshan, abolito ufficialmente nel 1960 e dunque non più contato)
    richiesto status sperimentale per 4 linguaggi
    Miao diandongbei in sistema Pollard standard (cioè Pollard rivisto dai cinesi nel 1998)
    Shui, 1986 latino di tipo pinyin
    Tujia, riconoscimento locale in 1986 latino di tipo pinyin
    Yao, alfabeto internazionale del 1984, latino
    ancora usate per quanto abolite, 2 scritture per 2 linguaggi
    Miao dondongbei in sistema Pollard “puro” (dai cristiani devoti)
    Lisu in scrittura missionaria o vecchio-lisu (dai cristiani devoti)
    lingue prive di status sperimentale, 7
    Blang in alfabeto latino di tipo pinyin
    Daur, rest 1980, in alfabeto latino di tipo pinyin (usato di solito il mongolo)
    Derung, 1983 in alfabeto latino di tipo pinyin
    Dongxiang (o santa) in alfabeto latino di tipo pinyin (e in alfabeto arabo)
    Jino in alfabeto latino di tipo pinyin
    Nu, 1986 in alfabeto latino di tipo pinyin
    Primi, in alfabeto latino di tipo pinyin molto sinizzati, cinese di uso comune
    Lingue scritte a livello di semplici tentativi: 1
    Ewenki, in scrittura mongola standard in Russia l’ewenki è scritto in cirillico
    varianti dialettali scritte, 6
    Yi del Guizhou, in scrittura siniforme, approccio molto tradizionale
    Yao dello Yunnan (Kim-Mun Yao), 1983 in alfabeto latino di tipo pinyin
    Zhuang di Wenshan, 1984, in alfabeto latino di tipo pinyin
    Zhuang di Qiubei, 1985 in alfabeto latino di tipo pinyin
    Dialetto awa del va, 1995 in alfabeto latino di tipo pinyin
    Hani Yani, 1995 in alfabeto latino di tipo pinyin
    “Dialetto” scritto prevalentemente in proprio alfabeto, 1
    Oirato (dialetto del mongolo), in scrittura Todu (o “chiara”) in Xinjiang
    Lingua estinta, 1
    Manciù, in propria scrittura
    In Cina nel 2002, oltre al cinese, quindi erano in uso 51 lingue/scritture (quelle indicate sopra);
    se escludiamo il Pollard “puro” del diandongbei miao (ancorché leggermente riformato nel 1950) e il vecchio lisu (lisu missionario) giungiamo a 49; se eliminiamo anche il miao diandongbei rivisto e pinyinizzato nel 1958, ovvero se in altre parole consideriamo un’unica scrittura per il miao diandongbei (nella fattispecie il Pollard standard che sembra in ascesa) scendiamo a 48 lingue/varianti (cifra che, forse, è quella da tenere); eliminando anche lo yi del Guizhou (che pare solo un tentativo) arriviamo a 47 lingue/varianti, di cui una estinta (il manciù), più chiaramente il cinese; togliendo il primi (in pratica sostituito dal cinese), scendiamo a 46 lingue/varianti, di cui una estinta (il manciù), sempre escludendo il cinese
    lo hani bika non più contato (abbandonato dal dicembre 1958) così come lo yi di Liangshan alfabetico (abolito nel 1960);
    il mengding Dai (abolito 1956) e lo jinping Dai non contati (fuori Cina sopravvivono) né lo xiao’erjing (scrittura di tipo arabo) del dialetto “dungano” degli Hui, mai considerati, fin dagli anni 1950’
    la scrittura di tipo Pollard del lisu (già pochissimo usata nell’epoca missionaria, essendo di gran lunga preferito il vecchio-lisu o lisu missionario) così come il Pollard dello yi sono da ritenere estinte, sin dagli anni 1950’ (e non sono contate)
    Alcune minoranze riconosciute usano altre lingue;
    gli Hui utilizzano ufficialmente il cinese
    Monba e luoba (lhoba) usano il tibetano
    uzbek e tatar, in Cina, usano l’uygur
    molte altre minoranze hanno richiesto l’uso del cinese, fra cui she, gelao, maonan, gin (jing), jinuo e pumi (primi), anche se il primi è ora scritto, come si è visto sopra, per quanto privo di ogni status; anche gli hezhen (popolo tungusico) usano soprattutto il cinese
    oggi c’è da tener conto dell’alfabeto latino di tipo pinyin, progettato (e, a quanto pare, realizzato) per il sarīqōlī di Cina, ufficialmente descritto come tajik (MA non è il tagico del Tagikistan, che è tutto sommato persiano dialettale scritto in caratteri cirillici; il sarīqōlī è sempre una lingua iranica, ma orientale e appartenente al gruppo delle lingue del Pāmīr, parlate soprattutto in Tagikistan ed in secondo luogo in Afghanistan nord-orientale ma anche in Pakistan e, appunto, nella regione autonoma Xinjiang-Uygur della RPC, contea autonoma tajik di Taxkorgan, ove oltre al sarīqōlī è presente anche un’altra lingua del Pāmīr, il wakhī, che si trova pure in TAG, AFG e PAK, dunque in tutti e 4 gli Stati); dunque il totale sale a 52 (con le esclusioni di cui si è accennato sopra il numero diminuisce in corrispondenza)

  22. habsburgicus scrive:

    quasi tutte le mimoranze furono riconosciute negli anni 1950’ (e 39 prima del 1954), quando si seguiva pedissequamente il modello sovietico, molto più liberale sulle minoranze; in epoca tarda ebbero riconoscimenti solo due minoranze, i luoba nel 1965 e i jino nel 1979, entrambi situati in zone strategiche
    in Cina ci sono 5 Regioni autonome (Mongolia Interna, cap. Hohhot, dal 1/5/1947; Xinjiang Weiwu’er, cap. Urumqi, dal 1/10/1955; Guangxi Zhuang, cap. Nanning, dal 15/3/1958; Ningxia Hui, cap. Yinchuan dal 25/10/1958; Xizang meglio noto come Tibet, cap. Lhasa, dal 1/9/1965), 30 Prefetture autonome, 120 contee autonome e 1252 xiang autonomi (a partire dalla prefettura autonoma, andando giù, spesso l’entità “appartiene” a più di una nazionalità)

    (in cinese pinyin la lingua si ottiene aggiungendo zu; Hanzu=il cinese, Manzu=il manciù, Hanizu, lo hani)
    Etnie riconosciute in Cina: 56
    Etnie riconosciute fra 1949 e 1953, 39
    Han=cinesi in senso proprio
    Menggu (Mongoli)
    Hui già riconosciuti dal PCC a Yan’an
    Zang (Tibetani)
    Weiwuer (Uygur)
    Miao
    Yi
    Zhuang
    Buyi (Bouyei)
    Chaoxian (Coreani)
    Man (Manciù)
    Dong
    Yao
    Bai
    Hani
    Hasake (Kazak)
    Dai
    Li
    Lisu
    Va
    Gaoshan [a Taiwan, non sono controllati da Beijing]
    Lahu
    Shui
    Dongxiang
    Naxi
    Jingpo
    Keerkezi (Kirgiz)
    Tu
    Qiang
    Sala (Salar)
    Xibo (Xibe)
    Tajike (Tajik)
    Wuzibieke (Uzbek)
    Eluosi (Russi)
    Ewenke (Ewenki)
    Baoan (Bonan)
    Yugu (Yugur)
    Tataer (Tatar)
    Elunchun (oroqen)

    Riconosciute fra 1954 e 1964 (ma quasi tutto già deciso entro 1959), 15
    Tujia, 1956
    She
    Dawoer (Daur)
    Mulao (Mulam)
    Bulang (Blang)
    Maonan
    Gelao
    Achang
    Pumi (Primi)
    Nu
    Deang
    Jing
    Derung
    Hezhe (Hezhen)
    Menba (Monba)

    Riconosciute in epoca posteriore, 2
    Luoba (Lhoba), 1965 Yunnan nord-occidentale verso Tibet e Birmania, non lontano dalla frontiera sino-indiana
    Jinuo (Jino), 1979 Yunnan sud-orientale, verso Vietnam e Laos
    (nel 1990 appartenevano ancora a nazionalità non riconosciute 799.705 persone)

    Si rammenti che i gaoshan, nome generico, sono a Taiwan, dunque sfuggono al governo di Beijing, che tuttavia li calcola lo stesso (quasi certamente da un’indagine antropologica seria e aggiornata, a Taiwan si scoprirebbero altre minoranze etniche)

    Lingue di minoranze riconosciute ufficialmente nel 2002: 60
    Se le minoranze sono 55, le lingue sono 60;
    gli hui non hanno una lingua (la loro è il cinese)
    inoltre riconosciute ufficialmente queste 6 lingue non corrispondenti ad una nazionalità riconosciuta
    jiarong (considerati etnicamente tibetani)
    zaiwa (considerati etnicamente jingpo)
    bunu (considerati etnicamente yao)
    mien (considerati etnicamente yao)
    lakia (considerati etnicamente yao)
    tuvin (considerati etnicamente mongoli, ma è scorretto, sono turcofoni)

  23. habsburgicus scrive:

    Al netto di tutte ‘ste parole, il succo è
    molto meglio, almeno dal punto di vista “nazionale”, i sovietici (marxistizzatori ma non snazionalizzatori)
    che i cinesi post-1958 (sinizzatori estremi…anche quando dal 1978 non più marxistizzatori :D)
    Caso strano…per una volta sono stato sintetico ! 😀 non ci credo neppure io 😀

  24. Moi scrive:

    Bellina l’ “Anti-I” del Turco … quella col puntino al maiuscolo e senza al minuscolo.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Bellina l’ “Anti-I” del Turco … quella col puntino al maiuscolo e senza al minuscolo.”

    Eh no!

    La “i” col puntino, che suona esattamente come la “i” italiana, ha SEMPRE il puntino, maiuscola o minuscola che sia: İ, i.

    La lettera senza puntino è sempre senza puntino: I, ı.

    🙂

    E’ una differenza fondamentale, perché la “i” va con le vocali frontali “e”, “ö”, “ü”; la “ı” invece è una vocale che si pronuncia in fondo alla bocca, come la “a”, la “o” e la “u”.

  26. Moi scrive:

    Ma esiste in Turco un’espressione tipo “mettere i puntini sulle i” ? Sarebbe più eloquente che in ogni altra (?) lingua …

  27. Miguel Martinez scrive:

    Per Dif

    “Ma di preciso la I senza puntino come si pronuncia?”

    Ascolta la parola fırtınalar nella canzone!

    E’ un po’ come la “i” inglese nella parola rabbit, però ci può anche cadere l’accento.

    O se preferisci, è una “u” con le labbra nella posizione per fare la “i”.

    Un suono facilissimo da pronunciare (come tutti i suoni turchi), solo che in italiano non esiste.

    In realtà, in tutte le lingue turche, si potrebbe dire che le vocali frontali e posteriori sono un’unica vocale il cui suono cambia secondo il contesto: ad esempio “e/a” sono la stessa vocale in due circostanze diverse (ecco perché si dice fırtınalar ma kelebekler).

    Tanto che nell’alfabeto cosiddetto runico dell’antico turco, ogni “doppia vocale” (tipo e/o) veniva scritta con un’unica lettera, mentre si usavano lettere completamene diverse per indicare la consonante che la precedeva. La “k” di kelebek era diversa dalla “k” di kalmak, ma la vocale scritta era sempre quella.

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      Un paio di domande,
      – alfabeto runico?? Precede l’uso di quello arabo? Perché è chiamato runico…?
      – Sai per caso dove cade l’accento nel toponimo “Istanbul”?
      Perché capita di sentire in TV i soliti locutori pretenziosi che dicono Istànbul, ma il mio amico turco-barese che ci vive e che è ormai pienamente turcofono (anche se l’ha imparato da adulto, perché col padre non lo parlava mai) dice Ìstanbul e una volta disse una cosa del tipo che l’accento in questo caso lo metti un po’ dove vuoi.

  28. Miguel Martinez scrive:

    Per Roberto

    “http://www.repubblica.it/economia/2014/11/06/news/lussemburgo_accordi_fiscali_segreti_con_grandi_aziende-99872514/?ref=HREA-1”

    Il Granducato non solo luccica, ma c’è pure l’oro 🙂

    • roberto scrive:

      ovviamente qui non si parla d’altro!
      🙂

      qualche considerazione al volo:

      1. è un segreto di pulcinella, a meno che uno passeggiando per le strade del granducato e vedendo che nella stessa strada hai una filiale di amazon, una di facebook, e una di microsoft, pensi che sono là giusto perché il panettiere all’angolo fa un buon letzebuerger knuuscht

      2. l’aspetto interessante non è che hanno soperto l’esistenza degli accordi, ma il loro contenuto

      3. gli accordi (tecnicamente “tax ruling”) mi sembrano in sé legali (in soldoni si tratta di chiedere ad uno stato come ti tasserà)

      4. quello che secondo me puzza lontano un miglio è l’aspetto “aiuti di stato”: se il lussemburgo ha fatto un accordo con tizio e non con caio, potrebbe essere accusato di aver aiutato tizio, e questo non si può fare

      5. la commisisone ha già mandato una lettera di messa in mora al lussemburgo per uno di questi accordi (quest’estate, non mi ricordo di quale impresa si tratta, verificherò)

      6. [mode complottista on] i fatti che juncker da anni spingeva per modificare il segreto fiscale lussemburghese, che sia stato fatto fuori in modo incredibile (accusato in sostanza di non aver controllato i servizi segreti che lo stavano spiando!), e che la bolla sia scoppiata ora che è presidente della commissione, mi sembrano legati [mode complottista off]

    • roberto scrive:

      i casi per infrazione aperti fino ad ora sono due e riguardano fiat e amazon.
      ce ne sono altri per la stessa questione aperti contro l’olanda e l’irlanda e tutti riguardano il profilo “aiuti di stato” (credo proprio che “l’accordo segreto”, per quanto ecciti i giornalisti perché è sexy da scrivere ed i lettori perché c’è la parola “segreto”, non sia illegale)

    • roberto scrive:

      se vuoi a pprofondire, qui c’è il comunicato stampa per il caso amazon

      http://europa.eu/rapid/press-release_IP-14-1105_en.htm

  29. Miguel Martinez scrive:

    per Francesco

    “posso proporre United invece di Shared? mi suona meglio”

    Infatti shared suona male, ma volevo usare il massimo numero di parole non latine (anche se ci scappa per forza il “common” di commonwealth).

    Però “United” è latino e soprattutto non mi sembra la parola giusta per tradurre socialismo, ci vuole un termine che renda il concetto di “condiviso”.

    • Francesco scrive:

      però pure l’URSS aveva Unione nel nome …

      e poi lo usano in United Kingdom e United States, per cui storicamente si usa per le unioni di nazioni

      People’s Commonwealth of England?

      ciao

  30. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “- alfabeto runico?? Precede l’uso di quello arabo? Perché è chiamato runico…?”

    E’ quello preislamico, che si ritrova in Asia Centrale. E’ detto “runico” solo per la forma, che poi è quella obbligatoria di tutte le incisioni su pietra. Solo che a differenza di quello runico germanico (o dell’alfabeto fenicio o etrusco, ad esempio) ha anche forme curve.

    “Sai per caso dove cade l’accento nel toponimo “Istanbul”

    Il turco fa un po’ come il francese (tà-tà-tà!), ma con molta più dolcezza e musicalità.

    In linea di massima, sarebbe “İstànbul”, ma se alzi il tono sulla “İ” e poi metti più forza sulla “a” crea un effetto di ambiguità.

    Sempre in linea di massima, e senza dare troppo peso alla cosa, l’accento in turco cade sull’ultima sillaba delle parole, tranne in molti nomi di luoghi dove cade sulla penultima.

    Poi ci sono parole composte, dove l’accento cade sull’ultima sillaba della prima parte, come Kızìlırmak (il cosino è un accento per farti capire, non un puntino!).

    • habsburgicus scrive:

      E’ quello preislamico, che si ritrova in Asia Centrale.

      infatti…è quello delle iscrizioni dell’Orkhon (Mongolia centrale), da inizio VIII secolo d.C.. usato anche nello Jenisej (Siberia russa), iscrizioni più o mno coeve, un po’ più tarde (antichi “Kirghizi”)
      fu uno svedese, prigioniero dei russi dopo Poltava (1709), mi pare Strahlenberg o nome simile (posso sbagliare, però) a rendere edotto il mondo della sua esistenza verso il 1730…era però un libro chiuso, né si sapeva-al limite qualcuno lo “intuiva”.ch e rendesse una lingua turchica
      fu decifrato dal danese Vilhelm Thomsen nel 1893..che, per fortuna, ci diede un resoconto pure in francese 😀

    • Peucezio scrive:

      Grazie!

  31. mirkhond scrive:

    Quando sento parlare in Turco, mi sembra Giapponese 🙂 per il timbro e il tono, di lingue entrambi “imperiali” e di comando…

    • PinoMamet scrive:

      Io invece trovo che la lingua che gli somigli di più- tra quelle che ho sentito parlare- sia l’ungherese, come tonalità e cadenza. Non so se riuscirei a distinguerle, di primo acchito (poi magari riconoscendo qualche termine o desinenza- turca, perché di ungherese non so proprio niente- sì).

      Invece il giapponese mi sembra abbastanza inconfondibile. Vocalicamente e come ritmo abbastanza vicino all’italiano, volendo.
      La cosa strana dei giapponesi è la differenza di parlata tra i sessi: mi capita di sentire (in “dorama” e film su youtube) spesso le donne, specie giovani, parlare con una voce, io credo, volutamente “flautata”, mentre gli uomini tendono a fare una voce più raschiata e gutturale.

    • habsburgicus scrive:

      alcuni iper-altaisti collegano il giapponese e le lingue delle Ryu-Kyu (e il coreano) alle lingue “altaiche” classiche (turco, mongolo, tunguso) 😀
      sono pochi, però
      il coreano già un po’ di più–mi sembra che lo ammettesse, almeno come ipotesi, pure il grande altaiologo Nikolaj Poppe, russo e poi sovietico scappato dall’URSS dopo essere stato preso prigioniero dalla Wehrmacht e passato, dopo il 1945, in USA
      l’ala estrema (fra cui Vovin) nega addirittura l’idea di “altaico” cioè nega parentele genetiche fra turco, mongolo e tunguso…sono pochi anche loro, però
      pure nella linguistica sembrerebbe valere la massima “in medio stat viytus” 😀

    • roberto scrive:

      “Io invece trovo che la lingua che gli somigli di più- tra quelle che ho sentito parlare- sia l’ungherese, come tonalità e cadenza”

      pure io ho la stessa sensazione, avrà a che fare con la storia dell’armonia vocalica?

  32. mirkhond scrive:

    “E che comunque in fondo assomiglia a ogni cultura rurale del mondo, dalle Ande alla Puglia dalla Sassonia alla Britannia.

    Se vai in certe zone delle nostre Murge, in periodo autunnale, invernale o di inizio primavera, come nelle campagne di Canosa o verso Altamura, sembra davvero di stare in certe aree rurali inglesi (confermatomi da un conoscente che ha fatto l’Erasmus a Cardiff)!

    “Invece dell’Inghilterra non mi è mai piaciuto tutto ciò che inizia dal 1701 😀 cioè diciamo l’Inghilterra che conoscono tutti e amano tutti (quelli che la amano).”

    A me, tutto ciò che comincia nel 1531-1534.

    Mentre ribadisco la mia nostalgia per la mancata latinizzazione linguistica totale, persa in due occasioni, sotto Roma e sotto i Normanni.
    Oltre per il Cattolicesimo.

  33. mirkhond scrive:

    “Io invece trovo che la lingua che gli somigli di più- tra quelle che ho sentito parlare- sia l’ungherese, come tonalità e cadenza. Non so se riuscirei a distinguerle, di primo acchito”

    Franco Cardini, nel suo romanzo l’Avventura di un povero crociato, ambientato nel 1095-1100, dice la stessa cosa.
    Ma del resto gli Ungheresi, come gruppo iniziale, nascono nei primi secoli dopo Cristo, dalla fusione degli ugrici Mansi, sul fianco asiatico degli Urali coi turchi Ogur/Onogur che li avevano sottomessi, divenendone l’aristocrazia dominante.
    Del resto il primo della dinastia Arpad (la prima dinastia ungherese), Almos, vissuto intorno all’850 d.C., si dichiarava discendente di Attila, da uno dei suoi figli.
    Io, comunque mi riferivo alla tonalità della voce, che mi sembra simile, anche all’Ungherese.
    Del resto sono tutte lingue agglutinanti “uralo-altaiche”.

  34. Miguel Martinez scrive:

    Per Habsburgicus

    Immagino il mondo degli habsburgicus come un vasto e surreale labirinto di corridoi, con piccoli omini in abiti austroungarici che corrono di qua e di là a grandissima velocità, portando su grandi vassoi immensi tomi di storia e filologia e teologia messicana, azera, rumena, portoghese, lettone, antico-iranica, puritana, cinese, circondati improbabilmente da bellissime donne dell’Europa orientale con cui scambiano veloci battute.

    • habsburgicus scrive:

      da bellissime donne dell’Europa orientale con cui scambiano veloci battute.

      anche non così veloci 😀 😀 😀
      ubi maior minor cessat 😀
      come dicevano nell’antica Partenope, ‘cca niscuno è ffesso 😀

  35. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    ““Io invece trovo che la lingua che gli somigli di più- tra quelle che ho sentito parlare- sia l’ungherese, come tonalità e cadenza”

    pure io ho la stessa sensazione, avrà a che fare con la storia dell’armonia vocalica?”

    Certo, e c’entra anche il fatto che la gamma dei suoni è abbastanza simile.

    Credo che conti anche la sintassi “a testa in giù”, per cui arrivi al “sodo” solo alla fine di una frase magari con lunghissime subordinate, e questo comporta anche un modo particolare di modulare la voce (di cui hai un’idea anche in tedesco, der in Florenz mit einer grauen Katze wohnende Dolmetscher, der uns das aus einer alten franzoesischen Geschaeft gekaufte Buch gelesen hat, kann leider nicht auf Deutsch schreiben).

    Però l’ungherese ha quel marcato accento sulla prima sillaba, che cambia molto.

  36. habsburgicus scrive:

    @Miguel

    a proposito di Ungheria, e oltre…
    quando torni a descriverci un po’ il viaggio estivo ? 😀
    se non sbaglio, manca ancora la Romania, la Serbia e la Bosnia (e, la Bulgaria..se ci sei stato)

  37. Miguel Martinez scrive:

    Un po’ di stranieri a Firenze:
    http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/vandali-ubriachi-porcelloni-tossici-benvenuti-citt-dante-82625.htm

    C’è un po’ di iperbole, ovviamente.

    Per quanto riguarda le signore Rom nelle foto, non vedo perché non dovrebbero usare le fontane per lo scopo per cui sono state costruite.

    Gli altri stranieri – a occhio, statunitensi, spagnoli o milanesi – attendono avidamente di ricevere il Decalogo di Donzelli.

  38. mirkhond scrive:

    Effettivamente le due signore Rom, sono davvero le più pulite in mezzo a quel porcile ripreso da Dagospia…

  39. Moi scrive:

    Da Wikipedia :

    Un esempio di lingua fortemente agglutinante è il finlandese:
    kirja = libro
    kirjani = il mio libro
    kirjassa = nel libro
    kirjassani = nel mio libro
    kirjassanikin = anche nel mio libro

    ————–

    Aggiungo che, a mio avviso, in lingue fortemente anche sillabiche come Finlandese o Giapponese … il meccanismo d’agglutinazione si percepisce meglio.

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