Repubblica ci annuncia:
“Usa: adolescente arrestato, voleva fare attentato per jihad”
Adel Daoud, cittadino statunitense di origine egiziana residente a Chicago è accusato di “tentato utilizzo di un’arma di distruzione di massa” e “tentata distruzione di un edificio tramite esplosivi”.
Adel Daoud è un diciottenne, ritenuto molto tranquillo dai vicini di casa (qualcuno lo descrive come una persona “molto passiva“), che evidentemente passava troppo tempo suInternet.
Firmava petizioni contro il maltrattamento degli animali, contro l’obbligo per i parenti di pagare i prestiti per lo studio e contro le multinazionali del petrolio.
Inoltre, deve aver scritto qualcosa di adolescenziale a proposito delle guerre statunitensi in giro per il mondo, che ha attirato l’attenzione dell’FBI.
A maggio, Daoud (non trovo la data di nascita, e quindi non so se fosse ancora minorenne) è stato contattato dal solito agente dell’FBI che si fingeva militante di al-Qaida.
Lavorando assiduamente, l’agente dell’FBI è riuscito a convincere il ragazzo a parcheggiare una jeep (presumibilmente fornita dall’FBI) contenente quelli che gli avevano detto erano esplosivi, davanti a un bar.
Ovviamente gli esplosivi erano del tutto immaginari.
Mentre molto reale è la pena che Adel Daoud rischia: l‘ergastolo obbligatorio se condannato per “tentato” utilizzo di armi di distruzione di massa, più vent’anni per la “tentata” distruzione dell’edificio.
Attendiamo la reazione di Angela Merkel. E se è per questo, anche di quelli che guidano sommosse per un filmino idiota su Youtube, ma non si fanno mai sentire per i veri orrori.
“…Agenti in incognito si sono finti estremisti islamici e dopo averlo contattato gli hanno consegnato una bomba finta. A quel punto sono scattate le manette…”
http://affaritaliani.libero.it/esteri/film-blasfemo-chicago-alqaeda160912.html
Mi è piaciuto quel “aveva scritto qualcosa di adolescenziale”.
Sarebbe bello rileggere le cazzate che “eravamo obbligati a scrivere” a scuola per prendere un voto decente.
ho già detto il male che penso della tecnica dell’agente provocatore.
il fatto pero’ che il nuovo terrorista fabbricato sia un diciottenne non cambia nulla: a 18 anni puoi fare il mitragliere in afghanistan, usare quell’arma di distruzione di massa che è la macchina, puoi segnare il gol della vittoria della tua nazionale ai mondiali e votare…puoi benissimo fare il bombarolo o il jihadista.
roberto
si però a 18 anni non vi è ancora molto della nostra vita che abbiamo potuto veramente scegliere, siamo ancora esclusivamente il frutto dei condizionamenti ricevuti.
ok, pero’ puoi appunto scegliere di mitragliare allegramente delle famiglie afgane. Non ho mai sentito in quel caso la giustificazione “poverino è un adolescente, non sa quel che fa”
roberto
sai del mondo quello che si è voluto farti credere.
non dico che sia giusto fare certe cose, però è un po’ il solito discorso dell’educazione: non scegliamo la nostra educazione.
come ho già detto, lo stesso sforzo che è costato fargli credere di avere una bomba in auto con annessi e connessi, poteva essere usato per “far credere” cose più giovevoli per tutti.
il poveretto aveva sicuramente le pigne in testa, ma non ce le ha messe lui.
poi magari lo hanno pagato per recitare tutta questa sceneggiata, magari si tratta di una falsa identità di un’altra persona, e magari … chissà.
per assurdo magari lui stava fingendo per vedere se era vero che quelli erano realmente una organizzazione di al-Qaida.
si potrebbe verificare anche questo: inganno per inganno, perché no?!
io da qui non posso verificare nulla, potrebbe essere solo uno spettacolo.
resta ingiustificato il principio che chi dovrebbe essere dalla parte della giustizia, usi una ingiustizia per operare, cioè l’inganno per aggirare limiti legali concernenti il fatto che non si può “prevenire” un crimine condannando in anticipo il potenziale imputato.
e questo perché di fatto non esiste l’uomo onesto tout cour. tutti, se posti nelle condizioni, siamo potenziali delinquenti.
c’è chi dice – e potrebbe essere un assurdo ma rende l’idea – che l’uomo onesto è colui che non ha il coraggio o non è capace o non ha mai avuto l’occasione di delinquere potendo pensare di riuscire a farla franca.
anche per questo una buona educazione lavora molto sul non porsi e non porre le condizioni.
se poi una persona è molto orgogliosa e piena di sé può pensare: non delinquo perché sono migliore.
il grosso problema nel tentare di attivare meccanismi di educazione e prevenzione efficaci e legittimi è proprio che la maggior parte della gente pensa così e non si accorge e non ammette i propri retropensieri.
l’onestà comincia a diventare un discorso interessante quando chi intende praticarla capisce che è una lotta, una forma di combattimento:
resistencia!
il metodo di dimostrare che una persona è delinquente (peccatore) per eliminarla è vecchio come il cucco.
qui si passa dalla antica arte dell’accusa addirittura alla trappola, dall’accusare di peccato all’indurlo.
io penso così, però non voglio insistere.
bada bene che a me non interessa particolarmente che nella fattispecie si parli di usa, islam, fbi.
è l’idea di rendere evidente il principio che a me interessa applicato ad altri campi.
Per roberto
“Non ho mai sentito in quel caso la giustificazione “poverino è un adolescente, non sa quel che fa””
Non dico “poverino”. Dico, “è un adolescente”.
Io non condanno affatto i giovani che mitragliano famiglie afghane. Non avrei nulla in contrario – e probabilmente non lo avrebbero in fondo nemmeno loro – se venissero fucilati sul posto; ma so benissimo che dieci, vent’anni dopo, guardando indietro, non capirebbero nemmeno ciò che hanno fatto, per cui il carcere sarebbe una punizione assurda.
So benissimo che al loro posto, cresciuto come loro, avrei potuto fare come loro.
Azioni simili le hanno fatto diciottenni (e anche quindicenni e anche meno) da quando mondo è mondo: tra gli irochesi, i bambini si divertivano a torturare i prigionieri quanto gli adulti.
E ci sono mille motivi per cui ci si possa sentire nel giusto nel compiere simili azioni. Ritengono di avere una causa giusta, hanno la vaga idea che la loro azione possa essere efficace per quella causa giusta, ritengono che i loro nemici siano malvagi e che anche quelli che sembrano “civili” siano in realtà complici (e magari hanno ragione).
Il problema è la persona con qualche anno in più, che ha messo loro in mano un’arma, vera o finta.
Sfogliavo ieri in libreria un libro degli anni Trenta, dove l’autore racconta la propria infanzia nel quartiere ebraico più povero di New York; e racconta di come i bambini torturassero i gatti, e dice che lo faceva anche lui, perché era una lotta di tutti contro tutti nella miseria.
Quando scriveva, certamente non lo avrebbe più fatto; ma ha avuto anche l’onestà di non fingersi diverso dagli altri.
“Non avrei nulla in contrario – e probabilmente non lo avrebbero in fondo nemmeno loro – se venissero fucilati sul posto; ma so benissimo che dieci, vent’anni dopo, guardando indietro, non capirebbero nemmeno ciò che hanno fatto, per cui il carcere sarebbe una punizione assurda.”
scusa ma non capisco: perché non dovrebbero capire tra dieci anni? dieci anni di lontananza dall’adolescenza dovrebbero aiutarti a capire un po’ meglio te stesso
(ed è per questo che fucilarli mi sembra assurdo)
roberto
Roberto
penso che Miguel volesse dire (e credo abbia ragione) che un ventottene/trentenne può essere una persona molto diversa dal diciottenne che è stato. Anche completamente diversa.
Io perlomeno la penso così, e se mi guardo indietro retrospettivamente ci sono un sacco di cose (ammesso che le ricordi) che stento a credere di aver fatto.
Non perchè le capisca o non le capisca: cosa vuol dire “capire”, può avere significati anche molto diversi. Alcune proprio non le capisco, comunque.
Ma soprattutto era un’altra persona ad averle fatte.
Diamo troppa importanza al concetto di identità, ma non voglio buttarla sul filosofico: può essere sia un portato del concetto cristiano di “anima”, non so.
Sul piano giuridico naturalmente è diverso; a parte che molti reati si estinguono in dieci anni (non quello di strage, mi sa!) però credo si tengano in considerazioni altri fattori oltre che considerazioni sulla natura composita o meno della nostra identità o psiche
(che però sono presenti: pensa al discorso delle attenuanti o aggravanti…)
ciao!
Su queste sting operations, è interessante il fatto che vengano adoperate – che io sappia – solo nei confronti di musulmani e di anarchici.
La legge che le permette è ovviamente solo statunitense, ma quanti in Italia si potrebbero indurre in tentazione, se solo lo si volesse…
girare per i forum, cercando pazientemente quello che scrive qualcosa sopra le righe – tra i commenti al Giornale oggi http://www.ilgiornale.it/news/esteri/violenza-continua-e-tutto-mondo-caccia-all-americano-838031.html leggo:
“Io preparerei le testate nucleari.
Abbiamo un arsenale da smaltire ed è inutile aspettare gli omini verdi, li abbiamo già in casa.”
“Occhio per occhio, dente per dente c’è scritto da qualche parte. A quando la caccia all’islamico che non rispetta le nostre regole?”
Li contatto, pian piano a qualcuno riesco a convincerlo a fare un attentato a qualche kebabbaro…
Oppure cerco giovani metallari sudtirolesi arrabbiati con gli italiani, giovani sloveni, giovani nazionalisti italiani di Bolzano, juventini inferociti, un immigrato Tamil che ce l’ha con lo Sri Lanka…
con la differenza importante che gli Stati Uniti sono un paese in cui ti inculcano sin da piccolo il culto della violenza, e quindi il passaggio dalla parola al fatto è sempre considerato onorevole.
x Miguel
“ma so benissimo che dieci, vent’anni dopo, guardando indietro, non capirebbero nemmeno ciò che hanno fatto, per cui il carcere sarebbe una punizione assurda.” – Miguel –
Curiosa questa affermazione, ma forse non la ho compresa correttamente.
Intendevi dire che
– non guidichi “morlamente” i giovani che mitragliano le famiglie afghane
– (nell’ottica della medesima assenza di giudizio, suppongo) solo non avresti nulla in contrario se venissero fucilati sul posto
– pensi che non avrebbero nulla in contrario neppure loro stessi (non comprendo bene la ratio, ma è colpa mia che non sono troppo abituata a ragionare su cose simili)
– non avresti nulla in contrario perché sai benissimo che, guardandosi indientro, anche dieci o vent’anni dopo, pensi che tanto non capirebbero mai quello che hanno fatto (anche nel caso fossero stati messi in carcere, quindi il carcere è una pena inutile).
Ho capito bene?
Di tutto il ragionamento, mi incuriosisce quel “so benissimo”: troppe certezze non sono usuali nei tuoi scritti, e allora mi domandavo da dove viene questa certezza, da quale tipo di ragionamento o constatazione.
no! perché tutto corsivo… vabbé pazienza.
Per roberto e tortuga
“scusa ma non capisco: perché non dovrebbero capire tra dieci anni?”
Nomino Pino Mamet mio interprete ufficiale 🙂
Capita a volte di scrivere piuttosto di fretta, provo a spiegarmi meglio.
Ai miei tempi, ho conosciuto un gran numero di maschi tra i quindici e i vent’anni, carichi di vitalità, privi di una chiara coscienza di cosa sia il dolore o le sue conseguenze.
Se qualcuno si fosse presentato da loro, dicendo che potevano fare una fine gloriosa facendo qualcosa di clamoroso per una buona causa, lo avrebbero fatto.
E lo stesso vale ad esempio per le decine e decine di migliaia di giovani messicani che si fanno reclutare nel sogno delle narcoguerre oggi.
Così come si è incoscienti del dolore altrui, si è incoscienti anche di quello proprio: tutti quei ragazzi erano probabilmente pronti a fare anche una fine tragica, purché abbastanza teatrale – ecco perché venire fucilati non sarebbe stato tutto questo gran problema.
Da una fine simile, mi ha salvato sicuramente la cultura: quando hai un minimo di visione storica, capisci che le cose sono sempre più sfumate, che i veri nemici sono altri, che sei un po’ una goccia nel mare della storia.
Ma quanti hanno una cultura storica minima, soprattutto negli Stati Uniti?
Con gli anni, ci si rende conto di altre cose, e calano anche le pulsioni biologiche: allora mancano le basi stesse per capire esattamente cosa ci abbia spinto allora. Non proviamo più le stesse lealtà, non abbiamo le stesse certezze, non odiamo più le stesse persone, che a loro volta sono diventate irriconoscibili.
Rimarrebbero solo spezzoni di memoria, di cui non capiremmo il vero senso: ecco che il carcere punisce quasi sempre una persona diversa da quella che ha commesso il fatto – solo il “criminale irrecuperabile” sa davvero per cosa lo puniscono, perché non ha imparato nulla.
Il disagio del non integrato aiuta cosi’ come la sofferenza e’ formativa
Ora ho ccapitto! 😀
Comunque, lasciando perdere guerriglieri e affini, basterebbe riflettere un attimo sulle nostre prime esperienze sentimentali adolescenziali: nessuno si merita l’ergastolo con il proprio primo amore!