Festeggiamo l’impresa aerea dell’11 settembre

Oggi ricorre il centesimo anniversario della grande impresa dell’aviatore francese, Alexandre Fourny, che per la prima volta nella storia umana superò i mille chilometri di volo.

In 13 ore, 17 minuti e 57 secondi, che era pure un record di durata.

Una grande tappa nell’avanzata della civiltà.

Così infatti il genio francese ha aperto le vie del cielo per tante cose.

Ad esempio, un secolo di bombardamenti e lo spostamento estivo di mezzo Veneto alle Seychelles.

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31 risposte a Festeggiamo l’impresa aerea dell’11 settembre

  1. rossana scrive:

    Cin Cin!
    Una sintesi perfetta

  2. Zhong scrive:

    Ma perche’ imperialismo, valori occidentali, etc.. ?

    Che c’entrano con questo:

    http://en.wikipedia.org/wiki/Flight_dynamics_(aircraft)

    Mi scuso se la domanda e’ scontata! 🙂

    Zhong

  3. Francesco scrive:

    vabbè, tanto tra poco le Seicelle saranno sottacqua e i bombardamenti sono seriamente minacciati dalla concorrenza dei fessi imbottiti di esplosivo

    quindi non è stato così tragico, quel volo di mille chilometri

    PS mi mancano i tuoi post sul Nord Africa e Medio Oriente

    • Marcello Teofilatto scrive:

      > i bombardamenti sono seriamente minacciati dalla concorrenza dei fessi imbottiti di esplosivo.
      Mi pare che i bombardieri siano ancora decisamente in vantaggio. Semmai dovrebbero guardarsi dalla concorrenza dei droni, benché siano ancora un prodotto abbastanza di nicchia (un po’ come un Apple rispetto a un assemblato con Windows).
      OT: perdonate il riferimento personale, ma ieri (11/9) erano anche cinque anni che insegno :-).
      Un saluto da M.T.

  4. Ritvan scrive:

    “Festeggiamo l’impresa aerea dell’11 settembre”…Miguel, o che tu fai con quel titolo, vuoi incrementare i contatti al tuo blog coi cacciatori telematici di fiancheggiatori di terroristi barbuti&intabarrati?:-)
    P.S. Cacciatori che poi, leggendo il testo, rimarrebbero molto delusi…Miguel, non si fanno queste cose, sono robba da kapitalisti avaaziani, cribbio!:-)

  5. Moi scrive:

    A proposito di volo, non si può non ricordare “Porco Rosso” di Hayao Miyazaki, ambientato nell’ Italia fra le Due Guerre Mondiali: molti lo ricordano per la frase (decontestualizzandola) “Meglio Maiale che Fascista !”, spesso quasi a rispondere all’ Alessandra Mussolini di “Meglio Fascista che Frocio !” … francamente, però, io preferisco ricordarlo per la frase “Un Maiale che non vola, è soltanto un Maiale !”

  6. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=UI7FUKbKU-E

    Questo è un “ciappino” 🙂 volante mooolto bellino …

  7. Leo scrive:

    Ho letto da qualche parte che i primi in assoluto ad effettuare bombardamenti aerei furono gli italiani-brava-gente (in Libia come al solito)
    Comunque forse sono stati fregati sul tempo dall’uso di mongolfiere (qualcuno sa darmi conferma di queste notizie-bomba ?)

    • PinoMamet scrive:

      Sì, leggo ora che i primi in assoluto a bombardare dall’alto (con mongolfiere) furono gli Austriaci, su Venezia nel 1849;
      gli italiani sono stati tra i primi a teorizzare l’uso su larga scala della guerra aerea (infatti poi l’Aeronautica fu arma assai più “fascistizzata delle altre due”- Ciano, un figlio di Mussolini ecc.) e i primi a usare aerei per bombardare, in Libia; ma la cosa era ormai nell’aria (mi si scusi il gioco di parole, non voluto) e da lì a pochissimo lo facevano tutti.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        La prima guerra in cui si impiegò l’aviazione fu la nostrana guerra di Libia del ’12-’13, anche se chiaramente il tempo dei bombardamenti era ancora di là da venire.

        • PinoMamet scrive:

          Mmm no, mi sa proprio che in Libia gli italiani bombardarono (magari “artigianalmente”) come del resto gli austriaci, ancora più artigianalmente, avevano già lanciato bombe cinquant’anni prima…

          del resto, negli anni Venti i britannici bombardarono prima il Somaliland, poi, visto il successo dell’operazione, anche l’Iraq…

          insomma, una volta che c’è un’arma, prima o poi la si usa, c’è poco da fare.

  8. mirkhond scrive:

    “Sarà stato un SemiIlliroAlbanoPelasgo : -) anche il Pitagorico Archita ? In fondo l’ attuale Puglia l’ attuale Albania l’ha sempre avuta difronte.”

    Le possibili radici illiriche di Archita, come dei greci tarantini in genere, non sono da escludersi, in quanto Taras/Taranto, fondata da gruppi di coloni Greci Dori intorno al 706 a.C., non si stanziarono in un deserto, ma in un’area di villaggi japudi/japigi, al confine tra Peucezi (Terra di Bari) e Messapi (Terra d’Otranto).
    Per cui, è possibilissimo che vi siano state delle fusioni con gli indigeni illirici japudi/japigi, poi sommersi e assorbiti da successive ondate di coloni greci, che finirono per grecizzare Taranto.
    Da notarsi infatti, il nome NON greco di Taranto, Taras appunto, che invece troviamo come radice in aree alpine come la TARAntasia, o la città francese di TARAScona, o ancora nella radice TAR come TARvisium/Treviso…
    Questo termine viene associato ad aree prevalentemente celtiche, ma è possibile che tra le Alpi Orientali e il Norico, vi fossero simbiosi celto-illiriche, già nella tarda Età del Bronzo (XII-XI secc. a.C.), epoca in cui, dai dati archeologici, dovette avvenire una grossa migrazione di genti illiriche settentrionali, stabilitisi in una fascia adriatica tra Tronto e Capo di Leuca, e sulla costa jonica almeno fino al Bradano, e con un’area di dissolvenza fino al Pollino!
    Ora, se una simbiosi celto-illirica è archeologicamente e storicamente documentata molto più tardi, dopo il 400 a.C., e soprattutto tra il 300 e il 275 a.C., è però possibile che le aree più settentrionali dell’immensa area illirica, in territori dell’attuale Austria, potettero essere in rapporti coi proto-celti, stanziati in Boemia e Austria superiore, già nel Tardo Bronzo, e qualche gruppo di meticci celto-illiri più settentrionali può esser stato parte della migrazione japudica/japigia e stanziatosi nel territorio di Taranto, fondendosi poi coi nuovi arrivati greci a cui lasciò in eredità il nome.
    Un po’ come il villaggio SLAVO di Berlino, fusosi nel XVII secolo col contiguo villaggio tedesco di Kolln, fondato ai primi del XIII secolo da immigrati della Renania, e divenuto capitale del Brandeburgo, poi Regno di Prussia e poi della Germania!
    ciao!

    • daouda scrive:

      Enotro e Peucezio traversarono l’Adriatico seguendo l’oracolo di Dodona ed erano pelasgici/tirreni pre-greci. Non illirici.Basta cò sta robba…il pitagorismo e l’orfismo sono cose tirrenico-italiche.

  9. Roberto scrive:

    Il genio francese ha aperto le vie del cielo per permettermi di vedere la mia famiglia ragionevolmente spesso

    (il titolo del post èun colpo di genio)

    Roberto

  10. lello scrive:

    riporto il commento di un utente di un sito che seguo, che offre spunti di riflessione su questa data:
    “Per precisione: l’unico 11 Settembre che venga annualmente celebrato con tantissime bandiere yankee è quello delle torri gemelle e degli arabi che con un cutter si impossessano degli aerei. L’altro 11 Settembre, quello dell’assassinio di Allende e del bombardamento della Moneda con presa del potere di Pinochet per 17 lunghi anni di feroce dittatura, non viene mai considerato. Eppure sempre di bandiere yankee si tratta. Furono Kissinger e Friedman con i suoi Chicago Boys a mettere in atto le politiche neoliberiste in tutto il sudamerica, iniziando proprio dal Cile. Non ci furono 3000 morti come nel WTC, ce ne furono molti di più. Tra desaparecidos e torturati furono 150.000. “

  11. Moi scrive:

    @ TORTUGA

    Il “ciappino”, voce tipicamente emiliana forse particolarmente diffusa a Bologna, innanzitutto non va confuso né con il “ciappetto” né con il “ciappo”.

    Nel primo caso, l’etimo potrebbe essere il verbo “ciapèr” ([ac]chiappare) con significato (in vero con senso molto estensivo, come in tutti i dialetti galloitalici) di “prendere” … nel secondo e terzo caso invece lo è di sicuro; procedendo con (relativo) ordine:

    Il “ciappetto” / “al ciapàtt” è la “molletta da bucato”, una di quelle parole talmente diffuse e standardizzate che quando si scopre che non è Italiano ci si resta _ pardon, “ci si avanza” : -) _ male. Se sei di Bologna e NON dici “ciappetto”, t’inquadrano subito come RadicalChic che se la tira : -) .

    Il “ciappo” (non credo che abbia una versione dialettale, la vanità : -) non era roba da donne contadine dialettofone) è invece la “molletta per capelli lunghi”, quel fermaglio corto e ampio e con lunghi denti aguzzi “a tagliola” : -) azionato da un paio di levette che spesso assumono un aspetto da lezioso lepidottero (farfalla). Personalmente trovo molto più affascinante la “treccia a coroncina”, che in Ucraina e dintorni è da “zdåura” :- )… ma la Tymoshenko l’ ha riportata in auge nonché lanciata come “novità” per le parrucchiere nel resto del mondo. Se sei di Bologna e NON dici “ciappo”, t’inquadrano subito come RadicalChic che se la tira : -)

    Il “ciappino” / “al ciapén”, finalmente, è invece una sorta di lavoretto, anche semplice, ma non di rado ingegnoso; esso richiede, difatti, “lo sbuzzo” / “al śbóżż” (una sorta di “empirismo + intuizione creativa”) … se il “ciappino” migliora qualcosa di pre-esistente si chiama “la mudéffica”, che è “la modifica con sbuzzo mediante ciappino”. Su certi annunci economici si può leggere “Ciappinista” [sic !] ; -) con sottotitolo : -) di “effettuo lavoretti e piccole riparazioni, prezzi modici”.

    Tanto tempo fa Pino scrisse una “roba” mooolto interessante che trovava il nesso fra la cultura contadina dell’ EmiliaRomagna e i vari Ferrari, Maserati, Lamborghini, Bugatti, Pagani-Zonda (i cui cognomi notoriamente sono indissolubilmente legati ai motori più veloci e apprezzati al mondo*) che da essa cultura contadina dell’ EmiliaRomagna _“ guardacaso : -) “, come direbbero a Voyager_ provengono. Anche Vittorio Jano (i cui brevetti non sarebbero mai diventati realtà senza Enzo Ferrari, visto che gli Agnelli da sempre già pensavano solo ai soldi …), pur Magiaro-Piemontese, era comunque di origine contadina.

    Segnalo da ultimo ma non per ultimo che l’ Idraulico prende il nome di “Fontaniere”.

    —–…..—–

    * Nel film disneyano hollywoodiano d’animazione “Cars”, almeno in versione italiana, i personaggi che daranno al protagonista i brevetti decisivi dicono qualche frase in Modenese. Dialetto intendo, proprio.

    -.-.-.-

    Tornando al volo ed Archita, in teoria avrebbe dovuto essere un devoto di Efesto, no ?

  12. Moi scrive:

    @ PINO

    “Decontestualizzazione” nel senso che quell’ opera è un Inno alla Libertà, con una sola “à” : -) , con ogni probabilità il protagonista avrebbe detto “Nazista” in Germania, “Bolscevico” in Unione Sovietica e così via … resta da capire tuttavia la fascinazione “esotica” : -) dei Giapponesi per l’ Italia; “oh ragazzi” [cit.] loro-lì :- ) : in pratica sono gli unici (!) stranieri che ci rispettino e addirittura ammirino, senza la solita menata tritura-maroni : -) del “pizzaspaghettimafiamandolino” : -) .

    In “Porco Rosso” c’è un cameo anche per il Pilota Romagnolo Francesco Baracca e … a proposito di Aviazione e di Germania Sparita del Ricordo Illecito “Von der Maas bis an die Memel, Von der Etsch bis an den Belt” [cit.]:

    Manfred Von Richtofen, il “Barone Rosso”, era nativo di Breslavia, Breslau … oggi Wrocław, Polonia.

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