TINA nel paese di Fiscal Compact

Rossland ci regala un post sul concetto di T.I.N.A., There Is No Alternative, una nozione fondamentale che lei riprende e rielabora da Sergio Di Cori Modigliani.

Rossland riassume così il concetto:

“Non ci sono alternative” è la frase mantra di cui si serve l’oligarchia planetaria per imporre un’unica soluzione a tutti i problemi.

Si parla di Tav, e “Non ci sono alternative”.
Si parla di Sanità, e “Non ci sono alternative”.
Si parla di scuola, e “Non ci sono aternative”.
Si parla di lavoro, e ” Non ci sono alternative”.
Si parla di “guerre preventive”, e “Non ci sono alternative”.

“Non ci sono alternative” è la chiusura ad ogni possibile diversa ipotesi rispetto a quella messa in campo dai tecnici, gli esperti al potere.

La politica si accoda e collabora, già suddita.

Lo scopo di un mantra, di una frase ripetuta ossessivamente, come spiega bene Di Cori Modigliani, è cancellare dalla mente dell’interlocutore tutte le altre possibilità, tranne una: quella a cui non ci sono alternative.

Qualsiasi sia la domanda, qualsiasi sia l’argomento, qualsiasi sia il problema in discussione, ogni discorso si chiude, senza argomentarlo, dicendo:” Non ci sono alternative”.

Alla fine, le alternative spariscono davvero dall’immaginazione.”

Rossland trae ispirazione da un post di Sergio Di Cori Modigliani; ma in realtà i due post sono molto diversi, e vanno letti fino in fondo entrambi. Sergio Di Cori Modigliani presenta anche una riflessione  sulla simbologia, cruciale nella costruzione di identità e mobilitazione. E’ in corso, dice una “battaglia surreale”, perché

“in campo compaiono soltanto i simboli (a seconda dei casi) dello schieramento antagonista: da chi inneggia alla libertà a chi vuole eliminare Goldman Sachs, da chi difende la Grecia come simbolo a chi vuole chiudere le banche, e così via dicendo.

Angela Merkel, Mario Monti, Mario Draghi, ecc., non hanno simboli (se non quelli fittizi –vere e proprie maschere di comodo- necessarie per ragioni burocratiche: la CDU, la carica di primo ministro, la BCE, ecc. ecc) e il loro vantaggio consiste proprio nel non essere identificati in nessuna consorteria, in nessuna affiliazione, in nessuna organizzazione specifica che li possa accorpare.”

In fondo, il dominio è proprio questo. Essere la premessa di tutti i pensieri, scelte e simboli. Lo sfondo di ogni realtà, che non può conoscere alternative. L’Innominabile.

Un esempio, che rubo sempre a  Sergio Di Cori Modigliani.

L’altro giorno hanno abolito l’Italia: non la nazionale di calcio, solo lo Stato Nazione.

L’Italia infatti è stata sostituita da qualcosa con il nome assai meno simbolico di Fiscal Compact (così imparate l’inglese).

Personalmente, sulla pars destruens della faccenda, non ci verso molte lacrime: uno Stato Nazione con un inno cretino, costruito dal conte Camillo Benso di Cavour attraverso una serie di raggiri e intrighi; uno Stato Nazione che dal massacro dei terroni nell’Ottocento, passando per l’Etiopia e arrivando all’Afghanistan oggi ha condotto unicamente guerre di aggressione, non è una perdita tragica.

Però la fine di una nazione dovrebbe essere comunque un momento significativo, almeno per i diretti interessati.

Ora, invece di mandare i carri armati Fiscalcompactiani, hanno pure permesso ai parlamentari italiani di votare sulla faccenda.

Siccome Non C’è Alternativa, non c’era però niente da dibattere.

In aula, infatti, c’erano sei (6) deputati presenti alla discussione.

Al momento del voto, i pastori hanno mandato i loro cani al bar e al ristorante, dove mezzo migliaio di parlamentari se ne stava a ridere, brucare l’erba e fare affari.

La folla è entrata e ha votato: 489 favorevoli all’abolizione dell’Italia, 3 contro, 19 astenuti.

Ah, una curiosità due dei tre che hanno votato per mantenere l’Italia erano della Lega Nord (e uno dell’Italia dei Valori).

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196 risposte a TINA nel paese di Fiscal Compact

  1. PinoMamet scrive:

    C’è da dire che è raro trovare uno Stato nazionale con un inno NON cretino…

    per dirla tutta onestamente, penso che decenni di svalutazione degli Stati nazionale attraverso il ricordo (per carità giustissimo) del molto male che hanno fatto, ha reso la folla acquiescente e in certi casi entusiasta verso qualunque cosa andasse verso il loro smantellamento, anziché la loro riforma in qualcosa di meno cretino, meno aggressivo e meno colpevole.
    Ché poi questa “cosa che viene dopo” rischia di essere ancora più aggressiva, colpevole e cretina.

    Ciao!

    • Francesco scrive:

      Bene.

      Parliamo di riforme: come si può togliere il potere si spesa ai Parlamenti? in tutto il mondo democratico i Parlamenti sono diventati organi criminali di spreco del denaro pubblico, usurpando tale funzione agli esecutivi.

      Solo che prima gli esecutivi erano, più o meno, controllati dai Parlamenti, oggi al massimo ci sono gli alti lai delle Corti dei Conti.

      Non vedo nessuna alternativa alle regole draconiane, e volutamente stupide, che ispirano il FC. Se impongo un tetto rigido alla spesa totale, ho tappato la falla principale.

      Qualcuno ha letto/sentito di proposte migliori?

      Ciao

    • Peucezio scrive:

      “C’è da dire che è raro trovare uno Stato nazionale con un inno NON cretino…

      per dirla tutta onestamente, penso che decenni di svalutazione degli Stati nazionale attraverso il ricordo (per carità giustissimo) del molto male che hanno fatto, ha reso la folla acquiescente e in certi casi entusiasta verso qualunque cosa andasse verso il loro smantellamento, anziché la loro riforma in qualcosa di meno cretino, meno aggressivo e meno colpevole.
      Ché poi questa “cosa che viene dopo” rischia di essere ancora più aggressiva, colpevole e cretina.

      Ciao!”

      Sono pienamente d’accordo.

  2. Francesco scrive:

    Considerando che lo slogan TINA è legato a uno dei miei personaggi storici di culto, Margareth Thatcher, mi sento in dovere di intervenire 🙂

    Allora, la mia posizione è semplice: se si pensa che ci sia un’alternativa, sarebbe utile proporla. Sarebbe utile che non fosse una riproposizione di antiche idiozie e sperimentati fallimenti.

    Perchè è vero che le alternative, soprattutto quelle più radicali che partono smontando i postulati non detti – penso ai teorici della decrescita – sono intellettualmente divertenti e stimolanti ma è più vero che bisogna vivere.

    O, c’è un altro fattore in gioco: chi si oppone lo fa per postulati ideologici impermeabili a qualsiasi forma di razionalità, con uso smodato della menzogna e della malafede. Discutere con siffatte persone/movimenti/sindacati/partiti è, dall’inizio alla fine, tempo perso (o impresa per giganti del raggiro).

    Tagliar conto con un bel TINA è una tentazione fortissima.

    Ciao

      • mirkhond scrive:

        Andrea sei diventato giornalista?
        Ecco perché scrivi così poco qui….
        ciao

      • Francesco scrive:

        articolo carino, un pò troppo nel mio stile (tagli solo conclusioni e spari esempi artefatti)

        e, soprattutto, sembra che tu non abbia mai dovuto pagare nulla in vita tua

        le probabilità che IO rinunci a usare l’automobile col salario fermo e la benzina a 2 euri al litro sono significativamente maggiori di zero

        ciao

    • giovanni scrive:

      il TINA è il fascismo del ventunesimo secolo, e infatti TUTTO quello che hai scritto stava esattamente nei discorsi di Mussolini, che diceva che non ci voleva opposizione perchè basta e avanza la natura a fare opposizione.

    • Severino Boetii scrive:

      Forse e’ off topic, ma, parlando della Thatcher,

      http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/dec/22/privatising-thatchers-funeral-fitting-tribute-legacy

      ovviamente
      «a ‘cca 100 anni more», ossia in un lontano futuro, quando magari i credenti nella Mano Invisibile avranno dei luoghi di culto propriamente detti.

      • giovanni scrive:

        France’, tu sei peggio di Mussolini, visto che di fronte al fallimento assoluto del liberismo anzichè ammettere che è il sistema più fallimentare della storia dell’umanità dici che Keynes è peggio

      • Francesco scrive:

        mi scusi, komrade Johannes, dove ha visto il fallimento assoluto del liberismo?

        io vedo più uomini che in qualsiasi momento della storia dell’umanità, con la vita media più lunga, e negli ultimi decenni la più ampia diffusione della crescita del benessere materiale della storia

        fanno eccezione le anziane e declinanti e già fruitrici di indebiti privilegi popolazioni di pelle bianca (ci siamo capiti)

        i cui guai economici principali dipendono dal rifiuto del liberismo, sostituito dalla generosa elargizione di moneta per simulare una crescita economica non esistente

        PS l’ideologia è un giochino divertente, fossi stato dall’altra parte del Muro avrei fatto mirabilie

  3. Roberto scrive:

    Miguel tu che sei esperto in fatto di miti e simboli, mi spieghi (come si farebbe con un bambino di sei anni) perché la CDU, uno dei partiti fondatori della Germania post hitleriana, sarebbe un simbolo fasullo? E quali sono i simboli non fasulli ( sarei d’accordo se mi dici che ogni simbolo è fasullo ma forse è un po’ troppo nichilista)

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Allora, la mia posizione è semplice: se si pensa che ci sia un’alternativa, sarebbe utile proporla. “

    Guarda che io non sono affatto convinto che ci sia un’alternativa.

    Per usare una metafora trita, stiamo tutti su un treno che va a velocità sempre maggiore verso l’abisso. Ci sarà pure la possibilità di piccole cose, tipo servire il cappuccino anziché il latte macchiato nel vagone ristorante, ma il collasso finale è più o meno inevitabile.

    Uno dei motivi per cui è inevitabile è ovviamente la mentalità per cui non c’è alternativa.

    • lamb-O scrive:

      > Uno dei motivi per cui è inevitabile è ovviamente la mentalità per cui non c’è alternativa.

      Se non c’è realmente alternativa, una simile mentalità sarebbe inoperante. Quindi, l’alternativa c’è o non c’è?

      Inoltre non so cosa sia questo abisso – la cosa può essere ritenuta spiacevole, ma la democrazia è nota per collassare da un paio di millenni e mezzo, anche quando più semplice e meglio gestita delle attuali.

      • giovanni scrive:

        “la democrazia è nota per collassare da un paio di millenni e mezzo”
        quale democrazia, quella per un 10% di maschi, non nati all’estero, e liberi, che c’era ad Atene? No, perchè se quella è democrazia, allora le puoi anche dare 2 millenni di vita. Se la democrazia è, ALMENO, il suffragio universale, non ha più di un secolo.

    • Francesco scrive:

      posizione debolissima, caro Miguel

      perchè o l’alternativa c’è e la mentalità TINA è l’ostacolo a provare a metterla in atto, oppure non c’è e TINA è la verità, sia pure detto per le ragioni sbagliate

      ci stiamo schiantando perchè l’avidità è diventata la molla unica dell’azione umana e la tecnologia ha moltiplicato i danni che sappiamo fare al nostro ambiente?

      dobbiamo quindi attaccare l’avidità per cercare di salvarci?

      oppure risulta essere impossibile modificare in tempo utile una forma mentis costruita nei secoli e quindi siamo fottuti e il Diavolo ha vinto la sua scommessa con Dio?

      insomma, quale è la cornice del tuo quadro?

    • Peucezio scrive:

      Non sono d’accordo con questa diagnosi così pessimistica. Anche se condivido la prognosi.
      Cioè la previsione è giusta, ma è il risultato di scelte precise, non è qualcosa che ci cala dall’alto (e qui torna la questione della metafisica del capitalismo, che mi vede scettico).

      Francesco:
      “O, c’è un altro fattore in gioco: chi si oppone lo fa per postulati ideologici impermeabili a qualsiasi forma di razionalità, con uso smodato della menzogna e della malafede. Discutere con siffatte persone/movimenti/sindacati/partiti è, dall’inizio alla fine, tempo perso (o impresa per giganti del raggiro).”

      Quello che dici tu è in larga parte vero, ma è vero anche i riferimento a quelli che dicono che non ci sono alternative. D’altronde sono le stesse persone: gli attuali cantori dell’ultra-liberismo, dell’atlantismo ecc. negli anni ’70 erano per la maggior parte di estrema sinistra, lotta-continuini, sessantottardi, trockisti, leninisti, brigatisti rossi ecc. ecc. e ciò che perseguono ora è identico a ciò che perseguivano allora, solo con mezzi leggermente diversi.
      L’alternativa è fin troppo ovvia, è la strada perseguita da Russia, Cina e potenze emergenti in genere, cioè sottomettere gli interessi privati e finanziari a quelli nazionali, attraverso uno stato forte, all’occorrenza autoritario, che persegue una politica internazionale di ampio respiro e a difesa del proprio interesse geopolitico, economico, energetico, industriale, militare, ecc.
      Una strada del genere, che in Italia è utopica essenzialmente per ragioni culturali, perché gli italiani di oggi sono stati allevati come amebe, comporterebbe probabilmente anche sacrifici seri per i lavoratori e un abbassamento generale forte dei livelli di vita, ma ciò sarebbe funzionale a una crescita, non alla caduta verticale, che è quello che invece sta accadendo.
      Qualcuno all’estero ha deciso che era il momento di espropriare l’Italia, di comprarla in blocco, ridurla alla fame, sfruttarla e farla diventare un deserto, un paese del Terzo Mondo (ma senza prospettive di sviluppo). In Italia c’è stato chi ha fatto entusiasticamente da sponda a questo progetto (i comunisti, i giudici, Monti, la grande stampa, i centristi e finiani) e chi, per paura, pusillanimità, mancanza di spina dorsale, alla fine ha dato il suo pieno beneplacito (Berlusconi).
      Ormai siamo governati allo stesso modo di uno stato africano dopo la colonizzazione e in pieno neocolonialismo, cioè da dei fantocci che non dissimulano neanche più il fatto di essere dei governatori coloniali con una parvenza formale di sovranità.

      • Francesco scrive:

        >> sottomettere gli interessi privati e finanziari a quelli nazionali, attraverso uno stato forte, all’occorrenza autoritario, che persegue una politica internazionale di ampio respiro e a difesa del proprio interesse geopolitico, economico, energetico, industriale, militare, ecc

        non è una roba nuova, si chiama “preparazione della Prima Guerra Mondiale”, oppure “preparazione delle Guerre Puniche” e, a dirla tutta, non me frega niente di niente. su questo punto dammi pure del progressista (o del monaco benedettino) ma voglio chiamarmi fuori, ci sono cose più serie nella vita della gara a chi ce l’ha più lungo e duro tra Nazioni

        scusa l’asprezza

      • Peucezio scrive:

        Infatti le cose vecchie sono quelle sempre valide e già collaudate.
        Il punto non è chi ce l’ha più duro. Al di là di ogni ragione ideale, nelle nazioni abitano gli uomini e se una nazione va a puttana, fanno una brutta fine anche i suoi abitanti.

      • Francesco scrive:

        >> se una nazione va a puttana, fanno una brutta fine anche i suoi abitanti

        è esattamente la mia definizione di “partecipazione alla Grande Guerra”

      • Francesco scrive:

        x Peucezio

        ho provato a riflettere su quello che hai scritto

        “sottomettere gli interessi privati e finanziari a quelli nazionali, attraverso uno stato forte, all’occorrenza autoritario, che persegue una politica internazionale di ampio respiro e a difesa del proprio interesse geopolitico, economico, energetico, industriale, militare, ecc.”

        ora, sbaglio o questa è una descrizione abbastanza precisa dell’Impero? e se ci interessa difendere i nostri interessi nell’arena mondiali, perchè non è mille volte meglio farlo come Impero, certo diviso in provincie ma unito da quello Stato forte che a te piace, con la sua forza economica, militare, tecnologica, culturale, politica?
        mi rifaccio all’Impero romano: se una provincia romana avesse cercato di resistere ai barbabi da sola, quanti giorni sarebbe durata? invece quello Stato esistette per secoli

        Se Atene non fosse stata parte dell’Impero di Bisanzio, quanti secoli prima sarebbe stato distrutto il Partenone?

        Nella logica che mi pare di leggere nelle tue proposte, la scelta migliore non è nè la Grande Italia (velleitaria) nè la Grande Europa (meglio ma ancora inadeugata) ma la NATO (che ha tutto il potenzionale per confrontarsi con le potenze emergenti e trattare coi fornitori di materie prime strategiche). Il punto sarebbe diventare “cives Romani” in modo da avere maggior peso nella definizione delle strategie imperiali

        e pensare in termini italiani sarebbe improduttiva nostaglia passatista, una vera debolezza, un crimine

        ciao

    • daouda scrive:

      x Miguel :

      La soluzione c’è e c’è sempre stata. Ed avverrà.

      Ma foss’anche che fosse stato possibile evitare il collasso , basta che ti rileggi l’articolo della RST su Evola per comprendere perché non è (stata) fattibile una risoluzione di tale processo.
      Ed è giusto così.

      x Francesco:

      Il tuo friedmanismo è ributtante. Ravvediti. Inoltre non dubitare. Se si critica lo si fà per agire, non per compiangersi né per estraniarsi.
      Ma quel che oggi non si comprende più è che AGIRE E’ PIU’ GRANDE CHE FARE.
      Tirati quasi completamente all’esterno, gli homini si agitano istericamente smarrendo oltretutto le uniche linee guida efficaci.
      Il cristianismo non paga.

      x Peucezio: gli atlantisti sono para-socialisti. I fredmaniani sono socialisti e non certo ultra-liberisti. MA FAMME R’ FAVORE PEUCE’!!!Narri una storia ed una contrapposizione U.s.a. quel che vuoi tu che non è mai esistita.

      E poi non ti viene il dubbio del perché ci sia stato questo cambio di rotta dagli anni 70 ad oggi?

      Che poi tu dici che dovremmo seguire una politica alla Cina-Russia quando è la stessa politica che stanno facendo gli U.s.a.!!!!
      Questa è follia!

      E mi risparmio di entrare nel merito economico di tali nazioni, delle inefficienze ed oppressioni varie, sradicamenti e plagiazioni varie che tali nazioni compiono contro le consuetudini ed i principi.
      I tuoi discorsi sono tipicamente da socialista nazionalista coercitiva, idiota,bigotta, fanatica, affamatrice. La tua destra è la destra della sovversione.

    • daouda scrive:

      x Miguel :

      La soluzione c’è e c’è sempre stata. Ed avverrà.

      Ma foss’anche che fosse stato possibile evitare il collasso , basta che ti rileggi l’articolo della RST su Evola per comprendere perché non è (stata) fattibile una risoluzione di tale processo.
      Ed è giusto così.

      x Francesco:

      Il tuo friedmanismo è ributtante. Ravvediti. Inoltre non dubitare. Se si critica lo si fà per agire, non per compiangersi né per estraniarsi.
      Ma quel che oggi non si comprende più è che AGIRE E’ PIU’ GRANDE CHE FARE.
      Tirati quasi completamente all’esterno, gli homini si agitano istericamente smarrendo oltretutto le uniche linee guida efficaci.
      Il cristianismo non paga.

      x Peucezio: gli atlantisti sono para-socialisti. I fredmaniani sono socialisti e non certo ultra-liberisti. MA FAMME R’ FAVORE PEUCE’!!!Narri una storia ed una contrapposizione U.s.a. quel che vuoi tu che non è mai esistita.

      E poi non ti viene il dubbio del perché ci sia stato questo cambio di rotta dagli anni 70 ad oggi?

      Che poi tu dici che dovremmo seguire una politica alla Cina-Russia quando è la stessa politica che stanno facendo gli U.s.a.!!!!
      Questa è follia!

      E mi risparmio di entrare nel merito economico di tali nazioni, delle inefficienze ed oppressioni varie, sradicamenti e plagiazioni varie che tali nazioni compiono contro le consuetudini ed i principi.
      I tuoi discorsi sono tipicamente da socialista nazionalista coercitiva, idiota,bigotta, fanatica, affamatrice. La tua destra è la destra della sovversione…

    • Francesco scrive:

      considerando quello che è stato commesso nel nome di Keynes, sarebbe un danno limitato

      quand’è che voi rossi vi rendete conto che il nemico da battere sono quelli che vogliono essere liberi di perseguire il profitto E essere considerati “too big to fail”?

      quello è l’obiettivo che dovete porvi, obbligare questa gente a stare in un solo campo: profitto+fallimento oppure sicurezza+regole. sennò restate inutili

      ciao

      • giovanni scrive:

        “considerando quello che è stato commesso nel nome di Keynes,”
        vale a dire il più lungo periodo di progresso economico e di distribuzione dei frutti di tale progresso A TUTTI, anzichè a quel pugno di miliardari che ha creato le prime due guerre mondiali e non vede l’ora, riottenuto l’antico potere di vita e di morte sull’intero pianeta, di portarci alla terza?

      • Francesco scrive:

        se ricordo, il keynesismo ha funzionato più o meno dal 1945 alla prima crisi petrolifera

        non esattamente un’era geologica

        e quello che ha distribuito, alla fine, sono stati titoli di debito pubblico – cosa contro cui Keynes aveva messo in guardia

      • giovanni scrive:

        non è un’era geologica ma rimane la più lunga fase di progresso economico ininterrotto. E il debito pubblico è scoppiato DOPO la crisi petrolifera, esattamente quando il signor Nixon abolì la convertibilità dollaro-oro, cosa che ha dato il via alla finanza di cartapesta in cui i valori non avevano nessun corrispondente se non quello che si inventavano i finanzieri. E’ stato quello la causa del decollo dei debiti pubblici, non il keynesismo

      • Francesco scrive:

        detta fase di crescita coincide con l’introduzione nell’economia civile delle innovazioni tecnologiche sviluppate durante la guerra, il contributo del keynesismo è fuffa ideologica

        e Nixon rinunciò alla convertibilità del dollaro in oro perchè le politiche economiche keynesiane (lui era un keynesiano) non funzionavano

        però permettevano di accumulare debito pubblico con la scusa che quello che contava era la domanda aggregata

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Roberto

    “perché la CDU, uno dei partiti fondatori della Germania post hitleriana, sarebbe un simbolo fasullo?”

    Non sono io l’autore della riflessione. Posso azzardare che la sigla CDU non significhi oggi più di quanto significhi PD in Italia, cioè sostanzialmente il nulla; ma non vivo in Germania.

    Riguardo alle altre sigle, invece – BCE, primo ministro, ecc. – concordo pienamente con l’autore: indicano funzioni necessarie, cose “inevitabili” e intoccabili.

    • L’alternativa alla banca centrale credo sia lo stamparci le banconote in cantina per conto nostro. Non so quanto sia razionale come scelta.
      A volte è vero che non c’è alternativa, a volte non è vero: bisogna verificare caso per caso. Sulle pensioni di alternative ce ne sarebbero ben due, per esempio: o le eliminiamo radicalmente e ciascuno smette di lavorare quando vuole (e morire di fame… ma ogni libertà ha un costo), oppure si ricorre all’idea originale della riforma del ’69, che però non credo che piacerebbe a molti, per quanti mi attiri…
      NON è un’alternativa venire da me e dirmi: “caro ragazzo, non hai ancora cominciato a lavorare, ma dovrai farlo a vita e pagare tutto quello che avrai all’INPS per mantenere chi ormai non lavora più. Ah, e non prendertela, perché le pensioni sono una forma di welfare: se paghi le pensioni a tuo padre, tuo padre può aiutarti finanziariamente. E non lamentarti del collasso della sanità pubblica e degli altri servizi, perché le risorse le dobbiamo dare tutte ai pensionati”.

      • Peucezio scrive:

        La vuoi sapere l’alternativa?
        Per prima cosa investiamo nel nucleare militare, perché, per le cose che seguono, altrimenti ci verrebbero a bombardare.
        Seconda cosa: usciamo immediatamente dall’euro, dall’Unione Europea, dall’ONU (che non serve a niente) e soprattutto dal WTO e dal FMI. Mettiamo immediatamente dazi alti su tutte le merci importate dai paesi emergenti e dall’estero in genere e di alcune vietiamo l’importazione tout court. Contemporaneamente finanziamo sul serio una ricostruzione nazionale indistriale in modo da renderci autonomi in tutti i settori possibili, facendo enormi investimenti nella ricerca, tencologia e innovazione, soprattutto nei campi strategici, e riducendo all’osso tutte le spese non necessarie per lo stato (quindi riconvertendo statali e burocrati non strettissimamente essenziali in attività utili di qualsiasi tipo, compreso costruire strade e ponti). Ovviamente ciò passa dall’abolizione di tutti gli indirizzi di studio e facoltà inutili, mantenendo una piccolissima élite di umanisti che abbiano consapevolezza critica della società e del mondo, abolendo tutte le cazzate tipo scienze della comunicazione, dell’educazione, spettacolo, mediazione linguistica e culturale, lasciando solo le facoltà scientifiche serie e per il resto incanalando la maggior parte della popolazione verso industria, artigianato, agricoltura e lavori manuali (da apprendere solo facendoli, senza nessun corso). Il sistema scolastico e universitario in goni caso dovrebbe essere selettivo e rigido fino all’estremo, facendo passare solo persone motivatissime, veramente capaci e portate allo sforzo, all’applicazione e al sacrificio. Va da sé che tutto il modello educativo e di valori va capovolto rispetto a quello attuale, sfrondandolo di ogni spontaneismo e permissivismo, a tutti i livelli.
        Per tutto ciò che sono le risorse che non abbiamo in casa, cioè materie prime e soprattutto risorse energetiche, si tratterebbe di creare degli assi solidi con Russia e ogni altro paese non monopolizzato dalle multinazionali occidentali afferenti a Stati Uniti e Inghilterra, in modo da avere un modello di importazione vantaggioso per noi e al tempo stesso cercando, laddove possibile, di fare investimenti in paesi poveri ma ricchi di idrocarburi, in modo da garantirci l’afflusso di di energia a condizioni vantaggiose per loro e soprattutto per noi (ma non per gli altri che cerchino di metterci su le grinfie).
        Tale afflusso di idrocarburi dovrebbe essere però integrato da grandi investimenti sul nucleare (e a chi si oppone, prima gli si dice di stare calmo con le buone, poi, alla prima intemperanza, compresa la partecipazione anche del tutto pacifica a una manifestazione non autorizzata – e ovviamente non si autorizzerebbe nessuna manifestazione – lo si sbatte in gattabuia e si buttano via le chiavi per almeno qualche decennio), mentre si smantellerebbe ogni struttura legata alle fonti rinnovabili, che non risolvono nulla e sono distruttive del paesaggio.
        Inoltre si farebbero leggi draconiane (ma draconiane sul serio, compreso il patibolo) per prevenire qualunque danno anche minimo al patrimonio storico e si incentiverebbe un turismo d’élite (ovviamente in senso culturale, non di censo), mentre si stabilirebbe un blocco definitivo dell’attività edilizia: siamo a crescita demografica zero e abbiamo già deturpato abbastanza questo nostro povero paese, che ha le campagne che, come in nessun altro luogo al mondo, sono il risultato di un’interazione millenaria profonda e armonica dell’uomo col paesaggio e che stiamo distruggendo a poco a poco da sessant’anni a questa parte. Il blocco dell’edilizia sarebbe accompagnato dalla distruzione di molta parte dell’architettura moderna e futuribile edificata dagli anni ’50 in poi e dalla riedificazione, al suo posto, di edifici in armonia totale con le tradizioni architettoniche e urbanistiche di ogni città e luogo.

        Nel giro di un decennio o due avremmo creato una grande potenza economico-politico-militare e uno dei luoghi migliori dove vivere al mondo.
        Ovviamente, perché accada una cosa del genere dovrebbero scendere dal cielo gli extraterrestri, perché nemmeno Pol Pot coi suoi metodi riuscirebbe a fare qualcosa di simile nell’Italia attuale.

      • Francesco scrive:

        x Peucezio

        per la cronaca, non funzionerebbe, neppure se gli italiani diventasero tutti spartani da film

        potrei citarti il precedente storico di riferimento ma già lo conosciamo tutti

        ma è l’idea che è erronea, non gli uomini che sono inadeguati

      • nic scrive:

        -la vuoi sapere l’alternativa?

        Peucezio,
        mi permetto di perfezionarti il piano, perché se vi mettete quatti quatti a investire nel nucleare militare fate la fine dell’Iran ancor prima di iniziare a giocare.

        Invece i vostri eroici guardaboschi in vespa, supportati dai vigili municipali sulla nuova panda 4×4, avanguardie armate della massa d’impatto dei forzanuovisti fraternamente uniti agli sfasciatutto black block, le nuove br e 4 leghisti vestiti da crociati, tutti coordinati dal KGB di Putin, con un geometrico blitz occupano simultaneamente tutte le basi nato/usa nucleari.

        In 5 minuti siete già una superpotenza atomica capace di radere al suolo almeno tutta Europa, senza tanti sprechi in ricerche, che già si sa dove finirebbero i soldi.

        Segue la conseguente immediata espulsione dall’euro, dall’Unione Europea, dall’ONU (che non serve a niente) e soprattutto dal WTO e dal FMI… anche dall’unicef, la FIFA (questo potrebbe generare gravi proteste interne) e dai giochi olimpici.

        Gli “extracomunitari” si auto espluseranno con entusiasmo quando, il giorno dopo il blitz, il 95% delle imprese “nazionali” fuggiranno all’estero e l’economia si fermerà cosi come il traffico.
        Tornerete anche geneticamente puri più che i mongoli.

        Insieme agli impresari del mady in italy ed immigrati immagino che tenteranno la fuga verso l’africa o i balcani anche il 90% dei patrioti nazionali in zattere, canotti e tappetini da spiaggia. Potreste accelerare l’esodo con la espropriazione delle flotta Costa o viaggi omaggio.

        I 4 o 5 milioni di italiani restanti, quasi tutti ultrasettantenni, non avranno bisogno di tante università, neppure di scrivere e leggere ed ancor meno di turisti d’elite a rompere i coglioni.

        Con 1 capra e 8 galline, l’orticello, un po’ di legna e acqua buona si vive superbamente in perfetta autarchia.

        E non mi preoccuperei delle brutture architettoniche cittadine, perché le città ormai inutili e abbandonate verranno poco a poco invase dalla vegetazione e si dissolveranno ancor meglio che Phnom Penh.

        Nel caso chiamami, che torno subito. 🙂

      • Ritvan scrive:

        Peuce’, ma nella tua “alternativa” non ci sarebbe un posticino anche per una campagna a favore del donare “l’oro per la Patria”?:-):-)
        Poi, se qualcuno (leggi “un sacco di gente” * ) invece di essere “incanalato….verso industria, artigianato, agricoltura e lavori manuali (da apprendere solo facendoli, senza nessun corso)” preferisse espatriare, immagino ci sarebbe una legge “draconianissima” a dichiararlo ipso facto “Traditore Della Patria” (con tutte le “naturali” conseguenze del caso), no?:-).

        * Barzelletta di bei tempi:-) dell’autarchia di Hoxha in Albania:
        Chiedono a uno “Se all’improvviso il Partito decidesse di aprire le frontiere per chi volesse espatriare, tu che faresti?” E lui risponde “Salirei sull’albero più vicino”. “E perché???”. “Ma per non essere calpestato dall’immensa folla in corsa verso le frontiere, naturalmente!”:-):-)

      • nic scrive:

        Ritvan,
        l’Albania aveva qualche arma o progetto nucleare?

      • Ritvan scrive:

        —Peucezio, mi permetto di perfezionarti il piano, perché se vi mettete quatti quatti a investire nel nucleare militare fate la fine dell’Iran ancor prima di iniziare a giocare. nic—

        Perché, che fine ha fatto l’Iran??!!:-)

        —Invece i vostri eroici guardaboschi in vespa, supportati dai vigili municipali sulla nuova panda 4×4, avanguardie armate della massa d’impatto dei forzanuovisti fraternamente uniti agli sfasciatutto black block, le nuove br e 4 leghisti vestiti da crociati, tutti coordinati dal KGB di Putin, con un geometrico blitz occupano simultaneamente tutte le basi nato/usa nucleari.
        In 5 minuti siete già una superpotenza atomica capace di radere al suolo almeno tutta Europa, senza tanti sprechi in ricerche, che già si sa dove finirebbero i soldi.—

        Geniale!!!:-)

        —Segue la conseguente immediata espulsione dall’euro, dall’Unione Europea, dall’ONU (che non serve a niente) e soprattutto dal WTO e dal FMI… anche dall’unicef, la FIFA (questo potrebbe generare gravi proteste interne) e dai giochi olimpici.—

        Sì, ma le inevitabili “gravi proteste interne” a seguito dell’espulsione dalla FIFA il buon Peucezio sa come trattarle, lo ha scritto:-).

        —-Gli “extracomunitari” si auto espluseranno con entusiasmo quando, il giorno dopo il blitz, il 95% delle imprese “nazionali” fuggiranno all’estero e l’economia si fermerà cosi come il traffico.
        Tornerete anche geneticamente puri più che i mongoli. —

        Mmmmm…mi sa che sottovaluti il buon Peucezio quando presumi che lascerebbe andar via noialtri extracom, invece di farci lavorare…in catene. Poi, per la “purezza della razza italica” non ti preoccupare, possiamo sempre essere sterilizzati, cribbio!:-)

        —-Insieme agli impresari del mady in italy ed immigrati immagino che tenteranno la fuga verso l’africa o i balcani anche il 90% dei patrioti nazionali in zattere, canotti e tappetini da spiaggia.—

        Questo è poco ma sicuro.

        —-Potreste accelerare l’esodo con la espropriazione delle flotta Costa o viaggi omaggio.—

        Ma no, meglio sparare loro alla schiena, stile Vopos…sai, i morti non possono poi parlar male all’estero del Glorioso Governo Autarchico Italico.

        —I 4 o 5 milioni di italiani restanti, quasi tutti ultrasettantenni, non avranno bisogno di tante università, neppure di scrivere e leggere ed ancor meno di turisti d’elite a rompere i coglioni. Con 1 capra e 8 galline, l’orticello, un po’ di legna e acqua buona si vive superbamente in perfetta autarchia. —

        Sì, basta che l’INPS Autarchico continui ad erogare loro le pensioni, però…sai, mi sa che tu sottovaluti troppo le esigenze dei cari ultrasettantenni italici. A meno che al buon Peucezio non salti in testa di elevare l’età pensionabile a…diciamo 150 anni:-)…naturalmente con immediato effetto retroattivo :-)…a quel punto vedresti i cari ultrasettantenni contendere ai giovani il primato di velocità sul gommone:-)

        —-E non mi preoccuperei delle brutture architettoniche cittadine, perché le città ormai inutili e abbandonate verranno poco a poco invase dalla vegetazione e si dissolveranno ancor meglio che Phnom Penh.—-

        Ma no, ma quale invasione dalla vegetazione…vi si mandano a pascolare gli extracom in catene…così si risparmia sul loro vitto, cribbio!:-):-):-)

        —-Ritvan, l’Albania aveva qualche arma o progetto nucleare?–
        No, come mi pare di aver già scritto nei commenti ad un altro post, Il Faro Marxista-Leninista Sulle Sponde Dell’Adriatico:-) basava la propria capacità di respingere “l’invasione congiunta NATO-Patto di Varsavia” (sic!) sui circa 150 000 Gloriosi Bunkers Di Cemento Armato disseminati nel Paese. Però, dopo la caduta del regime, voci non meglio identificate e beninformate in proposito hanno raccontato ai giornali che il caro Tirannosauro rosso albanese aveva chiesto a suo tempo al suo caro fratello&kompagno Mao qualche bombetta atomica, così, solo per spaventare NATO+Patto di Varsavia, ma aveva ricevuto un netto rifiuto.

      • Peucezio scrive:

        Nic,
        la Francia, Israele, la Russia, la Cina, l’India, che fine hanno fatto? Fra un po’ ci si mettono anche Turchia, Brasile…

        Nic:
        “Perché, che fine ha fatto l’Iran??!!:-)”
        Stavo per fare la stessa domanda. Semmai abbiamo visto che fine hanno fattoo Iraq, Afghanistan, Libia, Serbia che l’atomica non ce l’avevano.

      • Ritvan scrive:

        —Semmai abbiamo visto che fine hanno fattoo Iraq, Afghanistan, Libia, Serbia che l’atomica non ce l’avevano.—
        1. L’Iraq si è liberato da un tiranno pazzo, sanguinario e guerrafondaio e sta cercando di costruire una forma di governo un po’ più civile.
        2. L’Afghanistan idem, tranne per il fatto che lì il tiranno non era uno solo, bensì un’intera setta religiosa.
        3. Visto che Gheddafi è stato abbattuto dalle tribù della Cirenaica non credo che l’eventuale possesso dell’atomica avrebbe fatto differenza…oppure ti sarebbe piaciuto tanto un bel fungo atomico su Bengasi?:-)
        4. Non mi risulta che la Serbia abbia fatto alcuna “fine”: è uno Stato democratico, abbastanza prospero e candidato a entrare nell’UE….Aaah, ma forse tu ti riferisci alla “perdita” del Kosovo, a favore dei biekiSSimi muSSulmani:-) albanesi? Ti ricordo che il suddetto Kosovo la Serbia l’aveva “vinto” nel 1912, a seguito di una guerra vittoriosa….sai, in questo porco mondo è un po’ come a poker, a volte si vince qualcosa e a volte si perde qualcosa…l’importante è non restare in mutande e non mi pare sia questo il caso della Tua Amata Serbia….

      • daouda scrive:

        Peucezio allora vedi che tu sei solo un millantatore?

        Come puoi essere a favore del nuclerare? come puoi non renderti conto che seguire determinate dinamiche comporta lo sradicamento totale, l’effluvio alienante e la definitiva perdita di sé stessi, che è la “cosa” più importante.

        Non ti rendi conto che ciancì a vanvera? Che fantastichi come un bamboccio? che usi gli stessi mezzi del nemico per combatterlo?
        MA CHE CAZZO TE SCRIVI STE STRONZATE!!Con che dignità fai poi i discorsi che fai?

        Ma la cosa più esilarante di tutte, e svela davvero la tua fallace concezione di cosa sia veramente tradizionale , non solo sul piano veritativo e principiale ( la Sophia perennis ), ma anche sulla semplice continuità/stabilità consuetudinaria che ti è cara, è la non comprensione di cosa stiano compiendo i Putin o gli Chàvez di turno, di quale progetto adempiano.
        Ben ti stà addosso l’estrema destra.

        Senza entrare nel merito delle cose che enuclei , alcune interessanti altre completamente idiote, che nel complesso distruggerebbero l’Italia ( nota bene che solo ora tra parentesi faccio presente la loro intrinseca irrealizzabilità utopica ).
        Alcune proposte sono proprio da comunista Peucezio, come la tua visione del tradizionalismo, molto comunitarista ergo umanista ergo IDIOTA.

        Mi spieghi perché poi blandisci tanto la spada contro gli stati uniti se sono essi, ora come ora, che ti parano il culo.
        Come cianci di nuclerare in termini grettamente utilitaristici, analogamente dovresti valutare la congiuntura attuale con lo stesso metro ( tenendo presente la storia che la ha determinata ). Fai due pesi e due misure e ciò fà schifo.

        x Mauritius:

        Stamparsi da soli le monete è irrazionale. La situazione attuale , se ciò accadesse, sarebbe da rimpiangere.

        E’ che la gente non comprende più cosa è salutare e cosa no, non ha più cognizione della temporalità né ha più senso di responsabilità.
        Per questo il collasso è un problema per una popolazione TRAVIATA e RESA inetta e vile, ma che colpevolmente ha imparato a compiacersene.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “penso che decenni di svalutazione degli Stati nazionale attraverso il ricordo (per carità giustissimo) del molto male che hanno fatto”

    I “ricordi” sono sempre ricostruzioni artificiali e politiche; e credo che i “ricordi” di cui parli valgano quasi solo per la Germania: anche l’Italia se l’è cavata spacciandosi per vincitrice della Resistenza. Se pensiamo poi alla Francia, all’Inghilterra, ecc. i cittadini credono che i loro “Stati nazionali” abbiano fatto un gran bene: poi esistono anarchici e cattolici tradizionalisti che non saranno d’accordo, ma sono irrilevanti.

    La svalutazione dello Stato nazionale fa parte del processo generale di demolizione della democrazia sostanziale, che coincide con il suo trionfo formale.

    • PinoMamet scrive:

      Sarà che io dell’Italia intesa come stato-nazione sono abituato a sentir parlare, ormai, quasi esclusivamente male!

      Può darsi benissimo che francesi e britannici siano attaccati solo da una parte (quella, per semplificare, “terzomondista”) e per il resto possano continuare a credere, come in fondo piace a tutti, che il loro rispettivo Stato abbia fatto un gran bene; l’Italia invece è attaccata da destra, anzi da varie destre (“è troppo poco unita!”, “lo è troppo!”, “è stata unita a forza!” “manca di orgoglio nazionale” “non siamo all’altezza dei nostr icompiti” ecc.) da sinistra (“abbiamo sparato ai negri” “abbiamo avuto Mussolini” “siamo razzisti verso gli immigrati”) da sopra (“siete negri”) da sotto (“siete colonialisti”)

      naturalmente non credo che tifare per l’Italia ai Mondiali risolva i problemi economici
      (neanche tifare Francia, però!)
      ma noialtri sembra che ci si voglia consegnare con le mani legate a chiunque:
      “per favore, smontateci questo paese… non importa cosa venga dopo, basta che non sia l’Italia!”

      • Francesco scrive:

        NON ESAGERIAMO

        io voglio essere un Land meridionale o un altro Portorico, al limite limite un nuovo Cantone o un suddito di Sua Maestà britannica

        se mi offrissero di essere aggregato alla Francia o alla Libia non credo accetterei

      • PinoMamet scrive:

        Francesco

        deve essere proprio una mania di voi lombardi, quella di sognare “il cantone svizzero”
        (dove lavora, come contrappasso, un mio amico lombardo, guardato con vivo sospetto in quanto “meridionale”, alias lombardo, e ostacolato da un’assurda legislazione elvetica a favore dei lavoratori autoctoni, che gli svizzeri per primi poi cercano di aggirare… per poter assumere proprio gli italiani, tanto vituperati, ma alla fine della fiera gli unici bravi nel proprio lavoro…
        e si deve sorbire le signorotte barricate in villa che dicono “sa, c’è certa in gente in giro, romeni, albanesi… italiani! non si sa mai!”)

        comunque, se per caso la tua nuova Svizzera o il tuo Land meridionale sconfinasse a Sud del Po, avvertimi che scappo 😉

      • Francesco scrive:

        mi gioco il cappello (cit.) che ci sarebbe la corsa a farsi landizzare (o cantonizzare) se la prospettiva diventasse seria

        già mi vedo il Canton Federico con capitale Palermo

  7. maria scrive:

    Considerando che lo slogan TINA è legato a uno dei miei personaggi storici di culto, Margareth Thatcher, mi sento in dovere di intervenire

    maria
    invece ti devi accontentare della Fornero 🙂

    • Francesco scrive:

      a proposito, cosa ne pensi della lotta libera femminile nel fango a tre che ha sostituito le barzellette di Silvio?

      PS accontentarsi mai, si aspetta acquattati in agguato

    • Sculacciatopi scrive:

      Cara Maria penso tu abbia centrato in pieno l’animo di “fascista su Marte” del buon Francesco…ma sei un pochino perfida a proporgli la Fornero al posto di Margareth Thatcher o non hai capito, in quanto donna, le vere pulsioni di un “fascista su Marte”, procediamo.
      Nell’immaginario erotico di un “sinistro corretto” le donne sono tutte più o meno normali magari anche un poco porcelline, nell’immaginario di un “fascista su Marte” la donna è l’angelo del focolare, così per la nota legge dei contrarti capita quanto segue:
      – un “sinistro corretto” alla fine si accoppia con una ragazza di comunione e liberazione e deve pregare per superare le sue resistenze e spiegarle che lo fà per render grazia a Dio;
      – un “fascista su Marte” passa invece le notti a sognare la Signora Margareth Thatcher vestita di cuoio che lo frusta sulle natiche nude.
      In quanto alla Fornero rappresenta un caso a se marcatamente asessuato, unica sensazione è che sia il tipo di donna che ti fà mettere le pattine appena entri in casa.

  8. PinoMamet scrive:

    Ma poi qualcuno mi spiega perché per gli economisti è sempre tutto inevitabile?
    Prima è inevitabile fare dei debiti perché è l’economia, baby, dopo è inevitabile pagare i debiti a prezzi da strozzino perchè “ormai abbiamo sbagliato, non dovevamo farli”…

    fate un po’ voi,
    io voto Rivoluzione.

    • Peucezio scrive:

      Perché il compito degli economisti è quello di fornire a posteriori un supporto teorico (pretestuoso e costruito alla cazzo di cane, ma basta che abbiano accesso alla stampa, all’editoria e all’insegnamento universitario, perché le cazzate acquisiscano autorevolezza) ai poteri e agli interessi in ballo.
      L’economia non è una scienza imperfetta, è una scienza inesistente, perché pretende di modellizare meccanismi non modellizzabili: ha la stessa credibilità di una meteorologia che volesse prevedere il tempo che farà fra vent’anni; ma, a differenza della meteorologia, non riesce neanche a prevedere quello che succederà il giorno dopo, proprio perché è il risultato di scelte umane e come tali mai del tutto prevedibili.
      E’ molto più autorevole l’astrologia o, chessò, la frenologia del ‘700 della cosiddetta scienza economica.

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Peucezio

        🙂 🙂 🙂 🙂

        Ciao!

        Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        non sono completamente d’accordo con Peucezio

        😀

      • daouda scrive:

        Falso.

        Leggiti dei veri economisti come Rothbard, Von Mises, Hoppe e capirai che hai dei filosofi applicati all’economia.

        Non che l’economia come scienza sia importnate, essendo la sua esistenza possibile solo in questi tempi , ma se fedele ai principi è scienza.

        Il problema dei succitati e quando sconfinano in campi a loro non propri o vogliono rendeere l’economia indipendente dalle altre scienze.

        Ma Marx, Keynes , friedman e tutti gli altri ebeti sono millantatori e ciarlatani, questi no.

  9. Pingback: TINA nel paese di Fiscal Compact- Rivistaeuropea

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “Sarà che io dell’Italia intesa come stato-nazione sono abituato a sentir parlare, ormai, quasi esclusivamente male!”

    Beh, io abito in Toscana 🙂

    Nel resto d’Italia, forse confondi il mugugno autolesionista che è una caratteristica nazionale: oggi va meno di moda, ma quando ero molto giovane, sentivo tanti dire, “la democrazia è una bella cosa, ma per scandinavi e inglesi, qui in Italia ci vuole il pugno di ferro”.

    Però la critica allo Stato-Nazione mi sembra una cosa piuttosto recente, inaudita (anarchici e cattolici tradizionalisti esclusi) fino all’avvento della Lega.

  11. Miguel Martinez scrive:

    Per lamb-O

    “Se non c’è realmente alternativa, una simile mentalità sarebbe inoperante. Quindi, l’alternativa c’è o non c’è?”

    Probabilmente ci sono molte alternative in termini monetari, di sovranità nazionale. Me ne viene in mente qualcuna, in ordine assolutamente sparso e senza certezze assolute, perché non sono il mio campo:

    1) l’alternativa all’acquisto di 100 aerei F35 esiste, e consiste nel non firmare

    2) l’alternativa alla presenza in Afghanistan esiste, tutti a casa

    3) l’alternativa al TAV esiste già

    4) su scala ben più grande, scommetto che se si dice alle banche, “pagheremo la parte che ci va dei debiti”, quelle si metteranno a negoziare

    5) l’alternativa alla competizione tra lavoratori italiani e lavoratori cinesi (che stanno anche diventando più bravi di quelli italiani) c’è, e sarà qualche forma di protezionismo (non sto dicendo che sono favorevole, dico solo che l’alternativa esiste).

    Noi sappiamo che nessuna di queste alternative sarà messa in pratica, e uno dei motivi è che “non c’è alternativa”.

    “Inoltre non so cosa sia questo abisso – la cosa può essere ritenuta spiacevole, ma la democrazia è nota per collassare da un paio di millenni e mezzo, anche quando più semplice e meglio gestita delle attuali.”

    🙂

    Distinguiamo tra due fenomeni correlati: il collasso del sistema socioeconomico occidentale, e il fatto che la democrazia cessa di esistere a causa di tutta una serie di meccanismi mediatici, finanziari, politici, ecc., un argomento che non approfondisco qui perché ne parlo spesso.

    • lamb-O scrive:

      Gran parte di queste proposte richiede protezionismo, o fregarsene di trattati internazionali: insomma di un poco di autarchia e di un giro di vite autoritario. D’altronde gli Occupy-qualcosa e manifestanti analoghi non chiedono altro che “protezione” e “tutela”, ovvero un governo draconiano, anche se non riescono a essere espliciti.

      Peraltro, è un’alternativa che ad oggi può benissimo prevalere. Va bene a tutti? Siamo tutti d’accordo?

      • giovanni scrive:

        “Gran parte di queste proposte richiede protezionismo, o fregarsene di trattati internazionali”
        le prime quattro non sono nè protezioniste nè obblighi di trattati internazionali* sono esclusivamente scelte politiche che vengono imposte con la forza e col paravento ideologico della TINA, ergo la “gran parte” te la sogni tu.

        * la quarta addirittura non solo è un’alternativa possibile ma è ESATTAMENTE quello che è successo con la Grecia, dove volenti o nolenti le banche hanno dovuto scegliere se aderire al dimezzamento di valore dei buoni greci, o non avere niente, e, toh, hanno riconosciuto che l’alternativa era meglio della fine della Grecia.
        Per cui l’alternativa non solo c’è, ma alla fine è l’unica vera fine possibile della crisi del debito pubblico, ovvero riconoscere che i titoli di stato dei PIGS non verranno MAI ripagati per intero, ergo prima lo si riconosce e ci si accorda su quale parte è persa per sempre, meglio è per tutti. Se si è arrivati a un passo dal baratro è stato proprio per l’idiozia della TINA, che ha imposto come pensiero unico che la Grecia dovesse pagare tutto il debito senza sconti, ben sapendo che è impossibile. Se la crisi si fosse affrontata due anni fa, alle prime aste folli dei titoli greci (quale stato al mondo potrà mai ripagare titoli decennali con interessi a due cifre? Neanche una CIna che andasse avanti all’infinito con la crescita attuale!), con un maxiprestito che bloccava per qualche mese l’emissione di nuovi titoli di stato e contemporaneamente riforme incisive, ma non depressive, come sono state quelle attuate fino ad oggi, la crisi non sarebbe mai scoppiata.

    • Francesco scrive:

      Miguel

      difendo la categoria e ribadisco che gli economisti hanno esplorato le conseguenze delle alternative.

      5) Citando un presidente messicano che parlava agli USA: o prendete le nostre merci o prendete i nostri immigrati, non potere pensare che staremo qui tranquilli a fare la fame. E’ abbastanza chiaro ed evidente? Il protezionismo distrugge una quantità immensa di ricchezza, molta più di quanta ne crei (infatto la prima è maggiore efficienza, la seconda rendita).
      4) Tutti possono smettere di pagare i debiti, poi vediamo come funzionerà un sistema privo di fiducia e di credito.
      3) anche l’asino è un’alternativa al TIR ma credo non generi altrettanta ricchezza
      2) verissimo, concordo, vedremo cosa succederà tra poco
      1) a parte che abbiamo già firmato, in un mondo multipolare è meglio avere 100 F35 che non averli, mi sa tanto. dà un altro tono alle tue dichiarazioni politiche, qualunque cosa tu dica (Teddy Roosvelt, again)

      • Roberto scrive:

        D’accordo su tutto trannalche sul punto 1. I cento f35 sono oggettivamente inutili

      • Francesco scrive:

        x Roberto

        dillo al governo dello stato del Kerala, che ci sta dando una lezione su quello a cui servono gli F35

        sarà un caso che i soldati sequestrati siano italiani?

      • Roberto scrive:

        No non è un caso ma non è legato allo scarso potere dissuasivo del glorioso esercito italiano ma ad una certa signora che diciamo non riscuote la simpatia di tutti gli indiani. Francamente non sarebbe cambiato nulla nemmeno se fossimo una potenza nucleare quindi figurati che cambiavano cento aerei

      • Francesco scrive:

        caro Roberto

        non voglio spacciarmi per un esperto di politica indiana ma dubito che avrebbero rotto i coglioni a dei militari francesi, anche se avessero avuto una Soniette Gandì tra i piedi

        però non posso certo esserne certo (!)

      • Ritvan scrive:

        —sarà un caso che i soldati sequestrati (in India-ndr.) siano italiani? Francesco—

        —No non è un caso ma non è legato allo scarso potere dissuasivo del glorioso esercito italiano ma ad una certa signora che diciamo non riscuote la simpatia di tutti gli indiani. Francamente non sarebbe cambiato nulla nemmeno se fossimo una potenza nucleare quindi figurati che cambiavano cento aerei. Roberto—

        Robby, o che tu mi fai il komplottista??!! Ma mica è colpa dei biekissimi odiatori della italiana Gandhi:-) se un’altra nave (greca, mi pare) che era nei paraggi fece orecchie da mercante ai messaggi radio indiani e l’unica “preda” disponibile (fin troppo, ai limiti della fessaggine) rimase la nave italiana?

        P.S. Sull’ininfluenza della potenza dell’esercito italiano sul caso, invece, sono d’accordo con te: gente che convive da decenni con una potenza nucleare ostile alle proprie frontiere del nord se ne frega altamente di quanti aerei abbia l’esercito italiano.

      • Ritvan scrive:

        —–non voglio spacciarmi per un esperto di politica indiana ma dubito che avrebbero rotto i coglioni a dei militari francesi, anche se avessero avuto una Soniette Gandì tra i piedi però non posso certo esserne certo (!) Francesco—-

        Io credo di sì, invece, se i francesi fossero stati così coglioni da consegnarsi spontaneamente alla giustizia indiana.

      • Roberto scrive:

        Francesco, qualche giorno dopo l’arresto degli italiani un cargo indiano ha affondato nella stessa zona una barca di pescatori ammazandone quattro. Il comandante del cargo è stato sentito e rilasciato. Ora io sarò anche complottista ma sono strasicuro che in questo momento essere italiani non è un gran vantaggio per i marò, e se fossero stati francesi nessuno se li sarebbe filati (inglesi a morte, invece). Sulla dissuasione concordo con Ritvan ed in più la dissuasione serve esclusivamente:
        1) con gente ragionevole
        2) per questioni importanti (non una miniscaramuccia in mezzo al mare)
        3) se sei veramente grande grosso e cattivo

      • Roberto scrive:

        Ritvan non sono complottista Sonia Gandhi è da tempo oggetto di ferocissimi attacchi in quanto “non hindu”. Attacchi evidentemente strumentali da chi non ama troppo l’idea che i figli abbiano troppo successo 🙂 ma che hanno un facile terreno di cultura nel nazionalismo hindu. Tempo fa fece scandalo una foto di sonia che teneva un foglio scritto in caratteri latini. Istruzioni del Vaticano o di una potenza straniera? No il suo discorso in hindi traslitterato 🙂

      • Ritvan scrive:

        Roby, quando parlo di “komplottismo” non intendo certo negare quello che pensano di Sonia Gandhi i nazionalisti indu. Intendo dire che, con tutta probabilità, se quella – chiamiamola eufemisticamente così – ingenuità (ovvero il rientro nel porto indiano) l’avesse commessa una nave di qualsiasi altro Paese (magari solo americana o russa esclusa), gli indiani si sarebbero comportati nello stesso identico modo. Volevano un capro espiatorio per la morte di quei pescatori e l’hanno avuto…che poi il “capro” fosse compatriota della detestata Sonia aggiunge solo il dilettevole all’utile:-).

      • Roberto scrive:

        Non avevo capito, ritvan. Detta così sono d’accordo.

      • PinoMamet scrive:

        Io me so’ letto un po’ di commenti agli articoli del Times of India.
        Dopo di che ho scoperto che in India il giornale è sputtanatissimo e considerato adatto a deficienti (diciamo tipo Libero?), quindi prendiamolo con le pinze.

        In effetti moltissimi commentatori confermavano l’opinione: o erano davvero deficienti, o moltissimo in malafede. Non saranno rappresentativi del sentire dell’indiano medio, ma penso che potrebbero servire da termine di paragone per l’indiano “truzzo” o ignorante (che ho il sospetto essere una discreta percentuale).

        I commenti tipo “Sonia Gandhi tornatene al tuo paese con il tuo bastardo (scil. il figlio Rahul)” andavano per la maggiore; anche molti i commenti ferocissimi al fatto che un vescovo locale (visto che i pescatori erano cristiani, come molti nel Kerala peraltro) avesse fatto una dichiarazione che a me sembrò solo molto genericamente distensiva, che lì venne letta così “il vescovo venduto ai suoi veri padroni del Vaticano tradisce il nobile popolo indiano”.
        Poi tutta la solita solfa su mafia pizza e spaghetti. Infine continui accenni al fatto che l’Italia sarebbe in bancarotta e dipenderebbe dai tedeschi (a me sembra al contrario che l’Italia abbia un grosso debito pubblico e i tedeschi le stiano ciucciando soldi, che non è esattamente la stessa cosa) mentre l’India sarebbe una potenza emergente, che tradotto per le menti dei lettori del Times of India significherebbe che loro adesso sono ricchi mentre noi saremmo alla fame. Vabbè.

        (Per correttezza: altrove ho letto commenti di indiani informati, corretti, e non razzisti. Anzi, questi ultimi dicevano che nel loro paese l’Italia e gli italiani sono abbastanza popolari).

        Insomma, mi sono fatto l’idea che, avuta l’occasione, il governo locale del Kerala ci si sia buttato a corpo morto per guadagnare punti elettorali mostrandosi forte, “cazzuto”, incorruttibile e così via.
        Dico incorruttibile (cosa che i commentatori del TOI ci tengono a sottolineare, “non come voi italiani”: ari-vabbè) perchè il capoccia è cristiano pure lui.
        E uqesti prima sbraitano che l’ambasciatore italiano deve incontrare le famiglie dei defunti e pagarle (anche se ancora non si è fatto il processo!), poi quando lui tenta di farlo lo bloccano per paura di passare per corrotti
        (gli altri commentatori, quelli corretti, sottolineano infatti che il tema della corruzione è in India scottante quanto in Italia).

        In questo caso i polli sono stati i nostri marinai che sono tornati indietro da bravi anzichè fargli una pernacchia e restarsene in acque internazionali come hanno fatto tutti gli altri.

        Ma noi italiani siamo cattivi, colonialisti, e parenti di Sonia Gandhi, quindi verranno condannati.

      • PinoMamet scrive:

        Su Sonia Gandhi e figlio non so niente, però due considerazioni:

        lui effettivamente sembra molto un italiano, non di quelli normali, bensì di quelli particolarmente pirla; magari mi sbaglio.

        Lei dopo trecentomila anni che sta in India almeno l’alfabeto hindi (non voglio mica osare dire un’altra lingua locale, eh? anche se lì ci tengono parecchio) poteva impararselo.

      • Roberto scrive:

        Pino, non posso scagliare la prima pietra visto che quando mi è capitato di fare discorsi in inglese mi sono scritto alcune …ehm… Numerose parole in fonetico 🙂 mo’ chiedo ai miei contatti indiani che ne pensano dell’hindi di Sonia gandhi

      • PinoMamet scrive:

        Potrei sentire anche i miei sulla vicenda, non l’ho ancora fatto perchè la cosa sta avendo più risalto adesso che nei giorni passati;
        perchè stanno in tutt’altra parte dell’India; e anche per non fare domande che possano risultare sgradevoli
        (non sarei mai un bravo giornalista).

        Mi ricordo però che erano abbastanza imbarazzati e tendenti al glissato quando gli chiesi come mai adesso Madras si chiama Chennai.
        Ci sono sotto lotte localistiche vs centralistiche che i leghisti al confronto sono una farsa (vabbè, i leghisti sono una farsa e basta) e i soliti complicatissimi rapporti indiani tra comunità diverse, mi sa.

        (Anche i Sikh, stra-apprezzati da queste parti, sono divisi in vari gruppi- prima di tutto “turbaned” vs “shaved”- con vari gradi di amicizia-identificazione con gli induisti, e questi, a quelli che ho capito, a volte lli giudicano, letteralmente, “i difensori della nostra fede”, altre volte dei terribili eretici pseudo-islamici, specialmente i seguaci del gruppo-corrente-partito riformista-barra-integralista Akali; con tutto un corredo di scontri anche cruenti e alleanze ecc. ecc.)

    • Francesco scrive:

      4) immaginiamo che il governo italiano dica alle banche francesi e tedesche quella roba lì. secondo te cosa succede? per me sarebbe un “vivere in tempi interessanti”

      5) il protezionismo NON sposta il problema dell’oggettivo contrasto di interessi tra operai cinesi e operai italiani. serve solo a far spostare operai ciensi invece di merci fatte in Cina

  12. Miguel Martinez scrive:

    Parlavo di protezionismo, una proposta che non necessariamente condivido, ma è un interessante esempio di come la questione della “mancanza di alternativa” sia sostanzialmente ideologica.

    “Libertiamo” è un sito appunto liberista.

    http://www.libertiamo.it/2012/03/03/complottismo-e-leggende-metropolitane-strategie-di-resistenza/

    Claudia Biancotti, che lavora presso la Banca d’Italia, dice che:

    1) il protezionismo è sbagliato perché i suoi sostenitori spesso usano una “simbologia che richiama il fascismo”, che a me sembra un argomento del tutto irrilevante;

    2) il protezionismo è sbagliato perché:

    “Non è necessario essere professionisti del settore per capire che imprese protette dalla pressione concorrenziale, nazionale o internazionale che sia, tenderanno a mettere sul mercato prodotti di minore qualità e con prezzi più alti rispetto al caso in cui debbano competere. Sarà minore anche la tensione all’innovazione, quindi più lento lo sviluppo: per un appoggio accademico, si può ad esempio cominciare da qui, esplorando anche la bibliografia del lavoro. È anche piuttosto intuitivo il ragionamento secondo cui si possono facilmente creare malsane collusioni tra imprese che hanno interesse ad essere protette artificialmente e gli esponenti politici che hanno il potere di decidere chi proteggere.

    Non tutte le preoccupazioni espresse nei volantini [dei protezionisti] sono fuori luogo; il desiderio di veder eccellere le imprese del proprio Paese è comprensibile e condivisibile, così come è giusto adoperarsi per la simmetria delle normative doganali. È però opportuno segnalare che il protezionismo non risolve alcun problema, almeno nel contesto delle nostre economie avanzate; e che non c’è modo più efficace di migliorarsi che mettendo tutte le proprie energie nel vincere una gara sempre più difficile.”

    Cioè, bisogna tenersi il “mercato aperto” perché alla signora Biancotti piace mangiare il popcorn mentre applaude la gente che mette ” tutte le proprie energie nel vincere una gara sempre più difficile”, e se non c’è una concorrenza continua, non avrai prodotti sempre migliori, e ci sarà “uno sviluppo più lento”.

    Non dico che abbia torto, semplicemente non c’è nulla di inevitabile in tutto ciò. E’ che a lei piace lo sviluppo veloce, cambiare continuamente prodotti e ammirare la “gara”.

    Ad altri, piacciono altre cose.

    • Peucezio scrive:

      Il solito limite di questo tipo di approcci (come di quelli opposti, d’altronde: è chiaro che chiudere totalmente le frontiere alle merci e attuare un isolamento assoluto avrebbe una serie di conseguenze alla lunga rovinose) è il dogmatismo.
      Un approccio che protegga la propria economia, senza isolarla e senza uscire dalla competizione intenrazionale, cioè una posizione pragmatica e funzionale, è considerata eretica, perché il liberismo, il mercatismo, la libera circolazione sono articoli di fede. Esattamente come lo era il materialismo dialettico e la proprietà pubblica.

    • Peucezio scrive:

      Ho dato solo ora un’occhiata al link, che è una vera perla di autorevolezza accademica.
      la grande scienziata che ci dispensa il suo sapere, ci ammonisce che dobbiamo temere, fra gli altri:
      “Il culto della razza padana, misto a conservatorismo sociale becero.
      Testimonial: il vostro leghista di fiducia, purché preso tra i ranghi dei predicatori esaltati o finti tali. Un valido candidato è Giancarlo Gentilini: potete vederlo qui mentre invoca la “pulizia etnica” contro gli omosessuali (gli segnaliamo, comunque, che non è molto probabile che esista un’etnia gay, per ovvie ragioni), qui mentre suggerisce di uccidere i bambini zingari, e qui mentre addirittura sostiene che è cosa altamente esecrabile avere cani stranieri, perché occorre rispettare (sic) “l’economia floreale”.”

      Come non inchinarsi di fronte al verbo della scienza economica, che ci insegna che nell’epoca attuale attaccare i froci non sta bene, cosa che di nostro non avremmo mai sospettato.

    • Francesco scrive:

      disconosco la tizia in questione, sta all’economia come Dida alla difesa del Milan dopo il petardo nerazzurro

      pessimi argomenti per sostenere un punto banale quanto sacrosanto, diciamo pure vero così tagliamo la testa alle polemiche

      sarà una che aspira all’originalità

  13. mirkhond scrive:

    Ad altri, piacciono altre cose.

    E purtroppo non sanno come difendersi da ciò che piace alla signora Biancotti.

  14. mirkhond scrive:

    Concordo poi sul fatto che l’inevitabilità sia più un’ideologia, ma sul caso della tav ho la sensazione che vi siano anche colossali interessi economici su cui debbono mangiare tutti i partiti “nazionali” lega inclusa e che un tempo avrebbe forse cavalcato la protesta valsusina….

  15. maria scrive:

    Non dico che abbia torto, semplicemente non c’è nulla di inevitabile in tutto ciò. E’ che a lei piace lo sviluppo veloce, cambiare continuamente prodotti e ammirare la “gara”.

    Ad altri, piacciono altre cose.

    maria

    io non ho mai capito bene cosa significhi gareggiare, a parte lo sport, giusto ieri la ministra cancellieri diceva che “bisogna mettere le donne in condizioni di competere”
    Dai diritti sociali e di autodeterminazione alla competizione, francamente preferivo il tanto vituperato Novecento:-)

    • Francesco scrive:

      provo a spiegartelo: immagina di aver bisogno di comprare una automobile e di guardare cosa offrono i concessionari

      una Golf a 25.000, una Punto a 19.900, una Dacia a 12.000

      ora, se hai soldi prendi la Gold, se hai pochi soldi prendi la Dacia, in ogni caso la Fiat ha perso la gara

      • Kjai scrive:

        veramente io prenderei la Dacia comunque, perché buttare al cesso 8 o 13 mila euro senza ragione?
        La competizione è solo l’ennesimo dei tanti TINA.

      • Roberto scrive:

        Dipende magari la punto è superaccessoriata con interni fantastici, consuma nulla e non si romp mai. Potrei aver voglia di comprarla anche se ho soldi per comprare la golf… Vabbé una Fiat così esiste solo nel blog 🙂

      • Francesco scrive:

        x Roberto

        in verità potrebbe esistere anche nel mondo reale

        se importare automobili fosse proibito, la Punto sarebbe l’auto coi migliori interni, il minor consumo, la maggiore affidabilità e il minor prezzo.

        essendo l’unica automobile, naturalmente

        x Peucezio: lo stesso vale per i carri armati, i pezzi di artiglieria, gli aerei e elicotteri e gli altri strumenti di potenza nazionale, con gli effetti che si possono immaginare

      • Francesco scrive:

        x Kjai

        quella cosa sulla competizione mi interessa; come faresti vivere diverse imprese/artigiani in un modo diverso dalla competizione?

      • daouda scrive:

        Se gli fai un esempio così “astratto” Kjai non capisce.

        Fai meglio a fargli presente che il concetto di competizione permette la valutazione meglio/peggio ma forse lui è ancora uno di quei tipi che qualsivoglia evento gli risulta indifferente essendo giunto all’atarassia stoica.
        Gli si potrebbe dire che , a rigore, non ha senso esser sani senza accettare la competizione e l’efficienza.

        Fai meglio a dirgli che lui è quel che è perché un altro speermatozoo non è giunto nell’ovulo.
        Chissà se sarebbe stato meglio?

  16. mirkhond scrive:

    “Però la critica allo Stato-Nazione mi sembra una cosa piuttosto recente, inaudita (anarchici e cattolici tradizionalisti esclusi) fino all’avvento della Lega.”

    Per quanto riguarda l’Italia concordo, e posso testimoniare l’ostilità, l’incomprensione, il sarcasmo stupido di tanti MERIDIONALI verso i loro concittadini, corregionali e connazionali che, pur non volendo dividere l’Italia di OGGI, ne facevano rilevare criticamente le modalità in cui fu fatta ieri.
    Ciò a dimostrazione, almeno per il Regno di Napoli che c’era un dì, che da noi la gente si affezione sempre al violentatore straniero di ieri, per difenderlo acriticamente da quello di oggi, magari la lega nord….

  17. rossana scrive:

    Azzardo un pensiero.
    Forse ciò che andrebbe ripensato è il cosa rappresenta il “confine”per il nostro immaginario.
    Se uno Stato è la Legge, cioè quelle norme di convineza applicate su un territorio geografico preciso, stabilito appunto dai confini, questi “confini” sono davvero così precisi geograficamente nella nostra immaginazione?
    Ciò che intendo è che molto prima che sentissi parlare di Europa, qusta esisteva già nella mia mente con un vasto territorio culturale che andava sfumandosi solo verso i confini della Russia con la Cina a est, si fermava al di qua del Bosforo a sud, all’Oceano Atlantico in cui si perdevano le ultime isole del Portogallo a Ovest e a Nord oltre i ghiacci del Polo Nord.
    Ancora oggi, i miei confini europei sono solo confini culturali linguistici.
    Se penso al’Europa disegnata da Bruxelles, sento ancora che i confini europei sono per me sempre gli stessi, e non coincidono con l’Europa dei mercati e del Fiscal Compact.
    ma solo con quella delle varie culture che la compongono nelmio immaginario.
    Se raffronto quindi la “mia” Europa con quella del Fiscal Compact, il conflitto è inevitabile.
    Non tanto su un piano culturale, che è già nella “mia” Europa, ma sul piano della condivisione di uguali leggi rispetto a sostanziali differnza economiche.
    Fra il TINA di Bruxelles e la convenienza per la Fiat di produrre in Serbia, c’è tutta la schizofrenia di un potere decisionale europeo che non considera tanto i confini culturali o linguistici, solo quelli degli interessi econimici.
    Che diventano convenienza o penalizzazione a seconda di quale sia il paese dell’Europa in cui vivi.
    Non mi stupisce che a votare contro il Fiscal Compact sia la Lega, che confonde la simbologia dei confini con la difesa di una cultura posticcia e inventata.
    Mi stupisce che quando si affronta il tema Europa non emerga mai ciò che questa significa per l’immaginario collettivo europeo.
    Cioè quello delle persone.
    Questa forzatura all’aggregazione di Stati sotto un’nica legge, impon con violenza una sottomissione passiva delle culture alla logica dei mercati.
    Mercati che il Fiscal Compact si propone di uniformare pur sapendo di partire da condizioni culturali, linguistiche e economiche diverse nei vari Paesi.
    E tutto questo è possibile proprio perché la Politca è stata defenestrata dall’Economia.
    Quando la Legge prevale sul simbolico di cui si nutre uno stsso popolo che condivide una stssa lingua, si crea una frattura insanabile nel panorama psico-emotivo delle persone.
    Il “cambio di paradigma” in corso, è come un’incursione barbarica su scala europea ad opera di alieni, il cui unico obiettivo è razziare l’oro, dar fuoco alle capanne di paglia dei poveri, violentare la loro terra per imporre un nuovo dio.
    Non vedo come si possa pemsare che tutto questo possa venir acettato senza che vi siano tentativi di resistenza.
    Che non è, per ora, resistenza armata.
    Solo resistenza emotiva.
    Cioè lotta per la sopravvivenza di sé, della propria cultura e della propria lingua.
    Quando togli questo a una persona, qualsiasi persona, ne fai un senza partia.
    Che sta nell’anima, non nei confini di uno Stato.
    Solo in quelli con cui ogni uomo nutre il proprio immaginario per comprendere il mondo in cui vive.

  18. maria scrive:

    Concordo poi sul fatto che l’inevitabilità sia più un’ideologia, ma sul caso della tav ho la sensazione che vi siano anche colossali interessi economici su cui debbono mangiare tutti i partiti “nazionali” lega inclusa e che un tempo avrebbe forse cavalcato la protesta valsusina….

    maria
    Mirk ciò è sicuro ma esistono anche cretini che ritengono un grande progresso per l’umanità quello di far viaggiare le merci ad alta velocità e che sono disposti per questo a dilapidare quattrini, bellezze naturali e vita delle persone.

  19. rossana scrive:

    Vedo con orrore che anche le mie incursioni sono barbariche: una valanga di errori da far paura.

  20. mirkhond scrive:

    Per Maria

    concordo.

  21. maria scrive:

    Non ho mai subito il fascino della nazione, da giovane ero comunista e quindi internazionalista, a fratelli d’italia preferivo l’internazionale e ancora oggi veder cantare il nostro inno nazionale con la mano sul cuore mi mette in imbarazzo quanto meno.

    L’europa invece per me erano i viaggi, le culture, le lingue differenti che avrei voluto parlare,
    la filosofia, la grande musica, gli amici con cui intrattenevo corrispondenza per anni, l’europa era tutto quanto escludeva l’angustia, la supponenza di certa fiorentinità, la ristrettezza mentale, l’autocompiacimento di bellezze che cominciavano peraltro ad essere autodistrutte, e quell’europa includeva o meglio si apriva anche ad altri paesi o culture diverse, ma in un certo senso riuscivo a sentirla e ne subivo il fascino, l’europa dei pallottolieri invece mi è estranea come mi era estraneo lo stato nazionale di allora e di oggi

    • rossana scrive:

      Anche per me l’Europa era (ed è ancora) questo: un panorama mentale con confini che solo la mia immaginazione stabiliva.
      Così oggi immagino cosa sia per l’immaginario/simbolico di tutti gli europei, questa Europa del Fiscal Compact.
      E’ questo che vedo come una barbara invasione aliena, un puro e sterile esprimento burocratico che pretende una Europa delle economie spazzando via come inutile l’Europa della ricchezza delle culture che, sole, fanno corpo unico nella mia mente e forse nella mente di moltissimi europei.

  22. Miguel Martinez scrive:

    Per lamb-O

    “Gran parte di queste proposte richiede protezionismo, o fregarsene di trattati internazionali: insomma di un poco di autarchia e di un giro di vite autoritario. “

    Tieni presente che parlo di protezionismo, non perché io ci creda, ma perché è un’alternativa possibile. Poi – come giustamente ci ricorda Rossana – bisogna vedere anche quali confini vogliamo “proteggere”.

    Però anche in quello che dici tu, non c’è nulla di inevitabile, la signora Tina non c’entra, e questo è il punto fondamentale.

    Poi posso dire che nel merito sono solo in parte d’accordo.

    Certo che il protezionismo implica un certo grado di autarchia: merci che vanno e vengono a/da luoghi relativamente vicini, piuttosto che a/da l’altro capo del mondo.

    Non ho motivo di pensare che un regime del genere sarebbe più “autoritario” di quello attuale. Oggi abbiamo zero partecipazione “popolare” alle scelte politiche fondamentali, che sono regolate – proprio come dici tu – dai “trattati internazionali” e non dagli interessi degli elettori.

    Ogni regime ha i suoi punti duri e i suoi punti morbidi. Immagino che il fascismo fosse piuttosto morbido sulla puntualità o sulle raccomandazioni, mentre puniva duramente le chiacchiere politiche, perché erano obiettivamente pericolose.

    Oggi le chiacchiere politiche sono del tutto innocue, e quindi posso scrivere con maggiore libertà; ma non posso influire concretamente sulle decisioni dello Stato in alcun modo, perché TINA!

    E comunque non dimentichiamo che oggi le pene per i reati ideologico/politici, come la famigerata “associazione sovversiva”, sono molto più severe che sotto il fascismo. Questo articolo risale ad alcuni anni fa, e le cose sono peggiorate da allora:

    http://www.kelebekler.com/occ/repress1.htm

    • lamb-O scrive:

      Non so, se devo rimproverare qualcosa allo stato italiano è di avere coccolato fin troppo il più del suo popolo, ben oltre il sostenibile. Ma partiamo da punti di vista troppo diversi, evidentemente.

    • Francesco scrive:

      Miguel,

      uno Stato che mi impone di comprare le Punto, i computer Olivetti, le stampanti Nonna Mina, le bistecche italiane, l’olio italiano, le camicie italiane, i cacciabombardieri AMX, i carri armati Scatoletta di Tonno, le canzoni di Ligabue, i film di Nanni Moretti e così via è già più autoritario di uno che non si permette di metter becco nei miei acquisti

      e per farlo deve anche impedirmi di votare per un’opzione politica liberoscambista.

      le chiacchiere politiche tornerebbero a non essere innocue, per chi le fa

  23. Guido scrive:

    Qualche pensiero in ordine sparso.

    Rossland ci regala le sue argute considerazioni che mi sembrano talmente giuste ed evidenti che per non condividerle bisognerebbe essere stolti o in malafede. Apprezzo molto questa lucidità e questa semplicità, ma non posso non spostare la mia attenzione e fare a meno di notare come l’abitudine consolidata a pensare in termini di “governamentalità” faccia scattare in automatico le domande, peraltro legittime, di come si possa uscire da questa gigantesca trappola in cui siamo “misteriosamente” incappati. Si chiedono soluzioni.

    La diagnosi è perfetta ma la prognosi è riservata: questa sembra essere la considerazione generale.
    Forse, peccando di astrazione, io preferisco allargare il fascio di luce per cercare di capire quanto sia grande questa trappola e quanto io stesso contribuisca a restarne paralizzato dentro. D’altra parte bisogna pur vivere.
    E allora mi chiedo: non sarà forse la nostra stessa considerazione dell’Economia e della Gestione come scienze “neutre” a far parte del funzionamento del marchingegno? Non sarà forse che la causa della paralisi sia proprio l’abitudine, indotta pavlovianamente e accettata come “naturale”, a non vedere la politicità di ogni elemento della nostra vita? A considerare cose come famiglia, prigione, città, stato, proprietà privata, polizia, esercito, industria, cultura, intrattenimento, sesso, lo stesso linguaggio che usiamo ecc. come elementi neutri da gestire?

    Ci si immagina di poter scegliere tra fattori che producono tra di loro un’incredibile sinergia, ma non ci si accorge che ci viene consegnato un intero pacchetto tutto incluso, in cui la possibilità di scegliere non è prevista.

    Tutto ciò per arrivare anch’io a dire che al momento non c’è altro da fare se non vedere e capire quanto sia grande e potente l’avversario, quali armi possegga, quali siano le sue capacità incantatorie ed elusive, su quanti alleati possa contare ecc. ecc.

    Per usare una metafora immagino la classica trappola per piccole scimmie: una noce di cocco svuotata, contenente una nocciolina e avente un foro grande abbastanza affinché possa passarvi un arto del primate. La scimmietta infila il braccio, afferra la nocciolina ma, essendo il suo piccolo pugno serrato più grosso del buco e non potendo concepire la possibilità di mollare la presa, essa rimane inesorabilmente catturata.

    Forse per reagire bisognerà avere veramente la netta percezione di essere messi all’angolo e di non avere alternative, appunto.
    Serve, adesso, il candore di un bambino che rompa l’incantesimo mostrando la nudità del re. E serve l’astuzia di non fare proclami, di sottrarsi ai luoghi e ai modi e ai ruoli prestabiliti e in cui ci si vorrebbe identificare. Bisogna rovesciare i gioco o quantomeno fare la mossa del cavallo.

    • rossana scrive:

      Guido, leggere il tuo commento mi allarga il cuore.
      E’ ciò su cui mi sto arrovellando: non sarà, appunto, che per ribaltare questa pretesa “neutralità” della “razionalità” dell’economia, dei mercati, ect, abbiamo bisogno di riappropriarci del senso del nostro essere uomini sulla Terra?
      Se l’economia e la finanza non servono a creare benessere e bellezzaper l’Uomo, dove sta scritto che l’Uomo si debba adeguare alle leggi dell’economia e della finanza?
      Al centro di ogni argomentazione umana, deve starci l’Uomo.
      Senza il quale nessuna cosa ha senso.
      Mi par sia la cosa più importante, il ragionare su questo.
      Capire meglio per noi, per lidea che abbiamo del mondo, cosa è più importante e meglio.
      Serve parlarne per far riemergere dal fondo ciò che TINA e la sua assenza di alternative sta seppellendo definitivamente.

  24. Guido scrive:

    Cara Rossana, avevo già apprezzato i tuoi precedenti messaggi così come quest’ultimo.
    Siamo in quasi totale sintonia salvo un piccolo dettaglio che sembra di poca importanza rispetto a quanto ci stiamo dicendo, ma che è rilevante se vogliamo capire e stanare dove si situa una piccola ma non trascurabile parte della trappola, quella linguistica. Hai toccato l’argomento Uomo, con la u maiuscola. Bene, attenzione che dietro questa maiuscola c’è tutto un mondo…un mondo su cui proliferano come metastasi ogni tipo di religione e di ideologia. Per farla brevissima io credo che l’uomo sia più un progetto aperto e da compiersi che un programma già dato una volta per tutte e disceso da qualche paradiso platonico. Sembra una questione di lana caprina, ma è di cruciale importanza e crea un’invalicabile spartiacque tra me e i miei amici da una parte e chi ancora nutre nostalgie di qualche tipo (stati nazionali inclusi e presunte età dell’oro) dall’altra. In questa incompiutezza risiede proprio la speranza di una diversa possibilità di vita.
    Se vogliamo fare chiarezza e aspirare a una qualche liberazione dobbiamo partire proprio dallo strumento linguistico che assolutamente non è neutro.

    Scusa la franchezza: il sermoncino è un promemoria rivolto soprattutto a me stesso.

    • rossana scrive:

      Apprezzo il sermoncino e concordo.
      La miauscola di Uomo è (per me) la sintesi di un pensiero: senza l’uomo non è data cosa umana su cui discutere.
      Per questo insisto sul fatto che l’Uomo è il metro intorno a cui si misurano ( o dovrebbero misurare) tutte le ipotesi di tutti i temi su cui si dibatte.
      Ho spesso la sensazione invece, che ci si dimentichi strada facendo che è sempre esattamente di questo che si parla.
      Qualsiasi sia l’argomento, è sempre argomnto umano dibattuto fra umani.
      Tolto l’Uomo, non vi è nulla di cui parlare.
      Mi interessa poco o niente, che vi sia un “proliferare di metastasi religiose o ideologiche” intorno a una maiuscola in più o in meno.
      Anche queste metastasi sono umane, mica le produce qualche alieno che si intrufola a mo’ di ultracorpo nella mente di chi ha bisogno di fondare le proprie certezze su dei credo.
      Per me, ideologia e religione pari sono, cambiano solo nomi e riferimenti, la matrice è la stessa.
      E, citando Sordi, non ospito “ultracorpi” estranei in casa.
      Insomma, è complessa da spiegare ma te la riassumo: non mi riguarda e non mi faccio più di tanto gli affari altrui.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “1) a parte che abbiamo già firmato, in un mondo multipolare è meglio avere 100 F35 che non averli, mi sa tanto. dà un altro tono alle tue dichiarazioni politiche, qualunque cosa tu dica (Teddy Roosvelt, again)”

    Tu dici che se l’Italia acquista un numero sufficiente di F35, le banche chiedono scusa e vanno a battere cassa da un’altra parte?

    • Francesco scrive:

      sarò sintetico: Sì

      anche le banche tengono famiglia e preferiscono chiedere soldi indietro a chi è piccolo e debole

      che poi, oggi è solo colpa della politica se le banche sono nella posizione in cui sono

      e dimentichi di fondi di investimento, che non sono banche

      la storia di oggi è più ricca e complessa che gli anni ’30

      ciao

  26. rosalux scrive:

    Io ho l’impressione che tu abbia una incoercibile tendenza a volare alto: (fascisti? Comunisti? islamisti? Boh, vedi tu) se non potete svettare in cielo allora siete angeli caduti. Ma finite la illusioni religiose e pure quelle politiche, l’alternativa è – in bassa quota – scansare una cacca di piccione, evitare un tronco, e beccarsi al volo una bacca di passaggio (come era buona, la fragolina, eh?) . Si pensa ad arrivare a domani, qui, e poi a dopodomani, e poi quando finalmente arriva il collo di bottiglia (ed è chiaro che arriva) a passare dall’altra parte possibilmente senza lasciarsi dietro il sangue di qualcun’altro. E’ triste, per chi si è nutrito da sempre di sogni, volare così basso, è triste prendere atto del fatto che le alternative sono solo quella misera gamma che ti offre la realtà, terragna, dura e puzzolente e fisica, quella che da sempre a conti fatti tocca a noi della specie “homo sapiens”, che sognamo di avere le ali o meno.

  27. nic scrive:

    Senza contraddizione non c’è vita (intelligente, per lo meno) ma proprio non riesco a spiegarmi come è possibile che nella “cosa” che usa spesso il pluralia ma si fa chiamare Miguel Martinez possano coesistere il tipo che adoro quando scrive -uno Stato Nazione con un inno cretino, costruito dal conte Camillo Benso di Cavour attraverso una serie di raggiri e intrighi; uno Stato Nazione che dal massacro..- con quell’altro che invece “tifa” per Costanzo Preve o Alternativa di Chiesa-Gorbachev($), i quali, dopo il subdolo eufemismo chiamato “superamento della dicotomia ds/sn”, inneggiano -anche se con sfumature differenti- a uno “Stato nazionale, sovranità nazionale, programma solidale e comunitario, no alla globalizzazione in tutte le sue forme e alla sua dittatura di economisti anglofoni!” http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9984

    Solidale e comunitario? Ma tra chi? I nuovi piccoli conti di cavour (come il puttaniere appena uscito di scena) stretti a coorte con i terroni e polentoni sopravvissuti più o meno arricchiti? E soprattutto a che fine? Per continuare a sterminare etiopi, libici ed afgani ma in perfetta Autarchia, l’Italia chiamò, si!

  28. Guido scrive:

    Per Rosalux:
    Valare alto o volare basso non necessariamente si escludono. Non so bene come la pensi, ma posso riassumere come la penso io: partire dalla fastidiosa materialità è indispensabile e va benissimo…pensare a sfangarla giorno per giorno ok. Ma è tutto qui?
    Non pensi che abbiamo bisogno di mappe, per quanto provvisorie possano essere? Un punto di vista dall’alto è necessario, basta sapere che si tratta solo, appunto, di un punto di vista.

    PerNic:
    Miguel lo sa bene che sulla questione Preve la penso più o meno come te, ma devo spezzare una lancia a suo favore, poi lui si difende benissimo da solo se vuole.
    Miguel è un laboratorio aperto in sembianze umane e raramente mi è capitato di incontrare persone così aperte e disponibili all’ascolto. Per questo lo stimo e confido che su tutto un genere di questioni sia disposto a rivedere le proprie opinioni e a non crearsi inossidabili certezze più di quante ce ne impongano le credenze che ingoiamo di continuo come fossero la parola di dio. Si tratta di una disposizione che ognuno (me per primo) dovrebbe coltivare incessantemente.

  29. rosalux scrive:

    Per carità, le mappe sono ottime se qualcuno è in grado di produrle: io non ne vedo in giro, e in assenza di mappe mi limito a volare basso, e a usare gli strumenti che ho (dare il mio voto a chi penso sia meno peggio, cercare di capire quello che mi succede intorno, cercare di discuterne con chi ha voglia di farlo): aggiungo anche che non credo nella capacità umana di creare “ingegneristicamente” una buona società. Quando penso al “volare alto” penso alle magnifiche sorti e progressive, a hegel, a platone, all’uomo nuovo del marxismo, ai ritorni al selvaggio roussoiani, agli stati teocratici, alla romanità del fascismo, sangue e terra insomma a tutto quel variegato apparato immaginifico e finalistico che sembra vagamente obsoleto, inutilizzabile e – soprattutto – pericoloso. Credo nei cicli, nelle catastrofi e in un blando e incerto progresso che risiede unicamente nella volontà umana di farlo avvenire.

    • Peucezio scrive:

      Cioè il concetto è che dobbiamo prendercelo in quel posto ed essere contenti, perché l’alternativa sono le ideologie…
      L’alternativa fosse pure il diavolo in persona: se lo proponi a uno che non ha il pane, lo sceglierà subito piuttosto che morire di fame. E questo si chiama buon senso, ovvietà.

      • Francesco scrive:

        poi si trova Stalin al posto dello Zar e inizia capire che lo hanno fregato (mentre la fame, come minimo, non diminuisce)

    • Peucezio scrive:

      Francesco, non scherziamo, quelli che hanno fatto la rivoluzione contro lo zar erano quelli che il pane ce l’avevano.
      Ci sei rimasto solo tu a credere che le rivoluzioni le fanno i poveri.

      • Francesco scrive:

        qualcuno deve andare a farsi sparare dalle guardie, sennò che rivoluzione è?

        se non sbaglio, il tuo ragionamento implica che siamo fottuti: se la fame non spinge a fare rivoluzioni, moriremo di fame tinisti piuttosto che diabolici, giusto?

  30. Guido scrive:

    Per Rosalux.
    Allora ci intendiamo bene e il mio approccio non è molto diverso, mi pare di capire. Ma attenzione: volare alto, per me non significa necessariamente “idealismo”, per quanto estesa possa essere questa definizione, e costruire mappe vuol dire imparare a vedere a quale progettualità, o meglio a quali logiche obbediscono i concretissimi fenomeni in cui mi trovo a vivere, se non altro per dissolverli, scavalcarli, cambiarli ecc. La peculiarità dell’homo sapiens, appunto, è stata quella di saper astrarre, di procrastinare le esigenze istintuali, di costruire mondi e relazioni attraverso il linguaggio, di attivare capacità di automodifica tramite feedback.
    Volare alto è una delle possibilità e le mappe che non trovi dovrai necessariamente disegnartele da te.
    La “concretezza” a volte mi sembra un artificio retorico o un concetto molto astratto.

  31. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    “aggiungo anche che non credo nella capacità umana di creare “ingegneristicamente” una buona società. “

    Vedi, tu parli di “capacità umana”.

    Non mi ritengo un marxista, ma credo che Marx abbia reso chiara una cosa molto semplice: non c’è “l’uomo che fa” questo o quello, ma determinati uomini con determinati interessi, che sono in conflitto tra di loro.

    Prendiamo proprio l’esempio di questi giorni.

    Io ho un debito verso Tizio, per motivi che non sono chiari a me e per un importo che non mi è chiaro.

    Tizio mi chiede di pagare il debito, e fin qui è normale.

    Solo che le leggi sul pagamento del debito le scrive il fratello di Tizio, che lavora nell’azienda di Tizio.

    Tizio nomina un ragioniere, che è suo cugino, il quale fa tutti i conti per me, senza farmi vedere le carte.

    Poi mi convoca un giudice, che è cugino di Tizio pure lui, il quale stabilisce quanto deve pagare.

    Poi Tizio nomina il poliziotto che deve pignorarmi casa.

    E a ogni domanda che faccio, mi dice, TINA!

    • Francesco scrive:

      >> Io ho un debito verso Tizio, per motivi che non sono chiari a me

      beh, questa parte non sta in piedi, l’Italia sa benissimo perchè è indebitata. e tutto il resto è relativamente importante

      ciao

      • PinoMamet scrive:

        Può darsi che questa parte non stia in piedi, ma non direi proprio che il resto non è importante, Francesco!

      • giovanni scrive:

        parte dell’idiozia del TINA è presentare tutto in blocco. NOn esiste l’Italia, esistono 60 milioni di cittadini con 60 milioni di storie diverse. Esistono milioni di evasori totali, milioni di non evasori che tollerano l’evasione altrui perchè credono di risparmiare (quanti di fronte alla classica domanda dell’idraulico “sono 100 senza fattura, 200 con, che famo dottò?”non solo scelgono la seconda, ma prendono la fattura e denunciano l’idraulico per furto, perchè 100+iva fa 121, e non 200), milioni di persone che pagano e impongono a tutti di pagare le tasse. Ecco, io sono parte di questi ultimi, e non ho nessun debito con nessuno, per cui voglio avere i mezzi legali per mandare affanculo le banche che vengono a chiedere A ME conto dei soldi che altri non hanno saputo gestire.

    • Francesco scrive:

      1) il debito pubblico, emesso previo voto del Parlamento, sta sulla testa di tutti i 60 milioni, compresi i lattanti.
      2) le leggi non le ha fatte Tizio, o almeno io le ho accettate PRIMA dell’attuale casino
      3) idem per i calcoli
      4) idem per la scelta dei giudici e delle procedure

      a me pare che siamo di fronte alle solite scuse che accampa il debitore che non sa più come pagare, compresa quella bellissima delle personalità multiple (la firma sulle cambiali non è mia! è della personalità 115!)

  32. mirkhond scrive:

    Il Grande Fratello (di Orwell)….

  33. Miguel Martinez scrive:

    Per Nic

    Miguel Martinez, Costanzo Preve, Giulietto Chiesa…

    Di solito, quando leggo o ascolto qualcuno, lo faccio per arricchirmi e non per farmi venire il mal di fegato. Per questo motivo ascolto molte persone con cui condivido qualcosa, anche quando mi separa qualcos’altro.

    A Costanzo Preve voglio innanzitutto bene come persona; condividiamo un patologico amore per le lingue e una simpatia per il mondo ellenistico-ottomano: lui è di origine greca/armena/italiana, è nato ad Alessandria d’Egitto, parla il greco perfettamente e parla bene il turco.

    Trovo stimolante la sua teoria sulle origini politiche della filosofia greca.

    Mi sono trovato a condividere gran parte delle cose che Preve scrive sui diversi stadi del capitalismo, l’idea di applicare il metodo marxista anche ai marxismi (penso ad esempio a ciò che lui scrive sullo sviluppo della socialdemocrazia tedesca o su Lenin e Stalin).

    Trovo condivisibile la sua analisi del fascismo, della Seconda guerra mondiale, del togliattismo.

    Preve è una delle poche persone a condividere con me l’idea che la data chiave della storia moderna è il 1914, che chi non capisce la prima guerra mondiale non può capire nulla della seconda.

    E sono d’accordissimo con la sua teoria sulle tre fasi del capitalismo, nonché sul significato che lui attribuisce al termine “borghese”.

    Non condivido – ma è solo un mio limite di ignoranza – la sua passione per la filosofia, in particolare per Hegel.

    Mi diverte, ma non sempre condivido, il fatto che lui sia dotato di un notevole senso dell’umorismo per cui gli piace provocare con affermazioni politicamente scorrette.

    Non mi convince la sua tendenza a criticare incessantemente la sinistra, che per me è ormai una realtà storicamente irrilevante, comunque avrà i suoi sassolini da togliersi dalle scarpe.

    E non condivido il suo pragmatismo eurasiatico, anche se ne capisco il senso: è una smentita alla TINA della Nato e delle “alleanze occidentali”.

    Giulietto Chiesa: lo stimo per diversi motivi. Prima di tutto, ha una grande disponibilità all’ascolto e a cambiare idea; e nonostante decenni di militanza comunista, tratta tutti alla pari, a prescindere dalle loro storie personali.

    Secondo, ha capito che la realtà attuale non è sviluppabile o progredibile, e che le varie alternative che si propongono – tipo la Modern Monetary Theory dei seguaci di Paolo Barnard – sono solo palliativi; e che l’alternativa fondamentale è tra decrescita e collasso.

    Tra l’altro, Giulietto Chiesa non è un sostenitore della “sovranità nazionale”, tanto che in Alternativa c’è stata una forte spaccatura proprio su questo argomento.

    Di Giulietto Chiesa, non condivido le teorie personali (personali nel senso che lui mi ha assicurato che non riguardano il movimento che guida) sull’11 settembre.

    E soprattutto non sento mio l’attivismo politico, la ricerca continua di alleanze: ma lo capisco, Giulietto cerca una strategia concreta per realizzare qualcosa e non limitarsi a chiacchierare.

    Insomma, la differenza tra me da una parte, e Costanzo e Giulietto dall’altra, è che io non cerco di quagliare 🙂 Che è una posizione comoda, direte, e non dico che abbiate torto.

  34. Miguel Martinez scrive:

    Per Rosalux

    “aggiungo anche che non credo nella capacità umana di creare “ingegneristicamente” una buona società. “

    Sono d’accordo con te, tra l’altro ti consiglierei di leggere un libro bellissimo, Ingegneri di anime di Frank Westerman: Westerman non è un politico, ma un idrologo, e questo cambia in modo interessante la prospettiva – racconta di come Stalin cercò di deviare i fiumi dell’Unione Sovietica, e l’interazione tra letteratura, ingegneria e mobilitazione delle masse in quegli anni.

    Però l’ingegneria sociale nel Novecento è di tutti: il taylorismo, Ford, il fascismo, il comunismo, la socialdemocrazia, il New Deal, i non allineati nel Terzo Mondo, la stessa DC in Italia, come il maoismo in Cina.

    Le dosi variano, variano le storie dei singoli paesi, differiscono i traumi subiti nella Prima guerra mondiale o a causa dell’imperialismo, ma la spinta di fondo è uguale.

    E quindi attenzione, perché la tua affermazione cambia se dici invece, “non condivido il Novecento”.

  35. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per Rosalux

    “tutto quel variegato apparato immaginifico e finalistico che sembra vagamente obsoleto, inutilizzabile e – soprattutto – pericoloso”

    Capisco quello che dici; e ci aggiungerei la Laicité francese, la Layiklik turca e il Frontier statunitense.

    Però mi permetto di fare ancora lo pseudomarxista 🙂

    Invece di guardare gli apparati immaginifici, pensa alle strutture sociali economiche e sociali, e vedrai che in alcuni paesi, c’era una retorica come quella che descrivi, in altri a capitalismo più sviluppato – Inghilterra ad esempio – molto di meno; ma ovunque c’è stato un tentativo simile di fare ingegneria sociale.

  36. maria scrive:

    Ma può esistere una società umana senza un minimo di ingegneria sociale?
    No, perché sarebbe una società senza idee e soprattutto, cosa impossibile, senza conflitti.

    maria

  37. Miguel Martinez scrive:

    per Guido

    “confido che su tutto un genere di questioni sia disposto a rivedere le proprie opinioni e a non crearsi inossidabili certezze”

    Grazie!

  38. Miguel Martinez scrive:

    Per Rossana e Guido

    Capisco l’importanza della discussione sulla maiuscola di Uomo.

    Ma credo che sareste d’accordo, nel dire che l’importante è il bene degli esseri umani reali, nonché forse anche degli esseri viventi in generale; e non il bene dei conti finanziari.

  39. serse scrive:

    Scopri le differenze:

    “le imprese protette dalla pressione concorrenziale, nazionale o internazionale che sia, tenderanno a mettere sul mercato prodotti di minore qualità e con prezzi più alti rispetto al caso in cui debbano competere. Sarà minore anche la tensione all’innovazione, quindi più lento lo sviluppo”

    “credo che Marx abbia reso chiara una cosa molto semplice: non c’è “l’uomo che fa” questo o quello, ma determinati uomini con determinati interessi, che sono in conflitto tra di loro”

    “può esistere una società umana senza un minimo di ingegneria sociale?
    No, perché sarebbe una società senza idee e soprattutto, cosa impossibile, senza conflitti”

  40. nic scrive:

    – Perché, che fine ha fatto l’Iran??!!:-)

    L’Iran per i suoi progetti nucleari è finito sotto embargo eu-usa ma se ne può fottere altamente perché è un paese relativamente indipendente dal punto di vista energetico, politico e culturale (e si cerca i mercati che vuole) mentre se alla democratica portaerei USA chiamata italy solo minacciassero applicare un embargo parziale sull’iportazione del nuevo ipod o dei goleadores sudakas immediatamente irresistibili rivoluzioni coloratissime troncherebbero i piani nucleari autarchici di Peucezio.

    Per cui continuo a pensare che l’entrismo nei guardaboschi sia la via più credibile, sempre che non piova 🙂

    Peucezio: tu vo fa’ l’antiammerikkano ma sei nato in italy (e ti piace pure)…
    lo siento mucho, de verdad 🙁

    • Peucezio scrive:

      Forse ci sono nato con una buona manciata di secoli (o di millenni) di ritardo.

    • Ritvan scrive:

      —L’Iran per i suoi progetti nucleari è finito sotto embargo eu-usa ma se ne può fottere altamente perché è un paese relativamente indipendente dal punto di vista energetico, politico e culturale (e si cerca i mercati che vuole)nic—
      Ah, ecco, me pareva…pertanto la mia perplessità sul tuo “la fine dell’Iran” era giustificata:-)

      —-mentre se alla democratica portaerei USA chiamata italy solo minacciassero applicare un embargo parziale sull’iportazione del nuevo ipod o dei goleadores sudakas immediatamente irresistibili rivoluzioni coloratissime troncherebbero i piani nucleari autarchici di Peucezio.—
      Primo, il “nuevo ipod” gli eredi autarchici di Galileo, Meucci, Marconi&co se lo potrebbero tranquillamente clonare in tempo reale (vero Peucezio?:-) ), secondo, i “goleadores sudakas” non possono essere oggetto d’embargo perché non sono merci ma persone, la cui libertà di movimento non può essere toccata. Infine, come già detto, ridetto e stradetto, il buon Peucezio saprebbe trattare eventuali “rivoluzioni coloratissime”… più o meno alla maniera di Ahmadinejad:-).

      Hasta la vista !

  41. Guido scrive:

    Per Miguel (e per Rossana)

    Ridevo da solo immaginando di trovarmi in camicia di forza ed essere portato via da due infermieri. Di essere poi ricoverato in un apposito reparto per fissati mentali, in compagnia di ragionieri esoteristi, cultori di energie cosmiche, ossessionati da invasioni rettiliane e così via.
    Fortuna che c’è stato Basaglia e il 68 e che questo non potrebbe accadere, o meglio non in questo modo.
    Il mio problema: la maiuscola dell’iniziale di Uomo.

    Scherzi a parte, sono d’accordo.
    Sono sicuro che abbiate capito quanto volevo esprimere: l’inesistenza di elementi “neutrali” in tutto ciò che ci costituisce e nel dispositivo linguistico in primis.
    Comprendere questo ci fa capire l’importanza di prendere congedo da illusorie neutralità e quindi di prendere partito in ogni aspetto della quotidianeità, anche in quello apparentemente più innocuo.

    Ciao

  42. rosalux scrive:

    Martinez: non mi è affatto chiara la tua obiezione. La laicità è una prassi politica che non contiene alcuna promessa salvifica, diversamente dal sol dell’avvenire o dalla mano invisibile del mercato, così come – ad esempio – la democrazia. La prima è prassi, le seconde sono teorie peraltro falsificate dal corso della storia. Ovviamente rinunciare ad un sistema di pensiero salvifico non significa rinunciare a qualsiasi forma di principio. Quando parlavo di “ingegneria”, mi riferivo in realtà alla creazione a tavolino di una società, e non all’impegno – quello sì necessario – del renderla più accettabile per gli esseri umani che la abitano. Ho detto “volare basso” e non “strisciare come vermi”.

    • Peucezio scrive:

      E’ evidente la mistificazione. Ovviamente sono il laicismo e il liberalismo ad essere forme di ingegneria sociale, perché sono elaborazioni a tavolino di gruppetti di intellettuali che vollero imporre alla società idee e logiche che non si erano mai viste prima e di cui il mondo aveva fatto a meno per migliaia di anni, anzi, ne ignorava la stessa esistenza.
      Il laicismo è l’imposizione di una scissione innaturale di aspetti che in tutte le società formatesi spontaneamente in ogni angolo del mondo sono strettamente connesse, cioè la comunità con le sue regole e la dimensione del sacro; anzi direi che il sacro stesso è di solito fondamento del diritto e spesso è difficile distinguere il delitto dal sacrilegio.

      • giovanni scrive:

        Peucezio, non bestemmiamo, per favore.
        “il laicismo e il liberalismo ad essere forme di ingegneria sociale, perché sono elaborazioni a tavolino di gruppetti di intellettuali che vollero imporre alla società idee e logiche che non si erano mai viste prima ”
        TUTTA la storia dell’umanità si basa su idee nuove imposte alla società mai viste prima. E per fortuna, altrimenti saremmo ancora nella preistoria. Il tuo complottismo è demenza pura

      • Peucezio scrive:

        Ma quale complottismo! Tu straparli.
        I teorici del liberalismo, gli illuministi ecc. sono noti, ci sono su qualunque manuale di storia della filosofia o di storia delle dottrine politiche.
        Non diciamo cavolate, l’umanità ha vissuto millenni senza ideologie e modelli teorici, senza pretendere di aver inventato dottrine che salvavano l’umanità ecc., al massimo ponendosi problemi pratici e di buon senso su come dirigere una comunità.
        Non sto dicendo che i liberali siano stati i primi: dovrei far finta che non c’è stata la Repubblica di Platone ecc. Ma, con tutte le differenze del caso, sono prodotti di società strutturate e articolate, con delle élite che si inventavano modelli astratti (gli schiavi e i contadini nell’Attica avevano altro di cui occuparsi).
        Quanto alla storia, ti potrei far notare che la storia è una piccolissima parte del tempo delle vicende umane e che tutto ciò che ha fatto e vissuto l’uomo dall’alba dei tempi si è svolto prima, quando non si lasciavano testimonianze scritte (ma si lasciavano testimonianze della cultura materiale). La storia in confronto è un attimo, un battito di ciglia.

      • Peucezio scrive:

        Comunque è interessante come qualsiasi posizione anti-elitaria, o che addirittura si limita a constatare che lo sviluppo di certe idee viene dalle élite, venga scambiata per complottismo.
        Cioè uno fa notare che i contadini pensavano ai fatti loro e non hanno scritto l’Encyclopédie, né il “Capitale”, ed è un complottista, che immagina chissà quali conciliaboli segretissimi di iniziati.

      • daouda scrive:

        Gli smonti il giocattolo così…sii più dolce!

  43. rosalux scrive:

    Forse non è chiaro, ma elencavo anche al democrazia come “prassi”. La democrazia parlamentare è un difettosissimo sistema che non garantisce salvezza alcuna, ne’ necessariamente un buon governo: rende il potere non garantito, e quindi praticabile il cambiamento. A questo proposito, mi pare che la cosa grave del post che hai citato nel tuo (oltre al vergognoso assenteismo dei nostri parlamentari) è che questi cambiamenti costituzionali sono stati fatti prima di una creazione di una Europa federale adeguatamente democratica. Ma è chiaro che più il mondo è globalizzato, più occorre avere scale diverse di amministrazione e di democrazia. Io sono una “boh” tav, mi rendo conto che molti argomenti contro la costruzione di quella galleria sono sensati, ma non credo che la decisione di costruire una roba che serve all’europa debba essere presa da chi abita in quella frazione della Val di Susa. Poi può essere una decisione giusta o sbagliata, tutto è discutibile e va discusso, ma va presa su una scala diversa da quella locale. E parimenti penso che sarà possibile controllare la finanza solo su scala globale. Sarà pure il buon vecchio mondialismo giudaico, vedila come ti pare, io non credo nel ritorno al localismo.

    • daouda86 scrive:

      Chi crede che le terre in val di susa siano degli abitanti della valle è o in malafede o idiota.
      Le terre pubbliche sono dello stato, le terre private sono dello stato ugualmente.
      Si paga la tassa, a chi ha diritto su quella terra, per quanto il suo potere sia illegittimo ( e non bisognerebbe pagarne allora alcuna ).

      I no tav combattono contro sé stessi.

      • Uhm… daouda in versione statalista. Ma lo sai che nella tua amata Società Tradizionale, XII-XVII secolo lo Stato non esisteva nemmeno? Lo Stato come lo intendi tu è una biekiSSima invenzione illuminista.

      • PinoMamet scrive:

        Mauricius,
        mi sei simpatico, ma:
        possibile che per i cattolici il mondo cominci con il medioevo???

        (è una cosa che mi fa incazzare in quanto antichista, non in quanto anti-CL 🙂 )

      • Ritvan scrive:

        —Mauricius, mi sei simpatico, ma: possibile che per i cattolici il mondo cominci con il medioevo??? Pino Mamet—

        Mi associo all’obiezione. Antico Egitto, Persia, Cina, Impero Romano e così via (scusa se dimentico le Tue Amate Città-Stato elleniche, eh:-) ) non erano forse degli Stati?! E anche fra XII-XVII secolo gli Stati in Europa esistevano eccome, non è che p.es. lo Stato francese si sia improvvisamente costituito alla fine del ‘600, eh! Semmai la “biekiSSima invenzione illuminista” fu solo la forzata identificazione dello Stato con la Nazione, non l’invenzione dello Stato.

      • Lo Stato moderno, secondo gli storici e i costituzionalisti, nasce con la Rivoluzione francese (anche se qualcuno parla anche di Stato assoluto). Non è un’invenzione mia, questa, nè di qualche biekiSSimo cattoliko.
        Lo Stato ha come requisito la coesistenza delle tre nozioni di popolo, territorio e sovranità. E’ previsto il monopolio statuale della violenza legittima, c’è coordinamento tra le sue parti, c’è un potere centrale a cui tutti gli altri poteri fanno capo, è superiorem non recognoscens. E, secondo molti (quelli che escludono l’esistenza anche dello Stato assoluto), il regno deve esistere a prescindere dal sovrano.

        L’Antico Egitto, col suo sovrano-dio (cioè con la popolazione che non era fedele all’Egitto in quanto Stato sovrano, ma che era fedele al monarca sovrano), non era uno Stato. Persia e Cina non le conosco abbastanza bene. Le Poleis greche non rispettano il requisito dell’accentramento e all’interno avevano un pluralismo di poteri, rappresentativi delle diverse anime della città (o “ceti” potremmo dire), che andavano avanti cercando compromessi tra loro (non c’era quindi una ripartizione organizzata delle competenze, ma al massimo dettata dalla consuetudine e dall’autocontenimento). L’Impero Romano, infine, è nello stesso tempo ciò che era più vicino al concetto di Stato e la sua negazione.
        Intanto anche qui abbiamo un policentrismo (e i romani stessi se ne vantano, sostenendo che la compresenza dei tre sistemi – monarchico, oligarchico e democratico – è garanzia di buon governo), poi abbiamo una struttura clientelare del potere e perfino della politica estera (altro che monopolio statuale…), infine l’istituzione/non-istituzione del Principato trasformò la Res Publica in una realtà governata da una costituzione di fatto (cioè assenza dell’organizzazione).

        Certo, potete parlare di stato (ho pescato perfino storici parlare di stato carolingio!), ma l’importante è sapere che lo si fa in senso molto lato e che la definizione di stato moderno è un’altra.

      • Perfino alle grandi burocrazie schiaviste è stata negata la statualità, nonostante la loro perfetta organizzazione e l’elevato livello di accentramento: l’essere proprietà (privata) di qualcuno del funzionario rende il regno proprietà (di fatto) del monarca.
        In questa categoria ricadono molti “stati” asiatici.

      • PinoMamet scrive:

        vabbè, lo dico, che me frega:
        se gli storici sostengono questo, non ci capiscono un cazzo.

        In Cina il popolo era fedele al principio dello Stato (non ho idea di come si dica in cinese!) che non coincideva nè con l’etnia (molte dinastie cinesi sono state anzi decisamente multi-etniche, per usare un termine contemporaneo) nè con la dinastia, che infatti ogni tanto cambiava. Il sovrano era divinizzato, ma nessuno pensava che fosse davvero un dio (tutti sapevo che parecchie dinastie erano state fondate da contadini ribelli, altro che dèi! e se ne vantavano pure).
        Oltre tutto la struttura organizzativa dello Stato (le varie cariche e gli esami di stato! per accedervi, teoricamente aperti a tutti) con le dovute riforme, è rimasta praticamente la stessa ed è stata mantenuta anche dall’ultima dinastia, con tutto che erano “barbari” (i Qing).
        vero che nel mondo cinese passare a fare da consigliere a un imperatore dopo esserlo stato di quello della dinastia precedente (e magari averlo tradito) era visto come una caratteristica non troppo simpatica, ma questo riguarda le relazioni umane, non l’autorità dello stato che rimaneva sempre ben chiara.
        I Cinesi hanno anche elaborato, perlomeno contemporaneamente ai Greci, una serie di teorie sul governo della “cosa pubblica” che dimostrano che avevano le idee ben chiare in proposito.

        I Romani avevano le Res Publica, di cui l’Impero nella prima fase (prima del dominato) non ha cambiato nominalmente niente; l’Egitto era sì proprietà privata dell’Imperatore (per le vicende della sua conquista) ma non mi pare che la politica estera fosse in mani private se non come eccezione e come deterioramento (il funzionario che abusasse della sua posizione in una provincia per arricchirsi veniva- giustamente-processato, si legga Cicerone 😉 ).
        Il che non significa che fosse uno stato perfetto (tutt’altro!) e che gli abusi non esistessero (anzi).

        Non capisco poi cosa voglia dire avere una forma di potere mista.
        Anche adesso esistono le monarchie costituzionali, forse non sono Stati?
        Del resto un Romano o un Greco antico non avrebbe esistato a definire la repubblica italiana come una forma di potere “misto”
        (la monarchia del Presidente della Repubblica, l’aristocrazia del Senato e la democrazia della Camera dei Deputati) non vorrà mica dire che non siamo uno Stato!

        insomma, queste caratteristiche qua:
        “E’ previsto il monopolio statuale della violenza legittima, c’è coordinamento tra le sue parti, c’è un potere centrale a cui tutti gli altri poteri fanno capo, è superiorem non recognoscens”

        ci stanno a Roma antica, nella Cina antica, e anche nelle Poleis che stanno sulle balle a Ritvan 😉
        se gli storici modernisti non lo sanno, studino!!

      • PinoMamet scrive:

        peraltro in Cina (come del resto nell’Impero Romano) la provincia non è affatto proprietà privata del funzionario che la amministra;
        in Cina di sicuro, ma penso anche a Roma (mo’ me devo ristudiare il diritto??) la provincia non “appartiene” a un solo funzionario ma a diversi con incarichi diversi e un cert ogrado di controllo reciproco. In Cina i funzionari venivano anzi rimossi con grande frequenza in seguito ad accuse di malversazioni.

      • Sulla Cina, ripeto, non ne so abbastanza. Immagino che se non viene mai citata un motivo ci sarà.

        Per il resto credo ci siano dei qui pro quo. Non si sta parlando di coesistenza di più forme di governo o di forme di governo ibride (come la monarchia costituzionale), ma di coesistenza di più fonti di sovranità (senatus pupulusQUE?), che è un concetto nettamente diverso. Inoltre tutti gli elementi prima citati devono coesistere perché si possa parlare di Stato.
        Su Roma, già la Res Publica non era uno Stato (per il policentrismo, ma anche per l’esistenza dei federati, delle varie libertà dei territori italici…): il Principato ha semplicemente aggiunto un centro di sovranità (anche se di puro fatto e non di diritto) in più. Col Dominato ci si è avvicinati all’assolutismo (che è quanto di più simile ci sia allo Stato), perché si è instaurato un vero accentramento dell’autorità (e della sovranità).
        La politica estera romana aveva dei tratti privatistici: pensiamo alla Numidia, stato cliente di Roma… o meglio degli Scipioni.
        Il monopolio della forza legittima, per concludere, è uno solo degli elementi. Ma, come ho già detto, deve esserci la compresenza di tutti per parlare di Stato.

      • PinoMamet scrive:

        “Sulla Cina, ripeto, non ne so abbastanza.”
        Apposta ci sto io.
        ” Immagino che se non viene mai citata un motivo ci sarà.”
        E infatti io la cito.

        “Per il resto credo ci siano dei qui pro quo. Non si sta parlando di coesistenza di più forme di governo o di forme di governo ibride (come la monarchia costituzionale), ma di coesistenza di più fonti di sovranità (senatus pupulusQUE?), che è un concetto nettamente diverso.”
        Mica tanto. Anzi, a pensarci bene, per niente.

        ” Inoltre tutti gli elementi prima citati devono coesistere perché si possa parlare di Stato.”
        e infatti coesistono

        “Su Roma, già la Res Publica non era uno Stato (per il policentrismo, ma anche per l’esistenza dei federati, delle varie libertà dei territori italici…):”

        allora l’Impero britannico non era uno Stato perchè aveva le colonie??

        ” il Principato ha semplicemente aggiunto un centro di sovranità (anche se di puro fatto e non di diritto) in più. Col Dominato ci si è avvicinati all’assolutismo (che è quanto di più simile ci sia allo Stato), ”

        casomai quanto di più lontano!! e quanto di più vicino a ciò che tu definisci non-Stato, cioè “proprietà privata” del potere, fedeltà non allo stato ma al monarca-sovrano (in Eggito non va bene e a Roma sì) ecc. ecc.

        “La politica estera romana aveva dei tratti privatistici: pensiamo alla Numidia, stato cliente di Roma… o meglio degli Scipioni.”
        Anche la politica estera inglese aveva dei tratti privatistici, anzi, molti di più, e molto più “legittimi” di quelli Romani: Compagnia delle Indie??
        E allora, che è, loro sono Stato perchè stanno nel XVIII sec, e i Romani no perchè stavano prima??

        “Il monopolio della forza legittima, per concludere, è uno solo degli elementi. Ma, come ho già detto, deve esserci la compresenza di tutti per parlare di Stato.”
        Aridaje.
        A Roma il monopolio della forza legittima c’era! idem nelle poleis e anche nella Cina che non ti va di citare.
        Mica potevi andare in giro ad ammazzare gente a tuo piacimento
        (peraltro, contrariamente ai film di kung fu 😉 e concorde con i resoconti dei Gesuiti presso i Ming, in Cina il tasso di violenza privata- non legittima!!- pare fosse bassissimo e nettamente inferiore a quello delle coeve città europee)
        e manco farti la tua polizia privata.

      • Ritvan scrive:

        —Ma, come ho già detto, deve esserci la compresenza di tutti per parlare di Stato. Mauricius Tarvisii—
        Per parafrasare un tizio:-): “Lo Stato è solo quello che decido io!”:-)

      • Ritvan scrive:

        —“La politica estera romana aveva dei tratti privatistici: pensiamo alla Numidia, stato cliente di Roma… o meglio degli Scipioni.”-Mauricius Tarvisii—-

        —-Anche la politica estera inglese aveva dei tratti privatistici, anzi, molti di più, e molto più “legittimi” di quelli Romani: Compagnia delle Indie?? E allora, che è, loro sono Stato perchè stanno nel XVIII sec, e i Romani no perchè stavano prima??Pino Mamet—

        Pino, aggiungici pure il Congo possedimento personale di re Leopoldo II del Belgio…porca miseria, ma allora neanche il Belgio nell’800 era uno Stato??!!:-)

      • daouda scrive:

        x Mauritius: nel XV secolo non c’era più la società tradizionale

        x Pino : il medioevo è stato, in occidente ( DIMENTICHIAMO L’IMPERO ) , l’espressione della cristianità.

        La res publica romana era un qualcosa di sovversivo a cui Augusto ha posto rimedio.
        Come ho scritto il problema non è né pagare né obbedire. Ma lo si deve fare secondo principio trascendente, non altro.

        _________

        I vostri discorsi credo si integrino, e sono interessanti.
        La vera questione è la sacralità del potere.
        Dove non è, si ha sovversione.

        ato è una parola che indica uno status. In quanto limitati tutti hanno uno stato.

        Pagare le tasse è doveroso unicamente per la decima. In Egitto ed altre teocrazie comandava direttamente un rappresentante di Dio.
        Come in Cina e qualsiasi altra parte.
        Con l’imperatore cristiano era qualcosa di simile. Con il Kaliffo idem…

        altrimenti le tasse non hanno luogo ad esistere.NOn hanno legittimità.

        Io facevo presente che gli abitanti della valle e tutti i peracottari che gli vanno appresso, pur avendo ragione , in realtà hanno torto perché quelle terre non sono mai state loro a meno che dimostrino di averle ereditate direttamente da un proprietario legittimo di prima, APPUNTO, della rivoluzione francese, ma, ad essere rigorosi, anche molto molto prima.

      • Peucezio scrive:

        Mauricius, però tu sovrapponi, se ho capito bene, lo stato con lo stato moderno. Lo stato moderno è una delle forme di statualità che si sono manifestate storicamente, ma difficilmente si può negare, credo, che l’Egitto faraonico o Atene o Roma fossero stati.
        Cosa sarebbero altrimenti?

      • Non lo sovrappongo io, lo sovrappone il senso comune: quando noi parliamo di stati intendiamo quel concetto noto come Stato moderno. Ma, come ho già detto, se vuoi usare il termine stato in senso molto lato (entità politica dominata da rapporti di diritto pubblico… ma persino entità politica e basta), puoi farlo: lo fanno in molti. Solo che questo non aiuta nè a comprendere quelle realtà, nè a comprendere il concetto di Stato.

    • Nello Stato la sovranità è unica, ma ripartita nel suo esercizio. Se stabiliamo invece che la sovranità in PARTE è popolare e in PARTE del ceto senatorio, allora abbiamo due stati in uno. La forma di governo è un concetto più ristretto della forma di Stato, che è un concetto più ristretto dell’organizzazione sociale.

      Non coesistono: cito solo il policentrismo che non solo non hai smentito, ma hai anche confermato.

      La Gran Bretagna era uno Stato. L’Impero Britannico secondo molti no. L’attuale Commonwealth no.
      Infatti fino allo scioglimento della Compagnia delle Indie Orientali l’India non era uno Stato. E anche dopo non è stata parte della Gran Bretagna, ma un semplice regno in unione personale.
      Il Congo Belga era all’incirca una proprietà privata, invece, non parte dello stato Regno del Belgio.
      Quindi se l’Impero Romano era come l’Impero Britannico (paragone non mio) o come il Congo Belga (paragone non mio) non era uno Stato.

      E no, Ritvan, Stato non è quel che dico io, ma ciò che risponde a certi requisiti. Requisiti che devono essere compresenti, altrimenti potrei sostenere che noi siamo delle gru perché abbiamo un braccio 😉

      • Ritvan scrive:

        —Quindi se l’Impero Romano era come l’Impero Britannico (paragone non mio) o come il Congo Belga (paragone non mio) non era uno Stato. Mauricius Tarvisii—
        Faccio poco umilmente:-) presente che io NON avevo paragonato l’Impero Romano al Congo Belga, bensì al BELGIO: pregasi di leggere meglio….

        —E no, Ritvan, Stato non è quel che dico io, ma ciò che risponde a certi requisiti.—
        Requisiti che decidi siempre TU…o chi per te:-).

        —Requisiti che devono essere compresenti, altrimenti potrei sostenere che noi siamo delle gru perché abbiamo un braccio.—
        L’esimio Dott. Azzeccagarbugli, nonché tutti i sofisti dell’Antica Grecia (che non era uno Stato:-) ) impallidiscono d’invidia di fronte a siffatto paragone!:-)

      • PinoMamet scrive:

        “Quindi se l’Impero Romano era come l’Impero Britannico (paragone non mio) o come il Congo Belga (paragone non mio) non era uno Stato.”

        C’è da dire, Optime Mauricie, che il paragone con i Britannici (io) e con i Belgi (Ritvan) lo facemmo non per dimostrare che l’Impero Romano era uguale a loro in tasso di “statità” 😉 ma al contrario per dimostrare che l’Impero Romano era PIU’ Stato di essi!

        E infatti, io davvero non so che farci, ma i requisiti che citi, almeno a livello legale e formale, io li vedo compresenti in Roma antica (e Cina antica pure)!

        ciao!!

  44. mirkhond scrive:

    Per Pino Mamet

    A proposito di Francia, al tempo della diretta dominazione francese napoleonica sul Ducato di Parma e Piacenza (1802-1814), ridotto ad un dipartimento, la lingua ufficiale era il Francese, magari affiancato provvisoriamente all’Italiano?
    E nei restanti dipartimenti francesi dalle Alpi a Terracina, quindi la Roma del Marchese del Grillo inclusa?
    ciao

    • PinoMamet scrive:

      A Parma sono sicuro al 90% che la lingua ufficiale fosse il francese; i pochissimi documenti che ho visto erano tutti in francese, senza traduzione.
      Altrove non ne ho proprio idea…

      Per riallacciarmi al tuo intervento precedente (sulla Certosa sceneggiata) ti dirò che il passato pre-napoleonico ha lasciato qui pochissimi (praticamente nessuno) ricordi popolari più o meno “vivi”, per quanto deformati. Perciò non c’è nessun rimpianto o nessun rancore, e non saprei dirti se le dinastie precedenti fossero vissute come migliori o peggiori.
      Coi francesi invece si è stabilita una corrente di simpatia
      (tolti i casi delle rivolte popolari contro la leva, di cui ricordo però solo quella delle colline piacentine, repressa nel sangue) merito credo soprattutto del successivo governo di Maria Luigia (che poi era austriaca), ormai paradigmatica a Parma come esempio di buon governo, non saprei se meritato o meno.
      Penso che la cosa sia dovuta al fatto che ad affluire nel territorio dalla Francia non furono solo soldataglie ma anche intellettuali, giuristi, architetti ecc., oltre allo stabilirsi di relazioni commerciali più intense.
      Tutte cose che in effetti hanno dato il tono alla città, che lo mantiene ancora (molto più però della più chiusa, militaristica e tetra Piacenza, l’altra capitale): probabilmente la città ante-francesi doveva essere piuttosto diversa, e non credo migliore.
      Anche le campagne ne hanno tratto sicuramente beneficio (ricordo un’infinità di articoli sul giornalaccio locale dove venivano riportate riforme, migliorie ecc.)

      ciao!!

  45. mirkhond scrive:

    Per Pino Mamet

    Grazie per le notizie sulla dominazione napoleonica.
    Riguardo alla Certosa di Parma, in questi giorni mi sono un po’ leggiucchiato il romanzo, e stando all’apparato delle note, il “principe di Parma” Ernesto Ranuccio IV del romanzo e dello sceneggiato non sarebbe altri che la caricatura del contiguo duca di Modena, Francesco IV d’Asburgo-Este (1814-1846), questo si un tiranno, stando almeno all’interpretazione storica di chi poi fece l’Italia….
    Quanto al malcontento popolare antifrancese dalle tue parti, ne so meno di te, e penso, leggendo anche ciò che accadde nel periodo dell’annessione dei ducati padani al Piemonte nel 1859 e negli anni successivi, che questo malcontento dovesse esser più presente nelle aree montane verso la Garfagnana e l’Appennino, rispetto alle città e ai comuni della pianura, forse perché per le seconde, vi fu un beneficio dal superamento dei ristretti confini di questi residui feudali del vecchio Sacro Romano Impero, e dall’annessione a nuove e più moderne compagini statali come l’impero francese napoleonico (che possiamo considerare un neo-impero carolingio in chiave rivoluzionaria e moderna) o dal vassallo Regno Italico (1805-1814), già repubblica Cisalpina (1797-1799 e 1800-1802) e Repubblica Italiana (1802-1805). Regno Italico anch’esso in forme nuove, erede del vecchio Regno longobardo-carolingio (Napoleone nel 1805 ne fu incoronato re con la famosa Corona Ferrea come già Carlomagno mille anni prima e prima ancora i re longobardi, e dopo i re-imperatori del Sacro Romano Impero…).

  46. mirkhond scrive:

    Comunque ciò che racconti conferma lo scarsissimo o addirittura inesistente senso di “italianità” tra le popolazioni del Ducato di Parma, a cui, tranne per le leve, andava bene chiunque, anche governi, lingue e centri di potere lontani dal territorio.
    Insomma da un Sacro Romano Impero ad un altro, sebbene più aggiornato….
    ciao!

    • PinoMamet scrive:

      Ti dirò, non so se sono d’accordo…
      direi che il senso di italianità allora era alto o basso uguale in tutt’Italia…
      poi logico che per la gente, si sa, Franza o Spagna…

      naturalmente quando Parma è stata “attaccata” alla Francia la lingua dell’amministrazione è stata il francese, ma che dire… i prestiti francesi nella parlata locale, di cui i parmigiani solevano andare orgogliosissimi, sono alla fine li stessi che trovi più o meno ovunque, dovuti alla solita primazia culturale francese d’antan… forse un po’ di più, ma vabbè.

      Quando l’idea nazionalista-irredentista ha preso piede, i parmensi hanno partecipato con un certo entusiasmo, e non solo (con mio stupore) i ceti abbienti
      (in un elenco di garibaldini parmensi per esempio ho trovato un numero notevole di agricoltori, fabbri, maniscalchi…. diciamo che la “gente comune” era quasi alla pari numericamente con avvocati e notai).
      Per cui, insomma, non so.

      Ciao!!

  47. Miguel Martinez scrive:

    Sullo Stato Moderno (metto volutamente la maiuscola a entrambi i termini)…

    1) Lo Stato Moderno, come dice giustamente Mauricius Tarvisii, nasce due secoli fa. E all’inizio sono eccezioni, in una grandissima varietà di sistemi.

    La cosa interessante è che da allora sono diventati velocemente l’unica forma di organizzazione politica permessa all’essere umano.

    2) Se lo Stato Moderno è “superiorem non recognoscens”, è comunque già finito il suo tempo, visto che nei fatti molti Stati Moderni, tra cui l’Italia, riconoscono poteri esterni le cui decisioni sono vincolanti per loro.

    • PinoMamet scrive:

      Concordo che lo Stato Moderno nasca in epoca Moderna 😉
      (in epoca Antica, c’erano gli Stati Antichi…
      Pino il viceRitvan 🙂 )

      • Uno storico del diritto sosteneva che fosse sbagliato tradurre lex con legge: il significato che noi attribuiamo alla parola legge è completamente diverso da ciò che era lex. Eppure lex lo si traduce con legge e nessuno protesta.
        Semplicemente va compreso come dietro parole apparentemente innocue in realtà si nascondono concetti ben definiti. E concetti come il nostro concetto di Stato, figlio di decenni di speculazione statolatrica (dal punto di vista giuridico, non altro), non si addice per niente ad altre realtà semi-statali conosciute non solo in altre epoche storiche, ma perfino in altre parti del mondo. Ricordo che il nostro “padrone di casa”, tempo fa, osservava la differente concezione dello “Stato” che c’è negli USA.
        Lo Stato come lo intendiamo noi è uno sviluppo nostrano recente. E sì, possiamo persino discutere adesso se possiamo o meno dichiarare la morte della statualità tradizionale (io credo di no: la sovranità sovrastatale è sempre derivata e devoluta. Almeno per ora): è addirittura un tema caldo nelle tavole rotonde dei costituzionalisti.

      • PinoMamet scrive:

        Mauricius

        in queste tue riflessioni ti do pienamente ragione (sono uno dei primi a dire di stare attenti a tradurre parole antiche con concetti moderni).

        Però la tua differenziazione tra Stato (o pre stato) antico e Stato vero e proprio moderno, coi criteri che dici tu, mi lascia poco convinto, non so che farci.

        Peraltro non sono sicuro che si possa dire in concreto che a Roma la sovranità fosse in parte popolare e in parte del ceto senatorio.
        L’origine della forma di governo è quella, ma:
        in fondo è l’origine di qualunque forma di governo anche, e specialmente, moderna
        (la monarcvhia costituzionale può presentarsi benissimo come “calata dall’alto”, ma se non fosse stata il frutto di un arbitrato tra due diversi poteri o autorità di fatto- re e popolo- col cazzo che esisterebbe)

        Poi scusa, con l’esempio della Compagnia delle Indie non fai che venire nel mio carrugio, come dice Andrea:
        a Roma gli infrociamenti dei privati nella “cosa pubblica” erano proibiti (ufficialmente!) in Inghilterra incentivati!

        va bene che si trattava in emtrambi i casi di robe riguardanti il “fuori”, ma che c’entra? quale dei due imperi, a questo proposito, era più “stato” in senso moderno?
        A me sembra Roma a mani basse, ma magari mi sbaglio.

        Cioè gli inglesi dicevano, vuoi fa’ il privateer? e fallo.
        Tu compagnia delle Indie vuoi avere il tuo esercito? e abbilo.
        Invece Cesare quando si è fatto una legione personale (Alaudae) in Gallia, lo ha dovuto imporre con la forza (tra le varie irrituali che ha fatto) e poi comunque la legione è stata “normalizzata” come normale parte dell’esercito romano.

        Non so, proprio in questo non ti seguo.

        Ma eravamo partiti dal fatto che il tuo esempio iniziasse dal XII secolo!
        Voglio dire, tanto più che per te Roma antica e Grecia antica non avevano stati, perchè sei partito proprio dal XII sec.??

        Per questo dico che voi cattolici c’avete per vizio 😉 di pensare solo al Medioevo!
        (che a me, non so se si capisce, fa cagare 😉 )

      • Nominavo il periodo XII-XVII secolo parlando con il buon daouda, che una volta aveva citato questi due estremi cronologici come i limiti della sua Società Tradizionale.
        Semmai è lui che si era dimenticato tutto ciò che c’era prima. Non diamomi colpe che non ho 😉

      • Sì, comunque, Roma era “più stato” di quella collezione di territori e dominii che era l’Impero Britannico. Ma, a differenza del Regno Unito, non era uno Stato.

      • daouda scrive:

        Mauritius forse leggi solo ciò che vuoi leggere.

        Una società tradizionale fu quella islamica , seppur degenerata nel corso dei secoli ( DEGENERAZIONE DI CUI ABILMENTE NON SI PARLA MAI ) con l’impero ottomano.

        I cristiani l’ebbero con l’impero romano cristiano.

        Tutte queste realtà possono avere difetti ed appunto degenerazioni.
        Ma quando si crea una destra ( assolutismo monarchico) e poi una sinistra ( repubblicanismo democratico ), già si è fuori da una società tradizionale.

        Le realtà antecedenti hanno avuto e le loro degenerazioni e le loro deviazioni sovversive.
        C’era e c’è sempre stato ciò che si poteva salvare e che restiteva a contaminazioni.
        Spesso però sopraggiunge la morte della civiltà in questione non avendo più essa “solido nutrimento” per la sua esistenza.

        Lo stesso vale per la realtà cristianache però, per parola divina, non potrà mai morire né terminare.

        Ora io ho già scritto cosa intendo per stato. Se lo intendiamo alla maniera tua, che è poi il senso più corretto e preciso, bisogna essere “anarchici” seppur non sovversivi dacché ogni potestà viene dall’alto , come insegna Paolo.
        Infatti lo statualismo moderno implica determinate procedure antitradizionali per definizione.

        Se si intende invece lo stato come amministrazione del potere, ebbene ciò è quanto di più normale si può avere in ogni organizzazione normale e legittima.

        L’illegittimità e l’anormalità dipendono dalla trasgressione dei principi.
        Le tasse sono una violazione dei principi.

        Il medioevo non fu LA società tradizionale ma una società tradizionale con vari e molti difetti che io sembro osannare in sé come realtà solo perché quel che è venuto fuori dall’umanesimo in poi non era degenerazione ma vera e propria deviazione che ci ha portato alla sovversione attuale.

        Se in epoca antica c’erano degli stati antichi, non è la questione stato il dilemma, ma la deviazione.

        Dire stato oggi è dire sovversione. Questo è il punto della mia retorica.
        Qui nessuno vuole fare il liberale ed idolatrare il libero arbitrio.
        I rapporti gerarchici ci sono e vanno rispettati , ma solo se leggitimi.
        Lo stato non era e non sarebbe, in sé, il problema. D’altronde come ho scritto poco fà, OGNI INDIVIDUO HA UNO STATO SUO PROPRIO.
        La parola stato è divenuta uno spauracchio.

        Spero però di aver fatto comprendere cosa intendessi davvero.

        saluti

  48. mirkhond scrive:

    Per Pino Mamet

    Che dire….
    Mi confermi la mia profonda estraneita a contesti culturali e statali napoleonici e risorgimentali.
    Da napoletano incorreggibilmente retrogrado non avrei visto con pregiudizievole ostilità il mantenimento del Regno Italico napoleonico a cui, con la restaurazione di Vienna del 1814-15, magari si sarebbero potute aggiungere proprio Parma e la Toscana, e i granduchi di quest’ultima messi sul trono italico a Milano, come eredi del Regno longobardo-carolingio e poi napoleonico…
    E così l’Italia tosco-padana avrebbe avuto il suo stato unitario con un sovrano asburgico ma italiano, e noi avremmo mantenuto la nostra indipendenza sempre con Napoli capitale, e con la Sicilia rimasta Regno separato, secondo me con un suo re di gradimento britannico.
    Ognuno avrebbe avuto ciò che cercava e forse, la maledetta invasione semicoloniale del 1860-61 non ci sarebbe mai stata e tanti proletari “longobardo-carolingi” und “papalini” delle Legazioni, in camicia rossa (antenata di quella nera) e in divisa piemontese non si sarebbero macchiati di crimini verso altri proletari di un’altro paese, rei di NON voler diventare “fratelli” di serie B dei suddetti unificatori….
    ciao!

    • PinoMamet scrive:

      Per consolarti ti dirò che qua, sempre a quanto leggo dal giornalaccio locale, nell’immediato post-unificazione i meridionali erano estremamente popolari!

      • mirkhond scrive:

        A volte mi chiedo se l’anima gemella dei miei sogni potrebbe essere emiliana o piemontese, e la cosa non mi dispiacerebbe affatto, perché se l’unità d’Italia una cosa buona l’ha fatta è stata proprio di aver dato vita a storie e vite nuove, che più difficilmente si sarebbero viste, dato che le grandi migrazioni lombarde, cioè dalla Longobardia maior da noi non si vedevano dal XIII secolo, almeno non nella forma massiccia che ebbero nei secoli XI-XIII, da quella area dei marchesati aleramici tra Po e Savona, da Parma, e da Lucca ( e che tra l’altro dettero vita ad isole linguistiche “lombarde” in Sicilia e in Basilicata, le prime giunte fino ad oggi…)
        L’amore tra persone di paesi e popoli diversi è stata l’unica vera vittoria dell’unità d’Italia, alla faccia di tutti i razzismi e la meticciofobia identitaria oggi tornata di moda…
        ciao

  49. mirkhond scrive:

    errata corrige: estraneità

  50. mirkhond scrive:

    “Una società tradizionale fu quella islamica , seppur degenerata nel corso dei secoli ( DEGENERAZIONE DI CUI ABILMENTE NON SI PARLA MAI ) con l’impero ottomano.”

    In cosa consistette questa degenerazione?
    ciao

    • daouda scrive:

      Per essere preciso dovrei ritrovare i riferimenti precisi.

      Dalla burocratizzazione all’astio/indifferenza verso i sufi ed il depistaggio delle norme sulla riiba oltre che un certo tipo di razionalismo.

      Senza scordare il colonialismo modernista che, rispetto alla “indipendenza” repubblicana, FU COMUNQUE PREFERIBILE.

      Oltre la nascita del fondamentalismo…

      • daouda scrive:

        Anche l’intolleranza e la tassazione…

      • daouda scrive:

        Verso i nostri fratelli nella fede gli islamici hanno dimostrato di essere spesso dei cani.

        Lo imputiamo all’Islam od quei cani? Ciò nondimeno sarebbe meglio non martellarsi le palle perché CRISTIANI ed osannare gli altri perché DIVERSI, ignorando la nostra storia, la nostra fede, la nostra sapienza.
        Ciò è triste, ma è anche buono.

        Quantomeno per non tradire, quantomeno perché il marcio è ovunque.

      • daouda scrive:

        Rivalutare ciò che è islamico non è sempre un atto neutrale ed obiettivo…ANZI!

  51. mirkhond scrive:

    “il marcio è ovunque.”

    Concordo
    ciao!

  52. Francesco scrive:

    OT (ma mica poi tanto)

    in mancanza di fonti di informazione a me note, mi rivolgo alla comunità dei lettori di MM, che è ampia, informata e eterogenea

    è vero che stanno chiudendo decine, forse un centianio, di quotidiani e testate varie perchè lo Stato ha smesso di dal loro contributi? i più noti (a me) sarebbero il Manifesto, Liberazione, il Riformista, Libero … qualcuno ha cognizione di cosa sta succedendo?

    grazie

    PS trattasi di curiosità politica, non legata alla mia sopravvivenza fisica, per ora me la cavo ancora

  53. Moi scrive:

    Si vede che non c’ è più il Vecchio Zio Slivio … bei tempi quando sentendo dire “Tina” avremmo pensato “E chi è ‘sta zoccoletta nuova ? … Che scherzo gli ha giocato ?!” 😉

  54. mirkhond scrive:

    A proposito di TINA :

    La droga chiamata progresso

    La questione del Tav, che ha visto migliaia di persone manifestare in 50 città oltre che in valle, travalica la Val di Susa e il legittimo interesse dei suoi abitanti a non veder sconciato il proprio territorio, l’ambientalismo, l’amianto, le compensazioni, le economie o le diseconomie che, a seconda dei punti di vista, il traforo comporterebbe.

    I No-Tav (fatta la tara dei vandali), come ha capito benissimo il ministro Corrado Clini, “sono contrari allo Sviluppo, la loro è una battaglia ideologica”. Ma non meno ideologica è la posizione di chi (fatta anche qui la tara sulle speculazioni e le mazzette) sostiene che il Tav è necessario alla crescita e allo Sviluppo.

    “Il Progresso non ha partorito l’uomo migliore, una società migliore e comincia a essere una minaccia per il genere umano”. Chi l’ha detto? Un valligiano, un “Aska”, un anarco-insurrezionalista? Lo ha detto Papa Ratzinger quando era ancora cardinale. Probabilmente Ratzinger si riferiva soprattutto alla decadenza etica (anche se l’ultima parte della frase adombra la catastrofe ambientale) che a noi qui non interessa perché siamo persuasi che dal punto di vista morale l’uomo non è mai cambiato.

    La conoscenza infatti è cumulativa, il senso etico no. Io ne so sicuramente di più di mio padre e di mio nonno, ma non sono necessariamente migliore, dal punto di vista etico, di mio padre o di mio nonno. Quello che per me conta è il rapporto fra lo Sviluppo e la qualità della vita.

    Perché, oltre al traforo della Val di Susa, dobbiamo costruire altre 300 fra grandi e piccole opere?

    “Perché la nostra Penisola –come si è espresso Monti –non si distacchi lentamente dall’Europa”. Insomma, per rimanere competitivi. Ma lo stesso devono fare, se vogliono sopravvivere, non solo gli altri Paesi europei ma tutti quelli che sono entrati nel modello di sviluppo occidentale.

    La “Ricchezza delle Nazioni”, inzuppate di infrastrutture, aumenta, ma ciò passa sul massacro delle popolazioni che, oltre a veder sconciato il proprio ambiente, devono lavorare di più, guadagnare di meno e in larghi strati impoverirsi. Facciamo solo un piccolo esempio. Fino a 50 anni fa, in Italia, in famiglia lavorava uno solo e bastava, ora devono farlo tutti e due e spesso non è sufficiente. Tutte queste geremiadi sulle donne che non hanno lavoro sono in funzione del sistema, non delle donne. Molte che non lo hanno certo lo vorrebbero, ma forse molte di più che preferirebbero farne a meno, per stare accanto ai figli, sono costrette a trovarselo. Per uscire da questa fourchette ci vorrebbe un accordo mondiale per abbassare i livelli della competizione invece di alzarne continuamente l’asticella. Ma questo le leadership non lo capiscono o fanno finta di non capirlo.

    Noi non abbiamo bisogno di andare sempre più veloci, ma di vivere meglio. E su questo piano l’attuale modello di sviluppo, nato con la Rivoluzione industriale, ha fatto degli sfracelli.

    Diamo alcuni, semplici, dati. Nel 1650, in Europa, i suicidi erano il 2,6 per 100mila abitanti. Nel 1850, un secolo dopo il “take off” industriale, erano il 6,9 (triplicati), oggi sono il 20 per 100 mila abitanti (decuplicati). E naturalmente il suicidio è solo la punta dell’iceberg di un disagio esistenziale infinitamente più diffuso e tanto più lo è proprio nei Paesi di maggiore “benessere ”.

    L’alcolismo di massa nasce con la Rivoluzione industriale.

    Nevrosi e depressione sono malattie della Modernità, all’inizio colpirono i ceti benestanti, la borghesia (Freud insegna), oggi riguardano tutte le fasce della popolazione. Negli Stati Uniti, Paese di punta del modello, 566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci, cioè un abitante su due non sta bene nella propria pelle. La costante estensione dell’uso della droga è sotto gli occhi di tutti.

    E cosa vogliono fare le leadership mondiali su di noi, cavalli già abbondantemente dopati e con la schiuma alla bocca?

    Drogarci ancora di più, farci andare ancora più veloci, cementificarci ulteriormente, costringerci a lavorare come asini al basto, incrementando la nevrosi e la depressione per poi riempirci di medicina tecnologica per reggere lo stress ed essere all’altezza della competizione divenuta globale. E tutto questo, quando in buona fede, per inseguire il Mito dello Sviluppo, per non rinunciare alla Fata Morgana delle “sorti meravigliose e progressive” che appartengono sia alla cultura della destra che della sinistra.

    Tutto ciò ha un senso? Un senso umano, dico?

    Ma verrà un giorno, vicino, in cui l’ultimo capello farà crollare il cammello. E allora non saranno più quattro valligiani o degli anarchici spelacchiati, ma le folle deluse, frustrate ed esasperate, di ogni mondo, a rovesciare il tavolo, avendo compreso, alla fine, che, per parafrasare Goethe, lo spirito faustiano, lo spirito dell’Occidente, opera eternamente il Bene ma realizza eternamente il Male.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, martedì 6 marzo 2012

    La questione del Tav, che ha visto migliaia di persone manifestare in 50 città oltre che in valle, travalica la Val di Susa e il legittimo interesse dei suoi abitanti a non veder sconciato il proprio territorio, l’ambientalismo, l’amianto, le compensazioni, le economie o le diseconomie che, a seconda dei punti di vista, il traforo comporterebbe.

    I No-Tav (fatta la tara dei vandali), come ha capito benissimo il ministro Corrado Clini, “sono contrari allo Sviluppo, la loro è una battaglia ideologica”. Ma non meno ideologica è la posizione di chi (fatta anche qui la tara sulle speculazioni e le mazzette) sostiene che il Tav è necessario alla crescita e allo Sviluppo.

    “Il Progresso non ha partorito l’uomo migliore, una società migliore e comincia a essere una minaccia per il genere umano”. Chi l’ha detto? Un valligiano, un “Aska”, un anarco-insurrezionalista? Lo ha detto Papa Ratzinger quando era ancora cardinale. Probabilmente Ratzinger si riferiva soprattutto alla decadenza etica (anche se l’ultima parte della frase adombra la catastrofe ambientale) che a noi qui non interessa perché siamo persuasi che dal punto di vista morale l’uomo non è mai cambiato.

    La conoscenza infatti è cumulativa, il senso etico no. Io ne so sicuramente di più di mio padre e di mio nonno, ma non sono necessariamente migliore, dal punto di vista etico, di mio padre o di mio nonno. Quello che per me conta è il rapporto fra lo Sviluppo e la qualità della vita.

    Perché, oltre al traforo della Val di Susa, dobbiamo costruire altre 300 fra grandi e piccole opere?

    “Perché la nostra Penisola –come si è espresso Monti –non si distacchi lentamente dall’Europa”. Insomma, per rimanere competitivi. Ma lo stesso devono fare, se vogliono sopravvivere, non solo gli altri Paesi europei ma tutti quelli che sono entrati nel modello di sviluppo occidentale.

    La “Ricchezza delle Nazioni”, inzuppate di infrastrutture, aumenta, ma ciò passa sul massacro delle popolazioni che, oltre a veder sconciato il proprio ambiente, devono lavorare di più, guadagnare di meno e in larghi strati impoverirsi. Facciamo solo un piccolo esempio. Fino a 50 anni fa, in Italia, in famiglia lavorava uno solo e bastava, ora devono farlo tutti e due e spesso non è sufficiente. Tutte queste geremiadi sulle donne che non hanno lavoro sono in funzione del sistema, non delle donne. Molte che non lo hanno certo lo vorrebbero, ma forse molte di più che preferirebbero farne a meno, per stare accanto ai figli, sono costrette a trovarselo. Per uscire da questa fourchette ci vorrebbe un accordo mondiale per abbassare i livelli della competizione invece di alzarne continuamente l’asticella. Ma questo le leadership non lo capiscono o fanno finta di non capirlo.

    Noi non abbiamo bisogno di andare sempre più veloci, ma di vivere meglio. E su questo piano l’attuale modello di sviluppo, nato con la Rivoluzione industriale, ha fatto degli sfracelli.

    Diamo alcuni, semplici, dati. Nel 1650, in Europa, i suicidi erano il 2,6 per 100mila abitanti. Nel 1850, un secolo dopo il “take off” industriale, erano il 6,9 (triplicati), oggi sono il 20 per 100 mila abitanti (decuplicati). E naturalmente il suicidio è solo la punta dell’iceberg di un disagio esistenziale infinitamente più diffuso e tanto più lo è proprio nei Paesi di maggiore “benessere ”.

    L’alcolismo di massa nasce con la Rivoluzione industriale.

    Nevrosi e depressione sono malattie della Modernità, all’inizio colpirono i ceti benestanti, la borghesia (Freud insegna), oggi riguardano tutte le fasce della popolazione. Negli Stati Uniti, Paese di punta del modello, 566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci, cioè un abitante su due non sta bene nella propria pelle. La costante estensione dell’uso della droga è sotto gli occhi di tutti.

    E cosa vogliono fare le leadership mondiali su di noi, cavalli già abbondantemente dopati e con la schiuma alla bocca?

    Drogarci ancora di più, farci andare ancora più veloci, cementificarci ulteriormente, costringerci a lavorare come asini al basto, incrementando la nevrosi e la depressione per poi riempirci di medicina tecnologica per reggere lo stress ed essere all’altezza della competizione divenuta globale. E tutto questo, quando in buona fede, per inseguire il Mito dello Sviluppo, per non rinunciare alla Fata Morgana delle “sorti meravigliose e progressive” che appartengono sia alla cultura della destra che della sinistra.

    Tutto ciò ha un senso? Un senso umano, dico?

    Ma verrà un giorno, vicino, in cui l’ultimo capello farà crollare il cammello. E allora non saranno più quattro valligiani o degli anarchici spelacchiati, ma le folle deluse, frustrate ed esasperate, di ogni mondo, a rovesciare il tavolo, avendo compreso, alla fine, che, per parafrasare Goethe, lo spirito faustiano, lo spirito dell’Occidente, opera eternamente il Bene ma realizza eternamente il Male.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, martedì 6 marzo 2012

    http://www.massimofini.it

  55. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Insomma, per rimanere competitivi. “

    Facile.

    Bisogna essere competitivi con la Cina, mica con l’Austria.

    Quindi:

    1) ridurre gli stipendi a qualche centesimo di meno di quelli cinesi.

    2) militarizzare la scuola, a partire dall’asilo, in collaborazione con le aziende, per formare lavoratori più preparati e decisi di quelli cinesi.

    Che ci vuole?

    • Francesco scrive:

      Miguel

      l’economia è la scienza delle conseguenze delle scelte, non certo delle scelte. in questo senso tutto il Tina e l’ossessione della competitività sono logicamente scorrette.

      scegliamo di usare il computer? bene, dobbiamo comprarlo fuori perchè quelli italiani non sono competitivi (anzi, manco ci sono più) [ci sarebbero alternative, come obbligare a comprare PC italiani con software italiano, solo che il costo teorico è fuori scala]
      OK, come facciamo a comprarlo? coi soldini, perchè non abbiamo risorse naturali da estrarre e vendere. quindi vendi beni o servizi agli stranieri, incassi e ti compri il computer.
      per vendere, devi fare un prodotto più economico o migliore o una combinazione dei due. un’automobile FIAT è un ottimo esempio di cosa NON fare: costa troppo per la sua qualità.

      alla fine, l’alternativa che io vedo è tra essere competitivi e rinunciare al computer.

      l’unico problema è che per nutrire 60 milioni di italini mi pare ci voglia l’economia del computer e non quella del 1650 di Fini, che sarà stata a misura d’uomo [figurati, c’erano le carestie e la vita media era di 40 anni] ma assai pochi uomini.

      io vedo due visioni parziali, le cui verità sono inutili perchè vogliono ignorare il resto:
      1) Massimo Fini (che dice anche molte cose sacrosante)
      2) gli idolatri della competitività (che avranno anche ragione ma si sono dimenticati il punto di partenza)

      stiamo messi male

    • Francesco scrive:

      Miguel

      hai mai sentito parlare di produttività? serve a giustificare i divari salariali

      • daouda scrive:

        Lascia perde che Miguel non ci capisce niente d’economia.

        PEr lui il salario minimo è giustizia sociale invece che il contrario. Ugualmente crede che le pensioni e gli assegni famigliari siano utili socialmente invece che il contrario.

        Chiaramente leggendo quel che ho scritto ci troverà la bieka infamia liberista ignorando invece il perché di quel che ho scritto che dipende giust’appunto dalla natura intrinseca dell’ente che distribuisce tali prebende estorte.

        Quando la Cina collasserà ci sarà da ridere. Vengano poi a frignare tutti quelli che credono che la produttività dipende dal salario e non l’inverso…

    • Francesco scrive:

      quando mi capita di scorrere Micromega, resto ogni volta sconvolto dagli abissi di abiezione in cui l’uomo è capace di sprofondare

      e senza che trovi quegli elementi di umanità che mi spinge a essere meno disgustato, per esempio, dai giornalisti sportivi

  56. mirkhond scrive:

    “io vedo due visioni parziali, le cui verità sono inutili perchè vogliono ignorare il resto:
    1) Massimo Fini (che dice anche molte cose sacrosante)
    2) gli idolatri della competitività (che avranno anche ragione ma si sono dimenticati il punto di partenza)

    stiamo messi male”

    La soluzione dovrebbe essere nel mezzo di queste due visioni estreme e parziali.
    Solo qual’è questa giusta via che, seppur imperfettamente e limitatamente come ogni cosa umana, potrebbe dare soluzione al problema?

    • Francesco scrive:

      a naso, mi affiderei alla dottrina sociale della Chiesa, che proprio perchè insiste cocciutamente sul bene comune e sull’uomo, è così ostica per ogni ideologo (quale io tendenzialmente sarei)

      ciao

  57. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “hai mai sentito parlare di produttività? serve a giustificare i divari salariali”

    Infatti, per quello che dicevo di chiedere meno e non più dei cinesi.

    • daouda scrive:

      I cinesi ancora lavorano colle mano…ma che cazzo stai a ddì…

      ( il ché te dovrebbe fà capì che l’innovazione è importante , giusto giusto pé nun rompece ‘r cazzo co l’ “imprenditori” che se magneno tutto e non investono e non ammodernano, la qual cosa è PARTE delle ause della bassa produttività italiana e nessuno lo nasconde…ma se rimani appresso alle stronzate del plus-valore e all’inversione della dipendenza del salario dalla produttività nun se và da nessuna parte. In Italia i lavoratori fanno poco e male a-priori – una parte anche perché non hanno formazione, altro punto che torna all’appena scritto – ; chiamala ameriganizazziona come te piace tanto a te oppure menefrekismo individualisda oppure ce sò vari altri stili commé lu nichilismu ma rimane il fatto che fanno poco. )

    • Francesco scrive:

      se un operaio italiano produce meno di un operaio cinese, trovo difficile possa aspirare a un salario più alto. il che vale pari pari per operai tedeschi, austriaci, vietnamiti e messicani

      ciao

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