Il regno millennario

Credo che quasi tutte le canzoni di Angelo Branduardi si ispirino a testi esistenti. Non so dove Branduardi abbia preso Il regno millennario, ma qui ci si sente molto vicini alle sue parole.

 

E’ vero, da tempo ha varcato i confini,
il respiro sospeso ho cercato il cammino,
ma quando anche l’ultima strada era chiusa
ho lasciato in porto la nave
ed oggi cammino.

In frammenti di vetro il mio amore ho creato,
con parole leggere te l’ho raccontato,
la mia voce oggi ti parla di sogni,
tu li senti dentro di te e non li rifiuti…

Ora lo so, tu mi conosci
quando mi cerchi con la mano
e resto lì ad aspettare un gesto tuo;
e l’attesa non è un peso…
sopra gli alberi sono alte le montagne,
ti rifugi nelle pieghe del tuo viso,
il cammino è verso il regno millenario.

Ora lo sai io ti conosco
quando ti cerco con la mano
e resti lì ad aspettare un gesto mio,
e l’attesa ti dispiace…
ed al vento si inchinano gli abeti
le tue braccia e le tue mani sono ali
siamo in volo verso il regno millenario.

 

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39 risposte a Il regno millennario

  1. Moi scrive:

    Ocio però che ad Angelo Branduardi i testi “surreali” dell’ Album “Il Dito e la Luna” glieli scrisse Giorgio Faletti, scrittore ex comico … dalla comicità cmq sempre surreale e vagamente melancolica.

  2. Moi scrive:

    La canzone cantata da Angelo Branduardi più nota dall’ Album “Il Dito e la Luna” di cui sopra …

    http://www.youtube.com/watch?v=K1aNscjnoAA

    “Il Giocatore di Biliardo” … secondo me lo stile “pseudo-assurdo esistenzialista” di Giorgio Faletti si riconosce.

  3. Moi scrive:

    Premessa, lui è Piemontese, ma molto legato alla Romagna …

    http://www.youtube.com/watch?v=aP6m3YMpTNE

    Uno dei suoi primi personaggi comici televisivi … ispirato a dopo (!) il quando aprì la porta di casa a un testimone di Geova, che per gli anziani sono ancora oggi “i Testimoni di Genova” [sic], sì proprio la città capoluogo ligure, alla faccia di chi parla di radici “Giudaico-Cristiane”.

    • Peucezio scrive:

      Anch’io li chiamo spesso “Testimoni di Genova”. Mia nonna invece li chiamava “Testimoni di Giuda” oppure “la religione di Giuda”.

    • PinoMamet scrive:

      La religione di Giuda mi mancava, ma davvero dire che è carina 🙂

      Un’amica di famiglia cubana per un periodo si fece irretire dai “genoani”, e veniva a casa nostra a rompere le palle spiegando la faccenda del nome di Dio come l’aveva capita lei, cioè che Geova era il vero nome di Gesù!
      Mentre Gesù era un soprannome…
      finché mia madre, esasperata, le disse “ma noi siamo amici, lo chiamiamo col soprannome…”

      la stessa signora ci regalò una statuetta di Yemayà (almeno credo sia lei) e a mia madre una collana con qualche proprietà magica afro-cubana.
      Per un periodo volle provarmi ad affibbiare una sua nipote, “un po’ bianca un po’ nera e un po’ cinese con gli occhi da giapponese” (parole sue testuali)…

      • PinoMamet scrive:

        anzim, correggo, erano “occhi azzurri da giapponese”.

        Scommetto fosse molto carina, ma ho sempre rifiutato i matrimoni combinati!! 😉

      • corrado (qualc1) scrive:

        Non aveva le idee molto chiare, la signora. Per un geovista dire una cosa del genere è quasi una bestemmia.
        Io ricordo invece quanto da bambino fui messo alla porta da un parente geovista, un uomo buono come il pane ma esasperato dal mio turpiloquio (costituito, sia chiaro, da esclamazioni volgari ma non blasfeme); prima che andassi sua moglie (pioniera) mi fece una breve catechesi dicendomi che Dio – CHE SI CHIAMA GEOVA – non vuole che si dicano parolacce e che dicendole facevo contento il diavolo, la questione del Nome la ripeté più di una volta. Tempo dopo a catechismo – quello cattolico – dissi alla suora che Dio si chiama Geova suscitando scandalo negli altri bambini e una certa preoccupazione nella religiosa, che qualche domenica dopo mi fece restare qualche minuto in più per indagare un po’ la cosa.

        @Pino: Quand’è che ci presenti la nipote cubana?

        • PinoMamet scrive:

          Qualc1 e Peucezio:

          la nipote non la incontrai mai, ma se rivedessi la signora cubana le farò presente le vostre richieste 😉

          PS
          A me ha comunque sempre fatto ridere l’idea che Dio “si chiami” in un certo modo: e dove, all’anagrafe??

        • Peucezio scrive:

          Eppure i nomi sono molto importanti in tutte le concezioni del sacro.

        • Moi scrive:

          A me ha comunque sempre fatto ridere l’idea che Dio “si chiami” in un certo modo: e dove, all’anagrafe??

          —-

          Per i monoteismi c’è il discorso “Rivelazione” … per i paganesimi non saprei, escludendo ovviamente il discorso dei nomi propri alieni 🙂 😉 .

        • PinoMamet scrive:

          Beh finchè si resta nell’ambito del politeismo o di sistemi affini, è logico pensare che gli dèi abbiano un nome proprio, e anche che esistano nomi più o meno “veri”, e perciò più o meno potenti come invocazioni: era l’idea greca e romana, in fondo.

          L’idea ebraica deve essere partita da una concezione più o meno simile, arrivando però a pensare un “nome” che è in realtà una forma verbale, che per così dire raffigura l’essenza di Dio attraverso il suo manifestarsi nell’azione.
          da cui le (successive) proibizioni sulla pronuncia del nome; è un’idea particolare, ma ci può stare.

          A farmi ridere è invece l’idea “genoana” che Dio abbia un nome proprio come possiamo avercelo io e voi.
          Non so se i Testimoni la mettano giù proprio così ufficialmente, ma di certo quello che dicono loro quando glielo si chiede è proprio questo, cioè che Dio “si chiama” Geova…

          poi per carità, anche a intervistare i cattolici comuni penso (anzi, sono sicuro per lunga esperienza) che escano le peggio bestialità sulla loro stessa dottrina religiosa, quindi non so cosa dica ufficialmente il “catechismo” dei testimoni di Geova a riguardo.

          Peròquando parlano mi immagino sempre la proverbiale “casa di Dio” con un campanello sopra con scritto “Geova” 😉

        • Moi scrive:

          @ PINO

          Mi piacerebbe fare un sondaggio per vedere quanti Italiani Cattolici pensano che “Cristo” fosse un cognome ! 🙂

        • Ritvan scrive:

          —A farmi ridere è invece l’idea “genoana” che Dio abbia un nome proprio come possiamo avercelo io e voi.
          Non so se i Testimoni la mettano giù proprio così ufficialmente, ma di certo quello che dicono loro quando glielo si chiede è proprio questo, cioè che Dio “si chiama” Geova…Pino Mamet—

          Ehmmm….caro Pino, temo che i tuoi amici:-) ebrei ti farebbero passare la voglia di ridere, spiegandoti che “Geova” è solo la translitterazione in dolce idioma dantesco del nome EBRAICO di Dio (o uno dei nomi), che mi pare si scriva “JHWH”. E se tu continuassi a ridere, allora saresti un ANTISEMITAAAAAAAAAA!!!:-)

        • Ritvan scrive:

          —-Non aveva le idee molto chiare, la signora. Per un geovista dire una cosa del genere (che Geova è il nome di Gesù-ndr.) è quasi una bestemmia. corrado—
          Beh, non esageriamo:-), diciamo piuttosto “un’eresia”:-). Infatti, quello che distingue i TdG dalle altre confessioni cristiane è il fatto che i TdG non considerano Gesù una divinità (una o trina che sia), bensì solo un Messaggero di Dio/Geova, seppur concepito in modo “miracoloso”. In questo i TdG la pensano esattamente come i musulmani e se credessero che pure Maometto sia stato un Messaggero di Dio sarebbero dei perfetti musulmani:-)

          P.S. Faccio il “Moi”:-) una tantum:
          Sapete cosa si ottiene incrociando un/a TdG con una/un atea/o? Un individuo che si sente sospinto da un irresistibile impulso a suonare ai citofoni della gente ma non sa il perché:-):-)

        • PinoMamet scrive:

          Ritvan

          so benissimo che Geova sarebbe, per i relativi “testimoni” 😉 , la trascrizione del nome ebraico di Dio (con la vocalizzazione masoretica, che ne indica l’origine protestante: i protestanti, nella loro ansia vetero-testamentaria, hanno finito per basarsi su un testo sì ebraico, ma decisamente più tardo della Vulgata e dei Settanta!)

          Peraltro gli ebrei ritengono errata la pronuncia Geova (o Jeova se sei americano), e non usano neanche quella “Iahvè” che andava forte nelle canzoni di chiesa dopoconciliari, ma, prudentemente, dicono solo “HaShem”, Il Nome.

          Invece a sentire i comuni Testimoni (ripeto, ignoro cosa dica la loro dottrina ufficiale, che immagino- ma forse è una pia illusione 😉 – più sostanziosa) parlano di Geova come di un “nome proprio”

        • PinoMamet scrive:

          Oltretutto, con tutto il rispetto mistico-sacrale con cui l’ebraismo circonda il “nome di Dio” (che poi ,ripeto, in ebraico è una forma verbale, cosa bene diversa da un comune nome di persona), tanto che non solo non viene pronunciato, ma che gli scritti che lo contengono non dovrebbero neppure essere buttati e dovrebbero essere trattati con rispetto ecc. ecc.

          con tutto ciò, è ancora più strano, decisamente “ammeregano” e sì, un po’ ridicolo, il modo in cui i Testimoni vanno in giro a spargerlo in lungo e in largo:
          “ehi, gente, ma lo sapete come se chiama Dio? In realtà si chiama Geova, lo ha detto a noi in confidenza! Geova, capito? Gli ebrei non lo pronunciano neanche, ma quello sono rimasti indietro, adesso siamo arrivati noi e noi la Bibbia la usiamo come ci pare…”

        • fp40 scrive:

          @ Moi

          Ma “Cristo” è un cognome vero 😀

        • corrado (qualc1) scrive:

          @fp40: Ma che dite?!
          Il cognome è Di Nazaret! Non l’avete visto il film!

        • PinoMamet scrive:

          🙂

        • Moi scrive:

          Ho sentito dire diverse volte “Macchina targata Nazareth” [sic] … apposta per non dover dire Napoli.
          😉

          Che io sappia deriva dalla barzelletta “poco pia” 🙂 dell’ automobilista “del Nord” che arrivato in Paradiso si lamenta con San Pietro che: “C’ è un automobilista Napoletano che in strada fa quel cazzo che gli pare, anche qui !” … Al che San Pietro spiega con pazienza e rassegnazione che: “Fa quel cazzo che gli pare perché è il Figlio del Capo e quella macchina non è targata Napoli ma Nazareth !”

        • corrado (qualc1) scrive:

          Io sapevo anche la versione in cui la macchina sembrava targata – appunto – Genova, ma in realtà era targata Gerusalemme. Per le barzellette cattive sui napoletani rimando al mio commento sul post successivo.

  4. Moi scrive:

    Ti chiedo scusa per la digressione, caro Miguel, ma vedi … alle volte il Vate è Debitore al Buffone ! 🙂

    PS

    Detesto il laugh track … ma ho imparato a sopportarlo.

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  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Ti chiedo scusa per la digressione, caro Miguel”

    Scherzi? Alle tue digressioni devo l’ispirazione ormai per non so quanti post…

  7. nic scrive:

    Qui, sono molto orgoglioso d’aver importato e diffuso con un relativo successo: “los testículos del Genoa” (famosa per un tal Milito)

  8. fp40 scrive:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Angelo_Branduardi_%28album%29

    Santa Wiki dice che è ispirato a “L’uomo senza qualità” di Robert Musil, libro che non ho letto e quindi di più non so dire.

    Di Branduardi ho apprezzato la cura nella pronuncia della nostra lingua

    http://www.youtube.com/watch?v=G5JIHN3JSUQ

    che a me fa intravedere una sua estrema attenzione ai dettagli.

    • Moi scrive:

      Nel pezzo Branduardi duetta con Ligabue, che invece mantiene un pesante accento emiliano … Ligabue non mi è mai piaciuto come cantante, ma i suoi film giovanilistico-esistenzialisti “Radio Freccia” e “Da Zero a Dieci” mi sono piaciuti molto, per nulla banali nonostante il “setting”.

    • PinoMamet scrive:

      Bello il pezzo, che non conoscevo!
      (e lo segnalo a Mirkhond!! se legge)

      Branduardi lo sentti intervistato tipo un anno fa, dal solito Fazio. Mi fece un’ottima impressione: prima di tutto sembra che abbia una storia personale interessante (di lavoro all’estero già da giovane e in tempi e luoghi non facilissimi, tipo Europa dell’Est, ma non ricordo i particolari) e sicuramente ha una solida cultura musicale (dovrebbero averla tutti i musicisti, certo, ma mi sa che spesso non è affatto così) che gli consente di dare il giusto peso specifico alle cose che ha prodotto senza “glorificarsi” come fanno certi sedicenti “geni”.

      Poi non ha in casa i suoi dischi, e questo è di sicuro un buon segno!
      (nel senso che significa che davvero gli piace ricercare e non fermarsi su se stesso).

      Non l’ho mai ascoltato, associandolo superficialmente a un mondo simil-medievale che non mi esalta- ma credo che meriti.

      • Roberto scrive:

        Branduardi l’ho sempre adorato e visto in concerto qualche anno fa in Lussemburgo. Si esibiva nella palestra del liceo di dudelange e nonostante la location veramente sfigata ha fatto un signor concerto

  9. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=VCqPVDKoMD8

    “Vanità Di Vanità”, tratto dal film “State Buoni Se Potete”.

  10. Moi scrive:

    @ fp40

    Scusa, ma cos’è la “bidda” esattamente ? So che “sardu de bidda” dovrebbe significare più o meno “provinciale” , no ?

    Ritrovo quei “sa” per “la” , “es” per “el”, “s’ ” per “l’ ” , “ses” per “les” che, in effetti, differenziano il Catalano insulare delle Baleari da quello continentale … e che mi dissero derivare appunto dal Sardo NordOccidentale.

    • fp40 scrive:

      Il termine “bidda” indica, in generale, un centro abitato (dal latino “villa”). La “dd” è come quella siciliana. La pronuncia della “b” iniziale dipende dal dialetto e dalla coarticolazione delle parole: può restare “b”, mutare in “v” o cadere del tutto.

      Gli abitanti delle città usano il termine “sardu de bidda” o “biddàrgiu” in senso dispregiativo, a intendere persone con poca esperienza del mondo, dai modi rozzi e scarsa cultura (“pagu essidos”). Per uno “de bidda” invece non c’è differenza tra il proprio paesino e la grande città: “sunt totu biddas”. Lascio a te il giudicare quale è l’atteggiamento più provinciale fra i due.

      Per gli articoli determinativi, nel sardo si usa “su” (il/lo) e “sa” (la), “s’ ” (l’) per il singolare, e “is”/”sos” (i/gli) e “is”/”sas” (le) per il plurale (in alcuni dialetti si hanno “os”/”us” e “as”). La derivazione dovrebbe venire da ipsum/ipsa/ipsos latini (al posto di illum/illa/illos come nelle altre lingue romanze).

      Non so quanto il sardo possa aver influenzato il catalano delle Baleari. Dal catalano, dopo l’istituzione del Regno di Sardegna, abbiamo preso tante parole. Forse la parola boginu (boia, ma anche uno dei soprannomi del diavolo) ci è pervenuta dal catalano bogin. Fatto sta che proprio nel periodo antecedente alla composizione della poesia del Mannu (1796) arrivò come ministro per gli affari in Sardegna del re Carlo Emanuele III, proprio tale Giovanni Battista Bogino. Ministro sicuramente riformatore e “illuminato”, ma con poco senso per la localizzazione delle pratiche progressiste, che furono perlopiù paracadutate dall’alto, ma che lascio nei sardi un certo senso di nomen-omen, dando un volto definito alla maledizione “ancu ti currat su boginu” (che ti perseguiti il boia/diavolo/Bogino), che fa il paio con l’altra maledizione comune “ancu ti currat sa giustìtzia” (che ti perseguitino le forze dell’ordine).

  11. Moi scrive:

    Gli abitanti delle città usano il termine “sardu de bidda” o “biddàrgiu” in senso dispregiativo, a intendere persone con poca esperienza del mondo, dai modi rozzi e scarsa cultura (“pagu essidos”). Per uno “de bidda” invece non c’è differenza tra il proprio paesino e la grande città: “sunt totu biddas”. Lascio a te il giudicare quale è l’atteggiamento più provinciale fra i due.

    —-

    Interessante; anche perché invece a Bologna c’è quell’ Esterofilia Acritica che in quanto “a-critica” mi sa di eccesso opposto ma parimenti intenso rispetto al provincialismo più chiuso. Bellissimo quel “pagu” che suppongo derivato dritto dritto dal Latino “pagus” donde “pagani” …

    • Moi scrive:

      Spiego meglio … c’è un malinteso “cosmopolitismo” che si rivela essere “esterofilia acritica”, e che fa tanto malintesa “sinistra” che a sua volta “fa figo”.

      Ad esempio, almeno fino al primo Novecento il mondo contadino era molto attento al rapporto casa / ambiente naturale … parole dialettali del tutto sparite come “al suladén” o “l’ umbradén” in dicavano il luogo della “cà” più esposto al sole o più umido; ebbene: non è raro che quelli che scrollino la testa pensando “roba da contadinazzi analfabeti” siano poi gli stessi che trovano tanto saggio il feng shui, restandone più affascinati dall’ esotismo da Cina Antica che non invece convinti della sostanza.

      • fp40 scrive:

        Scusami Moi, avrei dovuto fornire traduzione della frase “pagu essidos”, che significa letteralmente “usciti poco”, ovvero poco esperti del mondo. Qui “pagu” vuol dire poco, dal latinu “paucus”. Nella mia variante della lingua sarda, che è foneticamente più vicina al latino, si pronuncia “pacu”.

        Anche noi distinguiamo tra “solianu” e “palassole”, dove “palas” sta per spalle.

        Riguardo al cosmopolitismo, rischiamo che la New-Age si unisca alla “antica” Tradizione Nuragica (qualunque cosa sia), ma per il momento non è paragonabile al trend Maya-2012.

        • PinoMamet scrive:

          Qua da noi mi pare fossero “umbasèn” e “arsolì”

          (“umbacino” e “arrisolìto” rispettivamente, resi, diciamo, con la fonetica italiana; i dialettofoni di una volta spesso e volentieri, parlando in italiano, adattavano le parole dialettali alla fonetica italiana; adesso invece fanno l’inverso parlando dialetto…)

  12. fp40 scrive:

    @ Moi

    Ma \"Cristo\" è un cognome vero 😀

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