Le due vite di Regina Teuscher Kruger, studentessa e dea

L’altro giorno, abbiamo visto come si inventa una tradizione – la Perdonanza dell’Aquila.

Dal Messico, invece, un esempio insieme più tragico e più grandioso.

Regina Teuscher Kruger oggi, avrebbe sessantatrè anni.

Non lo è, perché è morta ammazzata tanto tempo fa, quando di anni ne aveva appena diciannove.

Sappiamo qualcosa di ciò che era, e molto di ciò che non era.

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Regina Teuscher Kruger, a sedici anni

Era figlia di un noto medico tedesco, nato in Messico; era certamente benestante e studiava medicina. Nel 1968, riuscì a ottenere un lavoro provvisorio come aiutante nell’organizzazione delle Olimpiadi.

Non si interessava di politica, né di religione; non era mai stata in Oriente e non conosceva lingue esotiche.

Non sappiamo perché il 2 ottobre del 1968, avesse deciso di partecipare, anonima goccia di umanità, a una grande manifestazione studentesca che si doveva svolgere nella piazza più simbolica di Città del Messico, quella delle Tre Culture nella zona di Tlatelolco. Forse era semplice curiosità.

Durante la manifestazione, un gruppo di apparenti sovversivi – in realtà tiratori scelti appartenenti alla Guardia Presidenziale – aprì fuoco sull’esercito, che rispose compiendo una strage tra gli studenti. Sono stati accertati 45 morti, ma certamente furono molti di più, addirittura forse migliaia, i cadaveri fatti sparire dall’esercito.

Siccome su questa terra non c’è giustizia, la giornalista italiana Oriana Fallaci, presente sulla scena, se la cavò con qualche ferita, mentre Regina Teuscher Kruger morì.

Regina Teuscher Kruger aveva una famiglia più altolocata di tante altre vittime; e così il suo cadavere venne almeno fotografato all’obitorio, diventando uno dei simboli di quelle tremende giornate.

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Regina Teuscher Kruger, a diciannove anni

Quasi vent’anni dopo, l’avvocato messicano, Antonio Velasco Piña, pubblicò un libro che raccontava quella, che secondo lui, sarebbe la vera storia di Regina Teuscher Kruger.

Regina. Dos de octubre no se olvida (1987, la mia edizione è del 2000) è un libro stranissimo, che ha avuto un effetto dirompente in Messico.

L’autore dichiara che non si tratta di un romanzo: lui si presenta come il “testimone” che avrebbe il compito di trasmettere ai posteri la vera storia di Regina.

Regina – il nome non sarebbe casuale – sarebbe venuta al mondo in una casa di campagna che apparteneva alla famiglia di Antonio Velasco Piña, dove l’autore l’avrebbe conosciuta, appena nata.

Regina sarebbe stata la reincarnazione dell’ultimo re dei messicani, Cuauhtemoc, tornato nel mondo grazie a un rituale compiuto dagli Autentici Messicani, i quattro custodi delle antiche tradizioni (olmeca, maya, nahua e zapoteca), decisi a far rinascere la loro terra oppressa e saccheggiata.

I genitori avrebbero allevato la ragazza nel Tibet, un paese spiritualmente gemellato con il Messico, sotto la guida di un Lama i cui insegnamenti somigliano in maniera sospetta a quelli di Cyril Hoskin, l’idraulico inglese che si presentò al mondo come il “lama Lobsang Rampa”.

I comunisti cinesi avrebbero ucciso i genitori di Regina, che si sarebbe poi recata in Messico, luogo cruciale, nel grande disegno cosmico, per l’ingresso in una nuova era dell’umanità.

Sulla sommità della piramide di Teotihuacan, lei avrebbe incontrato di nuovo i quattro guardiani, e avrebbe iniziato il proprio compito: quello di risvegliare i chakra (i termini teosofici abbondano nell’opera) della terra messicana.

Lo avrebbe fatto sfruttando i moti del Sessantotto per compiere, all’insaputa degli stessi partecipanti, alcuni fondamentali rituali che richiedevano una presenza di massa.

L’atto culminante, indispensabile per garantire il risveglio delle antiche forze, un sacrificio umano di alcuni volontari – tra cui Regina stessa, ovviamente – nel luogo più sacro dell’antico Messico, cioè nella piazza di Tlatelolco: ecco il vero senso della strage, che realizza la profezia:

“Al paese delle aquile, la sua regina farà ritorno, il carcere della Luna dovrà spezzare, guardiani di altri tempi verranno a suo fianco, e uniti tutti insieme battaglia daranno. Sonnambuli andanti la vedranno avanzare e l’unico risvegliato chiederà il suo aiuto, i peggiori e i migliori per lei si uniranno e l’acqua del cielo ripulirà tutte le cose. Con i rintocchi del passato il presente si udirà, ma solo nel silenzio la sua voce sarà ascoltata, ma se resteranno sordi, ci sarà un sacrificio la cui luce illuminerà la via per millenni”.

A primo impatto, questo libro fa venire in mente cose pessime, come i racconti di Dan Brown.

Ma siamo su un altro piano, per diversi motivi.

Innanzitutto, Antonio Velasco Piña scrive molto meglio di Dan Brown, e infatti i suoi libri sono difficili da trovare da noi. Si legge meglio, è più avvincente (nonostante le quasi 700 pagine), e ha le idee molto più chiare. Qualunque cosa si pensi dello schema teosofico del mondo sottostante al racconto, l’autore lo presenta in modo assai logico.

Per centinaia di pagine, il libro presenta una cronaca della sommossa studentesca del 1968, tanto precisa, da costiture ancora una delle principali fonti sull’argomento, nonostante la descrizione venga inserita in un quadro, come dire, un po’ particolare.

Infine, la Regina del libro è un modello umano interessante.

La letteratura New Age in genere prospetta solo individui in pace con sé e senza cellulite, che passano di sensazione felice in sensazione felice.

Accanto a questa letteratura, ne esiste un’altra, che offre il modello antropologico dell’avventuriero, il pirata o James Bond che riesce, attraverso una serie rischiose di scommesse, a ottenere il successo per sé.

Regina è invece una figura eroica, e molto ben delineata. Il modello della vita ordinata attorno a uno scopo, che non finisce con se stessi; che compie scelte rigorose e durissime, fino alla morte; e per questo possiede una particolare lucidità.

Il piccolo problema, ovviamente, è che si tratta di una balla.

I familiari della vera Regina, che contestano Antonio Velasco Piña, hanno il difficile compito di cercare di dimostrare che Regina era una persona insignificante, e di negare che fosse una semidivinità, la redentrice della nazione e uno dei più grandi eroi di tutti i tempi. Contro la banalità, Antonio Velasco Piña e il suo movimento vincono a man bassa.

Avrete notato una cosa curiosa.

Il complesso di fantasie teosofiche in Italia porta di solito alla cristalloterapia per curare lo stress.

In Messico, invece, il libro di Antonio Velasco Piña ha portato alla nascita di un movimento politico-religioso, la Nueva Mexicanidad. Le esigenze messicane sono diverse da quelle italiane, e producono quindi realtà del  tutto diverse. Il Messico è un paese ben cosciente della propria fratturata identità e immensa storia, che si sente molto più grande del proprio ruolo reale di miserabile subordinazione e umiliazione, e che attende sempre un sacrificio di redenzione. Cosa accentuata in questi anni dalla crisi del vecchio sistema di terrore, dalla devastazione economica neoliberale e dalla narcoguerra.

Nel 2002, la Regina messianica è diventata Regina: un musical para una nación que despierta (“Regina, un musical per una nazione che si risveglia”) , su un libretto del channeler Alex Slucki, in cui il ruolo dell’eroina veniva interpretato dalla cantante (20 milioni di dischi e CD venduti) e signora delle telenovelas, Lucero.

CD01 Portada CD

Lucero nel ruolo di Regina

Così si crea la gloria del mondo…

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54 risposte a Le due vite di Regina Teuscher Kruger, studentessa e dea

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  2. PinoMamet scrive:

    Certo Miguel che a leggerti sembrerebbe che in Messico non si faccia altro che morire…

  3. Buleghin il vecio scrive:

    Caro Miguel non parmeter che la tua parte anglosason rasional ghabbia sempre il sopravvento dai! La tua parte mexicana la xè la più nobil! E tu non sei un fiol d’un can de zornalista proprio grasie a la mexicanidad che ben o mal ghai!

    Conosi ben quel maraviglioso pais che xè il Mexico e che tuti gli italian ci voglion bene per il coragio de Pancho Villa e de Emiliano Zapata, sogna anca tu Miquel come i veri mexicani!

    Forse che son un veneto tontolon e gnorante ma la laguna insegna a sognar anca un pocheto ne le noti de luna piena!

    Può anche darsi che la storia de la povera tosa asasinà serva al maraviglioso Mexico per togliersi da le scatole quei fioi de cagna de gringos del PANTEGANICO!

    Per una serie de ragioni i gringos se son ritira dal Nicaragua picoleto dove Sandino combateva come un leon parchè xera un ostia de latinomerican mato che ci dava più importansa ai “cojones” che ai sghei.

    Que viva Mexico che almen sa ancor produre legende degne di Omero!

    Que viva Mexico che almen sa ancor produre scritori fuori de crapa come Antonio Velasco Piña che un Dan Bronw non xè nianca bon a lucidargli le scarpe!

  4. Moi scrive:

    Scusate il relativo (!) OT, visto che è pur sempre Mexico :

    http://www.cristiadafilm.com/

    … si direbbe un imminente film interessante !

    • mirkhond scrive:

      Chissà se lo faranno vedere anche in Italia.
      Mi piacerebbe proprio vederlo!
      Ma è un film messicano o statunitense?
      ciao

  5. Buleghin il vecio scrive:

    Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico! Che viva Mexico!

    Ma dove lo trovi un pais che ghà fato una guera per i pasticcini?!
    Ma dove lo trovi un pais che ghà fato la guera contra i framason sensa Dio?!
    Ma dove lo trovi un pais dove i catolici zustamente masa i anglicani gringos ancor ogi?

    Saran ben fuori de crapa che xè l’unico modo rasional de far fronte a quei can del PANTEGANICO

  6. Buleghin il vecio scrive:

    E che la Santa Virgen de Guadalupe protega Mexico!

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    Mi preoccupa vedere un episodio della storia che per sessant’anni è stato rimosso, nascosto, demonizzato e falsificato le poche volte che se ne parlava, che diventa improvvisamente chic.

    Credo che ci sia una tendenza oggi a recuperare la Cristiada, sottolineandone gli aspetti esclusivamente di “libertà di religione” in senso anglosassone, con un tocco di antistatalismo/anticomunismo. Ovviamente mi posso sbagliare, riguardo a questo specifico film, ma è qualcosa che vedo sia in Messico che in Italia.

    Magari dimenticando che la Chiesa, una volta risolto il suo conflitto con lo Stato, ha scomunicato i guerriglieri che continuavano la resistenza.

    • Moi scrive:

      Tra musiche e immagini è molto simile al trailer di Avatar … mah !

    • mirkhond scrive:

      Magari dimenticando che la Chiesa, una volta risolto il suo conflitto con lo Stato, ha scomunicato i guerriglieri che continuavano la resistenza.

      In linea continuità con una tradizione di abbandonare i discepoli di Cirillo e Metodio nell’885, i Templari (quelli veri, non le patacche massoniche e paramassoniche) nel 1310-14, i cattolici inglesi nel XVI secolo, i Gesuiti nel 1773 e la resistenza antipiemontese nell’ex Regno delle Due Sicilie nel 1865.

      • Francesco scrive:

        i cattolici inglesi?

        questa non la sapevo, puoi raccontare?

        grazie

        PS una volta risolto il conflitto con lo Stato, la Chiesa avrebbe dovuto incoraggiare la prosecuzione della guerra civile? in linea di massima mi pare un’idea malsana

        • mirkhond scrive:

          Nel 1570 Papa Pio V scomunicò la regina Elisabetta I, scomunica inutile, in quanto la regina, dopo l’effimero tentativo di restaurazione cattolica promosso da sua sorella Maria (1553-1558), già dal 1559 aveva restaurato la Chiesa Anglicana col Common Prayer Book.
          Per un decennio i cattolici inglesi, non furono toccati, ma dalla scomunica del 1570, ripresero le persecuzioni anticattoliche come e più di prima del periodo scismatico-protestante di Enrico VIII (1534-1547).
          Essere cattolico in Inghilterra, dal 1570, fu sinonimo di TRADITORE, e ciò fino al XIX secolo!
          I Cattolici inglesi chiesero al re Filippo II di Asburgo Spagna, un territorio in America Latina in cui emigrare, ma il re si oppose, in quanto voleva mantenere una “quinta colonna” indigena per la progettata e fallita conquista dell’Inghilterra del 1588.
          ciao

        • Francesco scrive:

          quindi non mi pare si possa accusare la Chiesa di nulla, se non di aver rinunciato a sperare nel pentimento di Elisabetta I

          o doveva evitare la scomunica per ragioni di opportunità politica, trandendo il mandato religioso che giustifica l’esitenza della Chiesa stessa?

          che poi sia colpa della Chiesa la persecuzione mi pare esagerato, anche tenendo in conto l’eccessivo allineamento alla posizioni spagnole e imperiali.

          eccessivo al tempo di Maria, più che di Elisabetta.

          grazie

        • mirkhond scrive:

          Mi sembra che non si sia colto il clima di forte contrapposizione religiosa di quei tempi e delle loro innegabili valenze politiche.
          Per la Chiesa la perdita dell’Inghilterra era qualcosa a cui ci era “rassegnati” fin dai tempi di Enrico VIII.
          Non credo che il papato avrebbe mai scomunicato l’imperatore Carlo V, per il Sacco di Roma del 1527, ad opera dei lanzichenecchi PROTESTANTI….
          La scomunica è stata spesso più un’arma politica che religiosa, vedasi la lotta contro il Sacro Romano Impero nei secoli XI-XIV, ma anche la scomunica dei comunisti nel 1949, e poi l’ostpolitik dal 1962, sulla pelle della Chiesa cattolica-bizantina ucraina….
          Eh si, i tempi cambiano, MA SULLA PELLE di tanti innocenti…..
          ciao

        • Francesco scrive:

          1) Maria fu accolta benissimo dal popolo inglese e con una politica più avveduta e meno filo-spagnola oggi l’Inghilterra sarebbe una terra cattolica.
          2) la pretesa dell’Imperatore di ordinare i Vescovi era religiosamente inaccettabile, prima che politicamente.
          3) scomunicare i comunisti è una delle ultime buone intuizioni della Chiesa prima del Concilio Vaticano II … mica è colpa nostra la dottrina e la prassi di Marx, Lenin e Stalin.
          4) insomma, deciditi: coi rossi si tratta o non si tratta? non puoi attaccare la Chiesa in entrambi i casi! 😀

          Ciao

        • mirkhond scrive:

          1) Maria fu accolta benissimo dal popolo inglese e con una politica più avveduta e meno filo-spagnola oggi l’Inghilterra sarebbe una terra cattolica.

          Sono sostanzialmente d’accordo, anche se nel fallimento della ricattolicizzazione dell’Inghilterra, dette una mano anche Papa Paolo IV (1555-1559), scomunicando il cardinal de La Pole (1500-1558), illustre prelato anglonormanno che insieme a Maria Tudor stava proseguendo in questo delicato cammino.

          2) la pretesa dell’Imperatore di ordinare i Vescovi era religiosamente inaccettabile, prima che politicamente.

          Anche qui sono d’accordo, ma DE FACTO i sovrani cattolici, Imperatore in testa, CONTINUARONO a scegliere loro i candidati per vescovati e abbazie.
          In Francia perchè non si giunse ad uno scisma gallicano?
          Eppure il Papato nel 1560 credeva di aver perso anche la Francia….
          La risposta è nel concordato di Noyon del 1516, in cui veniva sancito il diritto del re di nominare una terna di candidati per vescovati e abbazie, terna tra cui il Papa doveva fare la sua scelta.
          Quindi DE FACTO il re di Francia era il vero CAPO IN TERRA della Chiesa Cattolica francese, e ciò fino alla nefasta rivoluzione del 1789!

          3) scomunicare i comunisti è una delle ultime buone intuizioni della Chiesa prima del Concilio Vaticano II … mica è colpa nostra la dottrina e la prassi di Marx, Lenin e Stalin.

          Anche qui d’accordo! In fondo l’obiettivo del marxismo-bolscevismo era quello di eliminare Dio dalla vita sociale e personale dei suoi sudditi.
          Il problema credo che sia nella mutevole politica imposta dai tempi.
          Pio XII non credeva in un accordo con l’Urss, e si comportò coerentemente, Giovanni XXIII ci credeva, e nel 1962 avviò l’ostpolitik, superando de facto le condanne del venerato predecessore.
          La Chiesa Cattolica-Bizantina dell’Ucraina però, CONTINUO’ ad essere perseguitata dal governo sovietico fino al 1988!

          4) insomma, deciditi: coi rossi si tratta o non si tratta? non puoi attaccare la Chiesa in entrambi i casi!

          La Chiesa ha il diritto/dovere di trattare con chi vuole, il problema però è nei risultati di tali trattative che, nel caso dell’ostpolitik sovietica per i Cattolici-Bizantini Ucraini, così come il fanatismo intransigente di Paolo IV e Pio V (1566-1572) con l’Inghilterra, non mi sembra che abbiano dato risultati positivi….
          ciao

        • Francesco scrive:

          vedo che per una volta condordiamo su molte cose …

          certo che la Chiesa sbaglia, e molto, quando fa scelte con conseguenze politiche: anche per questo non sono certo favorevole a restaurare lo Stato pontificio

          sono uomini pure loro

          PS e sono contrario all’abitudine di idealizzare il Medioevo, quasi quanto a quella di demonizzarlo. però se si tratta di prendersela con la Francia potrei fare un’eccezione: maledetti PRIMA e maledetti DOPO 🙁

  8. Miguel Martinez scrive:

    OT

    Mi hanno comunicato che nei seggi per i tunisini emigrati in Italia, la lista di an-Nahda, il partito “islamista”, ha preso il 50% dei voti. Un risultato interessante, perché ci si aspetterebbe che chi emigra sia in genere la parte meno “tradizionale” di una popolazione.

    • Peucezio scrive:

      Appunto. Gli “islamisti” sono un fenomeno della borghesia colta cittadina, degli studenti progressisti, non certo delle campagne. Dopo ha attecchito anche in ambienti più vasti, ma la matrice è quella.
      D’altronde le posizioni letteraliste e antipluraliste sono sempre le più antitradizionali.

    • C’è anche il fatto che chi emigra spesso tende all’identitarismo. Le comunità italiane all’estero, per esempio, sono molto più a destra degli italiani in Italia.

  9. Miguel Martinez scrive:

    OT2

    Leggo su Repubblica:

    “Brucia una Bibbia
    durante l’Angelus
    Si è arrampicato sul colonnato di San Pietro, scavalcando la balaustra. Dopo mezz’ora è stato fatto scendere e fermato. Si tratterebbe di uno squilibrato già autore di gesti simili in passato “

    Chi sa quali sarebbero “gesti simili” a quello di arrampicarsi su un colonnato di San Pietro incendiando una Bibbia.

  10. Miguel Martinez scrive:

    Tra l’altro, c’è anche un rovesciamento di fronti.

    Oggi la frattura sarebbe tra “cristiani occidentali con a capo gli Stati Uniti contro comunisti, terzomondisti e mussulmaniaci”.

    Negli anni Trenta, casomai i protestanti statunitensi, che allora dominavano totalmente nel loro paese, vedevano nei cattolici e negli europei i loro principali nemici; e quindi tendevano ad allearsi con i “laicisti” messicani, amici dei missionari evangelici.

  11. Buleghin il vecio scrive:

    Ben alora! Ritorniam a la santa inquisision e bruciam sul rogo i protestanti così ghan rason de protestar! Chi xè ateo o maometan lo lasciam in santa pace che non son nimici!

    Quei fioi dun can del PANTEGANICO ghan praticamente distruto una de le più antiche comunità cristiane di oriente in Iraq! In Siria la comunità cristiana locale ghà capio tuto e sostiene il presidente Assad preti e suore in prima linea.

    Il dissegno de divadar il medio riente in comunità religiose xè del PANTEGANICO E DEI SRAILIANI che vorebero dissenar il “nuovo medio oriente”.

    Bisognaria anca ricordar una cosa bastanza bufa! La comunità ebraica più numerosa dopo quela dei SRAILIANI in medio oriente la xè…..in Iran! Dove il vive tranquili da un saco de tempo ed il ghà anca rapresentanti in parlamento.

    • Francesco scrive:

      >> ghan praticamente distruto una de le più antiche comunità cristiane di oriente in Iraq

      strano, credevo fossero stati esclusivamente fanatici islamici venuti da fuori e cari compatrioti iracheni un tantinello stronzi e rigorosamente islamici (scusa Ritvan ma non è colpa mia).

      forse manca qualche passaggio, sarà rimasto all’osteria?

      • Buleghin il vecio scrive:

        Non xè rimasto gnente al’osteria …man cavà fino a l’ultimo sghei mondo can!

        L’alcool che spaciano a Genova deve esar de qualità particolar parchè fà in modo che chi lo beve se perda i detagli de quel che xè capità veramente in Iraq che quarda caso corisponde al disegno de dividar il medio riente in comunità religiose/etniche politicamente irilevanti e manipolabili.

        L’eliminazione delle comunità cristiane fà parte del diseno parché in questo modo l’ocidente de la uropa perderia i naturali referenti locali e saria costreto a far bloco con i PANTEGANICI e con i SIONISTI.

        La xè colpa che i genovesi li xè dei rafinà che il beve Wiskey e il gioca a poker invece de ber un buon biancheto sporco e di giocar a scopone sientifico, và a finir che il rasona come i nglosasoni!

        E pensar, che anche se pocheto in quantità, il vin bianco de Liguria ghà otimi esempi come il siacquetraz (o come se scrive) il vermentino e altri de le cinque tere, per taser dei pochi rosi che li xè sconusciuti anca a quei rafinà de Genova come quei de Pornassio o de Dolceacqua (che saria na contradision!).

      • Ritvan scrive:

        —strano, credevo fossero stati (a distruggere la comunità cristiana irachena-ndr.) esclusivamente fanatici islamici venuti da fuori e cari compatrioti iracheni un tantinello stronzi e rigorosamente islamici (scusa Ritvan ma non è colpa mia). Francesco—

        Non hai niente di cui scusarti con me, caro Francesco, poiché la verità non si deve scusare. E purtroppo ogni religione ha avuto e ha i propri stronzi fanatici, pertanto non si vede perché l’islam debba far eccezione.
        P.S. Perdona cristianamente:-) fratello Buleghin, lui non può che attribuire agli ameregani tutti i mali di questo mondo, poiché il declino di Venezia cominciò proprio a seguito della scoperta dell’America e al conseguente spostamento del traffico commerciale in altri lidi….

        • Francesco scrive:

          non ci avevo pensato, caro Ritvan, ma devi aver ragione

          non capisco perchè detto odio non vada in primis a brasiliani e messicani, che quando emersero gli USA Venezia era ormai storia antica

          bella la spiegazione patapolitica del gomblotto giudeo-usano, molto fantasiosa e triste

        • Uhm… che sia stato il contrario, cioè l’ostilità per gli USA (l’America, come si autodefiniscono) ad aver portato al fanatismo per la Serenissima?

        • PinoMamet scrive:

          Se andiamo a simpatia,

          (non so se si era capito 😉 ) ma per gli USA non è che straveda neppure io.
          Naturalmente i singoli statunitensi sono come tutte le singole persone del mondo, e ne ho conosciuti di fantastici.
          Senatores boni viri. Senatus, autem…

          Uno dice, “ma non esiste un piano americano per dominare il mondo, sai, loro sono la potenza più idiota della faccia della terra e agiscono solo perché ci vogliono un gran bene”; poi guarda un po’, e scopre che invece tutti questi think tank o come cazzo si chiamano non fanno altro che questo, cioè sfornare un’ipotesi dietro l’altra per rendere questo secolo “un altro secolo americano”
          (come se il XX fosse stato questa gran cosa…)

          già il fatto di aver assistito a discussioni accese in cui gli statunitensi reclamavano il diritto a chiamarsi correttamente “americani” per antonomasia (non come modo di dire scorretto: secondo loro è giusto così) me li rende antipatici.

          Me li rende antipatici la loro generale (con lodevolissime eccezioni, per carità) ma generalizzata e assordante incomprensione per il mondo;
          me li rende antipatici l’uso smodato delle dichiarazioni antisonanti e retoriche, che in America sostituiscono non solo il nostro strisciante chiacchiericcio politico, ma spesso anche i programmi
          (“l’America sarà sempre un paese da tripla A”, “siamo venuti a conquistare cuori e menti”, “abbiamo vinto noi”);
          me li rende antipatici il fatto che per loro la seconda guerra mondiale (mai combattuta a casa loro, Pearl Harbor a parte, e quindi in pratica vissuta solo come racconto, e come mito) non sia mai finita e riviva continuamente come mitologia interpretativa della realtà
          (con assoluto rifiuto di recitare altro che la parte dell’eroe senza la più piccola macchia, guai a fargli notare la minima sbavatura);
          me li rende antipatici l’uso di “americano” come attributo positivo o assoluto
          (“la bomba di Hiroshima ha salvato vite americane”; quelle giapponesi evidentemente non contano un cazzo);
          me li rende antipatici l’uso di saccheggiare a cuor leggero i lavori creativi altrui, raramente riconoscendo i meriti altrui (e solo se costretti contrattualmente) e spesso peggiorandoli, per “adeguarli alla mentalità americana”;
          me li rende antipatici la loro tendenza letteralistica e il loro apprezzamento per l’ingenuità, che a me sembra uno dei peggiori difetti dell’essere umano;
          me li rende antipatici il fatto che non facciano altro che di parlare continuamente di se stessi, ignorando che al resto del mondo, insomma, può anche non fregargliene niente;
          il fatto che si paghino la clacque, e profumatamente, e poi si vantino degli applausi;
          me li rende antipatici il fatto che chi li trova simpatici, di regola, è un ignorante che non conosce altro, perchè è stato nutrito, imbutato di Stati Uniti d’America fin dall’infanzia, e fin dall’infanzia si è dovuto sorbire dalla TV dosi massicce di “questo è un paese libero” e feste del Ringraziamento
          (ho un amico che la festeggia! Ha la terza media ed è un rapper…)
          e il fatto che credano davvero che il loro paese sia un po’ più libero di tanti altri
          (capirai, hai la scelta tra ben due, dicasi due, partiti; che dicono le stesse cose…) e questo anche grazie alla suddetta festa del Ringraziamento;

          insomma, i singoli statunitensi vanno bene, ma gli USA non è che mi facciano impazzire;
          e visto che sono un bastardo e non un buonista (non vi stavano tanto sulle balle i buonisti?) se qualcosa va male agli USA ci godo.

        • Francesco scrive:

          x Pino: essendo di parte opposta per puro istinto, ti rispondo volentieri.
          >> Uno dice, “ma non esiste un piano americano per dominare il mondo, sai, loro sono la potenza più idiota della faccia della terra e agiscono solo perché ci vogliono un gran bene”; poi guarda un po’, e scopre che invece tutti questi think tank o come cazzo si chiamano non fanno altro che questo, cioè sfornare un’ipotesi dietro l’altra per rendere questo secolo “un altro secolo americano” (come se il XX fosse stato questa gran cosa…)

          quanto contino questi “pensatoi” non lo so, di certo so che lo schifo del XX secolo è merito di noi europei, con significativa partecipazione degli asiatica gialli. E gran parte del bene lo hanno prodotto o permesso proprio loro, i pessimi usani.

          >> già il fatto di aver assistito a discussioni accese in cui gli statunitensi reclamavano il diritto a chiamarsi correttamente “americani” per antonomasia (non come modo di dire scorretto: secondo loro è giusto così) me li rende antipatici.

          Concordo ma mi sembri ignorare l’assoluta bruttezza del termine “statunitensi”

          >> Me li rende antipatici la loro generale (con lodevolissime eccezioni, per carità) ma generalizzata e assordante incomprensione per il mondo;

          sono dei simpatici provinciali!, poverini!

          >> me li rende antipatici l’uso smodato delle dichiarazioni antisonanti e retoriche, che in America sostituiscono non solo il nostro strisciante chiacchiericcio politico, ma spesso anche i programmi (“l’America sarà sempre un paese da tripla A”, “siamo venuti a conquistare cuori e menti”, “abbiamo vinto noi”);

          e per una volta che qualcuno ci crede davvero! Evviva la fiducia!

          >> me li rende antipatici il fatto che per loro la seconda guerra mondiale (mai combattuta a casa loro, Pearl Harbor a parte, e quindi in pratica vissuta solo come racconto, e come mito) non sia mai finita e riviva continuamente come mitologia interpretativa della realtà (con assoluto rifiuto di recitare altro che la parte dell’eroe senza la più piccola macchia, guai a fargli notare la minima sbavatura);

          forse dipende dal fatto che hanno vinto e sono diventati la prima potenza mondiale, dici che dovevano mettere tutto nel dimenticatoio?

          >> me li rende antipatici l’uso di “americano” come attributo positivo o assoluto (“la bomba di Hiroshima ha salvato vite americane”; quelle giapponesi evidentemente non contano un cazzo);

          è che gli manca l’universalismo cattolico, del resto non troverai nessuno che dopo una battaglia pianga i morti dell’altra parte, tranne chi non ha parte. Chi in Italia pianse i morti austriaci dopo la vittoria?

          >> me li rende antipatici l’uso di saccheggiare a cuor leggero i lavori creativi altrui, raramente riconoscendo i meriti altrui (e solo se costretti contrattualmente) e spesso peggiorandoli, per “adeguarli alla mentalità americana”;

          è un implicito riconoscimento che non fanno tutto loro! Una sincera prova di umiltà!

          >> me li rende antipatici la loro tendenza letteralistica e il loro apprezzamento per l’ingenuità, che a me sembra uno dei peggiori difetti dell’essere umano;

          Qui posso solo essere in totale disaccordo con te.

          >> me li rende antipatici il fatto che non facciano altro che di parlare continuamente di se stessi, ignorando che al resto del mondo, insomma, può anche non fregargliene niente;

          sono dei simpatici provinciali!, poverini!

          >> il fatto che si paghino la clacque, e profumatamente, e poi si vantino degli applausi;

          non capisco di cosa parli.

          >> me li rende antipatici il fatto che chi li trova simpatici, di regola, è un ignorante che non conosce altro, perchè è stato nutrito, imbutato di Stati Uniti d’America fin dall’infanzia, e fin dall’infanzia si è dovuto sorbire dalla TV dosi massicce di “questo è un paese libero” e feste del Ringraziamento (ho un amico che la festeggia! Ha la terza media ed è un rapper…) e il fatto che credano davvero che il loro paese sia un po’ più libero di tanti altri (capirai, hai la scelta tra ben due, dicasi due, partiti; che dicono le stesse cose…) e questo anche grazie alla suddetta festa del Ringraziamento;

          Bugia bugietta. Non solo l’America piace a molti, direi a quasi tutti quelli che non compensano le pezze al culo con la puzza al naso, ma di certo e per evidenza quel paese lo è un bel po’ più libero di TUTTI gli altri.

          >> insomma, i singoli statunitensi vanno bene, ma gli USA non è che mi facciano impazzire; e visto che sono un bastardo e non un buonista (non vi stavano tanto sulle balle i buonisti?) se qualcosa va male agli USA ci godo.

          Dimentichi che siamo attaccati al quel carro, caro il mio Tafazzi!

          Ciao

        • roberto scrive:

          direi che tutte le ragioni per le quali gli iuesei ti stanno antipatici possono essere applicate a qualsiasi paese o quasi, con l’eccezione di “il fatto che chi li trova simpatici, di regola, è un ignorante che non conosce altro”.
          prova a fare il giochino con francia, portogallo( vabbé li non hanno la IIWW ma le colonie), grecia, italia…

        • PinoMamet scrive:

          Roberto

          ti dirò, non so se sono d’accordo. In realtà ho conosciuto persone antipatiche (molto più spesso ne ho conosciute di simpatiche, però! tanto per chiarire. USA compresi)
          di un sacco di posti.

          Però i motivi per l’antipatia verso gli USA li trovo abbastanza specifici.
          L’uso retorico altisonante, per esempio, il discorso pubblico che procede per formule che mirano a sostituirsi alla realtà
          (“questo è un paese libero! questa è la terra delle opportunità”) li trovo abbastanza tipicamente statunitensi.
          Non so come funzioni le cose in Grecia, per esempio, ma quando ogni tanto compravo quotidiani greci per tenere in forma la lingua (anni fa) non notavo un’enorme differenza con il linguaggio italiano.

          Lì la fissazione (all’epoca, spero che adesso abbiano altre priorità) erano casini e rivalità regionali (“la Macedonia è greca” ecc.), tutte robe tipiche- con rispetto parlando- da Piccolo Paese del Cazzo; è un paese che amo molto, tra l’altro, quindi non prendetemi alla lettera; solo che in genere i Piccoli Paesi si comportano così, hanno delle fissazioni alle quali devono credere ciecamente
          (“la Macedonia è greca” vale quanto le infinite diatribe tra turchi, iraniani, azeri ecc.)
          Però parlano “come noi”.

          I francesi possono essere supponenti, magari; i britannici hanno senz’altro i loro difetti, che non voglio manco indagare.
          Ma questa presunzione di innocenza, o quasi presunzione di perfezione, con la quale gli statunitensi si presentano al mondo;
          questa quasi cieca fiducia in se stesse e nelle proprie convinzioni;
          ecco, mi sembra una roba ammeregana.

        • PinoMamet scrive:

          ” Bugia bugietta. Non solo l’America piace a molti, direi a quasi tutti quelli che non compensano le pezze al culo con la puzza al naso, ma di certo e per evidenza quel paese lo è un bel po’ più libero di TUTTI gli altri.”

          carissimo (non in senso ironico, lo sai) Francesco

          forse dovresti allargare il giro delle tue conoscenze. Può benissimo darsi che l’America piaccia a tutti quelli che conosci tu!
          A me non sembra popolarissima, a dire il vero.

          Ha dei bravi cantanti, questo sì. Produce del bel cinema, anche. Ha prodotto ottima letteratura.
          E queste sono cose che piacciono a tutti.

          ma piacerebbero, e piacciono, di tutti gli altri paesi.
          Mi piace Steinbeck, per esempio, ma non è che mi faccia schifo Bulgakov.
          (primi due nomi a caso che mi vengono in mente; mi piacciono davvero, comunque).

          Invece l’America produce e smercia, direi quasi “spaccia”, anche quintali di vera e propria merda.
          Merda, pura e semplice.
          Che trova milioni di consumatori soddisfatti, perché il loro gusto è stato a tal punto drogato, svilito, addomesticato, impoverito, che considerano quella merda come qualcosa di valido.

          Ecco cosa dico (c’è anche altro, in realtà) quando dico che si pagano la claque, e si vantano degli applausi;
          è il discorso circolare di chi dice “Madonna è una brava cantante”, perché? perché ha fatto soldi, e se ha fatto soldi vuol dire che è una brava cantante…

          o come il Manifesto (così ti faccio felice 😉 ) che anni annissimi fa, quando innocente ancora lo compravo, non la smetteva di menarla a raccontare come questi rapper neri esprimessero in maniera genuina il disagio della metropoli e lottassero contro il sistema (mentre invece non sono che una semplice rotella DEL sistema, e ne hanno introiettato pienamente, anche se trucebaldazzemente 😉 tutti gli stilemi e i simboli)

          o come il regista italiano che si vanta di aver mandato il film a concorrere agli Oscar, dove si degnano di premiare “il film straniero”: ecco cosa vuol dire pagarsi la clacque, e applaudirsi da soli: premio i film americani, poi dico, visto come siamo bravi noi americani, quanti premi abbiamo vinto?

          (non mi fraintendere, gli Oscar sono davvero organizzati molto meglio dei David di Donatello, per esempio, anche esulando dalla dimensione rispettiva delle manifestazioni, e davvero come premio valgono di più…)

          E poi, questa insopportabile ingenuità che esibiscono..
          ma questa è uan cosa mia personale, lo ammetto.

        • PinoMamet scrive:

          Dimenticavo il “paese più libero degli altri”.

          Se vuoi aprire un negozio o prendere la licenza di paracadutismo sportivo o fondare una chiesa, senz’altro.
          Hai decisamente molta meno burocrazia: diciamo che, fondamentalmente, sono cazzi tuoi, nel bene e nel male.

          Se parli del sistema politico, mi sfugge in cosa il sistema americano sia decisamente migliore di uno qualunque di quelli che ci stanno in Europa; eppure loro ne sono convintissimi.

        • Ritvan scrive:

          —-già il fatto di aver assistito a discussioni accese in cui gli statunitensi reclamavano il diritto a chiamarsi correttamente “americani” per antonomasia (non come modo di dire scorretto: secondo loro è giusto così) me li rende antipatici. Pino Mamet—-
          Già, un po’ come i greci trovano “antipatici” i macedoni che si ostinano:-) a chiamare il loro Paese “Macedonia”…ma almeno i greci qualche ragione storica per incazzarsi ce l’hanno, tu, invece, perché te la prendi o per caso perché così si “disonora” il nome del tuo connazionale Vespucci?!:-).
          Entrando nel merito, il nome “America” fa parte della “ragione sociale” degli USA, cosa che – se non sbaglio – non si riscontra in alcun altro Stato del continente americano, pertanto, che c’è di strano nel fatto che loro si definiscano “americani”?

        • PinoMamet scrive:

          C’è di strano prima di tutto che si tratta di quel genere di “grandezza verbale suppletiva”, non so se si possa dire, che è di solito tipica di un Piccolo Paese; e perdonabile, appunto, in un Piccolo Paese
          (non solo la Grecia! 🙂 )
          come a sentirsi definire “statunitensi” ne venissero sminuiti;

          in più, c’è il fatto che gli USA non sono mica l’unico paese che esista nel continente americano; che si chiamino “americani” per antonomasia come modo di dire, ci sta, per carità, e perché no?
          Che invece reclamino correttezza esclusiva per questo uso, lo trovo una semplice manifestazione di arroganza e spacconeria (“gli unici ‘americani’ siamo noi ‘veri americani’, tiè, pappapero”).

          è vero che esistono gli Stati Uniti del Messico, e quindi anche i messicani potrebbero chiamarsi “statunitensi”, e questo genererebbe confusione; però sta di fattop che i messicani hanno avuto il buon gusto di dare un nome proprio al loro paese, e sono perciò universalmente noti come messicani;
          gli statunitensi no, e quindi si becchino appunto “statunitensi” in tutte le lingue del mondo che non siano l’inglese.

        • PinoMamet scrive:

          Comunque, a rileggermi, sembrerebbe che mi stiano antipatici proprio, questi statunitensi;
          mentre, ripeto, ne ho conosciuti di fantastici, e credo che in realtà abbiano anche moltissimi lati positivi.

          altre cose mi piacciono pochino, questo sì: ma so’ gusti 😉

  12. Moi scrive:

    Ben alora! Ritorniam a la santa inquisision e bruciam sul rogo i protestanti così ghan rason de protestar! Chi xè ateo o maometan lo lasciam in santa pace che non son nimici!

    Buleghin

    ________

    Mo dàn bàn fugh a tottquànt, va’ là … e po’ vuèter Venet a sréssi di Defensores Fidei ?! A San Bonifacio (VR) int al méllnuvz’àintetràintadù ai é nè l’ Anticrésst !

    • Buleghin il vecio scrive:

      Buleghin xè disgustà da la propaganda imperial de quei de Genova! Colpa lor che ghan dato i natali a quel mona de Cristofaro Colombo che non li era neanche boni a far la roba in proprio per TIRCHIERIA che il desgrasià xè andato elemosinando in Portogalo e Spagna quasi che Genova non ciavese navi ostaria! Solo TIRCHIERIA

      La strada comercial zusta come se puole veder ogi la xè verso oriente come l’otimo Marco Polo ghaveva già scoperto ben prima di quel mona de Cristofaro Colombo!

      E poi non la xè invidia ne odio per i mericani, tropa fatica odiar! Xè solo che ghan l’abitudine de andar in ziro per il mondo a rompare i maroni ai altri invece de star a casa lor!

      In quanto ai mexicani non me voglio repeter perchè ghò ampiamente spiegà parché me son simpatici! Mati e coragiosi! E i brasiliani giocan da Dio al balao e per giunta cian anca tose da lecarse la pianta dei piedi! Le mericane se le sposi invece te fan causa de divorsio e te portan via anca le braghe e poi le xè tute frigidine!

      • Francesco scrive:

        ghan l’abitudine de andar in ziro per il mondo a rompare i maroni ai altri invece de star a casa lor!

        invece voi veneziani siete noti per non aver mai lasciato la palude natìa!

        ma dai, mochela di dir monate che è troppo presto per dar colpa all’alcole!

        🙂

  13. Miguel Martinez scrive:

    Aggiungo una riflessione interessante sul rapporto statunitense con il Messico… un certo modo di ragionare di sinistra ci ha abituati a una divisione tra “ribelli” e “oppressori”, per cui ci immaginiamo da una parte, “gli americani”, magari alleati dei “preti e dei latifondisti”, e dall’altra il “popolo del Messico”.

    In realtà, probabilmente gli strateghi americani hanno sempre ragionato in termini geopolitici: nessun paese del Terzo Mondo (nemmeno l’Unione Sovietica, figuriamoci il Messico) può costituire una minaccia seria alla potenza statunitense.

    Il pericolo può solo venire da chi ha un livello di sviluppo analogo.

    L’importante quindi, fino alla Seconda guerra mondiale compresa, era tenere gli europei fuori dall’America Latina.

    In questo senso, la stessa politica ha portato gli USA a sostenere Juarez contro l’imperatore Massimiliano, Madero contro Huerta e il governo di Plutarco Elias Calles contro i Cristeros; cioè a schierarsi, spesso con azioni molto discutibili, dalla parte dei “liberali” contro i “conservatori”.

  14. Miguel Martinez scrive:

    Continuo sul tema dell’atteggiamento statunitense… la polemica latinoamericana ha spesso attribuito all’imperialismo USA un volto “massonico”: gli Stati Uniti si sarebbero schierati per solidarietà ideologica con certi regimi.

    Non credo che sia affatto così: il calcolo statunitense era molto più concreto.

    I regimi messicani degli anni Venti avevano bisogno di compiere un immenso saccheggio da qualche parte, per compensare i propri partigiani e costruirsi una base di potere.

    E avevano da scegliere tra le imprese straniere che saccheggiavano il paese, e i possedimenti della Chiesa cattolica.

    Plutarco Elias Calles ha scelto di rinunciare a toccare le imprese straniere, e ha colpito la Chiesa, nonché qualunque contadino non sostenesse il suo partito. Per cui sia i contadini che la Chiesa si sono trovati dalla stessa parte; mentre le imprese straniere, e i loro referenti statunitensi, si sono schierati dalla parte del regime.

    Poi Calles ha fatto pace con la Chiesa, e si è limitato a prendersela con i contadini.

    E’ interessante capire anche come questo si risolve, quando il presidente successivo, il grande Lazaro Cardenas, riesce a portare avanti una vera riforma agraria, che coinvolge gli stessi contadini della Cristiada; ma creando un sistema di potere attorno al Partito, che porterà con sé tutti gli orrori successivi.

    Cui si ribella solo la frazione dei contadini poveri che si riconoscono in quello strano movimento che sarà il sinarquismo, una sorta di movimento cattolico (e poi paganeggiante) collettivista, antiamericano, anticapitalista, indigeno e filofascista, fondato sul tequio, cioè il sistema di lavoro volontario comunitario dei campi.

  15. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Appunto. Gli “islamisti” sono un fenomeno della borghesia colta cittadina, degli studenti progressisti, non certo delle campagne. “

    Hai ragione. Aggiungiamo che chi sta all’estero è anche più libero da condizionamenti clientelari: se voterò per le prossime elezioni presidenziali in Messico, ad esempio, è probabile che lo farò senza essere condizionato da interessi personali.

    La campagna – o anche le periferie urbane – non saranno particolarmente “laiciste”, ma è possibile che votino per potentati locali; che magari si sono costruiti il proprio orticello durante il regime “laicista” precedente. Per cui in effetti, è possibile che in patria, il voto sia più “laicista” che all’estero.

    Però il risultato dimostra che i movimenti islamici – e quindi l’UCOII in Italia – sono realmente abbastanza rappresentativi degli immigrati in Italia: se lo sono per un paese “laico” come la Tunisia, possiamo immaginare che lo siano ancora di più per altri paesi.

    E questo ci dovrebbe aiutare a capire perché le associazioni islamiche concorrenti siano di solito semplicemente piccole imprese personali di avventurieri.

    • Peucezio scrive:

      Già. Tra l’altro politicamente la contrapposizione è con partiti laici, più progressisti, almeno sul piano del costume (sul piano economico poi è tutto da vedere); ma in realtà i movimenti islamisti, per quel poco che ne so, più che al laicismo nascono in contrapposizione alla cultualità popolare e all’Islam più tradizionale e meno rigorista, più articolato e complesso, quello che non si ricollega al Corano senza mediazioni, ma rappresenta la sedimentazione di secoli di storia islamica e di incontro fra il Corano e le tante culture religiose a cui questo si è sovrapposto. Sbaglio?

      • Ritvan scrive:

        Ehmmm…caro Peucezio, secondo me le cose non stanno esattamente così. I cosiddetti “movimenti islamisti” in genere sono per l’applicazione della sharia, la quale altro non è che – per usare le tue parole – “…l’Islam….che non si ricollega al Corano senza mediazioni, ma rappresenta la sedimentazione di secoli di storia islamica e di incontro fra il Corano e le tante culture religiose a cui questo si è sovrapposto”. Invece, a mio immodesto:-) avviso, l’islam del XXI secolo dovrebbe “liberarsi” di certe “sedimentazioni” di secoli di storia islamica, ovvero delle varie sharie, e “ricollegarsi” ai PRINCIPI UNIVERSALI sanciti nel Corano.
        P.S. Ho detto I PRINCIPI UNIVERSALI, non le “istruzioni particolari per uso domestico/famigliare” fornite da Allah a una società tribale del VII secolo d.C. che nemmeno Allah poteva miracolosamente tramutare in una società scandinava del XXI secolo:-)

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Se andiamo a simpatia,”

    Un bellissimo elenco di motivi.

    Premesso che hai statisticamente ragione, considera che io sono stato esposto – per motivi familiari e perché abito a Firenze – a un tipo molto diverso di americano.

    Quello che considera che l’Europa sia profonda, bella, saggia, culturosa a prescindere; che guarda qualsiasi cosa che risalga a prima del 1800 con gli occhi lucidi di entusiasmo. Che si sente tutto fiero se riesci a dire “Grazie” nella lingua locale.

    La neopensionata che si gira, zaino in spalla, l’Egitto o il Guatemala per mesi, mangiando la roba cucinata per strada e sostenendo che ha un sapore divino.

    Il sessantenne che va a vivere in un villaggio Rom del Kosovo, scrivendo poesie.

    O (caso vero) l’ufficiale donna dell’esercito americano dai capelli cortissimi che sapeva tradurre all’impronta qualunque iscrizione in latino, per quanto difficile (ma non sapeva bene chi fosse stato Mussolini).

    Il tutto con la stessa ingenuità, linearità e mancanza di comprensione delle sfumature che caratterizza gli americani peggiori, ovviamente.

    Ah, non avevo messo nella lista gli americani fautori della monarchia.

  17. Buleghin il vecio scrive:

    Carthago delenda est

    Marco Porcio Buleghin

    Anca i “cartaginesi simpatici” sono tuti da alontanar, chi te dise che non sieno la quinta colonna o agenti de influensa?

  18. valerio scrive:

    Il “tradimento” della chiesa cattolica verso i correligionari inglesi-britannici mi suona parzialmente strano.

    Di fatto la chiesa continuò ad appoggiare i cattolici nell’isola, anche se il problema era che la chiesa si ostinava ad appoggiare i gruppi più radicali, e reazionari, inclusi quelli terroristici (avete presente Guy Fawkes, quello che voleva bruciare il parlamento nel 1605, la cui immagine è stata ripresa da V per Vendetta?).
    Le posizioni del vaticano, fino al 1789, hanno sempre contribuito a radicalizzare lo scontro (anche sulla questione irlandese), ed ad appoggiare la nobiltà rimasta cattolica (esiste ancora, anzi una bella fetta della nobiltà del nord-inghilterra e della cornovaglia rimase cattolica abbastanza a lungo, o si estinse cattolica durante le guerre civili).

    La chiesa appoggiò, per esempio, gli Stuard contro Cromwel (e non poteva fare altrimenti, Cromwel era un estremista protestante), ma l’appoggio agli Stuard (nel frattempo in parte convertiti al cattolicesimo) continuò fino alla fine del ‘700, finanziando spedizioni militari e sedizioni.

    La conseguenza fu la considerazione del vaticano come potenza ostile per tutti i governi britannici e per tutte le dinastie che avevano rimpiazzato quella degli Stuard, riconosciuti come legittimi Re d’Inghilterra solo da pochissime potenze protestanti e dalla chiesa.

    Però le persecuzioni anti cattoliche derivavano più “dalla pancia” dei governi britannici, ed erano eccezionalmente popolari (specie dalla metà del ‘600 in avanti, tanto che quando, a fine ‘700, si iniziò a pensare all’emancipazione cattolica vi furono rivolte popolari contro il governo).

    Bisongerebbe parlare delle guerre civili e della “gloriosa rivoluzione”, del messianesimo britannico non conformista di metà ‘600 (che si sviluppò nelle medesime aree geografiche in cui, nel tardo ‘500, esistevano ampie sacche di credenti cattolici) ecc. ecc. ma non c’è spazio.

    La fede in Inghilterra ed in Galles, nel tardo ‘500, era un casino, per esempio Shakespeare è stato considerato da acluni come un radicale protestante proto puritano, e da altri come un cripto cattolico, per quanto strano possa sembrare esistono appigli per entrambe queste interpretazioni, oltre che per considerare le teologie praticate, originariamente e a livello popolare, da questi gruppi non così distanti come dovrebbe essere, e com’era invece nelle formulazioni dei teologi colti.

    Comunque, come breve conclusione, l’Inghilterra del dopo 1688 era una delle nazioni più tolleranti d’Europa verso tutte le fedi religiose, eccetto che per i cattolici, che se non erano più perseguitati come all’inizio del ‘600, non potevano però diventare ufficiali, fare cariera nell’amministrazione, entrare in parlamento (inclusa la camera dei Lord; tanto che c’erano Lord cattolici “de-lordicizzati”), votare, possedere un castello, o più di 4 cavalli, possedere cannoni (importantissimi se si voleva diventare un armatore navale), sposare il re o i principi (ma bastava una conversione lampo) ecc.
    Tutte queste limitazioni legislative erano dovute a ragioni politico-dinastiche, dovute alla presenza della dinstia Stuard e dell’appoggio che riceveva dal vaticano (l’ultima insurrezione Stuard è del 1748, e per un pelo non arrivarono, dalla Scozia, fino all’Inghilterra centrale), anche se erano ben viste dalla popoalzione, specie dalla piccola borghesia (la nobiltà invece, spesso, era più tollerante verso i cattolcii e addirittura nostalgica degli Stuard).

    Ho semplificato così tanto che alcune cose non sono più precise al 100%.

    • Anche la Rivoluzione Americana tra le cause scatenanti ha avuta la concessione di terre ai cattolici del Quebec, fino a poco prima perseguitati. Ai WASP non piacque affatto quella decisione del Parlamento.

  19. mirkhond scrive:

    La mancanza di flessibilità in un contesto ormai ostile, anche e soprattutto a livello popolare, di fatto diventa un tradimento proprio verso chi in teoria si vorrebbe sostenere, tenendo conto proprio di ciò che dici sul carattere sostanzialmente tollerante della classe dirigente anglicana
    Intransigenza, frutto di un calcolo politico che impedì ai cattolici inglesi di fuggire nell’America spagnola, anche per volontà del re Filippo II (1556-1598), il quale affermò che avrebbe fatto tagliare la gola a qualunque cattolico inglese fosse sbarcato nei suoi domini americani!
    Motivo? Avere appunto una quinta colonna su cui contare per il (fallito) tentativo di riconquista armata dell’Isola.
    ciao

    • Francesco scrive:

      che sarebbe stata anche la rinconduzione del popolo alla vera fede (dal punto di vista del Papa)

      mi pare che giudichi in modo troppo unilaterale la condotta della chiesa cattolica di allora, non avevano certo il senno di poi

      dopo tutto, se la Polonia era tornata cattolica e la Francia lo era rimasta, perchè non sperare che anche Londra potesse tornare all’ovile?

  20. mirkhond scrive:

    Come accennato prima, credo solo che l’intransigenza debba essere applicata ai contesti giusti. Poi certo i tempi e gli uomini sono quelli che sono, e certe conseguenze sono frutto di scelte politiche. Se Paolo IV avesse appoggiato il cardinal de La Pole e Pio V fosse stato più cauto con certe scomuniche, se non la riconquista cattolica, forse un trattamento più favorevole per la componente cattolica, non sarebbe stato impossibile, anche per una forte componente aristocratica cattolica, ancora presente in epoca elisabettiana, come ci ha ricordato Valerio.
    Ma naturalmente la storia non si fa con i se e i ma a posteriori….
    ciao

  21. Alessio scrive:

    Complimenti, articolo bellissimo.

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