Strage di Bologna. Valerio Fioravanti, Francesca Mambro; Thomas Kram e Christa-Margot Fröhlich

Apprendo che i magistrati stanno aprendo un’indagine su quella che i media chiamano una “nuova” pista per la strage di Bologna del 1980.

In realtà, è una pista di cui avevo letto ben quattro anni fa, nel libro Storia Nera, di Andrea Colombo. Si vede che i magistrati ci arrivano parecchio, ma parecchio dopo i casuali frequentatori delle librerie.

Per la strage di Bologna, come forse sapete, sono stati condannati all’ergastolo gli estremisti di destra Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.

Fioravanti e la Mambro me li ricordo per una cosa precisa: hanno accecato un poliziotto che doveva aver superato i sessant’anni facendo ancora il piantone davanti al Liceo Classico Giulio Cesare di Roma.

Una persona molto semplice, ma saggia, che dedicava la sua vita ad aiutare gli sciagurati adolescenti che si trovavano da quelle parti a non rovinarsi per sempre la vita. Mi raccontava anche che aveva un fratello a Città del Messico.

E’ un episodio minore nella breve, ma feroce carriera dei due; però non vedo perché perdonarglielo.

Ho conosciuto anche una ragazza di Imola, che  appena adolescente, si era trovata con i genitori ad aspettare il treno a Bologna, quel 2 di agosto, per andare in vacanza. Si risvegliò molto tempo dopo in ospedale. Anche se non ha subito gravi danni fisici, è stata distrutta psicologicamente, per sempre.

Quindi non ho nessun motivo per vedere positivamente Fioravanti e la Mambro; né tantomeno per assolvere i colpevoli della strage di Bologna.

Ma nella pur contorta storia dell’ingiustizia italiana, è difficilmente immaginarsi una sentenza più sballata di quella per la strage di Bologna. Che si basa sulla testimonianza di un mitomane e non offre alcuna motivazione. Mentre Fioravanti e Mambro hanno ammesso una trentina di omicidi, questa strage hanno sempre negato di averla commessa.

Ciò vuol dire forse che la nuova pista sia migliore?

Ripropongo due testi. Il primo è un vecchio articolo del Manifesto; il secondo è tratto dal sito Senzacensura e riguarda più specificamente il caso di Christa Margot Fröhlich.

(da Il Manifesto – 1 agosto 2007)

Strage di Bologna. L’ultimo depistaggio
“Ecco perché non posso aver messo io la bomba”

La parola a Thomas Kram, indagato in Germania per le “Cellule rivoluzionarie”, sospettato dalla commissione Mitrokhin perché era Bologna il 2 agosto 1980

Guido Ambrosino
Berlino

“Devo deludere i segugi della commissione Mitrokhin, che mi sospettano di aver messo, per conto dei palestinesi, la bomba alla stazione. Ero a Bologna, ma questo è tutto. Quando mi diressi verso la stazione per prendere un treno per Firenze, il piazzale era già invaso dai mezzi di soccorso. Ricordo lo sgomento della gente, l’urlo delle sirene”. È Thomas Kram a parlare, per la prima volta con un giornalista da quando, nel dicembre 2006, si è consegnato alla magistratura tedesca.
Si era sottratto all’arresto per 19 anni. Lo cercavano dal 1987 per partecipazione alle Revolutionäre Zellen (Rz), che praticarono negli anni ’70 e ’80 una guerriglia fatta di sabotaggi e danneggiamenti incruenti, con tre sciagurate eccezioni: tre uomini colpiti alle gambe. Uno di loro, Karry, ministro dell’economia in Assia, morì dissanguato. Prescritto il primo mandato di cattura, nel 2000 ne arrivò un secondo, per un ruolo “dirigente” nelle Rz, senza addebiti specifici.

Kram è a Berlino, in libertà provvisoria. A luglio la procura federale ha chiesto il rinvio a giudizio. Un “testimone della corona”, che ammette di non conoscerlo, ne avrebbe sentito parlare come autore di documenti politici delle Rz. Kram, in attesa del processo, non si pronuncia sulla sua appartenenza alle Cellule rivoluzionarie. Vuole però dire la sua su Bologna.

Il polverone Mitrokhin

“Ho scoperto su internet che la bomba potrei averla messa io. Un’assurdità, sostenuta addirittura da una commissione d’inchiesta del parlamento italiano, o meglio dalla sua maggioranza di centrodestra, nel dicembre 2004. Deputati di An, e altri critici delle sentenze che hanno condannato per quella strage i neofascisti Fioravanti e Mambro, rimproverano agli inquirenti di non aver indagato sulla mia presenza a Bologna”. Per Kram è una polemica pretestuosa: “Non sono io il mistero da svelare. Non lo credono nemmeno i commissari di minoranza della Mitrokhin. Viaggiavo con documenti autentici. La polizia italiana mi controllava. Sapeva in che albergo avevo dormito a Bologna. Il giorno prima mi aveva fermato a Chiasso. Come corriere per una bomba non ero proprio adatto”.

La commissione d’inchiesta sul dossier Mitrokhin, si occupò nella scorsa legislatura delle attività del Kgb in Italia, e di varie mitologie sul terrorismo. Nelle conclusioni di maggioranza c’è un capitolo su “Thomas Kram e la strage alla stazione di Bologna”.

Vi si ipotizza una “ritorsione” per l’arresto nel novembre 1979 di Abu Saleh, esponente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), in seguito al sequestro a Ortona di due missili terra-aria diretti in Libano. La rappresaglia sarebbe stata appaltata a Carlos. Possibili esecutori Thomas Kram e Christa Fröhlich.

Senonché Kram non è mai stato sospettato dalla magistratura tedesca di appartenere al gruppo Carlos. Fröhlich, indagata ma mai condannata per aver fatto parte di quel gruppo, a Bologna proprio non c’era. “Delle due l’una – obietta Kram: se mi si accusa di aver fatto parte delle Cellule rivoluzionarie, che hanno rifiutato il terrorismo indiscriminato, non mi si può sospettare di avere ucciso 85 persone a Bologna. Quella strage, quali ne siano gli autori, resta per me ‘fascista’, per il disprezzo della vita che esprime. Quella di cinque settimane dopo all’Oktoberfest di Monaco porta la stessa firma”.

Carte segrete

Già la premessa del teorema è illogica. Il Fplp, tanto più dopo l’”incidente” di Ortona, non aveva alcun interesse a una guerra aperta con l’Italia.

Né regge il “legame” tra Carlos e Kram. I mitrokhisti si appoggiano a un rapporto della Stasi, conosciuto tramite un resoconto della polizia francese, che descriverebbe Kram come membro del gruppo Carlos. E i servizi ungheresi segnalano un incontro a Budapest, il 27 ottobre 1980, tra Carlos, “Laszlo” (forse Kram) e “Heidi” (forse Fröhlich). Ma per gli ungheresi Kram non apparteneva al gruppo Carlos, a differenza di quanto invece affermano per Johannes Weinrich, Magdalena Kopp e Christa Fröhlich.

La Stasi può sbagliare. Sappiamo – da documenti delle Rz, resoconti di militanti, carte processuali – che all’inizio le Rz ebbero contatti con il Fplp e Carlos. Sappiamo però anche che dopo Entebbe, dove nel 1976 morirono tra i dirottatori di un aereo due militanti delle Rz, quei contatti si interruppero. Ne seguì nel 1977 una scissione. Gli “internazionalisti” attorno a Weinrich abbandonarono le Rz, per unirsi a Carlos.

Non si può escludere che ci siano stati ancora incontri, come quello di Budapest, registrato dagli ungheresi. È un peccato che non se ne trovi la trascrizione, perché ci si può incontrare anche per litigare.

Un viaggio in Italia
Agosto, tempo di vacanze. Kram voleva rivedere amici conosciuti a Perugia, dove aveva frequentato due corsi d’italiano, dal settembre al dicembre 1979, e dal gennaio al marzo 1980. “A Milano mi aveva invitato un’austriaca, che lì insegnava tedesco. Avrei pernottato da lei e il giorno dopo avrei proseguito per Firenze”.

“Arrivato a Chiasso il primo agosto ‘alle ore 12,08 legali’, come apprendo dalle note della polizia riportate dalla relazione di minoranza della Mitrokhin, mi fecero scendere dal treno. Dovevano avere avuto una segnalazione dalla Germania”. Sin dal novembre 1979, quando soggiornava a Perugia, Kram era sorvegliato in Italia su richiesta del Bundeskriminalamt, che lo sospettava di favoreggiamento delle Cellule rivoluzionarie.

“Mi trattenero per ore. Mi sequestrarono una lettera dell’amica, che spiega il motivo del viaggio. L’appuntamento con lei a Milano saltò. Non riusciì a rintracciarla. Ripresi il treno per Firenze, ma lì sarei arrivato troppo tardi per trovare un albergo. Decisi di fermarmi a Bologna”.

All’albergo Centrale, in via della Zecca 2, è registrato l’arrivo. Su una piantina di Bologna, Kram ricostruisce il percorso del giorno dopo: “Mi svegliai tardi, feci colazione in qualche caffè vicino Piazza Maggiore. Poi mi incamminai verso la stazione su una grande strada, forse via dell’Indipendenza. Le sirene tranciavano l’aria. Da lontano vidi sul piazzale della stazione il lampeggiare di ambulanze e mezzi dei pompieri. Si capiva che era successo qualcosa di grave”.
“Non mi avvicinai. Dopo l’esperienza del giorno prima a Chiasso non volevo incappare in nuovi controlli di polizia. Un taxi mi portò alla stazione delle autocorriere. A Firenze arrivai in pullman. Rimasi forse quattro, cinque giorni. Poi tornai in Germania”.

Sette mesi a Perugia
Nato a Berlino il 18 luglio 1948, Kram ha 59 anni. Alto, magro, capelli grigi e occhiali, potrebbe sembrare un insegnante. Non ha mai potuto esserlo. “Ho studiato pedagogia a Berlino, ma sono incappato nel Berufsverbot. Willy Brandt nel 1972 escluse dal pubblico impiego chi non desse garanzie di lealtà alla costituzione. Nel mio caso bastò un corteo ‘sedizioso’ contro la guerra in Vietnam, e il danneggiamento di un cartello stradale: avevo ribattezzato la Wittenbergplatz in ‘Sentiero Ho Chi Minh’. In Nordreno-Vestfalia mi accettarono per il tirocinio. Ma nemmeno lì fui assunto. Nel 1974 subentrai a Johannes Weinrich nella gestione della ‘Libreria politica’ a Bochum”. La colleganza libraria con Weinrich, che qualche anno dopo si unì a Carlos, alimentò poi i sospetti nei confronti di Kram.
Nel ’76 Kram fu incarcerato per una settimana per la diffusione di scritti che “incitavano alla violenza”. La libreria nel ’78 non poteva più pagargli uno stipendio. L’ufficio del lavoro gli finanziò un impiego in un centro della Gioventù cattolica, come educatore. Ma Kram continuava a sentirsi controllato dalla polizia e aveva voglia di cambiare aria. Disdisse la casa di Bochum, vendette l’auto, e con quei soldi si iscrisse al corso d’italiano a Perugia.
“Anche la polizia italiana mi teneva d’occhio. Perquisirono l’appartamento che dividevo con altri studenti. Mi ammonirono perché non avevo chiesto il permesso di soggiorno. Me lo concessero solo fino al marzo 1980, al termine dei corsi”. In primavera Kram torna in Germania, da amici a Duisburg. Da lì riparte per il breve viaggio che lo porterà anche a Bologna.

I fantasmi di Carlos
Su internet Kram si è imbattuto in due interviste rilasciate da Carlos. La prima, del 2000 a Il Messaggero, accenna a “un compagno” che, braccato dalla polizia, salta giù dal treno a Bologna pochi minuti prima che scoppiasse la bomba: “Ci chiedemmo se non fosse lui che doveva morire in quell’esplosione”.
Sull’argomento Carlos tornò nel 2005 sul Corriere della sera, che lo interpella sulla “pista” scovata dalla Mitrokhin. Si rifà a un “rapporto scritto”, ricevuto dopo la strage: “Il rapporto dice che un compagno tedesco era uscito dalla stazione pochi istanti prima dell’esplosione. Ho ricordato il suo nome leggendo il Corriere: Thomas Kram, era un insegnante comunista di Bochum, rifugiato a Perugia. Il giorno prima della strage era a Roma, pedinato da agenti segreti che lo seguirono anche sul treno per Bologna. Kram aveva solo un sacchetto di plastica con oggetti personali, ma se fosse morto nell’attentato sarebbe stato facile attribuirgli ogni colpa”. L’intervistatore insiste: “Kram era un suo uomo?”. Risposta: “Kram non è mai stato membro della nostra organizzazione”.
“L’unica cosa giusta che dice Carlos – commenta Kram – è che non ho mai fatto parte del suo gruppo, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di resoconti di terza mano. Ricorda il mio nome leggendo i giornali. Non arrivai a Bologna ‘pochi minuti prima dell’esplosione’. Venivo da Milano e non avevo motivo di saltare dal treno in corsa. Avevo non so più se una borsa o una valigia, perquisita a Chiasso. Né potevo essere una vittima ‘predestinata’: nemmeno io sapevo, fino alla sera del primo agosto, che mi sarei fermato a Bologna, e non a Milano”.

Storie nere
La “nuova ipotesi” tedesco-palestinese viene riproposta nel libro di Andrea Colombo, Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Scrive Colombo, per molti anni redattore de il manifesto: “È necessario esaminarla in tutti i suoi dettagli non solo perché è la più recente tra le ‘piste alternative’, ma anche per il fatto che è forse l’unica che possa ancora essere approfondita”.
L’approfondimento di Colombo si riduce a un paio di forzature. Di Kram si dice che “la sua attività di terrorista” era stata segnalata sin dall’agosto 1977. Ribatte Kram: “Le segnalazioni si riferivano a sospetti di favoreggiamento. Il primo mandato di cattura per le Rz è del dicembre 1987″.
Scrive ancora Colombo: “Dopo 27 anni di latitanza Kram si è costituito nel dicembre 2006″. Replica Kram: “Se la latitanza fosse durata tanto, sarebbe iniziata nel dicembre 1979, quando ero a Perugia. Chi scrive nel 2007 vuole suggerire una mia fuga a ridosso della bomba di Bologna. Mi sono reso irreperibile sette anni dopo. È un errore che Colombo dovrebbe rettificare”.
Tra l’80 e l’87 Thomas Kram è stato sempre reperibile. A Duisburg ha lavorato dal febbraio 1981 al febbraio 1982 in uno studio legale. Poi, a Essen, ha frequentato un corso di informatica dal gennaio 1984 al giugno 1985. Nel 1986 gli fu offerto un lavoro in quel settore a Amburgo, e vi si traferì.

Christa Fröhlich
I detektiv della Mitrokhin sembrano credere che a Bologna ci fosse anche Christa Fröhlich. Fu fermata a Fiumicino il 18 giugno 1982, con 3,5 chili di esplosivo nella valigia. La stampa pubblicò la sua foto. Un cameriere dell’hotel Jolly vi ravvisò una “certa somiglianza” con una donna vista quasi due anni prima: parlava italiano con accento tedesco, il primo agosto si era fatta portare una valigia alla stazione, il 2 agosto telefonò per accertarsi che i suoi due figli non fossero sul treno investito dalla bomba, aveva lavorato come ballerina nei pressi di Bologna.
Christa Fröhlich ha ora 64 anni, insegna tedesco a Hannover. Confrontata con questa descrizione, non sa se ridere o piangere: “Non ero a Bologna. Non ho figli. Mai un ingaggio da ballerina. E nel 1980 non sapevo una parola di italiano”.
L’ha imparato dopo, in carcere, dove ha scontato fino al dicembre 1988 la pena per quel trasporto di esplosivo, senza rivelare a chi fosse destinato. Tornata a Hannover, sposò per procura un detenuto delle Brigate rosse. In Germania fu indagata per gli attentati in Francia del gruppo Carlos, ma l’inchiesta fu archiviata. La magistratura francese continuò a sospettarla per l’attentato del 22 aprile 1982 a Parigi, contro il settimanale Watan al Arabi. Nell’ottobre 1995 approfittò di una sua visita al marito per farla arrestare a Roma e estradare. In assenza di prove, la rilasciarono quattro anni dopo, termine massimo per la carcerazione preventiva.
I commissari di minoranza constatano che, già nell’ottobre 1982, gli accertamenti sul fantomatico avvistamento della Fröhlich a Bologna “ebbero esito negativo”. Perché riproporre quell’abbaglio come “nuova” pista?

Rogatoria internazionale
Neanche i parlamentari di An insistono più sulla ballerina-mamma-terrorista. Interpellano però il ministro della giustizia per sapere perché la procura di Bologna non ha ancora interrogato Kram. Abbiamo girato la domanda al sostituto procuratore Paolo Giovagnoli: “A febbraio, con una rogatoria internazionale, abbiamo chiesto alla procura federale di Karlsruhe di poter interrogare Thomas Kram. A fine giugno ho incontrato una collega tedesca per chiarire alcuni aspetti organizzativi. Ci sono molte carte da tradurre. Ci vorrà ancora qualche mese”. Kram non ha nulla in contrario a essere ascoltato su Bologna. Non servirà a spiegare cosa è successo alla stazione, ma forse a cestinare l’ultimo depistaggio.

Dal sito “Senza Censura”:

AGGIORNAMENTI SUL CASO DI CHRISTA FRÖLICH

Sullo scorso numero di Senza Censura abbiamo pubblicato la traduzione di un articolo di Angehorigen Info del marzo 1996 sull’arresto a Roma di Christa Frölich da parte dei ROS dei carabinieri su richiesta del governo francese.

Mentre i mass-media continuano nel loro vergognoso silenzio su questo sequestro di persona, le uniche informazioni su questa vicenda sono quelle diffuse dalla sinistra rivoluzionaria.

In particolare è da segnalare una “lettera aperta” scritta da Sandro Padula, prigioniero a Rebibbia e marito di Christa, che ricostruisce attentamente la vicenda giudiziaria di questa compagna. La fotocopia di questo documento (10 pagine) può essere richiesta al Centro di Documentazione ‘Krupskaja’ di Bologna.

Da un’altro materiale intitolato “I fatti e le interpretazioni – la vicenda di Christa Margot Fröhlich” (Roma, marzo 1996) riportiamo qui di seguito la parte riguardante la dinamica dell’arresto – richiesta di estradizione.

Sabato 28 ottobre 1995 i carabinieri dei Ros hanno arrestato a Roma la cittadina tedesca Christa Margot Fröhlich. Secondo le prime informazioni diffuse dai mass-media italiani, il motivo di tale arresto sarebbe stato un mandato di cattura internazionale, emesso dalla magistratura francese, che indica nella donna l’autrice di un attentato avvenuto a Parigi il 22 aprile del 1982.

A dire il vero molte bugie e molti intrighi hanno fatto da corollario e da precondizione all’arresto della donna. Ad esempio, è falsa la notizia secondo cui la Fröhlich sarebbe stata ricercata dal 1982 al 1995 per quell’attentato. La verità è che dal giugno 1982 all’autunno del 1988 la Fröhlich si trovava in carcere in Italia, essendo stata arrestata e condannata per porto abusivo di armi, e da quell’autunno fino al 26 ottobre 1995 ha vissuto normalmente ad Hannover.

Nell’autunno del 1988, conclusa la pena detentiva, ed essendo persona straniera che aveva subito una condanna superiore ai cinque anni, la Fröhlich fu espulsa dall’Italia e tornò in Germania. Successivamente, nel novembre del 1990, si sposò per procura con Sandro Padula, un detenuto condannato all’ergastolo al processo “Moro-ter”, e dal 1991 al 1995, tramite l’avvocatessa Rosalba Valori che svolgeva il ruolo di sua procuratrice speciale, la Fröhlich ha sempre inoltrato regolare istanza per ottenere i permessi di ingresso in Italia. In altre parole, ha potuto effettuare i colloqui col marito soltanto dopo che il Ministero degli Interni le aveva dato il permesso di entrare nel territorio italiano.

Anche venerdì 27 ottobre 1995, avendo già ricevuto l’autorizzazione dalle autorità competenti, la Fröhlich è giunta in Italia. In questo caso, nei pressi della frontiera ferroviaria, è stata perfino identificata e perquisita da alcuni poliziotti che poi l’hanno lasciata passare.

Sabato 28 ottobre, infine, la cittadina tedesca ha svolto un colloquio con il marito all’interno del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso ed in seguito, verso le ore 13,30, è stata arrestata dal Ros nelle vicinanze della stazione Subaugusta della metropolitana.

>Una circostanza a dir poco eloquente è che, mentre il verbale del fermo della cittadina tedesca da parte del Ros è delle ore 14,30, il fax inviato dalla polizia giudiziaria francese all’Interpol con la richiesta di cattura è delle 14,51.

Insomma, prima di una formale richiesta francese di catturare la Fröhlich, quest’ultima era già stata arrestata e tale illegalità può avere il solo significato che l’operazione era stata preparata nelle settimane precedenti per aggirare le norme che in Germania tutelano i cittadini contro l’estradizione.

(…)

La Francia di Chirac ha quindi orchestrato un autentico intrigo internazionale per trovare un capro espiatorio da offrire in pasto alla propria opinione pubblica. Ha proditoriamente atteso che la donna fosse in Italia e che qui venisse arrestata prima di spiccare un mandato di cattura contro di lei. Ha calpestato inoltre i più elementari criteri del diritto internazionale quando, il 28 ottobre 1995, ha spiccato un mandato di cattura così “internazionale” da comunicarlo soltanto all’Italia.

Tutto lascia perciò presagire che, nel caso in cui venga concessa l’estradizione, la Francia sottoporrà la Fröhlich ad atti persecutori e discriminatori per motivi politici, in particolare a trattamenti che, sul piano processuale, su quello detentivo e su quello dell’informazione di massa, configurano violazione dei diritti fondamentali della persona.

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15 risposte a Strage di Bologna. Valerio Fioravanti, Francesca Mambro; Thomas Kram e Christa-Margot Fröhlich

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  2. rosanna scrive:

    ho il timore che nei processi di beatificazione o demonizzazione ( dipende da chi in quel preciso momento è utile ,nel primo caso o nel secondo, a determinate politiche globali imperiali ), tutta la storia su bologna e ustica ( abilmente e continuamente oreintata da autentici agenti insospettabili …vedi ad esempio sito di guzzanti) serva moltissimo in questo momento per demonizzare ulteriormente , a favore del colonialismo di sempre, il gheddafi spacciato come l’hitler e di più ,che sparando contro il suo stesso popolo ( cosa che non ha mai fatto) , può essere spacciato perfettamente come colui che ha bombizzato la stazione o l’aereo.

    per chi tira i fili del mondo non c’è problema a comprare i premi nobel tanto come la verità utile in quel momento , e non ha importanza riconsegnarla in ogni dettaglio, perchè è come nel modus operandi della mafia, basta gettare solo tante e tantissime ombre, prima o poi in qualsiasi campo , il metodo funziona…la gente comune o cosidetta massa nei suoi vuolumi, si abitua e solo il ribelle (o rivoluzionario , che è ormai chi semplicmente non ha rinunciato a pensare con la sua testa) capisce quanto hanno ridotto tutto a un unico disegno in cui tutto fa brodo a piu riprese.

    un caro saluto a Miguel e a tutti
    ro

  3. Aron Sperber scrive:

    Finalmente si muove qualcosa.

    Purtroppo ancora in una direzione sbagliata (pista palestinese).

    http://strage80bologna.wordpress.com/2011/08/01/thomas-kram-alias-lothar/

    La pista libica è la piu probabile.

    Non sono il solo a sostenere questa teoria.

    Pure Paolo Guzzanti e Andrea Colombo, due dei pochi giornalisti italiani, che hanno studiato l`argomento seriosamente (e non solo ideologicamente come i varii Lucarelli,…), la pensano come io.

  4. giovanni scrive:

    “Mentre Fioravanti e Mambro hanno ammesso una trentina di omicidi, questa strage hanno sempre negato di averla commessa.”
    Argomento irrilevante, qualsiasi fascista non completamente imbecille capisce la differenza tra ammettere di aver ammazzato il nemico politico (un militante comunista, il giudice che indaga sui fascisti, ecc.ecc.) e ammettere di aver deliberatamente massacrato decine di persone comuni. Il mito fondante del neofascismo è di essere alternativi al sistema (e quindi ammazzare comunisti, giudici e sbirri è ok), per cui ammettere di essere la manovalanza delle stragi di stato, e quindi peggio ancora che servi di regime, la feccia che il regime usa quando non si può sporcare le mani direttamente, è lo sputtanamento definitivo. In quest’ottica, Fioravanti ammetterebbe anche di averne fatti 1000 di omicidi, pur di non riconoscere la paternità della strage.

  5. anna scrive:

    ma stiamo scherzando? sequestro di persona??? ma se la Frohlich è stata trovata con una valigia piena di detonatori e 20 chili di RDX, stranamente lo stesso esplosivo della strage di Bologna, dove lei, contrariamente a quanto scrivi ERA PRESENTE il giorno della strage, pernottando all’Hotel Jolly, proprio davanti alla stazione!!!

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Giovanni

    “ammettere di essere la manovalanza delle stragi di stato, e quindi peggio ancora che servi di regime, la feccia che il regime usa quando non si può sporcare le mani direttamente, è lo sputtanamento definitivo”

    Certo. Ma una persona che mette a repentaglio la propria vita per giustiziare presunti venduti o servi del sistema (mi immedesimo semplicemente nel suo punto di vista, non dico che avesse ragione) è assai improbabile come manovale.

  7. enrico scrive:

    CHI E’ ENZO RAISI
    Nato a Bologna nel 1961. Negli anni del liceo inizia la sua carriera politica giovanile e la militanza all’interno delle formazioni giovanili dell’M.S.I. (Fronte della Gioventù). Si è laureato in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Bologna, ha seguito poi un Master in Marketing e Commercio Internazionale presso l’IFOA di Reggio Emilia, e al North East Wales Institute (Gran Bretagna).
    Dal 1989 al 2001 ha ricoperto il ruolo di Export Manager presso quattro diverse aziende multinazionali.
    Dal 2001 è imprenditore e Amministratore delegato di un’azienda spagnola.
    Dal 1984 ricopre l’incarico di dirigente nazionale del M.S.I, fino al 1995, anno della svolta di Fiuggi per il vecchio partito che confluirà in Alleanza Nazionale.
    Nel 1985 viene eletto nel Consiglio comunale di Bologna. Nel 1987 diviene vice segretario Nazionale del Fronte della Gioventù, carica che ricopre fino al 1989.
    Dal 1999 al 2004 è Assessore alle Attività produttive del Comune di Bologna nella Giunta guidata da Giorgio Guazzaloca.
    Nel 2001 viene eletto al Parlamento della Repubblica Italiana, come membro della Camera dei Deputati, nelle legislature XIV (2001), XV (2006) e XVI (2008).
    Dal 2004 è stato un componente della Commissione Mitrokhin

    Bologna, 6 aprile 2006
    il deputato di An Enzo Raisi, oggi ha consegnato ai cronisti copia della relazione che i consulenti della commissione parlamentare d’inchiesta Mitrokhin, hanno scritto sull’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna

  8. Mondo cane scrive:

    Forse tutto questo è utile a disarticolare l’appoggio internazionale al riconoscimento unilaterale dello Stato Palestinese che dovrebbe avvenire a settebre presso l’onu di New York, sempre che siano rilasciati i visti per l’ingresso alla delegazione palestinese.
    Al Sig. Aron Sperber ricordo che il Gionalista Guzzanti faceva parte della Commissione Mitrokhin

    • Mondo cane scrive:

      Wednesday, 10 August 2011 11:00 Emma Mancini (Alternative Information Center).

      Lo Stato Palestinese è un pericolo per la pace. Firmato: i parlamentari italiani. Sono oltre 150, tra deputati e senatori, quelli che hanno sottoscritto la petizione lanciata dall’Associazione parlamentare di amicizia Italia-Israele contro il riconoscimento dello Stato di Palestina il prossimo settembre alle Nazioni Unite.

      l’articolo completo lo trovate
      http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/news/3067-no-allo-stato-di-palestina-firmato-i-parlamentari-italiani

      Da altre parti c’è anche la lista dei nomi dei nostri rappresentati, ovviamente bipartisan, che lo hanno firmato. Sarebbe interessante sapere se e quali iniziative sono state intraprese nel resto d’europa

  9. renato scrive:

    Anna, a proposito della Frohlich scrive: “ma stiamo scherzando? sequestro di persona??? ma se la Frohlich è stata trovata con una valigia piena di detonatori e 20 chili di RDX, stranamente lo stesso esplosivo della strage di Bologna, dove lei, contrariamente a quanto scrivi ERA PRESENTE il giorno della strage, pernottando all’Hotel Jolly, proprio davanti alla stazione!!!”
    Potenza dell’ideologia!! Riesce a far perdere completamente la capicità di comprensione! I 3,5 kg di esplosivo per Anna diventano 20 kg., per di più di RDX, con l’aggiunta di vari detonatori, dove lo hai letto nell’articolo?, la presenza della Frohlich all’hotel Jolli da Anna è data per certa, mentre l’unico riscontro è quello di un cameriere che vede una “certa rassomiglianza” con una ballerina tedesca con due figli, ballerina che telefona il giorno dell’attentato per sapere se i figli avessero preso il treno. la Frohlich non ha mai fatto la ballerina e non ha figli. Se poi il problema è quello fare una guerra idologica contro comunisti, arabi e palestinesi, addossandogli crimini compiuti da altri, il discorso è diverso.

  10. renato scrive:

    Anna, a proposito della Frohlich scrive: “ma stiamo scherzando? sequestro di persona??? ma se la Frohlich è stata trovata con una valigia piena di detonatori e 20 chili di RDX, stranamente lo stesso esplosivo della strage di Bologna, dove lei, contrariamente a quanto scrivi ERA PRESENTE il giorno della strage, pernottando all’Hotel Jolly, proprio davanti alla stazione!!!”
    Potenza dell’ideologia!! Riesce a far perdere completamente la capicità di comprensione! I 3,5 kg di esplosivo per Anna diventano 20 kg., per di più di RDX, con l’aggiunta di vari detonatori, dove lo hai letto nell’articolo?, la presenza della Frohlich all’hotel Jolli da Anna è data per certa, mentre l’unico riscontro è quello di un cameriere che vede una “certa rassomiglianza” con una ballerina tedesca con due figli, ballerina che telefona il giorno dell’attentato per sapere se i figli avessero preso il treno (questa bellerina è pure scema, mette la bomba in un posto dove possono starci pure i figli, ma si sa i nemici, per di più comunisti, sono terribili e cattivissimi, però scemi). La Frohlich non ha mai fatto la ballerina e non ha figli. La presenza al Jolli, da lei negata, ha come riscontro le dichiarazioni di “un cameriere dell’hotel Jolly vi ravvisò una “certa somiglianza” con una donna vista quasi due anni prima: parlava italiano con accento tedesco, il primo agosto si era fatta portare una valigia alla stazione, il 2 agosto telefonò per accertarsi che i suoi due figli non fossero sul treno investito dalla bomba, aveva lavorato come ballerina nei pressi di Bologna” Se poi il problema è quello fare una guerra idologica contro comunisti, arabi e palestinesi, addossandogli crimini compiuti da altri, il discorso è diverso.

  11. buzz scrive:

    Premesso che ero diametralmente opposto come posizioni politiche e certo non ho mai nutrito, anche successivamente, alcun apprezzamento personale verso Mambro e Fioravanti, la loro storia politica mi sembra piuttosto chiara, anche nei lati più oscuri e l’esplosivo fra la gente non è mai stato nel loro modus operandi, mi è sempre riuscito difficile credere, d’acchito, che la strage di bologna potesse essere di matrice NAR, pur usati come manovalanza in un gioco di scambio di favori da qualcuno.

    E però…

    Per contro, non credo nemmeno a questa pista pseudo palestinese.
    D’altro canto, dalle commissioni d’inchiesta parlamentare in questi anni ho sentito così tante stronzate che non mi meraviglia certo che ora sia uscita questa.

    Non lo so. Noto comunque dei tratti in comune, fra la strage dell’italicus (4 agosto 74), bologna (2 agosto 80), rapido 904 (23 dicembre 84).
    Il periodo prevacanze. I treni.
    Il primo sembra sia stato opera dei fascisti di ordine nuovo.
    Il terzo della mafia, banda della magliana, p2 …(?)
    il secondo?

    c’è una sorta di contiguità operativa fra gli ambienti del terrorismo di destra, organizzazioni criminali, servizi segreti più o meno “deviati, logge massoniche e altri centri di potere… questo è abbastanza accertato.

    insomma, l’humus è credibile. benché i Nar non abbiano mai usato l’esplosivo per colpire obiettivi indiscriminati.

    e questo fa convergere di nuovo lo sguardo verso mambro/fioravanti, intesi come Nar.
    non dimentichiamo che alcuni pentiti, fa cui il fratello stesso di giusva, hanno accusato i due della cosa.

    quali motivazioni potevano avere per mentire?
    ai tempi, la legislazione premiale era già assicurata per tutte le confessioni relative ai molteplici omicidi confessati.

    Faccio molte considerazioni, che sarebbero lunghe da elencare qui e tutto sommato… non trovo così assurdo pensare che forse si, potrebbero proprio essere stati loro.
    Anche se dietro di essi si muovevano altri interessi. Mai toccati.

  12. buzz scrive:

    Premesso che ero diametralmente opposto come posizioni politiche e certo non ho mai nutrito, anche successivamente, alcun apprezzamento personale verso Mambro e Fioravanti, la loro storia politica mi sembra piuttosto chiara, anche nei lati più oscuri e l\’esplosivo fra la gente non è mai stato nel loro modus operandi, mi è sempre riuscito difficile credere, d\’acchito, che la strage di bologna potesse essere di matrice NAR, pur usati come manovalanza in un gioco di scambio di favori da qualcuno.

    E però…

    Per contro, non credo nemmeno a questa pista pseudo palestinese.
    D\’altro canto, dalle commissioni d\’inchiesta parlamentare in questi anni ho sentito così tante stronzate che non mi meraviglia certo che ora sia uscita questa.

    Non lo so. Noto comunque dei tratti in comune, fra la strage dell\’italicus (4 agosto 74), bologna (2 agosto 80), rapido 904 (23 dicembre 84).
    Il periodo prevacanze. I treni.
    Il primo sembra sia stato opera dei fascisti di ordine nuovo.
    Il terzo della mafia, banda della magliana, p2 …(?)
    il secondo?

    c\’è una sorta di contiguità operativa fra gli ambienti del terrorismo di destra, organizzazioni criminali, servizi segreti più o meno \"deviati, logge massoniche e altri centri di potere… questo è abbastanza accertato.

    insomma, l\’humus è credibile. benché i Nar non abbiano mai usato l\’esplosivo per colpire obiettivi indiscriminati.

    e questo fa convergere di nuovo lo sguardo verso mambro/fioravanti, intesi come Nar.
    non dimentichiamo che alcuni pentiti, fa cui il fratello stesso di giusva, hanno accusato i due della cosa.

    quali motivazioni potevano avere per mentire?
    ai tempi, la legislazione premiale era già assicurata per tutte le confessioni relative ai molteplici omicidi confessati.

    Faccio molte considerazioni, che sarebbero lunghe da elencare qui e tutto sommato… non trovo così assurdo pensare che forse si, potrebbero proprio essere stati loro.
    Anche se dietro di essi si muovevano altri interessi. Mai toccati.

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