Tunisi, sera del 18 gennaio

Scrive Imed da Tunisi… Intanto, tre egiziani si sono dati fuoco per protesta contro il regime di Mubarak. E segnalo anche un interessante articolo di Franklin Lamb sulla crisi in Libano.

La nettezza urbana è passata a prelevare i rifiuti. Per ora sono esclusi scenari alla napoletana.

Alcuni lampioni che prima erano dipinti di viola (colore del partito) sono stati dipinti di nero (Provocatoriamente in segno di lutto?). Mi dava fastidio il colore viola che vedevo ovunque. Per me, tutta quella vernice era sprecata. Dicevo sempre a mia moglie che sarebbe stato meglio segnalare con della vernice gialla i rallentatori stradali di velocità, invece di dipingere i lampioni e i pali di viola. Francesco, in un suo commento, chiama ingenuità il fatto che io sia felice di poter finalmente manifestare. Lo capisco, lui non vive in un paese, dove anche i fiori che ornano gli spazzi verdi sono di color viola. Nella mia immensa ingenuità quei dettagli mi soffocavano, ma non m’impedivano di cogliere la sostanza delle cose.

Oggi, mentre ero al lavoro (21 presenti su 34 collaboratori), ho appreso che i ministri dell’opposizione dell’appena nato governo d’unità nazionale si sono dimessi (o non hanno prestato il giuramento), in seguito alle manifestazioni che chiedono lo scioglimento del partito dell’ex presidente (Ben Ali). Sì, le dimissioni sono state provocate dalle proteste di piazza, che hanno significato molto per le forze politiche di opposizione!

L’opposizione è in cerca di allargamento della propria base popolare e del consenso in vista delle future elezioni.

Una fonte militare attendibile mi ha riferito del sequestro di un carico di AK47 proveniente dalla Libia nel sud della Tunisia, oggi.

Una discussione di carattere politico con la stessa fonte mi ha fatto capire che l’esercito non è in grado di assicurare la stabilità del paese qualora assumesse provvisoriamente il governo in attesa di elezioni presidenziali.

Quando ho ipotizzato un attentato al gasdotto algerino che attraversa la Tunisia per arrivare in Italia, organizzato dai servizi algerini per giustificare l’occupazione del nord della Tunisia con il consenso dell’Europa, la stessa fonte lo ha escluso a causa dell’instabilità politica dell’Algeria stessa.

Insomma, sembra che i migliori auguri di Francesco al popolo tunisino per un futuro difficile sia una analisi politica intelligente. E lo dico senza ironia.

Imed.


…ma non fu forse sogno, tutto ciò che non era e poi un giorno divenne?

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7 risposte a Tunisi, sera del 18 gennaio

  1. Francesco scrive:

    Vivendo in un paese in cui la libertà di manifestare è quasi assoluta, con effetti di notevole disturbo per quelli che fanno altro e di una certa frustrazione per quelli che manifestano e non succede nulla, ma anche per quelli che NON manifestano perchè preferiscono le elezioni, non ho questa grande stima per l’istituto.

    I miei auguri sono assolutamente sinceri: una Tunisia democratica e con un’economia funzionante sarebbe una novità eccellente per il Mediterraneo: io sono un “necon” ideologico, nel senso che ci credo e non faccio finta per il gusto di appoggiare Israele o gli interessi USA.

    Quindi per me ogni paese democratico in cui si riesce a vivere è un alleato naturale, anche quando non volesse 🙂

    Ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Francesco

      Fino a ieri potevo ancora essere d’accordo con te sul fatto che in Italia la libertà di manifestare il proprio pensiero fosse quasi assoluta.

      Oggi mi sono dovuto ricredere:

      http://www.repubblica.it/politica/2011/01/20/news/all_indice_nell_regione_veneto_nelle_scuole_proibiti_saviano_e_i_pro-battisti-11431272/

      Poi dicono che il cinema non sia dotato del dono della profezia:

      http://en.wikipedia.org/wiki/Storm_Center

      Era Orwell che diceva che ‘la libertà consiste appunto nel poter dire alla gente quello che alla gente non piace sentirsi dire’.

      Chissà che diranno i tanti autoproclamatisi ‘liberali’ di questo Paese.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        Anche tacendo della fonte della notizia, se questa è censura, Hitler era biondo platino e alto due metri.

        Non ho motivo di credere (pur auspicandolo) che a queste dichiarazioni farà seguito alcun atto.

        L’idea che gli unici che hanno diritto di parlare siano i progressisti e che (magari) bisogna pure obbligare la gente a sorbirseli perchè questa è vera libertà speravo fosse morta con la celeberrima scena di Fantozzi al cineforum … dimenticavo il seguito.

        Ciao

        PS su Battisti, credo che non mi dispiacerebbe un processo ai suoi amici per “apologia di reato” o qualcosa di simile. E non ho neppure letto il testo dell’appello.

        PPS non ho visto il film di Placido sul ’68, non andrò a vedere quello su Vallanzasca: sono meno libero?

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          La conosci quell’aria del Barbiere di Siviglia: ‘La calunnia è un venticell0′? Lì il male cominciava con qualcosa di impercettibile, ma non essendo fermato in tempo diventava inarrestabile prima di quanto ci si aspettasse.

          Con dichiarazioni come quelle in Veneto siamo lì: ma lì non siamo a teatro. E’ sempre dalla censura di un libro, che si comincia.

          Nessun amministratore ex-PCI in Italia (posto che ancora ce ne siano, ovviamente) si sogna di negare di leggere i libri dell’orina fallace o il film ‘ Il mercante di pietre’ di Martinelli. E per quel che ne so neppure il ‘Mein Kampf’. E’ proprio questa irriducibile differenza dagli amministatori legaioli che mi fa ben sperare nel futuro di questo Paese.

          Ma parlando di film, se puoi guardati quello di Bette Davis. O magari, a teatro, su temi simili, ‘Il nemico del popolo’ di Ibsen (ce n’e’ una pallosa versione in DVD con Steve MacQueen), ‘Il crogiuolo’ di Henry Miller (interpretato da Nando Gazzolo) o, se preferiscei le cose USA, il film ‘La pazza di Chaillot’ con Katharine Hepburn e Yul Brinner.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            Oggi, visto che per decenni i libri non progressisti in questo paese non uscivano o la facevano fuori dai circuiti ufficiali e per bene.

            E parlo di quello che era normale oggetto di dibattito nei paesi democratici, non di nostalgie mussoliniane.

            Chiaro che Battisti è un caso oggi, il nazismo (Deo gratia) no.

            Concordo solo sul pericolo che il razzismo leghista contro gli immigrati e/o i musulmani pottrebbe divenire.

            Ciao

            • Andrea Di Vita scrive:

              Per Francesco

              Dài, un Del Noce o un Carlo Bo facevano carriera anche negli anni 60 e ’70. Ci fu pure un libro (credo della moglie di Ronchey) ‘Figlioli miei marxisti immaginari’ che sfotteva quelli che ostentavano per moda idee sinistreggianti (me ne ricordo anch’io, ed erano perfetti imbecilli). Il Del Boca che sbugiardava i crimini mussoliniani in Abissinia era tranquillamente sputtanato come ‘antitaliano’ da Montanelli. Per non parlare di Tessori, Pasolini o di Vittorini, che nessuno ha licenziato o censurato …all’epoca in cui Scelba parlava di culturame, e in cui si schedavano le opinioni politiche degli impiegati pubblici.

              E’ vero peraltro che Montanelli fu gambizzato, ma dagli stessi che ammazzarono Guido Rossa.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

  2. Miguel Martinez scrive:

    Sul caso Battisti, credo che occorra distinguere tra:

    1) il giro abbastanza sgradevole di “intellettuali” (che vuol dire?) che sostiene Battisti

    2) il caso Battisti in sé.

    Per questo, invito a leggere un articolo di Gabriele Adinolfi, che sa fare correttamente la distinzione perché 1) è di destra e 2) ha vissuto anche lui la condizione di esule/latitante in Francia.

    http://fascinazione.blogspot.com/2010/12/caso-battisti-adinolfi-difende-le.html

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