E’ in Inghilterra che comincia tutto.
La faccenda dei geometri, innanzitutto; il grande sacco della terra e del mare; le ciminiere, la borsa, le piantagioni, gli schiavi, i giornali, le leggi precise, i contadini cacciati e i bracconieri impiccati o mandati a Botany Bay, gli orologi, il vapore, la risata mentre si abbatte l’elefante, la nuova Religione della Mano Invisibile che elegge e danna, i mitra che falciano gli indigeni, i poeti, i riformatori, i sognatori, gli umoristi, le donne viaggiatrici nel deserto e nelle giungle.
La ruota dell’Impero: gli schiavi a far cotone in America; gli irlandesi a filarlo nelle fabbriche in Inghilterra; gli indiani a comprarlo e perdere i propri mestieri; gli indiani senza mestiere a produrre oppio da vendere in Cina. E il denaro che nasceva ovunque, lungo la strada, a trasformare il mondo intero.
L’immensa onda che ha sconvolto il mondo, ora ritorna a casa; e possiamo giocare a immaginare che sia in Inghilterra che dovrebbe nascere, con immenso dolore, un nuovo mondo.
Prendiamo prima un episodio di cronaca: una grande rissa, avvenuta due giorni fa a Leicester, durante una manifestazione dell’English Defence League contro una moschea, che peraltro esiste da diversi anni.
L’Inghilterra ha una lunga storia di movimenti di estrema destra che organizzano manifestazioni di venti o trenta persone, contestate da qualche centinaio di militanti di estrema sinistra, con la polizia in mezzo che di solito riesce a salvare i primi dai secondi.
Quasi tutti i movimenti di estrema destra discendevano in linea più o meno diretta da quelli degli anni Trenta. Una combinazione curiosa di elementi:
– un’aristocratica nostalgia dell’Impero [1]
– idee sociali tipicamente anglosassoni, provenienti dall’Arts and Crafts Movement che avrebbe ispirato anche il Partito Laburista
– un pesante ed esplicito razzismo, caratteristico di certi paesi nordici
– un acceso antigiudaismo
– fantasie su quanto si starebbe meglio se inglesi e tedeschi si fossero messi d’accordo nel 1939, anziché permettere il trionfo di Stalin e degli Stati Uniti.
Visto che anche la destra inglese è orgogliosa del trionfo su Hitler, questi movimenti erano condannati all’assoluto isolamento e alle solite feroci liti interne che avvengono in ambienti molto chiusi.
Nel 1999, l’incravattato Nick Griffin si è impossessato di uno di questi rottami, il British National Party (BNP), sostituendo alla giudeofobia una ben più remunerativa islamofobia: nel 2006, un portavoce del partito ha anche dichiarato il proprio sostegno a Israele nel corso dell’attacco al Libano.
Il motivo lo spiegò Nick Griffin, in una riunione interna del partito:
“Noi battiamo molto sull’Islam. Perché? Perché per il pubblico normale, si tratta di una cosa che possono capire. E’ la cosa con cui gli editori dei quotidiani vendono i loro giornali. Se dovessimo attaccare qualche altro gruppo etnico – alcuni dicono che dovremmo attaccare gli ebrei… ma… noi dobbiamo arrivare al potere. E se dovessimo scegliere di martellare su quel tema mentre i media non ne parlano… il pubblico penserebbe semplicemente che siamo fuori di testa. Penserebbe semplicemente, voi attaccate gli ebrei perché volete attaccare gli ebrei. Voi attaccate questo gruppo di potenti sionisti solo perché volete prendervela con il povero sarto Manny Cohen e sbatterlo dentro una camera a gas. Non ci porterebbe da nessuna parte, solo indietro. Ci rinchiuderebbe in una piccola scatola; il pubblico penserebbe, “estremisti matti, nulla a che fare con me”. E non arriveremmo al potere.”
C’è tutto in queste brevi e chiare parole.
Il meccanismo del capro espiatorio come via per arrivare al potere, sperimentato con successo da Adolf Hitler, fa leva su forze potenti della natura umana.
Ma non esiste alcun “antisemitismo eterno“, sempre “pronto a riemergere”. Il capro espiatorio è intercambiabile. Però non è il gruppetto estremista a decidere quale sarà: sono i media a dettarlo – il BNP naviga nella scia della quotidiana islamofobia generata dall’intero sistema mediatico e politico. E sarebbe mettere il carro davanti ai buoi, dire che il problema è il gruppetto estremista e non i media.
Scaricare la zavorra dell’antigiudaismo, assieme alle collezioni di medagliette delle SS, permette di alleggerire di molto la critica antifascista. I riferimenti alla Seconda guerra mondiale hanno l’effetto del drappo rosso per un toro; se il drappo cambia di colore, il toro si riaddormenta. E comunque la campagna mediatica ha paralizzato quasi tutta la sinistra occidentale – non vorrete certo difendere l’islamofascismo, adesso?, ci si sente predicare senza posa.
Allo stesso tempo, i residui di ostilità generale che il BNP si porta dietro gli permettono di presentarsi ancora come vittima del potere, e quindi a raccogliere giovani che vorrebbero sinceramente ribellarsi allo statu quo.
La società liquida distrugge partiti, chiese e istituzioni; proprio quando i partiti sono diventati meno credibili, Unite Against Fascism (UAF), un’organizzazione che contesta sistematicamente – e talvolta violentemente – le attività del BNP, invita regolarmente a votare per “chiunque” contro il BNP . E così i militanti e simpatizzanti sentono di essere antagonisti di un sistema compatto e chiuso che li perseguita.
Grazie a questi fattori, il BNP ha ottenuto il 6,26% dei voti e 2 seggi alle elezioni europee del 2009.
Alle stesse elezioni, un gruppo di antieuropeisti usciti dal partito conservatore si presentò sotto la sigla UKIP, diventando, per un momento, il secondo partito del Regno Unito, superando i laburisti, con il 16,5% del voto. Liberisti privi di zavorra storica, anche l’UKIP ha però sentito il bisogno di lanciarsi nell’islamofobia per poter mantenere il risultato.
Recentemente, è sorto un nuovo movimento: l’English Defence League. Il suo percorso è molto istruttivo.
In Inghilterra, opera un pittoresco signore, Anjem Choudary, molto amato dai media perché sostiene che bisognerebbe introdurre la shariah nel Regno Unito. Choudary forma regolarmente gruppi nuovi, che poi il Ministero degli Interni – nella liberale Inghilterra – mette regolarmente fuorilegge.
E’ il circolo spettacolare: Choudary fa un comunicato stampa, a costo zero, in cui annuncia che farà sfilare 500 bare per i soldati inglesi, cosa che ovviamente non fa: lo spettacolo lo fanno i media, non c’è bisogno di alcun fatto reale.
Choudary riesce così a dimostrare la pericolosità dell’Islam e aumentare la pressione mediatica su tutti i musulmani; e quando aumenta la pressione, Choudary trova qualche seguace in più, che gli permette di riavviare il ciclo.
Choudary recita così, ormai da più di dieci anni, il ruolo di Cattivo Nazionale, presumiamo in perfetta buona fede.
Nel marzo del 2009, i seguaci di Choudary contestarono rumorosamente una parata di soldati inglesi rientrati dall’Afghanistan. Questa azione piacque molto ai media, che ne fecero un Trauma.
Ma il Trauma Mediatico permette ad altri di aggregarsi, nel ruolo dei Giustizieri.
Così, un gruppo di tifosi di calcio – sottoprodotto di un altro ramo dello Spettacolo – contestò Choudary, costituendo al volo l’English Defence League. Che ebbe l’accortezza di dedicarsi unicamente a fare la guerra al capro espiatorio dei media: l’EDL non ha altro obiettivo che “combattere l’Islam”, e quindi è aperto a neonazisti, militanti sionisti, sikh, cristiani fondamentalisti e gay.
“Ad appena un anno dalla sua fondazione tra la classe operaia bianca, l’EDL oggi ha un numero crescente di divisioni culturali – i più significativi quella ebraica, quella Sikh, quella femminile e quella LGBT (lesbian, gay, bisexual, and transgender). Sono proprio questi i gruppi che la sinistra radicale ha visto come le potenziali avanguardie di una rivoluzione culturale contro i valori occidentali. Invece, sotto la bandiera dell’EDL, si stanno raccogliendo per difendere i valori occidentali.”
In una società frammentata come la nostra, dove nessuno è maggioranza, l‘islamofobia riunisce tutti coloro che condividono un semplice negativo, il fatto di non essere musulmani. Inoltre, permette di sfuggire all’obiezione cardine che si può muovere a tutti i razzisti: “che ne facciamo poi di tutti questi immigrati? Li buttiamo fuori o li ammazziamo?”
No, l’islamofobia permette di dire, “sono loro che scelgono di essere musulmani, basta che smettano“.
Sul termine “defence” si potrebbe scrivere un trattato: io ho paura, ti colpisco per primo… Ma EDL è anche un calco su JDL, la Jewish Defense League [2] un’organizzazione paramilitare piccola ma assai attiva nel mondo: il 4 settembre scorso, alla giornata di al-Quds a Londra, l’EDL, gruppi iraniani antigovernativi e la JDL si sono ritrovati fianco a fianco a contestare la grande manifestazione di solidarietà con al Palestina.
L’EDL manifesterà in solidarietà davanti all‘ambasciata israeliana il 24 ottobre assieme al rabbino Nachum Shifren, un barbuto californiano ex-bagnino appassionato di surf e di punti esclamativi, che si è candidato al senato con un semplice sillogismo: troppi immigrati vuol dire troppe spese sociali vuol dire troppe tasse.
Il 30 ottobre, l’EDL sarà ad Amsterdam per protestare contro il processo a Geert Wilders: nel corso della manifestazione, si dovrebbe lanciare la European Defence League, assieme a nuovi militanti tedeschi, svizzeri e belgi.
Cosa li distingue allora da Tony Blair?
L‘accento, essenzialmente, come spiega un’eccellente analisi sul blog islamofobo The Gates of Vienna: in una società in cui la classe conta molto più che in Italia, i seguaci dell’EDL sono e resteranno dei proletari, disprezzati dai media qualunque cosa facciano.
Skinhead, ubriaconi, incolti, tatuati e tifosi, l’Occidente non ama la propria feccia, né tantomeno la amano i giornalisti. Questo disprezzo di classe è ampiamente ricambiato da chi riconosce istintivamente l’ipocrisia dei ceti superiori, dei media, dei politici e si fida solo di coloro che si dimostrano davvero i tuoi amici, nel rischio, nelle bevute e nel fallimento di vite assai più tragiche di quanto possano immaginarsi gli antifascisti.
L’EDL, di cui non conosciamo i dirigenti, evidentemente riesce a creare questa fiducia. Mobilita i giovani, non a decine come altri gruppi di estrema destra, ma a migliaia. Forse anche perché chi è escluso dall’Inghilterra, vorrebbe, con atto di forza e una bandiera, far credere di essere davvero l’Inghilterra.
Gli indigènes sanno perfettamente che integrarsi vorrebbe dire, concretamente, diventare come loro.
Il 9 ottobre, l’EDL ha indetto una grande manifestazione a Leicester. Dall’altra parte, ci sono state due contromanifestazioni, una di UAF e una della Muslim Defence League (MDL). Questi ultimi si erano riuniti prima a proteggere la moschea, poi hanno accolto la richiesta dei responsabili della moschea di allontanarsi. Andando a raccogliersi in un altro punto, sono stati attaccati dai militanti dell’EDL – alla fine, la polizia ha fatto 17 arresti e ci sono stati numerosi feriti.
Già nel nome, la MDL copia l’EDL. Ma non somiglia affatto al gruppo di Choudary contro cui è nata l’EDL.
I seguaci di Choudary trovano rifugio in uno stile chiuso che ricorda certe conventicole marxiste. L’MDL è stata invece fondata da Aki Nawaz, musicista hip-hop, leader del gruppo ironicamente denominato Fun-da-Mental.
E qui, come vedremo, siamo di fronte a qualcosa ancora, una cultura islamica figlia delle sottoculture musicali britanniche e indiane, del crollo dell’Islam tradizionale, del senso di spoliazione e di aggressione, del tradimento della sinistra “bianca”, della ricostruzione di un mondo.
E il bello è che nulla di questo sarebbe nato senza la spinta misteriosamente creativa degli arrabbiati sostenitori dell’Occidente.
[1] Ogni debito va saldato. Non dimentichiamo che all’estrema destra inglese dobbiamo le bellissime opere di Henry Williamson. Sia Tarka the Otter, sia i notevoli volumi autobiografici. E aggiungiamo qualche nota di umano rispetto per A.K. Chesterton (da non confondere con il ben più noto cugino, G.K.).
[2] Defence è grafia britannica, defense statunitense. La paranoia è invece universale.
Ho trovato il link di Gates of Vienna molto interessante, specialmente in paragone con la Matteucci del post sotto.
(Non ricordo benissimo il cognome, la scrittrice insomma).
Curiosamente, lei descrive un viaggio a Gerusalemme con dei “buzzurri” per i quali lascia trasparire un certo disprezzo (non lo dice apertamente, con quella ipocrisia che tanto dice di odiare): le suore con le calze lise, il carabiniere in pensione con il borsello, ecc.
Buzzurri, dice lei.
E li paragona a una “upper class”; applica lo stesso metro anche ad Israele.
In effetti, il metro è curiosamente sbagliato sia in Italia che in Israele; in Italia la “upper class” è buzzurra, buzzurrissima (Briatori e Just Cavalli e Lapi Elkann e “regnanti” implicati in affarracci di videopoker ecc.);
in Israele- non so se sia ancora così, ma penso in buona parte di sì- la “upper class” viene magari dal kibbutz e dal trattore, e sicuramente dall’esercito e dalla caserma.
Quindi l’ “Inghilterra immaginaria” che ha in testa lei come tante altre signorine bene con la sciarpina sulla spalla, non si applica tanto bene.
Qua gli accenti sono solo regionali e non anche sociali, come nel Regno Unito; non esiste un italiano “posh” (forse solo qualche affettazione martamarzottiana ormai totalmente ridicolizzata) e l’unica cosa simile alla “received pronunciation” che mi viene il mente è il DOP, Dizionario di Ortografia e Pronuncia che a quanto mi risulta è comprato esclusivamente da doppiatori e non ha alcun peso sociale.
E però;
quando il tipo di Gates of Vienna descrive quello che nella foto del tipo sanguinante vede un americano
(cioè un giovanotto sfortunatamente e brutalmente picchiato ad una manifestazione)
e un inglese
(cioè uno skinhead che probabilmente “se l’è andata a cercare”)
l’italiano medio, il Signor Rossi corrispondente al Mr Englishman del post, vede probabilmente la stessa cosa di Mr Englishman.
Mi è capitato (per la più banale delle cause, una vacanza) di vivere a stretto contatto con due amici/rivali.
A parte il fatto di essere entrambi romani, non avevano niente in comune, tranne l’età anagrafica.
Uno romano de roma, l’altro burino; uno romanista, l’altro laziale; uno di sinistra, l’altro fascista (ma proprio coi poster di Mussolini); uno che era andato a tutti i concerti dei gruppi inglesi e americani famosi degli anni Settanta, in tutta Europa, l’altro che ascoltava gli stornelli e Gabriella Ferri;
si incontravano, per una loro abitudine, tutti gli anni in vacanza.
in realtà non avevano niente in comune, tranne l’accento 😉
E però, di sicuro il proletario dei due era il laziale fascista. Che se lo vedi a una manifestazione con la testa sanguinante, ti viene da pensare, embè, se la sarà andata a cercare.
(In realtà conoscendolo- lo ho incontrato più di una volta e un pochino ho conosciuto lui e famiglia- cominci ad apprezzarne le qualità umane e capisci che no, non se la va a cercare, e poi va a finire che scopri anche che se c’è da aiutare il marocchino è poi il primo a darsi da fare, ma vabbè).
Ma allora, che li tiene a fare i poster di Mussolini? Si chiede uno.
E’ che sono un simbolo. Va bene. un simbolo di cui lui ha bisogno perché sa che non sarà mai- nonostante da noi non ci siano tutte queste barriere comportamentali (economiche magari sì)- uguale a quello “integrato”, tutto a posto, che non ha niente da rivendicare; e che paradossalmente adesso vota a sinistra!
Ecco, forse ci sono arrivato, in Italia la spaccatura è tra “intellettuali” e “indigeni”;
non so, ci devo pensare.
Altri suggerimenti sono bene accetti! 🙂
Per PinoMamet
Mi permetto di aggiungere che l’Inglese medio appartiene ad una società ferocemente divisa in classi ma unita dall’appiccicosissimo senso di superiorità di chi ha davvero dominato un terzo del globo fino a settant’anni fa sapendo anche creare ammirazione e consenso. Far convivere questo senso di superiorità con un imbarazzante classismo causa continue ipocrisie, sublimate nell’umorismo che è appunto capolavoro Britannico (a chi non l’avesse visto consiglio di guardarsi quella bella satira che è ‘Flushed down’, ‘ in Italiano ‘Giù per il tubo’). L’Italiano appartiene ad una società altrettanto disintegrata al suo interno e trova orgoglio solo in un passato assai più lontano di quello Inglese (tanto glorioso quanto quello Britannico, ma sul piano culturale invece che politico). L’Italiano non ha l’ossessione della classe di appartenenza (la vera divisione è fra chi evade le tasse e chi no, così come fra chi fa finta di lavorare e chi no) e interpreta la debolezza del proprio Stato con l’aiuto della curiosa ma radicata convinzione di essere più buono e pacioccone degli stranieri. Soprattutto, l’Italiano considera segretamente un vanto quello che ovunque è considerata una debolezza: la flessibilità spinta all’estremo del cinismo. Ecco perchè l’Inglese ha facilità a dividersi su linee pseudorazziali: non perchè pensi che ‘la bestia bionda’ sia più ‘umana’ del bengalese medio, ma perchè l’essere bengalese dà diritti peculiari riservati alle minoranze (tanto per dire, un giornalista di Bristol non puo’ azzardarsi a dire di un borseggiatore che è bengalese, pena il licenziamento immediato) e perchè il culto degli Human Rights e della Privacy sostituisce nel classista Regno Unito l’assenza di una Costituzione. A parole noi Italiani ammiriamo gli Inglesi, ma nella pratica siamo troppo (e per fortuna) panciafichisti per essere davvero così intolleranti da avere bisogno di quelle che Dostoievski chiamava ‘le galere che gli Inglesi hanno nel cervello’.
Ciao!
Andrea Di Vita
A scanso di equivoci, non si mai:
con “va bene” non voglio dire che mi vanno bene i poster di Mussolini!
è semplicemente un intercalare, mi stavo riordinando le idee.
Ciao!
Che ti hanno fatto di male i poster di Mussolini?
A parte questo, a me pare che hai centrato il problema, parlando di intellettuali e indigeni.
La Grassa chiama i primi “ceto semicolto”, io troverei più adatto il termine “istruiti”: il ceto degli intellettuali in effetti non è né colto né semicolto, è conformista e per poter essere tale deve avere accesso all’abbiccì dei valori dominanti, che, in una società alfabetizzata e scolarizzata, sono mediati attraverso forme di trasmissione della conoscenza, per così dire, istituzionalizzate.
Si tratta insomma di gente che ha fatto il liceo, che di solito è laureata, ma è appunto istruita, nel senso contemporaneo del termine (che include la possibilità di avere una sintassi approssimativa) ma non è colta, poiché la cultura implica capacità critica, che è l’ultima cosa che è richiesta a tale ceto.
Non che all’altro ceto sia richiesta, intendiamoci, solo che all’altro non è nemmeno chiesto di pensare, di prender partito, quindi non ha bisogno di aderire a valori dominanti (e neanche alternativi), ma gli basta crearsi una coscienza personale della realtà che sia funzionale ai propri bisogni e ai propri interessi pratici, diversamente da quegli altri, per i quali la coscienza è completamente svincolata dalle esigenze di vita ed è un mero tributo al potere, che in cambio soddisfa loro tali esigenze.
“Che ti hanno fatto di male i poster di Mussolini?”
Io personalmente non sono mai stato aggredito da un poster;
diciamo che il soggetto non mi piace molto, per giudizio mio e per cose di famiglia;
preferirei la Canalis, ecco. 😉
Ma se non altro il proprietario dei poster ha il buon gusto di appenderseli in casa sua, mica in un luogo pubblico.
Scontro di civiltà in Europa. Dove sappiamo che ci sono normali cristiani tutti lavoro, discoteca e vacanza alle Maldive; e dei pessimi soggetti venuti da fuori che ammazzano le donne e trasformano interi quartieri in “territori perduti alla Repubblica”, come dicono in Francia.
Allora, caso Scazzi ha un risvolto religioso che ignoravo: http://www.dimensioneweb.it/social/cattolico-violenta-cadavere-della-nipote/
A Milano, tassista travolge cane, viene ridotto in coma da un certo Michel Morris Ciavarella.
La notizia interessante è che ci sono “livelli impressionanti di omertà” e che l’unico abitante del quartiere che ha parlato con la polizia si è trovato la macchina incendiata.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/11/news/taxista_investe_e_uccide_un_cane_lo_picchiano_e_finisce_in_coma-7931440/
Per Martinez
”risvolto religioso”
Credo che la vittima e sua madre siano Testimoni di Geova. Ecco perchè la vitima non ha avuto funerali in chiesa.
Ciao!
Andrea Di Vita
P.S. Conosco famiglie in cui alcuni sono Testimoni di Geova e altri sono Cattolici. Non è un bel vivere.
La cerimonia funebre si è svolta con rito cattolico ma non ordinario (senza comunione), previo il nulla osta dalla Chiesa: Sarah infatti non era stata battezzata in quanto la madre fa parte della comunità dei testimoni di Geova.
P.S. Perché nessuno ha visto nell’orrendo delitto la prova provata di una PERSECUZIONE dei testimoni di Geova da parte dei cattolici italici, come avviene di solito quando un delinquente musulmano pakistano ammazza un cristiano pakistano pure isso?
perchè nessuno ha accusato la vittima di blasfemia o di aver bruciato un Corano in casa sua?
Caro Francesco, ma nemmeno il delinquente musulmano pakistano ha accusato la sua vittima (l’autista) di avergli bruciato il Corano, l’ha semplicemente accusata di LADROCINIO, eh! Eppure il ministro Frattini in quell’occasione ha fatto una bella lavata di capo all’ambasciatore pakistano a Roma!!!!
Miguel
non per fare il menagramo ma quanto passerà prima che qualcuno dica “per forza il quartiere è pieno di immigrati”? loro portano il clima di violenza, poi magari è qualche indigeno a commettere i crimini ma la colpa rimane degli immigrati …
ciao
🙁
Per Martinez
”gli orologi, il vapore, ”
Lista troppo corta 🙂 Hai dimenticato l’enigmistica, i francobolli, la parola ‘hobby’, l’espressione ‘fair play’, la parola ‘sport’, il calcio, il golf e la fantascienza.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Martinez
Ultimissimi aggiroanemti sull’EDL Britannico e i legami con il tea Party di Sarah Palin negli USA:
http://www.corriere.it/esteri/10_ottobre_11/mazza-destra-america_75ccb88e-d579-11df-a471-00144f02aabc.shtml
Ciao!
Andrea Di Vita
in generale sconsiglio caldamente di leggere il Corriere per capire gli Stati Uniti
però sconsiglio anche di leggere Repubblica tout-court
quindi vi rimangono quasi solo i fumetti Marvel o DC
che vanno benissimo, come saprebbe dimostrare Miguel se li leggesse
ciao
Per Francesco
”Marvel”
Tu lo fai apposta 🙂
Sono figlio di appassionati di cinema e di fumetti. Da piccolo mi sono ripetutamente spupazzato tutti i numeri di Topolino su cui potevo mettere le mani, e mi sono ripetutamente visto una buona fetta della produzione hollywoodiana di propaganda di guerra, dai capolavori come ‘Stalag 17’ e ‘I ponti di Toko-ri’ giù giù fino a cose mediocri come ‘Berretti verdi’ e monnezze autentiche come ‘Uomini catapulta’.
Ho cominciato a diffidare dei masticabibbie -e a chiamarli così- precisamente quando da adolescente ho visto sui fumetti Marvel che non tutti gli USA erano Topolino, e non tutti gli Statunitensi erano William Holden.
L’ottusità congenita di una Wonder Woman, l’aggressività proterva di un Capitan America, la serena idiozia di Superman hanno fatto più propaganda antiyankee di mille maitres à penser della Rive Gauche.
A pelle, non ho mai amato i supereroi alla Spider Man. Sono cretini. Non lo sapevo, ma già a quindici anni la pensavo come Brecht: sciagurato il popolo che ha bisogno di eroi.
Adesso, da adulto, posso ammirare ‘300’ diFrank Miller (anche se più per la storia delle Termopili che per il disegno).
Ma l’esaltazione della violenza appena velata da una patina moralista è quanto di più diseducativo si possa immaginare. E’ autocompiaciuta, nevrotica, decerebrata, ossessiva e ripetitiva come una vera e propria pornografia dell’anima.
E come dici giustamente tu è dai fumetti Marvel che si disvela il cuore violento della civiltà che li ha prodotti. (Così come da quelli Giapponesi si vede bene la coppia delle ossessioni presenti nel Sol Levante, la Bomba e l’Eros; da quelli Italiani il nostro tradizionale mimetizzarsi nei modelli culturali altrui).
Ciao!
Andrea Di Vita
non ricordo se già a 15 anni ma era verso quell’età che ho buttato dalla torre Brecht
e non solo per colpa degli insegnanti progressisti del ginnasio, proprio per ribrezzo per l’uomo e le idee
col tempo, mi sono radicalizzato, credo
al tempo: Wonder Woman e Superman sono DC, non Marvel.
e mi pare ti manchi Batman, prova con Year One o con The Dark Knight Returns, perfetti esempi di eroi anarchici. per me ti ci ritrovi al 99% (loro sono liberi dalla fuffa intellò per cui ti devi definire di sinistra)
ciao
Per Francesco
”DC, non Marvel”
Giusto. Faccio ammenda.
”The Dark Knight Returns, perfetti esempi di eroi anarchici.”
Beh, un miliardario che passa la vita travestito da pipistrello a sbattere dentro delinquenti perchè ha sempre di fronte agli occhi il trauma di quando ‘ha danzato da piccolo col Demonio’ che gli ha ucciso i genitori mi sembra un malato di mente.
Divertentissimo, per carità: adoro leggere Batman, ma non perchè lo considero un anarchico.
Magari per te un anarchico è appunto un caso particolare di malato di mente, per me no.
”loro sono liberi dalla fuffa intellò per cui ti devi definire di sinistra”
Cos’e’, anche tu sei uno di quelli che quando sente parlare di cultura impugna la sua pistola?
Ciao!
Andrea Di Vita
non esattamente, ci deve essere una qualificazione tipo “progressista, di sinistra” et similia
e sono in ottima compagnia
Per Francesco
”similia”
Perchè, esiste oggi forse una cultura che non sia di sinistra?
(No, Evola non è cultura, e il Pound degno di queto nome, quello anti-usura, non è destra. ).
Esiste la cultura con Pasolini, Saramago e Brecht, ed esiste l’odio come gentile, scelba, l’orina fallace e quel simpaticone Olandese sotto processo, come si chiama, willers.
Ciao!
Andrea Di Vita
solito articolo cialtrone basato sul nulla ma che questa volta non prende di mira manovali algerini bensì la destra radicale USA
Vi segnalo qui un aggiornamento, a mio avviso interessante, ai commenti sull’Afghanistan:
http://kelebeklerblog.com/2010/10/10/afghanistan-giancarlo-lehner-la-costituzione-me-lo-vieta-abolite-la-costituzione/#comment-2835
Per Andrea,
Non riesco a dire cosa “sia cultura” e cosa non lo sia, al di là di una definizione antropologica, per cui esiste – giustamente – anche la cultura degli appassionati di telenovelas.
Io riesco solo a dire quali opere mi fanno riflettere, anche se non le condivido necessariamente.
Oriana Fallaci non mi fa riflettere minimamente. Jean Raspail, che sostiene tesi xenofobe ancora più estreme delle sue, mi fa riflettere e molto; anche Pascal Bruckner, quando “decostruisce” a modo suo l’antimperialismo, pone molte questioni interessanti, in un modo non retorico e con una scrittura ricca. Poi gli sparerei, ma quella è una questione diversa 🙂
Julius Evola… almeno gli concederei di aver creato un sistema originale, che è veramente diverso da quello prevalente, almeno oggi, e di averlo ragionato abbastanza, dentro parametri ovviamente stabiliti a priori. Mentre Oriana Fallaci riecheggia solo luoghi comuni.
Nella letteratura inglese, che è quella che conosco meglio, stento a trovare autori “di sinistra” che mi ispirino: Thackeray, Evelyn Waugh, Lewis Carroll, Chesterton, Yeats, Tolkien, Henry Williamson, Terry Pratchett non hanno nulla “di sinistra” (e nemmeno nulla di “destra” in senso italiano). Un’eccezione potrebbe essere Doris Lessing.
Poi magari hai una tua definizione di cultura.
Per Martinez
”quella è una questione diversa”
No che non lo è. Per sparare a qualcuno a causa delle sue idee devi prima conoscere quelle idee. Ma non ci sono quasi idee che si siano diffuse senza che i loro seguaci sparassero a quelli con idee opposte. Ogni idea cammina sulle gambe degli uomini, da qui nascono le gambizzazioni in tutte le epoche. ‘Porgi l’altra guancia’ è pratica di quei pochissimi che non vogliono vincere inquesta vita perchè hanno fiducia di vincere in un’altra. Chi parla male pensa male, e chi pensa male vive male. Poi per ciascuno ‘male’ e ‘bene’ saranno cose diverse, ma ciascuno o vive la loro inconciliabilità radicale o si rifugia nella Domenca Sportiva.
”una tua definizione di cultura”
Personalmente uso quella che azzardo essere l’etimologia del termine, da ‘colere’ = ‘coltivare’. ‘Cultura’ = ‘le cose che coltiveranno’. Ogni erudizione libresca resta esattamente sinomino di ‘sogno’ finchè i semi che essa pone nel nostro animo non germogliano, ossigenando il nostro spirito e aprendolo alla comprensione del mondo. La teoria che non si fa prassi rimane cioè lettera morta.
Una definizione negativa di cultura è dinque: l’opposto di tutto cio’ che invoca un Sepolcro Superiore, una Trascendente Tavola Dei Valori che chiude il cielo sopra la nostra testa e nega la radicale e irriducibile diversità degli individui al di là di quanto strettamente richiesto da regole tipo ‘non passare col rosso’ o ‘la libertà di ciascuno finisce dove inizia quella degli altri’. Cultura è l’opposto dei Difensori Dei Valori, si chiamino essi wojtyla o il sindaco di Adro o toni blair o l’orina fallace o beria o padre gemelli.
Una definizione positiva di cultura è allora: scegliere di scegliere. Chiedersi cosa è necessario e cosa è arbitrario, scegliersi il primo e di rifutare il secondo, assumendosene la responsabilità. Nessuno mai di filosofare si stanchi.
Era Kierkegaard che distingueva fra l’uomo puramente estetico, che si stordisce in percezioni sempre mutevoli, e l’uomo che sceglie di scegliere. Il primo è l’Esaù che vende la propria primogenitura per un abbonamento a Mediaset Premium, l’astensionista che dice ‘io non sono razzista ma’, l’ignavo. Il secondo (anche se è analfabeta) è vicino all’ideale confuciano di ‘saggio’.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Miguel Martinez
Riguardo alla Fallaci, qualche anno fa lessi uno dei suoi libri islamofobi, non ricordo quale, mentre ricordo l’affermazione apodittica riguardo al sultano ottomano Solimano (1520-1566), il quale, dopo la battaglia di Mohács del 1526, avrebbe deportato TRE MILIONI di Ungheresi in schiavitù, TRE MILIONI….
Con la demografia dei tempi e tenendo conto che l’Ungheria di allora si estendeva dall’Adriatico ai Carpazi e alle Alpi Transilvaniche, Solimano avrebbe deportato dunque l’INTERA popolazione ungherese. Cioè questa etnia sarebbe semplicemente scomparsa.
Stando agli studi seri invece, gli Ottomani deportarono tra le 100000 (cifra bassa fornita da François Feithò) e 200000 persone (cifra alta fornita da Noel Malcolm).
Certo una tragedia, ma non tale da rendere l’Ungheria un deserto privo di tutti i suoi abitanti e in cui oggi non ci sarebbe più nessuno che parli l’ungherese.
E’ questo pressapochismo, queste castronerie che purtroppo fanno presa su molti, compresi parenti e conoscenti, e che, temo, possa contribuire ad erigere una nuova dittatura in Occidente.
Mirkhond
ti do ragione contro il pressapochismo: ti ricordo che mi è capitato di leggere cifre iperboliche riguardanti gli assassinii operati da ex partigiani nel “Triangolo Rosso” (come se fossero sparite in un periodo brevissimo le due maggiori città emiliane, ma con il numero di abitanti di oggi, non di allora…) ;
c’è sempre qualcuno che ci casca e prende queste iperboli per vere.
Andrea Di Vita:
mah, io ho una definizione di cultura abbastanza “antropologica”, come Miguel; c’è la cultura dei vasi a bocche quadrate, quella hip-hop e quella, magari, sedevacantista, se i sedevacantisti hanno degli elementi in comune oltre a quello di ritenere vacante la sede vescovile cosiddetta di Pietro (non vedo perché non dovrebbero averli, per altro).
Così magari c’è anche la cultura di chi invece crede proprio a una Tavola dei Valori Trascendente.
Comincio a credere, a dire il vero, che esista anche la cultura dei Matematici che si Occupano di Materie Umanistiche, ma visto che non c’entra una cippa ne parlerò casomai un’altra volta 🙂
Ciao!
Per PinoMamet
”triangolo rosso”
Non dirlo a me. Sul vecchio blog ebbi occasione di intavolare una lunghissima discussione sull’argomento.
”pressapochismo”
Io ho avuto un’insegnante di Scienze che sostenne per un’intera ora di lezione che con l’altitudine la temperatura media dell’atmosfera scende di un grado Celsius al centimetro.
”Matematici che si Occupano di Materie Umanistiche”
Meno male. Io sono un fisico. Comunque abrununzio alla divisione fra le Due Culture (anche perhcè altrimenti a qualcuno toccherebbe sfoderare Due Pistole…)
Ciao!
Andrea Di Vita
Andrea Di Vita
tu con la tua preparazione e la tua apertura puoi parlare di quello che ti pare 🙂
ma in realtà ho in mente alcune caratteristiche tipiche che hanno alcune persone di formazione scientifica che si dedicano (a volte con popolarità, a volte dal pulpito di blog seguiti da amici e parenti) di argomenti umanistico/storico/filologici ecc. spesso con grande presunzione, e scarsi risultati.
Non credo sia solo un dato caratteriale, che mi lascerebbe indifferente: gli stronzi esistono ovunque, amen.
Si tratta invece secondo me di una tendenza precisa, e mi sto facendo un’idea delle cause e delle modalità.
Ciao!! 🙂
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