“Il racconto dell’orgoglio dello schiavo, della tomba e della dignità:
non di una farfalla e una candela, ma la storia di una farfalla e una stella”.
Khan Abdul Ghani Khan, poeta afghano
In Afghanistan, ci sono i combattenti della resistenza afghana, che appartengono a molte realtà diverse. L’antichissimo trucco dei media, da noi, consiste nel dare loro un nome unico e bizzarro, quello di talebani. Che anche i cosiddetti taliban sono molto cambiati, rispetto a dieci anni fa.
Io non so come si possa sopravvivere senza arrendersi, per nove anni, quando hai di fronte la più grande potenza che la storia abbia finora prodott0, assieme ai suoi alleati. Senza avere alcun luogo sicuro in tutto il mondo su cui contare, senza ospedali in cui curare i propri feriti, tra neve e sabbia, senza colonne di camion che portino benzina e cibo preconfezionato.
Non lo so. Evidentemente, gli esseri umani sono a volte capaci di cose straordinarie e questo fatto è, a modo suo, confortante.
The Hunting of the Snark, è un’opera intraducibile di Lewis Carroll che descrive la suprema impresa imperiale, quella che le riassume tutte – la caccia allo Snark, creatura indefinita per eccellenza. Una caccia che richiede una surreale varietà di mezzi:
“You may seek it with thimbles–and seek it with care;
You may hunt it with forks and hope;
You may threaten its life with a railway-share;
You may charm it with smiles and soap–“[1]
Ai combattenti della resistenza afghana, si dà la caccia with thimbles and care, with smiles and soap, e in ogni parte del mondo, come può testimoniare un mio amico afghano – peraltro marxista – quando viaggia in Italia: lo fermano per la faccia da zingaro e poi lo trattengono per il suo passaporto, tre, quattro volte ogni giorno. E a sentire i giornali, gli afghani dovrebbero i nostri alleati.
‘But oh, beamish nephew, beware of the day,
If your Snark be a Boojum! For then
You will softly and suddenly vanish away,
And never be met with again!’ [2]
Ho conosciuto diversi militari di professione, e li rispetto abbastanza da non considerarli vittime. Hanno scelto il mestiere più rischioso noto all’uomo,e ogni tanto qualcuno ci muore. Non lo ritengo un mestiere criminale – chi lo dice, non ha idea di come siano gli altri mestieri – a patto che si assumano le responsabilità personali. Non quelle storiche: non chiedo certamente a giovani militari di capire abbastanza anche da scegliere la parte giusta.
Luca Cornacchia è il militare italiano sopravvissuto a un incidente di lavoro ieri in Afghanistan. E’ interessante il ritratto che ne fanno i media:
“AFGHANISTAN: PAGINA FACEBOOK FERITO, MI SONO ROTTO STARE QUI MESSAGGIO POSTATO SEI GIORNI FA, FAN VASCO ROSSI E CHE GUEVARA (ANSA) – L’AQUILA, 9 OTT – «Mi sono rotto di stare qua in Aghanistan, non si capisce nulla». Il messaggio, datato il 3 ottobre scorso è l’ultimo che appare nella bacheca di Luca Cornacchia, il militare abruzzese ferito stamani nell’attentato nella zona di Farah, dove hanno perso la vita quattro militari italiani. Una pagina in cui, attraverso articoli foto e canzoni, Cornacchia racconta la vita in Afghanistan e il contributo alla vita di tutti i giorni. Di qui, tra una video di Carmen Consoli condiviso e una canzone di Vasco Rossi, spicca la foto di un soldato che dà la mano a un bambino del posto, con lo slogan «non importa quando doniamo ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo». C’è anche spazio a un messaggio di speranza, «tranquilli cuccioli vi riporto tutti a casa…», scrive agli amici a casa parlando dei suoi commilitoni, tra i commenti di un video in cui scorrono le immagini dei soldati statunitensi che riabbracciano le proprie famiglie. E poi rivolto alla moglie, Monica, scrive, «amore sei la mia vita…». Come foto del profilo ha scelto l’immagine di Ernesto Che Guevara. (ANSA). Y3M-PRO 09-OTT-10 13:55
Questo è un ritratto dell’immagine esteriore, l’unica cosa, per fortuna, che un giornalista è in grado di percepire. Forse Luca Cornacchia è anche altro, ma non lo scrive, perché deve apparire normale e buono e come tale insipido. Può darsi poi che Luca Cornacchia possieda un mondo proprio, che nessun giornalista è in grado di inquinare: magari la notte, dipinge sogni degni di Tarkovski.
Ma certo, l’immagine esteriore è del vuoto assoluto e dell’anonimato, che assorbe in sé anche Che Guevara:
“Un giorno, per esempio, ci capita di prestare attenzione al silenzio collettivo di un vagone del metrò. Ed ecco che, dietro la finta condivisione, ci sentiamo invadere da un brivido di fondo, da un terrore primario, aperto a ogni sospetto”.[3]
Luca Cornacchia è visibile e privo di interesse; mentre nessuna macchina mediatica fruga nella strana pienezza delle esistenze dei combattenti della resistenza afghana. Anche gli insulti – pazzi, fanatici, mostri – non fanno che rendere più impenetrabile il mistero.
Il morto in guerra si può ancora spacciare per eroe. Anzi, supremo esempio di presunzione di essere a casa nostra pure in casa di altri, la Procura di Roma ha aperto ufficialmente un’inchiesta (grazie, Saigon 2K):
“Attentato con finalità di terrorismo. Per questa ipotesi di reato la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta in relazione all’attacco subito questa mattina dai militari italiani a est di Farah, in Afghanistan. Gli accertamenti sono stati avviati dai pm, Francesco Scavo e Giancarlo Amato. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto, Pietro Saviotti, responsabile del pool antiterrorismo. Nelle prossime ore saranno affidate le consulenze tecniche del caso e le deleghe investigative ai carabinieri del Ros ed agli uomini della Digos della Polizia.”
Ma oltre ai 34 italiani morti in Afghanistan, c’è qualcosa di ben più significativo, di cui politici e media eviteranno sempre di parlare:
“Uno studio della Rand Corporation, nel 2008, stimò che il numero totale di membri delle forze armate statunitensi che avevano servito in Iraq e in Afghanistan e che erano tornati affetti da PTSD [disordine da stress post-traumatico], trauma cranio-encefalico (TBI), o per i quali “era suonata la campana“, per usare la terminologia adoperata nel dipartimento E7 al Centro Medico della Marina a Bethesda,Maryland, vicino a Washington, avesse superato la cifra di 320,000. Oggi si pensa che si avvicini a 350,000.”
I Tremonti ci sono anche negli Stati Uniti, dove si spingono i veterani a firmare una dichiarazione che indichi che erano affetti da un preesistente “disturbo della personalità“, risparmiando così i soldi che l’esercito dovrebbe versare loro.
I combattenti della resistenza, invece, i loro incubi se li tengono.
Il terzo attore dell’Afghanistan, per oggi, non possiede né la realtà del mujahid afghano, né quelle vie di fuga verso la realtà che ha comunque Luca Cornacchia – quel Che Guevara, o magari anche semplicemente l’amore per la moglie, sono comunque indizio di vita sotto la brace.
Il terzo attore è il Mandante, uno dei tanti mandanti. Per oggi, questo ruolo è assunto da Giancarlo Lehner, deputato del PdL e fondatore di qualcosa si chiama, non invento nulla, “Nuova ForzaItalia for President“.
Lehner ci dà un esempio grafico della supponenza imperiale, di quella certezza di poter ficcare la propria pancia dentro il mondo tipica di chi é chi è Occidentale nell’anima:
“AFGHANISTAN: LEHNER (PDL), LA MEGLIO GIOVENTÙ MUORE DI COSTITUZIONE = IPOCRITA ART. 11 SU RIPUDIO GUERRA CHE IMPEDISCE AZIONI PREVENTIVE Roma, 9 ott. – (Adnkronos) – «Onore ai nuovi quattro caduti in Afghanistan. Madri, vedove ed orfani si chiedono perchè la chiamano missione di pace, essendo,in realtà, guerra, guerra unilateralmente bestiale, da parte talebana.”
Cioè, alcuni italiani – figli/mariti/padri – stavano attraversando il Helmand per andare a vedere la partita Juve-Lazio, quando un gruppo di “talebani” li ha “bestialmente aggrediti“.
Prosegue Lehner:
“Da rappresentante del popolo, denuncio che tutti i nostri caduti sono vittime, in primo luogo, dell’art. 11. L’Italia, infatti, ripudiando la guerra, impedisce ai nostri soldati incisive azioni militari preventive contro i terroristi. Grazie a regole ipocrite, la meglio gioventù italiana continua a morire di Costituzione». Lo dichiara Giancarlo Lehner (Pdl). (Pol/Pn/Adnkronos) 09-OTT-10 13:41
Io voglio sparare liberamente su gente a migliaia di chilometri da casa, in maniera “preventiva“, cioè prima che qualcuno ti abbia fatto qualcosa.
La Costituzione me lo vieta? Abolite la Costituzione!

1 agosto 2010, manifestazione a Kabul contro l'occupazione USA, dopo l'uccisione di 52 civili in un bombardamento. Da The Reality of Life in Afghanistan
Note:
[1] “Cercatelo con ditali, Cercatelo con attenzione;
Dategli la caccia con forchette e speranza;
Minacciatelo con un’azione delle ferrovie;
Incantatelo con sorrisi e sapone”
nel tentativo di traduzione di Romana Zacchi e Massimiliano Morini. Riguardo alle traduzioni di The Hunting of the Snark in italiano, si legga questo bel saggio.
[2] All’incirca, “Caro nipote, attento al giorno, se il tuo Snark si rivela un Boojum! Perché allora scomparirai delicatamente e improvvisamente, e nessuno ti vedrà più!”
[3] Tiqqun, Teoria del Bloom, Bollati Boringhieri, pagina 16.
Non so manco a quale polemica si riferisca. Mi par di capire che la lotta è a chi è più realista del re, più berlusconiano di berlusconi. Ma il comunicato è la risposta “preventiva” e da fonte insospettabile della dichiarazione di lehner:
Comunicato stampa – 8 settembre 2010
Carfagna: sarò sempre nel Pdl, nonostante Lehner
“Desidero rassicurare Giancarlo Lehner: nonostante nel Pdl, purtroppo, ci siano deputati come lui che preferiscono impiegare la giornata dettando dichiarazioni inutili con la speranza di finire su qualche giornale piuttosto che svolgere il lavoro per il quale siamo stati eletti, sono e resterò sempre fedele agli elettori del Popolo della libertà e al governo del quale mi onoro di far parte. Non ho condiviso e non potrò mai condividere alcuna scelta che vada contro l’interesse della maggioranza, dell’esecutivo e, quindi, del Paese. Da qui il mio totale sostegno a Silvio Berlusconi, dimostrato dai fatti, cioè dagli atti di governo, prima che dalle parole”.
Roma, 7 settembre 2010
Da qui: http://www.maracarfagna.net/2010/09/08/carfagna-saro%E2%80%99-sempre-nel-pdl-nonostante-lehner/
Da altre parti leggo che Cornacchia ha scritto : “Mi sono rotto di stare qua in Afghanistan, non si capisce un cazzo”.
Propendo per questa ultima forma stilistica che esprime meglio lo stato d’animo di chi si trova in una situazione più grande di lui.
E’ mia convinzione che la macchina mediatica e propagandistica si serva anche di questi piccoli particolari come trasformare “non si capisce un cazzo” in un più politicamente corretto “non si capisce nulla” per non permettere alla gente di capirci qualcosa.
Giancarlo Lehner?
Quasi omonimo di Bombolo: peccato per quella “c” in meno.
http://www.youtube.com/watch?v=y0OLDrkNiEw
Per Leo
Interessante…
1) le parolacce sono sdoganate, anche sui titoli dei giornali, ma solo in un contesto giocoso
2) un Eroe non gioca
3) un Eroe Moderno però può avere dei Dubbi, fa parte della sua Profondità Umana
4) quindi un Eroe non può dire “un cazzo”, ma può dire “niente”.
Interessante la foto: donne VELATE che manifestano CONTRO i loro….liberatori!
(Im)potenza di una (contro)propaganda che sui nostri telegiornali non vedremo, almeno per ora.
ps. ieri notte su Tg 2 dossier, c’è stato un servizio sulla spietata repressione indiana verso i Kashmiri musulmani, mostrando uno spezzone di filmato sulle umiliazioni subite dai prigionieri MUSULMANI ad opera di carcerieri indù e una manifestazioni di madri MUSULMANE che chiedono come a Plaza de Mayo a Buenos Aires, che ne è stato dei loro figli.
Peccato che questo servizio non sia stato mandato alle 13:00 o alle 20:30, in modo che tanti qui potessero vedere come i musulmani penino e soffrano esattamente COME tutti gli altri, insomma uomini e donne come noi, e non un’umanità da disprezzare e guardare con estremo sospetto.
ciao
—-Interessante la foto: donne VELATE che manifestano CONTRO i loro….liberatori!—-
Magari saranno delle donne bruttissime in viso:-) a cui il velo integrale (o meglio, integralista) conviene.
Scherzi a parte, quelle donne hanno potuto manifestare liberamente il loro sacrosanto sdegno per i “danni collaterali” provocati dalle azioni belliche dei “liberatori”. Immagina cosa sarebbe loro successo se avessero manifestato contro qualcosa che faceva il regime talebano ai bei tempi:-) del mullah Omar…anzi, non c’è bisogno di immaginare nulla, basta vedere i visi sfigurati con l’acido delle donne che frequentano la scuola ADESSO. Sfigurati APPOSTA, eh, mica perché al Glorioso Talebano di turno fosse sfuggita di mano la bottiglietta con l’acido destinata ai Perfidi Invasori. Sta tutta qui la non disprezzabile differenza fra i “liberatori” e i Gloriosi Resistenti Talebani….
la verita’ e’ che i “nostri” ascari occupanti sono i veri terroristi e meritano di essere ammazzati dai partigiani afghani.
solidarieta’ agli eroi talebani.
vergogna su questo regime guerrafondaio dello psiconano e dei suoi famigli, che tradisce la Costituzione e muove una guerra coloniale contro un Paese lontano che non ha mai minacciato l’Italia.
I talebani, ovvero il popolo afgfhano, vinceranno, rompendo il culo ai mercenari Nato.
W L’AFGHANISTAN LIBERO.
Per Maurizio Carena,
Vai, ci siamo guadagnati la prima pagina sul Giornale di Feltri domani 🙂
In realtà, non è solo lo psiconano: Bertinotti ha cacciato dal partito quelli che votavano contro la spedizione afghana.
Il problema è che chiunque abbia il potere in Italia, destra o sinistra, Berlusconi o Bersani e Fassino, non si comporterebbe diversamente, data la nostra natura di paese feudatario.
Questi qui sono obbligati a mandare truppe e a far morire gente, perchè non possono scontentare il vero padrone d’Italia, gli Usa.
Ci ritireremo soltanto quando gli Usa ce lo consentiranno, purtroppo.
ciao
Purtroppo si. Ci sono dei ruoli ben precisi che alcune nazioni hanno e che anche se non c’è scritto in nessuna Costituzione, mettono in atto determinate azioni che hanno importanti conseguenze. Azioni militari, poliziesche. In uno scenario mondiale talmente vario e talmente difficile da globalizzare, qualcuno deve pur cercare di modificare, controllare, sconfiggere o conquistare il popolo afgano. Quali sono le conseguenze di un popolo come quello afgano, potrebbe portare ad uno scenario mondiale controllato e gestito da nazioni dieci volte maggiormente potenti?
Pare che adesso, per evitare inutili formalità, si voglia spostare la sede della Farnesina direttamente a Washington.
La dichiarazione più tristemente esilarante l’ha fatta il ministro frattini , ci attaccano perchè stiamo vincendo!
Maria
La missione di “pace” si dota di nuovi strumenti: bombe
Maria
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2010/10/10/visualizza_new.html_1734436307.html
“La dichiarazione più tristemente esilarante l’ha fatta il ministro frattini , ci attaccano perchè stiamo vincendo!
Maria”
Si vede che l’ha presa per una partita di calcio 🙂
Sono anni che l’Italia non ha più una politica estera… destra o sinistra poco cambia, siamo proni ai desiderata del presidente USA, qualunque sia il suo colore…
D’altronde, se avessimo una politica estera, avremmo anche un Ministro degli esteri… uno vero, dico…
Sempre sull’esilarante dichiarazione frattiniana;
a volte, per capire se è una frase o un concetto è una minchiata, basta rovesciarla.
“Ci attaccano perché stiamo vincendo”
Quindi, se stessimo perdendo, si ritirerebbero?
Ciao!
per l’antimafia funziona così, di solito
avrà preso esempio
Per Francesco
”antimafia”
Concordo al 100%
Ciao!
Andrea Di Vita
Pino,
— Si vede che l’ha presa per una partita di calcio —
E che, oltretutto, non l’ha guardata con attenzione…
Z.
PS: Per rassicurare il Lehner che riemerge giocoso dal pozzo – e che preferivo nella veste di fustigatore del manipulitismo – ricordiamo anche che l’art. 11 Cost. non proibisce le azioni belliche di aggressione, di per sé. E se invece Lehner vuol rivendicare il diritto ad aggredire unilateralmente la Svizzera perché sì, brutte notizie: eliminare l’art. 11 non sarà sufficiente. Purtroppo 🙂
Miguel,
non è che il tuo problema è la capacità di ALTRI popoli (vietnamiti, afgani) di resistere agli eserciti statunitensi, mentre i messicani le hanno prese sonoramente e ci hanno rimesso metà del territorio nazionale? e questo quando gli USA erano una potenza di mezza tacca e non avevano neppure un aeroplanino?
Per i luoghi sicuri su cui contare, mi pare che il Pakistan non sia male, nonostante qualche aereo senza pilota che bombarda ogni tanto. Basta una carta geografica per farsi un’idea della vastità e della difficoltà del terreno, dal punto di vista dei cattivi.
Per pav condicio, puoi postare una foto di “una giornata qualunque nella vita di una bambina afgana che aveva avuto la pessima idea di andare a scuola” o è parte anche lei, oggettivamente, della Forze del Male?
Su una cosa concordo con te: tra “taliban” e “resistenza afgana” siamo in pieno soliloquio occidentale.
Francesco,
nel senso che Miguel, mezzo americano, proverebbe rabbia per quei fannulloni dell’esercito americano che hanno perso l’antico nerbo?
🙂
Z.
PS: magari spiega meglio il discorso della bambina, ché così sei un po’ criptico per i grigi legulei senza fantasia come me.
(Intendevo naturalmente “mezzo Yanqui”…
Z.)
Per Francesco
Puo’ forse interessare un differente punto di vista:
http://it.peacereporter.net/articolo/24551/Afghanistan.+Buon+compleanno+guerra
Ciao!
Andrea Di Vita
P.S. Due note a margine, piuttosto esilaranti.
a) Ieri Fassino dalla Annunziata su Raitre ha detto -fra un complimento e l’altro del nostro Ministro della Difesa- che ”c’e’ una bella differenza fra un esercito che va per aggredire e uno che va per difendersi”. Ignorava evidentemente quello che già due secoli fa scriveva Von Clausewitz. Qust’ultimo scrisse che nessuno è più pacifista di uno che entra in un paese straniero con le proprie forze armate: l’aggressore spera sempre di convincere gli avversari a fare quello che vuole lui senza sparare un colpo e senza farsi sparare addosso. Lo spera talmente -aggiungo umilmente io- che a volte si autoconvince di dover esere accolto con corone di fiori, salvo poi rimanere dolorosamente stupito del contrario. Se non proprio la corradiniana ”sola igiene del mondo”, la guerra è sicuramente un salutare bagno di realtà contro questi pii desideri.
b) Oggi su Raiuno si sbeffeggiava come trombonesco il comunicato talibano che sosteneva essere tuttora sotto attacco il convoglio in cui sono morti i nostri quattro Alpini. Subito dopo il cronista ha ammesso che per timore di mine e affini il convoglio in questione è TUTTORA IMMOBILE dove si trovava.
Con il permesso dell’autore, posto qui un commento interessante che fa il giornalista Roberto Schena su una mailing list.
Risponde a qualcuno che aveva postato un articolo di Antonio Camuso, , che se vi interessa, potete leggere qui http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghan17_domandavietata.htm
Ecco cosa dice Roberto:
Sarà che sono un giornalista professionista, ma in occasione delle vittime della guerra in Afghanistan mi sono stancato di sentire le solite lamentele su quanto poco coraggio avremmo con i poteri forti o a compiere questo o quel passo per mantenere viva la verità dell’informazione. In realtà, quasi tutti i giornalisti degni di questo nome, al di là delle guerre, e se non sono la maggioranza sono una forte minoranza, hanno passato anni nell’incubo di una o più querele ricevute per avere svolto inchieste sgradite o per avere sentito commenti sgradevoli, se non minacce da capi, direttori, editori.
Intanto cominciamo con lo sfatare la favola del giovane meridionale costretto ad arruolarsi per sopravvivere alla disoccupazione cronica. Non ci si arruola per andare in Afghanistan a rischiare la vita solo per un bisogno di denaro; penso sia chiaro a tutti ormai che le missioni comportano gravi e crescenti rischi di morte. I militari rischiano, appunto, giocano un po’ come alla roulette russa, com’è tipico del mondo e della tradizione militare. Si arruolano per i soldi, ma soprattutto per la carriera militare, per acquisire meriti e potere, conoscenze ed esperienza, anche scatti di stipendio costantemente più alti nel loro futuro.
Piantiamola per favore con i soliti piagnistei sul povero giovane del sud costretto a fare quello che non vuole. Se il suo problema sono i soldi ed esercitare un mestiere perché andare così lontano? Emigri al nord, vada in Germania, dove magari guadagna molto di più, sempre meglio che andare a farsi ammazzare in Afghanistan o in Iraq, non vi pare? Invece no, entra nell’esercito e a 22 anni va in missione pericolosa. Vi è mai venuto in mente che la divisa ha sempre il suo fascino, a cui neppure le donne resistono? e a queste ultime, che sono presenti nell’esercito stanziato in Afghanistan, gliel’ha forse ordinato il medico di passare l’esperienza, di gettarsi nell’avventura? Perché non stanno a casa a fare figli e curare i bambini invece di andare così lontano in terre deserte, dove alle donne non è consentito neppure di mostrare il volto?
Sono mesi che i giornalisti miei colleghi battono e ribattono su quanto sia crescente il pericolo delle missioni all’estero, sugli Usa che ci chiedono più impegno e soldi, sul numero delle vittime che crescerà, sui reportage da brivido, sulla situazione disperata delle truppe occidentali, sui talebani sempre più forti e aggressivi. Come si fa a sostenere che nascondiamo la verità?
Roberto Schena, giornalista
Interessante;
devo dire che le cose meno buoniste e meno scontate, meno “poveri ragazzi”, le ho sentite da amici ex militari o ufficiali in congedo.
Che sono anche quelli più contrari alla retorica della “missione di pace” e alla foto col bambino che gioca col soldato ecc.;
un po’ per orgoglio (a vedere i media italiani, pare che i militari nostrani facciano poco più di distribuire medicine e fare pubblci relations; e giustamente dicono i militari che conosco, e che, gli americani sono “gli eroi che combattono” e noi quelli che puliscono il culo ai bambini?);
un po’ perché effettivamente è una cosa falsa, è uno sfoggio retorico che, indipendemente dalla sua corrispondeza o meno coi gusti dei vari pubblici, non corrisponde alla verità.
Questi militari, anni fa e in tempi non sospetti, facevano notare che l’uso degli aerei italiani AMX (un modello tra l’altro detestato, mi dicono) come “mezzo umanitario” per far non si sa bene cosa (fotografare campi di oppio?) e operazioni di supporto limitate da innumerevoli regole, era nel migliore dei casi uno spreco, nel peggiore una pietosa bugia.
E considerando il budget delle Forze Armate, propenderei per l’ipotesi della pietosa bugia.
Ciao!
Per Miguel Martinez
Ho la sensazione di vivere in una società in cui la libertà sta diventando sempre più una finzione.
Vietato criticare Israele e sempre più vietato criticare la bontà del nostro intervento militare in Afghanistan, vietato avere simpatia o almeno comprensione per la causa talebana, ecc.
Ho l’impressione che piano piano stiamo scivolando sempre di più in una pelosa dittatura liberale e a chi si ribella, verrà riservata qualche fenestrelle o guantanamo.
Ieri mi sono incontrato purtroppo con persone con cui non ho rapporti da tempo.
Con queste persone si è parlato dell’Afghanistan, e loro, sono convinti che il nostro contingente debba dotarsi di bombe perchè si deve difendere.
Ma gli aggressori non siamo noi?
Potenza della propaganda del dominante.
ps. scusate per il commento interrotto a metà
Mirkhond il preoccupato
“vietato avere simpatia per la causa talebana”
ecco, in effetti non mi sento le viscere ribollire d’indignazione a questo divieto
sarò già peloso?
Beh, un pochino sì. Diciamo che stamattina ti potevi radere meglio, ecco.
Mi devo aspettare di finire nel gulag?
ciao
solo se la vittoria talebana avrà un effetto a cascata che arriva fin qui
allora puoi aspettartelo eccome
ma non dovrebbe essere un problema nostro, più facile che ci vogliano un paio di generazioni
inizia a studiare come funziona l’Egitto, per prudenza
Io invece temo una dittatura in nome dell’occidente contro l’Islam
ciao
Per Pino Mamet
Io invece conosco genitori di militari che sono stati e torneranno in Afghanistan, i quali vogliono le bombe in dotazione al nostro contingente, perchè si deve difendere. L’aggressore si deve difendere. E l’aggredito?
Inoltre il padre del suddetto militare, a chi timidamente, gli ha fatto rilevare le motivazioni economiche del conflitto, ha sbottato dicendo che andiamo a liberale un popolo da dei tagliagole!
Benissimo. Ma per liberare questo popolo da dei tagliagole (che tra l’altro sono stati gli unici, mi sembra, ad azzerare praticamente le coltivazioni di oppio alla vigilia dell’11 settembre 2001), per liberarli dicevo, dobbiamo spianare un intero paese?
A noi i Talebani che ci hanno fatto, prima che invadessimo il loro paese?
ciao
questa la so!
hanno dato ospitalità al simpaticone Osama bin Laden
infatti, fino a che hanno brutalizzato il loro popolo, ce ne siamo abbastanza sbattuti, anche per il livello di civiltà delle alternative (e poi ci lamentiamo di Berlusconi e Bersani!)
poi OBL ha fatto quello ha fatto, che era persino peggio di quello che aveva fatto prima
PS sull’oppio, pare che i talebani si siano ravveduti e ora vadano anche loro alla grande
Per Francesco
Perchè allora non invadiamo la Cina?
Non mi sembra che lì i diritti umani siano molto rispettati….
Si fa semper i forti coi tirannelli di mezza tacca.
ciao
perchè nessuno è in grado di invadere la Cina, oggi. infatti il locale partito comunista è un preclaro esempio di buon governo e di amore per il popolo governato e il solo Pannella strepita
PS lo avevo già scritto, che a conti fatti nessuno si muove solo per motivi umanitari. tutta colpa di Bush sr, sia ben chiaro, chè potremmo star vivendo in un altro mondo se avesse avuto le palle
La solita ipocrisia franca in stile Socci/Pera/B16
Noi stiamo in Afghanistan solo perchè siamo un paese FEUDATARIO.
Se domani il Sacro Americano Imperatore decidesse di ritirarsi, noi resteremmo lì a fare…il tiro al bersaglio?
PS sull’oppio, pare che i talebani si siano ravveduti e ora vadano anche loro alla grande
Beh, chi va con lo zoppo…impara a zoppicare!
Bisogna aver chiaro questo:
L’Afghanistan è un paese che è stato annientato dal 1979.
I Talebani sono figli di questo disastro umano, economico e sociale.
Lasciamo stare su CHI li ha “costruiti” e armati. Guardiamo invece TUTTO il contesto afghano post guerra sovietica 1979-89.
Le donne erano (e sono) trattate bene dagli avversari dei Talebani? E la piaga orrenda dei bambini checca, ancora purtroppo tristemente diffusa nel nord del paese?
I Talebani, che piaccia o no, sono parte INTEGRANTE del tessuto sociale afghano pashtun e non degli estranei, come sia vuol credere qui.
A mio modesto parere, penso che lasciare l’intero Afghanistan ai Talebani sia un grave errore, in quanto nel 1996-2001 hanno dimostrato una palese incapacità di governare le regioni settentrionali, diverse anche per religione, come gli Hazara shiiti.
Qui i Talebani riproposero in salsa nuova le stesse atrocità cominciate dall’emiro Abdur Rahman Khan (1880-1901), detto l’Emiro di Ferro.
Gli Inglesi non riuscendo a vincere i pashtun, armarono l’esercito di Abdur Rahman incentivando la conquista dell’Hazarajat e delle altre regioni fino all’Amu Darya, per impedire che ci si insediassero i Russi che in quegli stessi anni s’impadronivano dell’Asia Centrale a nord dell’Amu Darya.
Ora, i Pashtun già allora, dimostrarono una feroce intolleranza nei confronti dei poveri Hazara e degli altri gruppi settentrionali, e così purtroppo hanno rifatto i Talebani nel 1996-2001.
Per cui, sempre a mio modesto parere, se gli Usa volessero davvero tentare di dare una svolta più positiva a questo lungo e infognato conflitto, dovrebbero rinunciare all’idea di un’impossibile restaurazione di un unico stato afghano che è andato distrutto nel 1979-89, e pensare alla creazione di più entità statuali, tra cui un Pashtunistan in cui i Talebani sarebbero inevitabilmente parte, ma impedire ad essi la (ri)conquista dell’Hazarajat e degli altri territori settentrionali che avrebbero governi più consoni alle loro differenti identità etno-religiose.
In sostanza gli Usa dovrebbero tentare di restaurare in forme nuove l’assetto politico afghano antecedente al 1880, rimediando così agli errori precedenti degli Inglesi e loro.
Per Ritvan
Ciò che dici è vero, ma allora come mai i Talebani, battuti e dispersi nel 2001, oggi controllano gran parte dell’Afghanistan?
Cosa ha permesso questa ripresa?
Posso certamente sbagliare, ma non mi sembra che gli avversari locali dei Talebani con il loro comprensibile odio per i primi, trattino le loro donne in maniera più umana e più consona ai dettami del Corano.
I Talebani sono figli di un tessuto sociale imbarbarito dall’invasione sovietica 1979-89.
ciao e grazie come sempre.
Per Mirkhond
”pashtunistan”
No: coinvolgerebbe anche un terzo del Pakistan, che già sta in cattive acque (e tiene pure l’atomica).
”altri territori settentrionali che avrebbero governi più consoni alle loro differenti identità etno-religiose”
No: sono tutti mischiati. E’ successo nell’Impero Zarista, quello Cinese e in quello Britannico quelloche è successo in quelli Asburgico, Turco e Bizantino: non ci sono territori etnicamente puri. A fare come dici te si ripeterebbero le Guerre Balcaniche del ’12-13, o peggio ancora gli orrori della Partizione India-Pakistan dopo il 1947.
”L’aggressore si deve difendere.”
Come ho gia’ scritto altrove, e’ nel suo ‘Sulla Guerra’ che Von Clausewitz all’inizio dell’Ottocento scrive che e’ sempre l’aggressore ad essere il pacifista piu’ non violento e piu’ convinto possibile. Egli spera sempre di poter indurre gli avversari a fare come dice lui senza bisogno di sparare un colpo e senza che gli si spari addosso, d’amore e d’accordo e con belle fanciulle che gli mettano languide corone di fiori al collo. Sono quei cattivacci di aggrediti che si mettono a sparare, il che costringe l’aggressore a difendersi con la forza, evenmtualmente sparando per primo ma solo per impedire ai cattivacci di ucciderlo. Se poi gli aggrediti perdono sul campo di battaglia con le divise e le fanfare allora magari sono anche cosi’ malvagi da non arrendersi cavallerescamente. No, si danno alla macchia, alla guerriglia, alle imboscate, al brigantaggio, al banditismo, alla resistenza, al terrorismo (a seconda dei casi e della militanza di chi scrive la storia del conflitto).
”I Talebani sono figli di un tessuto sociale imbarbarito dall’invasione sovietica 1979-89”
Giusto, ma credo sia illuminante ricordare come.
Un colpo di stato militare caccia il Re a meta’ degli anni Settanta (piu’ o meno quando finisce la guerra del Vietnam). Una riga di copi di Stato in successione porta alla fine al potere un governo filoSovietico. Ricordate Babrak Karmal e la sfilza dei suoi predecessori?
Quando i Sovietici entrarono in Afghanistan dopo qualche anno, lo fecero per impedire al governo locale filoSovietico di sfasciarsi in varie fazioni, ora che non c’e’a più il Re a fungere da autorità riconosciuta da tutti.
Gli Statunitensi non si lasciarono sfuggire l’occasione di ricambiare ai Sovietici lo scherzetto dei Vietcong del Vietnam di dieci anni prima, e armarono molti Afghani perchè combattessero contro l’URSS. Come si diceva allora, ‘gli USA combatteranno l’URSS fino all’ultimo Afghano’. Ricordate ‘Rambo 3′ ?
Alla fine i Sovietici lasciarono l’Afghanistan. A Kabul NON arrivarono i Talibani, ma una riga di signori della guerra (due fra tutti, Hekmatyar e il famoso Leone del Panshir) pieni di armi USA, delle spoglie URSS e desiderosi di partirsi i lucrosi proventi dell’oppio. Questi signori si fecero una guerra feroce per tre anni nella totale indifferenza USA ed Europea (fra i pochissimi a inveire contro tale dissennata indifferenza all’epoca ricordo Emma Bonino) rasero praticamente al suolo il Paese, strade, ospedali e scuole comprese.
Alla fine, alla popolazione stremata i Talibani (armati dai servizi Pakistani) col loro imparziare impiccare gli stupratori e mozzare le mani dei briganti apparvero come una liberazione, come l’unica garanzia credibile di un minimo di ordine pubblico. Per i Talibani, persino piu’ importante del clan di apartenenza e’ il Corano, che e’ lo stesso per tutti i clan (almeno nella interpretazione che gli danno loro).
(E’ la stessa situazione che si sta ripetendo oggi in Somalia. E i Talibani avevano, lo ricordo bene, un sito internet in pashtun, inglese e somalo).
Preso il potere, i Talibani si abbandonarono alla religiosità che conosciamo, e furono esecrati dal mondo. (Particolare interessante: fece piu’ rumore la distruzione dei Buddha di Banyan che la chiusura delle scuole alle femmine)
Un perdurante embargo USA non facilito’ la già malridotta (eufemismo) situazione umanitaria, e milioni di Afghani lasciarono il Paese alla volta di Pakistan e Iran nelle condizioni che possiamo immaginare e che lasciarono il campo a parecchi reclutatori alqaedisti.
(Non diversamente, almeno secondo Terzani, i Cambogiani fuggiti dalle capanne incenerite dai bombardamenti aerei di Nixon passarono armi e bagagli ai Khmer Rossi. E’ cronaca recente che oggi alcuni dei pochi soccorritori dei milioni di Pakistani che hanno perso la casa nelle recenti inondazioni vengono dallo stesso gruppo che ha organizzato le stragi di Karachi e Mumbai, e Bin Laden si è messo appunto a fare l’ecologista nei suoi proclami: l’effetto serra come prodotto del grande Satana, ma guarda un po’).
Dopo le Torri Gemelle ci si ricorda dell’Afghanistan. Bin Laden era effettivamente laggiù, e gli USA ne pretesero l’immediata consegna rifiutando la controproposta Talibana di farlo processare da una corte di mullah locali. I Talibani allora rifiutano di consegnare l’ospite.
(Non diversamente, i Serbi rifiutarono l’ultimatum Austroungarico dopo l’attentato di Sarajevo, ultimatum che pretendeva che le indagini sui mandanti dell’attentatore fossero condotte da ufficiali Austroungrarici in terra Serba).
Il resto è televisione recente.
Gli USA attaccano dall’alto, appoggiando gli ex signori della guerra gia’ sconfitti dai Talibani e che si erano rifugiati nel 5% settentrionale dl Paese (donde il pittoresco noe di Alleanza del Nord dato agli ex saccheggiatori di Kabul).
Insediati nel Paese, si danno alla caccia di Bin Laden e degli amichetti suoi, senza poter peraltro toccarne i santuari nel Pashtunistan Pakistano perchè formalmente appartenenti ad un Paese alleato. Cosi’ facendo fanno un sacco di vittime collaterali. La produzione di oppio riprende alla grande.
Le enormi spese e la necessita’ di molti Paesi Europei di mantenere l’ombrello militare USA nella NATO -senza il quale dovrebbero aumentare inaccettabilmente il debito pubblico per le spese militari- spingono questi Paesi a fare gli ascari degli USA, partecipando ad una ‘missione di pace’ appaltata dall’ONU alla NATO, missione che di fatto viene subornata da subito alle mutevoli stategie USA.
Un esempio concreto di tale sottomissione e’ la sostituzione del comandante in capo McCrystal senza che gli Alleati Europei sul campo vengano neanche informati.
La debolezza della classe dirigente filoUSA di Kabul e’ dovuta al fatto che in gran parte essa e’ composta dagli stessi che il Paese l’avevano gia’ semidistrutto da soli prima ancora dell’avvento dei Talibani.
Karzai, come a suo tempo Milosevic, e’ un ex funzionario della Banca Mondiale che e’ stato inizialmente messo li’ dagli USA, che poi si e’ comprato (come denunciato da Human Rights Watch) le uniche elezioni presidenziali finora tenute, che nonostante i brogli non sono state rifatte stante il perdurante stato di guerra. Il fratello di Karzai e’ un noto trafficante d’oppio. A Kandahar l’ospedale lo tiene aperto Emergency. L’unica superstrada (ehm) del Paese e’ quella costruita a suo tempo dai Sovietici.
La debolezza della strategia militare di USA ed ascari e’ dovuta a due fatti.
Primo, non si puo’ toccare il vicino Pakistan troppo in profondita’, se no nessuno sa cosa puo’ succedere (e non ci sono vicini compiacenti come l’Uganda e il Burundi che mandino contingenti come oggi in Somalia contro i filoTalibani).
Secondo, dobbiamo negare la realta’ e negare di essere occupanti, ma solo cooperanti solidali della causa della pace e della democrazia (un po’ come i Sovietici e il loro ascari a Praga nel 1968, e come gli stessi Sovietici in Afghanistan trent’anni fa con Barbak Karmal). Non possiamo usare maniere troppo forti, perche’ ufficialmente quelli che bombardiamo dovrebbero buttarci fiori e baci, un po’ come come con i Marines in Italia nel 1945.
In mancanza di meglio, si punta alla ‘afghanizzazione del conflitto’, riecheggiando sinistramente la fallita ‘vietnamizzazione del conflitto’ invocata dal Presidente Johnson con l’allora governo ‘democratico’ di Van Thieu a Saigon.
L’unica soluzione di buon senso sarebbe distribuire ad ogni uomo, donna e bambino Afghano una decima parte della ricchezza che preventiviamo di sperperare nei prossimi anni per poterli bombardare, dividerci fra USA ed Europa tutti gli Afghani che non se la sento no di restare in patria dopo tutto quello che e’ successo, ed andarcene.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Andrea Di Vita
In linea di massima d’accordo con la tua lucidissima e drammatica riflessione.
Penso però, appoggiandomi allo studio di Ahmed Rashid che, forse l’unità dello stato afghano sia andata irrimediabilmente infranta e per gli Hazara, mongoli iranizzati shiiti imamiti, potrebbero ripetersi gli orrori del 1996-2001 che seguirono quelli compiuti dal feroce Emiro di Ferro (che tra l’altro eliminò l’ultima sacca pagana del paese islamizzando a forza il Kafiristan nel 1895-98).
Riguardo al contesto imbarbarito in cui sono sorti i Talebani, mi riferivo all’intero paese, sottolineando in tal modo come gli aspetti spietati del loro agire possano apparire più chiari in tale contesto imbarbarito come giustamente hai ricordato.
ciao
Per Mirkhond
”l’unità dello stato afghano sia andata irrimediabilmente infranta e per gli Hazara, mongoli iranizzati shiiti imamiti, potrebbero ripetersi gli orrori”
E’ possibile. Ma non mancano certo nela Storia gli esempi di Stati la cui unità si è rafforzata precisamente dopo il massacro di una minoranza. Penso ai boat people Vietnamiti, al massacro Francese della notte di S. Bartolomeo, alla lotta Sabauda al brigantaggio, alla persecuzione antisemita degli Spagnoli, al genocidio Turco degli Armeni e dei Greci del Ponto, allo sterminio Curdo deigli Assiri e a quello Iraqeno dei Curdi, alla pulizia etnica Statunitense dei Pellerossa, alla operazione Vistola in Polonia contro i Ruteni, al genocidio Dominicano degli Haitiani, alla deportzione Croata dei Serbi di Slavonia…
Ciao!
Andrea Di Vita
“dividerci fra USA ed Europa tutti gli Afghani che non se la sentono di restare in patria dopo tutto quello che e’ successo”
Non credo che americani ed europei li accoglierebbero, visto che sarebbero parecchi, col rischio di aumento dell’islamofobia e del razzismo anti-immigrati.
E’ proprio una situazione drammaticamente infognata.
ciao
…sia chiaro: l’afghanistan non é il paese dei talibani e non é vero un cavolo che i talibani abbiano mai azzerato la coltivazione dell’oppio, l’hanno soltanto spostata da un posto all’altro, azzerata in un luogo per incrementarla in un’altra vallata dove potevano meglio monopolizzarla. Cosi come la foto che mostra donne manifestanti a Kabul, foto possibile proprio perché non si é in regime talibano. Pensate forse che in regime talibano le donne potrebbero manifestare? Pensate potrebbero uscire senza il burqa? Illusione !
I talibani da sempre ostacolano la vita sociale della donna, negandole il diritto allo studio, al lavoro fuori casa ecc.
Non é nemmeno vero, che il Corano sia per i talibani + importante del loro clan di appartenenza, é quello che vorrebbero farci credere, ma in realtà i talibani non seguono il Corano bensi il pashtunwali, codice pathan-pashtun basato sulla vendetta e l’egemonia dei pathan appunto!
Ma essere afghani non significa essere talibani o pashtun, chi puo’ dire una simile inesattezza?
La sociéta afghana é asimmetrica, assolutamente non omogenea, differenti popoli etnie tribù hanno da sempre vissuto insieme in un equilibrio misterioso, oggi spezzato grazie all’apparire dell’intransigenza talibana che ha eroso tutti gli antichi equilibri esistenti e fatto scoppiare la guerra civile….
(posto e continuo…)
L’Afghanistan moderno lo creò l’Emiro di Ferro Abdur Rahman Khan (1880-1901), imponendo un duro regime pashtumocratico, e i Talebani, figli della devastazione della guerra 1979-89 e dello scontro fra mujahiddin in seguito, riproposero in forme nuove quella pashtumocrazia.
Però non mi sembra che i signorotti pederasti del nord siano meglio, anche nel trattare le donne….
“Non é nemmeno vero, che il Corano sia per i talibani + importante del loro clan di appartenenza, é quello che vorrebbero farci credere, ma in realtà i talibani non seguono il Corano bensi il pashtunwali, codice pathan-pashtun basato sulla vendetta e l’egemonia dei pathan appunto!”
Beh, il pashtunwali è applicato assieme ad un’interpretazione estremizzata del deobandismo e del wahabismo, forme estreme del puritanesimo sunnita.
ciao
….afghanistan dove frammenti etnici si sovrappongono, s’intrecciano, tessono tappeti, vivono insieme, ma purtanto sempre divisi da un barzakh, l’istmo di un mare invisibile, che li fa incontrare senza che ci sia perdita della proria personalità, ma arricchimento. Un lapiz-lazzulo afghano é unico nel suo genere.
Cioé ogni etnia ha delle caratteristiche esclusive che non potranno mai appartenere ad un’altra, non fosse la diversità del linguaggio ed il diritto di usufruire del territorio in un certo modo. Del resto é anche questa diversità, questo mosaico che ha da sempre reso l’afghanistan affascinante e ricco di cultura. Il fatto di trovarsi sulla “via della seta”, ma già 5000 anni prima esisteva la via dei lapiz ha dato a queste genti la capacità ad aver ad esempio, assimilato l’ellenismo, come un arricchimento che pero’ nulla a tolto alla loro personalità afghana.
Cosi come gli Hazaras discendenti delle invasioni mongole sono in una terra che é, non solo geograficamente loro, ma mundus imaginalis, loro! Ed é cosi che i nomadi kuchis prima dell’emergere dei talibani usavano da secoli fare le transumanze in territorio hazara, pur essendo gli hazara sciti e i kuchis sunniti, senza che vi fossero prblemi, anzi avvenivano scambi ed era quindi una parte di ricchezza dell’economia afghana.
Nel lontano 1997, i talibani a Mazari-‘e-Sharif città hazara, dicevano via radio agli hazaras prima di sterminarli: “gli hazaras possono vivere con noi. Hanno la scelta fra tre possibilità: possono diventare sunniti, possono andare in Iran, o possono essere uccisi”. Questo é lo stile talibano, e non é cambiato.
I talibani appartengono all’etnia pashtun ed hanno voluto sfruttare la crisi provocata dalla guerra contro i russi per imporre agli afghani uno stile di vita che non é afghano, che non lo é mai stato, ma é talibano dittatoriale.
Gli Hazaras sono forse talibani? I Tadgjiki sono forse talibani? Gli Uzbeki, gli Aimak, i Farsiwan-Herati, i Nuristani i Balucistani, i Brahuis, sono forse talibani?
Talibani no! ma afghani siii!!! ciao, salaamaleikum!
Per Jam
Concordo. I talibani sono fautori di un totalitarismo. Essi sono Afghani quanto erano Cambogiani i khmer rossi o Tedeschi i Nazisti. Lo sono, cioè, ma cio’ non significa nulla: questi esempi dimostrano appunto che ogni popolo puo’ generare in sè il vortice abissale. Tale generazione è più facile in tempi di conflitto, carestia, generalizzata penuria materiale e spirituale, così come il contrarre una malattia è più facile in un organismo debilitato. Siccome pero’ il totalitarismo è una malattia contagiosa, ne va impedita la diffusione. E come per la malattia è preferibile la prevenzione alla cura, e la cura all’assassinio del malato -i cui cadavere puo’ sempre infettarci, e infettare i vicini. In questo senso aveva pienamente ragione la Bonino quando già nel 1990 ricordava che lo sterminio delle persone è preceduto dallo sterminio delle regole, ed ammoniva a non lasciare l’Afghanistan a se stesso.
Ricordo a tutti che a Mogadiscio sta per scatenarsi un altro vortice.
Ciao!
Andrea Di Vita
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