Vedo esposta in edicola la prima pagina di Repubblica, che non è il quotidiano di Vittorio Feltri. In basso, ma ben evidente:
Ricostruito il “miracolo” il vento aprì il Mar Rosso
Da cui una persona di media cultura ricaverà che
1) Mosè è veramente esistito
2) Mosè ha davvero attraversato il Mar Rosso,
3) adesso gli scienziati avrebbero scoperto come è avvenuto e
4) che queste due affermazioni sono suffragate dall’autorevolezza di un quotidiano.
Ovviamente non vado a dare i miei soldi a certa gente, ma ritrovo l’articolo, a firma Enrico Franceschini, per esteso sul sito di Repubblica, nella rubrica delle Scienze (quella cosa che avrebbe a che fare con il famoso “metodo scientifico”).
Dove si legge che:
“Uno studio basato su 14 simulazioni al computer, condotto dallo Us National Centre for Atmosphere Research e dall’università del Colorado, pubblicato dalla rivista online Public Library Research e anticipato ieri dalla stampa britannica, sostiene che un vento con una velocità di 100 chilometri orari, che spirasse per almeno dodici ore, avrebbe potuto creare un “ponte” di terra lungo 5 chilometri e largo 3 per all’incirca quattro ore. Più che sufficiente per consentire a Mosè e al suo popolo di passare dall’Egitto al Sinai nel loro viaggio verso la Terra Promessa, verso Israele. Non appena il vento si fosse arrestato, le acque si sarebbero rapidamente ricongiunte, come una marea che ricopre il fondo del mare lasciato precedentemente scoperto.”
“La ricerca smentisce il libro sacro su un punto: la traversata non sarebbe avvenuta all’altezza dell’odierna Suez, bensì una quarantina di chilometri più a nord, dove un ramo del Nilo sfiora una laguna costiera, vicino a dove oggi sorge Port Said.”
Ricapitoliamo: una simulazione (al computer) su un posto che non era il Mar Rosso – ma 40 chilometri più a nord – dice che, se Mosè fosse esistito, e se fosse passato di lì, e se contemporaneamente ci fosse stata una tempesta, Mosè avrebbe potuto attraversare una piccola palude.
Casomai avesse scelto proprio una delle poche paludi da quelle parti, in una fascia di terraferma larga almeno 163 chilometri (la lunghezza dell’attuale Canale di Suez).
Questa teoria gira dal 1879, quando la propose Samuel Bartlett (se qualche redattore di Repubblica ha una vaga conoscenza della lingua inglese, può controllare su Wikipedia).
La fonte di Enrico Franceschini resta piuttosto oscura: un sito web avrebbe pubblicato qualcosa, presumibilmente in rete, di cui Repubblica si sarebbe accorta solo perché ne parlava la “stampa britannica”. Il problema è se andate su Google e digitate “Public Library Research” (che poi significa semplicemente servizio di ricerca nelle biblioteche pubbliche), non trovate alcun sito con quel nome. Mentre troverete innumerevoli riferimenti in lingua inglese, tutti più o meno uguali ed evidentemente tratti da qualche agenzia stampa, alle ricerca sul Mar Rosso: di Enrico Franceschini è pieno il pianeta.
E infatti l’articolo era stato pubblicato dal sito PLoS ONE (Public Library of Science), che ha come missione quella di pubblicare gli articoli che le riviste scientifiche respingono, a patto che non contengano errori clamorosi. Per farsi pubblicare, però, gli autori devono sborsare la somma di 1350 dollari per ogni articolo.
Invece di affidarsi alla “stampa britannica”, Enrico Franceschini avrebbe potuto leggersi l’articolo originale qui. E’ noioso, ma a Franceschini lo pagano per leggersi roba noiosa, a differenza di me.
Da un’occhiata superficiale, mi sembra di capire che non risolva il dilemma fondamentale: il vento avrebbe spazzato via o no anche gli israeliti? Tecnicamente, un vento dagli 89 ai 102 chilometri orari è una “tempesta dura“:
“Si osserva raramente. Sradica alberi e provoca danni considerevoli agli edifici”
E’ chiaro però perché l’articolo è finito a spese degli autori su PLoS ONE. Probabilmente non contiene errori di fatto, ma mescola una banale considerazione scientifica (che in certe condizioni, il vento può spostare piccole masse d’acqua) con la storia biblica, cui ammicca continuamente.
Ma godiamoci la maestosa conclusione e scientifica conclusione dell’articolo di Enrico Franceschini:
“La separazione della acque può dunque essere attribuita alle leggi della fisica e alla dinamica dei fluidi”, commenta il professor Carl Drews, curatore della ricerca e devoto cristiano, autore di un sito Internet dedicato a riconciliare fede e lavoro scientifico. “Molta gente si è chiesta se la storia dell’Esodo è basata su fatti storici e il nostro studio suggerisce che la narrazione biblica è perfettamente verosimile”. Per i credenti sarà un miracolo del Signore, per i non credenti un miracolo della Natura, ma il risultato è lo stesso: “L’acqua ritornò e coprì i carri, i cavalieri e tutto l’esercito del Faraone, invece i figli d’Israele avevano camminato in mezzo al mare e l’acqua fu per loro un muro a destra e a sinistra”. Libro dell’Esodo (14: 28-29).
Cioè, una simulazione del tutto teorica che fa pensare che un fatto sia possibile, dimostrerebbe che quel fatto sarebbe avvenuto (Franceschini non sa che non esiste alcuna traccia di piaghe o di faraoni annegati in tutta la storiografia egizia). C’è solo da chiedersi se è un “miracolo del Signore” oppure un “miracolo della Natura”.
Carl Drews, un ricercatore presso il centro di climatologia all’università del Colorado, è un fondamentalista evangelico, impegnato nell’organizzazione missionaria-umanitaria Habit for Humanity e dichiara con grande onestà qual è il suo scopo:
“L’obiettivo più importante di questo sito è farti arrivare a conoscere Gesù Cristo, se non lo conosci già, e fare sì che tu creda che avrai la salvezza e la vita eterna in Lui.”
Insomma, se fosse un cattolico, i laicisti di Repubblica lo avrebbero ampiamente deriso, solo che esiste una sorta di riserva per queste cose proprio nella pagina delle Scienze.
Allo stesso tempo, Carl Drews è in rotta con buona parte dei suoi correligionari, perché dichiara esplicitamente di accettare la “teoria scientifica dell’evoluzione”, rigettando persino quella del “Disegno Intelligente”.
Carl Drews sarà quindi ampiamente impopolare in entrambi i campi, cosa che ci fa propendere per la sua completa buona fede.
Weiqing Han, coautrice della ricerca (ovviamente citato con il pronome maschile he in tutti i media anglosassoni) è una giovane professoressa di scienze atmosferiche e oceaniche presso la stessa università. Insomma, due amici si sono messi al computer all’università, a quanto pare fuori dall’orario di lavoro (la ricerca ha utilizzato i computer dell’università ma non parla esplicitamente di finanziamenti universitari).
Non so altro. Ma posso supporre che entrambi partecipino di un imponente fenomeno dei nostri tempi: la cultura dei Tecnici Credenti.
Persone cioè che hanno una formazione esclusivamente tecnica, più che scientifica; ma sono appassionate a qualche tema religioso o storico, di cui ignorano totalmente il contesto e lo spirito.
Un campo in cui i Tecnici Credenti sono particolarmente attivo è quello degli studi biblici. Non sanno nulla di antropologia, di storia delle religioni, di scienze archeologiche, di critica testuale, di letteratura comparata, ma si attaccano a una frase specifica del testo sacro.
A volte, come Drews, lo fanno per dimostrare che è letteralmente vera.
Altre volte, per darne una propria interpretazione fantasiosa. Uno dei miei Tecnici Credenti preferiti è l’albergatore svizzero, Erich von Däniken. Come quando analizza meticolosamente il testo biblico che descrive la distruzione di Sodoma e Gomorra per trovarci tutti gli elementi di un’esplosione atomica. Lo fa per negare il Dio biblico, ma la sua dimostrazione presuppone una miracolistica fede nella verità letterale dei dettagli che la Bibbia racconta.
Comunque i Tecnici Credenti mi stanno, in genere, simpatici.
Enrico Franceschini invece no. Almeno finché non avrà imparato ad andare su Google (nello spazio vuoto in alto del browser, scrivere http://www.google.com).
L’errore di fondo è: prendere troppo sul serio Repubblica…
Come quando Scalfari nel 1995 in prima pagina su Repubblica, affermò che i Padri Pellegrini fuggirono in America dall’oppressione PAPISTA!
Papista? Nel 1620? Ma l’Inghilterra non era in rotta con Roma dal 1534 (tranne un breve tentativo di restaurazione cattolica abortito nel 1553-58)?
Oh qualcuno che dice le cose come stanno! A me non dà tanto fastidio che questi ‘giornalisti’ la sparino grossa facendo brutte parafrasi di una velina, quanto piuttosto il fatto che google news prioritizzi queste merdate invece che l’articolo originale su Plos One. (tra parentesi è pratica corrente per molte riviste scientifiche fissare un contributo per la pubblicazione, anche quelle ‘prestigiose’)
segnalo inoltre un’imprecisione: gli autori esplicitano chi ha supportato economicamente questa ricerca al computer:
“Funding: The authors are grateful to the University Corporation for Atmospheric Research (UCAR/NCAR) for tuition and computational support for the lead author, Carl Drews, and for support by the Office of Naval Research (ONR) N00014-07-1-0413. Weiqing Han is also supported by NASA Ocean Vector Wind Science Team 1283568 and NSF CAREER OCE 0847605. “
Pienamente d’accordo con l’attacco a Repubblica. Il paragrafo relativo a PlOS ONE mi pare però poco azzeccato. Non si tratta di una sede “di ripiego” per la pubblicazione di articoli scientifici rifiutati altrove, ma piuttosto di una rivista scientifica che adotta il paradigma dell'”open access”, un modello alternativo a quello tradizionale delle riviste che traggono proventi dagli abbonamenti. Per potersi sostenere economicamente pur rendendo gli articoli accessibili a chiunque, richiede un contributo per la pubblicazione degli articoli, che viene pagato non dagli autori di tasca propria, ma con i fondi di ricerca. Peraltro, anche molte riviste “tradizionali” richiedono un contributo analogo. La richiesta di tale pagamento non è indice di scarsa serietà, in quanto la pubblicazione del lavoro avviene solo a fronte di una sua accettazione da parte di “referee” che ne valutano i contenuti, secondo la consolidata procedura del “peer review”.
PLoS ONE ha un fattore d’impatto di 4,351, che nel settore delle scienze fisiche non è niente male.
Per E
Mesi fa ho pubblicato un articolo su Physical Revie E. Mi sono arrivate subito (oltre a graditissime richieste di chiarimenti da colleghi) almeno tre spam da parte di sedicenti riviste di fisica (ehm) di posti come la Bielorussia orientale che a fronte dl pagamento di qualcosa come mille euro (sic) mi offrivano di presentare ai loro autorevolissimi referees articoli per la pubblicazione. Ovviamente il mio professore di riferimento, Genovese come me, ha risposto a pernacchie e ha definito tali pubblicazioni ‘vanity papers’. Sorvolero’ sul livello medio degli articoli pubblicati. Aggiungo che riviste di provata fama (come ad es. nel suo settore ‘Nuclear Fusion’, dove pure ho pubblicato quest’anno) chiedono anch’esse un contributo agli autori, ma a chi non paga (come me) al massimo ritardano la pubblicazionie di tre mesi rispetto a chi non paga. Altre riviste non meno serie poi (Journal of Plasma Phisics, Proceedings of Royal Sciety A, Plasma Physics and Controlled Fusion, International Journal of Spray and Flame) non chiedono un euro. Non ho mai pagato per pubblicare qualcosa, io.
Capisco che di questi tempi, con le biblioteche universitarie a corto di quattrin, si faccia di tutto per vendere. Io ho vinto un abbonamento a Nature gratis per un anno solo rispondendo ad una spam. Ma solleticare la vanità di chi fa un lavoro che non lo merita è puro marketing.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Pagnino
Avevo letto quel brano, ma l’avevo letto diversamente. Sono madrelingua inglese e faccio il traduttore di mestiere, ma non mi è chiaro il concetto di tuition che di solito significa la retta che uno studente paga per frequentare un’università: e non, ad esempio, dei soldi che un’università dà a qualcuno. Ma non sono sicuro.
Per E
Sicuramente ne sai più di me. A parziale giustificazione, mi sono basato su questo articolo, che a ben vedere segnala un punto debole di PLoS ONE, senza farle una radicale critica:
Why Evolution is True
Sì, non volevo criticare, solo aggiungere informazione, né ho alcun interesse particolare a difendere quella rivista, semmai il modello alternativo di editoria scientifica basato sull’open access. La critica a PlOS ONE che mi citi mi pare sicuramente valida, la inserirei comunque in un discorso generale sulla problematica dei “Tecnici credenti” che tu giustamente citi. Voglio dire, cose analoghe sarebbero potute succedere su altre riviste, perché non è che alla fine la metodologia di revisione degli articoli siano differenti (e quante str… capita di veder pubblicate…). Qui probabilmente abbiamo a che fare con un editor non sufficientemente attento (o abbiamo anche un problema di “Editor credenti”? Magari anche sì). Ceramente, il metodo del peer review è tutt’altro che scevro da problemi.
Credo comunque che il punto cruciale resti quello dei grandi mezzi d’informazione che fanno da cassa di risonanza, altrimenti un articolo scientifico di questo tenore rimarrebbe sepolto nel dimenticatoio come succede a innumerevoli altri. A sua volta, il problema affonda le sue radici nella spettacolarizzazione dell’informazione, per cui la notizia “curiosa” è utile a vendere copie o, ancor più, a ottenere contatti sul sito.
Comunque, questo post è certamente un utile incitamento ai membri della comunità scientifica a vigilare non solo sulla correttezza scientifica dei lavori, ma anche su questi insidiosi tentativi di utilizzare la stampa scientifica a scopo propagandistico di tesi fideistiche. Grazie per questo.
Per E
L’articolo pubblicato da PLoS ONE, scritto da un cristiano credentissimo, è molto più cauto nelle conclusioni di quello scritto da Enrico Franceschini, che presumo sia un laicista in stile Scalfari.
Nei media, esiste un enorme spazio per la Notizia Miracolo, ritenuto politicamente innocuo, e proprio per questo aperto a sfoghi di cialtroneria notevoli. Ne avevamo già parlato qui.
Confermo il fatto che Plos One come tante altre riviste di qualità richiedano un contributo per la pubblicazione dato che rendono gli articoli che pubblicano ‘open acces’, ossia disponibili a tutti, senza necessità di abbonamento (in qualche modo devono pure poter pagare le spese di pubblicazione).
In altre riviste, l’open acces è opzionale e quindi il contributo richiesto puo’ essere o meno pagato. Gli articoli paganti saranno disponibili on line a tutti, gli altri solo agli abbonati o dietro pagamento di qualche euro.
Tuttavia per la pubblicazione è necessario che almeno due o tre ‘referee’ (esperti del settore) verifichino che l’articolo risponda a criteri scientifici validi e ne avallino la pubblicazione.
Questo sistema filtra gran parte degli articoli con conclusioni infondate o semplicemente mal scritti e poco chiari. Talora al vaglio sfuggono alcuni articoli fortemente criticabili… colpa di qualche ‘referee’ distratto, incompetente o con conflitto di interessi ^^.
Il problema però è un altro. Un articolo serio può essere interpretato da qualcuno in maniera tendenziosa e che magari scrive (leggittimamente) fesserie sul suo blog… e poi arriva il giornalettista de La Repubblica che scrive il suo articoletto basandosi su quanto scritto sul blog, senza andare neppure a verificare quel che si dice nell’articolo originale.
Parlando dei giornalettisti de La Repubblica (le cui pagine scientifiche non leggo tranne quando un titoletto in home page attira la mia curiosità) non è la prima volta che i ci cascano… uso il plurale perché Franceshini è in buona compagnia…
Martin V.
Per Martin V.
”scientifiche”
Quanto alle pagine scientifiche di Repubblica, ricordo una fotografia in cui una macchina sperimentale Giapponese per la ricerca sulla fusione nucleare controllata veniva presentata con una didascalia che diceva trattarsi di un impianto INDUSTRIALE per la produzione di energia.
Ciao!
Andrea Di Vita
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I miti ,i racconti, le fiabe degli antichi testi raccolti sotto il nome di “antico
testamento”,hanno tutti una spiegazione scientifica ,che non oscura quella simbolica e poi storica.
Le interpretazioni degli antichi testi egizi ci dicono che probabilmente il condottiero Mosé lasciò l’Egitto con un gruppo di alti sacerdoti e alcuni reparti
dell’esercito egiziano ,con le loro famiglie.
Il popolo ebraico non esisteva ancora.Si sarebbe formato sotto la guida di Mosé
e di chi venne dopo di lui.
Il fenomeno dell’acque del Mare Rosso che si sarebbero aperte per consentire agli
uomini di Mosé in fuga dall’Egitto, può reggere a molte ipotesi scientifiche e simboliche, su cui si può pacatamente discutere.
Si eviti però di introdurre il tema dell’ “intervento di Dio”.
Non siamo ancora in grado di affrontare il tema di Dio e dei suoi interventi.
Troppo profondo è il mistero. Non abbiamo ancora i mezzi di apertura mentale e di evoluzione della coscienza per affrontarlo,senza ricadere nelle “verità di fede”, dove non è possibile fare ipotesi soddisfacenti.
Accettiamo i nostri limiti e non poniamoci come novelli Mosè.
rabbrividisco sempre sul tono degli interventi considerati sufficentemente logici, sufficcentemente equilibrati, sufficentemente europei, sufficentemente gnostici, sufficentemente non credenti…non si vede mai, non si sente mai ,non si caldeggia mai un articolo che inneggi alla fede specie se cristiana , semplice assoluta.alla fede evangelica..guaiii…tutto suona cosi agli orecchi di una persona di fede…stai zitto , non ciarlare , non molestare…noi parliamo dei tuoi argomenti , noi cosiddette persone normali giudichiamo , bisturizziamo il tuo amato credo il tuo amato libro …e tu evapora…negli stati uniti c’hanno provato, in brasile pure , in guatemala non ne parliamo e in corea del sud,finalmente si sono arresi… hanno mooolte reticenze a scrivere alcunche’ con vago tono di scetticismo…perche’????perche’ il numero dei credenti evangelici e’ cosi alto che nessuno si sognerebbe di dire …siete scemi, ve lo spieghiamo noi come andarono le cose…milioni di occhi di ex non evangelici si volterebbero silenziosamente fissando la testata che puzza di scetticismo…cosa fa chi crede contro chi scrive che e’ illogico credere????semplice…non compra piu’ quel giornale…la repubblica non osa schierarsi contro , questo glielo devo, ma basta toccare Mose’….e toccare gli evangelici,,,,non fa tendenza visto che sono in crescita esponenziale….grazie anche al mar rosso aperto da un dito di Dio …che spettacolo con buona pace di chi non sa visualizzare un popolo finalmente libero… un condottiero …con chi non vede l’ eroismo di Dio insomma
Enrico Franceschini e tutta la casta dei corrispondenti che operano in questo paese sono busy a scrivere libri del cazzo, figuriamoci se hanno tempo per acrivere articoli di qualita’.