Cristiani e induisti, chi attacca chi?

“E’ qui che noi cristiani dobbiamo stare molto attenti”, spiega Satish [un indiano convertito, parlando a un periodico battista]. “Non potete dire loro direttamente che stanno adorando degli dèi falsi, altrimenti la folla diventerà feroce. Bisogna farlo dentro un certo contesto”.

La distruzione della scuola cristiana, o meglio costruita da missionari cristiani, nel Kashmir ci riporta alla questione più generale dei cristiani in India.

L’India, si sa, è abitata da pittoreschi indù, la cui esistenza è del tutto irrilevante per il lettore medio del Giornale: gli ammiratori di Oriana Fallaci riescono a godersi una sola xenofobia alla volta.

Eppure, qualcuno la pensa come “Sibilla italica”  che scrive sul sito dei fan di Oriana Fallaci:

“Tuttavia anch’essa [la religione induista] è potenzialmente una religione pericolosa, che non essendo in grado di rinunciare a certi suoi dogmi fondamentali, incompatibili con la dignità umana che formano la sua struttura operativa tenta di mantenere la sua supremazia con metodi terroristici, praticati da indù estremisti.”

A volte – non molto spesso – i media italiani parlano della “persecuzione dei cristiani in India“.[1]

Lo scorso febbraio, ad esempio, due chiese protestanti sono state incendiate nel Punjab e i loro dirigenti aggrediti, da una folla di induisti. Ma le cose, come vedremo, non sono sempre così semplici come appaiono.

Proviamo a vedere le cose dall’altro punto di vista, che a tornare nei nostri comodi panni si fa sempre in tempo.

La prima considerazione è: a parte qualche marginale spacciatore di fuffa, non sono gli indù che vogliono cambiare i cristiani, ma i cristiani che vogliono cambiare gli indù.

I più preoccupati tra gli abitanti del subcontinente non sono gli induisti, bensì i buddhisti. S. Amarasekera, attivista buddhista dello Sri Lanka, scrive:

“mentre tutti si concentrano sul problema degli LTTE [gli indipendentisti tamil], noi buddhisti singalesi ci troviamo davanti a una forza ugualmente pericolosa: i pericoli che lo stile di vita singalese buddhista dovrà affrontare a causa delle conversioni nel prossimo futuro. Ciò che è successo nella Korea del Sud, dove l’80 percento buddhista della popolazione è sceso al 18% in cinque decenni, succederà anche da noi qui?”

Nel marzo del 2010, le folle buddhiste a Colombo avevano preso d’assalto la sede di una radio che stava organizzando il concerto di Akon, un furbo cantante americano che aveva diffuso un video in cui donnine seminude ballavano davanti a una statua del Buddha; e il governo ha deciso di non concedere il visto di ingresso ad Akon.

Moothoor_aka_statue

Quel che resta del tempio indù di Akaththiyar Thaapanam dopo il passaggio dei fondamentalisti buddhisti nel novembre 2009

Per motivi mediatici,questo evento ha fatto molto più notizia della sistematica distruzione dei santuari induisti da parte dei buddhisti: come in quel tempio in cui hanno preso la statua di Ganesh e lo hanno lanciato nel mare, scrivendo poi sulle pareti del tempio, “Il dio Ganesh è andato a fare il bagno” – il cupo umorismo tra religioni non si limita certamente alle famose vignette su Muhammad, né sono solo i Taliban a distruggere presunti idoli.

Detto questo, i buddhisti hanno non poche ragioni ad avere paura per ciò che è successo in Korea, un tema di cui abbiamo già parlato in passato. Se avete tempo e voglia, rileggetelo.

L’impegno dei cristiani nella conversione dell’India è incredibile. Il convertito all’induismo, Stephen Knapp,  sostiene che nell’India settentrionali, starebbero al lavoro 100.000 missionari professionisti e stipendiati solo della chiesa fondamentalista statunitense dei Southern Baptist.

La statistica sembra esagerata (fonti più sicure parlano di 5 milioni di missionari cristiani a tempo pieno in tutto il mondo), ma si resta comunque colpiti dalla varietà di mezzi che i cristiani dispiegano per “aprire” il subcontinente.

A volte esiste un rapporto diretto con la politica, come nel caso della potente agenzia World Vision, che muove milioni di dollari per “testimoniare il Regno di Dio“: il direttore di World Vision, il dott. Robert Seiple, è passato poi a dirigere l’ufficio del governo USA per la libertà religiosa, mentre il vicepresidente di World Vision, Andrew Natsios, oggi dirige USAID, la principale agenzia di stato che gestisce gli aiuti umanitari degli Stati Uniti nel mondo.

Ma sarebbe un grave errore vedere nel grande movimento missionario un semplice strumento della politica imperiale. I missionari si tengono davvero fuori dalla politica immediata e i loro discepoli  raramente fanno gli interessi politici degli Stati Uniti.

Tutta la forza con cui il cristianesimo vorrebbe convertire il mondo non ha più dove sfogarsi: l’Occidente è indifferente, l’Africa è già convertita, la Cina e i paesi islamici sono sostanzialmente impenetrabili. Esiste solo l’India, vasta distesa pagana tutta da convertire, storicamente tollerante, e con un governo lieto di accogliere chi regala ospedali e scuole. Il divario economico e il complesso di inferiorità nei confronti dell’Occidente – che comprende, fallacianamente, la Madonna e la minigonna – fa il resto.

Leggere i siti delle organizzazioni missionarie – in particolare, di quelle evangeliche – è istruttivo:  l’indubbia buona fede di tanti singoli missionari è sostenuta, non solo da masse di denaro, ma anche da metodi che sono una via di mezzo tra il pubblicitario e il militare. Come raggiungere gli unreached, i “non raggiunti”, attraverso il sistematico church planting?

Ai credenti appena conquistati si insegnano principi tratti dalla Parola di Dio; devono essere trasformati in discepoli ed esortati a diventare testimoni dinamici nella loro vita quotidiana”.

Prendiamo il Joshua Project, che prende il nome dalla conquista genocida della Terra Promessa che la Bibbia attribuisce a Giosuè. Il Joshua Project è uno straordinario catalogo dei gruppi etnici “raggiunti” (sono 16,567) e “non raggiunti” (6,838), suddivisi per Affinity BlocsPeople Clusters.

Il progetto si ispira a Matteo 24:14:

“Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.”

Il lettore cattolico sarà perdonato se non coglie subito il significato: si evangelizza, non per salvare anime, ma perché è la condizione necessaria per porre fine al mondo e far arrivare il regno terrestre di Gesù.

Ma anche l’Apocalisse segue la logica aziendale. Il Joshua Project, nel presentare il suo schedario planetario, chiarisce:

“Cerchiamo di massimizzare l’efficacia delle risorse del Regno aiutando a identificare e ridurre il raddoppiamento di sforzi tra ministeri tramite la data sharing.”

Già nel 1980, la Consultation on World Evangelization spiegava che “l’impegno della Chiesa nel sociale ammorbidisce le comunità” (the Church’s social concern softens the community), preparandole a ciò che chiamano la “falciatura” (reaping). L’esperienza dimostra – dice il documento – che i più suscettibili alla conversione sono

“Gli abitanti degli slum che appartengono per la maggior parte alla comunità Harijan.
I giovani nelle scuole e nelle università.
I giovani disoccupati alla ricerca disperata di un lavoro.”

Joyce Meyer, una casalinga americana che è stata salvata da Gesù Cristo a un semaforo mentre tornava dall’estetista, ha un jet privato e uno stipendio di 900 mila dollari l’anno (poi parzialmente ridotto in seguito a inchieste fiscali) come presidente della Joyce Meyer Ministries. Nel suo libro, Power Thoughts, la signora spiega come “godere della vita potente che Dio ha voluto per te”. E certamente Joyce Meyer la vita se la gode – ha persino una parrucchiera personale, solo per lei.

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Joyce Meyer sulla copertina della propria rivista di "Fitness cristiano"

La sua organizzazione – che ha 510 dipendenti solo nella sede centrale a Saint Louis – “ammorbidisce le comunità” con 19 orfanotrofi e vari ospedali e scuole in India. Con un gusto tutto americano per le statistiche, il suo sito ci informa che nel gennaio del 2009, il loro “Festival della Vita” a Bangalore, con il gruppo rock The Delirious? (il punto interrogativo fa parte del nome), è stato visitato da quasi un milione di persone, e che “oltre 511.000 anime sono state salvate.

Gli evangelizzatori adorano le grandi catastrofi. Sulla rivista evangelica Charisma, leggiamo:

Il nostro ministero di aiuti, Mustard Seed International (MSI), è stato tra i primi a rispondere nella zona dello tsunami nel 2004. Di conseguenza abbiamo potuto essere le mani e i piedi di Cristo per molti. Abbiamo anche costruito e ora gestiamo una scuola cristiana, arrivando tra la gente indigena con amore e compassione simili a quelli di Cristo.

Prima di quel fatidico giorno nel dicembre 2004, i cristiani non erano i benvenuti e non veniva loro nemmeno permesso di entrare nella regione.

Oggi, bambini di varie fedi si siedono l’uno accanto all’altro nella Scuola Cristiana dell’MSI, che viene accettata nella comunità grazie ai suoi alti standard. Vengono istruiti usando un curriculum cristiano sviluppato dall’MSI specificamente per questo gruppo”.

C’è chi si converte, per fede o per ribellione al sistema castale. C’è chi approfitta del grande flusso di denaro, di ospedali e di scuole. E c’è chi si oppone, ovviamente con toni piuttosto rancorosi. Come il blog Christian Terror and Aggression in India, che nel sottotitolo ci racconta che

“I missionari cristiani sono un cancro pericoloso per la società indiana. Instillano l’odio, la violenza, creano divisioni, si dedicano alla sovversione, al terrorismo nel nordest, distruggono le credenze native… se non lo si ferma, questo cancro distruggerà la società indiana come ha distrutto tante altre antiche culture in tutto il mondo”.

Il blog ci regala molte chicche su questa Gente che Viene da Fuori e Vuole Imporci la Loro Religione.

Come l’arresto di  padre Jose Putarika, di padre Thomas Kottor e di suora Seffi, accusati di aver fatto a pezzi con un’ascia una giovane suora, gettandone i resti in un pozzo.

E che dire dell’ottantaquattrenne Swami Laxmanananda Saraswati, ucciso a colpi di mitra a Kandhamal per essersi opposto alle “conversion truffaldine” dei missionari?

Il sacerdote pentito K P Shibu Kalamparambil rivela come i cristiani siano soliti invitare bambini a fare un giro in bicicletta con loro, per poi abusarne sessualmente.

Confondendo i secoli con la stessa tranquillità dei fallaciani nostrani, i nemici delle missioni citano volentieri l’Inquisizione di Goa e le parole si San Francesco Saverio:

“Quando finisco di battezzare la gente, ordino loro di distruggere le capanne in cui conservano i loro idoli; e li faccio fare a piccoli pezzi i loro idoli, ora che sono cristiani. Potrei parlarti senza mai finire della grande consolazione che riempie la mia anima quando vedo gli idoli che vengono distrutti per mano di coloro che sono stati idolatri”.

Né i nostri si lasciano sfuggire il principale dei peccati fallaciani: quello di confondere scontri politici con scontri di civiltà: la ribellione dei Naga cristiani, che occasionalmente distruggono templi induisti, viene trasformata in “violenza cristiana”, e così anche i maoisti cristiana fuoricasta dell’Orissa, i Panna, che si sono scontrati violentemente con i “tribali” induisti della stessa regione, i Kandha: questi ultimi hanno organizzato un’indiscriminata caccia ai cristiani, con il pretesto della lotta al maoismo, alcuni anni fa.

Al di là di questi eccessi pittoreschi, i critici del movimento missionario esprimono una preoccupazione reale: mentre i ceti poveri frequentano la scuola laica di stato,  il ceto medio frequenta scuole cristiane, da cui la cultura induista è a maggior ragione esclusa: ecco, sostengono i nemici dei missionari, che si distrugge rapidamente la millennaria cultura indiana.

Da qui, nasce il sospetto di un’alleanza per minare le tradizioni indiane, un patto tra le autorità di Stato, i musulmani e i comunisti: una sindrome che ci dovrebbe risultare familiare. Posto in questi termini, fa sorridere; ma è vero che musulmani e cristiani – in particolare cattolici ed episcopaliani – collaborano in quanto minoranze; e in molte regioni, cristiani e comunisti hanno più o meno gli stessi ceti sociali di riferimento. Però questo su Il Giornale non lo leggerete. [2]

Il Panjab (o Punjab) è una vasta regione dell’India settentrionale, dove i cristiani sono assai attivi. Si tratta di una regione in cui i Sikh hanno una lunga storia: i Sikh si lamentano, non sappiamo quanto a ragione, che i cristiani monopolizzino i canali televisivi e comprino migliaia di conversioni tra i Sikh più svantaggiati economicamente, mentre proselitizzano usando un linguaggio religioso tipicamente Sikh per meglio mimetizzarsi.

Lo scorso febbraio, alcuni cristiani si sono accorti di qualcosa di anomalo in un testo per bambini, pubblicato dalla Skyline Publications e adottato nelle scuole del Punjab. Infatti, tra varie immagini raffiguranti le divinità delle diverse religioni, si trova un ritratto di Gesù con in una mano una sigaretta e nell’altra una bottiglia di birra.

sampleJesusBlasphemous

siamo tutti bravi a fare le vignette con i profeti degli altri

I cristiani hanno chiesto e ottenuto il ritiro del testo. Ma nella cittadina di Jalandhar, l’immagine, trasformata in poster, è stata affissa su un locale induista.  I giovani militanti del Punjab Christians Movement sono scesi in piazza, chiedendo la rimozione del manifesto e l’arresto di chi l’aveva affisso, minacciando un bandh, cioè uno sciopero generale accompagnato dalla chiusura di tutti i negozi. Il giorno dopo, le autorità arrestarono un medico ayurvedico, reo di aver affisso il manifesto e i cattolici hanno smesso di protestare.

Non così le altre denominazioni cristiane, i cui militanti sono entrati nel mercato, attaccando i negozi che non chiudevano.

Accorsa per difendere i negozianti, una folla di militanti induisti è passata all’attacco, radendo al suolo due chiese protestanti (appartenenti alla Chiesa dell’India del Nord e all’Esercito della Salvezza), picchiandone i pastori e saccheggiando le loro case.

A parte una dichiarazione rituale di Franco Frattini, che comunque sorvola su tutta la dinamica («profonda preoccupazione nei confronti della violazione dei diritti e della dignità della comunità cristiana») non ricordiamo un interesse in Italia paragonabile a quello che ha circondato l’incendio del Kashmir.

Ah, dimenticavo. Il sito della diocesi cattolica di Jalandhar riporta in alto le jihadiche parole:

“Go forth in the name of Jesus Christ and conquer”

Note:

[1] Cristiano vuol dire tutto e niente; comunque è il termine usato indiscriminatamente per definire se stessi, da cattolici, evangelici e altri in India, ed è il termine che gli induisti adoperano.

[2] Tutto questo non è un discorso sui movimenti militanti induisti. Che hanno inventato un'”unità indù” mai esistita e rappresentano spesso inconfessabili interessi di casta. E sono ovviamente ben più islamofobi di Calderoli.

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24 risposte a Cristiani e induisti, chi attacca chi?

  1. Rock & Troll scrive:

    — Non siamo al corrente di prese di posizione del governo, dei politici o dei media italiani, comunque sono passati solo sette mesi, e si fa sempre in tempo. —

    E invece se ne è parlato, almeno da parte dei media:
    http://www.google.it/search?client=opera&rls=it&q=ges%C3%B9+birra&sourceid=opera&ie=utf-8&oe=utf-8

    Il Giornale:
    Un Gesù con birra e sigaretta scatena la guerriglia in India

    Il Tempo:
    Ritratto di Gesù con birra e sigaretta – Scontri in India: “Chiese rase al suolo”

    Il Corriere:
    India ritratto blasfemo di Gesù – Scontri e due chiese distrutte

    Qui si legge una dichiarazione rituale di Frattini: “Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha espresso infatti «profonda preoccupazione nei confronti della violazione dei diritti e della dignità della comunità cristiana».”

    • Miguel Martinez scrive:

      Grazie, hai ragione su Frattini; costituisce una presa di posizione. Per quanto riguarda i media, invece, non mi riferivo al fatto che ne avessero parlato, ma a editoriali drammatici sul Corriere della Sera e affini. Adesso comunque cambio il paragrafo, per correttezza.

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Martinez

        A proposito di afari esteri. Sul sito http://www.kelebekler.com/occ/korea.htm scopro una mappa della regione equatoriale (‘resistant belt’) in cui si concentran sia gli sforzi dei missionari masticabibbie sia i movimenti di resistenza antimasticabibbie. Segnalo che questa regione ben coincide con quella ‘approssimativamente fra Tangeri e Singapore’ che George Orwell preconizza essere il teatro del continuo scontro fra lepotenze mondiali, in ‘1984’.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  2. Francesco scrive:

    1) “La prima considerazione è: a parte qualche marginale spacciatore di fuffa, non sono gli indù che vogliono cambiare i cristiani, ma i cristiani che vogliono cambiare gli indù.”

    Ogni tanto hai delle uscite che lascerebbero basita la Fallaci e (che è peggio) soddisfatto Calderoli …

    2) l’Africa nera è per una buona quota islamica e la concorrenza tra missionari cristiani e islamici è fortissima, altro che “già tutto fatto”.

    3) sono incredulo per la tua capacità di non distinguere tra cattolici e protestanti … e sì che in America Latina lo scontro religioso (e pure quello Tradizione cattolica-Novità evangelica) è fortissimo

    ciao

    Francesco

  3. Alvise scrive:

    Il vero problema sono le aggressive sette nord-americane che arrivano a pagare le “conversioni”. Sono queste il vero problema, in quanto minano i rapporti spesso sostanzialmente buoni che esistono anche da secoli tra minoranze cristiane (soprattutto cattoliche) e religioni maggioritarie.
    Missionari autentici come Matteo Ricci o Daniele Comboni hanno sempre rispettato (e spesso recuperato e salvato) la cultura in cui si trovavano.

  4. karakitap scrive:

    Leggendo articoli come questo non si può fare a meno di pensar “le religioni, che brutta cosa”, ma non voglio essere così semplicista, non foss’altro per il rispetto di miei conoscenti credenti e che sono degnissime persone e che non andrebbero a incendiare luoghi di culto di altre fedi.
    Sull’Africa, sono d’accordo con Francesco, pare (a meno che non si tratti di propaganda, resta poi da vedere di chi e per chi) che l’Islam stia avanzando anche nelal zona subsahariana (dove ci sarebbe una linea di faglia che passa per Nigeria, Costa d’Avorio ecc.).
    Sull’India, non saprei, certo là vivono comunità (quelle del Malabar) che non hanno pmia avuto difficoltà con gli indù, però ho il sospetto che ci sia il timore di finire come i pagani dell’Impero romano, del resto l’intervento del convertito a inizio articolo che sostiene che gli dei indù sono falsi e bugiardi non aiuta (dalle mie parti c’è un detto che suona così: “O’ turc fatt cristian vò ‘mpalà chi nu ten a’ fede”, trad. Il turco convertito vuole impalare chi non ha fede), purtroppo i neofiti con il loro entusiasmo possono fare più male che bene, Poliuto insegna.
    Comunque, spero che qui non si arrivi a incendiare centri yoga e ayurvedici (anche se lo credo improbabile, ci vanno anche molti occidentalisti).
    L’idea che le conversioni vengano “comprate” in un certo senso è molto triste, segno forse dell’epoca barbarica in cui viviamo.
    PS. Una volta parlai con un mio amico, cattolico abbastanza praticante, che mi disse che gli islamici erano da criticare tra le altre cose per la poligamia, che non era prescritta nei Sacri Testi, gli ricordai con finto candore che Salomone aveva 1000 tra mogli e concubine, lui mi disse che quello era il Vecchio Testamento, che era stato annullato dal nuovo, ci rimase un po’ male quando gli dissi che il suo era marcionismo strisciante…

    • athanasius scrive:

      Dire che il Vecchio Testamento non va preso alla lettera non significa marcionismo.

      • karakitap scrive:

        E’ vero, ma l’espressione che fece fu impagabile, e quando mi torna in mente penso che valesse la pena non sottilizzare.
        Tra l’altro quello è (nonostante tutto siamo rimasti amici) uno che crede alle radici giudaico-cristiane dell’Europa (se non della civiltà tutta) e sentirsi dire che nel Vecchio Testamento c’era qualcosa di simile agli harem come nei da lui odiati paesi islamici fu per lui una (brutta) sorpresa.
        Salutoni, Karakitap

        • Ritvan scrive:

          x Karakitap
          Dì al tuo amico cattolico abbastanza praticante che:
          1. La poligamia non è “prescritta” nei Sacri Testi- Corano compreso – perché non è mica dovere religioso:-) essere poligami.
          2. La poligamia semmai è solo tollerata/giustificata nei Sacri Testi (siempre Corano compreso).
          3. Senza arrivare al vero e proprio harem di Salomone, anche Abramo, Giacobbe, Davide avevano più di una moglie. E nella Torah c’è una indiretta legittimazione della poligamia, quando vi si vieta all’uomo soltanto di sposarsi con due sorelle o con madre e figlia.
          4. La poligamia era praticata anche nella società ebraica dei tempi di Gesù (e perfino in epoca moderna fra gli ebrei d’europa), ma da quest’ultimo non mi risulta una condanna dell’usanza. Pertanto, Gesù non ha “abrogato” un bel niente della legge mosaica, almeno per quanto riguarda la poligamia.
          5. Il divieto della poligamia è opera posteriore della Chiesa Cattolica, così come il celibato dei preti e tante altre cose simili.
          Ciao
          Ritvan

          • karakitap scrive:

            Per Ritvan,
            grazie del consiglio (davvero interessante il tuo intervento, fa capire come quella che noi chiamiamo “civiltà” non è stata sempre una cosa ovvia) , ci proverò, ma purtroppo la persona in oggetto (posso parlare di lui abbastanza liberamente, non credo che frequenti blog come questo) pur essendo degnissima persona, ha idee piuttosto retrive sugli islamici, che per lui sostanzialmente non sono diversi dai saraceni o dai barbareschi, temo che la sua “cultura” in fatto di Islam sia rimasta ferma a Orlando e Rinaldo (ma proprio i pupi, non quelli della narrativa epica “colta”), comunque a parte questo non fa danni (per ora).
            Salutoni, Karakitap

            • Ritvan scrive:

              Caro Karakitap, grazie a te dell’apprezzamento.
              Ciao
              Ritvan
              P.S. Avevo un lievissimo:-) presentimento che il tuo amico fosse un islamofobo idrofobo:-). Perché generalmente i suddetti sono pure piuttosto ipocriti, p.es. invece di dire chiaro e tondo che Maometto gli sta sui cosiddetti, visto che dopo la discesa in Terra del caro Padre&Figlio In Croce non c’è posto per un Maometto:-) se la prendono con la poligamia e altre facezie del genere….ti vien voglia di urlargli in faccia:”Ma che c..zo te ne frega di quante mogli abbiano, mica sei costretto a dargli tua sorella per il suo harem, eh!”.

              • karakitap scrive:

                Per Ritvan,
                concordo in pieno su quanto hai detto, quanto alle parenti negli harem, il mio amico (nonostante tutto è una bella cosa l’amicizia con persone così lontane nel modo di pensare) dice “se non li fermiamo, finiremo che metteranno il burqa alle nostre donne e pretenderanno di sposarle…”, insomma, per fortuna non ha sorelle, sennò avrebbe davvero paura che finiscano in qualche harem. 🙂
                Salutoni, Karakitap

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    Sulla distinzione tra cattolici ed evangelici, sono il primo a farla. Basta leggere con maggiore attenzione quello che ho scritto (qui e altrove).

    Sull’Africa Nera, hai detto quello che ho detto io.

    Cioè:

    1) la maggioranza degli africani già appartiene a qualche denominazione cristiana

    2) quelli che non vi appartengono sono per la maggior parte musulmani, e lì non conviene cercare proseliti

    Per l’America Latina, fuori dall’Amazzonia, non mi risultano molti “pagani” ancora da convertire.

    Quindi rimane esattamente ciò che ho detto. L’ultimo grande serbatoio accessibile di “pagani” al mondo è l’India, visto che la Cina non sopporta missionari per motivi politici.

    • Francesco scrive:

      Insomma …

      1) spieghi le persecuzioni dei cattolici con le azioni degli evangelici USA …
      2) io ti informo che ci sono un sacco di africani neri da convertire o riportare alla vera fede, non sono così vili i cristiani africani come supponi tu, a volte è utile leggere i missionari
      3) come da punto 1: scontro durissimo tra cattolici e evangelici e per te non succede nulla
      4) “serbatoio accessibile di pagani”
      4a. pagani o meno, credo che ci interessino tutte le anime
      4b. accessibile l’India mi pare un termine generoso, basta vedere i risultati di secoli di sforzo missionario
      5) come se intravedessi una tua approvazione delle politiche religiose cinesi e birmane?

      Francesco

      • PinoMamet scrive:

        “1) spieghi le persecuzioni dei cattolici con le azioni degli evangelici USA …”

        Ti ricordo che dopo l’attentato dell’ 11 Settembre, negli USA sono stati aggrediti e pestati dei Sikh…

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Alvise

    In parte hai ragione; ma forse i due nomi che citi erano delle eccezioni anche all’interno del mondo cattolico.

    Diciamo che in India c’è stato un proselitismo cattolico molto meno aggressivo, in questi ultimi decenni, di quello evangelico. Un proselitismo abbastanza simile a quello degli episcopaliani, con molti aiuti umanitari, molte scuole e la tendenza a “testimoniare in silenzio” della propria fede.

    • PinoMamet scrive:

      “ma forse i due nomi che citi erano delle eccezioni anche all’interno del mondo cattolico.”

      Più che eccezioni, direi che erano parte di una corrente; il problema di come agire nei confronti delle culture diverse era piuttosto pressante per la Chiesa cattolica nel mondo del post-concilio Tridentino e delle espansioni coloniali.
      Riguardo a Ricci, la discussione su se e in che misura accettare i “riti cinesi” fu piuttosto accesa (e alla fine decisa anche in base a fraintendementi culturali da parte “romana”);

      Peraltro, tornando all’India, ho per caso scoperto qualche mese fa che un missionario italiano (non ricordo il nome) è uno dei padri della letteratura tamil in lingua “popolare” (autore non solo di grammatiche, ma anche di un lunghissimo poema su San Giuseppe che è appunto un classico della letteratura tamil…)

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Karakitap

    “Leggendo articoli come questo non si può fare a meno di pensar “le religioni, che brutta cosa”

    E’ proprio qui che divergo, ad esempio, con l’UAAR o gli atei militanti, che vedono nella “religione” qualcosa che esiste e che se si toglie di mezzo, stanno meglio tutti.

    Casomai, potremmo dire, “la gente, che brutta cosa”: almeno ci aiuta a non cercare soluzione semplicistiche.

    Io non sono affatto un conoscitore di cose indiane. Ho ricostruito questo quadro, in massima parte con il banale aiuto di Google, e credo che sia veritiero, anche se certamente pieno di imprecisioni.

    Ma il fatto importante è che la verità vera, cui si arriva correggendo i miei errori, non sarà più semplice: sarà ancora più complicata, molto più complicata.

    Non si tratta di prendere una parte o l’altra, anche perché non si saprebbe quale prendere quando le parti sono tante. Semplicemente, si tratta di buttare a mare gli slogan di destra (“perseguitano i poveri cristiani così, perché sono brave persone o perché odiano la Trinità”) e di sinistra (“tutta colpa del Fanatismo Religioso”).

    E credo che questa storia indiana ci possa aiutare a capire anche molte cose dell’Italia.

  8. PinoMamet scrive:

    A proposito di religioni, comincia lo Yom Kippur.

  9. mirkhond scrive:

    Per Pino Mamet e Miguel Martinez

    Anche molte lingue indigene del Sudamerica ebbero grammatiche e letterature scritte ad opera di missionari cattolici già nei secoli XVI-XVII (si pensi alla grammatica dei Mapuche, detti anche Araucani che è del 1606).
    ciao

  10. karakitap scrive:

    Per Martinez
    concordo in massima parte con quello che dici, in effetti le religioni predicano tutte ottimi principi (tranne qualche corrente estrema, come si racconta che facessero gli antichi gnostici, ma qui non so fin quando quello che dicevano gli eresiologhi sia veritiero e non frutto di propaganda).
    Io purtroppo o per fortuna non sono ateo, forse sono più un agnostico o un deista, comunque se non me lo chiedono non dico cosa sono.
    Quand’ero piccolo mi piacevano molto i peplum, che vedevano i cristiani felici di darsi ai leoni per la fede, ora dovrebbero essere felici di farsi uccidere per avere la palma del martirio, perché così avranno testimoniato la loro fede (e questo non vale solo per le religioni, ma per ogni idea, anche se almeno a me sembra assurdo), poi in fondo suona meglio “s’è immolato per la fede” che non “ha ucciso per la fede”.
    Ovvio che la realtà è sempre più complessa di come noi possiamo immaginarla, purtroppo detta realtà se ne frega altamente delle gabbie in cui noi vorremmo metterla, ma purtroppo senza semplificazioni non si va avanti.
    Salutoni, Karakitap

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