“Il socialismo è immorale perché obbliga a violare il diritto di proprietà che Dio ha dato (non rubare) e a promuovere la lotta di classe (non desiderare la roba d’altri).
Un po’ di socialismo è possibile quanto un po’ di gravidanza”.
Gary McLeod
Gary McLeod è il candidato repubblicano al Congresso degli Stati Uniti per il sesto distretto della Carolina del Sud. A ogni elezione, viene regolarmente bocciato, visto che si presenta in un distretto in cui il 57% degli elettori sono neri.
Però Gary McLeod ha un merito per noi straordinario: quello di presentarsi alle elezioni con un programma che non parla di questioni locali, ma offre un quadro preciso di quella che potremmo la filosofia americana.
Costanzo Preve tempo fa definì gli Stati Uniti un’ideocrazia: una società definita, non dalla storia, dalla nascita o da un paesaggio, ma dall’adesione a una visione del mondo. Questa visione del mondo è talmente interiorizzata, che pochi sentono il bisogno di farne un sistema: Gary McLeod è un’eccezione.
Quella di Gary McLeod è un’interpretazione decisamente repubblicana dell’ideologia americana, che nei dettagli verrebbe fortemente criticata da chi ad esempio sostiene i diritti dei gay. D’accordo, ma anche la retorica di chi difende i diritti delle minoranze negli Stati Uniti si ispira spesso a elementi che ritroviamo nel manifesto di McLeod.
Potete leggere direttamente il programma di Gary McLeod, però ve ne offro un riassunto commentato, che mette insieme quanto appare direttamente nel programma e quanto appare in altri scritti suoi sul suo sito.
Non vi preoccupate delle contraddizioni logiche o delle imprecisioni storiche. L’importante è capire che il programma di McLeod esprime il pensiero di fondo di decine e decine di milioni di elettori dell‘unica superpotenza planetaria.
Tutto si fonda su Dio.
Non, come in Italia, sui “valori cristiani”, sul Santo Padre o su consimili mediazioni: l’Individuo è da solo davanti al Signore dell’Antico Testamento, temperato solo dalla certezza di avere un’amicizia diretta con Gesù Cristo.
I Padri Fondatori, che hanno creato gli Stati Uniti, li hanno dotati di una Costituzione.
“I Fondatori hanno capito che Dio ha creato l’uomo con diritti inalienabili alla Vita, alla Libertà e alla Proprietà“.
Il possesso di questi Diritti di base sono tutti necessari per la Ricerca della Felicità. La violazione di uno qualunque dei tre da parte del governo costituisce tirannide. Alcuni dei Padri Fondatori avevano suggerito di porre sul nostro Grande Sigillo questo slogan, “La Resistenza alla Tirannide costituisce Obbedienza a DIO”.
Il governo ha come unico compito la difesa di questi tre diritti.
“I governi o gli individui che violano i diritti dati da Dio devono ritenere se stessi superiori a Dio o credere che Dio non esiste (non c’è nessun Giorno del Giudizio).”
“Il governo non può innalzarsi al di sopra del proprio creatore (il popolo), facendo qualcosa che il popolo stesso non può fare. Siccome il popolo ha il diritto di proteggere la propria Vita, Libertà e Proprietà, può creare un governo per fornire assistenza in settori come quello militare, del diritto, della protezione antincendio, ecc. Il popolo non può però assumere un governo per prendere dall’uno e dare all’altro a prescindere dallo scopo. Ogni progetto di ridistribuzione della ricchezza, estero o nazionale, è incostituzionale, illegale e immorale”.
La ridistribuzione della ricchezza – e quindi l’assistenza sanitaria e tutto ciò che gli assomiglia – costituisce “socialismo”.
“Il socialismo è incostituzionale perché l’articolo 1, comma 8, permette unicamente al Congresso di farsi prestare denaro, di tassare e di spendere per meno di 20 scopi, che sono chiaramente definiti e limitati a questioni esterne come la guerra e le faccende internazionali. I pochi poteri rimanenti riguardano solo cose che i governi dei singoli stati non possono praticamente fare, come battere moneta, istituire tribunali federali, ecc.”
Tutti gli altri compiti spettano esclusivamente ai singoli Stati dell’Unione.
Il governo non è quindi lo Stato europeo, con la sua mistica maiuscola. E’ solo uno strumento, revocabile, per fare guerre e garantire la Proprietà (questa sì con la maiuscola).
Apriamo una piccola divagazione, che non si trova ovviamente nel programma di McLeod: nella storia degli Stati Uniti, il “socialismo” per eccellenza è stato il New Deal.
Dopo la catastrofe del 1929, Roosevelt cercò di europeizzare in qualche modo gli Stati Uniti. Creò il mito del proprio carisma, del potere decisionale del governo centrale, del controllo politico sul capitalismo. Attorniato da intellettuali che mettevano insieme socialismo, esoterismo, psicanalisi, discorsi proto-ecologici e cultura völkisch di scuola europea e pragmatismo ed evangelismo americano, Roosevelt ebbe come modello principale (ovviamente non unico) l’Italia fascista.
Il suo progetto sostanzialmente fallì, grazie alla resistenza dell’America dei nonni di Gary McLeod; ma le immense energie scatenate allora si riversarono sul resto del mondo, attraverso la creazione di ciò che Eisenhower avrebbe chiamato con l’azzeccato nome di “complesso militare industriale” e la macchina della guerra permanente, che fa del governo meno stato del mondo, lo Stato più burocratico, militarizzato e spendaccione della storia umana.[1]
Questa divagazione ci insegna alcune cose importanti: che definire “fascista” la Destra americana è quantomeno problematico; e che i rapporti tra questa vasta e forse maggioritaria Destra e il sistema imperialista e bellico non sono lineari. L’isterismo delle campagne anticomuniste e islamofobe è anche dovuto alla grande difficoltà che trova il governo a mobilitare gente che in fondo pensa solo alla propria Vita, Libertà e Proprietà.[2] E il complesso militare industriale è sempre stato costretto a ricorrere all’indebitamento, piuttosto che imporre tasse.
Fine della divagazione.
Gary McLeod propone di sostituire tutte le tasse dirette – sul reddito, sulla proprietà, sui guadagni, sull’eredità – con tasse sulle vendite e il consumo, da pagare unicamente allo “State”, inteso americanamente come autorità locale. Abolire ogni forma non privata di pensione, uscire dalle Nazioni Unite che hanno come scopo la promozione del socialismo e la costituzione di un governo mondiale.
“Promuovere la morale e i valori tradizionali familiari insegnando i principi su cui questo paese è stato fondato invece delle MENZOGNE dell’evoluzione, dell’umanesimo e del socialismo”.
Poi Gary McLeod propone di bloccare l’immigrazione clandestina e “costruire un esercito forte rendendoci conto che la “Pace attraverso la Forza” costituisce sempre la nostra migliore politica”. Lascio ai lettori conciliare queste due proposte con l’assoluta libertà di impresa e con il timore del governo troppo invadente.
Se avete prestato attenzione, avrete notato che c’è Dio e c’è l’Individuo, alla ricerca della propria Felicità.
E in mezzo, assolutamente nulla; o al massimo c’è la “famiglia” nucleare e monogamica dell’Individuo (il “popolo” di cui parla McLeod indica semplicemente una raccolta di individui).
Non c’è lo stato sociale, l’immorale e criminale “socialismo”: Gary McLeod coerentemente invita a “dichiarare guerra” al socialismo (che nega l’individuo) e all’umanesimo (che nega Dio).
Non c’è però nemmeno una comunità etnica, culturale, geografica o religiosa. Nulla di cui l’Individuo possa sentirsi parte, o in cui possa perdersi.
Da questa considerazione, deriva una conclusione tanto importante, quanto incomprensibile in Europa: l’Individuo deve potersi armare e difendere contro tutto e tutti. Dice McLeod:
“Il sacro dovere di proteggere e difendere i Diritti dati da Dio con ogni mezzo necessario si collega strettamente a tali Diritti, anzi ne è parte essenziale. E’ il Diritto di Portare Armi che protegge tutti gli altri diritti. Perciò, se si perde il Diritto di Portare Armi, si perderanno anche e sicuramente tutti gli altri diritti.
Il diritto di possedere e portare armi non solo precede la scrittura del Secondo Emendamento [alla Costituzione, che appunto sancisce tale diritto], precede anche la scoperta delle armi da fuoco, perché il diritto di difendere il proprio diritto alla Vita, alla Libertà e alla Proprietà è comparso con la Creazione dell’Uomo.”
Forse possiamo meglio comprendere come – nel paese che detiene decine di migliaia di persone senza processo per un semplice sospetto – possiamo vedere scene come questa.
Un signore armato di fucile semiautomatico AR-15 manifesta (in perfetta legalità) fuori da una sala a Phoenix, Arizona, dove il presidente Obama sta parlando della sua proposta di riforma sanitaria.
Nota
[1] Per questa lettura dell’impresa di Roosevelt, rimandiamo ad esempio a Wolfgang Schivelbusch Tre New Deal. Parallelismi fra gli Stati Uniti di Roosevelt, l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler. 1933-1939; Caspar von Schrenck-Notzing, Charakterwäsche: die Politik der amerikanischen Umerziehung; Philip Jenkins, Dream Catchers: How Mainstream America Discovered Native Spirituality.
[2] Per giustificare il ricorso alla guerra, Gary McLeod invita ad ascoltare il fantastico avventuriero, Avi Lipkin, alias Victor Mordecai, un americano che è diventato portavoce militare israeliano e che oggi dirige un partito politico chiamato Gush Hatanakhi o “Blocco Biblico”, in cui si presentano come candidati un pari numero di fondamentalisti ebrei ed evangelici, in difesa dell’integrità della “terra promessa da Dio agli ebrei” e per la “civiltà giudeocristiana occidentale e democratica”. Dove per “fondamentalisti”, si devono intendere gli ultrasionisti: Mordecai definisce gli ultraortodossi “rabbini talebani” e li ritiene tra i suoi principali nemici.
Secondo Victor Mordecai, l’Islam è il culto di una divinità lunare pagana chiamata “Allah Alilahi” [sic], cara ai discendenti di Ismaele maledetto nel libro della Genesi, che avrebbe come scopo quello di uccidere tutti gli ebrei e anche due miliardi di cristiani.
Victor Mordecai sostiene che un gruppo di beduini ignoranti avrebbe rapito un rabbino, di nome Obadiah ben Shalom, e un prete cristiano, Sergio Buhayra, promettendo loro la vita se avessero scritto un “libro sacro” per loro. Per far capire l’inganno, il rabbino avrebbe inserito una serie di codici cifrati nel Corano, mentre il prete si sarebbe divertito a scrivere brani palesemente ridicoli e contraddittori.
G. Gordon Liddy, ignorantissimo commentatore della radio di estrema destra, Radio America, intervistando Mordecai, ascolta questo racconto e commenta con un sentito “Wow!” che facciamo anche nostro.
Mig (cit.)
ma questo quanto rappresenta l'american way of life e quanto una frangia fuori di testa?
che tu mica sei rappresentativo dei traduttori di manuali tecnici …
ciao
Francesco 🙂
Francesco, in cosa consisterebbe allora l'American way of life?
Miguel, ottimo post!
Francesco
io sono dell'idea che i "fuori di testa" raramente siano fuori di testa a caso.
L'estremista, cioè, proprio perchè estremizzato, mostra una fotografia molto chiara della cultura che lo ha prodotto: una fotografia certo con i colori troppo saturi, priva di sfumature, come ti pare; ma che almeno ha il merito, se la si prende in esame, e se mi passi la metafora continuata, di non nascondere la realtà sfumandola.
Poi naturalmente c'è esaltato e esaltato, per carità.
Sta di fatto che un religioso-di-destra-fuori-di-testa-italico direbbe cose parecchio diverse da questi qua, religiosi-di-destra-fuori-di-testa-ammericani.
PS
Due miei amici si sono trasferiti in questi giorni negli Stati Uniti. Puntano a rimanerci. Hanno amicizie e appoggi in loco.
La cosa che ho notato è che loro in un certo senso ci hanno sempre vissuto, idealmente.
Non si tratta solo delal solita esterofilia e sudditanza culturale italiana; ma è che i due amici (due fratelli) essendo come tutti bombardati dalla cultura americana, ma essendo anche intelligenti e parlando un buonissimo inglese, ci si sono impegnati proprio e l'hanno davvero fatta loro, mentre tanti "bombardati" in fondo ne sono solo vittime.
Mi auguro che là stiano bene, e hanno tutti i presupposti per riuscirci;
ma in un certo senso, mi sembrano più vittime degli altri "bombardati".
Perché guardano I soliti ignoti e non gli viene da ridere; non è roba loro, si vede; invece guardano le parodie in inglese di Guerre Stellari e ridono convinti, non è che fanno finta, proprio gli piace.
Non voglio dire che una cosa sia migliore di un'altra; ma mi fanno un effetto strano, come quella ragazza indiana conosciuta in America che ci teneva a dire che lei era di madrelingua inglese, come se fose intrinsecamente meglio che essere di lingua, che ne so, telugu o punjabi.
Boh.
Mi fanno un po' tristezza, ecco.
Tra l'altro, a differenza di Lipkin, McLeod non mi sembra affatto un "fuor idi testa";
non sono d'accordo con niente di quello che dice, ma non gli si può negare la lucidità.
Beh, un estremista è uno che prende una parte di una realtà, la estrae dal tutto e ne fa il tutto.
Il risultato è una testa alta un metro e novanta, priva di arti e tronco.
Una povera immagine del sottoscritto, per quanto "veritiera" e "tipica".
A me l'Amerika piace e rido anch'io alle parodie di Guerre Stellari (nella MIA vita, nella mia esperienza di cinema c'è Star Wars, non I soliti ignoti). Anch'io non mi ritrovo nell'Italia asfittica di Alberto Sordi e di Beppe Grillo, pur essendo in moltissime cose un fottuto reazionario.
Ma è astratto e ideologico essere "italiani" o "indiani" come se non ci fossero le comunicazioni mondiali di massa. Come se Goldrake e Jenny la Tennista non fossero stati nella testa di ogni bambino o bambina della mia generazione.
Insomma, a me questo mondo non dispiace troppo e credo che McLeod a Washington sarebbe fuori posto … come lo è nel suo distretto
Francesco
PS
già Alexis Toqueville notava come fosse naturale per gli americani riunirsi in gruppi e associazioni per qualsiasi scopo … mi pare un'osservazione utile a bilanciare l'individualismo rilevato da Miguel.
Francesco
Francesco
ti rispondo prima di tutto in merito alla cultura di massa, che mi interessa di più.
Tutti noi, in una qualche misura, siamo "americanizzati"; quella della mia generazione anche "nipponizzati" in un modo o in un altro
(più di quanto molti credano; non conto le persone della mai fascia di età, neanche più giovanissimi, che vanno in Giappone come in pellegrinaggio, qualcuno c'è anche rimasto a lavorare per un po'- parlo di persone che conosco io).
Non c'è mica niente di male, anzi, ben vengano gli stimoli esterni.
Io però l'Italia di Alberto Sordi (che c'entra Grillo?) non la trovavo mica asfittica.
Era un paese, come tanti altri. Però con le sue cose. La Francia avrà avuto le sue, il Portogallo le sue ecc.
Guerre Stellari l'ho visto anch'io, ci mancherebbe. E sono anche in grado di riderne alla parodia, anche se non così convintamente come certi nerd professionisti:
perché per apprezzare una parodia bisogna apprezzare l'oggetto parodiato, conoscerlo, e per me Guerre Stellari è un film come un altro, non è un "mito" da esaltare o demolire o che comunque abbia avuto per me un qualche ruolo fondante.
Invece per questi due qua (Roseau li conosce, tra l'altro) sì: quello e decione di altri film del genere e tutto il gigantesco ambaradan della cultura americana.
Allora non mi sento asfittico io, che l'apprezzo ma posso permettermi di avere anche un'altra chiave di lettura della realtà, una chiave di lettura tra l'altro che sento più mia, intima (ma queste sono cose soggettive):
trovo che siano un po' asfissiati loro, persone intelligenti e di ampie vedute costretti ad accettare come unico un modello di vita che, in definitiva, si è imposto poi solo per la potenza economica, mica per tanti altri meriti.
Ché conosco film cecoslovacchi e jugoslavi più divertenti e geniali di tanti americani, per dire, e non sto parlando di robe impegnate, eh?
E allora sì, se devo imparare una lingua nuova, imparerei il telugu.
Ciao!
Riguardo a McLeod, a me pare che te piacerebbe un po' troppo che l'Italia fosse un po' più come gli Stati uniti, e che insieme ti figuri gli Stati Uniti un po' troppo come l'Italia, per averne una visione obiettiva.
Secondo me, eh?
Insomma, non so se McLeod sarà mai eletto a Washington, probabilmente no, ma nel suo paese non è mica tanto fuori posto.
Dati i presupposti del suo ragionamento, le cose che dice sono perfettamente logiche, e funzionano benissimo nel contesto americano
(chi ha letto e sentito decine di discussioni americane in cui la parola "socialismo" è usata esattamente come la Hitler card da noi- mentre a uno della mia generazione fa pensare tutt'al iù a De Michelis- mi può capire)
da noi, qualcosa vagamente del genere, ma più blando, l'ho sentito dire da un console svizzero intervistato, che spiegava come nella Confederazione Elevtica si è prima di tutto cittadini del proprio cantone, e che la Svizzera serve priam di tutto per garantire i diritti inviolabili dei suoi cittadini.
(anche la Svizzera mi pare abbastanza protestante, come nascita).
Magari uan roba così ti piacerà anche moltissimo, voglio dire:
ma NON è l'Italia, non è la mentalità che ne è alla base, e non è neanche cattolica.
Ciao!!
e per me Guerre Stellari è un film come un altro, non è un "mito" da esaltare o demolire o che comunque abbia avuto per me un qualche ruolo fondante.
_______________
O eretico, blasfemo e miscredente, tu neghi la Forza!
Ma Essa non ama i Negatori e ti punira' d'un castigo duro! Ch'essa e' sovra tutte le cose potente.
In considerazione tuttavia del tuo stato di cittadino dell'Impero galattico, ti verra' concessa la decapitazione mediante spada laser.
anche la Svizzera mi pare abbastanza protestante, come nascita.
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Beh, no. Nasce prima e combatte le sue guerre "d'indipendenza" contro Asburgo e Borgognoni prima della Riforma. Anzi, la lotta per i diritti dei cantoni contro l'autorita' federale e' stata in parte una lotta cattolica (perduta).
Comunque la Svizzera e' un posto stranissimo, secondo me.
Per quanto riguarda Guerre Stellari (tornando serio), io personalmente la apprezzo moltissimo, pur non essendo un adepto del Jedismo o come diavolo si chiama. Trovo comunque molto significativo che sia a mia conoscenza l'unica opera proposta fin dall'inizio come lavoro di fantasia* da cui abbia avuto origine un vero e proprio culto religioso organizzato. Se qualcuno conosce altri casi del genere, sono curioso.
* Harold Bloom, nel libro di J, tratta i primi libri della Bibbia come un'opera letteraria di fantasia. Devo dire che si tratta di una opinione estremamente discutibile. Non credo che chiunque abbia redatto la Bibbia la considerasse in quei termini, e certamente non lo fa la grande maggioranza dei suoi lettori.
Eh caro Falecius 🙂
io c'ho opinioni un po' strane, ma la decapitazione a mezzo laser mi va bene, ché si fa alla svelta.
Tra l'altro non mi sognerei di dare del nerd a te che sei in ottimi contatti con la Forza 😉
è che io sono davvero cresciuto vedendo in TV al pomeriggio Il Sorpasso e tutti quei film lì; questi due ragazzi (i fratelli M., forse Roseau te ne avrà parlato o li avrai incrociati) mi sa che sono cresciuti perlopiù vedendo robe americane in lingua originale.
Poi, per carità, hanmno tantissimi interessi anche molto variati (uno andava in piscina da bambino con Demetrio Stratos, per dire, e infatti ha ancora ottimi gusti musicali).
Volevo solo segnalare la mia distanza culturale.
Che c'è. Per americanizzati che siamo (chi più chi meno naturalmente) ancora questa non è l'America, specialmente per uno come me.
Perciò alla ragazza indiana, ma di madrelingua per carità inglese, a me veniva da dire: ma poi, chi t'o fa fà? Non sei molto meglio, molto più interessante con un'altra madrelingua che magari, mica per demerito del singolo inglese e americano, non è quella che usa qualunque stronzo per scrivere su internet?
Come quando leggo o sento quei tipi, c'hai presente, che per fare i fighi ci infilano la frasettina in inglese per forza: e va bene, sai l'inglese.
Stupiscimi, infilacene una in polacco, allora sì che mi piaci.
O quando senti proclamare nei telefilm, con decisione davvero biblica, che "Shakespeare è il più grande scrittore del mondo", punto, è così e basta.
Bravo è bravo, eh? Ma (e lo sai bene anche tu) chi lo proclama ha mai letto altra roba?
Perché per esempio mi dicono un gran bene della poesia tamil, a saperla leggere.
Invece no, tutti americani per forza.
E poi quando vediamo un americano ce pare pure strano, e invece magari è normalissimo.
Ciao!
O magari una ragazza che parli in brahui o burushaski
Mirkhond
A proposito di cartoni animati giapponesi
Perchè i personaggi, anche quando si tratta di storie nipponiche, vengono sempre raffigurati con aspetto europoide? Per un eccesso di amore per l'Occidente?
Mi sembra giusto l'opposto delle miniature ottomano-persiane dei secoli XVI-XVIII, dove invece le persone avevano i tratti simili a cinesi e giapponesi, e ciò in seguito alle dominazioni mongole del XIII-XIV secolo e del conseguente prestigio generato da una dominazione inizialmente NON MUSULMANA.
Mirkhond
Secondo me la percezione dell'America che si ha in Italia (probabilmente i due amici di Pino mamet sono parziali eccezioni) è talmente distorta da essere a tratti capovolta. E si tratta di un'America all'italiana, di un'America da Alberto Sordi appunto, in "Un americano a Roma", ma meno rozza e caricaturale.
E' vero che noi siamo sommersi da un'infinità di cinema, telefilm, musica ecc. americana, però:
1) Bisogna vedere quanto lo spettacolo che l'America produce ed esporta esprima la realtà americana. A parte che il cinema americano è fatto in molta parte da intellettuali della costa orientale, spesso ebrei, antropologicamente per molti versi più simili a noi europei che all'americano medio. E i loro film spesso, più che esprimere l'America, la analizzano criticamente, la filtrano, la trasfigurano…
Poi c'è il cinema commerciale e le varie produzioni televisive, che sono prodotte probabilmente da gente più simile all'americano medio e sono, di massima, rivolte a lui. Ma il fatto è che mica mostrano l'America e gli americani. Semmai mostrano una proiezione ideale dell'americanità, un'America mitica, che in parte è addirittura l'opposto di quella reale: esprime i valori americani, sì, ma non nel senso dei valori degli americani, ma dei valori che si devono o vogliono autoconvincere di incarnare.
Io posso essere convinto di essere il più grande maratoneta del mondo, essendo invece zoppo e riuscendo a stento a camminare, e parlare sempre di gare, maratoneti, avere i loro poster nella mia stanza, leggere sempre libri sulle gare podistiche ecc. Una città dove tutti siano così non è una città di maratoneti, ma di zoppi che credon di essere grandi maratoneti e vivono in funzione di tale convinzione delirante.
2) Questo spettacolo che rappresenta non una società, ma le sue mitologie arriva in Italia. In Italia intanto cambia, come ovunque, l'intentio lectoris (un romanzo in un certo senso si riscrive ogni volta che un nuovo lettore lo legge, perché nessuno lo intende esattamente allo stesso modo di un altro e per nessuno ha la stessa ricaduta emotiva di un altro, e così è anche per ogni forma d'arte o di spettacolo).
In Italia il film o il telefilm americano diventa un'altra cosa. Diventa una patina, una bella rappresentazione teatrale. Non nel senso, come avviene in America, che esprime dei miti radicati nella gente che costituiscono l'ideale distantissimo dalla loro quotidianità, ma nel senso che diventa estetica, rappresentazione sociale, moda, ideale di superficie. L'italiano, diversamente dall'americano, non crede a nessun ideale di vita, vive già bene e non cerca miti, quanto belle scenografie, bele immagini cui ispirarsi e di cui pavoneggiarsi. Ha solo bisogno di un bel vestito da mettersi addosso e che deve permeare la sua immagine e quella del mondo che la circonda. Dietro non c'è un contenuto o una realtà da celare, perché per l'italiano il vestito è la realtà. Ma non ciò che il vestito racconta, ma solo la sua forma, il suo aspetto, d'altronde i vestiti non raccontano nulla, non hanno favella.
Credo che Peucezio abbia colto un aspetto importante del rapporto Italiani-America, e cioè ciò che l'America è e si autorappresenta, e come invece viene vista dagli Italiani.
Spesso si accusano gli Usa di aver rovinato i nostri costumi, la nostra morale, di aver diffuso il libertinaggio ecc., ma l'America profonda in realtà è una società PURITANA e MORALISTA, e ciò in coerenza con la sua origine da una branca del protestantesimo calvinista.
Per cui più che l'influenza statunitense, forse è stato lo sviluppo all'interno della nostra società ad aver rimarcato il niente che c'è sotto il vestito.
Mirkhond
Per Mirkhond
avevo letto un libro sull'animazione giapponese, ma non ricordo (scusami) né titolo né autore, lo lessi a Roma quando lavoravo là.
Comunque la tesi dell'autrice (sono convinto fosse donna) era che in realtà i giapponesi, a quanto dicono loro stessi, non pensano affatto di rappresentarsi in modo europeizzato, tolti magari alcuni particolari tipo gli occhi azzurri e i capelli biondi (ma se li fanno anche viola e blu…);
in ogni caso, riconoscono nelle fisionomie e soprattutto nelle espressioni dei loro personaggi animati delle fisionomie e delle espressioni orientali, e specificamente giapponesi.
E devo dargli ragione, almeno per quanto riguarda le espressioni facciali: si muovono davvero così!
Anche qui, abbiamo un rapporto complesso tra la fascinazione sull'utente occidentale, che vi vede se stesso trasfigurato (vi vede dei giapponesi che imitano gli occidentali) e contemporaneamente è attratto da un certo esotismo dei comportamenti, e la rappresentazione del giapponese, che si autorappresenta in modo, tutto sommato, realistico (nei limiti del mezzo, ovviamente) con l'aggiunta di qualche particolare occidentale che semplicemente gli garba, ma non pensa proprio di essere "europeizzato" più di quanto lo sia naturalmente per ormai lunga tradizione culturale.
Con l'Italia il rapporto è ancora più interessante, perchè certe somiglianze climatiche e naturalistiche, alcuni insospettabili paralleli storici e culturali (un periodo di furibonde lotte intestine, la persistenza della cultura contadina con tratti arcaici ecc.) sono come dire nascoste e impreziosite dalle grandissime differenze nello stile di vita e nella mentalità;
oltretutto, quando l'animazione italiana faceva scuola (Cavandoli, Pagot ecc.) i giapponesi erano letteralmente nostri allievi, il che ha segnato un certo legame e un certo amore per la nostra cultura e i nostri paesaggi.
PS
Amici di un forum americano dedicato all'abbigliamento vintage, si rivolgono al Giappone per comprare copie esatte nei minimissimi dettagli dei proprio jeans, scarpe, giacche ecc. degli anni Quaranta e Cinquanta. A prezzi assolutamente folli.
Per Pino Mamet
Mah! A me gli occhi "europoidi" dei personaggi dei cartoni giapponesi ricordano molto gli Yuezhi o Tocari dell'odierno Sinkiang cinese, soprattutto i ritatti di alcune cappelle rupestri di monasteri buddisti, degli europoidi orientali, ed in questo forse, sta il fascino che hanno suscitato (e suscitano tuttora) su quelli della mia generazione.
Ps. preferisco Goldrake a Guerre Stellari, ma ahe Heidi ( nella versione cartoon giapponese), e Pepero, una storia quest'ultima che in Italia non se la ricorda quasi più nessuno.
ciao
Mirkhond
Sempre per Pino Mamet
L'autrice in questione per caso si chiama Diodata Cofano?
Io a proposito ho letto le Anime Disegnate di Luca Raffaelli ( interessante a mio parere il confronto che l'autore fa tra i cartoon americani Disney e Hanna & Barbera con quelli nipponici).
ciao
Mirkhond
Non ricordo proprio il nome, mi dispiace!
Per il rapporto Italia-Giappone, dovresti vedere il famosissimo Porco Rosso 🙂
Per Pino Mamet
Ho visto adesso degli spezzoni di Porco Rosso sul Tubo.
E' bellissimo! Solo i giapponesi sanno ancora far sognare!
peccato che non lo abbiano mai doppiato in italiano, eppure è una nostra storia!
ciao
Mirkhond
Mi ricorda gli uscocchi dannunziani. Del resto Porco è antifascista.
Meglio Maiale che Fascista! Forte eh!
Mirkhond
vorrei commentare su tante cose, ma non ho tempo… vi segnalo solo uno scritto di Giorgio Israel.
Giorgio Israel è:
1) sionista militante
2) collaboratore della Gelmini
3) scrive per il Giornale del Berlusconi Minore.
Insomma, potete immaginare cosa io pensi della maggior parte delle cose che scrive. Solo che ha scritto una cosa veramente interessante sul sistema americano (un aspetto complementare a quello di McLeod, anche se diverso). Sì, sul Giornale del Berlusconi Minore.
Da leggere con attenzione: http://gisrael.blogspot.com/2010/06/pur-di-soddisfare-i-parametri-che-vada.html
Miguel Martinez
vabbè
vado di brutale matematica
ci sono 300 milioni di americani legali
quanti portano armi? e gli altri sono tutti anti-americani?
ciao
Francesco
PS mille volte meglio (e più vicino per antropologia e cultura) Star Wars di Goldrake. Che al confronto le suore della mia infanzia NON erano delle sado-masochiste schiacciate dal Dovere
Star Wars: pim, pum, pam, woamm… ma cheppalle!
🙂
Z.
Francesco
non è che tutti gli americani portano armi;
è che là portarle è considerato (non parlo di leggi, ma di idee condivise) un sacrosanto diritto del privato cittadino, qua è considerato una eccezione potenzialmente pericolosa al fatto che è lo Stato a difenderti.
Conta qualcosa il fatto che non noi non abbiamo una "frontiera" dai tempi delle Guerre Puniche.
Che noi abbiamo avuto Napoleone e il Codice Civile e loro no.
Che loro sono un popolo di gente fatta da sè, e noi "bisogna fare gli italiani".
Conta quello che ti pare, ma insomma, per dire che l'americano medio e l'italiano medio sono uguali, ce ne vuole!!
PS
Il senso del dovere dei giapponesi, per essere corretti, non è affatto diverso da quello delle versioni di latino su Muzio Scevola o Cincinnato; solo che loro ci credono di più, o ci credevano di più al tempo della II Guerra Mondiale.
Tutto qua.
E mi pare che ci sia anche in StarWars, peraltro.
(Che cazzata i midiclorian o come si chiamano! ecco come rovinare una bellissima idea di racconto fantastico-mistico-formativo, come la prima trilogia, con degli pseudotecnicismi pedestri e spoetizzanti).
Ciao!! 🙂
Z: il Consiglio Jedi ti condannera' al rogo per la tua bestiemmia contro il Verbo, miscredente.
Per Francesco n. 24
Da Wikipedia (voce Gun Politics):
As of 2006, approximately 35% of American households have a gun in them. About 22% of Americans actually own a gun.
Miguel Martinez
Le statistiche invece in Italia (comunque in forte aumento):
Sono circa 10 milioni le armi legali in italia, con almeno quattro milioni di famiglie "armate", cioè in possesso di almeno una pistola. Nel 2007 erano 4,8 milioni le persone, pari all'8,4% della popolazione totale, che dichiaravano di detenere un'arma da fuoco, da caccia o da tiro a segno o da difesa. 34mila i privati che posseggono un porto d'armi, ai quali si sommano le oltre 50mila guardie giurate, i circa 800mila cacciatori con licenza per abilitazione all'esercizio venatorio e i 178mila permessi per uso sportivo (tiro a volo o tiro a segno). Altri 3 milioni di italiani hanno denunciato, invece, la presenza di armi in casa, ereditate o inservibili.
A mio avviso, la differenza tra l'Italia e gli USA non sta tanto nella percentuale di detentori di armi – comunque circa un quarto di quello degli Stati Uniti – quanto nel fatto che è inconcepibile portarle al di fuori delle condizioni rigorosissime imposte per la caccia.
Mentre la Costituzione degli Stati Uniti unisce chiaramente i due diritti.
Miguel Martinez
Goldrake fa parte della mia infanzia e dei miei sogni di ragazzo, Guerre Stellari no.
Mirkhond
Per Francesco n. 6
già Alexis Toqueville notava come fosse naturale per gli americani riunirsi in gruppi e associazioni per qualsiasi scopo … mi pare un'osservazione utile a bilanciare l'individualismo rilevato da Miguel.
Validissima osservazione: milioni di statunitensi appartengono a qualcosa, per cui la Massoneria, ad esempio, è un fenomeno di massa, nulla a che vedere in questo con l'Italia; e a fianco della Massoneria, ci sono innumerevoli altre associazioni paramassoniche, ancora più numerose.
L'associazionismo USA però supplisce sempre al senso di stato; e almeno nella maggioranza, non crea identità.
Le "associazioni" svolgono moltissime funzioni, tra cui una importantissima è quella ludica: offrono un'occasione per maschi adulti di fare i cretini, sapendo di fare i cretini, attività non disdicevole nella società USA.
Permettono di supplire alla mancanza di stato, offrendo una serie di servizi, anche medici.
Ma l'associazionismo assume un valore potentissimo tra le minorities, che alla fine sono tante e trasversali: prima i neri, poi gli ebrei, poi i gay e gli ispanici, ecc.
Mentre tra i Wasp, le associazioni non danno origine a una mentalità identitaria-etnica, tra le minorities sì.
Con un curioso risultato: le esaltazioni etniche, la pseudo-storia eroica, l'attaccamento al cavillo archeologico, la pretesa di possedere una spiritualità particolarissima, sono tutte caratteristiche della mobilitazione delle minoranze.
In altre parole, i discorsi da celti e simili negli USA sono "di sinistra".
Miguel Martinez
Aggiornamento:
i miei due carissimi amici hanno aperto, da buoni espatriati, dei blog per commentare la loro nuova vita statunitense e tenersi in contatto con noialtri.
Non è proprio "nuova" perchè erano già stati là dove si trovano ora, ma adesso ci sono andati per rimanere, carta verde permettendo.
Sono, a quello che ho capito, in una specie di contea abitata soprattutto da ex hippy e gente similare, nella California del Nord; mi pare sia il posto dove hanno girato, a proposito di Guerre Stellari, la "Luna boscosa di Endor" o come caspita si chiamava, o forse mi confondo con un posto "vicino".
L'area, a quello che si vede dalle foto, è di bellezza davvero stupefacente.
Beh, ma non volevo dirvi questo: ma che dalle foto della gente si vede (hippy o non hippy, liberal o non liberal) l'attitudine profondamente, penso, statunitense, a, come dire, voler essere fortemente ciò che si è.
Loro la commentano dicendo di non essere più abituati a gente così "vera" e che sono sicuri che si abitueranno presto.
Benissimo, e i migliori auguri, sono sicuro che staranno ottimamemente;
voglio dire, per loro magari va bene.
Tutti anche qui parlano (ma lo hanno imparato dai telefilm e dai manuali di psicologi americani) di quanto è bello essere se stessi e così via.
Ma io sono troppo bizantino per apprezzare la "gente senza compromessi".
Provo istintivo sospetto per i non sospettabili, e una certa repulsione per gli idealisti.
Se uno va a un matrimonio in maglione sdrucito con disegno Kwakiutl e pantaloni da circense tutti strappati, non mi viene da pensare "che figo, si veste come gli pare, è il suo stile!";
so che sbaglio, ma mi viene da pensare "anvedi che cojone, ma mettite 'na camicia pulita…"
Insomma, loro due di sicuro no, Francesco forse molto poco o affari suoi, ma io di sicuro sono italico.
Non è che è bello o brutto: ma io ce sono.
Ciao!
Pino, dacci l'indirizzo di 'sto blog.
Perché sai che sbagli sul matrimonio? Non c'è nulla di spontaneo o autentico nell'andare come uno straccione al matrimonio: è una forma di affettazione, è un'artificiosità ideologica, la gente da che mondo e mondo è andata ai matrimoni vestita il meglio che poteva, senza troppo domandarsi perchè.
Chiederò ai due se posso dare in pubblico l'indirizzo dei blog;
per la spontaneità, sono piuttosto d'accordo con te.
Siamo tutti "artefatti", siamo tutti animali culturali; va bene anche lo spontaneismo come forma di rottura con il formalismo eccessivo, ma "cercare di essere se stessi" è una trappola logica, non è che cerchi, sei te stesso e basta, cercare troppo non farà che farti indossare un altro personaggio.
Che è esattamente l'impressione che c'ho io con persone di quel tipo lì: indossano il personaggio di "se stessi".
Ciao!
"per me Guerre Stellari è un film come un altro"
quando è troppo è troppo, non si può frequentare un blog dove si dicono cotante bestialità
🙂
roberto
"la decapitazione a mezzo laser mi va bene, ché si fa alla svelta"
io infatti ti avrei gettato in pasto al sarlacc per essere digerito per mille anni
roberto
Z pure tu dal sarlacc!
falecius,
sento la forza scorrere in te giovane studioso jedi
roberto
C'è un punto per me fondamentale, su cui nessuno ha commentato, per cui mi autocommento io.
Brevemente, ogni volta che in Italia si parla bene degli Stati Uniti, si sente sempre lo stesso discorso: gli Stati Uniti hanno affermato la libertà contro i totalitarismi, indistintamente fascista, comunista e islamico.
In questo c'è qualcosa di vero. E quel c'è di vero, è il discorso di McLeod. Cioè il sistema dei liberi individui armati che contrattano commercialmente i propri rapporti di forza, senza interferenze da parte di alcuno Stato. Che è realmente l'antitesi di fascismo, comunismo e Islam, nonché della socialdemocrazia e della République francese.
McLeod ha una chiarezza insolita di esposizione; ha alcuni pallini condivisi solo da una parte politica (antiabortismo, antievoluzionismo). Ma il tema di fondo non è solo quello della Destra americana; è quello dell'americanismo in tutto il mondo.
Miguel Martinez
x Pino 26
1) mai pensato che siano uguali, solo che l'americano medio non può essere solo quel 22% che ha il cannone (anzi, parecchi, che è roba da collezione, come io con i playmobil). c'è un altro 78% senza il cannone
2) concordo al 100%, una vaccata di idea. colpa del positivismo che ha avvelenato l'ingenuo popolo usano
ciao
Francesco
PS non vedo una storia italiana migliore di quella USA, però
>> Cioè il sistema dei liberi individui armati che contrattano commercialmente i propri rapporti di forza, senza interferenze da parte di alcuno Stato.
troppo democristiana questa citazione, manca la Costituzione che stabilisce lo Stato e i diritti e doveri di Stato e cittadini; e il 78% di cittadini che NON è armato ma è libero lo stesso
che alla fine gli USA sono una democrazia, non un'anarchia pistolera (quello era Fuga da New York o Mad Max)
e in quello sono oggettivamente migliori di noi europei
ciao
Francesco
Ma che c'è poi di così buono in codesta libertà?
In fondo dove sta scritto che la gente dev'essere libera? Chi l'ha detto?
Per Francesco n. 40
l'americano medio non può essere solo quel 22% che ha il cannone (anzi, parecchi, che è roba da collezione, come io con i playmobil). c'è un altro 78% senza il cannone
No, scusa, qui devi contare per famiglie. Se io e mia moglie abbiamo un unico mitra in casa, non puoi dire che ce l'ho solo io.
Miguel Martinez
Per Pia n. 39
Dunque, dovrebbe essere il manifesto del movimento di Massimo Fini.
Ci sarebbe da riflettere parecchio sul tema.
Miguel Martinez
Miguel
mi sa che non sei sposato se la pensi così … (in ogni caso gli antiamericani rimangono il 65%)
ciao
Francesco o' marito
PS per Peucezio 42. Credo lo abbia detto Dio, da qualche parte 🙂
domandina
il Manifesto del post 39 è una barzelletta o una dimostrazione di perchè al potere ci sono "gli altri"?
Francesco
#45
Francesco, credo non l'abbia detto nemmeno il tuo dio semita.
Comunque, se trovi un passo, citalo.
A leggerlo così, non mi sembra neanche malaccio, il manifesto.
Più che altro vorrei capire bene i punti per vedere se sono proprio d'accordo o no;
per esempio ancora devo capire bene cosa sia una "piccola patria", cioé, io una patria piccolissima ce l'avrei, ma come si fa circoscriverla?
Non so se è la dimostrazione del perché al potere ci sono gli altri, ma forse è una dimostrazione del perché io e Francesco saremmo quasi sempre in disaccordo 🙂
PS per Francesco
-conosco un'infinità di storie italiane e non che stanno alla pari con quelle del cinema americano; sai com'è, l'uomo racconta storie da quando esiste, non è che aspettava Hollywood…
-se ti riferisci al Dio della Bibbia, in effetti: dov'è che ha detto che bisogna essere liberi? Non mi sovviene proprio.
Comunque a me la libertà piace.
In particolare mi piace moltissimo, e sottoscrivo totalmente, "No alla mistica del lavoro"
—-Ma che c'è poi di così buono in codesta libertà? Peucezio—-
"Ma che c'è poi di così buono in codesto far l'amore?" chiese l'eunuco:-)
——In fondo dove sta scritto che la gente dev'essere libera? Chi l'ha detto?—-
La Natura. E in Natura lo schiavo (come l'eunuco:-) ) è l'eccezione, non la regola.
—–Francesco, credo non l'abbia detto nemmeno il tuo dio semita.
Comunque, se trovi un passo, citalo.—-
Da viceFrancesco:-) obbedisco: dal Vangelo secondo Giovanni: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Gv 8,32).
In Natura, per i miei gusti, si vive un po' troppo malmessi e si muore un po' troppo giovani. Poi dovrei passare troppo tempo a coltivare il tabacco, che oltretutto da queste parti cresce male 🙂
Z.
Il buon vecchio Vangelo e pure San Paolo, che parla di "libertà dei Figli di Dio", e poi esorta a non confonderla con la licenza (quasi che i primi cristiani si facessero delle piccole Woodstok ante-litteram).
E sto andando a memoria …
x Pino: gli americani hanno una ingenuità, una semplicità, una fede nel raccontare storie che io non ritrovo, se non nei Fioretti di San Francesco. é come se attraversando l'atlantico millenni di fallimenti venissero a cadere dalla memoria inconscia.
x i manifestanti:
fermare allo stesso tempo persone, merci e capitali … vi rivolgo la stessa domanda che faccio alla Lega: come? (così evitiamo di dibattere il "perchè mai?")
"no alle oligarchie"? ma questo crede di vivere nel villaggio dei puffi? e perchè non "no all'entropia"?
no all'industrialismo e sì all'autoproduzione: OK, ma si abbia la chiarezza pannelliana di chiedere la morte dei 4 miliardi di persone in eccesso rispetto alla capacità di produzione di questo modello economico. manco la rivoluzione culturale cinese o i liberali inglesi in Irlanda arrivarono a tanto.
popoli, piccole patrie, autodeterminazione, no ai diritti, sì alla tradizione locale, ambiti limitati e controllabili … chissà perchè non mi piace questo kleines Nationalsocialismus
Francesco
PS un Manifesto in cui non appare una sola volta un uomo
"no ai diritti"
Correggo: no alla globalizzazione dei diritti.
Che io leggo così: no al fatto che viene zio Bill dal Wisconsin a convincere mia prozia Fatima a togliersi il velo bombardandole la casa e ammazzandole il nipote;
oppure no al fatto che viene zio René da Bruxelles a dire a mio prozio Ginone che non va bene come macella il maiale e che dentro cioccolato ci ha da essere una roba che fa comodo a qualche multinazionale potente, perché poverine, anche le multinazionali potenti hanno dei diritti…
Magari sbaglio.
Cos'hai contro l'autodeterminazione, poi… ??
Per la "libertà" indicata dai Vangeli, non credo fosse da intendere nel senso che gli daremmo noialtri, visto che all'annuncio evangelico non solo non è seguita una manomissione in massa degli schiavi, ma anzi questi utlimi sono stati espressamente invitati, in epoca assai precoce, a restare fedeli ai loro "proprietari".
Ciao!
Francè:
sei l'unico che può paragonare il sofisticatissimo macchinario, e raffinato impianto concettuale, del cinema americano delle Major con i Fioretti di San Francesco.
Questa sì che è fede!
In verità vi dico, neanche negli USA ho trovato una fede così grande! 😉
Ciao!!
x PinoMamet (#53)
Quel punto dell MANIFESTO (#39) che recita:"Sì al diritto dei popoli di filarsi da sé la propria storia senza pelose "supervisioni" umanitarie."
io, invece, lo tradurrei così in volgave:-): "Se gli hutu imbracciano il macete e la teppaglia di Belgrado si riversa in Kosovo (protetta dai carrarmati dell'esercito serbo) per uccidere, incendiare e stuprare albanesi, nessuno osi metter becco: i popoli – come una certa Berta dell'antichità – devono filare in santa pace, cribbio!"
P.S. A proposito della tua "interpretazione", invece, non mi risulta che i marines ameregani vadano in giro per l'Afghanistan a strappare i burqua di dosso alle donne, né che le ricattino con discorsi tipo "Se non ti togli subito il burqua e ti metti in bikini ti bombardo la casa e/o ti ammazzo il nipote":-)
Eh ma caro Ritvan
ti dimentichi il "pelose"! Immagino che le ingerenze non pelose vadano benissimo, per me almeno sì, poi per gli estensori del manifesto non ho idea.
Dici, e qual è il criterio di pelosità? Bella domanda, la giro alla Gillette.
PS
A me 'sto manifesto piacerebbe capirlo bene, perché così in sintesi può voler dire un po' tutto.
Io per esempio lo ho inteso in senso molto meno estremistico di quello che sembra a Francesco.
Lui, mi sa, ci vede degli pseudoleghisti-no global-NIMBY-fricchettoni;
io ci vedo più qualcosa a metà tra gli statunitensi indivualisti e civili e il Gambero Rosso.
Tanto per capirci.
Insomma: boh!!
Ciao! 🙂
Dice bene Pino.
La libertà evangelica è il libero arbitrio, ma da nessuna parte si parla della libertà come valore in sé, che gli stati o i popoli dovrebbero garantire agli individui.
x Pino 54
verissimo ma mi tengo stretta QUELLA libertà lì, valida da oltre 2.000 anni, mentre la nostra è sul viale del tramonto
e quel manifesto ne è un ottimo indizio, visto che del soggetto della libertà (cristiana o liberale) non parla mai
bravo Ritvan il Filatore! hai colto il punto debole, debolissimo, di questi Gamberi Rossi a casa propria e sodali di Mladic all'estero
ciao
Francesco
In genere, non mi aggrappo alle parole per criticare. Quindi questo è solo un commento laterale, che non inficia la sostanza del "manifesto": non mi convince l'accostamento di marxismo e capitalismo, come se fossero due cose equivalenti.
Il capitalismo è un immenso evento storico e impersonale, il marxismo è un preciso pensiero umano, che analizza la storia.
Casomai avrebbe senso un riferimento al modello USA e al (vecchio) modello URSS, intesi come sistemi di governo, di economia più o meno programmata, eccetera.
Probabilmente chi ha scritto il "manifesto" intendeva semplicemente ricordare che anche nel pensiero di Marx ci sono elementi "globalisti" e la fede nel progresso, che fanno effettivamente di Marx un figlio dei suoi tempi; tempi creati dal capitalismo e non da lui.
Miguel Martinez
Miguel
ma tu hai studiato alle Frattocchie?
interpreterei la tua nota dicendo che il marxismo e il liberismo sono due ideologie, il capitalismo è la base storica di entrambe – un termine che è più corretto usare al posto di industrialismo, che è troppo riduttivo ed economicistico.
ma è il manifesto che è ridicolo, pensa di frenare la storia (quella vecchia del XIX e XX secolo) con la buona volontà
ciao
Francesco
——Eh ma caro Ritvan ti dimentichi il "pelose"! Immagino che le ingerenze non pelose vadano benissimo, per me almeno sì, poi per gli estensori del manifesto non ho idea. Dici, e qual è il criterio di pelosità? Bella domanda, la giro alla Gillette. PinoMamet—–
Meglio usare il Sabatini-Coletti online, caro Pino:
peloso[pe-ló-so] agg.
1……
2……
3. fig.Che mira esclusivamente al proprio tornaconto SIN.interessato: avere il cuore, l'animo p.|| carità p., quella fasulla di chi pensa solo al proprio interesse e si mostra privo di scrupoli.
Ecco, la parola "esclusivamente" è – a mio immodesto avviso – il criterio. Ovvero, per fare il solito esempio, quando si bombardò la Serbia – cosa che avrà fatto strillare come aquile i cari estensori del "Manifesto", noti paladini della "sovranità nazionale" – gli USA avevano sicuramente il loro tornaconto (ovvero contenimento della "longa manus" russa nei Balcani, nonché acqusizione della riconoscenza degli albanesi), ma il "tornaconto" degli albanesi oppressi dai serbi e in procinto di essere etnicamente ripuliti era ben superiore. Come la mettiamo?:-)
Ciao
Arrivo un po' in ritardo. Post molto interessante, come quasi sempre.
Concordo che i due punti salienti siano 1) la "cosmologia" che non contempla nulla al di fuori dei due poli, uomo e Dio e 2) l'ideologia per cui liberi individui armati contrattano commercialmente i propri rapporti di forza, senza interferenze da parte di alcuno Stato.
Suppongo che i due punti siano strettamente legati, anche se diffido sempre di certi determinismi sociologici.
Tuttavia: per quel poco che conosco gli Stati Uniti (in modo più o menodiretto), il concetto di community è molto presente e fortemente sentito. E' vero che si tratta spesso di comunità fondate sulla libera volontà dei singoli piuttosto che di un dato (una tradizione) che preesiste al singolo e ne condiziona l'esistenza. Credo che anche in questo abbia giocato l'ampiezza degli spazi geografici e la possibilità di creare comunità separate (dagli hamish agli hippies alle varie sette di ogni genere, ma non solo). Dove l'aggettivo separate è fondamentale e marca, credo, una differenza culturale notevole con l'Europa, tacciata spesso di essere meno multiculturale degli Stati Uniti ma che in fondo ha sperimentato (anche conflittualmente) una mescolanza di culture, laddove oltreoceano il modello è più quello della coesistenza di culture. Non che oggi non esistano i quartieri etnici anche nelle nostre grandi città, ma mi pare che il modello del ghetto sia stato di fatto consustanziale al modello di sviluppo urbano un po' in tutti gli States.
Ciò detto, credo che il senso di comunità, inteso come cura comune di una res publica più che come senso identitario di appartenenza a un gruppo, sia molto forte. Da questo punto di vista, almeno noi italiani, siamo davvero familistici e monarchici e molto poco repubblicani e avremmo molto da imparare. (Immagino che Peucezio non sarà d'accordo). Questa importanza della res publica, ammesso che io abbia ragione su questo punto, è abbastanza paradossale se è vero che, come io penso, ciò che emerge come eminentmente americano in McLeod è soprattutto la religione della proprietà privata.
L'ideologia liberista ha in certi suoi estremismi tipicamente americani (Buchanan, Rothbard ecc.) il pregio della chiarezza logica: la libertà è il bene più alto ed è solo negativa; non esistono diritti positivi; tutte le libertà si possono sussumere nella sacralità della proprietà privata. Questa diventa così sinonimo dell'individuo stesso e del suo diritto alla vita, dal momento che ogni singolo ha la proprietà del proprio corpo. (oltre che di tutto ciò di cui entra in possesso legittimamente – con il lavoro o con il cosidetto homesteading). Ne consegue il diritto di difendere la propria vita/proprietà con le armi. Insomma, siamo agli antipodi di Proudhon: tutto ciò che tocca la proprietà privata dell'individuo senza il suo personale assenso è illegittimo, e da qui si arriva a contestare persino il principio di maggioranza delle democrazie. Quindi le tasse sono viste come un furto e il welfare come un'aberrazione (non esiste un diritto all'assistenza, allo studio o a lavoro, ma solo un diritto naturale di disporre di sé nei limiti del principio di non-aggressione). Ma anche l'idea di un esercito statale è la massima aberrazione per un vero libertarian americano, che sosterrà il suo diritto di portare armi come la logica conseguenza della legge naturale che gli dà diritto alla vita e alla libertà, ma si rivelerà molto, molto più antimilitarista di tanti suoi compatrioti al momento di andare a bombardare l'Iraq.
Quindi: la questione delle armi è una conseguenza della sacralità della proprietà privata, non una necessità interna del sistema. Nel mondo ideale di McLeod i liberi individui (armati o meno) contrattano commercialmente i propri rapporti di forza, senza interferenze da parte di alcuno Stato. E', in linea di principio, un modello che non fa violenza a nessuno. Da un certo punto di vista, è il modello giuridico ideale di quel capitalismo puro che non si è mai dato nella storia, in cui di fatto la fonte del diritto risiede nel possesso del capitale. Nel mio fondo, nella mia fabbrica, nella mia casa mi do le mie regole e non tollero interferenze esterne. Il discorso diventa interessante quando si tratta della mia comunità.
Ciao,
Val
Per Val #63
''imparare''
Non sono assolutamente d'accordo sull'idea che noi si debba imparare il senso della comunità dagli Statunitensi. Anzi, personalmente auspico che noi non lo si impari mai, quel senso lì che hanno loro.
Mi spiego meglio.
Il fatto che tu sottolinei -la natura puramente negativa della libertà in questi libertari USA col fucile- è forse la componente più vicina all'Illuminismo, ed è probabilmente legata in qualche modo alle evidenti parentele fra Rivoluzione Americana e Rivoluzione Francese.
La comunità è intesa come comune difesa della proprietà privata e della vita. Gruppi di pionieri immersi nel nulla e esposti a Comanche si asserragliano coi carri in cerchio e sono saldamente uniti precisamente perchè ciascuno dédito alla sua personale ricerca della felicità, così come garantito dalla Costituzione USA. Anche questo è un lascito Illuministico, ma dell'Illuminismo Inglese di Locke, che vedeva nella common law ispirata al controllo sociale a livello di villaggio l'unica possibilità di difesa della libertà individuale. La presenza di tali lasciti Illuministi è stata certamente un non piccolo contributo allo sviluppo della potenza Statunitense.
Tuttavia, l'assenza di una libertà positiva -positiva come ad esempio la libera adesione alla cosiddetta legge naturale (appunto) positiva e alla dottrina della chiesa cattolica, il non posse peccare dei beati- non deriva pero' dalla consapevolezza Illuministica ed agnostica dell'uguaglianza ultima degli uomini di fronte al bisogno e al vuoto di valore dell'universo. Non soltanto non c'e' Leopardi (semmai c'e' il paganesimo panteistico di Whitman); non c'e' nemmeno la serena accettazione dell'amicizia come fondamento delle relazioni umane. Siamo lontanissimi da Epicuro.
No: la solitudine dell'individuo Statunitense è quella davanti al suo Dio. E' quella calvinistica della predestinazione, quella luterana dell'abolizione dell'assoluzione del confessore, quella quacchera del tremare di fronte alla Divinità imperscrutabile, quella puritana di mandare l'adultera alla gogna nella piazza del villaggio, quella k-kux-klanesca del linciaggio. Non è la serena libertà dell'homo faber, non è l'armonia dell'uomo di Vitruvio. E' la truce libertà che ha Achab di decidere quando scagliare l'arpione contro la mostruosa balena.
Gli USA nascono da Puritani che rifuggivano un'Europa che non tollerava più il loro fondamentalismo, nasce dai confratelli di quel Khomeini Inglese che è Cromwell -e di cui ancora oggi gli Inglesi si vergognano. L'estremo libertarismo Statunitense nasce dal furente rifiuto di ogni schermo, di ogni intermediazione, terrena o celeste, fra l'essere umano e il suo Creatore.
La proprietà privata è il frutto diretto dell'opera umana che si sottomette al peso del lavoro per mettere a frutto i talenti e le occasioni donate dala Divinità. Niente puo' dunque interferire con essa, e i governo e la comunità esistono solo per meglio difenderla. Persino goderne troppo è rischiare di gloriarsi di meriti che in fondo sono solo dell'Onnipotente: il devoto vestirà e mangerà frugalmente (l'esempio classico è Rockfeller) e reinvestirà il capitale prodotto …diremmo noi: ad maiorem Dei gloriam.
Acutamente, così, il Weber dell'Etica protestante e lo spirito del capitalismo contrappone il libertarismo Statunitense al'Umanesimo Italiano. Nel primo, perdere per pigrizia l'occasione di un buon affare è grave come un omicidio: in entrambi i casi si sputa sugli irripetibili doni dell'Onnipotente (il paragone, sorprendentemente ma mica tanto) è di Benjamin Franklin. Nel'Umanesimo, il denaro non è valore in sè, ma solo nella misura in cui consente una vita degna di essere vissuta, dèdita al perfezionamento culturale e morale dell'ssere umano: e il simbolo di tale atteggiamento è -nell'opera di Weber- Leon Battista Alberti.
Uno Statunitense non potrebbe mai aver composto Quant'e bella giovinezza / che si fugge tuttavia / chi vuol esser lieto sia / di doman non c'e' certezza. Se vuol essere consolatorio, uno Statunitense al più ti tira fuori un film come Ghost.
(E' ironico che all'inizio l'arte in USA come la conosciamo noi non esista: la decorazione della cupola del Congresso a Washington è di un artista Italiano, e lo stesso Washington, non disprezzabile architetto, copia pedissequamente il Palladio nel suo modello di villa che ritroviamo poi dovunque nel cinema Statunitense da Via col Vento in poi).
Ovviamente, quando si è così intolleranti con se stessi lo si diventa facilmente con gli altri (in contrasto, chi gode non crea imperi, e il panciafichismo della propaganda mussoliniana richiama appunto l'esecrazioen propagandistica Romana degli ozi di Capua che avrebbero infiacchito i Cartaginesi di Annibale).
Come molti militarismi, anche il militarismo Statunitense è la diretta conseguenza del sentirsi superiori agli altri (la Nazione imprescindibile), e dunque accerchiati da essi. Tale vittimismo procede in linea retta da Alamo alla guerra contro la Spagna fino alla letteratura.
Ad esempio, Robert Heinlein raffigura nei suoi splendidi romanzi di fantascienza il perfetto connubio -lui militare, patriota e libertario che raccoglieva firme a favore del bombardamento del Vietnam- fra l'imperialismo militarista di Starship Troopers e l'individualismo pionieristico di Starman Jones. Il suo Stranger In A Strange Land fu la bibbia degli hippies, mentre nel suo Farhome il prorietario di un ranch si trova catapultato da un'esplosione nucleare (Sovietica) in una America alternativa dominata da Islamici di colore: preferirà alla fine ritornare indietro al deserto radioattivo da cui era partito, e in cui difende a colpi di fucile il suo courtyard… (L'unico personaggio ricorrente sempre malvagio, sordido e traditore che ricorre nei romanzi di Heinlein è invariabilmente collegato all'autorità ufficiale, quando non si professa esplicitamente socialista).
No: la comunità Statunitense è a metà strada fra gli Amish e i mall.
Non fa per un popolo che ha San Gimignano, e Triora, e Caltagirone.
Ciao!
Andrea Di Vita
P.S. Forse la cosa più somigliante al farmer del ranch Staunitense è lo szlachetny Polacco. Immerso in una natura simile a quella delle grandi pianure e delle grandi foreste ameriocane, questi coltivava la sua terra continuamente esposto agli attacchi dei Tartari, e a difendersi aveva solo le sue armi e quelle dei suoi braccianti/servi della gleba. Ma una volta confessatosi in chiesa, pure lui, se riusciva appena a guadagnarsi un poco di tranquillità, leggeva i classici, faceva studiare i figli, magari mandandoli a scuola di latino dai preti. Individualista per necessità, a diferenza del farmer USA lo szlachetny non ha ma avuto il bisogno di impiccare la gente senza processo. Non è mai stato lontano dalla civiltà, non è mai stato solo davanti al suo Dio.
Andrea, grazie del commento. Concordo con molto di quanto dici. Mi lascia sempre perplesso (benché d'altro canto mi affascini moltissimo) il determinismo culturale per cui "nessun X avrebbe mai potuto scrivere Y": in verità da un lato penso che sia vero, dall'altro che l'uomo sia culturalmente totipotente e quindi… mai dire mai. 🙂
Mi lascia perplesso anche per la distanza cronologica dai padri pellegrini: innegabile che nel dna americano ci sia la componente fondamentalista delle origini, ma miloni di africani, russi, tedeschi, italiani e irlandesi, oltre che il tempo che passa, un po' dovrebbero averla diluita.
Quanto al senso della comunità americano, forse non ho articolato bene il mio pensiero. Magari sbaglio, ma mi par di cogliere un paradosso tra l'ossessione per la proprietà privata e un'oggettiva (oggettiva secondo me… 🙂 cura della res publica. Cioè, io noto – generally speaking – il paradosso di un popolo "comunitario" come l'italiano dove la res publica è trascurata assai e di uno "individualista" (e cultore della proprietà) privata come l'americano dove c'è un rispetto maggiore per le cose comuni. Del resto, se la storia ha un peso, non si può negare che gli americani siano "più repubblicani" di noi. Certo è probabile che il rispetto delle regole (tanto più generiche e astratte quanto più complessa è la società) comporti una certa dose di moralismo e di intolleranza, verso se stessi e verso gli altri: noi poi abbiamo quella splendida e comodissima invenzione che è la confessione dei peccati, chi invece si trova solo davanti a Dio (o alla propria coscienza) è in una situazione più spinosa.:-)
Ciao,
Val
" Forse la cosa più somigliante al farmer del ranch Staunitense è lo szlachetnyPolacco. Immerso in una natura simile a quella delle grandi pianure e delle grandi foreste americane"
"innegabile che nel dna americano ci sia la componente fondamentalista delle origini, ma miloni di africani, russi, tedeschi, italiani e irlandesi, oltre che il tempo che passa, un po' dovrebbero averla diluita."
Non so se possa servire alla discussione, ma una percentuale assai elevata di statunitensi ha origini germaniche, e un gruppo rilevante le ha centro-europee (polacche, ungheresi ecc.)
Stando alle stime di Wikipedia, 51 milioni di statunitensi afferma di avere origini tedesche (il 17% della popolazione, cioè il più grosso gruppo etnico); la stima probabilmente non tiene conto di tutti quelli che non sono consci delle loro origini o la cui discendenza germanica è troppo remota per averne memoria.
Gli statunitensi di origine tedesca sono la maggioranza anche per numero di contee (cioè per numero di contee i cui abitanti sono in maggioranza tedeschi), superando di gran lunga quelle i cui abitanti sono in maggioranza semplicemente "americani" (stando alla descrizione data da loro stessi), "afro-americani" e "inglesi" (di origine, ovviamente).
Anche gli scandinavi sono un gruppo abbastanza numeroso. Interessante che ogni gruppo sembra essersi stanziato in regioni simili per clima o per paesaggio a quelle di origine: gli scandinavi nel freddo Mid West e sui Grandi Laghi, italiani e irlandesi non troppo lontani dalla costa atlantica (New Jersey), e gli "inglesi", beh, nel New England.
http://en.wikipedia.org/wiki/File:Census-2000-Data-Top-US-Ancestries-by-County.svg
Insomma, non escluderei che nella mentalità dell'americano medio, se contano qualcosa le radici, allora ai Puritani inglesi si debba tener conto degli stili di vita dei contadini tedeschi, olandesi, polacchi…
Poe e Washington Irving potevano prendersi gioco delle chiuse comunità olandesi, ma mi pare che gli americani di oggi- anche per gusti e stile di vita- siano forse più simili a questi che ai britannici.
L'architettura lignea delle campagne americane credo sia presa di peso dall'Europa centrale e settentrionale, ad es.;
ma anche il gusto democratico-contadino di farsi le cose da soli, ma per benino, di farsi ognuno i fatti propri (con un po' di pettegolezzo ai danni del vicino), l'esaltazione assai poco britannica del "lavoro duro" come fonte di nobilitazione sociale (un inglese come si deve metterebbe al primo posto le relazioni sociali "giuste" e gli studi) sono tutte cose da ascrivere al loro influsso, direi.
Come forse anche un certo gusto gotico, che mi sembra assai più profondo che in Gran Bretagna (volendo arzigogolare, l'influsso celtico irlandese ha dato maggiore fantasia a certe cupezze renane, ma la sto davvero sparando grossa…)
Vabbè, ciao!!
Per Pino Mamet #66
Quanto dici è ancora più vero di quello che si possa immaginare. Molti Statunitensi di origine Tedesca fecero a gara per fare dimenticare subito dopo la Seconda Guerra Mondiale questa loro genealogia diventando fra i più ossessivi sostenitori della caccia alle streghe maccartiste. (SIgnificativamente cio' non avvenne per gli Italo-Americani). E' in quel periodo che persino l'antisemitismo, sia pure tabù, viene rinfocolato: si veda Focus, di Henry Miller, dove al protagonista basta cambiare occhiali per essere scambiato per Ebreo e perdere proressivamente lavoro, amici ecc. – terrificante è il film ricavatone da Hollywod e interpretato da Gregory Peck.
Ma tutto cio' non indebolisce quanto ho affermato, anzi mi sembra confermarlo. La coesistenza di etnìe diverse fino a tempi recenti negli USA è avvenuta in aree geograficamente distinte, anche su scala relativamente piccola. A parte i casi estremi degli Amish, di quella piccola comunità di pescatori negri parlanti gaelico (sic!) fra Nantucket e Terranova citati ad esempio da Kipling in Capitani coraggiosi, anche nella Big Apple gli Italiani stavano a Little Italy e i cinesi a China Town. Figuriamoci nella Bible Belt.
Ho letto che nelle Colonie la scelta dell'inglese come lingua ufficiale fu seriamente messa in discussione da una lobby Amish-like che voleva invece il tedesco, e che fu sconfitto per un solo voto.
Il razzismo reciproco era ancora piuttosto elevato fino a poco tempo fa, almeno se si deve credere a film come L'anno del dragone con Rourke, di Cimino – e, in tempi più recenti, a Fa' la cosa giusta di Spike Lee.
Ora, come dice Bradbury in Fahrenheit 451 gli esseri umani non nascono uguali, è la Costituzione che li rende uguali.
E gli Statunitensi recitano fin dall'asilo le avventure dei Padri Pellegrini -gente i cui sodali inglesi cromwelliani massacravano in nome di Dio pure chi si arrendeva- ovvero giurano fedeltà ad una Costituzione voluta da quei Padri.
Fu per una supposta offesa ai dieci comandamenti del Dio citato a qualla Costituzione che si scateno' l'unica persecuzione religiosa della storia USA, quella ai danni dei Mormoni descritta dal Vagabondo delle stelle di Jack London.
Nordisti e Sudisti si accusavano reciprocamente di avere tradito lo spirito della Costituzione (per contrasto, i nostri secessionisti legaioli non rivendicano affatto di essere loro i veri interpreti della Costituzione repubblicana del1946).
Non a caso sia chi ha inventato il Ku Kux Klan sia chi al Klan si è opposto lo ha sempre fatto in nome del Dio che avrebbe ispirato i Padri Pellegrini: lo stesso Luther King era un pastore d'anime.
A proposito della Germania Ovest ai tempi del Muro si parlo' di patriottismo costituzionale per dare un senso di appartenenza nazionale ai cittadini di quella che pur sempre una Nazione dimezzata. Era chiaramente un tentativo posticcio di identiicare nella Costituzione l'identità nazionale, malamente scopiazzato dall'unico vero esempio di Nazione che si identifica nella sua Costituzione: gli USA.
La condivisione di una sola Costituzione è una cosa che ha sempre aiutato gli Statunitensi a non massacrarsi a vicenda (United we stand, e pluribus unum: lo ripetono continuamente). C'e' un bel fil di serie B i Chuck Norris che spiega esattamente questo fatto, quandoun terrorista scatena il panico proprio sparando su una festa diispanici vestito danegro, su una festa di negri vestito da inese e su una festa di cinesi vetsito da ispanico.
Il più estremista dei libertari USA non attaccherà mai la Costituzione: anzi, la cita continuamente a riprova che è lui ad avere ragione e il Governo – l'odiosa Strega dell'Est del Mago di Oz – ad avere torto.
Si potrebbe quasi affermare he la Costituzione è per uno Statunitense la prova dello stato di elezione della sua nazione rispetto alle altre davanti a Dio (questo stato di elezione è appunto un differenza fondamentale fra le religionidei Mormoni e le altre: il libro di Mormon è rivelato in USA, che vengono dunque levati al rango di novello Monte Sinai).
Per contro, il fatto che la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo sia sostanzialmente priva di questo sfondo religioso è forse alla base dimolto del discredito che l'ONU che su di essa si fonda subisce agli occhi dell'opinione pubblica USA.
Se la vera religione degli Statunitensi è l'America, la Costituzione è la Sacra Scrittura. Come nell'Impero Romano, tutte le religioni sonoallora accettate, purchè non interferiscano con questa.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Val #65
''Cioè, io noto – generally speaking – il paradosso di un popolo "comunitario" come l'italiano dove la res publica è trascurata assai e di uno "individualista" (e cultore della proprietà) privata come l'americano dove c'è un rispetto maggiore per le cose comuni.''
Stimolante paradosso davvero! Forse lo si puo' risolvere guardando a cosa vuol dire essere Italiani ed essere Statunitensi (nel profondo, intendo, al di là delle contingenze storiche e politiche).
Il Risorgimento è fenomeno ottocentesco, ma l'idea di Italiani è anteriore. Va com'e' noto da Leopardi su su fino a Machiavelli e Dante. Come disse concisamente Manzoni, una patria è una d'armi di lingua e d'altare. Già Leopardi notava che l'Italiano è privo di senso civico, ma nutre fortissimo il campanilismo; Guicciardini prima di lui aveva notato il culto del particulare. Ma la risposta più precisa la dà l'inno di Mameli: noi fummo da secoli / calpesti e derisi / perchè non siam popolo / perchè siam divisi. In altre parole gli Italiani riscoprono la propri nazionalità quando sono minacciati (pensiamo a La grande guerra di Monicelli con Sordi e Gassmann). Ne segue che, come ho spegato a mio suocero Polacco che mi chiedeva di riassumergli la storia d'Italia, ogni vittoria Italiana è una sorpresa.
Ma cio' che unisce gli Italiani (dagli spaghetti al gusto del bel vestire all'arte di arrangiarsi all'indifferenza alle regole rigide all'amore per il bel canto al familismo amorale al paganesimo mai dissolto del tutto a un certo scetticismo di fondo al prevalere della comunicazione verbale e gestuale su quella scritta) esisteva da prima che esistesse l'Unità d'Italia, e nel bene e nel male ci rende immediatamente riconoscibili ovunque.
Tutte le comunità Italiane, pure accomunate da quanto sopra elencato esistevano millenni prima dell'Italia. La noncuranza per le cose comuni ai nostri occhi non compromette affatto la sopravvivenza del nostro popolo (lingua, usanze, cucina, tradizioni) che è -ce lo ricordano i ruderi che i circondano tutti i giorni- erede di popoli antichissimi. Come individui ce la spassiamo perchè ci vediamo polvere sulla faccia dell'eternità, ma come popolo sappiamo di essere eterni. De Crescenzo pubblico' una fantastica raccolta di fotografie di Napoli chiamata Sono figlio di persone antiche, e sostiene a ragione che Napoli è l'ultima città del mondo classico. Non a caso un'espressione meravigliosa quale 'Ma tu quanti anni vuoi campare?' è intraducibile.
Invece cio' che unisce gli Statunitensi -la Costituzione- non esisteva prima degli Stati Uniti. La comunità tipica Statunitense -il cerchio dicarri deipionieri- è nata insieme agli Stati Uniti, e senza di essa gli Statunitesi non esisterebbero nemmeno come tali. Essa è dunque artificiale, e quindi il culto delle regole che la mantengono è tanto più rigido perchè recente e fragile.
Questo tema -che a ben vedere è il tema della legittimità- è descritto splendidamente nel capolavoro hollywoodiano con James Stewart e John Wayne L'uomo che uccise Liberty Valance. La storia è ricchissima di sfaccettature, ma ai fini della nostra discussione si riduce ad un giovane magistrato idealista (Stewart) che arriva senz'armi nella cittadina di frontiera terrorizzata da un infame pistolero. Questi lo suona ripetutamente come un tamburo ma lui gandhianamente impone la sua presenza in maniera non violenta, con la sola forza nella fede della Legge. Sfidato a un duello dall'esito scontato per tutti, incredibilmente uccide il cattivo e conquista la bella di turno e il seggio di senatore. Ma è tormentato al rimorso di avere ucciso un uomo -sia pure un criminale- al di fuori della Legge. Allora John Wayne, pistolero a riposo, per liberarlo dagli incubi gli rivela la verità: è stato Wayne debitamente nascosto a sparare al malvagio alle spalle un attimo prima che questi potesse uccidere Stewart, lasciando il merito all'uomo non violento. Lo ha fatto perchè quando ancora il villaggio era in mezzo al nulla la cosa sarebbe stata risolta alle spicce alla maniera cui Wayne era da sempre abituato; ma ora che era arrivata la civiltà solo la fede di tutti nella Legge -ispirata dall'apparente vittoria di Stewart- permetterà il mantenimento della pace in città.
Ecco dunque che la comunità retta da leggi , non più un semplice branco di pistoleri in continua lotta fra loro, si erge a difesa della vita e delle proprietà dei singoli. Notiamo che nessuno -mosso a compassione o per spirito di contrada o di famiglia o di rione, come sarebbe stato da noi- si muove a difesa di Stewart, prima che il malvagio venga ucciso. La vittoria della Legge è in realtà un'ultima vittoria della violenza a tradimento, che vincendo distrugge se stessa. Una situazione da tragedia greca, da Edipo che solo sacrificando se stesso edifica la pace nella città. Il film è sublimamente ambiguo: alla fine non si capisce se il vero buono sia Stewart, coraggioso ma superbo nella sua fede cieca nella Legge e comunque alla fine premiato dal potere e dalla donna, o il violento Wayne che rimane nell'ombra e non dovrà mai ricevere alcun riconoscimento per il suo gesto.
Forse il paradosso è adesso risolto. La res publica Italiana è uno strumento, ma mai l'unico strumento, per la preservazione della comunità. Senza il 'rispetto delle cose comuni' lo Statunitense in quanto tale, invece, non esisterebbe neppure.
Ciao!
Andrea Di Vita
Andrea, la tua è un'analisi interessante e abbastanza convincente.
Io ogni volta mi chiedo fino a che punto siamo "embedded" in sistemi culturali che vanno presi "in blocco". In sostanza, per avere un paese ordinato bisogna essere svizzeri? La monezza e la corruzione sono comprese nel "pacchetto simpatia" così come l'intolleranza è compresa nel pacchetto "efficienza e onestà"? Così è detta un un po' troppo in soldoni, ma mi piacerebbe capire se e come una questione del genere è stata affrontata in termini rigorosi.
Quanto alla polvere dell'eternità, hai ragione, anche se tendo a diffidare di certa retorica che spesso (non nel tuo caso, ovviamente) si risolve in una variante della solita battuta della serie: "quando noi conquistavamo il mondo/scrivevamo l'eneide/ecc., loro vivevano ancora sugli alberi". Dove il "noi" e il "loro" sono entità virtuali. Non dubito che il passato secolare abbia un peso che grava sul presente anche senza che ne siamo consapevoli. Però i romani de Roma d'oggi (a parte la retorica su "Roma caput mundi" quando "a maggica" vince uno scudetto ogni trent'anni), oltre ad essere discendenti degli ostrogoti quanto di Giulio Cesare, a che titolo si possono considerare eredi della Roma repubblicana più di un ginevrino o di un abitante di Manhattan?
I padri della patria statunitensi sentivano senza dubbio una continuità tra la loro cultura e quella non solo illuminista, ma anche greca e romana. Si potrà dire: a torto, eppure credo che in una certa misura sia sufficiente sentirsi erede di una tradizione per esserlo davvero. Ad ogni modo è curioso e al tempo stesso indicativo che la cultura popolare americana (Hollywood ecc.) rivisiti il passato classico (da Ben Hur a Troy alla passione di Cristo) ben più della nostra.
Mi pare comunque che non si possa addebitare come una colpa all'americano medio il fatto di non avere un passato più solido (spaghetti, colosseo & cattedrali) in cui identificarsi. Ammesso che sia davvero così, non sarei però tanto tranchant nel negare l'esistenza di comunità che esistono a prescindere dalla devozione verso la Costituzione, e che danno senso un senso di appartenenza ai singoli individui. Marge Simpson va in parrocchia e Homer ha i suoi amici del pub, non è granché ma c'è pure un minimo comun denominatore con noi e che permette un riconoscimento. In fondo, non si vede perché se un americano copia Palladio è sintomo di un vuoto mentre se lo fa un italiano alimenta una tradizione…
Notare poi che tutto il continente americano è giovane, quindi certe spiegazioni dovrebbero valere per tutti. Qui sarebbe interessante il parere di Miguel. Più che la mancanza di una tradizione (storia + abitudini) condivisa, penso che in effetti la differenza rispetto all'America latina la faccia l'imprinting protestante-integralista (anche se poi il Canada ha un'altra storia ancora).
Tra parentesi: sono convinto però che il vero estremista libertarian americano metta in discussione persino la legittimità della Costituzione. Ma di sicuro, se è vero che è l'unica cosa che ha impedito agli americani di massacrarsi a vicenda, è giusto che a suo modo sia venerata. Con tutti di "difetti strutturali" che tu hai ben illustrato, continuo a chiedermi se almeno in questo abbiamo qualcosa da imparare di fronte a un futuro multietnico, in cui l'identità nazionale sarà sempre più debole. Non credo che impedire di vendere kebab nei nostri centri storici aiuterà molto…
Ciao,
Val
'Però i romani de Roma d'oggi (a parte la retorica su "Roma caput mundi" quando "a maggica" vince uno scudetto ogni trent'anni), oltre ad essere discendenti degli ostrogoti quanto di Giulio Cesare'
Mah, pare che il contributo genetico (non che sia importante) delle migrazioni germaniche o invasioni barbariche che dir si voglia sia stato piuttosto basso;
certamente la plebe di Roma (ma in generale di tutta Italia) durante l'Impero era però di origini alquanto diverse dai primi quiriti.
Da ricordi dell'esame di Storia Romana (quasi contemporaneo ai fatti studiati 😉 ) risulta, stando almeno all'epigrafia, che in epoca tardo-imperiale circa due terzi della popolazione italiana aveva origini servili, spesso da cercarsi nel Mediterraneo orientale.
Non ricordo quale autore, in epoca augustea, affermava che in Etruria gli Etruschi erano divenuti quasi una rarità, sostituiti da coloni "romani" di varia origine e da schiavi stranieri.
Un amico etruscologo mi conferma che, contrariamente a studi precedenti, pare non ci sia continuità genetica tra i resti antropici di epoca etrusca e la popolazione toscana attuale, mentre c'è una certa continuità con l'epoca medievale;il campione era comunque piuttosto esiguo, quindi non conclusivo.
Ciao!
Per Val #69
''In sostanza, per avere un paese ordinato bisogna essere svizzeri?''
No . Bisogna rispettare le regole senza invocare l'alibi dei Valori (che poi appunto quello sono, alibi). Non a caso i paesi più ordinati sono di solito anche quelli più secolarizzati.
''eredi della Roma repubblicana''
Mi sono spiegato poco chiaramente.
Non eredi della Roma repubblicana, ma eredi di qualcosa. Per la precisione, qualcosa che sta in piedi da circa tremila anni. E questo anche il più coatto dei coatti lo vede tutti i giorni, da Bolzano a Pantelleria.
Il mio professore di tedesco diceva che noi Italiani non siamo pieni di monumenti: ci sbattiamo il naso contro continuamente e non ce ne accorgiamo nemmeno più.
Se vai ad Huntsville, Alabama, dove c'e' il Museo dello Spazio in onore di Von Braun che lì progetto' lo sforzo spaziale USA, sulla prima pagina dell'elenco del telefono sta scritto: prima di Von Braun qui c'era soltanto il cotone.
A Volterra cosa dovrebbero scrivere? Prima di Porsenna qui c'erano solo i Villanoviani?
''non solo illuminista, ma anche greca e romana.''
Confermi quello che ho detto io. Gli Illuministi stessi si rifacevano continuamente agli esempi della classicità, perchè tutta l'istruzione verteva su quelli.
''Ad ogni modo è curioso e al tempo stesso indicativo che la cultura popolare americana (Hollywood ecc.) rivisiti il passato classico (da Ben Hur a Troy alla passione di Cristo) ben più della nostra.''
Ancora, confermi quello che ho detto: l'idea stessa di quei kolossal è copiata pari pari dal cinema Italiano, da Cabiria e Scipione l'Africano in poi.
(Non è legame coi Greci e coi Romani: hanno copiato pure I Sette Samurai , e l'hanno trasformato nei I Magnifici Sette, che poi ha dato origine a Il Ritorno dei Magniifici Sette, I Magnifici Sette Nello Spazio ecc. ecc.)
Potrei ribatterti che il cinema Italiano -a differenza di quello Statunitense- è quasi del tutto privo di grandi film sull'Antico Testamento: non è mai esistito a Cinecittà un Cecil de Mille.
E ti prevengo subito, non è un fatto di quattrini: infatti non tutti i film di argomento veteroestamentario sono necessariamente dei kolossal -pensa ad esempio a Davide e Betsabea.
Per contro,a New York c'e' una copia in cemento dell'Arco di Tito, eretta da una fondazione fondamentalista che voleva evitare che la cattolica Roma attraesse a sè con le sue bellezze la devota gioventù USA.
E a un mio collega in Ohio hanno chiesto qual'era oggi il nome del Re d'Italia.
E ne La crociera degli innocenti di Mark Twain, durante una gita a Venezia il capo di una comitiva dui turisti quaccheri salta su aggredendo verbalmente la guida: ci state imbrogliando, non è possibile che tutti quei Km di quadri siano stati dipinti tutti da un unico Mister Rinascimento!.
''colpa''
Non è una colpa, più di quanto sia una colpa essere cavi se si è una canna in un canneto. Ma solitamente non costruisci un casa durevole con delle canne.
''negare l'esistenza di comunità che esistono a prescindere dalla devozione verso la Costituzione''
Toglila, e si scanneranno. Non a caso il diritto di portare armi per difesa peronale è scritto nella Costituzione.
La bella frase di tanti western C'e' un nuovo sceriffo in città è l'equivalente della definizione hobbesiano della Stato: la bestia creata per non doverne temere nessuna.
Dico: quelli i Magistrati li eleggono. Che razza di indipendenza del potere giudiziario vuoi che abbiano?
''un italiano''
Protesto vibratamente 🙂
Se c'e' una cosa che gli Italiani in arte non hanno mai fatto è copiare il passato, per il semplice motivo che ne sono così schiacciati che qyualunque cosa faccia un artista Italiano è la prima cosa che si va a pensare. (Allo stesso modo, il primo contribuente del Fisco a Genova è un notissimo fiscalista).
Non solo il Rinascimento non copia i Greci e i Romani, ma persino il Neoclassicismo lo dimostra: confronta, che so io, Canova con Thorvaldsen.
OT: Quella in cui viviamo è forse l'unica epoca della storia dell'architettura Italiana -a parte le guerre gotiche di Belisario- che quasi non produce bellezza: oggi come allora, perchè schiacciati da una barbarie importata. Non ci vogliono mica Sgarbi o Zeri per catalogare le brutture della modernità, da noi. FINE OT.
Per contro, guarda gli Inglesi, che copiano all'infinito le loro chiese sassoni: persino un eclettico come Wren a loro sembra un nuovo Vitruvio. Negli USA si combina una estetica da nani da giardino con un gigantismo staliniano. In modo drammatico , ne parla pure il cinema hollywoodiano ne La fonte della felicità con Gary Cooper. Una bella satira Statunitense del proprio gusto (perchè loro se ne rendono conto, eccome) la trovi nelle bellissime scene inziali di Edward mani di forbice, e naturalmente nello splendido raccontino La casa (Tessaract) di Heinlein.
''Notare poi che tutto il continente americano è giovane, quindi certe spiegazioni dovrebbero valere per tutti.''
Beh, l'America Latina ha tante ma poi tante di quelle tradizioni pre-europee che riaffiorano continuamente in ogni aspetto della loro vita. Sono proprio i nuovi ricchi, i pidocchi infarinati di più crassa ignoranza, quelli che affettano l'imitazione dei modelli statunitensi: così i boss della coca ostentano stereo e lusso tanto quanto i loro colleghi camorristici Italiani. (Già il boss della Mafia siciliana è pù discreto. Unproverbi svizzero in fondo dice che la ricchezza più è antica e meno si vede).
''Non credo che impedire di vendere kebab nei nostri centri storici aiuterà molto''
Ho estremizzato per maggior chiarezza. Pero' mi sembra chiaro che la convivenza richieda il rispetto delle regole, e non l'imposizione di qualche Valore. Fare legge dello Stato la xenofobia legaiola è folle, ma lo è anche continuare a garantire i privilegi fiscali o educativi a una chiesa. Quello che differisce pero' gli USA da una normale democrazia europea (quale l'Italia non è ancora) è il fatto che la seconda ha alla base una cultura del rispetto dele regole, mentre gli USA esistono letteralmente perchè si fidano di Dio: in God we trust.
Ciao!
Andrea Di Vita
Leggasi, continuità tra l'epoca medievale e la nostra.
Per Pino Mamet
All'epoca di Augusto l'Italia aveva sette milioni di abitanti, di cui tre milioni erano schiavi, ma già nel II secolo a.C., Scipione Emiliano nel sedare una protesta di popolane di Roma città, rinfacciò ad esse e ai loro cari di essere un branco di meticci perlopiù di origine servile, provenienti da ogni angolo conquistato dai Romani.
Questo per concordare con te sulla stupidità di chi, vedi su You Tube, parla di una razza italica pura e omogenea al 95%, o senza spingersi a tali profondità di studio, parla di attacco alla nostra identità da parte degli immigrati, come se questo NON FOSSE MAI ACCADUTO PRIMA nella storia d'Italia.
ciao
Mirkhond
Sempre per Pino Mamet
Riguardo all'Etruria, in questi anni si stà svolgendo una ricerca genetica in una zona dell'Etruria profonda, nel Senese.
Ora dai dati emersi, risulta che gli abitanti della zona, piuttosto fuori dalle grandi rotte di comunicazione, ha geni simili agli abitanti della…Turchia!
Da qui, il riprendere vigore della tesi sull'origine anatolica degli Etruschi, mentre potrebbero benissimo, questi abitanti dell'area interessata, essere appunto i discendenti di schiavi anatolici deportativi dai Romani. Tiberio Gracco infatti, alla vigilia della sua ascesa al tribunato della plebe nel 134 a.C., raccontava, al suo ritorno da un suo viaggio in Etruria, di avervi visto vasti latifondi popolati SOLO da schiavi.
ciao
Mirkhond
Chapeau, mi levo il cappello di fronte a cotale batteria di citazioni. 🙂
Vinto ma non convinto: sembra che culturalmente gli americani siano, rispetto a noi, degli extraterrestri. Non conosco abbastanza la cultura cinese per dare un giudizio, ma intuisco che sia così sideralmente lontana dalla nostra da essere per molti versi incommensurabile, mentre in quella dei nordamericani notiamo le (grandi) differenze proprio perché c'è un rapporto di parentela.
Mi pare che alla fine si stia discutendo più che altro della "superiorità" della civilizzazione mediterranea rispetto a quella nordeuropea-protestante e della sua filiazione americana. Non so, istintivamente sono d'accordo, ma mi pare che il mondo sia sempre più contraddittorio di quanto ce lo immaginiamo. Vale un principio quantitativo, basta essere eredi di qualcosa, e da più tempo dura quel qualcosa meglio è? Sicuri che a Huntsville, Alabama, sia tanto peggio che a Locri o a Scampia, Magna Grecia?
Sui Valori bisogna poi intenderci, io ho evitato appositamente il termine perché equivoco. Il rispetto della legge non è il rispetto di un valore. Può darsi che gli americani rispettino la Costituzione e la legge solo perché confidano in Dio. Io dico, banalmente, che gli italiani dovrebbero prendere esempio dai paesi dove le regole sono maggiormente rispettate, US compresi.
Ciao!
Val
P.S. Noi si fa i bastiancontrari per amor di discussione, eh? Lo so anch'io che gli Stati Uniti sono l'impero del male… 🙂
Però occhio, non puoi prima criticarli quando non ostentano la ricchezza (stile Rockfeller) e poi, all'opposto, quando la ostentano (stile Scarface)! Va bene il modello mediterraneo, ma qui finiamo per fare l'elogio del boss mafioso… 🙂
"Da qui, il riprendere vigore della tesi sull'origine anatolica degli Etruschi, mentre potrebbero benissimo, questi abitanti dell'area interessata, essere appunto i discendenti di schiavi anatolici deportativi dai Romani."
Infatti! Il DNA da solo non dice più di quanto… può dire; può dirci se due persone seppellite insieme sono parenti, o se un tale ha qualche tratto genetico più frequente in una regione del mondo anziché un'altra (semplificando) ma non può certo dirci che lingua parlasse o quali fossero le sue credenze religiose.
Come la "cultura materiale", consente di fare speculazioni, ma non certo, da solo, di trovare delle risposte certe.
Oltretutto c'è anche il problema della rappresentatività dei campioni scelti (che a volte fanno sospettare il cherry picking).
Peggio di tutto è l'uso del tutto falso ed estremamente banalizzante che ne fanno i vari pseudoleghisti (di tutto il mondo!).
Considerando una tua certa antipatia per i greci del giorno d'oggi (che io non condivido, si vede che ne ho conosciuti di simpatici, tolto l'arvanita di cui ti parlavo nei commenti all'altro post…) ti segnalo tal Dienekes Pontikos, straconvinto che i greci di oggi discendano al 100% da quelli antichi, o giù di lì; che aveva un sito e un forum abbastanza informati su questioni di genetica (dove ovviamente i pazzoidi e i legati alle varie "agenda" nazionalistiche o localistiche si sprecavano, ma da cui si ricavavno anche dati interessanti).
Ciao!! 🙂
A proposito di Dienekes, che mi è tornato in mente, ho trovato nel suo blog questo;
un interessante articolo sulle differenze comportamentali tra gente WEIRD (Western Educated Industrialized Riche Democratic) e resto del mondo, e, all'interno dei WEIRD, tra Americani specificamente ed Europei:
http://www.psych.ubc.ca/~ara/Manuscripts/Weird_People_BBS_Henrichetal.pdf
Per Pino Mamet
No, non mi stanno antipatici i "Greci" moderni, ma il loro esasperato sciovinismo che li vuol ricollegare ESCLUSIVMENTE ai Greci antichi, dimenticando ciò che è venuto dopo, che a me, per il mio amore per la storia bizantina, piace di più.
Comunque condivido il tuo pensiero.
ciao
Mirkhond
Per Val #75
''Sicuri che a Huntsville, Alabama, sia tanto peggio che a Locri o a Scampia, Magna Grecia?''
Certo che no, per gli abitanti di Huntsville. L'incubo comincia quando Locri vuole somigliare ad Huntsville (o eventualmente viceversa). Sono convinto -e ricavo conferma una rapida lettura del testo citato dal link del post #77 di Pino Mamet- che la specie umana sia quasi infinitamente variabile. (Questa, tra l'altro, è la base concettuale del mio relativismo culturale ed etico)
Possono bastare pochi anni o decenni di separazione per creare differenze culturali profonde.
Ne abbiamo vari esempi, come l'abisso culturale (in cinquant'anni) fra i negri della Liberia rimasti liberi nelle foreste e i negri figli di Liberiani deportati schiavi in USA, quando i secondi sono stati riportati a casa (R. Kapuscinski, Ebano), oppure come la divergenza (in sette anni!) dello sviluppo tecnologico della Germania nazista rispetto a quello angloamericano fra il 1933 e il 1940 (silicone, benzina sintetica, missili da una parte, magnetron e radar dall'altra).
Questa facilità di diversificazione è un bene, perchè aumenta le probabilità di sopravvivenza della specie proprio come la biodiversità in una foresta.
Ora, puo' darsi benissimo -solo il tempo puo' dirlo- che 'la sottospecie culturale USA' sia dominante e quella 'mediterranea' sia recessiva. Così come puo' darsi il contrario: non ci sono una cultura 'buona' e una cultura 'cattiva', così come non ci sono un numero intero rosso e un umero intero verde.
Vorrei sviluppare questo punto. In un libro di Costanzo Preve citato nel sito del Campo Antimperialista caro a Martinez l'autore propone una 'teoria dello sdoppiamento' , secondo la quale ci sono due configurazioni relativamente stabili nella storia umana dal Neolitico in poi. La prima è basata sulla disuguaglianza ra classi sociali, sulla struttura in classi (Alti-Medi-Bassi di Orwell, Sacerdoti-Guerrieri-Contadini di Dumézil etc.). La seconda sull'egualitarismo (le tribù amazzoniche, i Tasaday delle Fuilippine, il comuniismo primitivo ecc.).
Alcuni pensano che la civiltà protovillaniviana fosse egualitaria, mentre gli Etruschi erano certamente nettamente una società classista. Matematicamente si direbbe che i due schemi sono due attrattori. A seconda delle epoche e delle regioni si passa dall'uno all'altro. (OT Un fisico nota subito la somglianza coi domini di fase di un ferromagnete FINE OT) Negli ultimi quattromila anni il primo schema si è progressivamente diffuso nel mondo, ma non c'e' motivo perchè debba restare per sempre così. Nota che non c'e' nessun giudizio di valore: una società schiavistica puo' durare secoli indipendentemente da quanto dolore produce.
Una società egualitaria per noi oggi è un po' come quella descritta in in Imagine di John Lennon: una pura possibilità logica, che a parte i giardini degli Epicurei, gli sforzi di Waverley al tempo di Cromwell e qualche Comune nessuno ha mai visto. Ma secondo Preve tale tipo di società è già esistito in passato, e puo' ritornare in futuro. Se hai presente The Left Hand Of Darkness di Ursula Le Guin capirai meglio cosa voglio dire; ma la cosa interessante è che l'idea di Preve è una dottina della Storia che sostituisce alla concezione evoluzionistica di Marx una concezione per così dire meteorologica, dove vortici rapidamente ruotanti su se stessi -ciascuno corrispondentead una civiltà- si avvicendano su tempi molto più lunghi della rotazione di un vortice (la storia delle battaglie e dei generali) senza mai permanere in eterno. Come è giusto per una descrizione che voglia essere scientifica, non c'e' traccia di Legge Naturale, perchè non ce n'e' bisogno.
Torniamo agli USA e al Mediterraneo. Hai notato che negli USA c'e' il libertarismo individuale, ma non c'e' mai l'egualitarismo? La proprietà privata è un diritto inalienabile, e per difenderla posso anche contestare el'autorità: ma Stato ed hippies concordano nel collocarsi agi antipodi dalla tribù amazzonica, dove tutto è comune. Viceversa, non solo il socialismo nace da un pensiero che è un diretto appello a quel comunismo (anche se 'primitivo') ma persino nei giardini degli Epicurei si è molto più vicini all'egualitarismo (motivato razionalmente) che alla distinzione in classi. Un esempio ancora più noto sono le comunità di primi cristiani (dove l'egualitarismo è uguaglianza fa fratelli figli della stessa divinità), contrapposte alla chiesa gerarchica post Costantino. Tentativi di ritorno all'egualitarismo dei primi cristiani sono stati com'e' noto regolarmente soffocati nel sangue attraverso i secoli. E la cultura epicurea è stata soffocata dallo stoicismo di Stato imperiale prima e dagli amanuensi poi, fino a creare un girone dantesco apposta per i seguaci del Giardino. Ma gli USA nascono dalla fuga Puritana da un Re d'Inghilterra considerato troppo cattolico, troppo tollerante, troppo lontano dalo spirito dell'Antico testamento, troppo poco talibano, vicino alla Spagna (per i Puritani i Papisti spagnoli sono dei sibariti (sic!)). Non c'e' traccia di egualitarismo nei Puritani, anzi: la subordinazione di donne e bambini rimane ancora più rigida che ai tempi dell'antica Roma, anche dopo la terribile vendetta delle vergini di Salem. Per riascoltare parole di Egalité avremo da aspettare altri decenni. Ma non faranno breccia nelle terre del Ku Kux Klan.
''Scarface''
Sono sempre colpevole di eccesso di concisione. Io non contesto gli Statunitensi. Dico solo che non dobbiamo scimmiottarli. Il rispetto delle regole è una condizione universale di civiltà, così come il rispetto del semaforo rosso è una condizion generale di sicurezza del traffico. Mi viene il sangue agli occhi quando sento gente che non ha neanche mai visto in vita sua Castel del Monte o Triora o Monreale trasecolare davanti al Caesar's Palace. Insomma, non amo Nando Moriconi (e adoro Sordi che ce lo ha fatto sbeffeggiare). Questo appiattimento -che nemmeno gli Statunitensi gradiscono, e a ragione- trova nei malavitosi sudamericani e nostrani di successo la sua massima espressione, ed è uno dei peggiori risultati della globalizzazione. Saviano sottolinea come i Casalesi siano i più sinceri fautori del mondo globalizzato, non a caso ribattezzato in un noto saggio flat world.
Ciao!
Andrea Di Vita
>> a bella frase di tanti western C'e' un nuovo sceriffo in città è l'equivalente della definizione hobbesiano della Stato: la bestia creata per non doverne temere nessuna.
>> Dico: quelli i Magistrati li eleggono. Che razza di indipendenza del potere giudiziario vuoi che abbiano?
contesto, contesto!
1) lo sceriffo (western quindi immaginario, quindi quello che conta) viene ELETTO dai probi cittadini e da essi stipendiato e nel caso licenziato, altro che l'onnipotente Leviatano statale di Hobbes!!!
2) tutta quella che serve: il giudice DIPENDE dal popolo che lo elegge e da nessun potere o fazione che ne determina la carriera.
in effetti, è ottima la domanda sul "pacchetto completo" … ci sono aspetti della società USA che importerei di corsa, altri di cui non sento il bisogno
Francesco
Per Francesco #80
Al solito, ho peccato di eccesso di concisione e vado a spiegarmi meglio :-).
In USA l'autorità incaricata di interpretare la legge (il magistrato) e quella fare applicare la legge (lo sceriffo) dipende dallo stesso corpo elettorale che produce il potere legislativo (il congresso) che a sua volta produce le leggi.
C'e' allora un corto circuito fra potere esecutivo (sceriffo + Governatore da cui lo sceriffo dipende in caso di emergenza), potere giudiziario (magistrato) e potere legislativo (congresso).
Invece di rimanere rigidamente distinti, come prescrive Montesquieu, i tre poteri (le persone, cioè, che li esercitano) sono scelti da un unico capo, che diventa dunque il tiranno assoluto. Solo che invece di essere qualche Monarca o qualche Fuehrer o qualche Segretario di Partito, questo tiranno assoluto, questo Leviatano, è la Maggioranza. (Quella che Ibsen definisce appunto come Il nemico del popolo nella sua omonima opera teatrale).
La tirannia della Maggioranza è mutevole e flessibile, ma non per questo meno tirannica, tanto più in un Paese come gli USA dove l'individualismo spinto indebolisce il peso di quei corpi sociali intermedi (famiglia, Chiesa, partiti politici, sindacati) che da noi mediano fra individuo e Stato (la critica non è mia, ma -cito a memoria- di Tocqueville).
In un paese europeo, invece (e in Canada) si accede alla Magistraturea e alle Forze dell'ordine per concorso, e al potere legislativo si accede se si vincono le elezioni. Come dice la nostra Costituzione, il potere appartiene al popolo che lo esercita nelle forme stabilite [una volta per tutte e indipendentemente dalle mutevoli maggioranze elettorali, n.d.r.].
Come ha scritto di recente l'ex presidente di Corte Costituzionale Zagrebelsky, la democrazia non è il potere del popolo e basta (quella sarebbe l'oclocrazia, già identifiata da PLutarco nella sua natura di degenerazione denunciata da Platone nel discorso del coppiere), ma il potere del popolo + la separazione dei poteri.
Ciao!
Andrea Di Vita
caro Andrea
un bel 4 in Diritto Costituzionale sarebbe appropriato
confondi diversità di forme della separazione dei poteri da mancanza di separazione
confondi diversità nell'organizzazione della sovranità (sempre del popolo) frutto di diverse costituzioni con inesistenti alternative di sovranità
i giudici dipendono dalla legge e dalla costituzione, votate dal parlamento eletto dal popolo – anche in Italia
da noi il giro è più tortuoso e più facile che i temporanei gestori di una funzione pubblica si erigano a casta (saccente e prepotente)
Francesco
Per Francesco #82
Eppure è semplice.
I giudici rispondono solo alla legge. Le leggi le fa il potere legislativo
(OT da qui l'esimia fesseria di quelli che ripetono 'i poliziotti arrestano i delinquenti e i giudici li assolvono': per forza, se le leggi sono fatte in un certo modo i giudici le devono comunque applicare. Semmai e' da capirsi perchè le leggi siano fatte in quel modo dal potere legislativo…FINE OT)
Il potere esecutivo fa applicare le leggi.
Fare dipendere i giudici dall'esecutivo o dal legislativo viola la separazione dei poteri.
E a maggior ragione tale separazione salta se l'operato del giudice viene a sua volta sindacato ..dagli stessi che eleggono il legislativo!
E' un po' come nel calcio. Finchè gli arbitri sono designati, lo scudetto lo vincono sempre gli stessi -altro che Moggi. Com'e' che si chiama? Sudditanza psicologica? L'unico campionato in cui gli arbitri non furono designati, ma sorteggiati, lo vinse il Verona. Gli arbitri NON devono essere designati da presidenti, tifosi, calciatori e relative associazioni. Chi dice il contrario è come Blatter quando si arrampica sugli specchi per giustificare il rifiuto della moviola in campo.
Ciao!
Andrea Di Vita
la Legge non esiste, è un'entità astratta.
i giudici non sono la bocca della legge ma la interpretano, necessariamente.
o accettiamo a priori l'operato dei giudici, fingendo che siano Angeli Vendicatori scesi dal cielo e puri
o riconosciamo che il loro operare ha per fine il bene pubblico e che il poplo è il giudice più adeguato del loro operare
mi pare ridicolo scandalizzarsi perchè il giudice, come il deputato e il ministro, è giudicato dal popolo: ognuno per quello che è il suo compito ma alla fine tutti rispondono al popolo
calcisticamente, i giudici sono come i terzini, non li valuti per quanti gol fanno ma li valuti lo stesso.
ciao
Francesco
Per Francesco #84
''Legge''
Le legge è uno strumento, esattamente come un semaforo, e funziona solo se è uguale per tutti.
Siccome è fatta dagli essere umani, essa è imperfetta, e va adattata ai casi particolari. Questo è il lavoro del Magistrato.
Il quale non puo' usare come metro di giudizio la mutevole volontà popolare. Se lo fa, si finisce nella giustizia-reality-show del tipo Volete Barabba o Gesù?
Come dimostra appunto il processo a Gesù, una giustizia ricondotta in unltima analisi al popolo condanna anche l'innocente, se sta antipatico alla maggioranza del momento.
Il magistrato risponde certo alla volontà popolare, e le sue sentenze sono emesse in nome del popolo italiano. E nota che il buon Magistrato non puo' mai lavarsene le mani, come sempre il processo a Gesù dimostra: le sue sentenze hanno sempre un impatto anche politico (ad esempio, assolvere Gesù avrebbe sputtanato il Sinedrio).
Ma il Magistrato risponde alla volontà popolare adattandone i frutti -le leggi prodotte dal potere legislativo eletto dal popolo. Se il popolo non è contento dei risultati, vota politici che cambiano le leggi.
Ciao!
Andrea Di Vita
P.S. Se un terzino commette fallo da esplusione sull'attaccante avversario lanciato in contropiede e l'arbitro guarda dall'altra parte, cio' può cambiare l'esito della partita. Ma l'arbitro mica lo scelgono le tifoserie.
>> una giustizia ricondotta in unltima analisi al popolo condanna anche l'innocente, se sta antipatico alla maggioranza del momento.
beh, no.
il controllo del popolo sul giudice non è il controllo del popolo sul singolo processo. è l'elezione periodica del giudice, che ne valuta tutto l'operato. mi pare una differenza assolutamente fondamentale.
il giudice italiano fa il cavolo che vuole e non ne risponde MAI a NESSUNO. e ben sai che l'occasione fa l'uomo ladro.
ciao
Francesco
PS non mi pare che cambiare le leggi sia molto efficace, se il giudice può sempre e comunque interpretarle
se a fine stagione gli arbitri venissero "eletti", certe amicizie di lungo corso tra arbitri e alcuni dirigenti sportivi non potrebbero esserci. negli USA, i padroni delle squadre scelgono un uomo, loro dipendente, che valuta e licenzia gli arbitri. e funziona benino
Per Francesco #86
''singolo processo''
Dall'esito di un singolo processo ben pubblicizzato potrebbe dipendere l'intera carriera. E la scelta di un particolare andazzo nelle sentenze ha una enorme visibilità politica. Tant'e' che in Francia -dove l'azione penale non è obbligatoria ma dipende dal Ministero, e i giudici francesi se ne lagnano da sempre invidiando l'obbligatorietà Italiana dell'azione penale (sic!)- ai tempi della ghigliottina le esecuzioni capitali aumentavano in prossimità delle elezioni politiche. Pure nei film USA si vedono le sentenze cambiare a seconda della vicinanza delle elezioni a questo o quel tribunale…
''ben sai che l'occasione fa l'uomo ladro''
Ecco perchè vanno moltiplicate le occasioni di controllo e verifica interne alla Magistratura. Ma assolutamente NO ad una elezione popolare! Per esempio si potrebbe cominciare a limitare o eliminare gli incarichi extragiudiziali, gli arbitrati ecc. Se non lo si è mai fatto è perchè la disponibilità di certi lucrosi incarichi puo' tornar comoda sia al comittente sia a chi li accetta.
''non mi pare che cambiare le leggi sia molto efficace, se il giudice può sempre e comunque interpretarle''
Beh, qualcuno che le interpreti ci vuole sempre, visto che nessuna legge è perfetta e nessuna legge puo' coprire tutti i casi possibili.
OT C'e' stato che io sappia un solo Paese che abia rinunciato alla Magistatura tout court nell'interpretazione delle leggi: l'Albania di Hoxha. Ma dovrei chiedere a Ritvan.
''funziona benino''
In quale sport? Perchè nel pugilato la corruzione è leggendaria…
Allora è meglio quello che si faceva in certe città Italiane nel Medioevo, dove i giudici di un dato processo erano estratti a sorte.
(E' ben vero che Lorenzo il Magnifico aggiro' il sistema comprandosi tutti i giuristi iscritti ale liste da cui si estraeva a sorte. Ma contro un Lorenzo il Magnifico nessuna democrazia è al sicuro).
Ciao!
Andrea Di Vita
>> Dall'esito di un singolo processo ben pubblicizzato potrebbe dipendere l'intera carriera.
è la democrazia, bellezza. l'alternativa burocratica è palesemente peggiore. infatti non fai che lagnarti dei giudici italiani e della loro complicità col regime, escluso quando si parla di Berlusconi (non è l'unico a non applicare a sè il principio di non contraddizione)
non stupisce la posizione dei giudici (chissà perchè non della società) francesi: mani libere, impunità, una scusa per scegliere secondo le proprie preferenze o per non scegliere
sembra lo statuto di autonomia della Sicilia!
Francesco
PS ci andrei cauto ad accettare acriticamente le opere d'arte come trattati di sociologia, soprattutto quando accetti quello che vogliono dirti e non quello che non si accorgono di rivelarti.
PPS nel pugilato la corruzione ha ucciso il sistema ma mi pare un'organizzione diversa da quella dello sport professionistico a squadre a cui pensavo
PPPS la sovranità appartiene al popolo (Costituzione Bolscevica d'Italia), le forme del suo esercizio non possono contraddire l'assunto di partenza!
ciao
Per Francesco #88
''democrazia''
No. Una democrazia senza regole è demagogia. La tirannia della maggioranza è una tirannia come qualunque altra. Di questo passo arrivi a legittimare discriminazioni e linciaggi -appunto specialità Statunitensi. .
Ciao!
Andrea Di Vita
P.S. ''Costituzione Bolscevica''
E meno male!
carissimo
posso suugeristi una differenza tra due enti?
il primo ente è la "mancanza di regole" ed è quasi una contraddizione in termini, forse si dà nelle zone più disastrate dell'Africa
il secondo ente sono delle "regole che non piacciono ad ADV" ed è una amplissima parte dell'universo
credo ci fossero delle bellissime regole per i linciaggi e di certo ce ne erano per le discriminazioni (che sono una roba complessa, in primis devi capire se hai davanti un negro o meno, vedi la storia del Sud Africa)
ciao
Francesco
PS ti ricordo che Aristotele non prevede solo due possibili regimi politici, la Democrazia e la Demagogia (o Dittatura della Maggioranza), ma anche altri. tra cui la Oligarchia, a cui mi pari tendere
Per Francesco #90
''linciaggi''
Vabbè che i linciaggi sono un tipico esempio di quella contraddizione in termini denominata 'giustizia controllata dal popolo', ma non esageriamo 🙂
''Aristotele''
Se non vado errato, lui prevedeva Monarchia, Aristocrazia e Democrazia (che differiscono per il numero degli aventi diritto al potere, rispettivamente uno solo, una minoranza della popolazione e una maggioranza della popolazione). In assenza di regole, queste tre forme di governo degenerano rispettivamente in Tirannide, Oligarchia e Demagogia. A quet'ultima mi sembri tendere tu.
Ciao!
Andrea Di Vita
x Andrea
senti, sei in grado di percepire la differenza tra "regole" e "valori"?
le prime sono procedure e possono benissimo consistere in "in caso di ragazza bianca nubile incinta, si individui un maschio negro che almeno una volta la abbia guardata e lo si impicchi". mi pare una regola, precisa e ben fatta
i valori, in base a cui si giudicano le regole, sono roba mia
Francesco
PS tra demagogia e oligarchia, propendo per la prima senza molti dubbi. soprattutto in Italia
Per Francesco #92
''regole''
Le regole non sono procedure, proprio come il metodo scientifico non è un ricettario, checchè ne dicesse Croce -che ne parlava senza averlo mai praticato. Le regole, per definizione, non guardano in faccia a nessuno: proprio come non esiste un semaforo rosso per il negro e verde per il bianco o viceversa.
''demagogia''
Guarda che pure Aristotele diceva che la demagogia è una degenerazione.
Ciao!
Andrea Di Vita
Scusa la mia vergognosa ignoranza ma se non sono procedure, cosa sono le regole?
Non riesco a farmi venire nessuna idea al riguardo, per me le regole sono le procedure (non si tocca la palla con le mani, non si prende a pugni l'avversario, non si insulta l'arbitro, eccetera eccetera).
La regola che le regole non guardano in faccia a nessuno è (1) una regola che come tale non ha consistenza ontologica o valoriale e (2) è sbagliata, perchì il portiere tocca la palla con le mani e il pugile prende a pugni l'avversario.
Insomma, qui noi non ci capiamo affatto.
Francesco
Certo che la demagogia è una degenerazione della democrazia; ma l'oligarchia è peggio (giudizio politico sulla situazione italiana attuale)
Per Francesco #94
''non ci capiamo affatto''
Quando leggo le istruzioni del tekefonino che mi hanno regalato leggo delle procedure, cioè elenchi di cose che devo fare per ottenere un certo risultato (accendere il telefonino, mandare un SMS ecc.). Un programma di computer è un esempio di procedura così come o è una ricetta di cucina. La procedura riguarda soltanto chi vuole ottenere un determinato scopo: per esempio chi vuole linciare i Negri deve seguire una certa procedura (organizzare false accuse, insaponare il nodo scorsoio, ecc. ). Chi non vuole linciare i Negri non è coinvolto nell'esecuzione di questa procedura. Analogamente, chi vuole cucinare un uovo al tegamino deve preparare il tegame, rompere l'uovo ecc.: chi non ama le uova non è coinvolto. Un ricettario di cucina con ricette sulle zucchine è inutile per chi è allergico alle zucchine. La procedura della fabbricazione della porcellana è inutile per un calzolaio. Una tecnologia (sia essa gastronomica, ceramica, telematica ecc.) è di solito un insieme di procedure.
La regola è un comportamento che va osservato da tutti a priori , senza riferimento ad uno scopo particolare del singolo. Io ad esempio posso prendere la macchina per andare alla partita o in vacanza, ma in tutti i casi mi devo fermare la semaforo rosso. Il codice della strada è un insieme di regole, che valgono anche per chi non ha la patente: ad es. i pedoni in città devono attaraversare sulle strisce, e se non lo fanno in caso di incidente rischiano di mettersi dalla parte del torto. La famosa massima 'la libertà di ciascuno finisce dove inizia la libertà degli altri' è una regola, spesso denominata 'regola dell'uguaglianza'. Il metodo scientifico è un'altra regola, in cui indipendentemente dalla natura del'oggetto osservato (dalla farfalla alla stella) si segue sempre -semplificando- lo successione osservazione/ipotesi/verifica/generalizzazione. (E andrebbe seguito sempre, da tutti, a meno di non voler cadere vittime delle vannemarchi. Tra l'altro qui si capisce perchè il metodo scientifico differisce dalle tecnologie, pur essendovi collegato: Croce invece confondeva le due cose)
Un Valore è un feticcio verbale invenato per giustificare a posteriori la violazione arbitraria di una regola. (I Valori sono quelli che una volta si chiamavano idola tribus, o flatus vocis, e in linguaggio marxiano falsa coscienza). Per esempio, viene invocato il Valore 'Libertà' per giustificare la ricerca dell'impunità da parte del pimo ministro, e viene invocato il valore 'Fede' per giustificare la pretesa papale del'infallibiilità ex cathedra: entrambi i Valori giustificano una violazione della regola dell'uguaglianza.
La malafede dei propugnatori dei Valori risulta evidente dal fatto che i Valori vanno sempre a violare regole, mai procedure: nessun mistico ha mai preteso di cuocere un uovo al tegamin con la forza della preghiera (anche se la cosa dovrebbe in teoria essere possibile). Infatti, le regole hanno un evidente valore politico, perchè sono universali: le procedure in genere no.
''la demagogia è una degenerazione della democrazia; ma l'oligarchia è peggio''
E' una questione di gusti. Io preferisco il prosciutto crudo alla pancetta. Ma non preferisco un prosciutto crudo andato a male alla pancetta apena uscita dal salumiere.
Ciao!
Andrea Di Vita