L’annuncio ha spaccato in due l’America. Da una parte c’è la gioia dei progressisti, già mobilitati in tutto il paese per far approvare le nozze tra persone dello stesso sesso. Dall’altra l’ira dei conservatori, scandalizzati da ciò che definiscono “La nuova Sodoma e Gomorra Obamiana”.
Noi la pensiamo diversamente dai tifosi di entrambi gli schieramenti. A nostro modesto avviso, la signora Simpson dovrebbe godere di tutti i diritti attinenti alle sue scelte personali. Ma in galera, come criminale di guerra.
Amanda Simpson lavora da trent’anni nel settore bellico e da 23 alla Raytheon, dove fino a poco tempo fa svolgeva l’incarico di Vicedirettore per lo sviluppo della tecnologia avanzata.
Negli stessi giorni, Obama ha nominato un certo William Lynn vicesegretario alla Difesa, che in pratica significa che avrà il potere di decidere le spese che farà il Pentagono. Per nominarlo, Obama ha dovuto aggirare una legge che lui stesso aveva voluto contro le nomine politiche a responsabili di lobby private: William Lynn infatti è a capo della lobby ufficiale della Raytheon a Washington, ed è riuscito a far assegnare commesse alla Raytheon per 10 miliardi di dollari solo nel corso dell’anno passato. La motivazione della deroga di Obama: William Lynn avrebbe dimostrato le proprie capacità, tra il 1997 e il 2001, quando era responsabile della gestione finanziaria del Pentagono. In quegli anni, riuscì a ridurre le spese “non documentate” del Pentagono da 2,3 trilioni a 1,3 trilioni di dollari.
Riassumo: Lynn gestiva i soldi dell’intero sistema militare statunitense, dove anche alla fine della sua carriera era normale che 1,3 trilioni di dollari scomparissero in tasche imprecisate. Poi ha lavorato per uno dei principali contraenti del sistema militare, con l’incarico di usare i propri contatti per fargli avere dei contratti. Otto anni dopo, ritorna a gestire le spese del sistema militare.
Negli stessi giorni, Obama ha annunciato il nome del nuovo ambasciatore in Arabia Saudita: James B. Smith, ex-generale dell’aeronautica, passato a dirigente anche lui della Raytheon.
Anche qui troviamo un tipico passaggio: il militare che punta a un futuro impiego multimiliardario presso un’azienda privata sicuramente dedica gran parte del proprio impegno a farne gli interessi nell’esercito; passa per il privato e infine assume un incarico politico, inviato in un paese in cui il commercio di armi, il controllo del petrolio, la costruzione di basi militari, la vendita di armi e la caccia ai “terroristi” fa tutt’uno.
Se la Raytheon si assicura così una bella entratura nel mercato saudita, la nomina della Simpson le apre – o meglio, continua a tenerle aperte – le porte del mercato planetario. Mentre un complesso di aziende-satellite della Raytheon, della Boeing e della Martin-Lockheed gestisce gli interrogatori di Guantanamo, trasporta rapiti in giro per il mondo, organizza “listening posts” per spiare su cittadini di altri paesi, controlla direttamente il lancio di missili dagli Stati Uniti…
Il nome Raytheon è un ibrido anglogreco che significa “Luce dagli dèi“, e rende bene le ambizioni di questa azienda, con 72.000 dipendenti nel mondo. Nata come tante piccole e pacifiche aziende tecnologiche, la Raytheon si è trovata sommersa di commesse e denaro durante la Seconda guerra mondiale. Finita la guerra, il governo degli Stati Uniti ha preso la scelta storica di non smobilitare. L’intera economia, e il sistema di spese statali, è stata così ricostruita attorno a un complesso politico, militare, mediatico, diplomatico, propagandistico e scientifico di cui persone come Amanda Simpson e William Lynn sono i perfetti rappresentanti.
In un’economia sempre più virtuale, il complesso militare-industriale (la definizione non proviene da qualche contestatore, ma da un profetico discorso di denuncia del Presidente Eisenhower) offre preziosi posti di lavoro, che permettono di controllare città intere, assieme agli eletti locali. Nel 1995, ad esempio, la Raytheon ha minacciato di spostare la propria sede principale dal Maine al Tennessee, se non veniva concessa loro una sostanziale riduzione delle tasse; ottenuta la riduzione con la promessa di tagliare di poco le spese per il personale, la Raytheon licenziò quasi un terzo della propria forza lavoro, aumentando proporzionalmente gli stipendi ai propri dirigenti, tra cui presumibilmente anche la signora Simpson.
La Raytheon si dedica soprattutto alla produzione di missili e affini, dai Patriot e Tomahawk alle bombe a grappolo. Iraq, Libano, Afghanistan, Gaza, non c’è strage in cui i prodotti Raytheon non abbiano dimostrato la loro efficacia. In questo campo, la Raytheon ha costituito una partnership con la Rafael, l’autorità privata/pubblica israeliana che gestisce e commercializza la produzione militare. Un tema, quello israelo-palestinese, su cui i portavoce della Raytheon hanno le idee chiare.
Come ebbe a dire Adam Cherill, Manager of Business Development della Raytheon il 18 novembre del 2002:
“Per meritare l’autodeterminazione, un popolo deve mostrare qualche forma di identità nazionale… quale organizzazione politica, istituzione sociale, letteratura, arte, religione o corrispondenza privata dimostra qualche legame tra il popolo palestinese e la Terra d’Israele?”
La Raytheon opera in stretto contatto anche con aziende non (direttamente) militari, come la Apple, con cui ha sviluppato un particolarissimo iPhone che dovrebbe servire specificamnte per identificare e permettere di uccidere insorti iracheni; ma il progetto principale al momento è il Universal Control System. Raytheon si è rivolto a designer di videogiochi per progettare questo straordinario sistema per l’omicidio a distanza.
La console, situabile ad esempio in una base in Nevada, permette di uccidere afghani con la massima comodità, seduti su un sedile rivestito in pelle e adattabile a “utenti individuali”, che possono anche “controllare un sistema di riscaldamento e raffreddamento sopra le loro teste, semplicemente premendo un pulsante“.
La console, ci assicurano è dotata di un “design ergonomico che migliora drammaticamente il conforto dell’operatore e l’efficacia operativa”.
Inseguire e uccidere può richiedere tempo, e quindi la Raytheon offre una “seduta ergonomica con memoria per missioni prolungate“.
Una dimostrazione quindi che la Raytheon ci pensa ai propri dipendenti, almeno quando non li licenzia. Fortune racconta come Raytheon sponsorizzi numerosi eventi gay e riconosca i diritti delle coppie gay tra i propri dipendenti. La motivazione non fa una grinza e spiega perfettamente come il politicamente corretto si possa coniugare con il terrore planetario. Con tutte le guerre presenti e future che l’azienda promuove,
“nei prossimi dieci anni avremo bisogno di qualcosa come 30.000 o 40.000 nuovi dipendenti”, spiega Hayward Bell, il principale diversity officer della Raytheon. “Non ci possiamo permettere di respingere nessuno che sia dotato di talento”.
Scusate, ma a me pare ovvio che qualsiasi appartenente ad una minoranza conculcata, una volta raggiunta la stanza dei bottoni possa comportarsi da criminale come tutti.
da tanto tempo, tranne insignificanti spezzoni, la parola liberazione nasconde quella di integrazione nei movimenti sessuali.
sono fatti chiarificatori questi. poi lasciamo ai tifosi dei costumi sessuali separati dal resto di esaltarsi o indignarsi a seconda del gusto di gelato a cui è affezionato, ammesso che pubblicamente dica il vero.p
miguel,
sei il primo ad entrare nel merito di questa nomina spostandola sulla concretezza individuale e politica della persona nominata, andando cioè oltre alla dimensione sessuale della signora amanda simpson, non condivido tuttavia il tuo giudizio riguardante la discussione che questa nomina suscita negli stati uniti e anche a casa nostra, non chiamerei opposte tifoserie giudizi riguardanti il valore che una trans può rivestire in un governo importante.
Mi sembra una discussione del tutto legittima e legata alla condizione in cui si trovano le persone gay o trans comuni e prive di qualsiasi potere politico o sociale e per le quali tale nomina può rivestire un significato simbolico di un certo peso, significato simbolico che può favorire l’arretramento di pregiudizi inammissibili e particolarmente ripugnanti perchè legati alla sostanza più intima di una persona: la sua dimensione sessuale.
Il gesto di obama sarà probabilmente un gesto politicamente corretto ma le sue implicazioni non lo sono.
Poi certo va da sè che le persone di potere al di là della loro cosiddetta "diversità" se la cavano sempre meglio di chi vive una condizione semplice ed oscura e anche che la nominata sia una grande stronza.
”.
Per Maria n. 3
In effetti, una precisazione ci vorrebbe…
Quando parlo di tifoserie, non mi riferisco a sostenitori/critici di determinati diritti, che hanno comunque le loro ragioni al di là del caso singolo.
Il punto fondamentale, a mio avviso, è come la notizia ci viene presentata; e quindi come viene definito il discorso e vengono definite le contrapposizioni.
Ascolta le due versioni della stessa storia:
1) Vuoi che tre dirigenti della ditta che produce le bombe a grappolo vengano nominati in incarichi importanti nel nuovo governo USA?
2) Vuoi che il governo USA onori una transessuale con un riconoscimento politico?
Miguel Martinez
Per Roseau n. 1
Quello che dici dovrebbe essere ovvio.
Il fatto che negli Stati Uniti, quasi tutte le associazioni sono percepite come strutture che danno forza collettiva alla nostra minoranza, contro tutte le altre minoranze.
Il sindacato – dopo gli anni Venti – è sempre stato apertamente un’organizzazione che serve a garantire il non licenziamento e l’aumento di stipendio ai propri iscritti: non importa se quell’aumento viene ottenuto a spese dei "padroni", di altri lavoratori o dell’ecosistema.
Anche le associazioni per i diritti civili hanno avuto quasi sempre questo aspetto di protezione di interessi di categorie, e non a caso l’elemento fondamentale di tali associazioni sono da sempre gli avvocati. Che con i loro potentissimi studi sono anche la spina dorsale del Partito Democratico.
Miguel Martinez
Non prendetemi troppo alla lettera,
ma viene da pensare che il gran vizir o magister militum di oggi non solo possa, ma in un certo senso debba essere una transessuale, come nell’antichità poteva essere un eunuco;
e non per banali questioni dinastiche, che si risolvono sempre, e che anzi il vizir è lì apposta per risolvere
(se ha governato Romolo Augustolo Bush II…)
ma per l’essenza stessa dell’immagine del potere di oggi;
che poi è "nerdofilo"
(sintomatica la paura della realtà e l’otakuizzazione che traspare dai nuovi sistemi di arma, che servono ad allontanare il soldato dalla realtà della guerra, più o meno come le armature medievali, finché non arrivano gli arcieri inglesi, i balestrieri italiani e i fanti svizzeri..)
Ciao!
sbaglio o sei in ritardo di un 11 mesi sulla notizia?
Francesco
PS quell’altra roba, è un’idea per un videogioco o il sistema di guida di un Predator?
Per Francesco n. 7
sbaglio o sei in ritardo di un 11 mesi sulla notizia?
1) Cerco sempre di essere fuori da ogni tempo possibile
2) comunque stavolta veditela con Repubblica
Miguel Martinez
sbaglio o sei in ritardo di un 11 mesi sulla notizia?
La notizia non è "in ritardo" perchè tratta di argomenti attuali, ogni giorno infatti ci sono attacchi con i droni in Afghanistan e Pakistan.
NO
Miguel, non puoi dirmi che dai credito a Repubblica!
dai, siamo seri, stiamo parlando di Repubblica
è come chiedere ai giornalisti del Corriere un parere su Bush figlio
vabbè, ti perdono perchè devi avere al massimo 18 anni
ciao
Francesco
Ciao Miguel, Ti ho risposto dove hai cancellato il mio ultimo post, lo hai letto? maurizio armanetti
Roseau, ma quale sarebbe la minoranza conculcata? I transessuali non sono mai esistiti prima degli ultimi decenni, per il banale motivo che non esistevano le tecniche necessarie a produrli. E lo sviluppo di tali tecniche è proceduto di pari passo sia col progresso medico-chirurgico e tecnologico in genere, sia con il diffondersi dell’idea della liceità di una pratica di questo tipo, che è legata più in generale all’accettazione sociale di un feonmeno del genere.
Cioè, perché si possa andare in una clinica e "cambiare sesso" (si fa per dire, perché si tratta di una trasformazione arraffazzonata ed esteriore: a nessun transessuale si sviluppano le ovaie o si atrofizza il pomo d’Adamo), non basta che si sia sviluppata la tecnica per poterlo fare, ma bisogna che le leggi lo consentano, che sia considerata dalla sensibilità comune come una cosa tollerabile, che ce ne sia sufficiente richiesta. Anche se oggi sarebbe tecnicamente possibile incorciare il genoma umano con quello di una scimmia e produrre batterie di ibridi da mandare poi in giro, nessuno apre un centro per fare una cosa del genere, perché ripugna alla legge e alla morale corrente.
Quindi, nella misura in cui si è andata diffondendo la transessualità, se n’è andata diffondendo anche l’accettabilità sociale, quindi francamente non vedo dove e quando tale minoranza sia stata conculcata, laddove la sua stessa esistenza, non essendo un fatto di natura, ma un prodotto della società stessa, sta a dimostrare il contrario.
Miguel,
— (…) non a caso l’elemento fondamentale di tali associazioni sono da sempre gli avvocati. Che con i loro potentissimi studi sono anche la spina dorsale del Partito Democratico. —
Sarà che oggi sono più rincoglionito del solito, ma giuro che per un attimo ho pensato che parlassi del PD italiano e mi sono chiesto: "ma chi è là dentro che avrebbe fatto potentissimi studi? e soprattutto, dove hanno nascosto questa spina dorsale di cui parla Miguel?"
🙂
Z.
Pino,
non ho la più pallida idea di cosa sia l’otakuizzazione, però mi permetto di aggiungere i cannonieri turchi alla tua lista 🙂
Detto questo, non credo che il regno di Francia intendesse allontanare i cavalieri dalla realtà della guerra.
Z.
Roseau, ma quale sarebbe la minoranza conculcata? I transessuali non sono mai esistiti prima degli ultimi decenni, per il banale motivo che non esistevano le tecniche necessarie a produrli. E lo sviluppo di tali tecniche è proceduto di pari passo sia col progresso medico-chirurgico e tecnologico in genere, sia con il diffondersi dell’idea della liceità di una pratica di questo tipo, che è legata più in generale all’accettazione sociale di un feonmeno del genere.
Cioè, perché si possa andare in una clinica e "cambiare sesso" (si fa per dire, perché si tratta di una trasformazione arraffazzonata ed esteriore: a nessun transessuale si sviluppano le ovaie o si atrofizza il pomo d’Adamo), non basta che si sia sviluppata la tecnica per poterlo fare, ma bisogna che le leggi lo consentano, che sia considerata dalla sensibilità comune come una cosa tollerabile, che ce ne sia sufficiente richiesta.
Beh, sono lieta di apprendere che per te la transessualità sia una mera questione morfologica e funzionale: per te il o la trans è quello che si taglia il cicì o si fa ricucire la cestunia. E che se lo fa, diventa grottesco.
Quando invece uno può avere una identità psicologica trans, decidere se compiere il passaggio da un sesso all’ altro o meno, se e come (chirurgicamente o meno) e quando.
Per te, persone come Billy Tipton erano solo lesbiche en travesti?
Oh, certo….un bel pene erettile sarebbe stato più grottesco da costruirle che adesso. Il testosterone non l’ avrebbe potuto assumere con facilità.
Quanto alle leggi: di solito le leggi si fanno ex post, per regolamentare un fenomeno che esiste già. E finché la "sensibilità comune" percepirà come disturbante la presenza dei trans, loro si faranno sentire in rumorose e colorate parades. E’ lì che si entra in un cerchio perverso, secondo me. Il benpensante storce il naso, il trans "eccede". Quelli storcono ancora più il naso.
Se solo si percepisse la cosa come un fatto che esiste e basta, non li vedremmo più a fare le puttane o le bariste in qualche posticino equivoco.
O, per gli her to him, a provare imbarazzo davanti al datore di lavoro "normale".
Anche se oggi sarebbe tecnicamente possibile incorciare il genoma umano con quello di una scimmia e produrre batterie di ibridi da mandare poi in giro, nessuno apre un centro per fare una cosa del genere, perché ripugna alla legge e alla morale corrente.
Ma non sarebbe male: Basta metterli tutti a fare i giornalisti. Ne guadagneremmo tutti 😛
Quindi, nella misura in cui si è andata diffondendo la transessualità, se n’è andata diffondendo anche l’accettabilità sociale, quindi francamente non vedo dove e quando tale minoranza sia stata conculcata, laddove la sua stessa esistenza, non essendo un fatto di natura, ma un prodotto della società stessa, sta a dimostrare il contrario.
Allora tu presupponi una diffusione come fenomeno di massa? Dai, su, sai bene che non avverrà mai.
E comunque, adesso, non vedo tutta questa accettazione sociale dei trans, al contrario. Almeno in Europa. Negli States hanno associazioni forti che li spalleggiano, anche a detrimento dei diritti delle altre categorie. E’ questo che ci frega. Il pensare e il definirci per categorie, che ci fa dare valore ad una persona per quel che è (bianco nero trans lesbo gay comunista mangiatore di vetro…) o, peggio, per quel che rappresenta, e non per quel che fa.
Mi spiego.
Questa signora dovrebbe andare in galera, e dire: ah , poverina è una trans,
è semplicemente fuori luogo.
Semmai, sta ad un sistema giudiziario degno di questo nome preoccuparsi che in carcere non sia molestata da persone con pregiudizi verso i trans.
Roseau, ma quale sarebbe la minoranza conculcata? I transessuali non sono mai esistiti prima degli ultimi decenni, per il banale motivo che non esistevano le tecniche necessarie a produrli. E lo sviluppo di tali tecniche è proceduto di pari passo sia col progresso medico-chirurgico e tecnologico in genere, sia con il diffondersi dell’idea della liceità di una pratica di questo tipo, che è legata più in generale all’accettazione sociale di un feonmeno del genere.
Cioè, perché si possa andare in una clinica e "cambiare sesso" (si fa per dire, perché si tratta di una trasformazione arraffazzonata ed esteriore: a nessun transessuale si sviluppano le ovaie o si atrofizza il pomo d’Adamo), non basta che si sia sviluppata la tecnica per poterlo fare, ma bisogna che le leggi lo consentano, che sia considerata dalla sensibilità comune come una cosa tollerabile, che ce ne sia sufficiente richiesta.
Beh, sono lieta di apprendere che per te la transessualità sia una mera questione morfologica e funzionale: per te il o la trans è quello che si taglia il cicì o si fa ricucire la cestunia. E che se lo fa, diventa grottesco.
Quando invece uno può avere una identità psicologica trans, decidere se compiere il passaggio da un sesso all’ altro o meno, se e come (chirurgicamente o meno) e quando.
Per te, persone come Billy Tipton erano solo lesbiche en travesti?
Oh, certo….un bel pene erettile sarebbe stato più grottesco da costruirle che adesso. Il testosterone non l’ avrebbe potuto assumere con facilità.
Quanto alle leggi: di solito le leggi si fanno ex post, per regolamentare un fenomeno che esiste già. E finché la "sensibilità comune" percepirà come disturbante la presenza dei trans, loro si faranno sentire in rumorose e colorate parades. E’ lì che si entra in un cerchio perverso, secondo me. Il benpensante storce il naso, il trans "eccede". Quelli storcono ancora più il naso.
Se solo si percepisse la cosa come un fatto che esiste e basta, non li vedremmo più a fare le puttane o le bariste in qualche posticino equivoco.
O, per gli her to him, a provare imbarazzo davanti al datore di lavoro "normale".
Anche se oggi sarebbe tecnicamente possibile incorciare il genoma umano con quello di una scimmia e produrre batterie di ibridi da mandare poi in giro, nessuno apre un centro per fare una cosa del genere, perché ripugna alla legge e alla morale corrente.
Ma non sarebbe male: Basta metterli tutti a fare i giornalisti. Ne guadagneremmo tutti 😛
Quindi, nella misura in cui si è andata diffondendo la transessualità, se n’è andata diffondendo anche l’accettabilità sociale, quindi francamente non vedo dove e quando tale minoranza sia stata conculcata, laddove la sua stessa esistenza, non essendo un fatto di natura, ma un prodotto della società stessa, sta a dimostrare il contrario.
Allora tu presupponi una diffusione come fenomeno di massa? Dai, su, sai bene che non avverrà mai.
E comunque, adesso, non vedo tutta questa accettazione sociale dei trans, al contrario. Almeno in Europa. Negli States hanno associazioni forti che li spalleggiano, anche a detrimento dei diritti delle altre categorie. E’ questo che ci frega. Il pensare e il definirci per categorie, che ci fa dare valore ad una persona per quel che è (bianco nero trans lesbo gay comunista mangiatore di vetro…) o, peggio, per quel che rappresenta, e non per quel che fa.
Mi spiego.
Questa signora dovrebbe andare in galera, e dire: ah , poverina è una trans,
è semplicemente fuori luogo.
Semmai, sta ad un sistema giudiziario degno di questo nome preoccuparsi che in carcere non sia molestata da persone con pregiudizi verso i trans.
Roseau, ma quale sarebbe la minoranza conculcata? I transessuali non sono mai esistiti prima degli ultimi decenni, per il banale motivo che non esistevano le tecniche necessarie a produrli. E lo sviluppo di tali tecniche è proceduto di pari passo sia col progresso medico-chirurgico e tecnologico in genere, sia con il diffondersi dell’idea della liceità di una pratica di questo tipo, che è legata più in generale all’accettazione sociale di un feonmeno del genere.
Cioè, perché si possa andare in una clinica e "cambiare sesso" (si fa per dire, perché si tratta di una trasformazione arraffazzonata ed esteriore: a nessun transessuale si sviluppano le ovaie o si atrofizza il pomo d’Adamo), non basta che si sia sviluppata la tecnica per poterlo fare, ma bisogna che le leggi lo consentano, che sia considerata dalla sensibilità comune come una cosa tollerabile, che ce ne sia sufficiente richiesta.
Beh, sono lieta di apprendere che per te la transessualità sia una mera questione morfologica e funzionale: per te il o la trans è quello che si taglia il cicì o si fa ricucire la cestunia. E che se lo fa, diventa grottesco.
Quando invece uno può avere una identità psicologica trans, decidere se compiere il passaggio da un sesso all’ altro o meno, se e come (chirurgicamente o meno) e quando.
Per te, persone come Billy Tipton erano solo lesbiche en travesti?
Oh, certo….un bel pene erettile sarebbe stato più grottesco da costruirle che adesso. Il testosterone non l’ avrebbe potuto assumere con facilità.
Quanto alle leggi: di solito le leggi si fanno ex post, per regolamentare un fenomeno che esiste già. E finché la "sensibilità comune" percepirà come disturbante la presenza dei trans, loro si faranno sentire in rumorose e colorate parades. E’ lì che si entra in un cerchio perverso, secondo me. Il benpensante storce il naso, il trans "eccede". Quelli storcono ancora più il naso.
Se solo si percepisse la cosa come un fatto che esiste e basta, non li vedremmo più a fare le puttane o le bariste in qualche posticino equivoco.
O, per gli her to him, a provare imbarazzo davanti al datore di lavoro "normale".
Anche se oggi sarebbe tecnicamente possibile incorciare il genoma umano con quello di una scimmia e produrre batterie di ibridi da mandare poi in giro, nessuno apre un centro per fare una cosa del genere, perché ripugna alla legge e alla morale corrente.
Ma non sarebbe male: Basta metterli tutti a fare i giornalisti. Ne guadagneremmo tutti 😛
Quindi, nella misura in cui si è andata diffondendo la transessualità, se n’è andata diffondendo anche l’accettabilità sociale, quindi francamente non vedo dove e quando tale minoranza sia stata conculcata, laddove la sua stessa esistenza, non essendo un fatto di natura, ma un prodotto della società stessa, sta a dimostrare il contrario.
Allora tu presupponi una diffusione come fenomeno di massa? Dai, su, sai bene che non avverrà mai.
E comunque, adesso, non vedo tutta questa accettazione sociale dei trans, al contrario. Almeno in Europa. Negli States hanno associazioni forti che li spalleggiano, anche a detrimento dei diritti delle altre categorie. E’ questo che ci frega. Il pensare e il definirci per categorie, che ci fa dare valore ad una persona per quel che è (bianco nero trans lesbo gay comunista mangiatore di vetro…) o, peggio, per quel che rappresenta, e non per quel che fa.
Mi spiego.
Questa signora dovrebbe andare in galera, e dire: ah , poverina è una trans,
è semplicemente fuori luogo.
Semmai, sta ad un sistema giudiziario degno di questo nome preoccuparsi che in carcere non sia molestata da persone con pregiudizi verso i trans.
Per 7-8-9-10
Credo che Francesco si riferisca alla nomina della Simpson. Il Universal Control System dovrebbe essere stato reso pubblico nel luglio del 2008, se non sbaglio, quindi più di 11 mesi fa.
Su Internet il riferimento più vecchio che trovo alla nomina di Amanda Simpson è del 4 gennaio di quest’anno, che ne fa una notizia vecchia di 2 giorni. Ad esempio qui: http://blogs.abcnews.com/politicalpunch/2010/01/president-obama-names-transgender-appointee-to-commerce-department.html
Miguel Martinez
Per Z n. 13
In effetti, è buffo come si invertono i ruoli.
Dunque, semplificando:
1) PD degli USA, federazione di minoranze di ogni tipo, dai cattolici ai transessuali
2) Le minoranze vogliono accedere subito agli stessi diritti degli altri, per sopravvivere in una società fortemente competitiva
3) Per farlo, ricorrono continuamente ai tribunali
4) Ergo gli avvocati sono il Partito Democratico, visto che negli Stati Uniti non si fa "politica"
5) Gli avvocati sono organizzati in potenti studi che spesso sono vere e proprie imprese che campano sulla suddivisione con i clienti dei danni che riescono a riscuotere, anziché su parcelle: ecco le cifre iperboliche che vengono fuori in certi processi
6) I repubblicani invece si presentano come difensori delle vittime degli avvocati.
Miguel Martinez
Per Armanetti n.11
Sì, ho visto che hai risposto
Miguel Martinez
«PD degli USA, federazione di minoranze di ogni tipo, dai cattolici ai transessuali»
Ho sentito (e letto) che fino agli anni ’60 il Partito Democratico era sostenuto sia dai negri che dai razzisti bianchi del Sud.
"Detto questo, non credo che il regno di Francia intendesse allontanare i cavalieri dalla realtà della guerra.
Z."
Certamente, però i cavalieri erano una classe che viveva la guerra come evento anche ludico: con regole, usi "sportivi", e che veniva prolungato in momenti che la celebravano o servivano da addestramento ad essa (i vari tornei e duelli "in steccato", che a loro volta producevano letteratura celebrativa o tecnica, come i vari "fechtbuch" specialmente di area germanica).
L’intento di questo era di creare una classe specializzata e in un certo senso invincibile
(mi pare che nel Flos Duellatorum si inviti esplicitamente a non dare il libro stesso a mani popolane).
Pura illusione, sia perché la classe stessa era permeabile e mobile, sia perché le altri classi, a volte sovvertendo le regole, inventarono sistemi nuovi per sopperire alla mancanza di risorse.
Il guerrigliero afghano o siriano naturalmente difficilmente potrà comprare dei "droni" da guidare a distanza (neppure questo è impossibile, comunque), ma portrà trovare sistemi per "hackerare" le loro guide (pure io su internet potrei comprare contromisure per autovelox…) e quindi la distanza viene annullata.
un po’ come è successo in Vietnam, ma in modo anche più evidente nell’ultima offensiva israeliana in Libano.
Ciao!!
Roseau,
non ho nessun problema ad affermare c he ritengo la transessualità, almeno quella chirurgica, un’aberrazione e che se fosse per me non sarebbe consentita. Per quanto riguarda chi si sente donna e si veste da donna (o viceversa), lo trovo folcloristico, a tratti simpatico, a tratti di cattivo gusto, ma non aberrante: Platinette ci sta e a suo modo arrocchisce il panorama mediatico. Comunque non è della mia personale posizione che mi preme parlare.
Sul fatto che i "diversi", c he siano omosessuali, trans o altro, tanto più fanno chiasso quanto più la gente è bigotta, non sono minimamente d’accordo. Negli anni ’50 la gente era molto più bigotta di oggi eppure i gaypride non esistevano. La storia secondo me opera per analogia, non per reazione e un suo meccanismo fondamentale è il conformismo. Gli omosessuali, transessuali, lesbiche ecc. hanno più diritti, sono molto più accettati, parlarne in termini discriminatori pare brutto, è diventato sconveniente in un contesto sociale medio (certo, non in un gruppo di pastori novantenni semianalfabeti di un paesino isolato della Sardegna) e quindi si sentono liberi di fare gaypride e quant’altro, per liquidare le ultime, sparute resistenze e affermare la loro vittoria.
Pensa agli ebrei: mai come ora c’è stato meno antisemitismo e più attenzione, quando non vero e proprio servilismo nei loro confronti, mai come ora agitano lo spauracchio dell’antisemitismo montante, sempre crescente, sempre più preoccupante e altre simili amenità.
Sui giornalisti siamo d’accordo.
No, non penso a una diffusione di massa della transessualità: probabilmente sarà sempre un fenomeno minoritario. Tutt’al più è un fenomeno di massa la sua accettazione sociale. Oggi il concetto è che il proprio corpo, come tutto il resto, è un prodotto soggetto a un principio consumistico, trasformabile quindi secondo i propri capricci: un seno nuovo costa tot? Bene, pago e me lo compro. Un tatuaggio, tot? Me lo faccio. Un passaggio all’altro sesso? Mi sento donna, lo faccio. Domani mi sentirò un’altra cosa e ci sarà qualcuno che potrà trasformarmici. Finché probabilmente avremo l’uomo su misura, come una volta si facevano gli abiti quando si andava dal sarto. Con l’ingegneria genetica non ci vorrà molto e non ci sarà neanche bisogno di tagliare pezzi, inserire protesi di plastica ecc.
@Peucezio:
Roseau,
non ho nessun problema ad affermare che ritengo la transessualità, almeno quella chirurgica, un’aberrazione e che se fosse per me non sarebbe consentita.
Posso chiederti il perché di questa tua convinzione? Hai mai sentito parlare di disforia di genere?
Non è simpatico: mediamente una persona non si rassegna pacificamente ad avere un corpo che non corrisponde alla propria indentità sessuale.
Da come ne parli, sembreresti ridurre la questione ad un mero capriccio estetico, riducibile alla stregua dell’ impianto di protesi mammarie sul busto della starlette di turno. O ad un particolare mood psicologico, del tutto estemporaneo.
I casi sono molto più complicati: vanno da storie come quella di Boys don’t cry, a quella di Kim Petras (che è più femminile di me) , a quella, tristissima, di Caster Semenya.
Lei è una intersessuale con identità femminile; per una serie di tabù culturali, per la sua giovane età, per l’ ansia di competere dettata da interessi più grandi di lei, non è stata sottoposta a sex reassignment, ma solo bardata da donna dopo che la sua vicenda era già divenuta di pubblico dominio.
Pensa: una persona così giovane sottoposta alla curiosità morbosa dei media, agli esami che le hanno invaso il corpo e l’ anima di un’ équipe di medici, formati da uno psicologo, da un’ endocrinologo, da un ginecologo e da un internista, nonché alle parole crudeli di Elisa "per me è un uomo".
Quanto al timore di manipolazioni della sacralità del corpo umano (perché in questo ti scavalco sul fronte cattolico, caro Peucezio), sfondi una porta aperta: a me fanno paura le prospettive transumaniste e postumaniste, e probabilmente, se sapessi possibile escludere certe patologie, cancellandole dal pool genetico in itinere, dei figli che aspetto, non lo farei: so benissimo che , stando così le cose, le conseguenze della manipolazione di un gene sono enormi e unpredictable per una larga parte.
Poi, eticamente, mi sostituirei alla lotteria genetica che rende così bello (e vario) questo mondo. Giocherei a fare Dio o chi per esso.
Diverso è, per ora, fare una diagnosi preimpianto molto precoce, prima dell’ ablazione di uno dei due pronuclei dell’ ovocita fecondato.
Diversa (e crudele) è la pratica di impiantare 3 embrioni alla volta, sottoponendo la donna a cicli ormonali via via più pesanti e al rischio di una gravidanza trigemina.
Mi piacerebbe che tu leggessi i libri di Nancy Kerr; se non la conosci, fallo, ti prego. Lei parla spesso di manipolazioni genetiche sofisticate, di induzione della neotenia, ecc…
Ma l’ unicità della persona, che va ben oltre a come si possa "cambiare" geneticamente o chirurgicamente, non ne viene mai intaccata.
Sulla "rumorosità" in società tradizionali: beh, non esistevano i pride, ma società tradizionali hanno prodotto il fenomeno macroscopico dei femminielli, delle vergini giurate e dei castrati, che vivevano una sessualità tutta particolare ed erano oggetto della pederastia di chi li istruiva nel canto, spessissime volte.
Diciamo che nessuno denunciava queste cose, ma c’era una sorta di morbosa "tolleranza" del fenomeno. Che, ripeto, era assai appariscente anche allora.
@Peucezio:
Roseau,
non ho nessun problema ad affermare che ritengo la transessualità, almeno quella chirurgica, un’aberrazione e che se fosse per me non sarebbe consentita.
Posso chiederti il perché di questa tua convinzione? Hai mai sentito parlare di disforia di genere?
Non è simpatico: mediamente una persona non si rassegna pacificamente ad avere un corpo che non corrisponde alla propria indentità sessuale.
Da come ne parli, sembreresti ridurre la questione ad un mero capriccio estetico, riducibile alla stregua dell’ impianto di protesi mammarie sul busto della starlette di turno. O ad un particolare mood psicologico, del tutto estemporaneo.
I casi sono molto più complicati: vanno da storie come quella di Boys don’t cry, a quella di Kim Petras (che è più femminile di me) , a quella, tristissima, di Caster Semenya.
Lei è una intersessuale con identità femminile; per una serie di tabù culturali, per la sua giovane età, per l’ ansia di competere dettata da interessi più grandi di lei, non è stata sottoposta a sex reassignment, ma solo bardata da donna dopo che la sua vicenda era già divenuta di pubblico dominio.
Pensa: una persona così giovane sottoposta alla curiosità morbosa dei media, agli esami che le hanno invaso il corpo e l’ anima di un’ équipe di medici, formati da uno psicologo, da un’ endocrinologo, da un ginecologo e da un internista, nonché alle parole crudeli di Elisa "per me è un uomo".
Quanto al timore di manipolazioni della sacralità del corpo umano (perché in questo ti scavalco sul fronte cattolico, caro Peucezio), sfondi una porta aperta: a me fanno paura le prospettive transumaniste e postumaniste, e probabilmente, se sapessi possibile escludere certe patologie, cancellandole dal pool genetico in itinere, dei figli che aspetto, non lo farei: so benissimo che , stando così le cose, le conseguenze della manipolazione di un gene sono enormi e unpredictable per una larga parte.
Poi, eticamente, mi sostituirei alla lotteria genetica che rende così bello (e vario) questo mondo. Giocherei a fare Dio o chi per esso.
Diverso è, per ora, fare una diagnosi preimpianto molto precoce, prima dell’ ablazione di uno dei due pronuclei dell’ ovocita fecondato.
Diversa (e crudele) è la pratica di impiantare 3 embrioni alla volta, sottoponendo la donna a cicli ormonali via via più pesanti e al rischio di una gravidanza trigemina.
Mi piacerebbe che tu leggessi i libri di Nancy Kerr; se non la conosci, fallo, ti prego. Lei parla spesso di manipolazioni genetiche sofisticate, di induzione della neotenia, ecc…
Ma l’ unicità della persona, che va ben oltre a come si possa "cambiare" geneticamente o chirurgicamente, non ne viene mai intaccata.
Sulla "rumorosità" in società tradizionali: beh, non esistevano i pride, ma società tradizionali hanno prodotto il fenomeno macroscopico dei femminielli, delle vergini giurate e dei castrati, che vivevano una sessualità tutta particolare ed erano oggetto della pederastia di chi li istruiva nel canto, spessissime volte.
Diciamo che nessuno denunciava queste cose, ma c’era una sorta di morbosa "tolleranza" del fenomeno. Che, ripeto, era assai appariscente anche allora.
@Peucezio:
Roseau,
non ho nessun problema ad affermare che ritengo la transessualità, almeno quella chirurgica, un’aberrazione e che se fosse per me non sarebbe consentita.
Posso chiederti il perché di questa tua convinzione? Hai mai sentito parlare di disforia di genere?
Non è simpatico: mediamente una persona non si rassegna pacificamente ad avere un corpo che non corrisponde alla propria indentità sessuale.
Da come ne parli, sembreresti ridurre la questione ad un mero capriccio estetico, riducibile alla stregua dell’ impianto di protesi mammarie sul busto della starlette di turno. O ad un particolare mood psicologico, del tutto estemporaneo.
I casi sono molto più complicati: vanno da storie come quella di Boys don’t cry, a quella di Kim Petras (che è più femminile di me) , a quella, tristissima, di Caster Semenya.
Lei è una intersessuale con identità femminile; per una serie di tabù culturali, per la sua giovane età, per l’ ansia di competere dettata da interessi più grandi di lei, non è stata sottoposta a sex reassignment, ma solo bardata da donna dopo che la sua vicenda era già divenuta di pubblico dominio.
Pensa: una persona così giovane sottoposta alla curiosità morbosa dei media, agli esami che le hanno invaso il corpo e l’ anima di un’ équipe di medici, formati da uno psicologo, da un’ endocrinologo, da un ginecologo e da un internista, nonché alle parole crudeli di Elisa "per me è un uomo".
Quanto al timore di manipolazioni della sacralità del corpo umano (perché in questo ti scavalco sul fronte cattolico, caro Peucezio), sfondi una porta aperta: a me fanno paura le prospettive transumaniste e postumaniste, e probabilmente, se sapessi possibile escludere certe patologie, cancellandole dal pool genetico in itinere, dei figli che aspetto, non lo farei: so benissimo che , stando così le cose, le conseguenze della manipolazione di un gene sono enormi e unpredictable per una larga parte.
Poi, eticamente, mi sostituirei alla lotteria genetica che rende così bello (e vario) questo mondo. Giocherei a fare Dio o chi per esso.
Diverso è, per ora, fare una diagnosi preimpianto molto precoce, prima dell’ ablazione di uno dei due pronuclei dell’ ovocita fecondato.
Diversa (e crudele) è la pratica di impiantare 3 embrioni alla volta, sottoponendo la donna a cicli ormonali via via più pesanti e al rischio di una gravidanza trigemina.
Mi piacerebbe che tu leggessi i libri di Nancy Kerr; se non la conosci, fallo, ti prego. Lei parla spesso di manipolazioni genetiche sofisticate, di induzione della neotenia, ecc…
Ma l’ unicità della persona, che va ben oltre a come si possa "cambiare" geneticamente o chirurgicamente, non ne viene mai intaccata.
Sulla "rumorosità" in società tradizionali: beh, non esistevano i pride, ma società tradizionali hanno prodotto il fenomeno macroscopico dei femminielli, delle vergini giurate e dei castrati, che vivevano una sessualità tutta particolare ed erano oggetto della pederastia di chi li istruiva nel canto, spessissime volte.
Diciamo che nessuno denunciava queste cose, ma c’era una sorta di morbosa "tolleranza" del fenomeno. Che, ripeto, era assai appariscente anche allora.
Chi ha detto parole odiose su Caster Semenya è Elisa Cusma, non ne ho citato il cognome prima.
La stessa persona che insegna ai bambini l’importanza della pratica sportiva.
Rabbrividisco all’ idea di sapere un mio eventuale figlio in compagnia di una persona così.
Chi ha detto parole odiose su Caster Semenya è Elisa Cusma, non ne ho citato il cognome prima.
La stessa persona che insegna ai bambini l’importanza della pratica sportiva.
Rabbrividisco all’ idea di sapere un mio eventuale figlio in compagnia di una persona così.
Chi ha detto parole odiose su Caster Semenya è Elisa Cusma, non ne ho citato il cognome prima.
La stessa persona che insegna ai bambini l’importanza della pratica sportiva.
Rabbrividisco all’ idea di sapere un mio eventuale figlio in compagnia di una persona così.
Roseau,
dei casi che hbai citato l’unico che ho presente è il film "Boys don’t cry", molto bello peraltro, che so essere basato su una storia vera. Sulla storia di Kim Petras o altre che hai citato, mi piacerebbe se mi dessi maggiori lumi, direttamente o segnalandomi qualche link.
In generale però nmon so quanto storie particolari, complesse e tormentate, possano essere prese a paradigma di fenomeni che nella loro entità sono più prosaici e semplici. I viados che vediamo sulle strade non sono persone con un forte problema di identità, ma uomini che si mercificano e che, siccome l’utenza femminile di sesso mercenaria è quantitativamente risibile rispetto a quella maschile e, all’interno di quella maschile sono molti di più gli eterosessuali che cercano l’esperienza col trans rispetto agli omosessuali che cercano uomini pelosi e con tutti i loro attributi, scelgono di rivolgersi al mercato più redditizio.
Inoltre io capisco e rispetto il fatto che un’identità interiore, per ragioni fisiologiche o di storia personale, possa differire da quella biologica evidente e posso anche capire che una persona così scelga di vivere secondo il sesso che si sente, negli indumenti, nella scelta del compagno o della compagna ecc. Ma da qui a intervenire brutalmente sul proprio corpo creando un monstrum che non sarà mai né uomo né donna, ma una specie di Frankenstein assemblato alla meno peggio, ce ne passa.
Trovo anche insopportabile la pretesa di costoro di essere considerati donne (parlo di chi nasce uomo e si sente donna, che è il caso più frequente) dal resto della società, di essere chiamati al femminile, di usare i bagni delle donne… Non sono donne, sono persone con un sentimento di identità particolare, vanno rispettate in questo sentimento, ma anche gli altri hanno diritto di essere rispettati nel riservare certi attributi e definizioni alle donne vere, al 100%. Esistono i desideri, ma esiste anche la realtà: chi non nasce donna e si sente tale, ha diritto di approssimarvisi, di fare una serie di scelte, ma NON è una donna, così come io non sarò mai un asiatico anche se mi faccio fare un intervento per farmi gli occhi a mandorla e mi alliscio i capelli.
Per il resto, non penso queste cose solo in quanto cattolico. Il mondo classico pagano individuava nella forma umana naturale una delle espressioni più alte, se non la più alta, della bellezza e dell’armonia. La sua alterazione arbitraria la sento come espressione di un grave decadimento del gusto e del livello di civiltà.
Sulle società tradizionali: io faccio riferimento prevalentemente, se non esclusivamente, al mondo popolare. La pratica di castrare dei bimbi (o degli adulti) la trovo barbara, in qualunque epoca venga compiuta.
L’omosessualità è un’altra faccenda: è sempre esistita, penso in tutte le epoche storiche e presso tutti i popoli, ove più ove meno, e non ha mai preteso il riconoscimento di diritti e la sua istituzionalizzazione come scelta alternativa alla famiglia (o tantomeno come scelta alternativa DI famiglia), con l’unica eccezione delle società occidentali contemporanee che, come avrai capito, non sono esattamente il modello cui mi rifaccio.
In ogni caso grazie della garbata risposta e del tuo stimolante modo di argomentare.
Per Peucezio #21
”Sul fatto che i "diversi", c he siano omosessuali, trans o altro, tanto
più fanno chiasso quanto più la gente è bigotta, non sono minimamente
d’accordo. Negli anni ’50 la gente era molto più bigotta di oggi eppure i
gaypride non esistevano. La storia secondo me opera per analogia, non per
reazione e un suo meccanismo fondamentale è il conformismo. Gli
omosessuali, transessuali, lesbiche ecc. hanno più diritti, sono molto più
accettati, parlarne in termini discriminatori pare brutto, è diventato
sconveniente in un contesto sociale medio (certo, non in un gruppo di
pastori novantenni semianalfabeti di un paesino isolato della Sardegna) e
quindi si sentono liberi di fare gaypride e quant’altro, per liquidare le
ultime, sparute resistenze e affermare la loro vittoria.
Pensa agli ebrei: mai come ora c’è stato meno antisemitismo e più
attenzione, quando non vero e proprio servilismo nei loro confronti, mai
come ora agitano lo spauracchio dell’antisemitismo montante, sempre
crescente, sempre più preoccupante e altre simili amenità.”
Quello che mi (ci?) spaventa è che le persone si rapportino fra di loro
-anche in società relativamente meno intolleranti di altre come la nostra-
non in base alla propria natura individuale ma in base alla propria
appartenenza a un gruppo. Che siano emarginati o osannati poco conta: il
problema coi gay, coi transessuali cogli ebrei, con gli immigrati, con gli
islamici ecc. è ce quando si parla di loro se ne parla solo come di un
gruppo compatto, non come di singoli individui. Al liceo mi fu illustrata
la tesi che ogni comunità si identifica e ritrova la propria identità
quando arriva in un modo o nell’altro alla scelta comune di un capro
espiatorio -gli ugonotti per la Francia della notte di S.Bartolomeo,i boat
people per il Vietnam deglu ultimi anni Settanta, i pellerossa per gli
statunitensi del XIX secolo. Viene quasi da pensare che gli
extracomunitari islamici siano oggi il capro espiatorio del debole senso di
identità nazionale italiano. Chi apprezza la cultura ebraica ed ha amici
ebrei come me ha paura di questo acritico appoggiare tutto cio’ che è
ebraico e israeliano, perchè gli osana fanno presto a ritrasformarsi in
crucifige. E lo stesso vale per i gay.
Ciao!
Andrea Di Vita
Per Peucezio #21
”Sul fatto che i "diversi", c he siano omosessuali, trans o altro, tanto
più fanno chiasso quanto più la gente è bigotta, non sono minimamente
d’accordo. Negli anni ’50 la gente era molto più bigotta di oggi eppure i
gaypride non esistevano. La storia secondo me opera per analogia, non per reazione e un suo meccanismo fondamentale è il conformismo. Gli
omosessuali, transessuali, lesbiche ecc. hanno più diritti, sono molto più
accettati, parlarne in termini discriminatori pare brutto, è diventato
sconveniente in un contesto sociale medio (certo, non in un gruppo di
pastori novantenni semianalfabeti di un paesino isolato della Sardegna) e
quindi si sentono liberi di fare gaypride e quant’altro, per liquidare le
ultime, sparute resistenze e affermare la loro vittoria.
Pensa agli ebrei: mai come ora c’è stato meno antisemitismo e più
attenzione, quando non vero e proprio servilismo nei loro confronti, mai
come ora agitano lo spauracchio dell’antisemitismo montante, sempre
crescente, sempre più preoccupante e altre simili amenità.”
Quello che mi (ci?) spaventa è che le persone si rapportino fra di loro
-anche in società relativamente meno intolleranti di altre come la nostra-
non in base alla propria natura individuale ma in base alla propria
appartenenza a un gruppo. Che siano emarginati o osannati poco conta: il
problema coi gay, coi transessuali cogli ebrei, con gli immigrati, con gli
islamici ecc. è ce quando si parla di loro se ne parla solo come di un
gruppo compatto, non come di singoli individui. Al liceo mi fu illustrata
la tesi che ogni comunità si identifica e ritrova la propria identità
quando arriva in un modo o nell’altro alla scelta comune di un capro
espiatorio -gli ugonotti per la Francia della notte di S.Bartolomeo,i boat
people per il Vietnam deglu ultimi anni Settanta, i pellerossa per gli
statunitensi del XIX secolo. Viene quasi da pensare che gli
extracomunitari islamici siano oggi il capro espiatorio del debole senso di
identità nazionale italiano. Chi apprezza la cultura ebraica ed ha amici
ebrei come me ha paura di questo acritico appogiare tutto cio’ che è
ebraico e israeliano, perchè gli osana fanno presto a ritrasformarsi in
crucifige. E lo stesso vale per i gay.
Ciao!
Andrea Di Vita
Contrordine, su Caster Semenya ho guardato qualcosa su internet. Per quello che si è potuto accertare finora è una donna con caratteristiche ibride, nata così e che come tale si è presentata, in totale buona fede.
Posso capire che forse sia avvantaggiata rispetto alle altre atlete donne, perché ha caratteristiche fisiche e muscolari mascoline o quantomeno intermedie. In questo caso si tratta di un problema molto delicato, perché da una parte è giusto tutelare le altre atlete, che in qualche modo partono svantaggiate, dall’altra ci vuole un’estrema sensibilità e rispetto verso una donna che ha solo delle caratteristiche particolari e che non ha mai operato alcun tipo di mistificazione o inganno e in questo senso certe dichiarazioni incaute vanno senz’altro stigmatizzate.
Il problema è che le diverse caratteristiche fisiche degli uomini e delle donne fanno sì che gli sport siano suddivisi per generi sessuali e che difatto, almeno a livello agonistico, non esistano sport misti. Quale sia la soluzione in un caso come questo, davvero non saprei dire. Non metterei comunque in discussione i premi acquisiti.
Molto diverso, da quel poco che ho letto in rete, il caso di Kim Petras. Diversamente dalla Semenya, che è cresciuta e vive così come natura l’ha fatta, in piena armonia con ciò che è, lì si tratta di un ragazzo, sia pure con un sentimento psicologico molto radicato di appartenenza al genere femminile, forse legato anche a fattori ormonali o comunque fisiologici, che ha deciso di ricorrere alla chirurgia.
Al di là di tutte le motivazioni e il travaglio interiore legato a un caso del genere, non riesco a non considerare la cosa una violenza alla natura e il fatto che il soggetto abbia un aspetto così femminile, da eterea fanciulla, mi pare la conferma della perfetta riuscita di una tale mistificazione, pur fatta in buona fede e in ossequio a sentimenti e a esigenze sincere. Ma come ho detto, non ritengo che un sentimento personale, per quanto non cattivo e non lesivo in sé degli altri, vada sempre e comunque assecondato.
è strano, ma la mia cattolica e gesuitica amica Roseau mi batte di gran lunga in laicismo.
Apparte i casi di ermafroditismo, non credi che però il non sentirsi contento del proprio genere derivi paradossalmente da una distorsione del modo di sentire tradizionalista? Nel senso: un maschio si accorge di provare attrazione per gli altri maschi e ha un modo di sentire "diverso" da quello comunemente inteso come maschile, e quindi "si sente" donna…..
Sicuri che non sia una forma di fraintendimento culturale anche questo?
Detto ciò c’è da dire che Kim Petras è proprio una bambolina, ma decidere di cambiare sesso quando si è ancora minorenni mi lascia perplesso…
"Nel senso: un maschio si accorge di provare attrazione per gli altri maschi e ha un modo di sentire "diverso" da quello comunemente inteso come maschile, e quindi "si sente" donna….."
——————————
Mah, non credo proprio che tipicamente l’omosessuale maschio "si senta donna". L’omosessualità è una cosa, la transessualità un’altra… e la stragrande maggioranza dei gay non aspira affatto a cambiare sesso o a identificarsi nell’altro sesso. Il mondo è pieno di uomini gay dall’aspetto estremamente virile, e dalle abitudini sociali decisamente maschili, che non si sentono affatto "simili alle donne", non si vestono da donna e non desiderano affatto diventare donne… e lo stesso per tante lesbiche dalle attitudini assolutamente femminili. Ci sono pure transessuali che rimangono poi omosessuali rispetto al genere "di arrivo" (ossia, per esempio, uomini che diventano donne, ma donne lesbiche!) C’è un po’ di tutto, non vedo perché categorizzare a tutti i costi…
Lisa
Correggetemi se sbaglio
(non ne so quasi nulla)
ma almeno in Italia l’operazione di cambio di sesso non dovrebbe essere preceduta da un iter di analisi psicologica-barra-psichiatrica (suppongo) che diagnostichi l’effettivo disturbo di genere e ne analizzi e scandagli le cause e soprattutto gli effetti sulla vita di chi ne è affetto, valutando l’opportunità o meno dell’operazione stessa (e, immagino, le sue modalità più o meno drastiche e complete o i vari passaggi)?
Il che esclude che il cambio di identità sessuale possa avvenire in seguito a una volontà passeggera o non pienamente cosciente (per non parlare addirittura di moda, che escluderei: non si tratta qui di chirurgia estetica).
Detto questo, la transessuale adolescente stupisce anche me.
per quanto riguarda l’atleta, più sensibilità umana da parte della Cusma non avrebbe dato fastidio, ma forse lei pensava a un caso di frode o truffa vera e propria (mi pare non siano mancati neppure questi) non a un’identità incerta e immagino sofferta.
Che però solleva dubbi sull’opportunità di un sfruttamento sportivo…
Ciao!
un’esemplare polemica in usa sulla simpon, dovuto a un intervento comico sulla sua sessualità: http://www.vanessamazza.org/2010/01/letterman-ironizza-sul-trans-scelto-da.html
p
un’esemplare polemica in usa sulla simpon, dovuto a un intervento comico sulla sua sessualità: http://www.vanessamazza.org/2010/01/letterman-ironizza-sul-trans-scelto-da.html
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un’esemplare polemica in usa sulla simpon, dovuto a un intervento comico sulla sua sessualità: http://www.vanessamazza.org/2010/01/letterman-ironizza-sul-trans-scelto-da.html
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"Al di là di tutte le motivazioni e il travaglio interiore legato a un caso del genere, non riesco a non considerare la cosa una violenza alla natura e il fatto che il soggetto abbia un aspetto così femminile, da eterea fanciulla, mi pare la conferma della perfetta riuscita di una tale mistificazione, pur fatta in buona fede e in ossequio a sentimenti e a esigenze sincere."
———————
Abbi pazienza, ma che discorso è?
Semmai dovrebbe essere l’opposto: il fatto che la trasformazione sia riuscita così bene dal punto di vista fisico, non dovrebbe semmai far sospettare l’esatto contrario?
Ovvero, che in quell’organismo ci fosse già una certa predisposizione (genetica, ormonale, o chissà che altro) all’aspetto fisico femminile… e che se fosse rimasta maschio avrebbe finito con l’essere un maschio vistosamente effeminato, con effetto distonico e sgraziatissimo?
Ovviamente non possiamo saperlo, ma i pochi indizi che abbiamo vanno più in quel verso che in quello opposto ipotizzato da te.
Che poi il personaggio pubblico sia costruito a tavolino, non ci piove. Ma questo riguarda più l’aspetto mediatico-artistico-pubblicitario che non quello sessuale. Francamente, mi sconcerta di più che la famiglia le abbia consentito di lanciarsi allo sbaraglio nel mondo dello spettacolo internazionale a 15 anni, e in quelle delicate condizioni personali… piuttosto che abbia accettato il suo percorso di cambiamento di sesso, se questo risultava davvero essere fondato dal punto di vista medico.
Nel caso, riterrei che si tratti di qualcosa di talmente delicato ed estremo da meritare una cura eccezionale dal punto di vista della riservatezza e dell’educazione di un minore. Consentire che la ragazza, invece di vivere il suo percorso in una situazione riservata e protetta, venisse allegramente "venduta" agli schermi televisivi e telematici di mezzo mondo come un’icona mediatica, destinata ad attirare più pubblico PROPRIO in grazia della sua particolarità personale, mi pare veramente una mossa squallida…
Lisa
Allora, per quanto riguarda l’atleta sudafricana: a quanto ho capito, il suo problema si chiama sindrome di Morris, che non è un disturbo dell’identità di genere, ma è una vera e propria disparità organica quasi totale tra il sesso determinato dai cromosomi e quello anatomico.
Ovvero, questi individui hanno patrimonio genetico del tutto maschile, senza alcuna ambiguità, sono dei soggetti con normale cariotipo 46XY, non hanno niente a che fare con i maschi klinefelter (che hanno un cromosoma X in più) né con i casi di mosaicismo (che hanno una parte delle cellune con cariotipo XX e una parte XY). Solo che, nelle prime fasi dello sviluppo fetale, i "messaggi" lanciati dai geni contenuti nel cromosoma Y non si attivano, e la formazione degli organi genitali maschili non si completa.
Per cui, si formano dei rudimenti di testicoli, ma questi poi non sono in grado di innescare a loro volta la formazione del resto dell’ "equipaggiamento", e il resto dell’apparato genitale assume forme del tutto femminili. Il grado di completezza di questi organi è variabile (alcune hanno organi femminili esterni perfettamente normali ma la vagina cieca, alcune hanno la vagina completa ma poi non hanno l’utero, altre hanno un utero vestigiale, altre un utero quasi normale anche se ovviamente sono sterili, e via gradualmente) ma in generale queste persone, anatomicamente, sono donne.
Non sono transessuali, ermafroditi, o maschi, sono femmine.
Hanno genitali da femmine, vengono registrate all’anagrafe come femmine, si sentono femmine, vivono come femmine. In qualche caso mostreranno tendenze lesbiche, ma mica sempre. In qualche caso saranno particolarmente robuste e mascoline (avendo delle vestigia di gonadi che assomigliano più a testicoli che a ovaie, avranno dei livelli di testosterone più elevato delle donne normali, come sembra essere il caso dell’atleta), ma mica sempre. Anzi, sono segnalati diversi casi di donne con questa sindrome con aspetto particolarmente snello, longilineo ed elegante, niente affatto maschile.
Da un punto di vista fisico, in assenza di altre anomalie, non c’è nulla che faccia sospettare che siano "ermafroditi" o addirittura che siano "maschi".
Di solito, la diagnosi avviene solo nella tarda infanzia o nella prima adolescenza, quando la famiglia si preoccupa perché la ragazzina non mostra alcun segno di sviluppo puberale, partono i controlli medici, dopo averle provate tutte si va a guardare i cromosomi, e si scopre a sorpresa il cariotipo XY. Da cui, tutte le prevedibili tragedie sulla "vera" identità di genere della poveretta… che però esistono solo da quando si può fare l’esame del cariotipo, di sicuro fino a 50 o 100 anni fa non si ponevano proprio. Al massimo venivano considerate delle donne "strane", delle donne "bruttine", delle donne destinate a non trovare marito, ma non è che si pensasse che non fossero donne.
E adesso che lo sanno, che dovrebbero fare? Imporsi di modificare la loro identità, che fino al giorno prima stava loro benissimo, per diventare maschi, perché bisogna obbedire all’evidenza dei cromosomi? E dove sta scritto, che l’identità dei cromosomi dovrebbe valere di più di quella del corpo con il quale si era vissuto fino ad allora?
Un disturbo di questo tipo esiste, ed è riconosciuto come disturbo specifico, SOLO da quando si conoscono i cromosomi e da quando si può fare l’esame del cariotipo. Prima, socialmente, non c’era, e non creava gli stessi effetti di adesso.
Quindi, non vedo una grande differenza con la storia citata (con grande disprezzo) da Peucezio, secondo cui "la transessualità non esiste in natura, ed è stata resa possibile solo dalle tecnologie recenti".
Ci sono una marea di altre situazioni nello stesso brodo… non vedo perché condannarne una in quanto "scelta viziosa contro natura" e giustificarne pietosamente un’altra perché "poverini, quelli sono malati"…
Lisa
Paniscus #32
Io trovo opinabili entrambe le cose, ma mentre il lancio nel mondo dello spettacolo è tutto sommato un’operazione reversibile e una persona un domani può scegliere di ritirarsi a vita privata, un cambio di sesso, oltre ad essere un’operazione molto più delicata e invasiva, che pertiene all’identità stessa più profonda della persona e non alla sua identità sociale, che è pur sempre un dato estrinseco, è una via senza ritorno. Che si possa decidere in età così giovane mi pare molto discutibile.
Sull’altro punto: sono vere entrambe le cose. Un ragazzo dall’aspetto molto effemminato ed efebico se si trasforma in donna è una dconna più credibile. Nello stesso tempo l’inganno sul suo sesso originario e biologico è molto più efficace.
Con questo non fraintendermi: mica lo critico perché assomiglia di più a una ragazza, anzi, almeno è meno di cattivo gusto rispetto a un viado alto un metro e ottanta con la voce da camionista e con le tettone molto appariscenti.
Però allo stesso tempo è inquietante pensare che vedi l’immagine di una bella ragazzina, quasi angelica, perché tale appare, e in realtà è un uomo.
#33 Qual è la srtoria che avrei citato con disprezzo?
@ Lisa
Forse mi hai frainteso. Ipotizzavo semplicemente che l’omosessualità potesse essere un fattore – forse (ma non per forza) necessario, ma sicuramente non sufficiente – tra i tanti che può portare un uomo a sentirsi donna e viceversa.
Peucezio:
Tu hai sostenuto, più o meno, che la transessualità non possa essere un’esigenza spontanea "vera" degli individui, ma che debba per forza essere una costruzione culturale artificiosa… perché è una cosa che esiste solo da poco tempo, e che è condizionata dall’esistenza di ritrovati tecnologici moderni.
Quello che mi viene da obiettare è che ci sono anche moltissime altre situazioni personali, fisiche, psicologiche, mediche, sociali o quant’altro, che esistono solo in quanto "riconosciute" e rese possibili oggi, a seguito di scoperte scientifiche o invenzioni tecnologiche moderne. Alcune di queste sono vere e proprie patologie o handicap, ma non tutte…
Qualc1, n.36:
secondo me semmai è il contrario: non è che l’omosessuale sia portato, dalla propria omosessualità, a "sentirsi appartenente all’altro sesso"…
…ma semmai è la transessualità che (essendo più rara e comportando una "rottura" psicologica e sociale molto più profonda), non venga riconosciuta iniziamente come tale, e nella fase di transizione iniziale, venga scambiata per "semplice" omosessualità, in primis dall’interessato stesso, e di riflesso anche dagli altri.
Insomma, non so se mi sono spiegata bene, il discorso è contorto…
Ci riprovo:
facciamo il caso unilaterale in cui si parta da un soggetto maschile, anche se poi il discorso vale allo stesso modo per il caso opposto. .
Secondo me, la maggioranza dei transessuali MtoF (cioè, di maschi che diventano donne, o che desiderano diventare donne) ha cominciato il suo percorso con una fase in cui non si erano ancora resi conto di "sentirsi donne", ma si ritenevano maschi omosessuali. POI hanno capito che la distanza era ancora più profonda, e hanno preso atto di sentirsi femmine, e non maschi gay. Per cui, in effetti è vero che la maggioranza dei transessuali "ha cominciato" come omosessuale e poi ha fatto un passo più lontano.
Ma non è assolutamente vero il viceversa… ossia, la percentuale di quelli che cominciano col dichiararsi gay, e che poi si rivelano essere in realtà degli aspiranti transessuali, sono una piccolissima minoranza rispetto al totale dei gay. Alla stragrande maggioranza dei gay non importerà mai nulla di cambiare sesso, o di coltivare una sensibilità considerta tipica del sesso opposto.
In definitiva, se a un uomo piacciono gli uomini, si sente attratto dagli uomini, e ama frequentare gente a cui piacciono gli uomini, che gusto dovrebbe provarci a fingersi donna, a mascherarsi da donna o ad assumere un ruolo da donna? Lo scoprire di sentirsi davvero donna è una cosa molto diversa…
Ovviamente, lo stesso vale per le femmine, con l’analoga differenza abissale tra una donna lesbica, che è attratta dalle femmine ma che è comunque una femmina, rispetto a una donna "che si sente maschio", indipendentemente da chi la attrae.
Insomma, è un dicorso di non-biunivocità dell’implicazione… mi sono spiegata meglio?
buonanotte
L.
Paniscus,
non ho sostenuto esattamente questo, ho sostenuto un’altra cosa. Che per quanto certe aspirazioni possano essere culturali, sociali o naturali, non è naturale la possibilità di poterle realizzare o esprimere attraverso la modificazione violenta e invasiva del proprio corpo.
Cioè quello che disapprovo e trovo inaccettabile non è il sentimento che queste persone hanno della loro identità sessuale (non vedo perché dovrei), ma l’atto che ne consegue, cioè questo fatto di non considerare il corpo (parliamo di un corpo sano, non deforme o malato) come qualcosa di dato, che pertiene comunque alla propria identità, ma come qualcosa da modificare a piacimento, da adattare all’immagine ideale che si ha di sé.
Non vedo quindi ‘sta gran differenza con la persona non più giovane che si fa lifting e plastiche varie: anche la paura dell’invecchiamento e il desiderio dell’eterna gioventù sono sentimenti naturali, profondi e antichi come il mondo. Ma a questa stregua, poiché anche il desiderio di forza e di onnipotenza è un dato naturale e radicato, se domani la genetica consentisse di nascere (o di diventare) alto cinque metri e capace di sollevare e scagliare per aria le automobili, avremo chi sceglierà di diventare così, alla Hulk, per intenderci.
Se poi, scusami se te lo dico, ma vuoi porti comunque polemicamente nei miei confronti perché trasgredisco i diktat di tolleranza assoluta e politicamente corretta cui ogni uomo contemporaneo, secondo l’odierno bon ton, dovrebbe tributare rispettoso e acritico ossequio, non so che dirti: io di tali diktat me ne impipo, ma non per questo desidero polemizzare con chicchessia o risultare arrogante e prepotente, quindi continuo con il mio confronto pacato e non intendo accapigliarmi con alcuno.
Peucezio, non ci siamo capiti: io non contesto il fatto che tu abbia una visione "superata" dal punto di vista etico, ma proprio che tu abbia una visione superata dal punto di vista conoscitivo, scientifico.
Tu parti da dei presupposti che sono stati smentiti dall’evidenza di fatto, da conoscenze scientifiche attuali che una volta non c’erano ma adesso sì. Sto solo cercando di farti presente che evidentemente ti mancano dei pezzi di informazione, tutto lì.
Tu parti dall’assunto che esista l’archetipo del maschio e l’archetipo della femmina, due possibili identità, assolute e granitiche, e che qualsiasi sfumatura graduale, che non si possa far incastrare in modo perfetto in una di queste due, sia qualcosa di "contro natura".
Al massimo fai la distinzione tra quelli che "poverini, sono malati" (e quindi, a tuo parere, non dovrebbero essere nemmeno considerati nel computo come se non facessero parte della "natura", quando invece è proprio la stessa natura a produrli, comunque) e quelli che invece "non hanno nessuna motivazione biologica per essere così, e quindi lo fanno per scelta".
Ma se le cose, di fatto, NON STANNO così, non è che ci si possa fare niente, è meglio che tu te ne faccia una ragione. Poi continuerai a tirare i giudizi etici che ti pare, ma per ragioni diverse…
Lisa
Lisa, diciamo che hai fatto una tua ricostruzione del tutto personale e di fantasia di ciò che penso. E’ un atto di creatività e come tale lo apprezzo, ma permettimi di spiegare il mio pensiero in modo meno creativo ma più fedele.
La questione degli archetipi non c’entra nulla con le definizioni mediche, fisiologiche e biologiche del sesso, che contemplano degli ibridi e dei casi complessi e non definibili in termini dualistici. Gli archetipi sono categorie metafisiche, simboliche, mitiche, metastoriche, culturali, antropologiche (nel senso della percezione che ha l’uomo, come essere culturale, della distinzione dei sessi).
Quanto invece ai vari casi scientificamente definiti e classificati di androginia e simili, non vedo perché dovrei negarne l’esistenza. Ma ammetterai che si tratta comunque di casi molto minoritari: l’esperienza comune di chiunque, tranne dei medici che si occupano specificamente di questi casi, è quella di aver a che fare ogni giorno con uomini e donne fatti e finiti, senza abbozzi di organi dell’altro sesso, differenza fra il sesso cromosomico e quello somatico ecc. ecc. E d’altronde la dualità dei sessi dal punto di vista biologico è funzionale alla riproduzione, che per quei soggetti è in molti casi problematica o impossibile, quindi, da un punto di vista strettamente biologico, si tratta di "errori", da un punto di vista evoluzionistico e adattivo (sempre se sia vero il darwinismo, rispetto al quale sono scettico, ma è un problema vostro, lo scientista non sono io).
Non considero queste persone "poveri malati" né le ritengo meritevoli di compatimento, se non quando le loro caratteristiche comportano loro dei problemi, che siano di carattere medico o sociale. Basta d’altronde leggere unpochino sulla rete circa la sindrome di Morris per scoprire (io ne ignoravo l’esistenza fino all’altro ieri) che spesso le donne che ne sono affette (in medicina si dice "affette", non è colpa mia) sono molto belle, spesso ben più della media delle donne, avendo un corpo longilineo e ben fatto, risultando spesso molto attraenti per gli stessi uomini, tanto che è stata chiamata anche "sindrome delle belle donne".
Per quanto mi concerne, si tratta di donne – con caratteristiche genetiche particolari, d’accordo – ma di donne che, a differenza di altre non hanno naturaliter peluria pubica e ascellare, hanno una muscolatura un po’ più sviluppata, non possono avere figli (come capita a tante altre donne e anche uomini) e di solito hanno una vagina più corta e meno sviluppata, che si può sviluppare con l’età e l’attività sessuale e, in casi estremi, chirurgicamente. Non vedo il problema. Preferisco molto una bella donna così a una donna molto brutta, ma normale, nel senso medico statistico del termine (se no mi dici che sono razzista, il che mi sta anche bene, ma non lo sono in questo caso).
Il fatto poi che i portatori di sindrome di Morris o di tante altre sindromi analoghe io non li considererei naturali mi pare grottesco. Ti basta dare un’occhiata agli interventi precedenti per constatare come io abbia affermato esattamente il contrario. Ma, ripeto, non voglio imbrigliare e tarpare le ali alla tua fantasia nell’esegesi delle affermazioni altrui.
Per il resto, continuo a non vedere in che cosa negherei la realtà e avrei opinioni difformi da essa. Sono contrario al fatto che una persona modifichi chirurgicamente il proprio corpo, se non a causa di una diminutio per incidente, malattia, deformità congenita. Questa non è un’opinione sulla realtà, ma un giudizio su di essa, riguarda cioè una questione di liceità, dal mio personalissimo punto di vista ovviamente, non di constatazione. Lo so che è una distinzione ovvia, ma a quanto pare sono costretto a ribadirtela.
Saluti
DAL BLOG DI MIQUEL MARTINEZ
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Miguel, non Miquel.
Amanda Simpson, la criminale di guerra politicamente corretta
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