Nizar Trabelsi o il Diritto Imperiale

Nei prossimi giorni, i tribunali del Belgio decideranno su un caso di enorme rilevanza per i diritti umani.

Nizar Trabelsi, un tunisino di 38 anni, sarà forse deportato dal Belgio negli Stati Uniti, dove dovrà scontare due ergastoli, nonché 30 anni di carcere nel caso sopravvivesse a se stesso due volte, per aver voluto commettere un reato (senza portarlo a termine) in Belgio, e per il quale ha quasi finito di scontare il carcere in Belgio.

Nizar Trabelsi è stato un giocatore di calcio nel proprio paese natale, la Tunisia, e poi in Germania, nella Fortuna Düsseldorf. Rimase profondamente colpito dalla foto di una bambina uccisa a Gaza dagli israeliani, e decise, nel 2001, di compiere un attentato contro la base statunitense di Kleine-Brogel, da cui si diceva partissero rifornimenti militari per Israele. Avrebbe dovuto farsi saltare in aria, con un furgono carico di esplosivi, e la foto della bambina in tasca.

Fu catturato dalla polizia belga, prima che potesse agire, e condannato a dieci anni di carcere, di cui ha già scontato la maggior parte.

Il 16 novembre del 2007, un grand jury del distretto di Columbia, negli Stati Uniti, lo ha condannato per "partecipazione ad un’associazione sovversiva per l’uso o il tentato uso di armi di distruzione di massa" e "sostegno materiale e finanziario ad un’organizzazione terroristica straniera". E l’ha condannato due volte a 15 anni, più l’ergastolo, anche questo ben due volte.

Adesso gli Stati Uniti – i cui agenti sono già ammessi regolarmente a interrogare Nizar Trabelsi in carcere – ne chiedono l’estradizione. Gli avvocati di Nezar Trabelsi non sono stati nemmeno avvertiti. Un tribunale della città belga di Nivelles ha già accolto la maggior parte delle richieste; e l’appello sarà deciso nel giro ormai di pochi giorni.

Alla fine la decisione sarà politica: spetterà al ministro della giustizia, Jo Vandeurzen, decidere se accettare o no la richiesta statunitense. Esiste quindi qualcuno che potrebbe dire di no.

Qualche breve riflessione.

Nizar Trabelsi aveva l’intenzione, dichiarata, di fare qualcosa, anzi molto.

Ma di concreto, non ha fatto nulla e non ha danneggiato nessuno. Non è nemmeno classificabile come "terrorista": aveva in mente un’azione militare contro un bersaglio militare, direttamente coinvolto in azioni militari.

Sta scontando fino in fondo la pena, inflittagli in Belgio, per un reato commesso in Belgio.

L’accusa statunitense, non potendo fargli scontare la doppia pena per un reato per cui è già stato punito, lo colpisce per "associazione" e "sostegno". Arrogandosi così il diritto imperiale di punire negli Stati Uniti chi si "associa" in Belgio.

Colpisce poi l’entità della pena: per chi si oppone all’impero, nelle "intenzioni", nelle "associazioni" e nel "sostegno", ovunque si trovi, la pena è la massima possibile (nel distretto di Columbia, non esiste la pena di morte). E supera di gran lunga quella inflitta in Italia, nei fatti, al peggiore serial killer.

Non sono affatto un giurista, ma mi sembra che il caso tiri in ballo due questioni fondamentali.

La prima è la sovranità nazionale, in un’epoca in cui tanti gridano di voler essere "padroni a casa nostra" e poi tacciono di fronte a una violazione di questa portata.

La seconda è la distinzione tra azioni concrete e il vasto e fumoso mondo delle "intenzioni", delle "associazioni" e dei "sostegni", che dai tempi dell’Inquisizione, passando per i grandi regimi totalitari, costituiscono l’arma più tremenda per soffocare ogni dissenso.

Credo che ci siano motivi molto validi, quantomeno, perché tanti facciano un link al blog della campagna contro l’estradizione di Nezar Trabelsi e perché firmino la petizione perché non venga estradato.

Cercando su Google il nome di Nizar Trabelsi, colpisce il silenzio quasi assoluto dei classici garantisti, dei difensori del "valore occidentale della libertà" e anche della sinistra: ciò che (per fortuna e giustamente) è valso per Oreste Scalzone e Cesare Battisti, non vale per un arabo.[1]

Tanti anni fa, il Pastore Niemöller scrisse alcuni versi che vengono ripetuti ritualmente, senza pensare al loro senso reale e al loro valore presente:

"Quando i nazisti sono venuti a prendere i comunisti, ho taciuto: non ero comunista.

Quando hanno rinchiuso i socialdemocratici, ho taciuto: non ero socialdemocratico.

Quando sono venuti a prendere i sindacalisti, ho taciuto: non ero un sindacalista.

Quando sono venuti a prendere gli ebrei, ho taciuto: non ero ebreo.

Quando sono venuti a prendere me, ho taciuto: non era rimasto più nessuno a protestare."

La cosa interessante è che Niemöller non era né comunista, né socialdemocratico, né sindacalista, né ebreo.

Per citare un mio vecchio post: Niemöller era un anticomunista, un credente molto conservatore che condivideva diverse cose del nazionalsocialismo, compresa una certa antipatia per gli ebrei. Parla di se stesso, quindi, non di altri, quando dice di aver taciuto, finché non sono venuti anche per lui.

Nota:

[1] Oreste Scalzoni e Cesare Battisti hanno sempre dimostrato grande dignità e coerenza nel non limitare le proprie campagne a chi faceva parte della calda famiglia di persone che la pensavano come loro, e quindi non c’è in questa mia affermazione alcuna critica personale verso di loro. Verso la loro calda famiglia, sì invece.

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40 risposte a Nizar Trabelsi o il Diritto Imperiale

  1. utente anonimo scrive:

    Potrei anche essere d’accordo con molte cose che scrivi oggi, ma non capisco cosa vuoi dire quando scrivi:

    “Ma di concreto, non ha fatto nulla e non ha danneggiato nessuno”

    intendi dire che finché non c’è da pulire il sangue dalle strade e raccattare pezzetti di corpi, “non c’è nulla di concreto”?

    e se uno volesse evitare di pulire sangue & raccattare pezzetti, attività che a noi pigri occidentali non piace tantissimo, *quando* deve intervenire?

    se fai un giro su internet, vedrai che il buon trabelsi, non solo ha confessato la pianificazione dell’attentato (ma contesta di averlo messo in atto…e grazie al cavolo, senno’ staremmo a cercare pezzetti di trebelsi e non a discutere di estradizione), ma gli hanno trovato a casa armi, svariati litri di prodotti chimici, istruzioni per preparare bombe…

    roberto

  2. utente anonimo scrive:

    ps. giusto per la precisione gli americani non chiedono l’estradizione per lo “stesso reato” per il quale è stato condannato in belgio, ma perché credono che il nostro amichetto sia coinvolto in altre attività non particolarmente lodevoli

    roberto

  3. kelebek scrive:

    Per roberto,

    ho scritto chiaramente che stava progettando un attentato, peraltro non “terroristico”.

    Ho aggiunto il particolare che non era riuscito a portarlo a termine.

    Pur non essendo un giurista, credo che ci sia una differenza tra avere in casa un fucile allo scopo dichiarato di sparare alla vicina di casa, e spararle davvero.

    Per l’attentato, voluto ma non compiuto, si è fatto tranquillamente i suoi anni di carcere.

    Miguel Martinez

  4. utente anonimo scrive:

    certo che c’è una differenza (10 anni invece dell’ergastolo, per dire)!

    roberto

  5. Tlaxcala scrive:

    Da leggere oggi

    [..] Su Kelebek Nizar Trabelsi o il Diritto Imperiale di Miguel Martinez Nei prossimi giorni, i tribunali del Belgio decideranno su un caso di enorme rilevanza per i diritti umani. Nizar Trabelsi, un tunisino di 38 anni, sarà forse deportato dal B [..]

  6. RitvanShehi scrive:

    >ciò che (per fortuna e giustamente) è valso per Oreste Scalzone e Cesare Battisti, non vale per un arabo. Miguel Martinez< “Giustamente” ‘n par de ciufoli, se permetti! Arabo a parte – su cui sono d’accordo con te, non si deve processare due volte per lo stesso reato in due paesi diversi – Scalzone e Battisti sono due terroristi latitanti che dovrebbero scontare la pena inflitta loro in Italia. Pertanto, il paragone mi sembra del tutto sballato.

  7. utente anonimo scrive:

    azione militare?

    non è che devi essere un militare per compiere un’azione militare, dal punto di vista del diritto di guerra? non mi pare preveda ex calciatori come combattenti legali.

    inoltre questo voleva attentare ad una base USA, il che riduce assai la pretesa imperialistica

    mi rimane solo il “ne bis in idem”, visto che si è preso 10 anni per quel tentato crimine.

    ciao

    Francesco

  8. utente anonimo scrive:

    x Ritvan

    io obietterei al “per fortuna e giustamente” ma credo MM faccia finta di non sentire

    grazie Roberto per la precisazione giuridica

    Francesco

  9. utente anonimo scrive:

    aggiungo una notiziuola appena trovata a proposito del ne bis in idem:

    “Un tribunal belge de première instance (…) a pour une bonne part validé jeudi dernier la demande d’extradition, **à condition que Trabelsi ne soit pas rejugé pour les faits commis en Belgique**”

    http://tunisiawatch.rsfblog.org/archive/2008/11/24/washington-reclame-a-la-belgique-l-extradition-de-nizar-trab.html

    roberto

  10. utente anonimo scrive:

    Assurdo!!! Faceva prima ad entrare in un bar frequentato da militari americani armato di katana e wakizashi e poi fare Seppuku (karakiri) come i samurai.

    kendo

  11. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — non è che devi essere un militare per compiere un’azione militare, dal punto di vista del diritto di guerra? non mi pare preveda ex calciatori come combattenti legali. —

    Non sono esperto di diritto bellico, ma non mi risultano carcerazioni di massa contro i combattenti irregolari russi, polacchi, francesi e italiani (per citare i soli casi più celebri) che hanno preso parte alla seconda guerra mondiale.

    Z.

  12. utente anonimo scrive:

    Un altro paio di considerazioni.

    Riguardo al tag “reati d’opinione”: è vero che è la definizione che la sinistra parlamentare ama utilizzare – con un pizzico d’ipocrisia – per difendere i propri militanti quando finiscono sotto processo.

    Ma qua di reati di opinione non ne vedo. Non é reato d’opinione il tentativo di commettere un attentato, ovviamente. Ma non è reato d’opinione nemmeno il reato associativo: la sanzione nei confronti dell’associato non viene irrogata per l’opinione espressa dal medesimo, ma per il coinvolgimento del medesimo nel sodalizio criminoso (hm!).

    Così ad una prima lettura, oltre tutto, non sembra neanche certo che possa applicarsi il ne bis in idem, visto che – a quanto leggo – non è stato condannato per i medesimi fatti, negli Stati Uniti: si parla di associazionismo e non di tentativo.

    Ma Miguel parla di “fucile in casa”: fino a che punto si era spinto l’aspirante attentatore? Perché mi pare singolare una condanna per un reato tentato dove il tentativo consista in null’altro che nell’avere un fucile appeso al muro…

    Z.

  13. utente anonimo scrive:

    roberto (#10),

    traduci quando scrivi in spagnolo, lo sai che fatico a capirlo. Mica abito nel Liktenstain io 😀

    Z.

  14. kelebek scrive:

    Per Z. n. 12

    E’ una domanda che ripropongo pigramente di tanto in tanto – dico pigramente, perché potrei trovare la risposta da solo, se mi mettessi a fare un po’ di ricerca.

    Cioè, come hanno fatto gli stati nati dalla seconda guerra mondiale a legittimare i combattenti irregolari?

    Una risposta parziale è data dall’esistenza, nella maggior parte dei casi, di stati ritenuti legittimi in qualche modo, alle spalle dei partigiani: ad esempio il governo del re a Bari, quello sovietico, ecc.

    Però già credo che sia un po’ dubbia la legittimità (dal punto di vista giuridico, non etico) del governo di De Gaulle in Francia; mentre non poteva essere “legittima” la resistenza in Belgio, ad esempio né (credo, Ritvan mi corregga) in Albania.

    Comunque, al di là della legittimità del governo per cui si combatte, c’era sempre la questione che gli irregolari non rappresentavano, se non in casi limitati, un esercito e non indossavano certamente divise e tutto il resto.

    Insomma, tutte quelle cose di cui si accusano oggi i combattenti islamici.

    Miguel Martinez

  15. RitvanShehi scrive:

    >x Ritvan io obietterei al “per fortuna e giustamente” ma credo MM faccia finta di non sentire Francesco< Eh, no, mio caro, al “per fortuna” non ho obiettato di proposito: chi sono io per impedire a MM di esprimere in proposito il suo gaudium magnum?:-).
    “Giustamente”, invece, è un altro paio di maniche, visto che non c’è una “giustizia” riservata a MM e un’altra riservata a nosotros.

  16. utente anonimo scrive:

    @ francesco n.8

    Non sono sicuro, ma un’azione “militare” si definisce tale non in base a chi la compie, ma in base alle sue caratterstiche intrinseche. Altrimenti, gli alpini che aiutano i terremotati farebbero un’azione militare, mentre Hezbollah che fa il culo a capanna a Tsahal no.

    Credo che comunque il discorso non vertesse sulla definizione di azione militare, ma sul fatto che l’obiettivo era militare, cioè non un attacco a dei civili.

    Anche se, Miguel, non basta attaccare militari per essere esenti da colpa: se tu non sei in guerra con quei militari, se non ti stanno invadendo o distruggendo la casa non puoi attaccare un base militare solo perché è militare. Esistono anche gli alleati 🙂

    Altrimenti domani io mi metto a sparare ai carabinieri per strada e tu scrivi un post dicendo che ho fatto un’azione militare (i carabinieri fanno parte delle forze armate) intendendo dire che è in qualche modo legittima.

    Credo che da un punto di vista legittimo il tipo non sia messo bene, pur restando il fatto che non si capisce per quale motivo gli Usa possano processare chiunque gli passi per la testa, mentre loro possono uccidere funzionari dei servizi segreti stranieri senza nemmeno che qualcuno dica bah.

    Questo sempre dal punto di vista del diritto

  17. utente anonimo scrive:

    x anonimo 17

    e come possiamo individuare queste caratteristiche intrinseche?

    grazie

    Francesco

  18. RitvanShehi scrive:

    >Però già credo che sia un po’ dubbia la legittimità (dal punto di vista giuridico, non etico) del governo di De Gaulle in Francia; mentre non poteva essere “legittima” la resistenza in Belgio, ad esempio né (credo, Ritvan mi corregga) in Albania. Miguel Martinez< Ti correggo eccome!:-)
    Con tutta l’antipatia personale per l’esercito partigiano di Hoxha che ci portò quel bel regime che sappiamo, esso era legittimo eccome, ai sensi della convenzione dell’Aia. La quale, per riconoscere come legittimi belligeranti i “resistenti” non chiede neccessariamente che essi siano “collegati” a un governo più o meno “legittimo”, bensì che abbiano una struttura militare ben definita, uniformi o SEGNI DISTINTIVI compresi. I partigiani di Hoxha le avevano (struttura militare, stella rossa sul cappello e fazzoletto rosso al collo), pertanto erano “legittimi” ai sensi della suddetta convenzione.

  19. RitvanShehi scrive:

    >Non sono sicuro, ma un’azione “militare” si definisce tale non in base a chi la compie, ma in base alle sue caratterstiche intrinseche. Altrimenti, gli alpini che aiutano i terremotati farebbero un’azione militare, mentre Hezbollah che fa il culo a capanna a Tsahal no. cronachedamileto< Hesbollah “fa il culo a capanna a Tsahal” senza indossare uniformi o segni distintivi, nonché nascondendosi spesso e volentieri fra i civili. Pertanto, ai sensi della convenzione dell’Aia sulla guerra, Hesbollah è “terrorista”, non “legittimo belligerante”. Vedi anche il mio #19.

  20. kelebek scrive:

    Per Ritvan n. 19

    Cioè,

    se qualcuno costituisce la Brigata Osama bin Laden del Belgio, con colonnelli, caporali e altri titoli, e ricorda di mettersi sempre una spilletta con una nuvola verde prima di fare un attentato, si diventa legittimi combattenti?

    Non sto cercando di farti le pulci, voglio capire, perché chiaramente manca qualcosa sia in quello che ho detto io, sia in quello che hai detto tu.

    Miguel Martinez

  21. RitvanShehi scrive:

    >Per Ritvan n. 19 Cioè, se qualcuno costituisce la Brigata Osama bin Laden del Belgio, con colonnelli, caporali e altri titoli, e ricorda di mettersi sempre una spilletta con una nuvola verde prima di fare un attentato, si diventa legittimi combattenti? Non sto cercando di farti le pulci, voglio capire, perché chiaramente manca qualcosa sia in quello che ho detto io, sia in quello che hai detto tu. Miguel Martinez< Non lo so, mica sono onnisciente io!:-). Trova la convenzione dell’Aia sulla guerra e leggitela. Comunque, prima di costituire le brigate Osama in Belgio, non sarebbe meglio dotare di uniformi/segni distintivi i tuoi Gloriosi Resistenti in Palestina, Libano, Iraq ed Afghanistan?

  22. utente anonimo scrive:

    non sarebbe meglio dotare di uniformi/segni distintivi i tuoi Gloriosi albanesi in Palestina, Libano, Iraq ed Afghanistan?

    ritman

  23. RitvanShehi scrive:

    >non sarebbe meglio dotare di uniformi/segni distintivi i tuoi Gloriosi albanesi in Palestina, Libano, Iraq ed Afghanistan?

    ritman< No, sarebbe meglio dotare te, miserabile troglione, di un segno distintivo adesivo sulla fronte, con susscritto “Ampio parcheggio interno”.

  24. utente anonimo scrive:

    Ritvan,

    — ai sensi della convenzione dell’Aia sulla guerra, Hesbollah è “terrorista”, non “legittimo belligerante —

    Solo che allora dovremmo concludere che il mondo intiero dell’Aia se ne cura poco, visto che sono ben pochi gli stati che considerano Hezbollah nel suo complesso un gruppo terroristico. E non solo: durante l’invasione israeliana del Libano Hezbollah ha combattuto eccome: erano tutti “illegittimi” o erano tutti vestiti in uniforme?

    Né mi risulta che gli storici partigiani di Russia, Polonia e Francia fossero tutti vestiti con berretti, stellette e gradi.

    E’ comunque evidente, per altri versi, che un’azione contro un militare non può per ciò stesso essere ritenuta legittima a prescindere.

    Insomma, la questione è interessante e andrebbe approfondita.

    Z.

  25. kelebek scrive:

    Per Z. n 25

    In effetti, la maggior parte dei movimenti descritti – Hezbollah, Hamas, Shabaab, gli stessi gruppetti della costellazione di al-Qaida – hanno gerarchie interne, a volte vere e proprie divise o comunque inconfondibili segni distintivi, come le sciarpe rosse degli shabaab.

    Poi non è detto che indossino questi segni distintivi tutte le volte che conducono operazioni militari, ma non lo fanno i corpi speciali “ufficiali” e non lo hanno fatto certamente i partigiani italiani.

    Miguel Martinez

  26. utente anonimo scrive:

    Ah, non credo che basti leggere la convenzione.

    Visto che le decisioni di questo tipo fanno ampio ricorso ai precedenti, credo che ci sarebbe da studiare un bel po’ di giurisprudenza in materia.

    Almeno fino a dieci anni fa, c’era uno stato negli Stati Uniti meridionali dove una legge mai abrogata autorizzava il proprietario a uccidere ogni sconosciuto di razza bianca che si fosse fatto trovare nei campi del primo dopo il tramonto. Dubito che sarebbe valsa come scriminante in un processo, però.

    Z.

  27. RitvanShehi scrive:

    >Poi non è detto che indossino questi segni distintivi tutte le volte che conducono operazioni militari, ma non lo fanno i corpi speciali “ufficiali” e non lo hanno fatto certamente i partigiani italiani.

    Miguel Martinez< E difatti, i crucchi si sono appellati al diritto di rappresaglia su civili (riconosciuta in certe circostanze dalla Convenzione dell’Aia, credo), visto che venivano attaccati da “civili”, in barba alla Convenzione. Vedere alle voci “attentato di via Rasella” e “strage delle Fosse Ardeatine”. P.S. Miguel, a proposito del commento troglionesco 23, vorresti gentilmente chiedere al tuo caro troglione che roba s’inietta per sognare albanesi armati scorrazzanti in Palestina (agli ordini dei perfidi eb…pardon, sionisti, immagino)?

  28. RitvanShehi scrive:

    >Ah, non credo che basti leggere la convenzione. Z.< Sì, ma sarebbe almeno un buon inizio nel percorso che ci porti a sapere di cosa stiamo parlando, non credi? >Visto che le decisioni di questo tipo fanno ampio ricorso ai precedenti, credo che ci sarebbe da studiare un bel po’ di giurisprudenza in materia.< Bene, e allora tu, nostro caro leguleio di fiducia:-), cosa ci fai qui a chiacchierare? Al lavoro, raus!:-) >Almeno fino a dieci anni fa, c’era uno stato negli Stati Uniti meridionali dove una legge mai abrogata autorizzava il proprietario a uccidere ogni sconosciuto di razza bianca che si fosse fatto trovare nei campi del primo dopo il tramonto. Dubito che sarebbe valsa come scriminante in un processo, però.< Beh, visto che nel sistema amerikano a decidere – con ampio margine di discrezionalità – della colpevolezza o meno dell’omicida è una giuria di cittadini, non ne sarei sorpreso anch’io. — Ritvan: ai sensi della convenzione dell’Aia sulla guerra, Hesbollah è “terrorista”, non “legittimo belligerante — >Solo che allora dovremmo concludere che il mondo intiero dell’Aia se ne cura poco, visto che sono ben pochi gli stati che considerano Hezbollah nel suo complesso un gruppo terroristico.< Beh, gli Stati a cui Hesbollah sta tanto a cuore per ragioni politiche o altro mica sono obbligati – leguleimente parlando – a tener conto in questo caso della sullodata Convenzione, eh! >E non solo: durante l’invasione israeliana del Libano Hezbollah ha combattuto eccome: erano tutti “illegittimi” o erano tutti vestiti in uniforme?< Tutti illegittimi, ai sensi della sullodata Convenzione. Di cui molti se ne fregano per le ragioni di cui sopra. >Né mi risulta che gli storici partigiani di Russia, Polonia e Francia fossero tutti vestiti con berretti, stellette e gradi.< Tutti no, ma buona parte sì. E gli altri, quando catturati dai crucchi venivano subito appesi per il collo e senza processo, come “spie”, siempre in omaggio alla sullodata Convenzione. >E’ comunque evidente, per altri versi, che un’azione contro un militare non può per ciò stesso essere ritenuta legittima a prescindere.< “Evidente”??!! Ma come, così, su due piedi, senza prima consultare Convenzioni e precedenti?:-) >Insomma, la questione è interessante e andrebbe approfondita.< Su questo sono perfettamente d’accordo.

  29. utente anonimo scrive:

    Ritvan,

    — Bene, e allora tu, nostro caro leguleio di fiducia:-), cosa ci fai qui a chiacchierare? Al lavoro, raus!:-) —

    Prima anticipo, poi lavoro 😀

    — Beh, visto che nel sistema amerikano a decidere – con ampio margine di discrezionalità – della colpevolezza o meno dell’omicida è una giuria di cittadini, non ne sarei sorpreso anch’io. —

    Non è tanto questione di giurie popolari: in un caso del genere, da quelle parti, anche un giudice togato potrebbe condannare, dato che l’ordinamento Yanqui – basato in larga misura su consuetudini e precedenti – prevede l’istituto della desuetudine.

    — Beh, gli Stati a cui Hesbollah sta tanto a cuore per ragioni politiche o altro mica sono obbligati – leguleimente parlando – a tener conto in questo caso della sullodata Convenzione, eh! —

    Gli “Stati a cui sta tanto a cuore” Hezbollah sono tutti eccetto sei; quattro di essi considerano Hezbollah “organizzazione terroristica” tucùrr, gli altri due riservano il grazioso appellativo alla sola ala militare. Sicché i casi sono due. O c’è stata una straordinaria moria di internazionalisti al mondo, tanto che solo sei stati possono permetterseli (e allora mi do all’internazionale e mi vendo al miglior offerente, che offrirà presumibilmente un capitale 🙂 ) oppure la questione è un po’ più complicata…

    — Tutti no, ma buona parte sì. E gli altri, quando catturati dai crucchi venivano subito appesi per il collo e senza processo, come “spie”, siempre in omaggio alla sullodata Convenzione. —

    Non sono certo che gli Stati Uniti facciano grosse distinzioni, persino oggi, tra “terroristi coi gradi” e “terroristi senza i gradi”. Credo che difficilmente un “terrorista senza gradi” venga trattato peggio dagli Yanquis oggi di quanto un “terrorista con i gradi” venisse trattato dai nazisti ieri, ad esempio. Però, allo stesso tempo, dubito che i gradi salverebbero un terrorista di Al-Qaida da Guantanamo, per esempio.

  30. utente anonimo scrive:

    …e naturalmente so’ Zeta, per esempio.

    Z.

  31. utente anonimo scrive:

    Z.

    il pezzullo dice semplicemente che l’estradizione è condizionata al fatto che l’amico non sia riprocessato per gli stessi fatti per i quali è stato processato in belgio…insomma, l’acqua e bagnata ed il fuoco caldo

    roberto

  32. RitvanShehi scrive:

    >Ritvan, Prima anticipo, poi lavoro 😀 Z.< Bieko materialista borghese!:-) Il volontariato per la “causa” ti fa proprio schifo?:-) — Ritvan: Beh, visto che nel sistema amerikano a decidere – con ampio margine di discrezionalità – della colpevolezza o meno dell’omicida è una giuria di cittadini, non ne sarei sorpreso anch’io. — >Non è tanto questione di giurie popolari: in un caso del genere, da quelle parti, anche un giudice togato potrebbe condannare, dato che l’ordinamento Yanqui – basato in larga misura su consuetudini e precedenti – prevede l’istituto della desuetudine.< Beh, io il sistema giuridico ameregano lo conosco solo da film e telefilm. Però, non mi risulta che laggiù i processi per omicidio si possano fare senza giuria. — Beh, gli Stati a cui Hesbollah sta tanto a cuore per ragioni politiche o altro mica sono obbligati – leguleimente parlando – a tener conto in questo caso della sullodata Convenzione, eh! — >Gli “Stati a cui sta tanto a cuore” Hezbollah sono tutti eccetto sei; quattro di essi considerano Hezbollah “organizzazione terroristica” tucùrr, gli altri due riservano il grazioso appellativo alla sola ala militare. Sicché i casi sono due. O c’è stata una straordinaria moria di internazionalisti al mondo, tanto che solo sei stati possono permetterseli (e allora mi do all’internazionale e mi vendo al miglior offerente, che offrirà presumibilmente un capitale 🙂 ) oppure la questione è un po’ più complicata…< Come già detto, ridetto e stradetto, nel mettere il “bollino del terrorista” a Hesbollah et similia, il Diritto Internazionale c’entra poco: la decisione è prettamente POLITICA. — Tutti no, ma buona parte sì. E gli altri, quando catturati dai crucchi venivano subito appesi per il collo e senza processo, come “spie”, siempre in omaggio alla sullodata Convenzione. — >Non sono certo che gli Stati Uniti facciano grosse distinzioni, persino oggi, tra “terroristi coi gradi” e “terroristi senza i gradi”. Credo che difficilmente un “terrorista senza gradi” venga trattato peggio dagli Yanquis oggi di quanto un “terrorista con i gradi” venisse trattato dai nazisti ieri, ad esempio.< Ah, ma allora secondo te i bieki yanquis non sono esattamente uguali ai nazi, se non peggio?! Fatwa su di te!:-) >Però, allo stesso tempo, dubito che i gradi salverebbero un terrorista di Al-Qaida da Guantanamo, per esempio.< I tuoi dubbi si scioglierebbero se i cari “resistenti” si adeguassero alla Convenzione e non si confondessero coi civili. Siccome non lo fanno, ti tocca tenerti il dubbio amletico:-).

  33. JohnZorn scrive:

    Le solite capriole per dire che siccome l’ennesimo terrorista “non ha ucciso nessuno” e comunque “il bersaglio era militare” il “poverino” allora si tratta un “martire” da trattare con i guanti bianchi…

    Inoltre,concedetemi la provocazione: se il Trabelsi è un Tunisino mi spiegate perché mai doveva compiere un’azione militare per vendicare i Palestinesi?

    Se il ragionamento di MM è valido,allora si giustifica benissimo chiunque veda negli arabi e/o musulmani “un nemico in casa”,visto che,secondo migueliana logica, sarebbero legittimati ad agire contro obiettivi militari ANCHE del paese in cui vivono (e del quale magari han pure il passaporto) solo perchè impegnati in guerra contro un paese arabo e/o musulmano (magari,molto probabilmente,manco il loro).

    Il penoso tentativo di difendere in maniera contorta dei terroristi non ti fa onore, né alza il livello.

    Peccato

    Un caro saluto

    JZ

  34. utente anonimo scrive:

    Ritvan,

    — Bieko materialista borghese!:-) Il volontariato per la “causa” ti fa proprio schifo?:-) —

    Certo che sì: il volontariato mi fa orrore a prescindere. Se poi ci aggiungi che sono pigro e vizioso… 🙂

    — Beh, io il sistema giuridico ameregano lo conosco solo da film e telefilm. Però, non mi risulta che laggiù i processi per omicidio si possano fare senza giuria. —

    Certo. Intendo dire che laggiù anche il giudice togato, eletto o nominato, può invocare la desuetudine. Insomma, è proprio un istituto del diritto di common law che il nostro ordinamento sconosce (ma quanto è brutto il vocabolo “sconosce”?).

    — I tuoi dubbi si scioglierebbero se i cari “resistenti” si adeguassero alla Convenzione e non si confondessero coi civili. Siccome non lo fanno, ti tocca tenerti il dubbio amletico:-). —

    Beh, Miguel ci insegna che alcuni di loro effettivamente sono soliti indossare segni distintivi e balle varie. Non ho mai sentito, però, che le autorità americane siano stati più clementi e rispettosi in casi del genere. E d’altronde, non mi risulta che abbiano giustiziato sul posto tutti i combattenti irregolari senza gradi.

    Da ignorante, tutto ciò mi fa venire il sospetto che i “gradi” non abbiano più l’importanza decisiva e dirimente che avevano certamente un secolo fa.

    Z.

  35. utente anonimo scrive:

    JZ,

    — Se il ragionamento di MM è valido,allora si giustifica benissimo chiunque veda negli arabi e/o musulmani “un nemico in casa” —

    Non hai tutti i torti.

    Ma è vero anche il contrario: se tu giustifichi quelli che vedono nei muSSulmani “un nemico in casa”, e ritieni accettabile discriminare le persone in base alla fede religiosa, allora il ragionamento di Miguel non fa una grinza.

    E se sbagliaste entrambi? 🙂

    Z.

  36. utente anonimo scrive:

    roberto,

    — il pezzullo dice semplicemente che l’estradizione è condizionata al fatto che l’amico non sia riprocessato per gli stessi fatti per i quali è stato processato in belgio…—

    E grazie arka… però, vedi come te lo ridanno una volta che gliel’hai smollato!

    Z.

  37. JohnZorn scrive:

    >Ma è vero anche il contrario: se tu giustifichi< Io non giustifico. Lo fa MM dipingendoli come un “nemico in casa”. Involontariamente (o no?) ma lo fa. JZ

  38. utente anonimo scrive:

    JZ,

    — Io non giustifico. —

    Dici davvero? Meglio così 🙂

    Z.

  39. utente anonimo scrive:

    io non sono un lettore fisso, solo di passaggio. Non firmero’ la petizione per quel tale. Non conosco le carte processuali e i fatti relativi, se non che “voleva” fare un attentato terroristico. Qualcuno lo punisce “troppo” ? Fatti suoi. Meglio dentro per due ergastoli che fuori a ri-progettare un altro attentato e questa volta riuscendoci.

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