Obsession: islamofobia e lobby sionista (4)

Rabbi Yerachmiel Milstein di Aish HaTorah, niente barba né cappello nero, spiega tutto sull’universo, se stesso e Aish HaTorah:

"L’universo è l’impresa globale di Dio e la sua principale linea di produzione sono le buone azioni.

Noi della razza umana siamo i dipendenti di Dio. La nostra job description è chiara. Dobbiamo contribuire alla bottom line dell’impresa al punto di renderla redditizia: i crediti spirituali devono superare i debiti. Per assicurare il successo continuativo dell’azienda, è stato istituito un sistema di contabilità che esamina la performance di ciascun dipendente rispetto alla bottom line aziendale".

Dunque, dietro la campagna meglio finanziata e più mirata della storia per diffondere l’islamofobia, c’è – se non vogliamo prenderci in giro – un’organizzazione denominata Aish HaTorah, che in ebraico vuol dire "il fuoco della Torà".

Precisiamo subito che sul piano religioso e culturale, Aish HaTorah non rappresenta affatto i quasi sei milioni di ebrei statunitensi. Non rappresenta nemmeno i 600.000 ebrei ortodossi, divisi a loro volta in molte correnti; anzi, Aish HaTorah proviene dal variegato mondo che viene etichettato come degli "ultraortodossi".

Nemmeno sul piano politico, Aish HaTorah rappresenta gli ebrei statunitensi, che per quasi l’80% votano per i democratici, mentre Aish HaTorah si schiera in maniera evidente con il partito storico dei protestanti bianchi, il partito repubblicano.

Infine, Aish HaTorah per molti ebrei è sinonimo di una setta di fanatici. [1]

Eppure, Aish HaTorah riesce a farsi consegnare donazioni enormi da parte di ebrei facoltosi. Si può ipotizzare che gli ebrei che contano nella finanza, nella produzione, nella gestione dei media e nella pubblicità tendano molto più a destra sia del ceto medio ebraico, sia degli ebrei americani noti al grande pubblico come intellettuali o come personalità mediatiche.

Nel comitato direttivo internazionale di Aish HaTorah, almeno nel passato, ci sono state persone come Michael Milken della Beare-Stearn Investment bank; il CEO di Toys R’Us, Michael Goldstein; e il CEO di Goldman – Sachs, Bob Hormat.

Inoltre, Aish HaTorah riesce ad avere ottimi rapporti con il governo israeliano: la sede mondiale dell’organizzazione occupa infatti il quaranta percento degli edifici posti direttamente di fronte al Muro Occidentale di Gerusalemme, dono del governo d’Israele.

La sede mondiale di Aish HaTorah a Gerusalemme


Come spesso succede poi negli Stati Uniti, dove le ferree divisioni ideologiche europee non hanno cittadinanza, chi sa presentarsi bene e riccamente, sa farsi ben volere e sa come costruirsi un curriculum: Aish HaTorah si vanta degli elogi ricevuti (dopo sistematica sollecitazione) da Steven Spielberg, Elie Wiesel, Barbara Walters, i senatori Arlen Spector e Daniel Moynihan, Kirk Douglas e Bill Clinton.

Storicamente, Aish HaTorah si ispira al movimento dei mitnagdim lituani, che nell’Europa dell’Est, alcuni secoli fa, lanciarono una dura persecuzione fondamentalista contro le metafisiche cabbalistiche dei chassidim. Ma la vera ispirazione, che traspare da ogni loro scritto e  azione, è la Religione Americana: cioè la particolare forma che assume l’immaginario religioso ai tempi del capitalismo assoluto.

Aish HaTorah utilizza le somme immense che raccoglie per due scopi – il kiruv o "avvicinamento" delle persone di origine ebraica alla cosiddetta ortodossia; e il sostegno al sionismo.

"Con 30 filiali in 5 continenti e programmi all’avanguardia in 77 città in 17 nazioni che hanno ispirato oltre 1.000.000 di partecipanti e un premiato sito web visitato da oltre 1.000.000 di persone al mese, Aish HaTorah è diventata l’organizzazione di outreach più grande del mondo nel suo settore."

Noah Weinberg, un rabbino di New York, fondò Aish HaTorah a Gerusalemme nel 1974 per realizzare questi due scopi; ma scelse insolitamente l’inglese come lingua di insegnamento, perché puntava all’ampia clientela dei giovani statunitensi che all’epoca si dedicavano a forme confuse di ricerca spirituale.

A differenza di altre iniziative simili, Noah Weinberg finì negli anni per applicare ai propri scopi tutta la tecnologia aziendale e di manipolazione umana e pubblicitaria che caratterizza le parachiese cristiane degli Stati Uniti.

Aish HaTorah agisce contemporaneamente su molti fronti.

Cerca unicamente ebrei, definiti secondo le regole più restrittive.

Gli ebrei – preferibilmente giovani o almeno ricchi –  vengono avvicinati attraverso raffiche di conferenze e seminari, sempre con titoli molto alla moda. Tra questi, spiccano i Discovery Seminar, dove i reclutatori pretendono di dimostrare (a 100.000 allievi finora, dicono) la "scientificità" della Torà grazie agli ormai famosi "Codici della Bibbia", un tema su cui spero di ritornare. Dice Weinberg, "You give us any secular professional to learn with us for three months and we’ll turn him around to our side!"[2]

Aish HaTorah fa capire solo lentamente che questi seminari conducono a un’interpretazione della Torà e della halakhà che considera invalide tutte le altre, l’abbandono degli studi "secolari" e la separazione dalla famiglia [3].

Un altro metodo importante di proselitismo comprende l’organizzazione di viaggi in Israele, a prezzi bassissimi o addirittura gratuiti, che durano spesso un mese.

Lentamente ma inesorabilmente, i giovani più promettenti vengono quindi spinti verso un tipo di vita che, nelle regole, rispecchia la rigorosa ortodossia (o "ultraortodossia") ebraica, ma che non perde mai di vista la centralità del proselitismo e della raccolta di fondi.

Il gruppo forma rabbini propri (circa 200 finora): a differenza di altri movimenti ortodossi, questi rabbini devono associare alle conoscenze religiose, la capacità di rispondere ai critici di Aish HaTorah e sollecitare donazioni.

Una serie importante di attività riguarda la promozione del sionismo: il Jerusalem Fund, ad esempio, porta uomini d’affari e politici in Israele; e Aish HaTorah ha messo in piedi Honest Reporting, la rete mondiale di monitoraggio e pressione sui media.

Aish HaTorah ha inventato anche le Hasbara Fellowships  che lavorano sulla promozione degli interessi dello stato d’Israele a tutti i livelli, assegnando persino una squadra a lavorare sugli articoli di Wikipedia.

Aish HaTorah è responsabile anche di un’originale invenzione sociale, lo SpeedDating® (marchio registrato da Aish HaTorah): per combattere il pericolo di matrimoni interrazziali, il rabbino californiano Yaacov Deyo ha inventato un sistema in cui sette uomini e sette donne – tutti halachicamente ebrei – si parlano per sette minuti ciascuno, nella speranza di combinare un fidanzamento.[4]

La cosa non deve sorprendere: la Religione Americana è una grande produttrice di ingegnose soluzioni concrete a problemi teologici.

Note:

[1] Tempo fa, i tecnici di Aish HaTorah del Regno Unito stavano testando una pagina di un loro sito, senza rendersi conto che era visibile al pubblico. Scrissero, con autoironia, ciò che gli ebrei inglesi, come quelli statunitensi, pensano in media di loro:

"Blah about JLink and how fab we are and how we are going to grab you and brainwash you into becoming a right-wing fanatical religious lunatic – all without telling your Mum and Dad!! (fiendish laugh)." ("qui metteremo chiacchiere su JLink e quanto siamo belli e come ti prenderemo e ti faremo il lavaggio del cervello per farti diventare un fanatico religioso di estrema destra – senza dire niente a mamma e papà (risata diabolica)".

[2] Rabbi Noach Weinberg in Tradition, vol. 32, n. 4, Summer 1998, p. 125, cit. in Aaron Joshua Tapper, "The ‘Cult’ of Aish HaTorah: Ba’alei Teshuva and the New Religious Movement Phenomenon", in The Jewish Journal of Sociology, vol. 44, nos 1 and 2, 2002, p. 8.

Parliamo di questa forma di inganno solo per aiutare a comprendere meglio l’organizzazione. Non è detto che la vita "con un senso" alla loro yeshivà sia peggiore della vita senza senso di un newyorkese medio. Né  siamo al corrente di quegli abusi così tipici in altri gruppi chiusi, siano essi cattolici, dei Testimoni di Geova o ebraici ultraortodossi).

[3] Ne parla in dettaglio Aaron Joshua Tapper.

[4] In rete troviamo diversi maschi formatisi alla scuola di Aish HaTorah, che si lamentano perché i rabbini evitano accuratamente di mettere a disposizione le proprie figlie allo Speed Dating. Lo Speed Dating è diventata una moda mondiale, quando due newyorkesi hanno plagiato l’idea, inventando il Hurry Date, privo di connotazioni religiose.

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16 risposte a Obsession: islamofobia e lobby sionista (4)

  1. utente anonimo scrive:

    Non vorrei sembrarti irriguardoso ma che ce ne frega di quattro gatti fessi che sperperano soldi per non far eleggere presidente un tizio che vuoel distruggere l’Iran quando ormai è chiaro che detto tizio sarà il prossimo presidente?

    Più che un fenomeno rilevante mi sembrano un’ossessione kelebekica 🙂

    Ciao

    Francesco

  2. kelebek scrive:

    Per Francesco n. 1

    Il bello per un liberista su Internet è che se ci si annoia, si può cambiare blog 🙂

    Miguel Martinez

  3. Tlaxcala scrive:

    Da leggere oggi

    [..] Bolivia: Il neofascista italiano Diodato tra i registi della strage di Pando Come può il Popolo del Libro essere contro i libri? la quarta puntata del di Miguel Martinez su Obsession: islamofobia e lobby sionista I taliban danno la sveglia all [..]

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  6. utente anonimo scrive:

    La mia era una critica politico-metodologica, compagno, non una dichiarazione borghese di disinteresse qualunquista!

    😀

    compa Francesco

  7. PinoMamet scrive:

    Scopro oggi (non avrei mai pensato che si arrivasse a tali bassezze) che negli USA sono pubblicati, e vendono molto bene, libri destinati a lettori bambini (pre-teen, li definiscono; curioso come il marketing abbia reso il “teenager” centro del mondo ed età di riferimento) che esaltano le figura di McCain o, alternativamente, di Obama.

    Cominciamo a brainwasharli da piccoli, come dire.

    E noi che ci lamentavamo dell’agiografia di Berlusconi!

    Comunque, questi quattro gatti mi sembra che ne abbiano parecchi, di soldi da sperperare.

    Ciao!!

  8. RitvanShehi scrive:

    >La mia era una critica politico-metodologica, compagno, non una dichiarazione borghese di disinteresse qualunquista! 😀 compa Francesco< “Compagno”???!!! Ma sci vergogni:-), cribbio, e sci informi meglio! Lui è un Onorato Kamerata, invece!:-)

  9. kelebek scrive:

    Cari Francesco e Ritvan,

    Io sono un libero imprenditore con la partita IVA, per cui non sono nemmeno “socio”. Né ho altre appartenenze.

    Miguel Martinez

  10. controlL scrive:

    Il bello di questi “dio imprenditore” è che sono dii “fuori dalla grazia di dio”. Non ce l’hanno mai. Il motivo è semplice per cui non gli entra in testa il concetto a chi li immagina così: la grazia se ne frega di crediti e debiti e non ha dunque bisogno di sistema di contabilità, di partita doppia. “gratis” uguale “per grazia”.p

  11. tristantzara scrive:

    E’ strano ‘sto fatto.L’ebraismo non aspira al proselitismo o a formare dei “missionari”.

  12. PinoMamet scrive:

    Ma infatti questi mica fanno proselitismo.

    Fanno, così mi sembra, una sorta di missionariato o proselitismo inter-religioso, un fenomeno che mi sembra comune a tutte le religioni più grandi (e non solo quelle).

    In più sostengono i partiti politici che ritengono dalla parte di Israele, e anche qui niente di strano.

    Inoltre diffondono l’idea dello scontro di civiltà, e questo, in effetti, è preoccupante.

    Infatti lo fanno più o meno di nascosto, anche se la loro foglia di fico, a quanto pare, è molto stretta.

    A me incuriosisce di più la lettura “economicista” dell’impresa di Dio. Non tanto per il suo situarsi in quella che Miguel definisce “la religione americana”; quanto per lo stupore nel vedere un esito così inatteso, e così tristemente banale, della rilettura continua della propria letteratura religiosa, normativa, mistica e omiletica (ammazza quanto so’ figo), tipica dell’ebraismo.

    Insomma, partendo da Maimonide o dallo Zohar, uno si aspettava qualcosa di più di un Dio mega-direttore galattico 🙂

    Ciao!!

  13. PinoMamet scrive:

    Forse avrei dovuto dire intrareligioso?

    ‘Nzomma, all’interno di una religione sola.

    Ciao!

  14. controlL scrive:

    Hai proprio ragione, pinomamet. Tristissimi. Ben altro spirito religioso c’è qui. Rifacciamoci le orecchie: I gufi, san’Antonio a lu desertu:

    http://it.youtube.com/watch?v=woSmBfuIfw8&feature=related

    p

  15. utente anonimo scrive:

    Mig

    e la faccina che ride? Ritvan e io la abbiamo messa!

    Concordo con p sulla pazzesca idea della contabilità divina, sì che già nei salmi è esclusa esplicitamente (che allora non ci sarebbe speranza per alcun uomo)

    Mah

    Francesco

  16. RitvanShehi scrive:

    >Mig e la faccina che ride? Ritvan e io la abbiamo messa! Francesco< E io ho fatto pure l’imitazione del Berluska!:-)
    Niente, mi sa che il senso dell’umorismo di Mig (ma che lo fai pure caccia sovietico?:-) ) sta latitando….

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