Scrive il gip Giuseppe Gennari:
“è proprio all’interno della comunità chiusa del carcere che si possono approfondire gli studi del Corano”.
E lì dentro, invece di guardare il muro o parlare di calcio, fanno pure “commenti politici“.
Sul serio.
Leggere per credere:
CRO S41 S0B QBXH DROGA: INTERCETTAZIONI, TUNISINI INDOTTRINAVANO IN CARCERE (V.«DROGA:BANDA SGONINATA A MILANO,ARRESTATI…»DELLE 8.42) (ANSA) – MILANO, 20 MAG – I tre tunisini finiti già sotto inchiesta a Milano e condannati con l’accusa di terrorismo internazionale e arrestati oggi per traffico di droga praticavano all’interno del carcere anche attività di indottrinamento. È quel che scrive il gip Giuseppe Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare che questa mattina ha portato a San Vittore 19 persone tra cui anche i tre tunisini ritenuti dagli inquirenti e dagli investigatori milanesi legati all’estremismo islamico.Il giudice nelle quattrocento pagine del suo provvedimento in un passaggio spiega che «un primo aspetto che colpisce e preoccupa è l’attività di indottrinamento che viene praticata all’interno delle mura carcerarie (e proseguita una volta riacquistata la libertà)». Il giudice sottolinea che «è proprio all’interno della comunità chiusa del carcere che si possono approfondire gli studi del Corano e fare nuovi proseliti, in un contesto di generale radicalizzazione a sfondo religioso». Oltre a fare commenti politici delle vicende irachene e augurarsi «che venga applicata la sharia» dalle conversazioni è emerso che i tre avevano «bisogno di soldi» in quanto secondo l’ipotesi degli inquirenti i proventi della droga servivano per finanziare il terrorismo. (ANSA). BRU/MEA 20-MAG-08 18:33 NNN
FINE DISPACCIO
Porca miseria!!! bisognerà costruire carceri speciali per le minoranze religiose! e altre speciali per ogni etnia. e tutto questo per ogni unità circondariale. insomma facciamo prima a trasformare l’itlaia in un enorme carcere suddiviso in mille reparti speciali!
(era questo l’obiettivo, no?)
ciao
INTERCETTAZIONI, MAFIOSI INDOTTRINAVANO IN CARCERE
(ANSA) – PALERMO, 20 MAG – I tre pregiudicati finiti già sotto inchiesta a Palermo e condannati con l’accusa di aver organizzato attentati di matrice mafiosa e arrestati oggi per traffico di droga praticavano all’interno del carcere anche attività di indottrinamento. È quel che scrive il gip Giuseppe Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare che questa mattina ha portato all’Ucciardone 19 persone tra cui anche i tre uomini ritenuti dagli inquirenti e dagli investigatori palermitani legati alla mafia.
Il giudice nelle quattrocento pagine del suo provvedimento in un passaggio spiega che «un primo aspetto che colpisce e preoccupa è l’attività di indottrinamento che viene praticata all’interno delle mura carcerarie (e proseguita una volta riacquistata la libertà)». Il giudice sottolinea che «è proprio all’interno della comunità chiusa del carcere che si possono approfondire i legami mafiosi e fare nuovi proseliti, in un contesto di generale radicalizzazione del fenomeno». Oltre a fare commenti politici delle vicende italiane e augurarsi «che venga applicato il codice d’onore» dalle conversazioni è emerso che i tre avevano «bisogno di soldi» in quanto secondo l’ipotesi degli inquirenti i proventi della droga servivano per finanziare le attivita’ mafiose. (ANSA).
Uhm, ok, e’ meglio che vada a letto.
è vero.
basta vedere come si sono radicati nelle carceri i black muslims in America.
martinez tornatene in cile
Utente Anonimo, tu tornatene a lavorare.
certo, non è una novità il vlore stigmarizzante dei carceri, e non solo in questo senso. Il carcere è la prima parte del problema sicurezza. Si sa e si sa da molto.
Ma ancora la storia viene rigirata ed ecco i terroristi che *anche* in carcere fanno i fondamentalisti. basta dare un’occhiata piu’ approfondita per capire che il problema sono sempre le sbarre, e non le persone.
gervasu
se negli stati uniti in cancere si diventa musulmani, è solo perchè tale religione viene vissuta come antagonista ad un sistema che incarcera prevalentemente i neri, impoverisce e nega la sanità ai neri,uccide prevalentemente i neri, discrimina i neri. ma questo non sarà mica colpa dei musulmani.
martinez, tornate in cile che veniamo anche noi, chiediamo asilo politico maura
Miguel
adesso sei pure cileno?
ma quante origini hai?
visto che siamo in tema, perchè in Italia non si costruiscono carceri? abbiamo quelle esistenti piene da quando ero piccolo io, eppure la soluzione più “banale” non viene neppure tentata.
ciao
Francesco
#2 upaut mi hai fatto morire ;-)))
#7 francesco! leggiti qualcosa sul sistema giudiziario e carcerario USA e quello che ha prodotto (e magari Beccaria & Foucault, se ti capita)
silviu’
addirittura attività di indottrinamento…
capperi.
il problema è che essendo tali “islamici” già in carcere non si possono ulteriormente arrestare.
E’ un bel problema.
>Miguel adesso sei pure cileno? ma quante origini hai? Francesco< Ma no, il nostro caro anonimo con tutta probabilità si riferisce alla famosa panzana dell’attività migueliana come “addestratore di paramilitari vicini a Pinochet”. E si sa che Pinochet era cileno!:-)
>il problema è che essendo tali “islamici” già in carcere non si possono ulteriormente arrestare.
E’ un bel problema.Santaruina< Non vorrei svegliare il can che dorme:-) ma ci sarebbe sempre il 41 bis.
Silviù
non sto vantando il funzionamento delle galere.
ma almeno che i detenuti abbiano un pochino più di spazio!
chi è Foucalt? che Beccaria lo conosco 🙂
Miguel il Cileno mi piace, comunque. capo, lo posso usare? casomai scrivessi un romanzaccio pulp, per uno dei cattivi sarebbe un ottimo nome
Francesco
Francesco
Michel Faucault (credo basti wiki per farsi un’idea…) e non è questione di spazi (credo). E’ questione di metodo (o di sistema, o di tutti e due).
silviu’
Credo che questa cosa dell’islamofobia stia andando oltre Faucault e gli altri che si occuparono di istituzioni totali e controllo sociale.
Firma:
Barbara sloggata
grazie di avermi linkata tra gli Orienti, anche se di fatto sono italiana, ma per motivi di ricerca e soggiorno sono molto legata al mondo arabo… :))
Invece di Focault o Beccaria, un ottimo testo per capire come si è arrivata all’attuale situazione carceraria è La cultura del controllo. Crimine e ordine sociale nella società contemporanea (c’è anche un’edizione economica a 12€: http://www.ibs.it/code/9788851523459/garland-david/cultura-del-controllo.html).
Lettura densa ma valevole.
Invece di costruire nuove carceri, per ridurre quantominimo il problema (non certo per risolverlo) si dovrebbe cominciare a riflettere seriamente sulla possibilità di depenalizzare diversi reati, a cominciare almeno da quelli legati alle droghe attualmente illegali.
La percentuale di gente dietro le sbarre per reati legati agli stupefacenti è altissima.
E poi magari si potrebbe ripensare un attimino anche alla prostituzione…
Invece l’andazzo attuale è l’esatto contrario, con una continua creazione di nuove fattispecie di reato sempre più ambigue e margini discrezionali per la magistratura sempre più ampi.
Le carceri non si riempiono solo quando ci sono più “delinquenti”, ma anche quando le leggi aumentano a dismisura i comportamenti definibili come “delinquenziali” e penalmente perseguibili (dall’accattonaggio alla mancanza di un reddito sufficiente, all'”immigrazione clandestina”, all’espressione di determinate idee, alla navigazione di determinati siti contenenti unicamente informazioni, e così via).
Mr.XYZ
Garland è un grande, per dirla in breve.
Quanto alla necessità di una drastica depenalizzazione (magari ipotizzando percorsi di “recupero” o di “riparazione del danno”, che non rappresentino solo un costo a perdere per la società) è da evidenziare che la creazione di nuove figure di reato (con conseguente accumulo di fascicoli nei corridoi delle Procure) risponde solo alla logica della “Grande Palude” dentro la quale molto si prescrive e qualcosa si nasconde, in barba all’art. 112 Cost.
Così l’Autorevolezza dello Stato non sempre riesce ad imporsi nelle menti e nei cuori dei cittadini più lungimiranti.
Fosse almeno agggratis…
Per non dire della frustrazione e della umana desolazione degli operatori del diritto di buona volontà: una vera e propria emergenza sociale 🙂
ciao
F.
E se, per fare un discorso esclusivamente economico, si facessero quattro conti su quanto costa (lasciando perdere cosa serve) il carcere e quanto invece costerebbero vere comunità di recupero.
se non altro per incominciare a dare un senso alla Costituzione?
silviu’
@silviu’
Garland punta la sua attenzione proprio sul fatto che il carcere non è solo un costo, ma anche e sempre più un grande business fatto di strani intrecci tra pubblico e privato.
E’ per questo che il sistema carcerario riesce a reggere e a non passare di moda dopo ormai decenni, ma anzi a espandersi sempre di più, per quanto possano aumentarne i costi sociali.
E questo discorso vale anche per l’estensione di logiche di sorveglianza pervasiva contro i “delinquenti” al di fuori del carcere (braccialetti elettronici, telecamere, sistemi di tracciamento, costruzione di banche dati digitali, tutto ciò che fa tecnocontrollo), che via via si può pensare dissolverà il confine tra il mondo della reclusione e quello della libertà.
Si producono nuove “insicurezze”, nuovi reati e nuove esigenze di controllo che, per essere implementate, richiedono tecnologia, ricerca, produzione di aggeggi di vario tipo, posti di lavoro, e così via. Soldi che girano, in pratica.
E questo andrà avanti almeno finché questo giro di soldi supererà i costi economici e sociali dovuti ad alti tassi di carcerazione e a un controllo pervasivo sugli individui.
Mr.XYZ
Beh,
in qualche modo si deve essere arrivati alla società più sicura e meno violenta della storia.
A meno che non abbiano ragione socialdemocratici, preti e sindacalisti e sia tutta una questione di redistribuzione e solidarietà. cioè di togliere i soldi a chi li ha guadagnati per darli ad altri.
Magari ipotizzando che il guadagno, se pure non proprio un male, sia comunque privo di diretta legittimazione e valga la pena di ridurlo a favore di altri, i quali hanno come colpa decisiva la sfiga di essere nati nel posto sbagliato.
Se il mondo fosse veramente così andreottiano, se l’idea di merito fosse solo ideologia, se il mercato fosse una bugia, il mondo farebbe un pò più schifo ma si saprebbe più o meno come gestirlo.
Francesco
@Francesco
Il problema è: più sicura per chi? meno violenta in che modo?
La violenza è avere i banditi impuniti per strada come fino a cent’anni fa, o alte percentuali della popolazione in galera (e un’alta percentuale di questi innocenti a causa del sempre minor garantismo, smantellato in favore della “certezza della pena”(!)), un’altrettanto alta percentuale di gente sottoposta a varie forma di libertà vigilata (ovvero, coi diritti menomati), e il rischio sempre più alto per chiunque di venire incastrati (anche solo per caso) a causa della discrezionalità dei magistrati, delle leggi vaghe e di una relativa impunità delle forze dell’ordine (sempre in nome della sicurezza)?
La società sarà sempre più “sicura”, ma intanto dai Settanta in poi i tassi di carcerazione in questa parte di Mondo (specie in UK e USA) hanno avuto un’impennata costante che non promette di fermarsi.
E allora incarceriamo tutti o, meglio, trasformiamo la società stessa in un grande carcere a cielo aperto, e così saremo davvero la società più “sicura” di tutti i tempi!… ma non so se si potrà ancora dire che sarà anche la “meno violenta”.
Poi, se persino la povertà o la precarietà cominciano a diventare reato…
Mr.XYZ
Aggiungo una cosa: gli USA mi pare abbiano un tasso di carcerazione dieci volte superiore a quelli europei (e di poco superiore a quello russo).
Comunque si vogliano definire i due termini, possiamo dire che il cittadino USA è più “sicuro” e meno esposto alla “violenza” del cittadino europeo?
Mr.XYZ
@ Mr: XYZ
>Poi, se persino la povertà o la precarietà cominciano a diventare reato… <
io quel se lo toglierei…
Garland, comunque, me lo andrò a leggere. Grazie
silviu’
x XYZ
mica è colpa mia.
facevo il verso a chi si lamentava della campagna elettorale della destra italiana incentrata su una insicurezza immaginaria.
e mi lanciavo in lancinanti ipotesi socialiste su come ridurre il crimine.
non auspico più di tanto il tutti in galera ma faccio fatica a vedere la base etica del “pappa gratis a tutti così fate i bravi”
mi pare che noi si abbia tassi di galeotti molto inferiori agli USA e al Regno Unito, quindi non siamo messi così male.
ciao
Francesco
>mi pare che noi si abbia tassi di galeotti molto inferiori agli USA e al Regno Unito, quindi non siamo messi così male. Francesco< Mi sembra che la frequentazione di reza ti stia rovinando la logica, mio caro!:-)
Il problema è che in Italia ci sono pochissimi “posti galera” rispetto alla popolazione (italica e straniera) che ne meriterebbe uno. E, siccome anche in carcere vige la legge fisica della non compentrabilità dei corpi, di tanto in tanto si fa qualche amnistia/indulto per ridurre il sovraffollamento. Invece di costruire nuove carceri. Tutto qui.
Ritvan
qui si parlava di “modelli di controllo sociale”, non di posti galera (di quelli avevo osato parlare io).
Ciao
Francesco
>Ritvan qui si parlava di “modelli di controllo sociale”, non di posti galera (di quelli avevo osato parlare io). Ciao Francesco< Ah, ho capito, eri ironico quando scrivevi ” mi pare che noi si abbia tassi di galeotti molto inferiori agli USA e al Regno Unito, quindi non siamo messi così male”. E metti le faccette buffe, però! Ciao