L’uomo medio a rotelle

La liquefazione del mondo – descritta così bene da Szygmunt Bauman – si manifesta come velocità e mobilità.

Che sono esattamente le due caratteristiche fondamentali di quelle incredibili fortezze mobili in cui si rinchiude e si agita una vasta parte della nostra specie.

Su questo tema – lo spirito della fluidità come essenza dei nostri tempi, e la sua materializzazione automobilistica, vi lascio qualche riflessione del geniale Gilles Châtelet, matematico, anarchico, filosofo.

“Giovani nomadi, noi vi amiamo! Siate ancora più moderni, più mobili, più fluidi, se non volete finire come i vostri avi nei campi di fango di Verdun. Il Grande Mercato è il vostro banco di prova! Siate leggeri, anonimi e precari come gocce d’acqua o bolle di sapone: è l’uguaglianza vera, quella del Gran Casinò della vita! Se non siete fluidi, molto presto diventerete dei residuati. Non sarete ammessi al Gran Party mondiale del Grande Mercato… siate assolutamente moderni – come Rimbaud – , siate nomadi e fluidi oppure crepate come residui vischiosi!

 Il fatto è che c’è bisogno di molto spazio, di tanti sacrifici ed energie, di mutilazioni e di cadaveri affinché l'”uomo medio” diventi auto-mobile e si ritenga nomade. E’ per questo che tutte le amministrazioni che si pretendevano fedeli alla voce della modernità […] si sono sempre considerate le vestali zelanti della carretta, dell’uomo medio a rotelle, considerato l’incarnazione del “dinamismo” della società civile. Così, ogni autostrada è anzitutto un’autostrada sociale, e ciò che si può definire il petrol-nomadismo della carretta si trasforma spesso in petainismo a rotelle: l’automobile è anzitutto il lavoro, la famiglia, e l’idiozia montata su quattro ruote.

Immaginate i nostri milioni di piccoli rinoceronti stipati in uno dei grandi budelli del reverendo Moon [che aveva proposto un sistema di tunnel e autostrade intercontinentali]! Sbraitano forse la loro “libertà”, e da vicino hanno l’aria un po’ ringhiosa delle loro carrozzerie, ma visti dall’alto del “grande alambicco”, formano una massa fluida perfettamente docile, che chiede solo una cosa: avanzare senza problemi.

Non si sottolineerà mai abbastanza quanto sia stato decisivo questo addomesticamento di massa tramite l’automobile, per assicurare la transizione tra ciò che converrà chiamare “le Solidarietà tradizionali”, e lo scatenamento inaudito dell’individualismo moderno. Che importa se la carretta uccide, inquina, e spesso rende perfettamente scemi, se la sua proliferazione distrugge ogni spazio urbano degno di questo nome, dal momento che la posta in gioco è assicurare l’addomesticamento di gigantesche masse umane, forgiare miliardi di psicologie di uomini medi a rotelle – di “mentalità-autostrade” – che scimmiottano ovunque, giorno e notte, tanto da farne un paesaggio, le fluidità e le competizioni del Grande Mercato?…”

Da Gilles Châtelet, Vivere e pensare come porci. L’istigazione all’invidia e alla noia nelle democrazie-mercato, Arcana Libri, Roma 2002.

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32 risposte a L’uomo medio a rotelle

  1. utente anonimo scrive:

    L’ultima automobile l’ho mollata nell’ottantanove (era una 75, però, l’ultima vera Alfa…) ed è stata la scelta più intelligente della mia vita.

    Ma grazie della segnalazione, questo Gilles non lo si conosceva.

    🙂 silviu’

  2. poesianotturna scrive:

    Perdona l’intrusione… ti segnalo un’iniziativa di cittadini della Rete che hanno scritto una lettera aperta a politici, istituzioni e media, con lo scopo di richiamare l’attenzione verso quelli che dovrebbero essere i principali obiettivi di una politica civile, etica e basata sul bene comune.

    Oggi, 2 aprile 2008, pubblichiamo la lettera congiuntamente sui nostri

    blog. Se vuoi partecipare, vieni sul blog a prelevare il testo: Blog Action

  3. utente anonimo scrive:

    Interessante segnalazione!

    Rita.

  4. utente anonimo scrive:

    Risulta(l’ho sentito alla radio ) una diminuzione del 18,7% delle vendite auto nel marzo 2008.

    Forse è un buon sengo !?!

    reza

  5. utente anonimo scrive:

    Comunque questa è davvero bella:

    “l’incarnazione del “dinamismo” della società civile”.

    reza

  6. mariak scrive:

    A proposito di ingombri:oggi a firenze è stata fatta un’ordinanza che vieta ai mendicanti di stare seduti, possono cioè mendicare da ritti per non recar danno ai pedoni e al traffico.

    Sul Corriere si parla di gente che si sdraia sulle strisce, naturalmente non è vero nulla, normalmente questi accattoni si trovano

    nel centro storico, e in particolare nelle sue piazze dove le automobili non ci sono.

    Mi dispiace per la non vedente che però oltre a qualche vecchio seduto, deve affrontare e dappertutto merde di cane per le strade, motorini e automibili parcheggiate ovunque, strade e selciati sconnessi dove molti e molte inciampano quotidianamente anche con occhi di falco.

    Ma siccome sono problemi di ardua soluzione che si fa, ci si mette a romprere i c. a dei disperati che stanno seduti, in genere, con le spalle al muro, in tutti i sensi!

    Simile atteggiamento viene chiamato rispetto delle regole, io lo chiamo fumo negli occhi e pochezza umana e politica.

  7. upuaut scrive:

    Io lo chiamerei “guerra tra poveri”, mariak.

    Il brano di Châtelet mi ha fatto pensare a due cose, che poi sono una sola.

    i “milioni di piccoli rinoceronti” che “sbraitano la loro liberta’” di solito ringhiano con il vicino che li sorpassa o che toglie loro strada. Nelle reclame di auto si vedono sempre grandi spazi e nessun altro in giro; e si fa un gran uso della parola “esclusivo”, che applicato a prodotti di largo consumo fa un po’ senso (a me fa incazzare, ma io sono bizzosa).

    Simmetricamente, le “mentalita’-autostrade” conducono le mandrie nella stessa direzione, ma convincendo ogni individuo di essere diverso, mentre ha comprato il proprio pacchetto di idee allo stesso megastore di tutti gli altri.

  8. utente anonimo scrive:

    mi piacerebbe sapere dove e come vive chatelet….

    io farei volentieri a meno della macchina se:

    – fossi abbastanza ricco da potermi permettere di vivere in centro invece che in uno sperduto villaggio della campagna lussemburghese

    – fossi abbastanza ricco da non avere problemi di tempo

    – potessi permettermi di viaggiare senza macchina

    roberto

    ps. non è la carretta che uccide ma la minchionaggine di chi guida

  9. utente anonimo scrive:

    Roberto, predi il problema dal lato sbagliato, credo;-))

    Io non credo che in fatto dei servizi di trasporto pubblico (parlo di Italia) si sia fatto tutto ANZI, credo che non è stato fatto nessun progetto per questo ANZI, credo che si sia fatto tutto per vendere più auto private.

    Non credo che se ci fossero stati governi (nazionali e locali) onesti, per andare a lavorere in centro, provenendo dalla periferia, bisognava usare l’auto privato.

    Come vedi la ricchezza non è di per se essenziale in questo, è il malgoverno che lo impone.

    reza

  10. utente anonimo scrive:

    mah reza,

    sul trasporto pubblico credo che non si possa fare un discorso troppo generale (a parte il fatto che i treni in iitalia fanno vomitare e su questo non ci piove), ché veramente le cose variano molto da città a città (per limitarmi alle città in cui ho vissuto, a bologna secondo me il trasporto pubblico è piuttosto soddisfacente, eppure c’è un traffico assurdo. a parigi variano a secondo dei quartieri da straordinari a inesistenti. qui nel granducato fanno abbastanza schifo e la macchina è sovrana).

    ma non è questo il punto.

    io volevo spostare l’attenzione sul fatto che ho l’impressione che chi critica “la macchina”, semplicemente non ne ha bisogno (non vive in campagna, dovendo essere tutti i giorni alle 8.30 in ufficio, e dovendo portare i figli a scuola, non ha il problema di tornare la sera a casa, non deve fare la spesa, non deve farsi 1000 km per andare a trovare gli anziani genitori).

    magari non ne ha bisogno perché dove vive i trasporti pubblici sono eccellenti, ma sta di fatto che on ne ha bisogno.

    roberto

  11. utente anonimo scrive:

    Oggi ho deciso di visitare tutti i blog su splinder.com che mi riesce di visitare. Ciao da Maria

  12. mariak scrive:

    roberto,

    l’automobile è una cosa molto utile e comoda, e in particolare nei casi che hai descritto.

    C’è un problema però, il numero di tali aggeggi, che è talmente grande da dare le vertigini per cui si rende necessario e urgente la loro limitazione accanto a una politica di trasporto pubblico comodo e veloce.

    Tale limitazione è già in atto, zone blu, pedaggi di entrata, limitazione del traffico esterno e tuttavia le automobili continuano a crescere in modo abnorme ed a inquinare, rubare spazi, degradare quartieri e strade. Credo che tutto questo sia inarrestabile e probabilmente le macchine verranno abbandonate quando non ci sarà più benzina, non prima. Se pensiamo poi che quando hanno realizzato la nuova cinquecento ci sono stati festeggiamenti ai quali ha adidrittura partecipato, se ricordo bene, il presidente della repubblicca e molti politici, ci rendiamo conto che la battaglia è persa. Non lo dico in modo moralistico, anch’io uso la macchina, anche se molto poco, abitando in centro, ma come constatazione fuori da tutti i discorsi che si fanno ogni giorno.

    La mobilità perversa che ci troviamo ad affrontare del resto riguarda anche altri mezzi di trasporto, prendi i voli aerei, pare non bastino mai e tutte le volte che aumenta una corsa che sò per parigi, viene presentata come un progresso enorme…..

    Io credo che si dovrà cambiare con le buone, progettando un altro stile di vita, o con le cattive, distributori a secco e traffico sempre più congestionato da essere abbandonato per forza…

  13. utente anonimo scrive:

    Ti ho capito Roberto, e io dicevo che , vivendo in periferia della città, se ci fosse un tram ke la mattina mi porta al centro(al lavoro) io farei volentieri di uno delle due macchine che abbiamo, metterei l’unica macchina in garage per usarl nel fine settimana.

    Ma quello che non capisco è il motivo di questa mancanza, secondo me i politici locali e quelli nazionali si sono fatti corrompere per farmelo mancare.

    Poi considero che la cosa vale per molti come me cioé, anche per le gante che vive qui intorno a me, quelli che trovo la mattina sulla via dove abita cioé, i miei compagni del traffico, anche loro sono stati fregati come me.

    Alla fine mi viene da dire; animaccia vostra, che andasse di traverso quello che avete preso, a voi e ai vostri che la godono , per ogni secondo che io passo nel traffico e per ogni minuscolo polvere che mi va in gola , perché voi volevate fare tanti soldi.

    Tutto qui;-))

    reza

  14. ikalaseppia scrive:

    2 considerazioni:

    1 la liquefazione della società è comunque irrigimentata in un sistema idraulico in cui le “perdite” (delle quali alcuni di noi si onorano di far parte) sono marginali, è per questo che, a dispetto di tanto movimento inutile molte sono le zone precluse ad accesso vietato.

    2 – la fase fluida è una fase intermedia, dovremmo già meditare la fase “gassosa” che viene.

    Ciao Miguel, al solito, notevole post

  15. PinoMamet scrive:

    Maria

    sono spessissimo d’accordo con te, ma in questo caso mi trovo ad avere un punto di vista diverso.

    Tu scrivi:

    “‘è un problema però, il numero di tali aggeggi, che è talmente grande da dare le vertigini per cui si rende necessario e urgente la loro limitazione accanto a una politica di trasporto pubblico comodo e veloce.

    Tale limitazione è già in atto, zone blu, pedaggi di entrata, limitazione del traffico esterno e tuttavia le automobili continuano a crescere in modo abnorme ed a inquinare, rubare spazi, degradare quartieri e strade.”

    Beh, zone blu, pedaggi eccetera, li odio.

    Li odio perché sono metodi di NON-risoluzione.

    Sono solamente punitivi: non voglio vedere automobili, e faccio perciò in modo che sia molto scomodo o costoso o difficile usarle.

    Ma il problema della mobilità rimane, anzi si aggrava.

    Invece di 100 posti auto ne metto 10: be’, e gli altri novanta automobilisti che non riescono a parcheggiare, oltre a cacciare qualche bestemmia, che fanno, se ne vanno a fanculo?

    Come fa giustamente notare Roberto, l’automobile è anche, spessissimo, una necessità.

    Mettere pedaggi o limitare gli accessi senza contemporaneamente accrescere (in modo credibile e non di facciata, lo sottolineo tre volte) mezzi alternativi di trasporto pubblico, equivale più o meno alle varie cacciate di barboni e zingari:

    non li voglio vedere nella mia città, li mando via, e fine, PER ME il problema è risolto.

    ” Se pensiamo poi che quando hanno realizzato la nuova cinquecento ci sono stati festeggiamenti ai quali ha adidrittura partecipato, se ricordo bene, il presidente della repubblicca e molti politici, ci rendiamo conto che la battaglia è persa”

    Anche qui non sono d’accordo.

    I festeggiamenti, magari eccessivi in un “paese normale”, ci sono stati perché un’azienda da sempre sostenuta dallo Stato finalmente riusciva a creare un prodotto appetibile dal punto di vista del marketing e a valorizzare la propria, perché no, eredità culturale

    (sì, l’Italia è rappresentata anche dal design della vecchia Cinquecento tra le altre cose).

    In ciò non ci vedo niente di male.

    Mi sarebbe sembrato più brutto e ipocrita se i politici avessero detto “una macchina? ma che schifo!” prima di salire sulla loro autoblu.

    “La mobilità perversa che ci troviamo ad affrontare del resto riguarda anche altri mezzi di trasporto, prendi i voli aerei, pare non bastino mai e tutte le volte che aumenta una corsa che sò per parigi, viene presentata come un progresso enorme….. ”

    Infatti lo è, e vorrei anche molte più tratte per Tahiti Pechino Toronto Canicattì, e a basso costo perdipiù.

    A me piace spostarmi e ritengo sia un diritto di tutti.

    “Io credo che si dovrà cambiare con le buone, progettando un altro stile di vita, o con le cattive, distributori a secco e traffico sempre più congestionato da essere abbandonato per forza…”

    E quando ciò succederà cosa faremo, Maria?

    Ci sposteremo con il mulo o la canoa?

    Poco pratico se devi portare un parente all’ospedale.

    Ciao!!

  16. utente anonimo scrive:

    maria e reza,

    la macchina non è solo utile e comoda, ma pure necessaria.

    vorrei essere io a decidere quando è necessaria/utile/comoda/indispensabile e quando non lo è, senza che uno chatelet qualsiasi mi faccia la morale.

    sono poi ance parzialmente in disaccordo con pino, nel senso che trovo pure io odiose le limitazione del traffico *esterno*( bellissimo il paragone con le cacciate degli zingari e barboni), ma quando si tratta di limitazioni del traffico tout court (isole pedonali che valgano per tutti), ben delimitate e che abbiano una logica, non mi vedono contrario

    roberto

  17. utente anonimo scrive:

    anche non ance

    roberto

  18. utente anonimo scrive:

    che poi è l’unico punto che non condivido del mirabile post di pino

    roberto

  19. blatante scrive:

    A parte che il testo è del 1902 (ma pare sia una traduzione di un vecchio barbogio babilonese del 1.700 A.C.) è una questione di prezzi, di quelle che la teoria economica convenzionale spiega alla perfezione.

    Ringrazio il compagno Ken di Londra per la recente dimostrazione.

    Saluti

    Francesco

  20. mariak scrive:

    Maria

    Tu scrivi:

    “‘è un problema però, il numero di tali aggeggi, che è talmente grande da dare le vertigini per cui si rende necessario e urgente la loro limitazione accanto a una politica di trasporto pubblico comodo e veloce.

    Tale limitazione è già in atto, zone blu, pedaggi di entrata, limitazione del traffico esterno e tuttavia le automobili continuano a crescere in modo abnorme ed a inquinare, rubare spazi, degradare quartieri e strade.”

    P.Beh, zone blu, pedaggi eccetera, li odio.

    Li odio perché sono metodi di NON-risoluzione.

    Sono solamente punitivi: non voglio vedere automobili, e faccio perciò in modo che sia molto scomodo o costoso o difficile usarle.

    Ma il problema della mobilità rimane, anzi si aggrava.

    Invece di 100 posti auto ne metto 10:

    maria

    no pino, se ci sono cento posti ,metto cento macchine e non tento l’impossibile cercando di metterne 120.

    P. be’, e gli altri novanta automobilisti che non riescono a parcheggiare, oltre a cacciare qualche bestemmia, che fanno, se ne vanno a fanculo?

    maria

    più parcheggi fai e più macchine attiri e ci sarà sempre qualcuno che va in culo, ma al di là dei parcheggi che pure ci vogliono sempre che ci sia lo spazio fisico per farli, le zone pedonali non risolvono il problema della moblità per via del fatto che non esiste un servizio pubblico frequente e certo ; c’è poi da dire che tali restrizioni si sono rese necessarie oggettivamente più che desiderate, perchè il parco macchine è così grande che se non ci fossero dei divieti i centri storici ne sarebbero invasi e si posteggerebbe ovunque, anche nel piazzale degli uffizi o in piazza signoria dove, bada bene, una volta si parcheggiava, una volta, quando In italia le automobili erano centinaia di migliaia e non decine di milioni come adesso.

    P.Come fa giustamente notare Roberto, l’automobile è anche, spessissimo, una necessità.

    Mettere pedaggi o limitare gli accessi senza contemporaneamente accrescere (in modo credibile e non di facciata, lo sottolineo tre volte) mezzi alternativi di trasporto pubblico, equivale più o meno alle varie cacciate di barboni e zingari:

    non li voglio vedere nella mia città, li mando via, e fine, PER ME il problema è risolto.

    maria

    sono d’accordo sul mezzo pubblico come già detto, il mio discorso lo contemplava e non perchè io sia virtuosa ma perchè non ci sono alternative, però penso che cacciare un barbone è più grave che non trovare un posteggio per il cinema e credo che lo creda anche tu:-),anche se il problema dell’automobile spesso influisce sulle nostre serate

    M” Se pensiamo poi che quando hanno realizzato la nuova cinquecento ci sono stati festeggiamenti ai quali ha adidrittura partecipato, se ricordo bene, il presidente della repubblicca e molti politici, ci rendiamo conto che la battaglia è persa”

    Anche qui non sono d’accordo.

    I festeggiamenti, magari eccessivi in un “paese normale”, ci sono stati perché un’azienda da sempre sostenuta dallo Stato finalmente riusciva a creare un prodotto appetibile dal punto di vista del marketing e a valorizzare la propria, perché no, eredità culturale

    (sì, l’Italia è rappresentata anche dal design della vecchia Cinquecento tra le altre cose).

    In ciò non ci vedo niente di male.

    Maria

    Anch’io non ci vedo niente di male per il fatto in sè, ma ci vedo molto di male se penso allo stato del sistema dei trasporti pubblici, compreso la rete ferroviaria e all’esaltazione dell’automobile a parte la delizia della vecchia 500 che io ho avuto:-)

    “La mobilità perversa che ci troviamo ad affrontare del resto riguarda anche altri mezzi di trasporto, prendi i voli aerei, pare non bastino mai e tutte le volte che aumenta una corsa che sò per parigi, viene presentata come un progresso enorme….. ”

    P.Infatti lo è, e vorrei anche molte più tratte per Tahiti Pechino Toronto Canicattì, e a basso costo perdipiù.

    A me piace spostarmi e ritengo sia un diritto di tutti.

    Maria

    certo un diritto di tutti, ma penso tuttavia che ci sia un limite, quanti voli per parigi ci sono dalla toscana, o da malpensa, penso molti, quanto ci vuole invece per tornare a casa di sera durante le ore di punta, o per andare in treno in sicilia?

    Ci vuole una mobilità equilibrata, è inutile risparmiare mezzora di treno per venire da bologna eppoi mettere la mezzora risparmiata ad aspettare un bus che non arriva mai…

    “Io credo che si dovrà cambiare con le buone, progettando un altro stile di vita, o con le cattive, distributori a secco e traffico sempre più congestionato da essere abbandonato per forza…”

    P.E quando ciò succederà cosa faremo, Maria?

    Ci sposteremo con il mulo o la canoa?

    maria

    pino ma non succederà perchè lo vuole qualcuno, succederà perchè non ci sarà carburante a sufficienza per tutti, non so come si muoveranno i nostri pronipoti se andiamo di questo passo, probabilmente più lentamente di ora…

  21. mariak scrive:

    Quante macchine in italia?

    nel 2003: 34 milioni;

    nel 1990: 27 milioni.

    Nel nostro paese il rapporto tra numero delle automobili e la popolazione è tra i più alti dell’Unione Europea:

    In media ogni 1000 abitanti in Italia esistono 768 veicoli, ma la situazione varia da città a città:

    Roma 955 veicoli ogni mille abitanti

    Torino 850

    Firenze 833

    Milano 810

    Bologna 764

    Napoli 764

    Palermo 745

    Genova 743

    Media Italia 768

    9 mesi fa

    Riferimenti:

    – censimento ACI 2003

    http://www.ecoage.com/ambiente/automobil

  22. utente anonimo scrive:

    da quando mio marito, con un atto di di barbarica violenza maschile mi ha tolto la voiture, mi sono innamorata di tutte le macchine del mondo. Aspettando che ne cada una dal cielo proprio per me, vado in bicicletta ed in canoa. ciao jam

  23. PinoMamet scrive:

    In canoa ci sono andato solo una volta, sull’Oceano, trascinatovi da un mio amico che poi si è scoperto soffriva il mal di mare perciò ho pagaiato sempre io.

    Comunque, Maria

    io la vedo diversamente da te in due punti non del tutto secondari:

    penso che quando e se finiranno questi carburanti, se ne troveranno o inventeranno altri, magari, si spera, più rinnovabili e meno inquinanti, fino ad arrivare al “motore del Duemila” che ho sentito in una canzone 🙂

    Adesso la gente va perlopiù in macchina: per andare al lavoro o in ospedale, come ho scritto io per difendere questo mezzo che ha già tanti nemici, o anche per andare al cinema come scrivi tu per sostenere la tesi, giustissima peraltro, che l’automobile si usa anche per motivi non strettamente necessari

    (ma andare al cinema lo è! 😉 )

    E questo è l’altro punto in cui dissento un po’ con te.

    Tu, mi pare, hai scritto che vivi in centro.

    Secondo me la questione fondamentale è proprio questa.

    La tua percezione è quella di chi vive in centro o comunque “in città”: vista dalla tua prospettiva, è verissima la teoria che il parcheggio sia un attrattore di traffico.

    Lo é; ma attenzione, è attrattore, non creatore di traffico

    (se non in percentuale minima; uno può anche stare a casa dal cinema- ma perchè lui sì e quello che vive in centro no?- ma a lavorare ci deve andare).

    Io metto tot posti nel quartiere Figo, ci entrano tot macchine, ci arriva tot traffico.

    Allora quelli del quartiere Figo si lamentano, come era bello quando non c’erano le macchine, io qui ci metterei una fioriera e così via; bene, zona blu o verde o rossa o quello che è, al quartiere Figo non si parcheggia più o lo si fa a pagamento.

    Le macchine vengono perciò attratte dai parcheggi (liberi o ancora esistenti) del quartiere Cosìcosì, che vede così moltiplicato il proprio traffico e ha la sensazione che i parcheggi siano attrattori di traffico; scattano le lamentele, il traffico nuovamente accumulato viene spostato al quartiere Periferia.

    In tutto ciò, il numero di automobili che arriva in città non è affatto diminuito: sono state solo concentrate due chilometri più in là.

    Allo sgobbo ce devo annà: in più me fanno pagà er parcheggio e manco se trova.

    Ma quello che sta in centro si gode l’aria “pulita” e vede il monumento.

    Allora, io non ho niente contro l’aria pulita e mi è anche capitato di vedere dei monumenti belli;

    ma non mi si venga a dire che questo è il modo di risolvere il problema.

    Se volete che non mi incazzi se non trovo parcheggio dovete fare in modo di darmi un mezzo pubblico bello, pulito ed efficiente, e non solo per andare a lavorare, perché noi vogliamo anche le rose.

    e poichè i dlettanti hanno costruito l’Arca e i professionisti il Titanic, tanto per usare un luogo comune da Internet, mi candido a risolvere il problema nella mia città.

    Ciao!! 🙂

  24. utente anonimo scrive:

    Eh,

    ma quando sarai sindaco ti serviranno le multe per tirar su i fondi, e ne farai fare tante (10000 a Bologna nell’ultimo trimestre, dicono).

    E diventerai il Male, e noi ti combatteremo col ferro, col sangue e con ricorsi esenti depositati presso le cancellerie del giddippì:-)

    Z.

  25. utente anonimo scrive:

    Scusa # 15 pinomamet ma questa ” se devi portare un parente all’ospedale” ti pare una obiezione seria?

    Ti invidio # 22 jam! Io solo bicicletta che la canoa in Martesana non la lasciano usare…

    E per Miguel, ma perché tu mostri la luna (o il mostro come qui) e ti guardano regolarmente il dito?

    E tagliati quell’unghia, efebo!

    🙂

  26. PinoMamet scrive:

    “Scusa # 15 pinomamet ma questa ” se devi portare un parente all’ospedale” ti pare una obiezione seria?”

    #15 anonimo: sì.

    “E per Miguel, ma perché tu mostri la luna (o il mostro come qui) e ti guardano regolarmente il dito? ”

    A volte il dito è più interessante.

  27. PinoMamet scrive:

    Scusa, #25 anonimo.

  28. utente anonimo scrive:

    e il diavolo si nasconde nei dettagli

    Francesco

  29. controlL scrive:

    Chi si ricorda di “stagnuzza” (tin lizzie)?

    Tutto inizia da lì. L’auto finiva l’era mitica del “dio d’una razza d’acciaio” (marinetti, all’automobile da corsa http://www.aphorism.it/autori/showpoesia.php?ID=1940) e iniziava l’era litica della tinozza. L’idea: chi la fa, deve poterla comprare; l’attuazione: ultrasemplificare prodotto e lavorazione (tailorismo).

    Ma poi stagnuzza non bastò; la ford è come una tinozza: utile, ma non ti va d’esserci visto dentro, ironizzavano i comici d’allora. Inizia l’era della massificazione personalizzata; la tinozza si traveste in “formidabile mostro giapponese” e il tinozzaro al volante in marinetti. Dal model T si passa al model A, prima realizzazione pratica dell’idea, che il figlio edsel impose al recalcitrante padre henry.

    Da allora l’anfibio “tinozzaro/marinetti è la specie animale che ha colonizzato la terra.p

    ps: In regalo un’altra poesia di filippo tommaso:

    Quarto d’ora di poesia della “X MAS”

    Salite in autocarro aeropoeti e via che si va finalmente a farsi

    benedire dopo tanti striduli fischi di ruote rondini criticomani

    lambicchi di ventosi pessimismi

    Guasto al motore fermarsi fra Italiani ma voi voi ventenni siete

    gli ormai famosi renitenti alla leva dell’Ideale e tengo a dirvi che

    spesso si tentò assolvervi accusando l’opprimente pedantismo

    di carta bollata burocrazie divieti censure formalismi

    meschinerie e passatismi torturatori con cui impantanarono il

    ritmo bollente adamantino del vostro volontariato sorgivo a

    mezzo il campo di battaglia

    Non vi grido arrivederci in Paradiso che lassù vi toccherebbe

    ubbidire all’infinito amore purissimo di Dio mentre voi ora

    smaniate dal desiderio di comandare un esercito di

    ragionamenti e perciò avanti autocarri

    Urbanismi officine banche e campi arati andate a scuola a

    questi solenni professori di sociologia formiche termiti api

    castori

    Io non ho nulla da insegnarvi mondo come sono d’ogni

    quotidianismo e faro di una aeropoesia fuori tempo spazio

    I cimiteri dei grandi Italiani slacciano i loro muretti agresti nella

    viltà dello scirocco e danno iraconde scintille crepitano

    impazienze di polveriera senza dubbio esploderanno

    esplodono

    morti unghiuti dunque autocarri avanti

    Voi pontieristi frenatori del passo calcolato voi becchini

    cocciuti nello sforzo di seppellire primavere entusiaste di gloria

    ditemi siete soddisfatti d’aver potuto cacciare in fondo fondo al

    vostro letamaio ideologico la fragile e deliziosa Italia ferita che

    non muore

    Autocarri avanti e tu non distrarti raggomitola il tuo corpo

    ardito a brandelli che la rapidità crudele vuol sbalestrarti in cielo

    prima del tempo

    Scoppia un cimitero di grandi Italiani e chiama Fermatevi

    fermatevi volantisti italiani aveva bisogno di tritolo ve lo

    egaliamo noi ve lo regaliamo noi noi ottimo tritolo estratto dal

    midollo dello scheletro

    E sia quel che sia la parola ossa si sposi colla parola possa con

    la rima vetusta frusti le froge dell’Avvenire accese dai

    biondeggianti fieni di un primato

    Ci siamo finalmente e si scende in terra quasi santa

    Beatitudine scabrosa di colline inferocite sparano

    Vibra a lunghe corde tese che i proiettili strimpellano la

    voluttuosa prima linea di combattimento ed è una tuonante

    cattedrale coricata a implorare Gesù con schianti di petti

    lacerati

    Saremo siamo le inginocchiate mitragliatrici a canne palpitanti di

    preghiere

    Bacio ribaciare le armi chiodate di mille mille mille cuori tutti

    traforati dal veemente oblio eterno

  30. RitvanShehi scrive:

    >… poichè i dlettanti hanno costruito l’Arca e i professionisti il Titanic, tanto per usare un luogo comune da Internet, mi candido a risolvere il problema nella mia città. PinoMamet< Ehmmm…ti ricordo, fratello, che il paragone a mio immodesto avviso zoppica un pochino: è vero che il costruttore dell’arca era un dilettante, ma lavorava su un progetto…da Dio!:-).

  31. utente anonimo scrive:

    …pagaiando mi sono con lo sguardo tuffata nelle pieghe delle montagne, accentuate dai chiaro scuri del sole alle undici di mattina. Fra montagne e mare c’era poetica simbiosi, quelle pieghe erano come le onde del mare, quest’oceano che non la smette mai di brillare. Una danza di milioni e milioni di specchietti che mandano messaggi ai mondi invisibili ed io mi lascio catturare nel gioco e tutti i miei mondi invisibili sono diventati la sola realtà. Ed eccomi liquida come il diamante quando brilla e solida come l’acqua quando ne intuisco l’impenetrabile mistero. Capisci che se non ho la macchina rimango prigioniera di questi sogni ed allora mi ci vuole l’astronave. ciao! jam

  32. Pingback: Il mondo che i nostri padri ci hanno trasmesso, e le Mamme No Inceneritore | Kelebek Blog

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