Se mettete insieme "Ponte Felcino" e "montatura" su Google, troverete una quantità notevole di riferimenti a pagine contenenti elenchi di notizie.
Tutti i riferimenti sono strutturati però allo stesso modo:
"… moschea di Ponte Felcino di un centro per la "formazione di terroristi", … "Basta montature su Unipol" Il vicepremier: salta lo stato di diritto… così salta per aria il sistema democratico".
Quando si tratta del "vicepremier", la notizia è che lui, con saltellanti metafore bombarole, denuncia la "montatura" e dichiara che la dottoressa Clementina Forleo ha abolito la democrazia in Italia. L’insolente ragazza si era permessa, infatti, di scrivere che Massimo D’Alema e altri cinque (due di sinistra e tre di destra) sembrano essere “consapevoli complici di un disegno criminale”.
Ma non basta.
A denunciare al posto di D’Alema la "montatura", nonché la Forleo, ci pensa lo stesso Presidente della Repubblica. In alta uniforme, come i carabinieri di Bocca di Rosa.
Invece, quando a essere indagati sono un muratore immigrato e due clandestini senza fissa dimora, accusati di addestrarsi a pilotare i Boeing 747 nello stanzino di una moschea (si può fare a piedi scalzi?), la notizia è solo l’accusa.
Ripartiamo, come facciamo ogni tanto, da zero.
Cioè dal numero di atti di "terrorismo islamico" commessi finora sul suolo italiano.
Nulla impedisce che domani un imam butti giù il Colosseo con un colpo di karaté: è vero.
Ma finora non è successo, ed è l’unico dato sicuro che abbiamo su questa storia.
Per questo banale motivo, tutti i clamorosi casi di inchieste sul "terrorismo islamico" sono finiti, finora, nel nulla. Se non lo sapevate, non è colpa vostra: è perché le assoluzioni in Televisione non le vediamo nemmeno.[1]
Il resto è, dunque, zero.
Con un certo ritardo, ecco alcune delle reazioni all’ultima novità su quello che possiamo quindi chiamare Fronte Zero.
C’è Magdi Allam, con il suo solito stile da Musulmano Moderato:
"Chiudiamo le moschee dell’odio, della violenza e della morte. Via dall’Italia i predicatori del terrorismo islamico. Grazie alla Digos per gli arresti di Perugia, complimenti al capo della Polizia Manganelli e al ministro dell’Interno Amato".
E’ un articolo sul Corriere della Sera, non un volantino distribuito dal Comitato Fora dae Bałe di Treviso.
Il dubbio, si sa, non è una qualità degli estremisti.
Magdi Allam parla di "ennesima conferma", della "certezza che si tratta di una realtà strutturale"; e dice, "di ciò ormai le autorità di sicurezza sono convinte perché si tratta della nuda e cruda realtà."
E poi Magdi Allam si dà una divertente zappa sui piedi:
"Sarebbe assai grave se la vicenda di Perugia, così come è già accaduto in esperienze simili a Cremona, Milano, Bologna, Genova, Torino, Brescia e Firenze, si concludesse con il sorriso e la soddisfazione dei responsabili della sicurezza."
Questa frase obliqua vuol dire che in tutti quei casi, i "responsabili della sicurezza" hanno soffiato per aria clamorose bolle di sapone con sorridenti e soddisfatte conferenze stampa.
Ma torniamo al vicepremier Massimo D’Alema, che si schiera in prima linea sul Fronte Zero, proclamando che "il terrorismo fondamentalista è la più grande sfida del nostro tempo".
E’ bene ricordare che i muratori di Ponte Felcino sono il vero problema. Altroché il Po che si prosciuga, il petrolio che sta finendo, il deserto che avanza e il minacciato crollo del sistema pensionistico.
D’Alema ed el Korchi ci ricordano un’antica verità.
C’è chi sulla barchetta ci prende il sole, c’è chi invece la barchetta se la deve mettere in testa quando prepara il calcestruzzo.
NOTA:
[1] Gli indagati nei processi per "terrorismo" sono stati spesso condannati per reati minori, ad esempio la falsificazione di permessi di soggiorno, che sta all’immigrazione come il parcheggiare in seconda fila sta al traffico cittadino.
Ci sono state inoltre alcune condanne per assistenza offerta da non italiani a movimenti di opposizione in paesi fuori dall’Italia.
Ma sai, come diceva Marcel Pagnol «I colpevoli è meglio sceglierli che cercarli»…
Buona battaglia
A.
Sulla Forleo,
stamattina svegliandomi caffé, TG e la faccia di Napolitano… puoi immaginare con che spirito mi sia recato a lavoro.
Due settimane fa a Bema c’è stato un convegno, “Società, Informazione, Giustizia”. Non banale, nonostante il titolo.
Mi piacerebbe segnalare qui il testo della relazione della Forleo, Intercettazioni telefoniche: diritto di cronaca e diritto di privacy, per far comprendere chi è che il nostro presidente della repubblica sta pubblicamente delegittimando dall’alto del suo autorevole scranno.
Dobbiamo difendere questa donna, a tutti i costi.
diego
“movimenti di opposizione in paesi fuori dall’Italia”
Ich liebe dich, sometimes!
Francesco
PS in italiano si chiama organizzare attività terroristica, con l’eccezione della Forleo.
#3
>in italiano si chiama organizzare attività terroristica
meglio:
“in italia si chiama organizzare attività terroristica”
perchè, caro Francesco, in “italiano” un termine adatto ci sarebbe, per simile attività, così come c’è nel tedesco dello Schmitt “Partisanen”, ed è, appunto, “partigiana”.
diego
Esiste da qualche parte un link all’atto della Forleo criticato da Napolitano e difeso da Di Pietro?
Un’idea di massima me la sono fatta leggendo Repubblica, ma visto che i media sono soliti distorcere in modo colpevolmente approssimativo qualsiasi cosa in odor di giuridico mi piacerebbe leggerlo per farmi un’idea più concreta e fondata.
Z.
In effetti, Diego, a ben vedere “partigiano” è un termine neutro, se non altro in base all’etimo. Come del resto “resistenza”, che infatti negli Stati Uniti è correntemente usato per riferirsi alla guerriglia irachena.
Credo che il problema sorga perché, per ovvie ragioni storiche, in Italia entrambi i termini tendono inevitabilmente ad assumere una sfumatura positiva.
Z.
#5
Il testo integrale dell’ordinanza.
letteratura? mah… in effetti sì, di quella notevole (e lodevole)
diego
Mi sa che qui c’è un equivoco di fondo. Secondo me:
Se nel paese X c’è una guerra civile in atto e il paese Y manda le proprie truppe – a qualsiasi titolo – in quel paese, chiunque progetti di attentare a quelle truppe (a a maggior ragione se tale progetto lo mette sistematicamente in atto) è ipso facto NEMICO del paese Y. Che sia definito “terrorista”, “resistente”, “guerrigliero”, “partigiano” “mujahid”, o stracazzo d’altro.
Ora, se un cittadino del paese Z. (da non confondere con l’esimio nostro giurista:-) ), gentilmente “ospitato” nel paese Y si mette al servizio dei suddetti “galantuomini”, per proprietà transitiva diventa anch’egli un NEMICO del paese Y. Con tutte le conseguenze del caso. E Forleo permettendo:-).
Ritvan
>Se nel paese X c’è una guerra civile in atto e il paese Y manda le proprie truppe – a qualsiasi titolo – in quel paese, chiunque progetti di attentare a quelle truppe (a a maggior ragione se tale progetto lo mette sistematicamente in atto) è ipso facto NEMICO del paese Y
….?
ma una “guerra civile” è qualcosa di “interno” ad uno Stato? E allora perchè un altro Stato, diverso da quello in cui la “guerra civile” è in corso, dovrebbe mandare le sue truppe?
Non credo alla vulgata secondo la quale le truppe si mandano per pacificare, e neanche tu ehehehe
Le truppe si mandano a sostegno di qualcuno, qualcuna delle due (o più) parti belligeranti, in genere. A volte su richiesta esplicita. Peggio, spesso -sempre – si mandano per interessi che non sono di nessuna delle parti belligeranti.
E allora guarda un po’, le truppe del paese Y diventano “partigiane” anch’esse, e la tua “guerra civile” si trasforma in qualcosa di completamente diverso 😉
E sul terreno, io che faccio parte di una delle “parti” in causa del paese X (chiamiamole 1 e 2, e facciamo che io sono 1), se attacco Y che “difende” X2 non attacco “il paese” Y, ma il partigiano X2.
mi pare. Poi non è che a me deve parere, c’è (c’era) un diritto internazionale. Che in questo senso ha un “buco”, confrontandosi con un ambito che travalica i confini dello Stato-Nazione. Fatto sta che nella Convenzione di Ginevra lo status di “irregolare” veniva riconosciuto, in maniera non chiarissima. Quella di Schmitt e del suo “partigiano” è forse l’unico tentativo “giuridico” di delineare i limiti dello status dei “resistenti”, in un’ottica di militanza (come chiamarla?) politica e non “nazionale”, che abbia un senso compiuto.
diego
ma una “guerra civile” è qualcosa di “interno” ad uno Stato? E allora perchè un altro Stato, diverso da quello in cui la “guerra civile” è in corso, dovrebbe mandare le sue truppe?
e questo come incide? se l’Italia manda i suoi soldati in Lapponia, chi aiuta chi combatte contro quei soldati è un nemico dell’Italia. puoi sostituire a Italia “il governo italiano” ma non cambia nulla.
Francesco
#10
noto in queste risposte una strabiliante rinuncia ai nessi causali…
Ho mai detto che non sia “nemico”?
Non mi sembra, né mi sembra che se qualcuno mi aggredisce io possa considerarlo “amico”… oddio, a meno che non faccia mia una ferrea etica cristiana, che non è più di questo mondo, se mai lo è stata 😉
Non è sul nemico l’incoerenza, ma sulla velleitaria “rinuncia” alle definizioni che maschera bellamente ragioni e torti o, meno ipocritamente, relazioni di causa-effetto.
Posso sostituire a Italia “il governo italiano”, come vuoi tu, ma non “terrorista” a nemico (anzi NEMICO), mio caro. Come si vorrebbe fare qui.
diego
ps: Anche se, ad avere occhi per vedere, anche il “nemico” sfuma… se suo è l’interesse di riportare l’Italia del nostro esempio, ad una rappresentanza di governo che faccia davvero l’interesse della popolazione… quando si tratta di “nemico” interno, in breve … nemico di chi? di Francesco, dei vari Franceschi o dell'”Italia”?
chissà.
Diego
non sono un appassionato alla definizione di terroristi.
Sul nemico di chi, bella domanda, del tutto astratta e inutile, finchè non vivremo in un mondo migliore.
Francesco
>E sul terreno, io che faccio parte di una delle “parti” in causa del paese X (chiamiamole 1 e 2, e facciamo che io sono 1), se attacco Y che “difende” X2 non attacco “il paese” Y, ma il partigiano X2.diego< Diego, sicuro di non essere un democristiano, di quelli delle convergenze parallele, per intenderci?:-).
Io sto parlando in base alla logica e al buonsenso: se qualcuno spara ai soldati del tuo paese, egli è un nemico. E chi – soprattutto vivente nel tuo paese – appoggia materialmente quel “qualcuno” è anch’egli un nemico.
In questo contesto, mi pare che la legislazione italica abbia dei buchi. Non si è voluto – nel puro stile ipocrita italico, sono d’accordo con te – affrontare il nodo della guerriglia che spara alle forze che agiscono sotto l’egida dell’ONU – come è il caso di Iraq e Afghanistan – pretendendo di infilare eventualmente il tutto nel calderone “terrorismo internazionale”. E’ una cazzata, poiché un iracheno che mette le bombe al ciglio delle strade del proprio paese non fa terrorismo internazionale e, di conseguenza, nemmeno chi dall’Italia dà a lui manforte lo fa. La sentenza Forleo nel caso Daki è in questo senso ineccepibile. Va cambiata la legge. Punto.
Ciao
Ritvan
C’è chi sulla barchetta ci prende il sole, c’è chi invece la barchetta se la deve mettere in testa quando prepara il calcestruzzo
maria
il punto è proprio questo, al di là della barca, quella vera, in questione.
Allora che senso ha voler definire l’interesse italiano? Non esiste se non come artificio politico o storico, esistono GLI interessi italiani, il muratore italiano non ha nulla da condividere con Montezemolo, ma guarda caso nemmeno quello albanese, che ha invece da condividere abbastanza con quello italiano anche se quest’ultimo a volte vota Berlusconi, o ammira il cotonato, ma questa è un’altra storia ancora ….
“Allora che senso ha voler definire l’interesse italiano? Non esiste se non come artificio politico o storico, esistono GLI interessi italiani, il muratore italiano non ha nulla da condividere con Montezemolo, ma guarda caso nemmeno quello albanese, che ha invece da condividere abbastanza con quello italiano”
K. Marx, 1848, un tantino smentito dalla storia, mi pare.
Che palle! per dirla come a scuola.
Francesco
Francesco,
ma non dovresti invece confutare perchè l’albanese e l’italiano hanno tra loro più interesse comune di quanto no n ne abbiano con Montezemolo?
La storia, hai ragione, ha replicato duramente, come disse il vecchio Bobbio, non aspettavo te come vedi caro francesco per giudicare cosa è successo, ma la storia ,è finita?
O dobbiamo menarla all’infinito con l’esperimento sovietico e zitti e mosca, che meglio di così non può andare?
Che palle!
maria
Non credo ci sia ancora bisogno di confutare la tesi per cui la classe lavoratrice di tutti i paesi ha più interess in comune di quanti non abbia ogni singolo proletariato con la borghesia della propria nazione.
Tutto qui
Francesco
“meglio di così non può andare”: ecco, se prendiamo Ronaldinho potrei anche sottoscrivere 🙂
Parlando di intesse italiano, io proponevo l’espressione più adatta, che a mio parere, è interessi italiani, per dire che non possiamo considerare l’interesse della borghesia coincidente con quello generale del paese.
Se questo ti ricorda carlo marx o esperienze del passato non posso farci nulla.
maria
Se questo ti evoca marx non posso farci nulla.
maria
non possiamo considerare l’interesse della borghesia coincidente con quello generale del paese
perchè no? fino alla GRP, la borghesia è la classe generale (e scusami se questo ti ricorda Marx)
Tovarish Francesco