Per un’altra politica (I)

L’amico Marino Badiale, professore di matematica all’Università di Torino, mi gira questo appello scritto da lui e da Massimo Bontempelli, professore di filosofia in un liceo di Pisa.

Questa è la prima parte, che sarà seguita (va da sé) da una seconda parte.

*************

Per un’altra politica

Dobbiamo dire basta alla politica come viene fatta in Italia: autoreferenziale, del tutto incapace di arrestare il degrado del nostro paese, incentrata su conflitti per il potere fine a se stesso. Dobbiamo far nascere la pretesa intransigente di una politica che contribuisca a migliorare il paese, a ricostruirne la civiltà, e non a lasciarlo marcire specchiandosi in se stessa.

Non stiamo parlando di chissà quali rivoluzioni.

Stiamo parlando di provvedimenti di razionale buonsenso (anche se forse siamo giunti al punto che il buonsenso è di per sé rivoluzionario).

Facciamo qualche esempio.

Si deve porre rapidamente fine, mettendo in campo tutti i mezzi ed i finanziamenti necessari, alla durata abnorme dei processi e al costo pesante dello stare in giudizio, che si traducono in giustizia negata per i soggetti più deboli e moltiplicazione delle opportunità di sfuggire alla giustizia per i soggetti più forti.

Si deve altresì rendere possibile un controllo di legalità sul comportamento dei potenti dell’economia e della politica, da parte di una magistratura autonoma e indipendente dagli altri poteri dello Stato, come prescrive l’articolo 104 della nostra Costituzione.

Si deve porre rapidamente fine alla sostanziale immunità fiscale delle grandi ricchezze patrimoniali e finanziarie, degna dell’Ancien Régime, che sposta tutto il peso della contribuzione sul Terzo Stato del lavoro (dipendente e autonomo), e che induce chi può ad evaderla, applicando finalmente l’articolo 53 della nostra Costituzione, che stabilisce il concorso alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva.

Bisogna rendere una buona volta effettivi l’articolo 36 della nostra Costituzione, che sancisce il diritto di ogni lavoratore ad avere assicurata dal suo lavoro un’esistenza libera e dignitosa per sé e per la sua famiglia, e l’articolo 38, che sancisce il diritto di  chi è licenziato o reso invalido dal lavoro, e di chi non lavora perché ammalato o anziano, ad avere assicurati mezzi adeguati alle proprie esigenze di vita.

Per rendere effettivi gli articoli 36 e 38 della Costituzione occorre una legislazione che proibisca la stipulazione di contratti di lavoro di puro sfruttamento, e che predisponga un più efficiente ed esteso spettro di servizi pubblici gratuiti, e un sistema di previdenza sociale che non lasci nessun ammalato e nessun anziano nella miseria.

Le risorse per una politica di questo tipo devono venire dalla tassazione dei grandi patrimoni e delle rendite finanziarie (ricordiamo che le aliquote sulle rendite finanziarie sono oggi in Italia le più basse d’Europa), dall’espropriazione delle ricchezze della varie mafie, dalla lotta all’evasione contributiva (il lavoro in nero), dalla riduzione del ceto politico centrale e locale, dalla riduzione delle spese militari non giustificabili in chiave difensiva, dal rifiuto di dilapidare risorse per servire gli interessi geopolitici statunitensi.

Le nostre missioni militari all’estero, oltre a gravare sul bilancio dello Stato, sono una plateale violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione, che esclude non solo la guerra offensiva, ma anche la guerra come mezzo per risolvere conflitti internazionali, ammettendo quindi soltanto la guerra per difendere il territorio nazionale invaso. L’espediente di chiamare missioni di pace gli interventi militari italiani di sostegno alle invasioni americane, per farli apparire conformi alla Costituzione ancora formalmente vigente, è tragicamente ridicolo, e mostra soltanto che gli organi principali dello Stato (Governo, Presidenza della Repubblica, della Camera, del Senato) e tutte le forze politiche presenti in Parlamento (destra, centro e sinistra) si sono posti di fatto al di fuori della legalità costituzionale.

I recenti inteventi militari italiani, oltre a violare la Costituzione, rappresentano una grave mortificazione della nostra dignità nazionale. Gli Stati Uniti stanno combattendo una loro guerra di accaparramento delle risorse mondiali mascherata da guerra al terrorismo e attuata con una sistematica violazione dei diritti umani. Anche essere loro alleati in questa guerra sarebbe, ad uno sguardo lungimirante, contrario ai nostri interessi.

Ma noi non siamo neppure i loro alleati, siamo i loro servi. Mandiamo i nostri soldati là dove gli USA hanno bisogno che siano a prescindere dai nostri interessi nazionali. I nostri servizi segreti militari, che dovrebbero essere il più geloso presidio di indipendenza nazionale, sono in gran parte al laccio di servizi stranieri, al punto da prestarsi a cooperare al rapimento, sul nostro territorio e in violazione delle nostre leggi, di individui che gli statunitensi vogliono comodamente far torturare.

Un agente che operi nel nostro interesse nazionale e a fin di bene, come Calipari, può esserci ammazzato come un cane dagli USA, in circostanze oscure che essi rifiutano poi arrogantemente di chiarirci, e un giudice italiano che doverosamente indaghi sui delitti USA nel nostro territorio, può essere chiamato mascalzone e minacciato sulla loro stampa senza alcuna reazione nel nostro paese.

Altri provvedimenti indispensabili sono quelli di porre fine al degrado della televisione pubblica, dovuta al controllo partitocratico e alla volgarità mercantile, di impostare una nuova politica dell’immigrazione con l’abolizione immediata dei CPT (rispettando così l’articolo 13 della Costituzione), di organizzare una seria tutela dell’ambiente naturale e del patrimonio storico ed archeologico del nostro paese, secondo quanto richiesto dall’articolo 9 della Costituzione.

Il governo Berlusconi è stato un governo nemico per tutti coloro che hanno a cuore la civiltà di questo paese, dato che non ha preso nessuno di questi provvedimenti, né ha mai avuto intenzione di prenderli. Su questo piano, che è l’unico essenziale, il governo Prodi non ha fatto nulla di diverso.

Non c’è stato nessun provvedimento per abbreviare i processi, ridurne i costi, sottoporre al  controllo di legalità i potenti dell’economia e della politica, ai quali il mantenimento delle leggi di Berlusconi e gli sciagurati congegni dell’indulto hanno assicurato l’immunità penale.

Non c’è stato nessun provvedimento di più incisiva tassazione delle grandi ricchezze patrimoniali e finanziarie. Non c’è stata nessuna iniziativa per sottrarre alle mafie le ricchezze tramite le quali esercitano i loro poteri ed acquisiscono altre ricchezze.

Non c’è stata nessuna interruzione della dipendenza servile dalla politica di guerra degli USA. Non c’è stato nessun serio tentativo di accertare la verità su Calipari. Riguardo ai rapimenti della CIA in territorio italiano, il ministro della giustizia di Prodi, Mastella, si è comportato nella stessa maniera del ministro della giustizia di Berlusconi, Castelli, opponendo il segreto di Stato all’accertamento giudiziario della verità. Gli agenti del SISMI che hanno cooperato alle violazioni dei diritti umani da parte degli USA sul nostro territorio, sono stati vergognosamente assunti dal governo dopo essere stati messi sotto accusa dalla magistratura e costretti a dimettersi dai servizi (Pollari è stato scelto come consulente da Prodi, e Pompa da Parisi).

Di fronte a questi fatti, appare del tutto illogica la difesa ad oltranza del governo Prodi, “perché se no torna Berlusconi”.

Le persone sane non vogliono che torni la politica di Berlusconi, sapendo quali mali produrrà. Ma le persone sane si rendono conto che il problema non è l’individuo Silvio Berlusconi, ma appunto la sua politica. Se la stessa politica, generatrice degli stessi mali, nessuno escluso, la fa Prodi, che senso ha considerare Prodi come uno scudo contro Berlusconi? Le forze politiche cosiddette “moderate di centrosinistra”, che rappresentano l’asse portante del governo Prodi, sono nemiche della civiltà di questo paese, esattamente come le forze politiche che sostengono Berlusconi.

Le recenti vicende politiche (bocciatura del governo sulla politica estera, crisi di governo e superamento della crisi) hanno mostrato, con tutta la chiarezza necessaria, che anche la sinistra cosiddetta radicale è totalmente interna al sistema di potere che produce quei mali.

Accettando i “dodici punti” di Prodi la sinistra radicale ha rinunciato, in maniera plateale, a qualsiasi velleità di incidere sulla politica del governo. Essa ha dimostrato apertamente di essere disposta ad accettare qualsiasi cosa, pur di non essere emarginata dal governo. La radice ultima di queste scelte è assai semplice: la sinistra radicale è incapace di fare politica senza i mezzi e i finanziamenti che vengono forniti dai ruoli istituzionali.

Senza questi, la sinistra radicale scomparirebbe, e, in una dialettica che meriterebbe un’analisi più approfondita, il mezzo si rovescia in fine: i posti e le prebende diventano, da mezzo per lottare per un mondo migliore, l’unico fine dell’esistenza di partiti come Rifondazione e i Comunisti Italiani, mentre la pace, la giustizia, il socialismo, da fini diventano mezzi, semplici trucchi ideologici con i quali tenere unito il proprio elettorato e conquistarsi posti e prebende.

La maggioranza del popolo di sinistra non sembra migliore del ceto politico per il quale vota. Essa è del tutto incapace di vedere la sostanziale indistinzione fra destra e sinistra, e di trarne le conseguenze. E’ disposta ad accettare qualsiasi cosa, purché la faccia un governo di sinistra, e reagisce con rabbia quando due senatori votano contro una politica estera di adesione ad una guerra che, a parole, è osteggiata dalla maggioranza del popolo di sinistra.

Vi è certo, dentro il popolo di sinistra, una minoranza che non ha ancora rinunciato ai propri ideali e alla propria razionalità. Essa non può però fare nulla finchè rimane all’interno della sinistra.

La sinistra è oggi un collante che tiene assieme le persone ancora legate a ideali emancipativi con una maggioranza di persone che in nome dell’appartenenza ha rinunciato sia agli ideali sia alla ragione, e con una certa percentuale di clientes dei politici di sinistra, per i quali stare a sinistra significa semplicemente farsi i propri affari.

Questo soffocante abbraccio impedisce alla minoranza (ancora) pensante di vedere la realtà e di fare qualcosa. L’illusione che la sinistra sia un valore in sé, a prescindere da quello che fa la sinistra reale, imprigiona le energie che ancora sarebbero disponibili per lottare contro il degrado italiano.

Ma come è possibile che l’intero spettro della sinistra sia diventato totalmente interno a un potere che tendenzialmente distrugge la nostra civiltà? Per capirlo, occorre riflettere sulla storia degli ultimi decenni.

Marino Badiale, Massimo Bontempelli, febbraio-marzo 07.

 

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36 risposte a Per un’altra politica (I)

  1. utente anonimo scrive:

    “Un agente che operi nel nostro interesse nazionale e a fin di bene, come Calipari, può esserci ammazzato come un cane dagli USA”

    Cosa ne pensi, MM, del fatto che sempre più, da parte chi tenta di fare opposizione o resistenza in Italia, si parla di “interesse nazionale”? Che, in parte della cosiddetta sinistra di governo o extragovernativa, si adoperino sempre più spesso argomentazioni di tono “nazionalistico” per deprecare le ingerenze USA negli affari italiani? Se un giorno un soldato italiano, per “interesse nazionale”, ammazzasse un agente CIA “come un cane”, andrebbe tutto bene?

    E ancora, l’interesse nazionale significa che dobbiamo levare le tende dall’Afghanistan ma intanto facciamo benissimo a depredare il delta del Niger dalle sue risorse?

    A proposito: come mai, MM, non parli praticamente mai della situazione del delta del Niger? “Controinformazione” significa fornire prospettive altre sugli argomenti macinati giorno & notte dalla stampa comune, o significa tentare di portare all’attenzione argomenti che nessuno si caga, e magari cercare di capire come mai questi ultimi nessuno se li caga?

    Perché c’è tanto chiasso intorno all’Afghanistan e un brusio così sommesso intorno al delta del Niger? Perché sappiamo così tante cose (probabilmente tutte inventate, ma non è questo che conta: conta l’accumulo delle informazioni, vere o false che siano) sul mullah Omar e Bin Laden e i talebani vecchi & nuovi, e sul MEND non sappiamo assolutamente nulla?

    Eppure in entrambi i casi gli elementi in gioco sembrano gli stessi: risorse naturali, multinazionali “occidentali”, nativi espropriati, movimenti di resistenza “islamizzanti”…

    Come mai in genere si parla così tanto delle guerre di dominio in medio-oriente, e così poco e male di quelle in Africa, ben più sanguinarie, e con interessi economici altrettanto grandi in gioco? Forse perché dobbiamo conservare, nel nostro immaginario, l’idea di un’Africa selvaggia, dove le guerre tra i “boveri negri” non potranno mai andare al di là dello scontro tribale ed “etnico”? O perché altri motivi?

  2. kelebek scrive:

    Per n. 1

    Per favore, firmate sempre, anche con un nick qualunque.

    1) E’ ovvio che la democrazia si può esercitare solo su scala “nazionale”, qualunque definizione poi si decida di dare di “nazione” (nulla di sacro nelle frontiere attuali dell’Italia, per intenderci). Già una scala come quella europea è troppo grande.

    Quindi un discorso di indipendenza nazionale non costituisce “nazionalismo”, ma è semplicemente la premessa per la libertà e la partecipazione collettiva.

    2) Il problema è come avere una dignità e un’autonomia nazionale che non scada nell’aggressione agli altri – in questo senso, Cuba e Venezuela sono sicuramente esempi di un’autonomia dignitosa, ovviamente molto diversi da qualunque cosa si possa fare in Occidente.

    3) Non mi piace la gente che mi chiede “perché non ti occupi di…”

    Primo, perché in genere proviene da gente che non si occupa affatto di quell’altra causa di cui mi dovrei occupare io (se sei un africanista, o impegnato in questioni africane, ti chiedo scusa in anticipo).

    Secondo, perché è meglio che ognuno si occupi di ciò che conosce.

    Io sono nato nel continente americano, mi interessano da sempre le religioni e ho cominciato a studiare l’arabo (in modo assai poco concreto, all’epoca) a tredici anni e mi sono laureato in lingue orientali molto prima dell’attacco al Centro Mondiale del Commercio.

    Non sono mai stato in Nigeria e ho conosciuto solo due o tre nigeriani.

    Quindi io scrivo di cose che so, come l’antropologia delle religioni o il Medio Oriente.

    4) Quindi sbagli a rivolgerti a me, perché io sulla Nigeria potrei solo dire sciocchezze e banalità.

    5) Fatta questa premessa, hai pienamente ragione a notare l’assenza dell’Africa dai media.

    Miguel Martinez

  3. utente anonimo scrive:

    Aspetto la seconda puntata.

    Il tema è appassionante, almeno per me, anche se mi pone subito uno sbarramento concettuale, la distinzione tra destra e sinistra.

    Voglio dire che sono tra quelli che fanno disperare Guanfranco la Grassa, ritenendo ancora che esista una qualche differenza anche se mi accapiglierei meno di come avrei fatto, che so, dieci o quindici anni fa.

    Mi è piaciuto molta la prima parte, piana, lineare, con riferimenti concreti.

    Non sono sicurissima che il governo prodi non abbia fatto nulla di differente, mi pare per esempio che abbia portato la tassaszone delle rendite finanziarie più vicino agli standard europei e reintrodotto la progressività fiscale sui redditi senza peraltro incidere più di tanto.

    E’ questo casomai il punto, riuscire a incidere veramente. Faccio un esempio, parziale ma significativo, ho letto che i redditi superiori a 40000 euro saranno oggetto di detrazioni fiscali e quelli molto più piccoli, proprio quelli miserabili avranno una tantum perchè sono talmente bassi da non sopportare delle detrazioni, voglio dire cosa si detrae se si è a livello della sopravvivienza?.

    Ma se ciò avverrà non vedo grande differenza da quello che è successo prima.

    Probabilmente il reperimento delle risorse per attuare certi punti che badiale e bontempelli ricordano richiederebbe una politica fiscale ben più aggressiva verso speculazioni finanziarie e grandissimi patrimoni.

    Sulla televisione sono completamente d’accordo. nessuna versione di rotta anche minima, una televisione sempre più indecente totalmente in mano al mercato della pubblicità e all’audience.

    Sulla politica estera siamo usciti dall’Iraq, cosa che berlusconi non fece, ma sembra che dobbiamo rimanere fino al 2011 in afganistan.

    E il fatto che non ci si accinga a rimettere sia pure gradualmente in discussione il sistema militare nord atlantico nato all’indomani della seconda guerra mondiale mi suscita molte perplessità.

    Finisco per dire, è una mia fissa, che sulla difficoltà ad ammettere una differenza destra sinistra a mio parere pesano argomenti di tipo culturale oltre che politico.

    Come si fa dico io a preferire una Santanchè a una Rosi Bindi?

    Sono moralista se dico che la seconda mi fa più simpatia anche perchè non va sulle barche miliardarie di questo e quello?

    Sì lo so anche Giovanna Melandri è stata ospite di quel tipo di cui ora mi sfugge il nome, e per me è stato un colpo, anche se ho dormito lo stesso, perchè ho trovato incomprensibile simile frequentazione di una persona che si qualifica di sinistra.

    Di cosa avranno parlato, mi chiedo?

    Vabbè aspetto la seconda puntata che prevedo ancora più difficile:-)

    maria

  4. utente anonimo scrive:

    Sono d’accordo, come spesso accade, con Bloody Mary 🙂 La prima parte dell’articolo è sicuramente condivisibile nel merito; sulla seconda avrei qualche perplessità. Dissento invece sul metodo e spiego subito perché. Sarà una dissidenza lunga e per nulla confacente allo stile virtual-sloganistico imposto dal web, per cui saltatela in blocco o armatevi di santa pazienza :-))

    In Italia è invalsa l’abitudine di brandire la costituzione come fosse una mazza ferrata da picchiare in testa ai propri avversari politici. Siccome però una costituzione non è una mazza ferrata, ma qualcosa di molto più complesso e più fragile – mentre le teste in questione sono spesso di granito – si finisce spesso per fracassare la costituzione lasciando intatte le teste di cui sopra. Il che rende un pessimo servizio sia alle istituzioni sia alla causa che si intende perseguire. Argomentare a suon di costituzione, o a suon di codici, non è un’idea brillante, e personalmente ho idea che sia un nefasto retaggio del manipulitismo. [1]

    Nel merito concordo per quanto riguarda autoreferenzialità, “rivoluzione”, durata abnorme dei processi e impunità fiscale.

    Dissento sulle missioni militari all’estero, sia nel merito sia nel metodo. Nel merito, perché non riesco proprio a vedere come si potesse evitare di intervenire in Libano, e mi sembra che il nostro governo abbia l’enorme merito di aver spronato e guidato l’Europa a intervenire. Non mi dilungo sul metodo, ma come sa chiunque abbia un’infarinatura di diritto costituzionale le missioni trovano non un divieto, ma la loro precisa legittimazione nell’art. 11 Cost. (c. 2 e c. 3).

    Sui CPT qualcosa si dovrebbe fare senza dubbio, visto anche il reportage di Gatti. Ma un conto è sostenere che alcuni CPT sono veri e propri Lager e un conto è sostenere che il CPT – inteso come centro di transito in attesa delle espulsioni – sia un istituzione paneuropea in sé assimilabile al Lager. Anche qui, credo che le esagerazioni non giovino alla buona causa.

    “Non c’è stato nessun provvedimento per abbreviare i processi”: è un rilievo a dir poco inconferente – direi ai limiti del pretestuoso – visto che il governo è in carica da nemmeno un anno! Vero è che Berlusconi ha fatto approvare la Cirami in un tempo più ridotto, col parlamento convocato a metà agosto, ma credo che tutti sappiamo perché 🙂 Se poi invece si vuole dire che non si sta nemmeno andando in quella direzione allora sarebbe meglio informarsi, perché basta dare un’occhiata ogni tanto al Sole-24 Ore per rendersi conto che in quella direzione ci si sta andando. Ad essere sinceri, poi, non è nemmeno vero che nella scorsa legislatura non si siano prese misure in questo senso: che poi siano state poche e insufficienti, naturalmente, è un altro discorso.

    Non c’è stato alcun provvedimento in ambito fiscale che vada nella direzione auspicata dagli autori? Anche qui mostrano di essere scarsamente informati. E anche qui bastava dare un’occhiata occasionale al Sole. Non voglio stracciarvi troppo i maroni con del tributario 🙂 ma basta citare l’annunciata riforma della normativa tributaria sulla presunzione di residenza in Italia per le società collegate.

    Il discorso del controllo di legalità sui politici, dal sapore piuttosto dipietrista, mi fa venire in mente quanto si diceva prima sulla costituzione usata come clava [1].

    Sulla “dipendenza servile” ho già detto come la penso. Aggiungo solo un’osservazione: mi auguro che gli autori, in coerenza coi loro timori, siano più che favorevoli ad un aumento di spese in bilancio per la promozione di una difesa integrata europea che non abbisogni più dell’ingombrante ombrello Yanqui.

    Non spetta naturalmente al governo, ma alla magistratura (per quanto possibile), accertare la verità sui fatti-reato. Ivi incluso l’omicidio Calipari. Sul quale mi sembra che l’attuale governo – che ha parlato di “un’occasione perduta per fare giustizia” – abbia detto cose diverse da quello precedente – che parlava di “un tragico evento voluto dal fato”.

    Infine, accettando i famosi dodici punti, la sinistra radicale ha senz’altro ammesso di non avere un’alternativa preferibile e al tempo stesso vincente all’attuale governo. E ha deciso di conseguenza. Gli autori dell’articolo invece ne hanno una? Spero che la seconda parte dell’articolo chiarisca questo punto non secondario.

    Z.

    [1] E forse il manipulitismo non c’entra un piffero, invece. Anzi, questo ossessivo riferimento alla costituzione, alla legalità e al diritto mi fa pensare che gli autori siano immensamente parte del sistema che criticano. Tant’è che, per criticare l’individualismo del sistema, fanno ricorso a strumenti che dell’individualismo sono la precisa espressione. Non sono gli unici, beninteso: è un’abitudine invalsa in Italia. E forse è un segno dei tempi individualistici che attraversiamo.

  5. utente anonimo scrive:

    bellissime queste parole, semplici e chiare come praticamente forse non sono riuscito a fare io (che invidia)…

    aspetto il secondo testo ma volevo chiudere pensando, in merito alla focalizzazione della sola area mediorientale, che nella cultura di sinistra (quindi penso anche per i due professori) c’è di fondo l’idea di volere l’autodeterminazione per tutti i popoli oppressi…

    sarà che ho troppa fiducia?

    a presto

    ciao

    orso

  6. utente anonimo scrive:

    Precisazione: “nel merito concordo con…” significava “nel merito concordo che siano problemi da affrontare…”

    Z.

  7. kelebek scrive:

    Grazie a Z n. 4 per la rigorosa analisi.

    Spero che Marino Badiale ti possa rispondere.

    Miguel Martinez

  8. utente anonimo scrive:

    Anche se non c’entra nulla con l’argomento in questione…

    Cosa è successo al sito http://amipalazzi.ifrance.com/ ???

    É stato cancellato? E perchè?

  9. utente anonimo scrive:

    Toh, è ricomparso Z. ! Bentornato fra noi! Sarà perché ti ho evocato oggi?:-)

    Ciao

    Ritvan

  10. utente anonimo scrive:

    Io continuo a segnalarlo; se do noia, smetto immediatamente. Dal sito politicaonline il solito utente IloveISRAEL in risposta ad un certo “abdullah”:

    Abdullah , tu sembri far parte visto che dai credito al fascista antisemita (ed ex-terrorista) Miguel Martinez e al famigerato Campo Antiimperialista che sostine apertamente gli stragisti antisemiti di Hamas , della Jihad islamica e di Hezbollah ….. Dovresti vergognarti .

    Ora. Probabilmente te ne freghi di essere diffamato, e magari non hai tutti i torti. Ma visto che l’iscrizione al forum è libera, perchè non intervenire a confutare questi insulti? Il forum di POL è il più letto d’Italia; magari anche di questo te ne freghi, e magari non hai tutti i torti. Io intanto, seguendo il metodo ottimamente sviluppato dai fratelli ebrei, segnalo segnalo segnalo segnalo segnalo…

  11. kelebek scrive:

    Per n. 8

    firmare sempre, anche con un nick qualunque.

    Non ho idea di che fine abbia fatto il sito in questione.

    Miguel Martinez

  12. kelebek scrive:

    Per n. 10

    firmare sempre…

    Segnala pure, mi divertono queste cose.

    Però “ex-terrorista” lo trovo un po’ riduttivo, se vuoi segnalare al signore amante-di-stati-mediorientali la mia protesta…

    Miguel Martinez

  13. utente anonimo scrive:

    Sui CPT qualcosa si dovrebbe fare senza dubbio, visto anche il reportage di Gatti. Ma un conto è sostenere che alcuni CPT sono veri e propri Lager e un conto è sostenere che il CPT – inteso come centro di transito in attesa delle espulsioni – sia un istituzione paneuropea in sé assimilabile al Lager. Anche qui, credo che le esagerazioni non giovino alla buona causa. zeta

    maria

    credo anch’io che sui ctp si debba essere un po’ più chiari e realistici .

    Voglio dire molto semplicemente che pur essendo d’accordo che spesso, anzi quasi sempre , essi si configurino come luoghi di detenzione, è anche vero che un luogo di SOSTA TEMPORANEA è indispensabile proprio dal punto di vista materiale, di buon senso.

    Quando decine e decine di uomini, donne e bambini arrivano sulle nostre coste , stremati, affamati, assetati, hanno bisogno per forza di un luogo di accoglienza che dia loro un letto, del cibo, dell’acqua per lavarsi, dove andrebbero altrimenti?

    In casa degli isolani, in casa di coloro che scrivono saggi e fanno bene, in loro favore, dove?

    Un luogo di accoglienza dove sostare per alcuni gioni è indispensabile dunque, certo non organizzato come abbiamo visto e letto, ma in modo umano e dignitoso, con una gestione diversa, con controlli fatti davvero, senza speculazione, senza guadagni illeciti da parte di coloro che li gestiscono e soprattutto senza umiliazioni.

    Diciamo piuttosto che la comunicazione è la solita, un gran polverono e poi tutti zitti.

    ma io mi chiedo il direttore o il responsabile del ctp descritto da fabrizio gatti è stato mandato fuori a calci in c. oppure è ancora lì al suo posto?

    Non ne parla più nessuno, ma q me piacerebbe sapere, se il ministro competente è andato fino in fondo

    maria

  14. utente anonimo scrive:

    >>e un giudice italiano che doverosamente indaghi sui delitti USA nel nostro territorio, può essere chiamato mascalzone e minacciato sulla loro stampa senza alcuna reazione nel nostro paese.

  15. utente anonimo scrive:

    Il mio commento precedente è stato tagliato … Ci riprovo.

    “e un giudice italiano che doverosamente indaghi sui delitti USA nel nostro territorio, può essere chiamato mascalzone e minacciato sulla loro stampa senza alcuna reazione nel nostro paese.”

    A cosa si riferisce esattamente?

    Forse mi è sfuggita qualcosa …

    C.

  16. utente anonimo scrive:

    Anch’io non ho capito il riferimento al giudice insultato, certamente mi e’ sfuggito; ma sicuramente ne hanno parlato tutti i media ed e’ una mancanza mia.

    Per il resto, questo scritto mi appassiona. Sentir parlare in modo cosi’ chiaro e’ rinfrancante.

    uppe

  17. kelebek scrive:

    Per C n. 15,

    non ho i riferimenti sotto mano, comunque il Wall Street Journal alcuni giorni fa ha chiamato il giudice Spataro un “rogue” (canaglia, mascalzone) e ha chiesto una specifica legge che permetta agli Stati Uniti di arrestare quei magistrati nel mondo che, con le loro indagini, mettono in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti.

    Miguel Martinez

  18. utente anonimo scrive:

    °_°

    http://www.opinionjournal.com/editorial/feature.html?id=110009742

    “If the CIA agents did anything wrong, that’s up to American authorities to decide. Mr. Spataro, an independent prosecutor, can indict as many Italians as he wants. His pursuit of U.S. government personnel, however, makes him a rogue.”

    Senza parole.

    uppe

  19. utente anonimo scrive:

    beh daltronde il WSJ è il fogliaccio portavoce dei più biechi neocon d’oltreoceano.

    scandaloso ma non sorprendente quell’articolo…

    roberto

  20. utente anonimo scrive:

    veramente ottimo il commento di Z.

    aggiungerei solo una domanda agli autori di questo articolo.

    quando scrivono: “la sinistra radicale è incapace di fare politica senza i mezzi e i finanziamenti che vengono forniti dai ruoli istituzionali”

    hanno in mente qualche strumento diverso per fare politica e realizzare quello che propongono?

    voglio dire se vogliono, ad esempio, “rendere effettivi gli articoli 36 e 38 della Costituzione” come si propongono di farlo senza usare i “mezzi e i finanziamenti” forniti dai ruoli istituzionali?

    come cambiare le cose senza essere al governo, e, a meno di non avere una maggioranza schiacciante come quella dell’ultima maggioranza, come restare al governo senza scendere a compromessi?

    roberto

  21. utente anonimo scrive:

    Il massimalismo spicciolo è proprio ciò che manca in questo periodo. I Signori Badiale e Bontempelli non ravvisano davvero alcuna differenza fra il governo Prodi e il precedente governo Berlusconi?

    Non dico, capitemi, che non abbiano ottime aspirazioni, che il loro libro dei sogni non sia encomiabile. Ma, per Dio, quelle decine di righe propongono il nulla di fatto. Accusano, ricordano, ricordano, richiamano, stabiliscono; e in sostanza, di concreto, cosa?

    Niente. Niente al cubo. Perché, siamo seri, al momento ci sono due alternative al governo Prodi: il governo Berlusconi e il governo dei centristi. Se Badiale e Bontempelli in coscienza loro credono che una di queste soluzioni sia migliore dell’attuale esecutivo allora spingano per quella, altrimenti evitino per favore di scrivere inutilità di questa portata.

    – K

  22. utente anonimo scrive:

    “Niente. Niente al cubo. Perché, siamo seri, al momento ci sono due alternative al governo Prodi: il governo Berlusconi e il governo dei centristi. ”

    maria

    scusa ma il governo alternativo dei centristi quale sarebbe ,quello di Prodi, Rutelli, Follini, Mastella, Radicali, Di Pietro, Parisi? O in Italia ci sono dei centristi che io non conosco? Voglio dire che il governo attuale ne comprende già molti , il governo attuale è un governo di centro sinistra dove il centro ha una consistenza notevole,certo è ancora diverso da quello di Berlusconi, Zeta, ha fatto delle osservazioni in proposito piuttosto precise, ma un eventuale governo di centro non sarebbe poi molto diverso da questo.

    “Se Badiale e Bontempelli in coscienza loro credono che una di queste soluzioni sia migliore dell’attuale esecutivo allora spingano per quella, altrimenti evitino per favore di scrivere inutilità di questa portata.”

    maria

    ma la politica comprende anche il ragionare intorno a delle questioni,a delle opzioni, significa giudicare, e questo si può fare anche soltanto dal punto di vista intellettuale , pur non avendo potere intendo; non capisco quindi il tuo infastidito invito, pur non entrando nel merito, a evitare discorsi o analisi che tu ritieni poco realistici

    Si starebbe freschi se dovesse passare una simile idea.

  23. utente anonimo scrive:

    A me pare che qualcosa di “concreto” (quest’aggetivaccio non si può maneggiare senza guanti) badiale e bontempelli lo indichino: sganciatevi da un certo comportamento politico. Ti pare poco indicare a ciascuno di agire diversamente? E a livello sociale che cambia? Poi si vedrà, ma intanto a livello individuale il cambiamento che richiede è piuttosto “concreto”. Strano che debba ricordarvela un comunista questa cosa, che le scelte, quando sono scelte, cambiano anzitutto i comportamenti individuali di chi le fa. Ma siete così abituati a farvi rappresentare che l’unica cosa che v’interessa è d’essere spettatori d’una certa commedia. Neppure vi passa più per la testa che se anche off-brodway si può esser attori fuori dal circuito ufficiale.p

  24. utente anonimo scrive:

    p., a me non pare che l’articolo formuli alcuna proposta, né concreta né astratta. Si limita ad analizzare la situazione, non a suggerire rimedi.

    Beninteso, questa non vuol essere una critica, solo un’osservazione sulle intenzioni degli autori. Immagino – e lo scopriremo presto – che di proporre rimedi conseguenti alle analisi effettuate si occuperà la seconda parte annunciata oggi da Miguel.

    Detto questo, sì: limitarsi ad indicare a qualcuno di agire diversamente mi parrebbe sicuramente molto poco. Suggerire un rimedio politico significa fare molto di più, a mio avviso. Significa proporre un’alternativa motivata, precisando con che mezzi si ritiene di poterla mettere in atto e quali fini si ritiene verosimilmente di poter raggiungere.

    Nell’attesa di conoscere il punto di vista degli autori, tu:

    – che alternativa proponi al governo Prodi?

    – con quali mezzi pensi sarebbe possibile metterla in atto?

    – che obiettivi ritieni verosimilmente possibile raggiungere?

    Z.

  25. utente anonimo scrive:

    Ritvan, quando e dove c’è da scassare le palle io torno sempre e comunque :-))

    Z.

  26. utente anonimo scrive:

    Se e quando gli autori di questa sorta di manifesto vogliano provare a costituire un movimento politico, questo non è detto. È chiaro che per ora si sono limitati ai perché non è più possibile accettare l’alternativa esistente. Ripeto, già questa scelta, se accettarla o meno, individualmente cambia molto. Ed è quanto chiede quel manifesto preliminarmente: siete disposti a fare questa scelta? Se poi gli autori avranno la bontà di sciorinarci anche cinquecento pagine di programma politico magari per ridurle pochi mesi dopo a dodici miseri punti, rendendo una farsa aver chiesto il voto su quelle cinquecento pagine, lo vedremo in seguito. Ma intanto si tratta di rispondere sì o no a questa domanda, invece di dire che scelte da fare non ce ne sono.

    Io per esempio rispondo “no”. Non potrei mai sostituire il buon senso alla rivoluzione. Questa è la mia alternativa al governo prodi, se vuoi. Il mezzo è il partito rivoluzionario, che, non ho bisogno tu me lo dica, non esiste, e che, peggio, io non ho nessuna intenzione di costituire; me ne guardo bene. Il fine verosimile è la società comunista, che per quanto mi riguarda io non voglio costruire in alcun modo. Chiamala se vuoi “teologia negativa”.p

  27. utente anonimo scrive:

    quella del partito rivoluzionario è un’opzione che, pur essendo lontana anni luce dal mio modo di vedere, mi sembra teoricamente rispettabile.

    il suo problema è sempre il solito, cioè quello della totale inutilità se non appoggiato dai numeri: un partito rivoluzionario fatto da tre persone ha la stessa utilità del girotondo di nanni moretti (anzi forse meno ancora) e quindi di fatto diventa un’opzione non più percorribile per chi vuole veramente cambiare la società.

    certo, per chi si accontenta di ritirarsi sdegnato sull’aventino per non sporcarsi le mani con il fango della politica, ovviamente anche il partito rivoluzionario resta un valido aventino, ma io vorrei che almeno alcuni punti del “programma” di badiale venissero realizzati

    roberto

  28. utente anonimo scrive:

    certo, per chi si accontenta di ritirarsi sdegnato sull’aventino per non sporcarsi le mani con il fango della politica, ovviamente anche il partito rivoluzionario resta un valido aventino, ma io vorrei che almeno alcuni punti del “programma” di badiale venissero realizzati

    Maria

    Roberto ora la discussione si sposta nella seconda puntata. Non viene proposta la rivoluzione ma delle riforme profonde del sistema politico ed economico che nella storia d’Italia sono già state presentate in passato.

    Io credo che rimaga invece lo scoglio, non da poco, dell’accettare la fine della dicotomia destra sinistra negli schieramenti attuali.

    Ora però ricero un articolo dell’economista progressista Mario Lunghini proprio su questo, un programma che si ispiti alla Costituzione, e lo posto.

  29. utente anonimo scrive:

    il nome di Lunghini è Giorgio e non mario.

    Chiedo scusa.

    maria

  30. utente anonimo scrive:

    Una precisazione:

    >Pollari è stato scelto come consulente da Prodi<
    trattasi (come ho già ricordato altrove) di un incarico di facciata, come gia indicato da un articolo del Corriere della Sera del novembre scorso. Di fatto, un “promoveatur ut amoveatur” come si usa fare nella gerarchia ecclesiastica.

    Oggi ho visto in un reportage della televisione fiamminga sulla visita di una commissione d’inchiesta del parlamento europeo circa le famigerate operazioni di “rendition” operate dalla Cia negli ultimi anni (ne faceva parte anche Giulietto Chiesa). Inutile dire che gli Usani non se li sono filati nemmeno di striscio. In teoria i delegati avrebbero dovuto esser ricevuti dalla Rice e dal capo della CIA; in realtà ci mancava poco che fossero ricevuti dal guardiano dei cessi. Una delegazione di boy-scout avrebbe ricevuto più attenzione.

    Saluti

    A.

  31. falecius scrive:

    Ho ripostato (tal quale) una parte di quello dicono Badiale e Bontempelli sul mio blog, ovviamente citando autore e fonte. Da quanto mi ne so, Miguel, la cosa dovrebbe andarti bene. Se no, fammi sapere e cancello con tante scuse.

  32. utente anonimo scrive:

    >Come si fa dico io a preferire una Santanchè a una Rosi Bindi?maria< Dipende da cosa ci devi fare:-)
    Ciao

    Ritvan

  33. utente anonimo scrive:

    >Voglio dire molto semplicemente che pur essendo d’accordo che spesso, anzi quasi sempre , essi (i CPT-ndr.) si configurino come luoghi di detenzione, è anche vero che un luogo di SOSTA TEMPORANEA è indispensabile proprio dal punto di vista materiale, di buon senso.maria<
    Maria, forse non hai afferrato bene il nocciolo della diatriba. I “rivoluzionari” non vogliono CPT “dal volto umano”, essi vogliono l’abrogazione tout court dei CPT.

    I CPT non sono nati per rifornire los migrantes:-) di bibite e panini, visto che i suddetti, potendosi permettere 2000 e più euri da elargire ai “signori delle carrette del mare”, potranno ben trovare qualche spicciolo rovistando nel fondo delle tasche, per comprarsi una cocacola e un amburgher: per dormire, poi, visto che nella sullodata carretta non è che fossero alloggiati come al Grand Hotel, la prima notte sotto un ponte, senza effetto rollio e beccheggio e nel clima mite dell’Italia estiva, sarebbe al confronto una goduria.

    Il CPT è nato per identificarli, visto che nessuno (o quasi) dei migrantes si porta dietro documenti. Nella stragrande maggioranza dei casi l’identificazione si rivela un processo ad minchiam, nel senso che non si identifica un bel nulla (come nell’esilarante caso del Gatti). Nel frattempo, los migrantes vengono praticamente trattati come detenuti, ovvero tenuti dietro le sbarre fino a 60 giorni, cosa che non mi pare molto appropriata per una semplice infrazione amministrativa come quella di entrare nel Belpaese senza esser stati invitati.

    A mio immodesto avviso di “diversamente comunitario”:-), i CPT dovrebbero essere riformati radicalmente: in pratica dovrebbero assomigliare ad un ufficio doganale e non ad un albergo d’infimo ordine. Los migrantes ci lasciano le impronte digitali e – a seconda se presentano o meno domanda di asilo – in cambio ricevono un foglio di comparizione per avere risposta della domanda o un foglio di via. Procedura che può essere sbrigata da un ufficio efficiente con più sportelli in alcune ore. Poi, dopo averli debitamente nutriti e rifocillati, via, ognuno uccel di bosco.

    Poi, andrebbe fatta un’altra riforma legislativa, per consentire che, se vengono beccati successivamente, o qualcuno si fa garante per loro – anche offrendogli un lavoro – oppure a quel punto potranno esser messi in un campo ed espulsi per non aver ottemperato al foglio di via.

    Ciao

    Ritvan

  34. utente anonimo scrive:

    >Ritvan, quando e dove c’è da scassare le palle io torno sempre e comunque :-)) Z.<
    Va bene, ma per favore, cerca di evitare di porre a p. siffatti quesiti. Repetita iuvant, d’accordo, ma come la pensa p. sul Futuro dell’Umanità ormai lo sanno anche i sassi:-). Così non è più uno scassamento, diventa polverizzazzione e annichilimento!:-)

    Ciao

    Ritvan

  35. utente anonimo scrive:

    ritvan,

    certo che i ctp sono nati in primo luogo per identificare, cosa molto difficile tra l’altro, perchè spesso i migranti non hanno documenti attendibili, ma poichè credo poco realistico in Italia sbrigare in poche ore le operazioni che tu dici, un minimo di sosta, certo non 60 giorni, è necessaria.

    Qualcosa di più che una sorta di dogana.

    Senza contare che queste persone il più delle volte arrivano stremate e anche bisognose di cure.

    L’unica cosa certa è che così non possono andare.

    Mi piacerebbe, lo ridico ,sapere cosa è cambiato al ctp descritto da Fabrizio Gatti.

    Seconto me nulla. Come al solito, polveroni comunicativi e poi come prima.

    E’ proprio vero la comunicazione parossistica tipica del nostro tempo , è l’opposto della conoscenza e capace di dissolvere qualsiasi problema.

    Tempucci!

    maria

  36. utente anonimo scrive:

    >ritvan, certo che i ctp sono nati in primo luogo per identificare, cosa molto difficile tra l’altro, perchè spesso i migranti non hanno documenti attendibili,<
    No, mary, non hanno documenti tout court. Perchè sanno benissimo che se si presentano chessò, col passaporto o la carta d’identità della Nigeria saranno ipso facto imbarcati sul primo volo diretto appunto in Nigeria. Pertanto si spacciano tutti per palestinesi, curdi, irakeni o di qualsiasi altro disgraziato paese o etnia squassati dalle guerre o le persecuzioni. Oppure fanno finta di non capire un tubo di quel che gli si dice nelle 10-12 lingue più diffuse del pianeta. o altre astuzie che anime pie:-) si son prodigate di insegnar loro. Pertanto, fare loro un’identificazione decente è come voler cavare sangue da una rapa. A ‘sto punto esistono solo due soluzioni ragionevoli: o dopo averli rifocillati li fai risalire sulla carretta del mare e li riporti in acque internazionali (bbbona, non cominciare a fremere d’indignazione:-), è solo un esercizio retorico), ripetendo il gioco fintantoché i migrantes si stufano e si convincono che forse è meglio darsi all’agricoltura al paese loro, oppure prendi loro le impronte con uno scanner (eh, lo so, la polizia italica usa ancora il tampone che si usava agli inizi del ‘900:-) ) e gli fai una foto digitale (immagino che invece qui si usi ancora il daguerrotipo:-) ) e via.

    >ma poichè credo poco realistico in Italia sbrigare in poche ore le operazioni che tu dici,<
    Eh, certo, se si usa il daguerrotipo:-).

    >un minimo di sosta, certo non 60 giorni, è necessaria.

    Qualcosa di più che una sorta di dogana.<
    Dipende dal personale che metti in campo, cara e dai mezzi tecnologici con cui li doti. Ma se invece di preti, crocerossine e “volontari” vari riempi quel posto di poliziotti addestrati a prendere impronte e foto e consegnare moduli, tutto si sbriga in meno di 24 ore.

    >Senza contare che queste persone il più delle volte arrivano stremate e anche bisognose di cure.<
    Se son bisognosi di cure, un efficiente presidio medico basta e avanza. Se uno è grave lo si ricovera in ospedale e buonanotte.

    >L’unica cosa certa è che così non possono andare.<
    Questo è poco ma sicuro. Tenere quella gente segregata fino a 60 giorni oltre a una palese violazione dei diritti costituzionali comporta anche un poco trasparente business legato all’ “accoglienza” dove troppi c’inzuppano il biscottino.

    Ciao

    Ritvan

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