IRAQ LIBERO – COMITATI PER LA RESISTENZA DEL POPOLO IRACHENO
Bollettino del 14 giugno 2006
http://www.iraqiresistance.info
ADESSO E’ ORA
VOGLIAMO ASCOLTARE LA RESISTENZA!
FIRMA SUBITO LA LETTERA-APPELLO A D’ALEMA
AFFINCHE’ SIANO CONCESSI I VISTI A
IRACHENI E PALESTINESI
DIFFONDI IL TESTO CON OGNI MEZZO!
Invia le firme a vistiora@email.it
Nel 2005 il governo Berlusconi impedì il regolare svolgimento della Conferenza Internazionale “Per una pace giusta in Iraq”.
Ad un anno di distanza le ragioni della Conferenza sono rimaste immutate, mentre la sua importanza è addirittura cresciuta.
L’occupazione continua e con essa continuano le brutalità di ogni tipo: bombardamenti aerei, stragi di civili, arresti di massa, torture. La stessa occupazione brutale, la stessa negazione di ogni diritto la ritroviamo in Palestina.
Per questi motivi abbiamo deciso di riconvocare, col titolo “Per una pace giusta in Iraq e in Palestina”, la Conferenza Internazionale che avrebbe dovuto tenersi nell’autunno scorso a Chianciano Terme.
Vogliamo la Conferenza Internazionale per dare voce a chi si batte per la libertà del popolo iracheno, per il riconoscimento politico della Resistenza, per riunire i suoi rappresentanti e quelli degli altri popoli del Medio Oriente in lotta con le forze del movimento contro la guerra e la globalizzazione.
Una conferenza per dare voce ai legittimi rappresentanti palestinesi, per la fine dell’embargo imposto da Israele, Usa ed Unione Europea nei confronti del governo uscito dalle elezioni del gennaio scorso; un embargo affamatorio che (come fu in Iraq dopo il 1991) colpisce crudelmente l’intero popolo palestinese.
Affinché la Conferenza possa svolgersi regolarmente è necessario superare lo scoglio dei visti, un anno fa negati da Fini.
Chiediamo perciò a tutti coloro che condividono lo spirito e gli scopi della Conferenza, a chi avverte la necessità di impedire che vengano nuovamente calpestati i più elementari diritti democratici, di dare vita ad una vasta campagna di raccolta di firme sul testo che pubblichiamo di seguito.
A tutti chiediamo la firma e la massima diffusione, nei siti internet, attraverso le mailing list, eccetera. Questa è una battaglia che appartiene a tutto il movimento contro la guerra, mobilitiamoci da subito!
LETTERA A MASSIMO D’ALEMA
Al Ministro degli Esteri
On. Massimo D’Alema
Ella sarà certamente venuto a conoscenza che nell’ottobre scorso, a Chianciano Terme, avrebbe dovuto tenersi una Conferenza internazionale “PER UNA PACE GIUSTA IN IRAQ”.
Saprà che detta Conferenza dovette essere annullata dai promotori a causa della gravissima decisione dell’allora Ministro degli Esteri G. Fini di non concedere i visti ai rappresentanti della società civile e della resistenza irachena all’uopo invitati.
Lo stesso Ministro degli Esteri negò addirittura il visto anche ad Haj Ali, l’uomo incappucciato dai carcerieri, diventato in tutto il mondo simbolo dei torturati nella prigione di Abu Ghraib. Con questi atti vennero calpestati non solo i diritti democratici, ma anche i più elementari diritti umani che pure a parole tutti riconoscono.
A fronte di queste decisioni molti furono gli appelli e le proteste in Italia ed all’estero. Tra questi ricordiamo la lettera di 41 parlamentari appartenenti a diverse forze politiche, inviata al ministro Fini nel novembre scorso. In quella lettera i suddetti parlamentari giudicando “immotivata la linea seguita dal Ministero”, chiedevano che venisse garantito l’ingresso agli esponenti iracheni.
Le medesime associazioni di solidarietà coi popoli arabi – tenuto conto della mutata situazione politica del nostro paese, frutto anche della volontà di pace della maggioranza degli italiani -, hanno deciso di riconvocare, col titolo “Per una pace giusta in Iraq e Palestina”, la Conferenza Internazionale che avrebbe dovuto tenersi nell’autunno scorso a Chianciano Terme. Importanti personalità irachene, rappresentative dell’ampio fronte di forze che si oppongono all’occupazione del loro paese, nonché alcuni dei legittimi rappresentanti del popolo palestinese, hanno espresso la loro disponibilità a prendere parte all’incontro, nella speranza che non debbano subire l’umiliante trattamento loro riservato dal governo Berlusconi.
La pace potrà scaturire soltanto dal dialogo. La Conferenza Internazionale sarà un’occasione utile affinché questo dialogo possa svilupparsi, contribuendo alla ricerca di una pace giusta in Iraq ed in Palestina, nel rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli.
I sottoscritti, considerati l’alto valore della suddetta Conferenza sia sotto il profilo politico che quello del rispetto dei vincoli del nostro dettato Costituzionale, vista la conclamata necessità di gesti che segnino una forte e netta discontinuità rispetto alla politica estera perseguita dal precedente Esecutivo, chiedono quindi a Lei e al governo, affinché la suddetta Conferenza possa svolgersi regolarmente, di garantire il rilascio dei necessari visti d’ingresso alle personalità politiche invitate in Italia.
Primi firmatari:
– Falco Accame – ex Presidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati
– Giovanni Bacciardi – Docente universitario, Firenze
– Marino Badiale – Professore di matematica, Università di Torino
– Aldo Bernardini – Docente di Diritto internazionale, Università di Teramo
– Massimo Bontempelli – Filosofo, Pisa
– Vainer Burani – Avvocato, Reggio Emilia
– Pino Cacucci – Scrittore
– Franco Cardini – Istituto Studi Umanistici, Firenze
– John Catalinotto – International Action Centre, Usa
– Andrea Catone – Insegnante, Bari
– Luigi Cortesi – Professore emerito Università “l’Orientale”, Napoli
– Giorgio Forti – Ordinario Università Statale di Milano e socio Accademia Lincei
– Giovanni Franzoni – Animatore di Comunità Cristiane di Base
– Piero Fumarola – Docente di Sociologia delle Religioni, Università di Lecce
– Don Andrea Gallo – Comunità San Benedetto al Porto, Genova
– Umberto Gay – Giornalista Radio Popolare, Milano
– Roberto Giammanco – Scrittore e americanista
– Ugo Giannangeli – Avvocato, Milano
– Giulio Girardi – Filosofo e teologo della Liberazione
– Massimo Grandi – Docente universitario, Firenze
– Margherita Hack – Astrofisica
– Alessandra Kersevan – Ricercatrice storica
– Gianfranco La Grassa – Economista
– Raniero La Valle – già Parlamentare
– Domenico Losurdo – Filosofo, Università di Urbino
– Roberto Massari – Editore
– Noori al Moradi – Agronomo, Università di Malmö e rappresentante del Partito Comunista Iracheno “al Kader”
– Carlo Oliva – Pubblicista
– Jean Pierre Page – Comitato francese della Prima Conferenza Internazionale per il sostegno della Resistenza del popolo iracheno
– Giuseppe Pelazza – Avvocato, Milano
– Nuccia Pelazza – Insegnante, Milano
– Nico Perrone – Docente Storia dell’America, Università di Bari
– Hamza Roberto Piccardo – Editore e portavoce del Consiglio direttivo dell’UCOII
– Costanzo Preve – Filosofo, Torino
– Edoardo Sanguineti – Poeta e docente di Letteratura italiana, Università di Genova
– Fausto Schiavetto – Università di Padova
– Gabriella Solaro – Responsabile Archivio Storico INSMLI (Ist. naz. per la storia del Movimento di Liberazione in Italia)
– Carlos Varea – Coordinatore Campagna Spagnola contro l’Occupazione e per la Sovranità dell’Iraq
– Gianni Vattimo – Filosofo ed ex parlamentare europeo
Aggiungi la tua firma scrivendo a vistiora@email.it
Mi viene un dubbio atroce: se il kompagno Max D’Alema ha bisogno di essere “punzecchiato” da firme più o meno illustri per concedere i visti a “gloriosi resistenti” – e non è detto che la punzecchiatura vada a buon fine – allora che le abbiamo vinto a fa’ le elezioni?:-)
Ciao
Ritvan
P.S. Ma l’Afghanistan, non dovrebbe esser “pacificato” anch’esso? Mi pare che la Conferenza ignori quel paese. Perché i biechi marines amerikani se ne devono anna’ solo dall’Iraq e non anche dall’Afghanistan? Non mi sembra giusto! Ecco, se nel programma non viene messo anche l’Afghanistan e non viene invitato il mullah Omar e quell’altro nobile resistente antiamerikano che si chiama – mi pare – Hekmatyar io non firmo:-).
è una formula semplice:Afghanistan/NATO, Iraq/Non- NATO.
La questione dell’Afghanistan riguarda la Geo strategia occidentale al di fuori del quadro mediorientale, l’Afghanistan è la porta della Cina, del continente indiana e dell’Asia centrale.
Le cose poi sonbo andate diversamente per questo paese, rispetto a come sono andate per l’Iraq.
A mio avviso le cose in afghanistan sono per adesso ferme ad una fase di attesa, molto ma molto condizionate dall’andamento delle controversie Iran/USA.
Ahmadinejad aveva detto di voler chiudere con questo occidente, diede anche l’ordine di spostare i beni del paese dalle banche occidentali alle banche asiatiche, oggi a Shanghai, in un incontro con Putin, ha propsoto a questo di formare un polo mondiale di energia Iran/Russia con la partecipazione della Cina e dei membri del centro Asia della SCO.
Ciò che succede in Iraq e riguardo l’Iraq, non è niente nei confronti di quanto ci sarà in un prossimo futuro in Afghanistan ora occupato dalla NATO e dall’Al-qaeda!
Forse alle orecchie di gente che vive in occidente sembrerà strano ma in realtà la “SCO” è stata creata per la lotta al terrorismo ma ora sta ugualmente prendendo posizioni , sia contro l’avanzamento della NATO nella regione dell’Asia centrale, che contro il terrorismo dell’Al-qaeda.
PS-devo forse ricordare a tutti che recentemente il governo del Marocco ha negato il visto di entrata ai esponenti di Hamas?
reza
Costanzo Preve non manca mai!! E’ un ottimo storico, oltre che un filosofo.
Tra poco ci sarà Max Vs Rice… o semplicemente un Max & Rice, chi lo sa? Alla più bella si berranno un buon rosso italiano origginale. E alla più brutta, non brinderanno mai!
Mi sa che smuovere l’anima di sinistra di D’Alema è un po’ come punzecchiare il suo animo alquanto sinistro…
La firmo di corsa, e una cosa è sicura, questa bega gli peserà molto più della spedizione negli States.
Per Ritvan,
Assolutamente d’accordo su D’Alema.
Per quanto riguarda il secondo punto, ovvio che se ne devono andare anche dall’Afghanistan.
Comunque il mullah Omar e Hekmatyar sono entrami difficili da reperire…
A parte gli scherzi, la caratteristica comune di tutti gli invitati è che sono persone che nel loro paese fanno parte di movimenti legali di opposizione (o, nel caso della Palestina, addirittura di governo), altrimenti sarebbe impossibile chiedere un visto per loro.
Miguel Martinez
Leggo stamattina su Repubblica che D’Alema ha voluto dichiarare (non si tratta quindi di parole scappate in un’intervista) che – adesso che si incontrerà con Condoleezza Rice – che “Certamente non voglio impegnarmi in questioni giudiziarie”.
E aggiunge in un’intervista a Tg1 e Tg5, “E’ chiaro che non so neppure cosa possa fare il Segretario di Stato su una questione che riguarda la magistratura”.
Le “questioni giudiziarie” sarebbero l’omicido Calipari e il rapimento di Abu Omar. Passi per il caso Calipari, ma definre “questione giudiziaria” un rapimento compiuto da impiegati dello stato americano, organizzato sul territorio italiano dall’ambasciata degli Stati Uniti e utilizzando una base militare americana…
Miguel Martinez
Ma sì, Miguel, che fai, sollevi “cavilli giuridici” di fronte al SACRIFICIO degli agenti statunitensi che vengono fin qui per LIBERARCI DAI TERRORISTI?? 😉
Non lo sai che diritti e dignità si attribuiscono solo all’occidentale bianco e integrato? “Loro” sono “terroristi”: il (pre)giudizio morale ha la meglio sul diritto!
Andrea – che ha già firmato –
Nutro fiducia nel compagno D’Alema
Francesco
Per Francesco,
non ne dubito 🙂
Io francamente mi fiderei di più del fratello (si dice così tra cattolici?) Francesco.
Miguel Martinez
Hai ragione.
Io ho un fondo di moralità (o moralismo?) che a Massimo manca del tutto.
In cambio è immune al fascino delle fesserie, degli slogan, delle illusioni e della facili promesse. Credo sia solo schiavo del potere e dell’autostima.
Ciao
Francesco
forse miguel, sarebbe meglio dire:
“un rapimento compiuto da impiegati dello stato americano, organizzato sul territorio italiano dall’ambasciata degli Stati Uniti ***con la complicità – almeno – dei servizi italiani*** e utilizzando una base militare americana…”
roberto
Roberto!
si chiama CAPITOLAZIONE.
reza
Commento n. 11,
assolutamente d’accordo. Comunque non è una questione “giudiziaria”.
Miguel Martinez
Come al solito ci sarà una pregiudiziale sulla firma. Ho già sentito le prime reazioni 🙁
Firmerà chi è per la resistenza in Iraq, mentre si dovrebbe innanzitutto consentire la libertà di espressione, almeno per sentire voci differenti rispetto a quelle univoche che, a dispetto di torture e massacri, circolano ormai da anni inducendo e alimentando lo scontro di civiltà.
Quella libertà di espressione che, guarda combinazione, in occidente è stata tanto rivendicata in occasione delle vignette satiriche sui musulmani.
Come dire che della libertà di espressione, in realtà, non gliene frega niente a nessuno: un pretesto come un altro per radicalizzare le differenze.
A meno che non si pensi, come molti hanno lasciato intendere l’anno scorso, che gli invitati ad una conferenza aperta e pubblica, possano essere dei terroristi lasciati liberi di vagare a sovvertire l’ordine mondiale.
Credo che anche chi non è per la resistenza irachena dovrebbe fare qualcosa per far sì che si possano ascoltare voci dissonanti.
Ad ogni modo sono curiosissima di sentire la risposta di D’Alema in merito.
E’ disponibile la lettera inviata a Fini dai parlamentari dell’allora opposizione?
Se qualcuno ce l’ha, la invii al blog, per piacere.
Non me la fate cercare. 🙂
Ma per chi si chiedono i visti? Per le stesse persone a cui non sono stati concessi l’anno scorso?
E come funzionerebbe per Haj Ali? Sta sempre in Giordania?
Cocco
Mi pare chiaro che il sole sorge ogni mattina. Se volete specifico : mi pare SIA chiaro che il sole sorge ogni mattina. Anche senza linguisti, il sole sorge sicuramente, che a voi appaia o no.
Aurora.
per Cocco,
commento n. 14,
non ho sottomano il testo che chiedi, e stamattina ho poco tempo.
Hai colto benissimo il punto centrale: comunque alcuni di quelli che hanno messo le prime firme, hanno firmato proprio per un discorso di libertà di espressione.
Miguel Martinez
Aurora, la lingua se ne frega della realtà (e la realtà della lingua, naturalmente), non la rappresenta, semmai è uno strumento per intervenirvi, come ben sa rubismasco che si foggia da sé quella straordinaria lingua che è il barbarico uraniano (sono un po’ invidioso delle sue capacità stregonesche). Quanto al congiuntivo, qui conta soprattutto l’opposizione formale/informale: in un blog si può usare una lingua meno pignolescamente soggetta a regole formali di grammatica, e a farne le spese è spesso l’uso del congiuntivo, più complesso da usare e che tende ad appesantire le frasi. Se invece si vuole cogliere una sfumatura di significato, “mi pare chiaro che sia” limita la convinzione a chi pronuncia la frase, mettendo l’accento che si tratta di opinione personale; mentre “mi pare chiaro che è” mette l’accento sul costatazione di fatto che deve valere anche agli altri. L’opposizione non è tanto dubbio (congiuntivo)/certezza (indicativo) quanto opinione come certezza soggettiva (congiuntivo)/affermazione come certezza oggettiva (indicativo). Ma, al li là di questo, spesso si usano i verbi, nella comunicazione spicciola, senza questa precisione, non essendo sempre così importante spaccare il capello in quattro.p
Per Cocco:
Si tratta di un’interrogazione parlamentare:
http://www.iraqiresistance.info/news.php?n=5
Andrea
Grazie Andrea.
L’interrogazione paramentare dei due PRC la conoscevo, ma credo che nel post il riferimento fosse proprio alla lettera seguente:
http://www.pasti.org/fini.html
Non cercavo niente di particolare nei contenuti. Volevo solo vedere chi erano i firmatari.
Alla fine l’ho cercata. 🙂
Ciao
Cocco
X Andrea
E’ una stupidata, ma aprendo il tuo sito ho scoperto che compiamo gli anni nello stesso giorno. 🙂
Cocco
>X Andrea E’ una stupidata, ma aprendo il tuo sito ho scoperto che compiamo gli anni nello stesso giorno. 🙂 Cocco< Dialogo in uno scompartimento ferroviario fra il giovanotto e le bella ragazza che gli siede di fronte:
– Signorina, lei parla inglese?
-No.
-Che stupenda coincidenza. Neanch’io!
Ciao
Ritvan
P.S. Visto che i giorni dell’anno sono 365 (vabbé, 366 ogni 4 anni) nel mondo si aggirano più o meno 16 milioni e mezzo di individui che hanno in comune con noi il giorno di nascita.
Ritvan, non ho capito la domanda.:-)
Cocco
Pietro ( p), tanto per essere in linea con il colore attribuito al blog, potrei dirti che , anziché nera, sono un poco incavolata rossa.
Ti faccio infatti notare, con linguaggio informalissimo, che io mi sono ben guardata dallo spaccare qualsiasi capello e che mi sono limitata a concludere una lunga serie di interventi di altri sull’uso del congiuntivo. Solo che poi sul punto ci sei tornato anche tu. E questo tuo commento è stato l’ unico riscontro al fiume di grafia confluita nel blog in tua assenza. Il congiuntivo.
Adesso, come tu sai, non è stagione di cavoli, ed io prediligo la verdura e la frutta di stagione, oltreché di provenienza locale, quindi passo al pomodoro.
Bentornato.
Mnemo- Aurora-sine die.
Ritvan non mi sembra abbia detto niente di male la mia co-compleannese Cocco.. Mamma come sei maligno!! 😉
Andrea
Ppprrrrrrrrrr!!!!!!!!!!!
Il rosso ti donerebbe, aurora, immagino. È vero che siamo iconoclasti, e per quanto ci riguarda la prossima rivoluzione potrebbe anche innalzare pacchiani stendardi beige a pois fuxia (metti che inizi negli usa, sarebbe possibilissmo) senza che la cosa ci impressioni minimamente, ma il rosso resta pur sempre un gran colore. Ma tu non hai spaccato il capello in quattro. Era un’affermazione generale. In alcuni casi è necessario spaccare il capello in quattro o raddrizzare (quanto inutilmente) le gambe ai cani, in altri – essendo la lingua uno strumento (di produzione, per noi marxisti) “tarabile” – si può essere più grossolani, perché non sempre è necessaria, come nelle officine, la precisione dei millesimi o financo dei micron.p
>…..non mi sembra abbia detto niente di male….< Perché, c’era anche il dubbio che lo fosse? Buona domenica
Cocco
>Ritvan, non ho capito la domanda.:-) Cocco< >Ritvan non mi sembra abbia detto niente di male la mia co-compleannese Cocco.. Mamma come sei maligno!! ;-)Andrea<
Honny soit qui mal y pense!:-)
Ciao
Ritvan
Se immagini che il rosso mi doni, e il rosso è un colore che ti piace, p, isaltello compiaciuta nel sillogismo.
Lo stendardo beige a pois fuchsia è originale, dovrebbero produrlo, sa tanto di pop-art, e anche una camicia con questa fantasia, aperta sul collo, piuttosto aderente, di buona fattura e stoffa, su un uomo, non la troverei affatto brutta. Comunque mi piacerebbe di più di seta e tutta fuchsia.
Del resto non c’è da meravigliarsi della stranezza di abbinamento di colori, se consideri che trovare una occidentale in città con il colore naturale dei capelli è difficile, sono tutti tinti, meschati, colpiti di luce, già a partire dalle ragazzine. La revolucion parte dalla testa.
Io non sono neanche un poco ribelle.
Dove lavori tu si usa il micron ? Ho dovuto andare a cercare cosa fosse per scoprire che è un milionesimo di metro.
Aurora.
come, non sapevi cosa era il micron? vergogna.
per castigo moh ci spieghi come si misurano le lunghezze in micron!
Francesco
Be’, sì aurora, per alcuni pezzi c’è bisogno della precisione dei micron. Ti dispenso dal darci la spiegazione voluta da francesco, ma è interessante sapere che in officina ci si fa beffe della logica formale, in questi casi. È nata prima lo strumento fatto di pezzi precisi fino al micron o pezzi precisi fino al micron hanno costruito lo strumento adatto a fare pezzi di tale precisione? Sembra il classico caso dell’uovo e della gallina. E invece la soluzione è semplice e dialettica. Non c’è bisogno d’uno strumento fatto di pezzi così precisi per fare un pezzo esatto fino al micron. Basta saperlo usare. E sapere cosa si vuole da lui.
Una rivoluzione tutta vestita di fuchsia (io ho sbagliato la grafia nel commento precedente, e faccio ammenda), sarebbe piaciuta a mario mieli. E a proposito di gay, ecco quattro versi (meravigliosi endecasillabi) straordinariamente gai. L’autore è il sommo penna, of course.
Arso completamente dalla vita
io vivo in essa felice e dissolto.
La mia pena d’amore non ascolto
più di quanto non curi la ferita.
p
>per castigo moh ci spieghi come si misurano le lunghezze in micron!
Francesco<
Col micrometro. Vai al sito:
http://it.wikipedia.org/wiki/Micrometro
Ciao
Ritvan il vice-Aurora (già costretto a suo tempo dal regime “non comunista” – per non offendere p.:-) – a lavorare in officina)
P.S. Aurora, per sdebitarti la cena me la offri con comodo, quando passo da Milano:-)
Francesco, non sai che per conoscere come si misura il micron basta cercare su Internet ? Mo’ ( senza acca ) vergognati mille volte e non una di meno !
Certo la teoria è una cosa e la pratica un’altra ed io non so ancora niente di niente. La precisione manuale, in generale, obiettivamente, non fa per me anche se ammiro con stupore gli artigiani che lavorano con cura o le persone che sul tagliere tagliuzzano pomodori, cipolle, peperoni ecc. in pezzetti fini fini, con una precisione cinese : io sbatto tutto in padella e come viene viene, e ti lascio immaginare come viene : sono la regina della cucina.
Aurora.
>io sbatto tutto in padella e come viene viene, e ti lascio immaginare come viene : sono la regina della cucina. Aurora.<
La cena la intendevo al ristorante, Aurora:-)
Ciao
Ritvan
Ritvan, oltreché in officina, dovevano mandarti in collegio.
Impertinente, vorresti insinuare che io mi possa permettere di offendere un uomo offrendogli una cena al ristorante, quando è notorio che sono gli uomini ad offrire alle donne ?
Dubbiosa delle tue origini albanesi, non mi inoltrerò con te in nessuna locanda, dopo aver letto la tua poesia dell’altro post, per non sentir, improvvisamente abbandonata al resoconto, lo scalpitar già lontano del tuo elegante trotto ( Spanischehochreitschule).
Aurora.
Caro p, sono sempre molto curiosa di sapere tu come interpreti gli stessi versi che mi fai conoscere.
Per esempio io non ho capito se Sandro Penna, brucia contento, incurante sia della pena che della ferita, o se, invece, cura la ferita quel tanto che basta per alleviare la pena.
Di Mario Mieli, sono andata ancora un volta a cercare notizie, caspita se era brutto. Per non essere tacciata di razzismo evito di riferirti la mia prima osservazione nel vederne la foto.
Non so cosa abbia scritto di preciso, mi è capitato solo un frammento sulla necessità che la rivoluzione contempli primariamente il riconoscimento dell’omosessualità. Naturalmente io non sono capace di usare i suoi termini, spero me ne dispenserai come hai gia fatto quando si è trattato del relativismo e dei micron.
Certo è che se di Sandro Penna apprezzo la poesia, di Mieli non saprei cosa ammirare.
Tu che sei più intelligente di me, e scruti in profondità, saprai di che meriti si sia reso meritevole. Io ne vedo solo i polsi deboli, quasi staccati dalle braccia, e mi pare, con tristezza, di vedere la sua frammentazione interiore, conclusasi con il suicidio.
Tu lo capisci che tra un vacillante Mieli e un saldo Gattopardo, io preferisco il secondo.
Aurora.
Uffa, le donne,
neppure la poetica dell’inafferrabile micron capiscono e subito si offendono.
Per vendicarmi inviterò Aurora al cinema, a vedere, a mie spese, Ultraviolet, ignobile fumettone con Milla Jovovich :))))
Francesco
P., ti ama. Molto romantico, questo ponte gettato oltre il fiume degli orientamenti sessuali. Del resto anch’io ho sempre avuto un debole per Will Smith.
>Ritvan, oltreché in officina, dovevano mandarti in collegio.<
Oh dolce Aurora, che romantica visione di stampo vittoriano hai del regime “non comunista” albanese. Chi ti ha detto che ci fossero dei collegi lì?
>Impertinente, vorresti insinuare che io mi possa permettere di offendere un uomo offrendogli una cena al ristorante, quando è notorio che sono gli uomini ad offrire alle donne?<
Si, quando gli uomini hanno il solito fine nascosto. Ma visto che:
1. io non ho secondi fini;
2. a Milano tu saresti “la padrona di casa” e io “l’ospite”;
3. la cena mi era dovuta per averti sottratta alla penitenza micronesca impostati da Francesco;
penso che per stavolta il Mons. Della Casa potrebbe fare uno strappo al suo galateo.
>Dubbiosa delle tue origini albanesi,<
Vuoi che ti mandi la copia del mio permesso di soggiorno, avvocato cacadubbi che non sei altro?:-). Però, in quel caso, dovresti darmi il tuo indirizzo email.
>non mi inoltrerò con te in nessuna locanda, dopo aver letto la tua poesia dell’altro post, per non sentir, improvvisamente abbandonata al resoconto, lo scalpitar già lontano del tuo elegante trotto ( Spanischehochreitschule).<
Oddio, neanche De Andrè ti piace? Ah, già, è la puzza della collaborazione letteraria con Fantozzi che ti disturba:-)
Comunque, se temi aggressioni da parte del mio cavallo hohsciulesco 🙂 nella molto ipotetica cena potresti farti rappresentare per procura – in puro stile romantico medievale – dal tuo cane. A cui avrai affidato preventivamente la tua carta di credito ovviamente:-). Acca’ nisciun’ è fesso!:-).
Ciao
Ritvan
In penna c’è l’accettazione totale della vita. Pena e ferita vi si confondono e sono portate leggermente (qui sta la sua gaiezza), senza essere minimamente contrastate. Penna fu un solitario, non solo perché omosessuale in tempi poco favorevoli, anche se la cosa ha aiutato, ovviamente, ma per la sua scelta di vivere l’amore come desiderio puntuale invece che formazione di coppia stabile. Questa solitudine, che chiude il poeta in se stesso, non solo come condizione sociale, si abbandona, nel desiderio, fino allo smarrimento. Era questo il miracolo che permetteva l’accensione dei sensi. Solitudine (anche sociale) e smarrimento, dissoluzione nella vita, ecco due testi che li esemplificano spendidamente.
«Prenditi una ragazza, e piano piano
vai con qualche bacetto. E invece… » calmo
oltre il verde bigliardo e il fermo giuoco,
così tenero ancora, uno parlava
paternamente, con attenta grazia.
E l’altro l’ascoltava, egli nei gonfi
occhi colpevoli. L’orribile disgrazia!
La festa verso l’imbrunire
vado in direzione oppostadella folla
che allegra e svelta sorte dallo stadio.
Io non guardo nessuno e guardo tutti.
Un sorriso raccolgo ogni tanto.
Più raramente un festoso saluto.
Ed io non mi ricordo più chi sono
Allora di morire mi dispiace.
Di morire mi pare troppo ingiusto.
Anche se non ricordo più chi sono.
Uno dei fatti straordinari della poesia di penna è che sono così naturali. Penna è uno dei poeti meno “trasgressivi” che io conosca. Ecco, chi voglia sostenere l’omosessualità come intrinseca alla natura umana, che in alcuni diventa inclinazione, può portare più fruttuosamente ad esempio queste poesie di qualunque analogia animale.p
La vita di mieli può essere vista come una discesa agli inferi, per chi ha letto il suo romanzo autobiografico, e il suo suicidio non è troppo sorprendente. Tu hai colto bene la sua fragilità, di cui, finché poté, fece la sua forza. Il suo afflato rivoluzionario però, per quante debolezze teoriche gli si possono trovare, rompeva molti cliché, e si gettava, forsennatamente magari, avanti. Ma è questa la giusta direzione. Il suo contravvelenodi ardite teorizzazioni sessuali dovrebbe essere bevuto da tutti quei rivoluzionari attaccati morbosamente a simboli e liturgie ormai passate. Eppure marx l’ha detto chiaramente, parlando della rivoluzione francesa abbigliata da antico repubblicano di roma: “Le mort saisit le vif”. Non possiamo più abbigliarci da rivoluzionari passati, a costo di abbigliarci da donne. Io non so (tendo a escluderlo) se la rivoluzione si farà solo quando tutti i maschietti non saremo più vergini in quel posto (motivo di più per ritvan di preservarsi rigorosamente etero), ma questa posizione estrema aiuta certamente di più di tutti quei comu(rui)nisti che hanno posizioni simili alla chiesa in materia sessuale, senza avere i suoi chiari motivi teorici per sostenerli. In realtà scimmiottano stupidamente la liturgia d’un passato “rivoluzionario”, proprio quando la rivoluzione ha conosciuto una delle sue pagine più degenerate e, invero, controrivoluzionarie. A quelli lì, almeno, prenderla in culo aiuterebbe molto la militanza rivoluzionaria.p
Ps: Davvero ti sembra così brutto mieli? Capisco tu preferisca il gattopardo, magari nella versione “burt lancaster”, ma mieli non mi pare così brutto. Parlando di gattopardo, l’ultimo capitolo è straordinario. La donna che in punto di morte lo visita per portarlo in quelle stelle sempre amate. T’immagini la morte del savoia, che avrà uno psicopompo magari come buffa per accompagnarlo in una sala di videopoker per spiriti defunti? Brrr… l’inferno di dante è preferibile.
>Io non so (tendo a escluderlo) se la rivoluzione si farà solo quando tutti i maschietti non saremo più vergini in quel posto (motivo di più per ritvan di preservarsi rigorosamente etero), ma questa posizione estrema aiuta certamente di più di tutti quei comu(rui)nisti che hanno posizioni simili alla chiesa in materia sessuale, senza avere i suoi chiari motivi teorici per sostenerli. In realtà scimmiottano stupidamente la liturgia d’un passato “rivoluzionario”, proprio quando la rivoluzione ha conosciuto una delle sue pagine più degenerate e, invero, controrivoluzionarie. A quelli lì, almeno, prenderla in culo aiuterebbe molto la militanza rivoluzionaria.p<
Beh, caro p. se il criterio sarà quello, intanto, potresti arruolare nelle file rivoluzionarie il nostro Max Loda:-).
Ciao
Ritvan
Francesco, sarà il caldo, ma non ti capisco bene, a chi ti rivolgi ?
Comunque ho già visto “Kill Bill”, sia la prima che la seconda parte, e Tarantino non fa film pizzosi.
Io non mi offendo e non sono vendicativa, impara da me la pratica del Vangelo.
Aurora.
Ritvan, forse devo spiegarmi meglio.
In sintesi io non mi sento affatto tua debitrice e non capisco che credito vanti tu.
Infatti delle imposizioni di Francesco io posso beatissimamente disinteressarmi : non ha alcun potere coercitivo..
Inoltre p, il mio interlocutore del caso, mi ha immediatamente dispensata, come il Papa o il Parroco potrebbero fare con Francesco, dall’eventuale obbligo.
Pertanto sei solo tu che ravvisi l’esistenza di una imposizione a mio carico, e, su questa falsa premessa, mi sgravi di un impegno inesistente, creandomene, per pura tua illusione, un altro : un debito nei tuoi confronti.
Questa è bella.
Comunque l’imperativo Kategorisch è : mai pagare una cena ad un uomo ( Ich muss nicht!)
Aurora.
p, ho intenzione di dare una svolta a questa conversazione, rimandando la replica ad altro momento. Mi capita, leggendoti, di farmi prendere dalla ovattata sospensione, mentre io devo tenere i piedini ben poggiati a terra.
Tu mi parli di passione/ mi rapiscono le Muse/ a teatro con la Duse/ alla tenda lacerata/ io mi aggrappo disperata/non è nulla mio dottore/ solo un calo di pressione/ or con l’acqua mi riprendo/e rinfresco il mio tormento/ tenga le tutte le sue cure/ sono stanca di torture.
Aurora.
p, Sandro Penna è così semplice. Non sembra esserci alcuna malizia nel suo osservare, e non solo, i fanciulli, i marinai, i ragazzi in tuta o in uniforme.
Purtroppo me lo immagino seguire questo o quello, magari un ragazzino compiacente che accompagna la sua bicicletta verso una stradina buia e deserta.
Come non notare che lui si sofferma, hai ragione, con leggerezza e naturalezza, , su una mano orizzontale e di questo solo gesto sembra composta la sua poesia.
Ha stile, direbbe Kel ( tutto si può dire in questo blog, purchè lo si dica con stile) e diresti anche tu con il Principe di Salina ( non è questione di morale, è questione di stile).
E’ un poeta, non c’è niente da fare, così che alla fine, si ritorna allo zen e a quel tale che sta precipitando nel dirupo e invece di preoccuparsi della morte che lo aspetta guarda ammirato il fiore che spunta tra la roccia.
Il poeta mette il fiore anche nella palude più infida o un tiepido gattino vicino al ragazzaccio. E Penna non sembra minimamente preoccuparsi del piacere agli altri o essere trasgressivo, si insinua semplicemente, senza artifici.
E’ così anche per le persone seducenti, non si sforzano neppure di indurti in tentazione, sono naturalmente accattivanti.
Fine del primo commento al tuo secondo giorno d’estate.
Aurora.
Bel commento aurora, ma aspetto che tu finisca, per dire qualcosa di più. Ah ritvan, sarebbe un’idea, se l’esimio biologo non avesse già una sua personale rivoluzione da portare a termine. Temo che a parlargli di marx lo definirebbe con l’aristocratico sussiego del principe di tomasi di lampedusa come quell’ebreuccio di cui mi sfugge il nome (o giù di lì, cito a memoria). O più facilmente il populista vendicatore di portapila se la caverebbe con un più sbrigativo, “quel pagliaccio”.p
Credo che l’imperativo categorico suoni meglio come Du musst nicht!
sennò che gusto c’è?
Francesco
>Io non mi offendo e non sono vendicativa, impara da me la pratica del Vangelo. Aurora.<
IpsA dixit:-).
Ciao
Ritvan
>Comunque l’imperativo Kategorisch è : mai pagare una cena ad un uomo ( Ich muss nicht!) Aurora.< Javohl Mein Fuhrer!
Auf Wiedersehen
Rit von Shehen
P.S. Eh, le donne in carriera, vogliono le “Pari Opportunità” ma poi a pagar la cena sempre i maschietti:-).
Ritvan
tu devi guardare di più la TV! rifanno sex and the city su la7, inizia da lì.
eppoi lo sanno tutti che la logica è una fisima maschile e che il principio di non contraddizione per loro non vale.
ciao
Francesco
PS se tu potessi votare al referendum,come voteresti?
>PS se tu potessi votare al referendum,come voteresti?<
Sicuramente “SI”. Non perché la ritenga una riforma perfetta della Costituzione (e la perfezione, si sa, non è di questo mondo), ma la vittoria del “NO” affosserebbe ogni altro tentativo riformatore.
Ciao
Ritvan
P.S. Francesco mio, che mi hai estorto!:-). Adesso mi aspetto tuoni, fulmini e saette di Reza per aver appoggiato – seppur in modo del tutto platonico:-) visto che non voto – la bieca riforma dell’arcibieco Berlusca noto affamatore dell’Iran:-).
>…eppoi lo sanno tutti che la logica è una fisima maschile e che il principio di non contraddizione per loro non vale. Francesco<
La cosa che mi preoccupa di più, invece, è l’assenza del senso dell’umorismo. Sarà anche deformazione professionale (sua) ma il messaggio mi è sembrato un serio tentativo atto a farmi desistere dallo scrivere tramite il mio avvocato un’intimazione diretta al suo avvocato (ma gli avvocati avranno l’avvocato o sbrigano queste faccenduole da soli? boh!:-) ) perché mi corrisponda l’ammontare di una cena in un ristorante:-).
Ciao
Ritvan
beh, per essere sinceri, non mi sono occupato assolutamente della riforma, non ho letto i punti riformati, nemmeno quelli vecchi su cui è stat fatta la riforma, niente di niente quindi, non posso pronunciarmi al riguardo.
Una “astuzia” dei legisti però, non lo escludo in questo, non credo i forzisti e gli aenisti siano capaci di svolgere niente altro che fare leggi a favore del Berlusca e , questi ultimi, pensare ai bordelli e prendere tangenti quindi, è probabile che i leghisti abbiano potuto fare un lavoro buono nel senso di aprire il paese la federalismo, ma anche su questi non credo di potermi pronunciare, il paese e di loro, se lo vogliono organizzare e riformare cosi, dopo averlo messo al voto, se vince il si va bene tutto.
Infine, i leghisti avevano iniziato con l’anti terronismo, solo successivamente e quando ormai andava di moda sono passati al anti islamismo quindi, per quanto concerne la questione della filosofia della politica nell’occidente, riuscnedo a far fare ciò che è insito nel loro programma strategico a dei bigotti forzisti e aenisti è un “capolavoro” da premiare, ora il Popolo entra in scena con il proprio voto, per me si o no, è la stessa cosa.
reza
reza
>…beh, per essere sinceri, non mi sono occupato assolutamente della riforma, non ho letto i punti riformati, nemmeno quelli vecchi su cui è stat fatta la riforma, niente di niente quindi, non posso pronunciarmi al riguardo…..ora il Popolo entra in scena con il proprio voto,per me si o no, è la stessa cosa. reza< ..azz! Non solo Reza non mi cazzia per aver io sostenuto la bieca riforma berlusconiana ma addirittura si permette il lusso di essere “super partes”. Mi sparo!:-)
Ciao
Ritvan
Rieccomi, p. Oggi sono formaggina per il caldo preso fuori, ma cercherò di risponderti prima che torni Kel.
Mieli, a differenza di Penna, sembra non sia riuscito a convivere con il dolore. Ancora, Penna vive la sua solitudine…. in solitudine, passeggiando e osservando, cercando, mi pare, di passare, lui, inosservato, mentre Mieli è sempre circondato da gente, accentra su di sé l’attenzione con atteggiamenti e abbigliamenti esibizionistici. Anche il suo modo di esprimersi suscita in me un senso di rifiuto. Lo vedo agire invano, esageratamente, nella baraonda, nel tentativo di non affrontare se stesso e la solitudine.
Ma il Gattopardo è il carattere che mi piace , non perché rappresentato da Burt Lancaster, semplicemente perché è naturalmente un solitario, e la sua solitudine è anche quella del capo, solo a decidere le questioni importanti, solo ad assumersi le responsabilità , solo a intuire come stanno le cose dietro l’apparenza, intento a cercare nelle stelle e ad ammirarle. E’ uno che mira alto.
Come mi disse uno , ci sono solo due verità nella vita : la nascita e la morte. Io ne aggiungo un’altra : si muore soli. Il Gattopardo sicuramente queste verità le conosceva, è forse per questo che gli arriva , proprio con la morte, la più bella , attraente ,compagnia : quando meno te lo aspetti…( scherzo).
Oltre non vado: superato lo Stargate, è tutta un’altra musica.
Aurora.
P.s: Mieli non mi piace, e il Gattopardo non l’ho mai letto. Lo leggerò.
Be’, se il caldo t’ha ammorbidita, aurora, sarai più indulgente se mi dilungherò un poco.
Penna è un gran poeta del desiderio, come pochi ha saputo mostrare le sue improvvise accensioni e gli strascichi melanconici dei suoi spegnimenti. In questo non è un poeta “omosessuale”. Intendo dire che né si giustifica né si tormenta per la sua condizione, neppure la descrive, ce ne lascia luminose tracce come vita erotica trasfigurata in poesia. Per questo chiunque abbia conosciuto il desiderio lo può riconoscere immediatamente, perché penna non gli chiede preventivamente nulla, né di scusarlo della sua natura né di scusarsi se non la comprende. I distinguo verranno dopo, e non sono suoi. Sicché chi lo legge vi può riconoscere subito, rilevati dalla bellezza stilistica, moti e trasporti che pure ha provato. Un miracolo di naturalezza che a me ricorda un solo precedente, con tutte le differenze del caso, non ultima la prospettiva temporale così lontana: le poesie o i frammenti che ci rimangono della poetessa saffo.
Mieli è un altra cosa. Per uno come me è un compagno di strada, fa parte del partito storico. La rivoluzione, per quanto possa apparire strano a occhi di comunisti bacchettoni, ha preso anche il suo volto. Egli ha fatto una cosa essenziale, in mezzo a tante altre più discutibili: di fronte all’opposizione omo/etero, se l’uno è innaturale e l’altro naturale, se l’uno è malato e l’altro sano, invece di rispondere, sia pure per confutare la risposta normalmente data, egli distrugge la domanda, distruggendo l’opposizione stessa. Qui rifulge l’istinto rivoluzionario di mieli, anche se poi si affretta a dare risposte, non ancora possibili, alle nuove domande. La nuova conoscenza non soddisfa, sia pure diversamente, vecchie risposte, così si rimane nell’ambito del passato, ma le distrugge e formula nuove domande, di cui spesso saranni altri a poter rispondere compiutamente. Oggi, per lo più, mieli è museizzato come un precursore di ciò che è oggi il movimento gay. Sbagliano. Come tutti i rivoluzionari, o non sarebbero tali, mieli ci sta ancora davanti. Siamo ancora noi i suoi “precursori”, come ancora nell’anno di grazia 2006 siamo ancora i precursori di marx.
Il gattopardo è un gran romanzo. C’è qualche affinità tra il qui presente plebeo e il principe di salina? Può darsi. Tancredi, il giovane nipote del principe, diceva la gran verità controrivoluzionaria che tutto deve cambiare perché nulla cambi. Il principe mostra di lasciare che tutto apparentemente cambi, purché non cambi lui. Io, più modestamente, ho fatto mia la verità rivoluzionaria che nulla deve cambiare perché tutto cambi. Da comunista, la mia invarianza è collettiva, non personale, come quella dell’aristocratico, ma so apprezzare la sua scelta di coerenza. Ma ora è tempo di smetterla qui.p
ll commento non mi è sembrato lungo, p , e , come volevasi confermare, è ai livelli di critico letterario, con l’ aggiunta di elementi di politica e di filosofia.
La politica , ovvio, è nel filone comunista. La filosofia è nel vedere le cose da prospettive anomale.
Io devo fare uno sforzo di plasticità mentale ( ma non diventerò più intelligente) per introdurmi nel concetto di eliminazione delle domande e , di conseguenza, delle risposte -o di nuove domande anzichè nuove risposte a vecchie domande- o per visualizzare le stazioni in movimento che vanno incontro al treno fermo. Tu, rivoluzionariamente, mi sovverti, almeno per poco, il normale ordine del pensare.
C’è della disciplina marziale nel tuo invertire la visuale o reazione, direi del Ju-Jistsu ( l’arte della flessibilità) in cui mi immagino che, semplicemente spostandosi con destrezza, si evita l’attacco e la violenza usata dall’attaccante resta vana se, addirittura, non ricade contro di lui ( Max Loda in questo è un esperto ) Anche il Karate, che mi pare voglia dire letteralmente ” mano vuota”, rende l’idea di una mente vuota, rilassata, che vince la materia facendola compartecipe, introducendosi in essa, acquisendone le caratteristiche e superandola. E’ Il concetto tuo del non cambiare nulla, dell’ essere inerte, dell”accogliere quello che viene e che è, per cambiare tutto. Ne consegue che il fannullone, di De Andrè e Villaggio, e anche l’altro che riposa in panchina alla stazione, dopo aver lavorato quel tanto che basta per mangiare in giornata, han proprio ragione.
Il tuo maestro di caffè napoletano ha trovato in te acqua buona per il suo macinato di diverse miscele.
Aurora.
Un testo marxista che dovrebbe essere una lettura obbligatoria d’ogni comunista è “il diritto alla pigrizia” (non ozio, come ciurlano nel manico certe traduzioni, proprio pigrizia, la “paresse” baudelairiana) di paul lafargue, genero di marx. La cosa sfiziosa che il titolo di questo phamflet viene dritto dritto dalla confutazione dell’espressione, che già allora ammorbava il movimento marxista, “diritto al lavoro”. Ma oggi, un titolo migliore di questo scritto di sapore rinascimentale è, rinascimentalmente, “elogio della pigrizia”, che ormai, un marxista del 900 e oltre non può più pronunciare senza nausea la parola diritto. Ti posto, aurora, l’incipit. Capirai che così l’istinto del facchino napoletano e la teoria marxista sono orientati nella stessa direzione.p
Une étrange folie possède les classes ouvrières des nations où règne la civilisation capitaliste. Cette folie traîne à sa suite des misères individuelles et sociales qui, depuis des siècles, torturent la triste humanité. Cette folie est l’amour du travail, la passion moribonde du travail, poussée jusqu’à l’épuisement des forces vitales de l’individu et de sa progéniture. Au lieu de réagir contre cette aberration mentale, les prêtres, les économistes, les moralistes, ont sacro-sanctifié le travail. Hommes aveugles et bornés, ils ont voulu être plus sages que leur Dieu; hommes faibles et méprisables, ils ont voulu réhabiliter ce que leur Dieu avait maudit. Moi, qui ne professe d’être chrétien, économe et moral, j’en appelle de leur jugement à celui de leur Dieu; des prédications de leur morale religieuse, économique, libre penseuse, aux épouvantables conséquences du travail dans la société capitaliste.
nb: non è male, per un operaio, citare questo testo un lunedì mattina da casa. Anche queste sono soddisfazioni.
Paul Lafargue avrà inventato anche le false pensioni d’invalidità? Sicuramente chi ha assunto le decine di migliaia di forestali calabresi dovrebbe essere un lafarguista in incognito….E a vedere lo sciamare di impiegati ministeriali (lavoro vicino al Ministero dei Trasporti) nei bar della zona a tutte le ore della mattinata, credo che Lafargue in Italia abbia più seguaci di Gesù Cristo:-)
Ciao
Ritvan
p, tra me e Marx c’è, in tema di pigrizia, una differenza : lui teorizza, io pratico, per quel che posso.
Mondo di matti, hai ragione, proprio tra i lavoratori, che, smesso di lavorare (anche se poco, comunque vincolati ad orari e impossibilitati a sfruttare il tempo diversamente), iniziano ancora a faticare, tuffandosi magari in tre.megacentri commerciali diversi, in villaggi turistici, in code stradali, in sudori da afa marittima , in ansia di divertimento, cercando di godersi la vita arraffando il più possibile : non stanno mai fermi.
Dimmi che senso ha essere nervosi e ticchettosi, da esaurimento fisico e mentale, anche per togliere le impronte delle dita sui frigoriferi o sfiancarsi in shopping di ore alla ricerca di un capo di abbigliamento. Mah.
Se non avessi tante insulse e vili incombenze materiali, sarei il ponte perfetto tra il passato stantio dei nobili nullafacenti ed il futuro radioso ventilato per gli operosi e gli iperattivi, riabituati pian piano alla sana quiete della pigrizia, allo sbadiglio ed allo stiracchiamento dei gatti.
Aurora.
p.s. naturalmente mi chiedo se fai i turni.
Questo blog va aggiornato se si vuole continuare con la lotta pacifica ad ogni costo. Fish
Fish, mi spiace per la tua pacifica lotta, ma ti informo che il computer di Kel ha subito un golpe.
Aurora.
Approfondimento della notizia :
pare si sia trattato di un ” golpe” di fulmine.
Aurobserver.