In democrazia, si può votare a intervalli regolari. Siccome hanno fatto un sistema che ti permette di scegliere solo tra due partiti quasi identici, e io non faccio politica, calcio o cabaret a livello professionale, questo aspetto mi interessa relativamente poco.
Ci sono però aspetti della democrazia che ritengo importanti anche per me, e che riguardano in sostanza il concetto di stato di diritto. Eccone alcuni, in ordine sparso.
Prima di tutto, la legge deve essere uguale per tutti. E i diritti fondamentali devono essere coerenti nel tempo: la democrazia non è una cosa che ti concedono finché non succede nulla, per poi abrogarla ogni volta che conviene per motivi politici.
Secondo, la democrazia distingue tra azioni violente e il fatto di pensarla diversamente, anche molto diversamente, da chi detiene il potere.
Terzo, la democrazia considera che siamo innocenti fino a prova contraria.
Quarto, chi vive in un paese dove la democrazia non esiste, ha il diritto di asilo in un paese democratico se viene perseguitato per motivi etnici, religiosi o ideali.
Un paese non può dire a un altro quello che deve fare, né tantomeno può invaderlo quando gli salta in testa il capriccio di farlo.
Se non ci sono queste cose, semplicemente non c’è la democrazia. Anche se posso scegliere tra Prodi e Berlusconi.
Certo, da quando c’è la democrazia, si bara sulla sostanza: si incastrano i poveri detenuti con prove finte, si chiamano alleanze le sudditanze.
Ma sulla forma, no. Una volta che cambia anche la forma, non c’è più possibilità di ritorno, perché la forma intacca i principi stessi su cui si basa sulla società.
Guardiamo alcuni fatti recenti. Non mi riferisco né agli attentati di Londra, come non mi riferisco al linciaggio di un pakistano ucciso a calci a Nottingham solo perché aveva una faccia un po’ “islamica”. In entrambi i casi, si tratta di azioni di piccoli gruppi di individui, che portano le proprie responsabilità, ma non fanno la storia.
No. Parlo delle scelte di interi stati e sistemi giuridici.
Lasciamo stare Guantanamo e l’invasione dell’Iraq, perché tutti li conoscono.
Partiamo dal rapimento di un cittadino egiziano – regolarmente residente – su suolo italiano da parte di un comando di extracomunitari (statunitensi). Portato alla base extracomunitaria di Aviano, torturato e poi sparito. Nel corso del rapimento, i responsabili hanno telefonato più volte all’ambasciata degli Stati Uniti a Roma, per cui è ovvio che stiamo parlando di scelte di stato, peraltro autorizzate dal Patriot Act che ha abolito per decreto la sovranità di tutti i paesi del pianeta, ovviamente con l’eccezione degli Stati Uniti.
La cosa interessante è che le fonti ufficiose americane dicono che l’azione fu legittima, perché era stata notificata ai servizi segreti italiani. Almeno secondo loro, la legge in Italia è quindi rappresentata dai capi dei servizi segreti e non da alcuni tomi voluminosi di diritto.
Passiamo al processo contro il professore Ali al-Timimi negli Stati Uniti. Ali al-Timimi, cittadino americano e ricercatore medico, ha potuto avere un processo, nel classico stile dello stato di diritto. Contro di lui, sono state mosse tre accuse:
– nel corso di conversazioni private, avrebbe sostenuto che bisognava stare dalla parte dell’Afghanistan, allora aggredito dagli Stati Uniti, e che il futuro si stava facendo cupo per i musulmani negli Stati Uniti dopo l’11 settembre.
– in un articolo, avrebbe detto che la caduta dello shuttle sopra il Texas sarebbe stato un segno celeste.
Qui finiscono le sue colpe. Però alcuni suoi allievi sarebbero stati in Afghanistan (senza mai combattere) e si sarebbero dedicati al Paintball. Il paintball, per chi non lo sapesse, è uno sport molto popolare negli Stati Uniti, dove dei giovanotti vanno in giro per i boschi e si sparano addosso a vicenda con fucili giocattolo carichi di vernice. Una versione rambesca di nascondino, insomma.
Ali al-Timimi è stato condannato per tutto questo.
Non a due mesi con la condizionale. Nemmeno, in stile sovietico, a quattro anni di lavori forzati. Ali al-Timini è stato condannato all’ergastolo (senza diritto a essere rilasciato prima, e con l’aggiunta beffarda di altri settant’anni).
Con allegra ipocrisia, i giudici dicono che non è stato condannato per i suoi scritti e per le sue parole. Ma per aver commesso tradimento, un’azione di cui l’unica prova è costituita appunto dai suoi scritti e dalle sue parole.
In Inghilterra, invece, il ministro degli interni, Charles Clarke, ha introdotto alcune innovazioni al concetto di democrazia. Gli anglofoni dovrebbero leggere l’articolo di The Register che ne parla; comunque i concetti fondamentali sono i seguenti.
L’Inghilterra non permetterà l’ingresso a persone che “scrivono articoli o gestiscono siti internet” politicamente scorretti, in particolare le persone che si presume (perché qui processi non se ne fanno) siano colpevoli di “istigazione indiretta“. Che non è nemmeno quel concetto già vago di “istigazione”, ma dovrebbe includere il fatto di aver scritto cose che poi siano ritenute da chi compie ipotetici attentati come una “giustificazione”.
Il giurista Ugo Grozio non si sarebbe limitato a condannare l’invasione angloamericana. Avrebbe “giustificato” al cento per cento la resistenza armata irachena, in base al diritto naturale all’autodifesa contro un’aggressione.
Grozio non può essere messo sulla lista nera perché è morto nel 1645, ma non sarebbe difficile stilare una lista di professori universitari che “istigano indirettamente”, presentando ai loro alunni i suoi insegnamenti.
Ma riserviamo per ultimo un elemento che ci riguarda tutti. Nel progetto inglese, la semplice lettura di “siti terroristi” dovrebbe venire equiparato al fatto di ricevere addestramento “terroristico”.
Uno straordinario esempio di ipocrisia: il governo inglese sta per deportare persone che in passato avevano ottenuto il diritto d’asilo in Inghilterra (come a suo tempo ebbe quel “terrorista” di Mazzini). Non in base a condanne, ma in base al semplice sospetto. Bene, gli inglesi si vantano di aver ottenuto un impegno da parte del governo giordano di “non torturarle o metterle a morte”.
Riassumiamo quindi: la legge e la prassi stanno introducendo come valori positivi (e non come roba da fare in segreto per poi fare finta di niente) i rapimenti, il diritto del più forte di invadere qualunque paese, gli ergastoli per quello che si scrive e si dice in privato, la fine del diritto d’asilo, la legalizzazione del rapimento e della tortura, l’introduzione di abissali creature giuridiche come la “istigazione indiretta”, un’occhiata a un sito web che diventa attività criminale
Se questa non è una guerra contro la “civiltà occidentale”…
Chiaramente, tutto questo è possibile perché quelli che vengono invasi, rapiti, torturati, ergastolati, spariti e ammazzati sono solo arabi. Allo stesso modo, era possibile tenere schiavi nella Virginia dell’Ottocento perché erano neri.
Insomma, la legge cessa di essere uguale per tutti, come si vanta Carlo Giovanardi, e in questo momento colpisce soprattutto gli altri, cosa che riempie molti di piacere. Anzi, c’è una folla di gente che sbraita che “si sta facendo troppo poco”. La cosa più pazzesca è che molti di quelli che fanno festa per tutte queste cose si dichiarano liberali.
Quelli che gioiscono forse non si rendono conto che da qui non si torna indietro. Nei pacifici anni novanta, nessuno ha toccato le leggi “di emergenza” varate per schiacciare le Brigate Rosse durante i cosiddetti anni di piombo.
Anzi, queste leggi e consuetudini diventeranno perversamente uguali per tutti di nuovo. Queste leggi e consetudini sono sufficienti per porre fine, una volta per tutte, al concetto di stato di diritto come lo conosciamo dalle rivoluzioni borghesi in qua. In tutto il mondo.
Il problema è che gli angloeuropei sono prontissimi all’abolizione della democrazia. Scrive The Register:
“Il più grosso problema personale per Clarke sarà probabilmente quello di spiegare alla stampa popolare perché non deporterebbe uno specifico individuo, piuttosto che giustificare le azioni contro quelli che espelle.”
Nell’impero romano, la democrazia repubblicana a un certo punto si spense, anche se le sue forme durarono fino alla fine. Quello che in ultima analisi interessava ai cittadini romani era che vi fosse un sistema forte, con un immenso esercito, in grado di garantire i commerci e gli spettacoli e di crocifiggere i banditi e gli schiavi fuggiaschi lungo le pubbliche vie. L’impero, insomma.
Anche se vi fu qualche antimperialista come Bruto.
Concludo questo lunghissimo post con le parole di Ali al-Timimi, davanti al tribunale di Fairfax in Virginia che lo ha condannato:
“L’incarcerazione per qualunque periodo di tempo, come ben sa questa Corte, costituisce una crisi per la persona incarcerata e per i suoi cari. Io non faccio eccezione.
Ma credo sinceramente che la vera crisi che la mia incarcerazione comporta sia la crisi dell’America stessa. Se la mia condanna resta, vuol dire che la tradizione americana, vecchia di duecentotrent’anni, di proteggere l’individuo dalle tirannie e dai capricci del sovrano, è finita. E quello che viene adoperato oggi per perseguitare un singolo membro di una minoranza tornerà certamente domani per colpire la maggioranza”.
Bellissima analisi, non c’è altro da aggiungere. Fra l’altro, questa terribile vicenda di Ali al-Timini non era praticamente filtrata sulla stampa, neanche sul “Manifesto”. Chissà se la cosiddetta sinistra busserà un colpo, nei prossimi giorni.
Ma credi davvero che le masse siano così contente?
Se le cose stanno così, non ci sarebbe più speranza per i prossimi 50 o cent’anni…
Dirò una gran boiata : Adriano Sofri non è stato condannato per una sorta di ” istigazione indiretta”?
Se così fosse, dato che in Italia il fenomeno è già stato collaudato da tempo, perchè ci dobbiamo meravigliare di quel che succede negli Stati Uniti con Ali-al- Timini ? Questi si è poi paragonato a Socrate(ricordando che al filosofo fu almeno concessa una coppa di bevanda liberatoria) a riprova che , piano o tondo, il mondo va, nella sostanza, com’è sempre andato. Nella forma va, in alcuni casi, persino peggio.
Dirò un’altra boiata : più aumenta il pericolo di terrorismo, più chi osa alimentare anche con un soffio il senso di ostilità nei confronti degli occidentali dovrà essere allontanato ed isolato, alla faccia delle garanzie democratiche.
La settimana enigmistica, sulla quale mi sono acculturata, riportava : A mali estremi, estremi rimedi.
Kel ha detto una cosa giusta: nessun Paese può imporre ad un altro la propria volontà ; io ci aggiungo ” specie quando è ampiamente dimostrato che non ci riesce”.
A proposito, mi pare che il numero dei Kamikaze sia notevolmente aumentato rispetto al conteggio riportato in un post precedente.
Aurora.
Sì, Aurora, scusa ma è una gran boiata: Sofri è stato condannato per omicidio dopo un processo ultragarantista che ha avuto ben otto gradi di giudizio.
Con il tuo ragionamento, anche Totò Riina sarebbe una vittima della malagiustizia, visto che le prove per tutti i suoi ergastoli erano molto simili a quelle che hanno fatto condannare Sofri (cioé le parole di un collaboratore di giustizia suffragate da indizi concreti).
Il caso di cui parla Martinez non c’entra proprio niente.
Ho dimenticato di firmare…
Alberto
Vivo, stando in campagna, la mia morte.
Appeso a trespoli, aiole,
alle radici dei glicini, ai raggi della ruota,
aspetto (il barattolo del nescafé
a portata di mano, l’acciarino
fra le dita del piede)
che l’arcangelo Calabresi venga a giudicarmi.
Questa poesia d’uno dei poeti e operatori culturali più in vista degli ultimi 30/40 anni, giovanni raboni, è per i distratti e obliosi di quegli anni. “Istigazione a delinquere”, visto che mette esplicitamente la morte di feltrinelli in relazione a un certo,oggi santificato, commissario. Per i soliti distratti, le morti di feltrinelli e calabresi si susseguirono nel giro di pochi mesi. Mettere assieme l’assurdo, dal punto di vista di qualunque sistema processuale (che non è un invenzione delle democrazie, balla colossale) del processo sofri col processo a riina, dimostra fino a che punto i democratici sono imbottiti della stessa stoppia (inutile usare parole più crude) di quegli avversari che dicono di combattere. E lo dice uno che di sofri e del sessantotto ha un giudizio tutt’altro che lusinghiero. p
Alberto, non ti scusare, fiutavo di aver detto una boiata. Quello che volevo però significare, e non l’ho saputo fare, è che Sofri ha espresso delle IDEE politiche, e che forse, se marcisce in carcere ( ora usufruisce di qualche beneficio), è proprio per questo motivo. Capisco che ha subito otto processi, grazie al pentito Marino, ma non ti viene il sospetto che sia proprio il numero dei giudizi cui è stato sottoposto a porre il dubbio, la presunzione di innocenza ? Ti pare normale che si venga condannati e poi assolti e poi di nuovo condannati sulla base degli stessi indizi a seconda della diversa interpretazione dei giudicanti ?
A mio parere c’è qualcosa che non quadra.
Io credo che, se si vuole essere garantisti, non basta in ogni caso l’accusa di un singolo, mi pare già accusato,dallo stesso Falcone, in relazione ad altri processi e dichiarazioni, di calunnia.
In più credo che a Sofri, l’establishment faccia scontare il fatto di conservare la dignità. Di non umiliarsi come un invertebrato a chiedere la grazia, implicitamente chiedendo perdono per qualcosa che non ha commesso. Da spettatrice a distanza, intravedo, magari sbagliando, la superbia dei politicanti, abituati a compromessi e appannamenti di coscienza, che non sopportano di vedere quanto un altro sia disposto a sacrificarsi pur di non svendere la propria “anima”. C’è una differenza tra orgoglio, sottospecie del vizio capitale superbia, e dignità.
Si, sotto l’aspetto processuale c’è qualche similitudine con Riina, ma mi pare che nei confronti di quest’ultimo ci fossero molti più addebiti e molti più accusatori. Credo che ai parenti di Riina siano stati sequestrati e confiscati patrimoni ingiustificabili con l’asserita attività di modesto pastore o contadino. Sofri vive, suppongo, del ricavato della sua attività intellettuale.
Aurora.
Le prove che hanno fatto condannare Sofri sono dello stesso tipo di quelle che hanno portato Totò Riina ad avere non so più quanti ergastoli: le parole di un collaborante, suffragate da riscontri oggettivi.
Questo è un dato di fatto.
E, caro anonimo, se mai io dovessi subire un processo per omicidio, vorrei tanto averne uno ipergarantista come quello di Sofri: otto (dico:otto) gradi di giudizio sono un record mondiale!
Per non parlare della campagna mediatica condotta dai tanti suoi amici influenti nei media e in Parlamento.
Per conto mio, gli assassini di poliziotti stanno bene in galera (sarò un originale…).
p, non ti ho capito. Pensavo che il commissario Calabresi fosse stato ucciso a causa del “suicidio” di Pinelli. Feltrinelli cosa c’entra ? Vorrei sapere dove scovi le espressioni deragliamento di parole , stoppia (eufemismo), pura spazzatura,ferocemente antidemocratici ecc. Sono frutto della tua fantasia o residui di letture ?
Capisco che questo è un blog di considerazioni generali e impersonali, ma se non ci si butta dentro un po’ di esperienza ( vedi che anche Kel ha aggiunto la rubrica ?) si viaggia sempre in mare aperto senza mai vedere qualche caratteristico porticciolo. E poi, non è che racconteresti qualcosa di più sulle tue vicende dal ‘ 68 in poi ? C’è sempre modo di agganciarle a un post, basta avere elasticità mentale.
Aurora.
E poi, caro anonimo: quale “stoppia”? Come ti permetti?
Cerca almeno di sembrare civile, se puoi.
Alberto
Anonimo che ritieni p un anonimo: non è un anonimo, ha solo ridotto il nome ad una lettera: p.
Ora, non vorrei che per il fatto di aver usato nella punteggiatura i due punti due volte nella stessa frase mi si prendesse per una brigatista , non lo sono.
Anonimo, ti auguro di non essere mai accusato di niente, e soprattutto non di reati gravi. Penso che non ti capiterà, perchè devi essere uno che non dà fastidio a nessuno e non devi avere cattive frequentazioni e non sarai un emarginato, un debole. Però può capitare a tutti lo stesso , vedi Andreotti, vedi il Giudice Carnevali, ecc.ecc..Certo che un assassino deve andare in carcere, il problema è stabilire con certezza se sia colpevole. Hai visto quanti innocenti negli Stati Uniti, già nel braccio della morte, si sono accertati con la scoperta del D.N.A. ? Eppure erano stati dichiarati colpevoli aldilà di ogni ragionevole dubbio.
Caspita quanto son seriosa.
Aurora.
Alberto, questo intersecarsi di commenti, in uno non avevi messo la firma, mi ha fatto pensare che fossi anonimo.
Aurora.
La giustizia umana non può produrre certezze assolute: l’unica certezza è quella processuale.
Putroppo il sistema penale italiano è molto comodo per i Previti, i Dell’Utri e tutti coloro che possono assumere collegi di avvocati agguerriti ed esperti.
Questo perché fra rinvii, ricorsi, contro-ricorsi e prescrizioni chi ha bravi avvocati molto spesso riesce a sfangarla.
(O almeno a tirare in lungo: abbiamo i processi più lunghi d’Europa, e questo va a tutto vantaggio di chi non vuole che la sentenza arrivi.)
In più, aggiungi ben tre gradi di giudizio: siamo l’unico paese al mondo.
Come scrivono Marco Travaglio e Massimo Fini, il nostro sistema processuale soffoca di ipergarantismo.
A discapito dei cittadini onesti.
Alberto
Come, come, come? Siamo l’unico paese al mondo ad aver tre gradi di giudizio? Falsissimo! I tre gradi di giudizio sono una caratteristica di tutti i paesi occidentali. Forse ti riferivi al ‘diritto’ del cittadino a tutti e due i gradi d’impugnazione… è ben diverso!
Le istituzioni di qualunque società si difendono. È un dato di fatto che non mi sogno nemmeno di mettere in discussione. E neppure sono “cattive” per questo. Diversamente da te non tifo per quelli che proteggono queste istituzioni. Sarò poco originale. Non voglio accusare certamente nessuno di istigazione a qualunque cosa. Solo era il documento (fuori dai soliti giornali politici) d’un clima, che vedeva nel commissario calabresi uno dei volti del potere. Sicché in un’altra morte ritenuta, a torto o a ragione, misteriosa, quel nome è venuto nuovamente fuori. Se questo spiega la sua morte, non spiega affatto chi l’abbia decisa. E se ti accusano anni e anni dopo d’essere mandante d’omicidio, voglio vedere come fai a difenderti, se non negando. Bel garantismo. Così rischiamo la galera tutti, qualunque avvocato si abbia. Il caso riina è tutt’altra cosa. Se non altro perché era già ricercato come autore di reati e latitante da decine d’anni, ed era notoriamente riconosciuto capo d’un’ organizzazione che aveva l’assassinio sistematico degli avversari tra i suoi metodi. A meno che, ma bisogna dirlo, non si voglia negare l’esistenza della mafia. Rispondono a questi requisiti sofri e lotta continua? Ma il caso sofri era solo un modo per dire che non c’è differenza di qualità tra gli strumenti di ieri e quelli di oggi, ma di grado. Sono più spicci perché si sentono più in pericolo. Con sofri è solo stata consumata una vendetta postuma su d’un periodo storico. Colpendo semplicemente un personaggio dei più rappresentativi di quel clima, benché non pericoloso. Altro che “certezza processuale”, qualunque cosa voglia dire. Ma poi, vale per tutti i tribunali, quelli fascisti di mussolini e comunisti di stalin per esempio, o è prerogativa solo di alcuni tribunali questa fantomatica certezza? La “certezza” d’un tribunale è nella sua sentenza e nei fatti che seguono tale sentenza. Punto e basta.
Aurora, non ho fatto il sessantotto. Non sono così vecchio. E a metà degli anni settanta, da giovincello, avevo, se ricordi, simpatie radicali. Le mie espressioni? Letture, immagino. Alcune sono ricordi certi, altre sedimenti che escono, senza neppure più sapere da che parte sono andato a pescarle. Ma è un po’ così per tutti. p
Mi sto chiedendo: ma è possibile che io abbia letto il post senza capire nulla, visto i commenti lasciati qui?
Ho riletto più volte il post di Kelebek senza mai intravedere Sofri, Calabresi e Riina. L’autore, mi è parso di aver capito, parlava di come sia cambiata “la democrazia occidentale” nella sua sfrenata corsa alla lotta al terrosismo. E lo ha fatto con una freschezza dei concetti e con una brillante connessione di fatti (tutti documentati) che sono la base del suo ragionamento che, tra l’altro, mi trova d’accordo.
Forse oggi Kelebek aggiungerebbe al suo post anche l’assassinio di un musulmano a Londra da parte di Scotland Yard, che solo perchè scappato alla vista di poliziotti davanti al suo portone di casa è stato ucciso nella metro per poi accorgersi che egli non era neanche nel lungo elenco dei “sospetti”.
Qual’è oggi lo stato di diritto in vigore nella nostra cosidetta “civiltà occidentale”?: essere sparati perchè creduto un terrorista o essere immobilizzato, arrestato e (se ritenuto colpevole) condotto davanti ad un tribunale per essere giudicato?
Ma forse ho letto male l’articolo di Kelebek e sono uscito “fuori traccia” … Si parlava di Sofri, Calabresi e Riina.
Rino.., come sei in binario. Se ti dicessi che anche la favola del lupo e dell’agnello di Fedro ha, per me, un nesso logico col post, tu non mi capiresti. Io sto deragliando nella scusa , anche la più astrusa, dall’inquinamento all’alto tradimento, con cui un innocente diventa il bocconcino o il capro espiatorio per soddisfare i desideri altrui, la sete di vendetta popolare, l’opportunità politica di reperire una vittima alla quale infliggere un pena esemplare.
Però, se proprio devo stare in tracciato, mi chiedo perchè alcuni allievi di Ali-al-Timimi se ne andavano in Pakistan a divertirsi a fare i rambo con armi giocattolo. Sa tanto di addestramento.
Ora passo al post successivo, dove spero di essere più chiara.
Aurora.
Solo una precisazione: l’Italia è l’unico paese in cui il processo abbia ben tre gradi di giudizio automatici, cioé garantiti per legge a ciascun imputato.
Negli altri paesi, chi riporta una condanna può sì fare appello, ma solo in una minoranza dei casi lo ottiene.
Traduzione: in qualsiasi altro paese Sofri sarebbe entrato in carcere dopo la prima (e probabilmente unica) sentenza, cioé quindici anni fa.
Alberto
Sei in ansia dove sia la civiltà occidentale, oggi. Fa’ pure. Io so dov’era nel primo novecento. Excelsior e belle epoque: macello della grande guerra. E fascismo e comunismo e i suoi “foschi” profeti erano di là da venire. Poi, si poteva evitare di combattere i “mostri” mussolini e hitler? Un’ultimo sforzo e la pace sarà assicurata. Via con l’allenza dei tre compagni di merende e di merengue. Il merengue del secondo macello “mondiale” è costato milioni di morti militare e non meno di milioni di morti “civili”. E oggi qualcuno finge di stupirsi che le popolazioni siano coinvolte. Ma il secondo macello porta invece allo scontro della “guerra fredda”. Sì, andatelo a dire dove s’è combattuto. Comunque sia, un’ultimissimo sforzo. Il merendero rosso stalin e il suo regime era peggio dei “mostri” neri. Ma finalmente. Il muro che crolla, il comunismo che cade! Campane a stormo: tutto è finito, anche la storia. Capitalismo e democrazia, ricchezza e diritti per tutti tututti! È storia di ieri, che chiudeva il secolo degli “orrori”. Ed oggi gli stessi campanari: contrordine compagni (ma non era la specialità d’un altro omaccione?), c’è una nuova guerra da combattere per la ricchezza e i diritti da difendere! Un nuovo “cattivo all’orizzonte”. Ancora? E la soluzione sarebbe contrapporgli altri “cattivi” (bush, blair, berlusconi, o che so io), perché invece attaccano quei valori occidentali che dicono di difendere. Buonanotte.
” Becchin’ amor! ” ” Che vuo’, falso tradito? ”
” Che mmi perdoni “. ” [Tu] non ne se’ degno “.
” Merzé, per Deo! ” ” Tu vien’ molto gecchito “.
” E verrò sempre “. ” Che saràmi pegno? ”
” La buona fé “. ” Tu nne se’ mal fornito “.
” No inver’ di te “. ” Non calmar, ch’i’ ne vegno “.
” In che fallai? ” ” Tu ssa’ ch’i’ l’abbo udito “.
” Dimmel’, amor “. ” Va’, che tti veng’ un segno! ”
” Vuol pur ch’i’ muoia? ” ” Anzi mi par mìll’ anni “.
” Tu non di’ bene “. ” Tu m’insegnerai “.
” Ed i’ morrò “. ” Omè, che ttu m’inganni! ”
” Die te’l perdoni “. ” E cché. non te ne vai? ”
” Or potess’io! ” ” Tegnoti per li panni? ”
” Tu tieni ‘l cuore “. ” E terrò co’ tuo’ guai “.
Becchina s’è rotto le scatole di cecco. Non gli crede più. “Non calmar, ch’i’ ne vegno”, da più di cent’anni che “ne vegno”. La democrazia dovrà cadere insieme al capitalismo. O ce la terremo come ha dimostrato di essere non certo dagli ultimi dispacci d’agenzia. Io preferisco un sonetto del duecento a “bella ciao”. Buena suerte ai nuovi partigiani. p
x Alberto: Perchè è sbagliato avere tre gradi di giudizio garantiti per legge a ciascun imputato? E’ frutto di una scelta ben precisa.
Non è il garantismo che crea intoppi. Il grosso dei ritardi nella giustizia italiana si trova tutto nel primo grado di giudizio; è dovuto a problemi organizzativi e ad un modello processuale con troppi tempi morti. (Ma il problema è molto più vasto e impossibile da trattare in questa sede)
P.S.: Cosa intendevi con ” ‘8’ gradi di giudizio”?
Francesca31082
(nel post precedente non mi ero firmata)
Intendevo, Francesca, che l’interminabile processo Sofri ha visto ben otto tappe: primo grado, secondo grado, sentenza della Cassazione (che ha rinviato a un nuovo processo di appello), nuovo appello, e così via fino all’ultima sentenza della Cassazione, che nel 1997 ha reso definitiva la condanna a 22 anni.
E’ un vero record mondiale: hai voglia a spulciare gli archivi giudiziari!…
E’ sbagliato avere ben tre gradi di giudizio perché, dilatando mostruosamente i tempi del processo, favorisce solo quegli imputati che hanno tutto l’interesse a che il processo duri il più possibile.
E chi sono costoro? Non certo gli innocenti, il cui unico interesse è uscire al più presto da una disavventura giudiziaria, essere rapidamente assolti e tornare alla loro vite.
Ma i veri delinquenti (compresi politici, industriali, alti funzionari), che mirano alla prescrizione tirando il più possibile in lungo.
Se poi consideri l’assurda congerie di rinvii, ricorsi e ricusazioni che dilatano ancora più mostruosamente i tempi processuali, capisci bene che il gioco è fin troppo facile, per chi ha bravi avvocati.
Alberto
P.S.
D’altronde, se gli altri paesi hanno processi (molto) più brevi dei nostri ci sarà un motivo.
E non credere che, facendo processi più rapidi, commettano più errori giudiziari dei tribunali italiani: al contrario, i testimoni ricordano meglio un mese dopo i fatti che dopo 5 o 6 anni, se non di più.
Alberto
Dunque, Alberto, a distanza di cinque o sei anni i testimoni non ricordano praticamente nulla. Però ci sono le loro dichiarazioni, verbalizzate e sottoscritte, rese all’epoca del fatto alla Polizia Giudiziaria e/o al Pubblico Ministero.
Il P.M., se loro non ricordano esattamente, chiede loro se il contenuto delle dichiarazioni rese all’epoca corrisponde a verità. I testi in genere confermano e tanto basta.
Un teste che salti fuori a distanza di anni dal fatto, improvvisamente memore mentre di solito uno dimentica, è, a mio parere, molto sospetto.
Aurora.
Che siano dei lumaconi incompetenti siamo d’accordo, ma è un problema di organizzazione e, ahi-noi, corruzione. C’è chi ha i suoi sporchi interessi. Le scelte garantiste c’entrano ben poco. Lo dici anche tu che alla fine ci rimettono i più deboli senza mezzi. Ti sembra un sistema garantista?
E poi te lo ripeto: le lungaggini sono quasi tutte nel primo grado.