“Lo storico, il quale in avvenire vorrà ricostruire questo torbido periodo della nostra vita nazionale, dovrà giudicare che la cultura italiana nel primo decennio del secolo XX doveva essere caduta assai in basso, se fu possibile ai grandi giornali quotidiani e a giornalisti, che pur andavano per la maggiore, far credere all’intero paese tutte le grossolane sciocchezze, con cui l’impresa libica è stata giustificata e provocata.
Non esistevano, dunque, in Italia studiosi seri e coscienziosi? Che cosa facevano gli insegnanti universitari di geografia, di storia, di letterature classiche, di diritto internazionale, di cose orientali? Credettero anch’essi alle frottole dei giornali?
E se non ci credettero, perché lasciarono che il paese fosse ingannato? Oppure considerarono la faccenda come del tutto indifferente per la loro olimpica serenità?
La risposta a queste domande non potrà essere molto lusinghiera per la nostra generazione.”
Gaetano Salvemini e altri, “Come siamo andati in Libia,” La Voce, Firenze 1914, p. X.
è una domanda che oggigiorno non ci si pone nemmeno.
e anche nella sinistra c’è chi, se venisse interpellato, si rifiuterebbe di condannare il colonialismo italiano, a differenza del nazifascismo, nonostante ci sia certamente una qualche continuità tra i 2 fenomeni e siano tutti e 2 ugualmente schifosi.
c’è qualche residuo di questa mentalità anche nell’attuale concetto di patria come viene propagandato oggi, per santificare le missioni di “pace” con un malcelato orgoglio nell’occupare militarmente territorio altrui.
Infatti, ogni volta che accenno al colonialismo italiano, mi prendo qualche insulto da persone che poi magari nella riga dopo ringraziano gli USA per averci “liberati dal nazifascismo”. Certo, questo è un ragionamento da destra liberista, ma è anche vero che a sinistra si sente parlare molto, molto poco del colonialismo italiano; e dalle istituzioni, mai un sussurro.
Anche Fini quando ha chiesto perdono, lo ha fatto riferendosi esplicitamente solo alla persecuzione ebraica, e anzi accennando ad altri aspetti positivi del fascismo.
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