Partito Unico e Destra Cubana

Tra sei mesi, si vota qui da noi per il Sindaco.

Viva la democrazia!

Gli studenti di antropologia possono laurearsi con una tesi su una famiglia di zingari senza documenti, o magari su una tribù dell’Amazzonia che sta per essere eliminata dalla faccia della terra, ma s’è mai vista una tesi su come politici e imprenditori decidono le sorti di una città?

Provo a presentarvi la mia città, che è sicuramente tra le più ricche del mondo, tenendo conto del fondamentale ragionamento del Trilussa:

“seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perch’è c’è un antro che ne magna due.”

Da noi esistono mille e mille interessi, ma esiste un unico Partito Unico, e quindi tutte le cose interessanti avvengono solo lì. Sia quelle belle sia quelle brutte.

So che esiste anche una piccola opposizione di Sinistra, e la mitologia racconta che esisterebbe pure una Destra a Firenze. Molti dicono che sia una chimera, ma io posso testimoniare di aver incontrato ben due esseri umani di Destra a Firenze.

C’è un bar frequentato da fighetti di Sinistra che fanno scommesse su progetti Erasmus sull’Inclusività in attesa di una vita da precari. E che hanno come unica ricchezza, oltre a genitori che li mantengono fino ai quarant’anni, il Ditino Imparatore di quelli che stanno dalla parte giusta.

Ora, a dare da mangiare e da bere ai Portatori di Ditini, c’era una ragazza. Che mi diceva che votava per la Lega perché da donna, aveva paura di tornare a casa dal lavoro la notte. Spero che non l’abbiano licenziata per questo.

L’altro Destro Fiorentino era un cubano nero – di pelle e di cuore – alto due metri, che si vestiva sempre da paramilitare, e aveva sei figli, e viveva in una casa occupata.

Il Cubano mi diceva che in Italia è un eschifo, drogati e ladri e non è ordine, non è famiglia! Non è valori, non è rispetto, sono tutti comunisti! Però, ricordando Cuba, mi disse, Comunismo ha una cossa buena: pena di muerte!

(Dimenticavo, la moglie bianca di pelle e argentina, si dichiara comunista).

Il Cubano riuscì a presentarsi come candidato nella lista di Forza Italia, spacciandosi (non ho idea se a torto o a ragione) per l’ex guardia del corpo di Fidel Castro pentito, e prese 177 preferenze. “Vedi, Italia è eschifo, in tutta Firenze, 177 voti, niente! Qui vincono solo drogati e comunisti!”

Ora, il caso fantastico volle che alle stesse elezioni, si candidò una mia amica, che fa l’antiquaria.

Quando nel Cinque-Seicento i secondogeniti di tutta Europa dovevano arrangiarsi facendo i mercenari, saccheggiavano il saccheggiabile, e poi venivano a Firenze dagli avi della mia amica a rivendere il ricavato. Per cui la mia amica ha la sua meravigliosa bottega nel palazzo più bello di una delle vie più belle di Firenze. E quindi ovviamente si candidò per il Partito Unico.

Non venne eletta, ma mi disse, “Le elezioni sono andate benissimo… sai che ho preso 177 preferenze!” 177, esattamente come il Cubano. Giuro.

La Destra, per farsi propaganda può contare solo su una decina di eroici extracomunitari (e una fantastica diciottenne autoctona) che spaccano a colpi di tombino le vetrine dei negozi che non hanno una saracinesca, e rubano qualche euro dalla cassa.

Il bello è che vengono regolarmente arrestati e poi rilasciati e poi ci riprovano, e li arrestano di nuovo e poi li rilasciano e poi ci riprovano.

Una persona ragionevole direbbe che la colpa, se c’è, è del governo nazionale che non fa leggi adatte; e infatti una campagna elettorale costruita sui tombini non va lontano, per cui la Destra non riesce finora nemmeno a trovare qualcuno che si candidi a perdere contro il Partito Unico.

Comunque, il Partito Unico ha trovato l’Antidoto alla Destra che Avanza: ha pagato (con i soldi pubblici) tre ditte per mandare in giro per il centro 24 individui anglicamente chiamati steward,

“Tra loro ci sono anche donne, un giovane rumeno, un tunisino, un senegalese, un kosovaro e un marocchino”

che tolta la fuffa inclusiva, fa capire esattamente quanto li devono pagare.

Come sapete, il governo nazionale destrista non vuole concedere uno stipendio minimo; per cui il Partito Unico ha deciso di fare dello stipendio minimo di dieci euro l'ora una controcausa. 

Bene, ieri mi raccontavano di un tale che lavora per una cooperativa pagata dal Comune di Firenze che fa il factotum alla Fenice (il luogo dove gli sfigati rinascono dal nulla, o crepano, ma incrociamo le dita) e prende 17 euro al giorno per cinque ore di lavoro a caricare e scaricare pesi. Diviso per cinque ore, fanno 3,40 euro l'ora. 

Così la sera mi trovo sotto casa tre sottopagati dai capelli bianchi, con vistose giacche fosforescenti, che stanno dalle 18 alle 23 a Securizzare la strada (entro le 23, l’ultimo elettore potenzialmente di destra è a dormire, e quindi buonanotte).

Chiedo se sono controllori dei biglietti dell’autobus, con molto imbarazzo, confessano il loro ruolo.

Le giovanili squadre di steward partono in guerra per salvare Firenze dal Degrado, con al centro il Nostro Sindaco in camicia nera

Pare che gli steward, in due settimane di intenso lavoro, abbiano già sventato il furto di una bicicletta.

In un anno ci sono 52 settimane, per cui se va bene, 26 biciclette saranno salve.

Pubblicato in esperienze di Miguel Martinez, Firenze, urbanistica | Contrassegnato , , , , , , | 728 commenti

il Sistema Stati Uniti

Leggo un articolo che riassume in un colpo solo il senso dell’impero statunitense. Sono cose che ho capito lentamente, negli anni, ma qui le trovo tutte insieme, come uno schiaffo in faccia.

Il tono è un po’ sopra le righe per il mio stile personale, a partire dal titolo: “La politica estera statunitense è una truffa costruita sulla corruzione”, per cui cerco di capire meglio chi è l’autore, prima di tradurre e pubblicare il suo testo. Magari è un pensionato che passa troppo tempo su Twitter…

Jeffrey Sachs è un economista, di famiglia ebraica, formatosi a Harvard e che oggi insegna alla Columbia University. E’ stato “consulente speciale” al segretario generale dell’ONU, ed è uno degli autori dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. E’ stato consulente per la transizione verso l’economia di mercato in Polonia, Slovenia, Estonia e Russia ai tempi di Gorbaciov. E nel 2020, The Lancet gli ha dato la presidenza della sua commissione sul Covid-19. Da anni, poi, Sachs organizza importanti progetti per far uscire l’Africa dalla fame.

Non so se tutto questo me lo rende particolarmente simpatico, ma una certa autorevolezza non gli si può negare.

La politica estera degli Stati Uniti è una truffa costruita sulla corruzione

Ripreso da Antiwar.com, che lo ha ristampato da CommonDreams con il permesso dell'autore.

In apparenza, la politica estera degli Stati Uniti sembra del tutto irrazionale. Gli Stati Uniti entrano in una guerra disastrosa dopo l’altra: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Ucraina e Gaza. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti si sono isolati a livello globale nel sostenere le azioni genocide di Israele contro i Palestinesi, votando contro una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a Gaza sostenuta da 153 Paesi con l’89% della popolazione mondiale, e contrastata solo dagli Stati Uniti e da 9 piccoli Paesi con meno dell’1% della popolazione mondiale.

Negli ultimi 20 anni, tutti i principali obiettivi di politica estera degli Stati Uniti sono falliti. I Talebani sono tornati al potere dopo 20 anni di occupazione statunitense dell’Afghanistan. L’Iraq post-Saddam è diventato dipendente dall’Iran. Il presidente siriano Bashar al-Assad è rimasto al potere nonostante gli sforzi della CIA per rovesciarlo. La Libia è caduta in una lunga guerra civile dopo che una missione NATO guidata dagli Stati Uniti ha rovesciato Muammar Gheddafi. L’Ucraina è stata randellata sul campo di battaglia dalla Russia nel 2023, dopo che gli Stati Uniti hanno segretamente affondato un accordo di pace tra Russia e Ucraina nel 2022.

Per capire la truffa della politica estera, si pensi all’odierno governo federale come a un racket a più settori controllato dai migliori offerenti.

Nonostante queste notevoli e costose debacle, una dopo l’altra, lo stesso cast di personaggi è rimasto al timone della politica estera statunitense per decenni, tra cui Joe Biden, Victoria Nuland, Jake Sullivan, Chuck Schumer, Mitch McConnell e Hillary Clinton.

2022, un’ottima annata!

Cosa succede?

L’enigma si risolve riconoscendo che la politica estera americana non riguarda affatto gli interessi del popolo americano. Si tratta invece degli interessi degli addetti ai lavori di Washington, a caccia di contributi per le campagne elettorali e di posti di lavoro redditizi per sé, per il personale e per i familiari. In breve, la politica estera degli Stati Uniti è stata violata dai grandi capitali.

Di conseguenza, il popolo americano sta perdendo molto. Le guerre fallite dal 2000 sono costate circa 5.000 miliardi di dollari in spese dirette, ovvero circa 40.000 dollari per famiglia. Altri 2.000 miliardi di dollari circa saranno spesi nei prossimi decenni per l’assistenza ai veterani. Al di là dei costi direttamente sostenuti dagli americani, dovremmo anche riconoscere i costi terribilmente elevati subiti all’estero, in milioni di vite perse e trilioni di dollari di distruzione di proprietà e natura nelle zone di guerra.

I costi continuano ad aumentare. Nel 2024 le spese militari degli Stati Uniti ammonteranno a circa 1.500 miliardi di dollari, pari a circa 12.000 dollari per famiglia, se si aggiungono le spese dirette del Pentagono, i bilanci della CIA e di altre agenzie di intelligence, il bilancio della Veteran’s Administration, il programma di armi nucleari del Dipartimento dell’Energia, gli “aiuti esteri” militari del Dipartimento di Stato (come quelli a Israele) e altre linee di bilancio legate alla sicurezza. Centinaia di miliardi di dollari sono soldi buttati nel cesso, sperperati in guerre inutili, basi militari all’estero e un accumulo di armi del tutto inutile che avvicina il mondo alla terza guerra mondiale.

Eppure, descrivere questi costi enormi significa anche spiegare la contorta “razionalità” della politica estera statunitense. I 1.500 miliardi di dollari di spese militari sono la truffa che continua a dare – al complesso militare-industriale e agli addetti ai lavori di Washington – anche se impoverisce e mette in pericolo l’America e il mondo.

Per capire la truffa della politica estera, si pensi all’odierno governo federale come a un racket di più divisioni controllate dai migliori offerenti. La divisione Wall Street è gestita dal Tesoro. La divisione dell’industria sanitaria è gestita dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. La divisione Petrolio e Carbone è gestita dai Dipartimenti dell’Energia e degli Interni. La divisione Politica estera è gestita dalla Casa Bianca, dal Pentagono e dalla CIA.

Ciascuna divisione utilizza il potere pubblico per ottenere vantaggi privati attraverso accordi privilegiati, unti da contributi alle campagne elettorali delle aziende e da spese di lobbying. È interessante notare che la divisione dell’industria sanitaria rivaleggia con la divisione della politica estera come notevole truffa finanziaria. Nel 2022 la spesa sanitaria americana ha raggiunto l’incredibile cifra di 4,5 trilioni di dollari, pari a circa 36.000 dollari per famiglia, di gran lunga la spesa sanitaria più alta al mondo, mentre gli Stati Uniti si sono classificati al 40° posto tra le nazioni per aspettativa di vita. Una politica sanitaria fallimentare si traduce in ingenti guadagni per l’industria sanitaria, proprio come una politica estera fallimentare si traduce in mega-ricavi per il complesso militare-industriale.

La frase sulle spese mediche è poco chiara, quindi riassumo quello che ho capito io: gli Stati Uniti nel 2022 hanno speso 4,5 trilioni di dollari in spese mediche, divise tra un 29% coperte da assicurazioni private, 21% coperto da Medicare (spesa pubblica per gli ultra-65enni), il 18% coperto da Medicaid (spesa pubblica per i "poveri"). Il resto mi sembra di capire coperto da spese personali non assicurate e non rimborsate, ma mi posso sbagliare.

Più guerre, ovviamente, più affari.

La divisione Politica estera è gestita da una piccola cerchia segreta e affiatata, che comprende i vertici della Casa Bianca, della CIA, del Dipartimento di Stato, del Pentagono, delle Commissioni per i Servizi Armati di Camera e Senato e delle principali aziende militari, tra cui Boeing, Lockheed Martin, General Dynamics, Northrop Grumman e Raytheon. Ci sono forse un migliaio di persone chiave coinvolte nella definizione delle politiche. L’interesse pubblico conta davvero poco.

I principali responsabili della politica estera gestiscono le operazioni di 800 basi militari statunitensi all’estero, centinaia di miliardi di dollari di contratti militari e le operazioni di guerra in cui vengono impiegati gli equipaggiamenti. Più guerre, ovviamente, più affari. La privatizzazione della politica estera è stata notevolmente amplificata dalla privatizzazione del business della guerra stessa, in quanto sempre più funzioni militari “fondamentali” sono state affidate ai produttori di armi e ad appaltatori come Haliburton, Booz Allen Hamilton e CACI.

Oltre alle centinaia di miliardi di dollari di contratti militari, ci sono importanti ricadute commerciali dalle operazioni militari e della CIA. Con basi militari in 80 Paesi del mondo e operazioni della CIA in molti altri, gli Stati Uniti giocano un ruolo importante, anche se per lo più occulto, nel determinare chi governa in quei Paesi e quindi nelle politiche che danno forma a lucrosi affari riguardanti minerali, idrocarburi, oleodotti e terreni agricoli e forestali. Dal 1947 gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare almeno 80 governi, in genere guidati dalla CIA attraverso l’istigazione di colpi di stato, assassinii, insurrezioni, disordini civili, manomissioni elettorali, sanzioni economiche e guerre palesi. (Per un superbo studio delle operazioni statunitensi di cambio di regime dal 1947 al 1989, si veda Covert Regime Change di Lindsey O’Rourke, 2018).

Oltre agli interessi commerciali, ci sono naturalmente gli ideologi che credono veramente nel diritto dell’America di governare il mondo. Il caso più famoso è quello della famiglia Kagan, sempre più guerrafondaia, anche se i suoi interessi finanziari sono profondamente intrecciati con l’industria bellica. Il punto sull’ideologia è questo. Gli ideologi si sono sbagliati in quasi tutte le occasioni e molto tempo fa avrebbero perso i loro pulpiti a Washington, se non fosse per la loro utilità come guerrafondai. Volenti o nolenti, servono come esecutori pagati per il complesso militare-industriale.

C’è un inconveniente persistente in questa continua truffa commerciale. In teoria, la politica estera è condotta nell’interesse del popolo americano, anche se in realtà è il contrario. (Una contraddizione simile si applica ovviamente all’assistenza sanitaria troppo costosa, ai salvataggi governativi di Wall Street, ai vantaggi dell’industria petrolifera e ad altre truffe). Il popolo americano raramente sostiene le macchinazioni della politica estera statunitense quando occasionalmente sente la verità. Le guerre dell’America non sono condotte dalla domanda popolare, ma da decisioni prese dall’alto. Sono necessarie misure speciali per tenere il popolo lontano dai processi decisionali.

In teoria, la politica estera è condotta nell’interesse del popolo americano, anche se in realtà è il contrario.

La prima di queste misure è la propaganda incessante. George Orwell ha fatto centro in 1984 quando “il Partito” ha improvvisamente cambiato il nemico straniero dall’Eurasia all’Estasia senza una parola di spiegazione. Gli Stati Uniti fanno essenzialmente lo stesso. Chi è il più grande nemico degli Stati Uniti? Scegliete voi, secondo la stagione. Saddam Hussein, i Talebani, Hugo Chavez, Bashar al-Assad, l’ISIS, Al-Qaeda, Gheddafi, Vladimir Putin, Hamas, hanno tutti svolto il ruolo di “Hitler” nella propaganda statunitense. Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, fa la propaganda con un sorrisetto sul volto, segnalando che anche lui sa che ciò che dice è ridicolo, anche se leggermente divertente.

La propaganda è amplificata dai think tank di Washington che vivono grazie alle donazioni degli appaltatori militari e, occasionalmente, dei governi stranieri che fanno parte delle operazioni di truffa degli Stati Uniti. Basti pensare al Consiglio Atlantico, al CSIS e, naturalmente, all’immancabile Istituto per lo Studio della Guerra, fornito dai principali appaltatori militari.

Il secondo è quello di nascondere i costi delle operazioni di politica estera. Negli anni ’60, il governo statunitense commise l’errore di costringere il popolo americano a sostenere i costi del complesso militare-industriale arruolando giovani per combattere in Vietnam e aumentando le tasse per pagare la guerra. L’opinione pubblica si oppose.

Dagli anni ’70 in poi il governo è stato molto più astuto. Il governo ha messo fine alla leva e ha reso il servizio militare un lavoro a pagamento piuttosto che un servizio pubblico, con il supporto di spese del Pentagono per reclutare soldati dagli strati economici più bassi. Ha anche abbandonato l’idea pittoresca che le spese del governo debbano essere finanziate dalle tasse, e ha invece spostato il bilancio militare verso una spesa in deficit che lo protegge dall’opposizione popolare che si scatenerebbe se fosse finanziato dalle tasse.

Ha anche convinto Stati clienti come l’Ucraina a combattere le guerre americane sul campo, in modo che nessun sacco di cadaveri americani possa rovinare la macchina della propaganda statunitense. Inutile dire che i maestri di guerra statunitensi come Sullivan, Blinken, Nuland, Schumer e McConnell restano a migliaia di chilometri di distanza dai fronti. La morte è riservata agli ucraini. Il senatore Richard Blumenthal (D-Conn.) ha difeso gli aiuti militari americani all’Ucraina come soldi ben spesi perché “senza che una sola donna o uomo di servizio americano sia stato ferito o abbia perso la vita“, senza che al buon senatore sia venuto in mente di risparmiare le vite degli ucraini, che sono morti a centinaia di migliaia in una guerra provocata dagli Stati Uniti per l’allargamento della NATO.

Questo sistema è sostenuto dalla completa subordinazione del Congresso degli Stati Uniti al business della guerra, per evitare qualsiasi messa in discussione dei bilanci spropositati del Pentagono e delle guerre istigate dal ramo esecutivo. La subordinazione del Congresso funziona come segue. In primo luogo, la supervisione del Congresso sulla guerra e sulla pace è in gran parte assegnata alle Commissioni per i servizi armati della Camera e del Senato, che in gran parte definiscono la politica generale del Congresso (e il bilancio del Pentagono). In secondo luogo, l’industria militare (Boeing, Raytheon e altri) finanzia le campagne elettorali dei membri del Comitato per i servizi armati di entrambi i partiti. Le industrie militari spendono anche ingenti somme in attività di lobbying per garantire stipendi lucrosi ai membri del Congresso in pensione, ai loro staff e alle loro famiglie, sia direttamente nelle aziende militari che nelle società di lobbying di Washington.

È compito urgente del popolo americano rivedere una politica estera che è così rotta, corrotta e ingannevole da seppellire il governo di debiti e da spingere il mondo verso l’Armageddon nucleare.

L’hackeraggio della politica estera del Congresso non è opera solo del complesso militare-industriale statunitense. La lobby di Israele ha imparato da tempo l’arte di comprare il Congresso. La complicità dell’America nello stato di apartheid di Israele e nei crimini di guerra a Gaza non ha senso per la sicurezza nazionale e la diplomazia degli Stati Uniti, per non parlare della decenza umana. Sono il frutto degli investimenti della lobby israeliana che ha raggiunto i 30 milioni di dollari in contributi per la campagna elettorale nel 2022 e che li supererà di gran lunga nel 2024.

Quando il Congresso si riunirà nuovamente a gennaio, Biden, Kirby, Sullivan, Blinken, Nuland, Schumer, McConnell, Blumenthal e i loro simili ci diranno che dobbiamo assolutamente finanziare la guerra perdente, crudele e ingannevole in Ucraina e il massacro e la pulizia etnica in corso a Gaza, per evitare che noi, l’Europa e il mondo libero, e forse lo stesso sistema solare, soccombano all’orso russo, ai mullah iraniani e al Partito comunista cinese. I promotori dei disastri della politica estera non sono irrazionali in questa propaganda della paura. Sono ingannevoli e straordinariamente avidi, perseguono interessi ristretti a scapito di quelli del popolo americano.

È compito urgente del popolo americano rivedere una politica estera che è così rotta, corrotta e ingannevole da seppellire il governo di debiti e da spingere il mondo verso l’Armageddon nucleare. Questa revisione dovrebbe iniziare nel 2024, rifiutando qualsiasi altro finanziamento per la disastrosa guerra d’Ucraina e per i crimini di guerra di Israele a Gaza. La pacificazione e la diplomazia, non le spese militari, sono la strada per una politica estera statunitense di interesse pubblico.

Jeffrey D. Sachs è professore universitario e direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia University, dove ha diretto l’Earth Institute dal 2002 al 2016. È anche presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite e commissario della Commissione per lo sviluppo a banda larga delle Nazioni Unite. È stato consulente di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di SDG Advocate sotto il Segretario generale Antonio Guterres. Sachs è autore, da ultimo, di A New Foreign Policy: Beyond American Exceptionalism (2020). Tra gli altri libri ricordiamo: Costruire la nuova economia americana: Smart, Fair, and Sustainable (2017) e The Age of Sustainable Development (2015) con Ban Ki-moon.

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Natale

Passeranno il Natale fuori dalla casa dove hanno abitato per decenni, si chiamano Adua e Roberto e sono una coppia di ottantenni appena sfrattata dal loro appartamento di Borgo Pinti. Onoravano regolarmente il loro contratto di affitto che però non è stato rinnovato.”

Un commentatore di questo blog ha fatto gli auguri di Natale a tutti, tra cui un commentatore di religione ebraica, che ha comprensibilmente e gentilmente respinto gli auguri:

“non festeggio Natale e quindi non so che farmene degli auguri per una festa che non festeggio”

Mi vengono diverse riflessioni.

Innanzitutto, condivido in pieno la sensazione delle feste altrui che rifiuto, a partire da quella per Babbo Natale e Amazon, ma anche il Quattro Novembre.

Sentirsi fuori dalle feste comandate da altri è un’affermazione sana di libertà.

Per me che “sono” tutto e niente, che ci tengo a dire, “non sono cristiano”, c’è però un racconto antico, che non importa minimamente se è “successo storicamente”, perché è più vero di tutti i fatti. Non importa che fosse vero allora, se è vero oggi.

Una ragazzina, fragile come tutte le sue coetanee di tutti i tempi, le ballerine anoressiche e le lavandaie sognatrici, eppure mare-materia-maryam-mayamadonna, grembo dell’universo, vergine-cacciatrice come Artemide di Efeso, azzurra come le acque…

Bimba di tre anni, abbandonata rinchiusa in una scuola un po’ speciale, che guarda su un giardino, dove a primavera cresce con forza la vita.

Un hortus conclusus.

scorre per la prima volta il sangue, va data in sposa, gli sposi aspiranti depongano dei rami sull’Altare, fiorisce solo il ramo deposto da Giuseppe l’Artigiano, perché viene dai rami dell’Albero dell’Eden.

La ragazzina mare, la ragazzina-infinito, in quei giorni di equinozio, incontra un essere volante con un giglio in mano, che in fondo è come il giaggiolo di Firenze.

A San Bartolomeo che guarda dall’alto la nostra città, il piccolo poeta Abner ti fa entrare oggi nella stanza dove Leonardo dipinse l’Annunciazione, il braccio destro della Madonna Madre è troppo lungo, perché va visto da un angolo preciso che Abner ci indica… Ma c’è un muretto che è uguale da allora, come sono uguali due cipressi. E guardiamo per un attimo il mondo verso Fiesole, come lo guardò Leonardo.

Dall’Equinozio di Primavera, passano quei nove mesi al Solstizio d’Inverno.

Alla mezzanotte del Grande Buio, una coppia senza casa, con un padre che sa di non essere padre, partorisce un bimbetto ancora più fragile:

“Mentre tutto era immerso in profondo silenzio, e la notte era a metà del suo corso, l’onnipotente tuo Verbo, o Signore, discese dal celeste trono regale.”

In quell’attimo, il gallo cantò, unica volta, a mezzanotte.

Un bimbetto che non sarebbe mai stato nessuno: eppure poco dopo la sua nascita, avrebbero cercato di sterminare lui e tutti quelli come lui.

Strage degli Innocenti del Beato Angelico, a San Marco a Firenze

Che poi poteva essere la bambina di Gaza:

Il bimbetto scampato al massacro, profugo in Egitto, infimo rottame di umanità, ci rende divini: largitus est nobis suam Deitatem.

Nel sangue mestruale, nel grembo della madre, nello sfratto, nel massacro, nella fuga, nella condanna del tribunale, nella crocifissione, abbiamo assaggiato la carne e sapeva di pane, e il sangue sapeva di vino.

Brindiamo allora con sangue e vino!

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The Mountains of the Moon and Bin Laden’s toothpaste

Four of us set out from Florence, with dawn beginning to light up the waters of the Arno, for Carrara, city of marble, sea, quarrymen and anarchists.

One of the most beautiful areas in Italy.

Where the global marble business has stolen the ancient commons of the local inhabitants with the complicity of political forces of the right and left, and every year extracts five million tons of irreplaceable limestone: some 80% is scrap used as calcium carbonate CaCo3, a filler in paper, glass, plastics, paint, beauty creams, but above all, toothpaste.

Ingredients of Colgate Triple Action original mint toothpaste

We are going to attend a crowded conference to which every local councillor had been invited, yet not a single one had the courage to show up.

You may not know that in the northwestern corner of Tuscany there is a mountain range, unique in Europe, a mere 55 kilometres long, that has nothing to do with the nearby, smooth Apennines: the range is that of the Mountains of the Moon, known today as the “Apuan Alps“, because of their craggy peaks – from the Pania della Croce I looked over the Tyrrhenian Sea from Elba on the left to Corsica to beyond Genoa on the right, nearly to France.

Here you can see a beautiful collection of photos by Emanuele Lotti. I'll steal just one of them, where you can see the twilight shadow of the Pania reflecting on the sea:

Those mountains were raised from the bottom of the sea floor, by countless billions of tiny uncelebrated lives of creatures with calcareous shells, corals, molluscs, and fish with their bones. It took them some three hundred million years, till all their seaworld was thrust up into the sky.

“Full fathom five thy father lies,
Of his bones are coral made,
Those are pearls that were his eyes,
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a sea change,
into something rich and strange,
Sea-nymphs hourly ring his knell,
Ding-dong.
Hark! now I hear them, ding-dong, bell.”

Those flickering underwater lives became the world’s most renowned source of marble. Marmo di Carrara…

A world of peaks and caves and underground cavities like the Antro della Corchia, but like many others no one has yet explored, something like what Gimli spoke of in the Lord of the Rings:

“My good Legolas, do you know that the caverns of Helm’s Deep are vast and beautiful? There would be an endless pilgrimage of Dwarves, merely to gaze at them, if such things were known to be. Aye indeed, they would pay pure gold for a brief glance!’

‘And I would give gold to be excused,’ said Legolas; ‘and double to be let out, if I strayed in!’

‘You have not seen, so I forgive your jest,’ said Gimli. ‘But you speak like a fool. Do you think those halls are fair, where your King dwells under the hill in Mirkwood, and Dwarves helped in their making long ago? They are but hovels compared with the caverns I have seen here: immeasurable halls, filled with an everlasting music of water that tinkles into pools, as fair as Kheled-zâram in the starlight.”

Antro della Corchia

The law that has been cast over the world in the last centuries knows only the faceless state on the one hand, and private property on the other: where private stems from the Roman idea of someone de-priving everybody else of something.

Both the state and private property were alien to the Commons of those who were bold enough to live in the mountains: shepherds, farmers and quarrymen of the marble that could be used for a pillar in Rome, then for a statue by Donatello or – much more often – for a gravestone to remember the dead: a friend of mine has a house at Minazzana, where Michelangelo, just 22, used to stop over, to select the right marble for the Pietà.

Some ninety years ago, one of the greatest and least remembered poets of the English language, Basil Bunting, came to live under the shadows of the Mountains of the Moon:

White marble stained like a urinal
cleft in Apuan Alps,
always trickling, apt to the saw. Ice and wedge
split it or well-measured cordite shots,
while paraffin pistons rap, saws rip
and clamour is clad in stillness:
clouds echo marble middens, sugar-white,
that cumber the road stones travel
to list the names of the dead.

There is a lot of Italy in churchyards,
sea on the left, the Garfagnana
over the wall, la Cisa flaking
to hillside fiddlers above Parma,
melancholy, swift,
with light bow blanching the dance.

Marblequarrying is by its very nature irreversible destruction. Basil Bunting could already hear the “well-measured cordite shots“, but before that came two thousand years of pickaxes hewing the rock.

The countless thousands of quarrymen who fell to their deaths, who were crushed as they rolled gigantic blocks of marble down the lizze, wheels made of tree trunks, could never regrow what they destroyed.

Yet the mountains were vast, gravestones countless yet small, and Michelangelos few: the true assault on the mountains is far more recent – in the last thirty years, more marble has been extracted than in all previous human history.

The first change came in the eighteenth century, when Tuscany’s most beloved ruler, the enlightened Pietro Leopoldo, suppressed the ancient custom of the death penalty.

But while he was at it, he also began to suppress the ancient custom of democracy; and started the privatisation of what had once been Commons, usi civici, domini collettivi, as they are still called today.

This was when a young man from Wakefield in England, William Walton, embodying the whole New World, arrived in the village of Serravezza:

“An active young man well versed in commercial and financial practices, young Walton is also gifted with a remarkable aptitude for solving organisational and technical problems and in this early period of his stay in Italy he looked around
in search of the most profitable industrial or commercial activity.”

Walton turned the world of small craftsmen upside down:

“By 1866 Walton headed an industrial and commercial empire which covered all the aspects of marble production, quarrying, transport, sawmills, and sea transport to the customers”

British and French fought each other in a senseless war that led to the death of millions; but found themselves together in exploiting the Apuan Alps.

Jean Baptiste Alexandre Henraux, a Napoleonic soldier charged with the task of stealing works of art out of Italy and bringing them to the Louvre, took the fine title of “Royal Superintendent of the selection and acquisition of white and statuary marble from Carrara for public monuments in France“.

In the very same years when the colonizers of North America were stealing land from the Native Americans, Henraux and his heirs opened 132 quarries, seizing possession of the commons belonging to the Comunità civica della Cappella “Civic Community of the Chapel”, so named for one of those places of worship where mountain people looking at the skies and feeling the icy wind, thank the saints for still being alive.

The chapel of Serravezza

Today, the Henraux have faded out: in 2014, the company was bought out by CPC Marble & Granite, based in Cyprus,

the major supplier of all finishing material to Makkah and Madinah Holy Mosques Expansions”

but above all, a member of the Binladen Group Global Holding Company: in 2018, Osama‘s less famous brother, Bakr, while in gaol for corruption, transferred his share to the Saudi government. So today, Anrò as the locals quaintly call the Henraux company, is actually a part of the worldwide network of Saudi power.

People from Riomagno, Azzano, Fabiano, Giustagnana, Minazzana, Basati, Cerreta Sant’Antonio and Ruosina, to cite ancient names, dispossessed like the Sioux and Mapuche: it is curious to note how many Italians stand for distant peoples, yet know nothing about their neighbours. And how other Italians, who complain of Islamic invasion when a few immigrants come to pray together, fall silent when the Saudi government takes over slices of Italian land.

Fragments of Italian laws still recognise the basic principle underlying the Commons: that there is not only the bureaucrat versus the individual, but that what existed before both, also has rights: not the ‘it’ of the state versus the ‘I’, but we-our-people.

Today, the Comunità civica della Cappella is claiming back the stolen land.

And it has won cases in court.

So, the centre-right mayor of the municipality of Serravezza invented an agreement with the landrobbers, to give them almost everything, while leaving some woods in the hands of the Civic Community.

This decision required the approval of the representatives of the Civic Community, who of course were not willing to sign.

Then the Regional Government, in the hands of the centre-left party, found a way to prevent the Civic Community from regularly electing a board which could object to the decision of the centre-right mayor.

Corporations, faceless global acronyms, can today exploit not only the lands the commoners once owned, but also public lands, with what are called “grants“. Grants are for a limited period, but as they expire, the Regional Government has devised a creative way of greenwashing.

The commoners’ pickaxes left minimal waste; but the well measured cordite shots turned most of the marble into waste, currently 75% is allowed, in some cases, 95%.

However, if companies, instead of just leaving the waste on the ground in the great ravaneti which mark the territory, turn even that waste into profit for themselves as calcium carbonate for toothpaste and beauty cream, their grants are extended for years.

A typical ravaneto

The rest of the waste becomes marmèttola, a fine white powder which enters the mysterious underground cavities of the Apuan Alps, where rainwater flows in becoming springs and lakes, and renders these waters undrinkable.

Ironically, this whole area is officially a “Unesco Global Geopark“.

As everywhere else, global corporations seek local complicity.

First of all, speaking of employment. The local newspaper, reporting the conference we went to (or rather, “ecologists march on the Apuan Alps“), quoted a marbledealer in its title, “If we close down, we’ll all die here”.

Ecologists march on the Apuan Alps: “If we close down, we’ll all die here”

Actually, the global corporations have cut every possible workplace, through technological innovation. With production at a level never seen before, employment is down to a few hundred people, against 20.000 employed some decades ago.

At the same time, marble blocks, instead of being processed locally, are shipped directly to China. However, the first cut is made in Italy, which is enough to make patriotic rightists feel all is well.

The Fondazione Marmo, the Marble Foundation paid for by the global dealers, pays for many local initiatives where a park becomes “green” and “inclusive” through planting some trees, marble statues speak of “peace“, “marble is on the side of women“, “marble for health“. And other Orwellian words which make every left-leaning heart beat happily.

Thousands of local people, in a small community, can be bought over this way, blending the donation of minor hospital equipment, with the mirage of jobs, with the idea of continuing the work of Michelangelo.

While the cancer rate in the area, unsurprisingly, is the highest in the region, as is the unemployment rate.

And of course, there will be no water in a few years, when all the springs have been poisoned, and no jobs when artificial intelligence has taken over even the job of the people who write obedient titles in the local press.

“The lodes lead away north towards Caradhras, and down to darkness. The Dwarves tell no tale; but even as mithril was the foundation of their wealth, so also it was their destruction: they delved too greedily and too deep, and disturbed that from which they fled, Durin’s Bane.”

Tolkien, The Lord of the Rings

Note:

Most of the information here comes from what people who live in the district have told us, partly over the years, partly during the conference in Carrara. Which is why not everything is sourced with links.

Comments are highly appreciated, but will be published only when approved (as soon as possible, of course!).

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Libri

Ho un amico commercialista che ha fatto un lavoro per una piccola libreria di Firenze.

Essendo arrivato il momento di chiedere il saldo – si tratta di circa 4000 euro – il mio amico va dal libraio e gli chiede,

“Invece di pagarmi in soldi, potresti pagarmi in libri?”

Certo!” risponde un po’ sorpreso il libraio.

E così il mio amico si rivolge a me, e mi chiede,

“Che libri mi consiglieresti?”

Che è una domanda molto grossa e vaga, ma che potrei tradurre così: libri profondi, di ogni genere, che non richiedono necessariamente una vasta cultura precedente per essere capiti, ma aprono orizzonti importanti.

Ovviamente qualche idea ce l’ho, ma giro anche la domanda a voi, vediamo cosa esce fuori nei commenti: oltre al titolo, mettete anche un piccolo perché.

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L’Altissimo non si vende!

Partiamo in quattro da Firenze, con l’aurora che inizia a illuminare le acque dell’Arno, per Carrara, città di marmi, mare, cavatori e anarchici.

Dove assisteremo a un convegno affollatissimo, sulla questione più importante di tutta l’area.

Un convegno a cui sono stati invitati tutti gli esponenti politici, e a cui nemmeno uno ha avuto il coraggio di presentarsi.

Dovete sapere che c’è una catena montuosa, unica in Europa, che non fa parte degli Appennini: i Monti della Luna, noti oggi come “Alpi Apuane”. Dove spicca una cima dall’ovvio, ma splendido nome, l’Altissimo.

A innalzare quei monti dal fondo del fondo del mare, gli dèi e innumerevoli miliardi di miliardi di piccole vite di creature dai gusci calcarei, coralli, molluschi, pesci. Ci hanno messo trecento milioni di anni.

Mia madre mi recitava le parole di Shakespeare:

“Full fathom five thy father lies,
Of his bones are coral made,
Those are pearls that were his eyes,
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a sea change,
into something rich and strange,
Sea-nymphs hourly ring his knell,
Ding-dong.
Hark! now I hear them, ding-dong, bell.”

Giù nel fondo a cinque tese, / Sta tuo padre e le sue ossa
Son corallo diventate; / Ora perle sono gli occhi: / Non svanisce di lui nulla / Ma dal mare vien mutato / In qual di prezioso e strano. / E le Ondine ognor rintoccan – / Senti! – Il lor funebre din-don.

Prima ancora che esistessero stato o privato, le comunità di chi osava vivere tra i monti si organizzavano per lavorare su quei luoghi: pastori, contadini e cavatori di quel marmo che poteva servire per una lapide o per una statua: a Minazzana, un mio amico ha una casa dove Michelangelo si fermava mentre andava a scegliere la cava migliore.

Poi arriva il sovrano illuminato, Pietro Leopoldo, celebrato per aver soppresso l’antica usanza della pena di morte.

Ma visto che c’era, soppresse anche l’antica usanza della democrazia; e iniziò la privatizzazione di quelli che un tempo erano stati usi civici, domini collettivi, “commons“. 

Così arrivò a Serravezza dall’Inghilterra William Walton, che è tutto il Mondo Nuovo:

“Giovane attivo e ben addentro alle pratiche commerciali e finanziarie, il giovane Walton è dotato altresì di una notevole predisposizione alla risoluzione di problemi organizzativi e tecnici e in questo suo primo periodo di permanenza in Italia si guarda intorno alla ricerca dell’attività industriale o commerciale più redditizia.”

Arrivò anche Jean Baptiste Henraux, militare napoleonico incaricato di trafugare dall’Italia le opere d’arte e portarle al Louvre, e si prese il bel titolo di “Soprintendente Regio alla scelta ed acquisto dei marmi bianchi e statuari di Carrara per i monumenti pubblici in Francia”.

Esattamente negli anni in cui gli statunitensi rubavano le terre ai nativi americani, gli Henraux (gli Anrò) si impossessarono dei domini civici della Comunità civica della Cappella, così chiamata per uno di quei luoghi sacri dove la gente di montagna ringrazia i santi per essere ancora viva.

Gente di Riomagno, Azzano, Fabiano, Giustagnana, Minazzana, Basati, Cerreta Sant’Antonio e Ruosina, per citare i nomi antichissimi, spodestata come i Sioux e i Mapuche: solo che è più facile commuoversi per le genti lontane, che per quelle vicine.

Due secoli dopo, stracci di leggi italiane ancora riconoscono che non esistono soltanto il burocrate contro l’individuo, ma che ha diritto anche ciò che esisteva ancora prima di entrambi: non l’io, ma noi-e-i-nostri-figli.

Oggi la Comunità Civica della Cappella rivendica le terre rubate.

E ha anche vinto le cause in tribunale.

Allora, il sindaco del Comune di Serravezza inventa un accordo con il discendente del rubastatue, per dargli quasi tutto e lasciare qualche bosco in mano alla Comunità Civica.

Allora, la Regione, in mano al Partito Unico, trova il trucco per impedire alla Comunità Civica di eleggere regolarmente il consiglio che può opporsi e far affermare la legalità.

Negli ultimi cinquant’anni, i discendenti del trafugastatue Henraux e poche altre aziende hanno scuoiato dai monti della Luna più marmo di quanto avesse fatto tutta l’umanità nella storia precedente.

Questa terra non è più di chi ci vive, ma di chi ci specula. Misteriose società, sigle globali senza volto, oggi possono prendere, non solo le terre di loro proprietà, ma anche quelle demaniali, con “concessioni”.

“Monte Altissimo, non tagliatemi le vene!”

Possono mettere cancelli e telecamere sui sentieri teoricamente di proprietà pubblica.

Possono prorogare le “concessioni” per anni, se riescono a scrivere due parole dove si dimostrano “sostenibili”.

E questo lo fanno trasformando quel 75, 95% di scarto, in “prodotto“.

Se andate sui siti dei cavatori, troverete sempre riferimenti all’arte del Rinascimento; ma mai al fatto banale che oltre il 90% di ciò che saccheggiano dalle montagne è CaCo3, carbonato di calcio, che è una componente fondamentale delle creme di bellezza e di molti dentifrici.

Notare il tocco green

Ora, la cosa fantastica è che i saccheggiatori delle montagne che non ricrescono, se riescono a trasformare i loro scarti in dentifricio, diventano salvatori dell’ambiente, e con questa ecoscusa riescono a far prolungare per molti anni le concessioni di suolo pubblico per guadagno privato.

Nelle cave, macchine a guida elettronica che hanno permesso di licenziare quasi tutti i lavoratori, tagliano giganteschi cubi di marmo e li mandano in Cina, dove ci penseranno benaltri a faticare e rischiare la vita. Ma il fatto di aver fatto quel primo taglio in Italia, è sufficiente per conquistare il cuore delle destre.

Terre dove le acque sorgive sono tutte avvelenate dagli scarti del marmo, dove i tumori dovuti alle polveri sottili hanno l’incidenza forse più alta d’Italia, dove le montagne sono diventate denti cariati, dove se va bene il 3% della popolazione lavora con il marmo (e ci rischia gambe e braccia e teste, proprio quando siamo arrivati, c’è stato un altro incidente grave)…

Ma bisogna salvare i posti di lavoro.

Ora, i primi a fare tutto il tecno-possibile per mandare via i lavoratori sono proprio gli imprenditori.

In cava, per fortuna dei carraresi, ormai non rischia più la vita quasi nessuno, ma con i loro incredibili guadagni, le società dei Cavatori hanno creato la Fondazione Marmo, che fa a gratis ciò che il Comune dovrebbe fare: tante piccole iniziative, sul tipo, se avete il parco gioco per i bambini, è grazie alle iniziative ecosostenibili dell’industria del marmo!

Dietro questo c’è una complicità trasversale da Destra a Sinistra.

A Destra, sempre con gli Imprenditori!

A Sinistra, “se non facciamo come chiedono gli imprenditori, vince la Destra, ritorna Adolf Hitler e mette le camere a gasse!”

Torniamo sul treno, e parliamo del Comitato di San Jacopino. Sembra che non c’entri niente, ma Daniel tocca una questione fondamentale, che mette insieme tutto.

Il Comitato si lamenta, a ragione, di furti e spaccio nel rione. Furti e spaccio che spesso sono opera di ragazzini di origine “non italiana”. E giù a chiedere vigili e poliziotti e magari anche i carri armati.

Ma Daniel ha messo in piedi, assieme a noi del Nidiaci, una comunità mista, dove si organizzano insieme dei pranzi, mangia come parli, e dove anche i più fragili dei ragazzini del giardino – i futuri delinquenti – se ne sentivano in qualche modo corresponsabili.

Che poi vegliavano su tutti gli altri, perché quando si è comunità, si fa così.

E allora, sul treno che ci riportava a Firenze, abbiamo pensato che la vera alternativa non è tra….

il privante che scarica su tutti i suoi costi e poi scappa

e

not in my backyard, il Nimby, l’idea che difendo solo il mio orticello quando viene attaccato

ma

not in anybody’s backyard, l’idea di difendere tutti gli orticelli del mondo, e di essere pronti ad andare a Carrara per difendere qualcosa che apparentemente non c’entra con noi, sapendo che quelli di Carrara magari verranno a Firenze per difenderci da altri delitti.

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A trovare la forza

 

Ci sono momenti in cui ti senti una fiacca da far paura.

Stanno saccheggiando tutto.

Il fondo che si dice saudita (con sede a Londra, o magari nell’isola dei caimani) e dove non si vede un solo volto umano, si è appena impossessato di un altro luogo ancora che avrebbe potuto ospitare la nostra gente cacciata di casa.

Che caspita può fare un essere umano, con le sue dita congelate, a contrastare la potenza immane del nulla?

Anche perché non vorremmo contrastare, vorremmo fare, vorremmo vedere fiori che crescono.

Mi raccontano dell’anziano che ogni giorno esce di casa, va all’ultima edicola sopravissuta, si compra La Nazione, fa una passeggiata un po’ più larga e poi torna a casa e dice, “noi si aspetta la fine“. Che tanto hanno chiuso anche il circolo del Boschetto, dove almeno si poteva andare a giocare a carte.

Fa un gran freddo, e il senegalese con la sua paccottiglia che non mi serve mi saluta, e mi chiedo dove dorme.

Come me lo chiedo litigando con la piccola donna araba, anziana e velata e triste, che sta buttando i rifiuti del bedanbrecfas nel posto sbagliato.

Chissà come avrà fatto ad avere questo misero lavoro in nero, lei mi dice che i rifiuti dei turisti pesano e che lei non ce la fa ad andare fino ai cassonetti, costruiti una decina di anni fa su un cimitero del Dugento, che quando hanno scavato ho visto i teschi degli amici di Dante.

Poi lei stanca e vecchia dice, basta, ci vado lo stesso a buttare la roba nel cassonetto.

E mi sento male per averci litigato, e vorrei conoscere la sua storia.

Come conoscere la sua storia? Un uomo aggressivo, che la sgrida, come può entrare dentro la vita di una donna musulmana, rassicurarla, farle capire che possiamo fare qualcosa insieme? 

Lo posso fare con Yasmin che conosco da tanti anni, e sta seduta su una panchina del nostro giardino. In Egitto faceva l'avvocata, qui pulisce le case, e ha allevato due figli straordinari. Musulmana fino in fondo, altissima e bella, con il hijab che i laicisti vorrebbero strappare a tutte le donne, ha lo sguardo stanco.

Perché stanno per sfrattare anche lei e i suoi figli. E mentre impazzisco a cercare di pensare a chi conosco che potrebbe trovare loro casa, so solo dire, ricordati che hai degli amici. Ma degli amici, che ci fai?

Mi dicono che la cementificazione in Italia procede a 2,4 metri quadrati al secondo.

Poi mi raccontano che il comune che ha cementificato di più in tutta la Toscana è stato Campi sul Bisenzio; palazzi su palazzi, e Centri Commerciali a tinchitè.

E così una notte le acque sono calate dai monti, e grazie alla cementificazione, hanno distrutto in un attimo migliaia di case, e un ragazzo cui è appena cresciuta la barba ha passato ore a spalare fango.

A Campi, c’era la sinistra più sinistra, e hanno fatto tante cose belle, ma alla fine la politica è quella…

Il disastro di Campi mi fa pensare a una donna statunitense, portata dall’alluvione, come si dice da noi… arrivata, when I was young and gorgeous, a spalare fango nel 1966, oggi è anziana e le sue mani tremano, si dimentica tante cose.

Proprio dalle parti di Campi, stanno spingendo per farci un supermegaeroporto internazionale, che sterminerà gli aironi.

Nel nostro rione, c’era un convento, comprato con le donazioni di mille e mille piccole persone, che speravano di guadagnarci il Paradiso…

Fu rubato dallo Stato Italiano, che ne fece una caserma, per prendere ragazzi e trasformare qualcuno in un assassino e qualcuno in un morto ammazzato;

poi quando decisero che l’intelligenza artificiale uccideva meglio delle baionette, lo Stato vendette il tutto a un’imprenditrice che prende soldi dai miliardari che vogliono andarci a morire, ma in pace. Una vendita fatta in segreto, con una sola acquirente: una donna marocchina, proprio come probabilmente era quella troppo vecchia e stanca per andare a buttare i rifiuti nel cassonetto.

C’è il vecchio granaio dei Medici, che invece di farci case per gli sfrattati, ci hanno fatto una sede di startup con un immenso bar.

Ci troviamo al bar in sette, io dai capelli bianchi, loro con la pensione, ciascuno una storia: chi dirigeva gli archivi del Comune, chi insegnava ai bimbi, a cercare di fare qualcosa…

Per iniziare, dobbiamo, insieme, recuperare la biblioteca di un folle, Paolo Coccheri.

Che dal teatro era passato per un fulmine divino, a curarsi dei clochard e dei disgraziati del mondo. Che sono tanti e tanti e tanti.

Così per la notte, Paolo dallo sguardo altrove inventò la Ronda, che portava l’essenziale ai disperati che cercavano di dormire su spigoli e sassi sotto la pioggia.

Per il giorno, inventò, gli Angeli, che davano da mangiare e vestire ai tanti disperati che la nostra città nasconde sotto l’immensa finzione di Attrattore Turistico.

Angeli e Ronda si sono incontrati solo dopo la sua morte, quasi per caso.

Cammino allora per i colli, e capisco perché comunque, nonostante tutto, vale la pena dare la vita per Firenze.

Non è un pennacchio, ma è un airone grigio sulla statua alla fontana di Boboli

Dare la vita“… ci hanno abituati all’idea che significhi farsi ammazzare per gli interessi di qualcun altro.

Invece, dare la vita vuol dire semplicemente, donare le proprie forze per far vivere qualcosa.

Come ha fatto Paolo, che ci scriveva i bigliettini pieni di riflessioni e mi arrabbio con me stesso che non li ho conservati.

E poi Paolo è andato a morire, e il padrone di casa (che non vi dico chi era) ha detto, “toglieteci di mezzo questo ammasso di libri!”

In cima a San Miniato, Padre Bernardo ha deciso di fare sventolare la bandiera della Repubblica Fiorentina.

Padre Bernardo, dai buffi occhiali, le lunghe vesti bianche, ha fatto in modo che la chiesa di San Bartolomeo al Monte Oliveto, anno 1337…

… alle spalle il convento che sta collassando, ma è stato svenduto a qualche fondo speculativo (gli speculatori a volte intanto si impossessano, poi magari aspettano decenni)…

ma la chiesa, grazie a Dio, è in mano a una coppia: lei insegna canto jazz al conservatorio di Sassari, lui fa il poeta e teatro, e insieme hanno salvato per noi questo frammento di Firenze.

Incontro Valter, occhi ridenti, terza generazione (almeno?) di fabbri, sfrattato dalla sua officina.

Son quattr’anni che cerca un luogo dove mettere la forgia, fosse solo per insegnare ad altre generazioni cosa sia l’Arte.

Abbiamo visto un luogo nel nostro giardino dove c’è un camino, c’è un’artista greca e una californiana, magari insieme potremmo trovare il modo per trasformare quel buco in una nuova forgia?

Ma come, quali sono i mille regolamenti che ci impediscono di vivere, eppure dobbiamo conviverci? Solo per far sentire il martello che batte sull’incudine, dobbiamo farci geometri, architetti, avvocati, ragionieri, commercialisti…

Sui colli, da qualche parte dopo Bellosguardo

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Il lutto del Mercante di Case

L’altro ieri, incrocio il Mercante di Case.

Ha preso in consegna lo strano fondo in cui l’Americana faceva le sue opere d’arte con l’argilla.

Era arrivata, d’italiano aveva solo il cognome, “when I was young and gorgeous”, nel 1966, per aiutare a spalare il fango.

Ora è molto stanca, e non ce la fa più.

Così ha affidato al Mercante di Case, la vendita.

Il Mercante di Case mi vede per strada, mi chiama eccitato dalla soglia del fondo,

“vieni! vieni!”

Per voi che non c’eravate, il Mercante sa benissimo che non ho in tasca i soldi per comprare il fondo, è qualcos’altro che vuole condividere.

Il fondo è lungo e stretto, e lui mi racconta,

“era una strada, questa, portava verso la chiesa! L’ingresso è del Quattrocento, vedi questi segni sulla pietra! I colpi di scalpello! sono sei secoli, e stanno ancora lì, ma se entri dentro è ancora più antico! E sotto c’è un passaggio che hanno scavato!”

Gli racconto che più avanti c’è la strada dedicata a Santa Monica, solo che i fiorentini la chiamava Santa Monaca, ma il vero nome doveva essere, Via della Fogna. Acqua lercia che scorreva giù per i passaggi, e fino al fiume.

“C’era un bambino che una volta camminò lungo tutto il passaggio, poi disse che in fondo c’è un muro!”

racconta il Mercante di Case.

Faccio per andare via, ma lui mi ferma.

“No, mi devi seguire, non te ne puoi andare adesso!”

Passiamo per una porticina, entriamo in un piccolo cortile, poi in un antro senza luce.

“Seguimi, tieni bassa la testa! Questa è la parte medievale, è del Trecento!”

Il corridoio angusto mi si schiaccia addosso, nel freddo umido invernale, nel buio più completo, seguo solo la sensazione del Mercante che ho davanti. Tengo una mano in alto per sentire il soffitto e non farmi male.

Come tutto il nostro rione, ciò che sembra diritto è lievemente storto, non c’è mai una linea retta.

Usciamo infine sulla strada, e il Mercante di Case mi guarda, e le parole gli si confondono.

“Mio nonno mi diceva che la terra è bassa.

Bisogna lavorarci, ed è doloroso…

Come si dice, qual è la parola, non riesco a dirlo…

Ci sono stati popoli interi che hanno fatto qualcosa… hanno trasformato la terra, perché sapevano ciò che la terra aveva… come questi che hanno lasciato i loro segni su questi sassi…

Ci sono popoli che lo hanno capito, e li hanno sterminati tutti, fatto sparire i loro libri…

Ecco, il contadino capisce che non c’è un luogo come un altro, che questo posto è diverso, qui non puoi far crescere questo, puoi far crescere solo quest’altro. Ma non so come dirlo!”

Il Mercante di Case mi chiede estasiato,

“E se facessimo dipingere queste pareti dai madonnari, ce ne sono di bravissimi? Mi aiuti a trovarne?”

Provo a chiedergli,

“ma ci vuoi mettere qui il tuo ufficio?”

“No, no…”

Penso a quello che mi raccontano tutti i nostri artigiani: il lutto del distacco.

Metti tutta la tua vita in qualcosa, arriva il cliente, si impacchetta la tua vita, ti mette quattro soldi in mano e scompare.

E’ la tragedia primordiale di Firenze.

Dico al Mercante di Case, che a febbraio faremo un incontro per parlare della casa.

Li chiameremo tutti.

La Yasmin/gelsomino, seduta sulla panchina nel nostro giardino, foulard islamico in testa, in Egitto faceva l’avvocata, qui pulisce le case, le è appena morto il babbo, ha due figlioli molto coraggiosi, e sta per essere sfrattata anche lei.

La Giada poeta, che ha una strana cosa che sembra il Pantheon alle spalle del Ponte Vecchio da vendere, e se non riesce a venderla, non ha una casa in cui vivere.

Marco che le case sfitte le occupa, per ricordare che non viviamo senza tetto.

L’assessora di turno, che oltre a pensare alla sua carriera, è pagata per dedicare un pensierino di tanto in tanto a tutta la gente che abita.

E anche il Mercante di Case, perché no?

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