Si parlava nei commenti di mobilità: un tema immenso (anche il Canale di Panama prosciugato dal cambiamento climatico indotto tra l’altro da troppe navi è mobilità), dove tutto è collegato. Ma ne abbiamo discusso soprattutto dal punto di vista dei trasporti privati e pubblici in città.
Io ho scelto di parlare dell’unica cosa che conosco bene: il rione di San Frediano dell’Oltrarno fiorentino. Non perché sia importante, ma perché so di cosa parlo e quando lo faccio, non do fiato alle trombe.
A un certo punto, perdendomi in discussioni surreali, mi sono reso conto di una cosa.
E’ normale non essere d’accordo.
Ma se partiamo da premesse molto diverse, finiamo per non capire proprio ciò che l’altro sta dicendo.
Per cui vi dico la mia sulla mobilità, partendo molto, molto a monte.
Oggi, si pensa agli esseri umani come individui. Dotati di proprietà, di diritti e di doveri, passibili di arresto nel caso. In fondo c’è qualcosa di vero: ogni essere senziente, piattola o umano, vede il resto dell’universo dai suoi due piccoli occhi mortali, e non potrà mai essere davvero dentro nessun altro.
Eppure siamo anche esseri furiosamente sociali, legati tra di noi da un flusso incessante di doni, furti, inganni, amori, amicizie, eros, violenza, simpatia, sopraffazione, mutuo aiuto, affetti che oltrepassano le generazioni, curiosità, conformismi, ribellioni.
Veicolato, sempre, da quella cosa incredibile che è la lingua. Stessa parola che usavano duemila anni fa i latini, e ce la siamo trasmessi per innumerevoli generazioni, da nonna analfabeta a figlia a nipote.
Ma la socialità è anche dentro ciò che chiamiamo “noi” – dentro di me, ci dice chi ci capisce di più di me di quanto ci capisca io, i batteri-individui sono almeno pari per numero alle cellule che posso dire “mie”.
Questo significa che possiamo legittimamente guardare la vita umana da due prospettive diverse. Che portano a esiti molto diversi.
Una delle menti più chiare dei nostri cupi tempi è quella che se ne sta rannicchiata dentro la scatola cranica di Giovanni Dall’Orto, noto militante del movimento di liberazione omosessuale in Italia, e ricercatore di storie nascoste, represse e dimenticate.
Non vi anticipo nulla dell’articolo, ma vi dico che anch’io provo sensazioni simili nei campi che mi interessano, che sono diversi ma paralleli a quelli di Giovanni Dall’Orto.
Tutti i giorni vedo due schieramenti.
Da una parte, multinazionali che si proclamano green e inclusivepur di aumentare il saccheggio del pianeta, e che si impossessano dei segreti più profondi di tutti gli esseri umani, sfruttandoci emozione e desiderio dopo emozione e desiderio, clic dopo clic, e che stanno distruggendo ogni forma di vita. Anche i grilli, magari.
Dall’altra, piccole persone disperate e comprensibilmente impaurite, che clic dopo clic sui dispositivi che le multinazionali hanno messo loro in mano, esprimono il terrore che i poteri forti tolgano loro l’auto o facciano loro mangiare i grilli.
Ora, qualunque persona sana di mente dovrebbe essere d’accordo su chi sia il meno peggio tra:
l’agente di pubbliche relazioni strapagato della megaditta che per imporre una miniera devastante mette sul sito l’immagine di una bella ragazza sorridente che cammina tra alberi verdeggianti,
e il tizio rancoroso a rischio di perdere il lavoro che scrive PAROLACCE con le maiuscole contro “quelli di Davos che hanno inventato la crisi ambientale per incarcerarci tutti”.
Ma vorrei che riuscissimo a uscirne, e diventare giardinieri.
C’era una volta un giardino, Avevo raccolto le cose più luminose che potevo vedere; Un grembiule pieno di fiori del signor Harding, Non sapevo che mi stesse guardando. Mia madre corse subito a dirglielo chiedendosi cosa avrebbe detto o fatto. Il signor Harding sorrise e disse: “È solo una bambina; Sapevo che li avrebbe raccolti per te”.
Accanto al fuoco papà mi raccontava delle storie. Una di queste riguardava anche un giardino, dove il leone e l’agnello giacevano insieme e crescevano tutti i frutti e i fiori più belli. Il giardiniere mandava i suoi bambini a giocare lì, gioendo della luminosità del giorno, Ma quando andarono in esplorazione e presero un frutto da assaggiare Li maledisse entrambi e li rimandò per la loro strada.
Già allora mi resi conto, nella mia mente di bambino che non era un vero giardiniere come il signor Harding.
Il giardino del signor Harding era stato occupato da uomini inferiori con il cemento in testa. Le ciminiere delle fabbriche crescevano al posto delle margherite, Nessuna farfalla da quella catena di montaggio. Mia madre svanì più velocemente di un fiore, Papà si sedette nell’oscurità e pianse. Il signor Harding si muove un po’ più lentamente di prima, ma continua a curare la tomba dove giacciono entrambi.
Ovunque siano andati, spero che troveranno un giardino come quello del signor Harding.
La donna sciocca a volte si sente disperata E pensa che sia così difficile da trovare. La bambina cerca di piantare un po’ ovunque vada Quell’amore speciale del signor Harding.
Un giorno, quando sarò più grande, forse mi accorgerò che sono diventato una giardiniera alla Mister Harding.
E’ da un po’ che mi manca il tempo per scrivere: un buon segno, vuol dire che sto facendo molte cose interessanti.
Ieri sera comunque abbiamo parlato tra amici e complici della grande rivolta contadina che è scoppiata in queste settimane in Europa.
Piccola scena commovente: i contadini francesi che sequestrano il cibo importato ai camion che lo stanno portando ai supermercati perché costa ancora di meno di quello francese, e lo distribuiscono ai Restos du coeurper sfamare i senza tetto.
La premessa: alla base di tutta la nostra vita c’è la produzione agricola.
Che è rappresentata da due vicini di casa.
Il primo è Giovanni da Montespertoli, che ieri sera ci faceva assaggiare il vino, il formaggio e la soprassata che lui cresce, cura e vende al mercato contadino alla Gavinana.
Il secondo è il suo vicino di campo: un imprenditore del rame con base a Milano. Un commercialista gli ha suggerito un modo facile per arricchirsi ancora di più – intercettare i fondi europei per l’agricoltura (il 60% delle risorse europee finisce in agricoltura), e così lui ha mandato un omino benvestito a Montespertoli a comprargli un campo che fa cospargere incessantemente di prodotti chimici, dove ogni tanto qualche operaio viene mandato a raccogliere i prodotti che ottengono i sussidi. Poi si potrebbero pure buttare, ma c’è pure un ridicolo margine in più a vendergli alla Grande Distribuzione Organizzata.
Contadini francesi distruggono il parcheggio dell’ipermercato Leclerc a Clermont l’Hérault
Oggi, spiega Giovanni, tutta la categoria è in difficoltà estrema.
Per poter produrre abbastanza da ottenere un minimo margine dalle multinazionali della grande distribuzione, il contadino deve attingere a ogni possibile canale, tra fondi europei (che però si riversano soprattutto sulle grandi imprese) e prestiti, per “modernizzare” il proprio lavoro, cioè per fare di ciò che nasce dalla biodiversità, una replica della fabbrica. Insomma, il sistema finanziario obbliga il contadino, per sopravvivere, a distruggere l’ambiente; e il prezzo per salvare l’ambiente consiste nel privare il contadino della sua sopravvivenza.
La rivolta contadina è quindi una questione complessa, anche dal punto di vista ambientale. Ma alla fine, la questione è sempre quella – il modo incredibile in cui il capitalismo riesce a distruggere sistematicamente ogni possibilità di vita umana e non.
Qualche sera fa, sull’autostrada che collega Milano e Bergamo, di notte vediamo, tra gli infiniti capannoni, uno più grande e brutto degli altri, ma tutto illuminato (alla faccia della sostenibilità) a tricolore – luce verde, rossa e bianca , e la scritta PLANET FARMS.
Cercando in rete una foto dell’azienda in versione patriottica, trovo solo questo… evidentemente sono un po’ camaleontici
Colpiti dal kitsch sovranoidale, indaghiamo: si tratta di un’immensa fabbrica dove pochi operai producono un’insalata “senza pesticidi”: infatti non servono, visto che gli insetti non ci possono entrare, come non ci possono entrare i raggi del sole e nemmeno un granello di dirt (che in inglese indica significativamente sia terra che sporco).
E finalmente capisco come il Green sia il nemico ultimo e assoluto della Natura.
La mattina dopo, dalla casa di Bergamo dove ci ospitano degli amici, apriamo la finestra e guardiamo fuori.
Una giornata splendida, solo se che c’è in lontananza una densa nuvola nerissima: scopriamo che durante la notte, ha preso fuoco proprio Planet Farms.
Che non sapevo mica che l’insalata facesse un fumo così:
Sulla rivolta contadina, suggerisco due importanti letture.
Non mi era mai capitato in passato di conoscere gente con il mio stesso compleanno, e invece oggi siamo in tre – io, la Maddalena e la Chiara; tutti e tre viviamo sulla stessa strada, tutti e tre ci battiamo da anni per il rione e ci capiamo al volo. Loro sono combattenti dell’ultimo luogo sovversivo sopravvissuto in Italia, che è la parrocchia, dove Giannozzo che voleva fare il contadino, ma aveva perso la gamba, portava la santa Fioretta Mazzei.
Chiara è scritto alla italiana, ma si pronuncia come il nome di un’altra donna, Kiarah, che l’altro giorno è morta, senza casa, viveva all’Albergo Popolare, che la Fioretta creò per ospitare non solo i clochard, ma come ho scoperto oggi, anche tante famiglie di sfrattati.
Gli amici della Comunità di Sant’Egidio sono riusciti a ottenere un funerale, sempre alla parrocchia.
Con la Kiarah, all’inizio facevo fatica a parlarci, e poi improvvisamente si è sciolto qualcosa, e mi ci sono affezionato, a vederla con quel corpo martoriato e gli occhi vivi, sul suo triciclo.
“Se ne va Kiarah, nata a Palermo, per metà siciliana e per metà tedesca, ma figlia di San Frediano, di cui era un riferimento. L’avrete vista pedalare anche voi per le strade del quartiere a bordo del suo grande triciclo bianco. In piazza Tasso o in piazza Santo Spirito. Una vita in strada quella di Kiarah, spesso contromano, come la sua esistenza, quasi a testimoniare la caparbietà di quella anima e di quel corpo così esile, malato e segnato da un brutto incidente. La volontà di andare avanti, comunque. Nonostante fosse difficile camminare, anche solo muoversi o parlare.”
Kiarah
Un mio amico mi parla di sua sorella, che andrà sui settant'anni.
Suo marito sta male, poi un po' si riprende.
Stanno a letto, lui le prende la mano, le dice piano, "dammi un bacino", e muore.
L’altro ieri, parlo con un’amica (pure lei, di parrocchia!). Ironica e ridente, mi racconta dell’Alluvione quando lei era ragazza, e parliamo di M. che aveva in casa un merlo.
Parliamo dello strano valore che ha la parola per i toscani, e lei mi racconta di suo babbo che si ricordava delle sfide in ottava rima, in Piazza del Carmine. E di come il trucco stesse nel concludere sempre con una parola difficile.
Mi dice che lei ha scritto tre testi, due sul rione, e l’ultimo su se stessa, vedova con marito a carico.
“E’ successo otto anni fa, in dieci minuti con un’ischemia, mio marito ha perso metà del cervello.
Ha perso l’uso di tutto il lato destro del corpo, ma soprattutto ha perso la parola, no, non solo non parla, ha perso proprio tutta la parte che riguarda la parola, la scrittura, la lettura. Se vedessi l’encefalogramma, tutto bruciato. In dieci minuti.
Eppure c’è”.
Da una parte, provo un intenso desiderio di abbracciarla e di scoppiare a piangere; dall’altra resto colpito dalla domanda, cosa possa essere la mente umana, pienamente funzionante, ma senza parola. Come la mente dei gatti, insomma.
Gli studenti di antropologia possono laurearsi con una tesi su una famiglia di zingari senza documenti, o magari su una tribù dell’Amazzonia che sta per essere eliminata dalla faccia della terra, ma s’è mai vista una tesi su come politici e imprenditoridecidono le sorti di una città?
Provo a presentarvi la mia città, che è sicuramente tra le più ricche del mondo, tenendo conto del fondamentale ragionamento del Trilussa:
“seconno le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno: e, se nun entra nelle spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perch’è c’è un antro che ne magna due.”
Da noi esistono mille e mille interessi, ma esiste un unico Partito Unico, e quindi tutte le cose interessanti avvengono solo lì. Sia quelle belle sia quelle brutte.
So che esiste anche una piccola opposizione di Sinistra, e la mitologia racconta che esisterebbe pure una Destraa Firenze. Molti dicono che sia una chimera, ma io posso testimoniare di aver incontrato ben due esseri umani di Destra a Firenze.
C’è un bar frequentato da fighetti di Sinistra che fanno scommesse su progetti Erasmus sull’Inclusività in attesa di una vita da precari. E che hanno come unica ricchezza, oltre a genitori che li mantengono fino ai quarant’anni, il Ditino Imparatore di quelli che stanno dalla parte giusta.
Ora, a dare da mangiare e da bere ai Portatori di Ditini, c’era una ragazza. Che mi diceva che votava per la Lega perché da donna, aveva paura di tornare a casa dal lavoro la notte. Spero che non l’abbiano licenziata per questo.
L’altro Destro Fiorentino era un cubano nero – di pelle e di cuore – alto due metri, che si vestiva sempre da paramilitare, e aveva sei figli, e viveva in una casa occupata.
Il Cubano mi diceva che in Italia è un eschifo, drogati e ladri e non è ordine, non è famiglia!Non è valori, non è rispetto, sono tutti comunisti! Però, ricordando Cuba, mi disse, Comunismo ha una cossa buena: pena di muerte!
(Dimenticavo, la moglie bianca di pelle e argentina, si dichiara comunista).
Il Cubano riuscì a presentarsi come candidato nella lista di Forza Italia, spacciandosi (non ho idea se a torto o a ragione) per l’ex guardia del corpo di Fidel Castro pentito, e prese 177 preferenze. “Vedi, Italia è eschifo, in tutta Firenze, 177 voti, niente! Qui vincono solo drogati e comunisti!”
Ora, il caso fantastico volle che alle stesse elezioni, si candidò una mia amica, che fa l’antiquaria.
Quando nel Cinque-Seicento i secondogeniti di tutta Europa dovevano arrangiarsi facendo i mercenari, saccheggiavano il saccheggiabile, e poi venivano a Firenze dagli avi della mia amica a rivendere il ricavato. Per cui la mia amica ha la sua meravigliosa bottega nel palazzo più bello di una delle vie più belle di Firenze. E quindi ovviamente si candidò per il Partito Unico.
Non venne eletta, ma mi disse, “Le elezioni sono andate benissimo… sai che ho preso 177 preferenze!”177, esattamente come il Cubano. Giuro.
La Destra, per farsi propaganda può contare solo su una decina di eroici extracomunitari (e una fantastica diciottenne autoctona) che spaccano a colpi di tombino le vetrine dei negozi che non hanno una saracinesca, e rubano qualche euro dalla cassa.
Il bello è che vengono regolarmente arrestati e poi rilasciati e poi ci riprovano, e li arrestano di nuovo e poi li rilasciano e poi ci riprovano.
Una persona ragionevole direbbe che la colpa, se c’è, è del governo nazionale che non fa leggi adatte; e infatti una campagna elettorale costruita sui tombini non va lontano, per cui la Destra non riesce finora nemmeno a trovare qualcuno che si candidi a perdere contro il Partito Unico.
Comunque, il Partito Unico ha trovato l’Antidoto alla Destra che Avanza: ha pagato (con i soldi pubblici) tre ditte per mandare in giro per il centro 24 individui anglicamente chiamati steward,
“Tra loro ci sono anche donne, un giovane rumeno, un tunisino, un senegalese, un kosovaro e un marocchino”
che tolta la fuffa inclusiva, fa capire esattamente quanto li devono pagare.
Come sapete, il governo nazionale destrista non vuole concedere uno stipendio minimo; per cui il Partito Unico ha deciso di fare dello stipendio minimo di dieci euro l'ora una controcausa.
Bene, ieri mi raccontavano di un tale che lavora per una cooperativa pagata dal Comune di Firenze che fa il factotum alla Fenice (il luogo dove gli sfigati rinascono dal nulla, o crepano, ma incrociamo le dita) e prende 17 euro al giorno per cinque ore di lavoro a caricare e scaricare pesi. Diviso per cinque ore, fanno 3,40 euro l'ora.
Così la sera mi trovo sotto casa tre sottopagati dai capelli bianchi, con vistose giacche fosforescenti, che stanno dalle 18 alle 23 a Securizzare la strada (entro le 23, l’ultimo elettore potenzialmente di destra è a dormire, e quindi buonanotte).
Chiedo se sono controllori dei biglietti dell’autobus, con molto imbarazzo, confessano il loro ruolo.
Le giovanili squadre di steward partono in guerra per salvare Firenze dal Degrado, con al centro il Nostro Sindacoin camicia nera
Pare che gli steward, in due settimane di intenso lavoro, abbiano già sventato il furto di una bicicletta.
In un anno ci sono 52 settimane, per cui se va bene, 26 biciclette saranno salve.
Leggo un articolo che riassume in un colpo solo il senso dell’impero statunitense. Sono cose che ho capito lentamente, negli anni, ma qui le trovo tutte insieme, come uno schiaffo in faccia.
Il tono è un po’ sopra le righe per il mio stile personale, a partire dal titolo: “La politica estera statunitense è una truffa costruita sulla corruzione”, per cui cerco di capire meglio chi è l’autore, prima di tradurre e pubblicare il suo testo. Magari è un pensionato che passa troppo tempo su Twitter…
Jeffrey Sachs è un economista, di famiglia ebraica, formatosi a Harvard e che oggi insegna alla Columbia University. E’ stato “consulente speciale” al segretario generale dell’ONU, ed è uno degli autori dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. E’ stato consulente per la transizione verso l’economia di mercato in Polonia, Slovenia, Estonia e Russia ai tempi di Gorbaciov. E nel 2020, The Lancet gli ha dato la presidenza della sua commissione sul Covid-19. Da anni, poi, Sachs organizza importanti progetti per far uscire l’Africa dalla fame.
Non so se tutto questo me lo rende particolarmente simpatico, ma una certa autorevolezza non gli si può negare.
Ripreso da Antiwar.com, che lo ha ristampato da CommonDreams con il permesso dell'autore.
In apparenza, la politica estera degli Stati Uniti sembra del tutto irrazionale. Gli Stati Uniti entrano in una guerra disastrosa dopo l’altra: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Ucraina e Gaza. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti si sono isolati a livello globale nel sostenere le azioni genocide di Israele contro i Palestinesi, votando contro una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a Gaza sostenuta da 153 Paesi con l’89% della popolazione mondiale, e contrastata solo dagli Stati Uniti e da 9 piccoli Paesi con meno dell’1% della popolazione mondiale.
Negli ultimi 20 anni, tutti i principali obiettivi di politica estera degli Stati Uniti sono falliti. I Talebani sono tornati al potere dopo 20 anni di occupazione statunitense dell’Afghanistan. L’Iraq post-Saddam è diventato dipendente dall’Iran. Il presidente siriano Bashar al-Assad è rimasto al potere nonostante gli sforzi della CIA per rovesciarlo. La Libia è caduta in una lunga guerra civile dopo che una missione NATO guidata dagli Stati Uniti ha rovesciato Muammar Gheddafi. L’Ucraina è stata randellata sul campo di battaglia dalla Russia nel 2023, dopo che gli Stati Uniti hanno segretamente affondato un accordo di pace tra Russia e Ucraina nel 2022.
Per capire la truffa della politica estera, si pensi all’odierno governo federale come a un racket a più settori controllato dai migliori offerenti.
Nonostante queste notevoli e costose debacle, una dopo l’altra, lo stesso cast di personaggi è rimasto al timone della politica estera statunitense per decenni, tra cui Joe Biden, Victoria Nuland, Jake Sullivan, Chuck Schumer, Mitch McConnell e Hillary Clinton.
2022, un’ottima annata!
Cosa succede?
L’enigma si risolve riconoscendo che la politica estera americana non riguarda affatto gli interessi del popolo americano. Si tratta invece degli interessi degli addetti ai lavori di Washington, a caccia di contributi per le campagne elettorali e di posti di lavoro redditizi per sé, per il personale e per i familiari. In breve, la politica estera degli Stati Uniti è stata violata dai grandi capitali.
Di conseguenza, il popolo americano sta perdendo molto. Le guerre fallite dal 2000 sono costate circa 5.000 miliardi di dollari in spese dirette, ovvero circa 40.000 dollari per famiglia. Altri 2.000 miliardi di dollari circa saranno spesi nei prossimi decenni per l’assistenza ai veterani. Al di là dei costi direttamente sostenuti dagli americani, dovremmo anche riconoscere i costi terribilmente elevati subiti all’estero, in milioni di vite perse e trilioni di dollari di distruzione di proprietà e natura nelle zone di guerra.
I costi continuano ad aumentare. Nel 2024 le spese militari degli Stati Uniti ammonteranno a circa 1.500 miliardi di dollari, pari a circa 12.000 dollari per famiglia, se si aggiungono le spese dirette del Pentagono, i bilanci della CIA e di altre agenzie di intelligence, il bilancio della Veteran’s Administration, il programma di armi nucleari del Dipartimento dell’Energia, gli “aiuti esteri” militari del Dipartimento di Stato (come quelli a Israele) e altre linee di bilancio legate alla sicurezza. Centinaia di miliardi di dollari sono soldi buttati nel cesso, sperperati in guerre inutili, basi militari all’estero e un accumulo di armi del tutto inutile che avvicina il mondo alla terza guerra mondiale.
Eppure, descrivere questi costi enormi significa anche spiegare la contorta “razionalità” della politica estera statunitense. I 1.500 miliardi di dollari di spese militari sono la truffa che continua a dare – al complesso militare-industriale e agli addetti ai lavori di Washington – anche se impoverisce e mette in pericolo l’America e il mondo.
Per capire la truffa della politica estera, si pensi all’odierno governo federale come a un racket di più divisioni controllate dai migliori offerenti. La divisione Wall Street è gestita dal Tesoro. La divisione dell’industria sanitaria è gestita dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. La divisione Petrolio e Carbone è gestita dai Dipartimenti dell’Energia e degli Interni. La divisione Politica estera è gestita dalla Casa Bianca, dal Pentagono e dalla CIA.
Ciascuna divisione utilizza il potere pubblico per ottenere vantaggi privati attraverso accordi privilegiati, unti da contributi alle campagne elettorali delle aziende e da spese di lobbying. È interessante notare che la divisione dell’industria sanitaria rivaleggia con la divisione della politica estera come notevole truffa finanziaria. Nel 2022 la spesa sanitaria americana ha raggiunto l’incredibile cifra di 4,5 trilioni di dollari, pari a circa 36.000 dollari per famiglia, di gran lunga la spesa sanitaria più alta al mondo, mentre gli Stati Uniti si sono classificati al 40° posto tra le nazioni per aspettativa di vita. Una politica sanitaria fallimentare si traduce in ingenti guadagni per l’industria sanitaria, proprio come una politica estera fallimentare si traduce in mega-ricavi per il complesso militare-industriale.
La frase sulle spese mediche è poco chiara, quindi riassumo quello che ho capito io: gli Stati Uniti nel 2022 hanno speso 4,5 trilioni di dollari in spese mediche, divise tra un 29% coperte da assicurazioni private, 21% coperto da Medicare (spesa pubblica per gli ultra-65enni), il 18% coperto da Medicaid (spesa pubblica per i "poveri"). Il resto mi sembra di capire coperto da spese personali non assicurate e non rimborsate, ma mi posso sbagliare.
Più guerre, ovviamente, più affari.
La divisione Politica estera è gestita da una piccola cerchia segreta e affiatata, che comprende i vertici della Casa Bianca, della CIA, del Dipartimento di Stato, del Pentagono, delle Commissioni per i Servizi Armati di Camera e Senato e delle principali aziende militari, tra cui Boeing, Lockheed Martin, General Dynamics, Northrop Grumman e Raytheon. Ci sono forse un migliaio di persone chiave coinvolte nella definizione delle politiche. L’interesse pubblico conta davvero poco.
I principali responsabili della politica estera gestiscono le operazioni di 800 basi militari statunitensi all’estero, centinaia di miliardi di dollari di contratti militari e le operazioni di guerra in cui vengono impiegati gli equipaggiamenti. Più guerre, ovviamente, più affari. La privatizzazione della politica estera è stata notevolmente amplificata dalla privatizzazione del business della guerra stessa, in quanto sempre più funzioni militari “fondamentali” sono state affidate ai produttori di armi e ad appaltatori come Haliburton, Booz Allen Hamilton e CACI.
Oltre alle centinaia di miliardi di dollari di contratti militari, ci sono importanti ricadute commerciali dalle operazioni militari e della CIA. Con basi militari in 80 Paesi del mondo e operazioni della CIA in molti altri, gli Stati Uniti giocano un ruolo importante, anche se per lo più occulto, nel determinare chi governa in quei Paesi e quindi nelle politiche che danno forma a lucrosi affari riguardanti minerali, idrocarburi, oleodotti e terreni agricoli e forestali. Dal 1947 gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare almeno 80 governi, in genere guidati dalla CIA attraverso l’istigazione di colpi di stato, assassinii, insurrezioni, disordini civili, manomissioni elettorali, sanzioni economiche e guerre palesi. (Per un superbo studio delle operazioni statunitensi di cambio di regime dal 1947 al 1989, si veda Covert Regime Change di Lindsey O’Rourke, 2018).
Oltre agli interessi commerciali, ci sono naturalmente gli ideologi che credono veramente nel diritto dell’America di governare il mondo. Il caso più famoso è quello della famiglia Kagan, sempre più guerrafondaia, anche se i suoi interessi finanziari sono profondamente intrecciati con l’industria bellica. Il punto sull’ideologia è questo. Gli ideologi si sono sbagliati in quasi tutte le occasioni e molto tempo fa avrebbero perso i loro pulpiti a Washington, se non fosse per la loro utilità come guerrafondai. Volenti o nolenti, servono come esecutori pagati per il complesso militare-industriale.
C’è un inconveniente persistente in questa continua truffa commerciale. In teoria, la politica estera è condotta nell’interesse del popolo americano, anche se in realtà è il contrario. (Una contraddizione simile si applica ovviamente all’assistenza sanitaria troppo costosa, ai salvataggi governativi di Wall Street, ai vantaggi dell’industria petrolifera e ad altre truffe). Il popolo americano raramente sostiene le macchinazioni della politica estera statunitense quando occasionalmente sente la verità. Le guerre dell’America non sono condotte dalla domanda popolare, ma da decisioni prese dall’alto. Sono necessarie misure speciali per tenere il popolo lontano dai processi decisionali.
In teoria, la politica estera è condotta nell’interesse del popolo americano, anche se in realtà è il contrario.
La prima di queste misure è la propaganda incessante. George Orwell ha fatto centro in 1984 quando “il Partito” ha improvvisamente cambiato il nemico straniero dall’Eurasia all’Estasia senza una parola di spiegazione. Gli Stati Uniti fanno essenzialmente lo stesso. Chi è il più grande nemico degli Stati Uniti? Scegliete voi, secondo la stagione. Saddam Hussein, i Talebani, Hugo Chavez, Bashar al-Assad, l’ISIS, Al-Qaeda, Gheddafi, Vladimir Putin, Hamas, hanno tutti svolto il ruolo di “Hitler” nella propaganda statunitense. Il portavoce della Casa Bianca, John Kirby, fa la propaganda con un sorrisetto sul volto, segnalando che anche lui sa che ciò che dice è ridicolo, anche se leggermente divertente.
La propaganda è amplificata dai think tank di Washington che vivono grazie alle donazioni degli appaltatori militari e, occasionalmente, dei governi stranieri che fanno parte delle operazioni di truffa degli Stati Uniti. Basti pensare al Consiglio Atlantico, al CSIS e, naturalmente, all’immancabile Istituto per lo Studio della Guerra, fornito dai principali appaltatori militari.
Il secondo è quello di nascondere i costi delle operazioni di politica estera. Negli anni ’60, il governo statunitense commise l’errore di costringere il popolo americano a sostenere i costi del complesso militare-industriale arruolando giovani per combattere in Vietnam e aumentando le tasse per pagare la guerra. L’opinione pubblica si oppose.
Dagli anni ’70 in poi il governo è stato molto più astuto. Il governo ha messo fine alla leva e ha reso il servizio militare un lavoro a pagamento piuttosto che un servizio pubblico, con il supporto di spese del Pentagono per reclutare soldati dagli strati economici più bassi. Ha anche abbandonato l’idea pittoresca che le spese del governo debbano essere finanziate dalle tasse, e ha invece spostato il bilancio militare verso una spesa in deficit che lo protegge dall’opposizione popolare che si scatenerebbe se fosse finanziato dalle tasse.
Ha anche convinto Stati clienti come l’Ucraina a combattere le guerre americane sul campo, in modo che nessun sacco di cadaveri americani possa rovinare la macchina della propaganda statunitense. Inutile dire che i maestri di guerra statunitensi come Sullivan, Blinken, Nuland, Schumer e McConnell restano a migliaia di chilometri di distanza dai fronti. La morte è riservata agli ucraini. Il senatore Richard Blumenthal (D-Conn.) ha difeso gli aiuti militari americani all’Ucraina come soldi ben spesi perché “senza che una sola donna o uomo di servizio americano sia stato ferito o abbia perso la vita“, senza che al buon senatore sia venuto in mente di risparmiare le vite degli ucraini, che sono morti a centinaia di migliaia in una guerra provocata dagli Stati Uniti per l’allargamento della NATO.
Questo sistema è sostenuto dalla completa subordinazione del Congresso degli Stati Uniti al business della guerra, per evitare qualsiasi messa in discussione dei bilanci spropositati del Pentagono e delle guerre istigate dal ramo esecutivo. La subordinazione del Congresso funziona come segue. In primo luogo, la supervisione del Congresso sulla guerra e sulla pace è in gran parte assegnata alle Commissioni per i servizi armati della Camera e del Senato, che in gran parte definiscono la politica generale del Congresso (e il bilancio del Pentagono). In secondo luogo, l’industria militare (Boeing, Raytheon e altri) finanzia le campagne elettorali dei membri del Comitato per i servizi armati di entrambi i partiti. Le industrie militari spendono anche ingenti somme in attività di lobbying per garantire stipendi lucrosi ai membri del Congresso in pensione, ai loro staff e alle loro famiglie, sia direttamente nelle aziende militari che nelle società di lobbying di Washington.
È compito urgente del popolo americano rivedere una politica estera che è così rotta, corrotta e ingannevole da seppellire il governo di debiti e da spingere il mondo verso l’Armageddon nucleare.
L’hackeraggio della politica estera del Congresso non è opera solo del complesso militare-industriale statunitense. La lobby di Israele ha imparato da tempo l’arte di comprare il Congresso. La complicità dell’America nello stato di apartheid di Israele e nei crimini di guerra a Gaza non ha senso per la sicurezza nazionale e la diplomazia degli Stati Uniti, per non parlare della decenza umana. Sono il frutto degli investimenti della lobby israeliana che ha raggiunto i 30 milioni di dollari in contributi per la campagna elettorale nel 2022 e che li supererà di gran lunga nel 2024.
Quando il Congresso si riunirà nuovamente a gennaio, Biden, Kirby, Sullivan, Blinken, Nuland, Schumer, McConnell, Blumenthal e i loro simili ci diranno che dobbiamo assolutamente finanziare la guerra perdente, crudele e ingannevole in Ucraina e il massacro e la pulizia etnica in corso a Gaza, per evitare che noi, l’Europa e il mondo libero, e forse lo stesso sistema solare, soccombano all’orso russo, ai mullah iraniani e al Partito comunista cinese. I promotori dei disastri della politica estera non sono irrazionali in questa propaganda della paura. Sono ingannevoli e straordinariamente avidi, perseguono interessi ristretti a scapito di quelli del popolo americano.
È compito urgente del popolo americano rivedere una politica estera che è così rotta, corrotta e ingannevole da seppellire il governo di debiti e da spingere il mondo verso l’Armageddon nucleare. Questa revisione dovrebbe iniziare nel 2024, rifiutando qualsiasi altro finanziamento per la disastrosa guerra d’Ucraina e per i crimini di guerra di Israele a Gaza. La pacificazione e la diplomazia, non le spese militari, sono la strada per una politica estera statunitense di interesse pubblico.
Jeffrey D. Sachs è professore universitario e direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia University, dove ha diretto l’Earth Institute dal 2002 al 2016. È anche presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite e commissario della Commissione per lo sviluppo a banda larga delle Nazioni Unite. È stato consulente di tre Segretari generali delle Nazioni Unite e attualmente ricopre il ruolo di SDG Advocate sotto il Segretario generale Antonio Guterres. Sachs è autore, da ultimo, di A New Foreign Policy: Beyond American Exceptionalism (2020). Tra gli altri libri ricordiamo: Costruire la nuova economia americana: Smart, Fair, and Sustainable (2017) e The Age of Sustainable Development (2015) con Ban Ki-moon.
“Passeranno il Natalefuori dalla casa dove hanno abitato per decenni, si chiamano Adua e Roberto e sono una coppia di ottantenni appena sfrattata dal loro appartamento di Borgo Pinti. Onoravano regolarmente il loro contratto di affitto che però non è stato rinnovato.”
Un commentatore di questo blog ha fatto gli auguri di Natale a tutti, tra cui un commentatore di religione ebraica, che ha comprensibilmente e gentilmente respinto gli auguri:
“non festeggio Natale e quindi non so che farmene degli auguri per una festa che non festeggio”
Mi vengono diverse riflessioni.
Innanzitutto, condivido in pieno la sensazione delle feste altrui che rifiuto, a partire da quella per Babbo Natale e Amazon, ma anche il Quattro Novembre.
Sentirsi fuori dalle feste comandate da altri è un’affermazione sana di libertà.
Per me che “sono” tutto e niente, che ci tengo a dire, “non sono cristiano”, c’è però un racconto antico, che non importa minimamente se è “successo storicamente”, perché è più vero di tutti i fatti. Non importa che fosse vero allora, se è vero oggi.
Una ragazzina, fragile come tutte le sue coetanee di tutti i tempi, le ballerine anoressiche e le lavandaie sognatrici, eppure mare-materia-maryam-maya–madonna, grembo dell’universo, vergine-cacciatrice come Artemide di Efeso, azzurra come le acque…
Bimba di tre anni, abbandonata rinchiusa in una scuola un po’ speciale, che guarda su un giardino, dove a primavera cresce con forza la vita.
Un hortus conclusus.
scorre per la prima volta il sangue, va data in sposa, gli sposi aspiranti depongano dei rami sull’Altare, fiorisce solo il ramo deposto da Giuseppe l’Artigiano, perché viene dai rami dell’Albero dell’Eden.
La ragazzina mare, la ragazzina-infinito, in quei giorni di equinozio, incontra un essere volante con un giglio in mano, che in fondo è come il giaggiolo di Firenze.
A San Bartolomeo che guarda dall’alto la nostra città, il piccolo poeta Abner ti fa entrare oggi nella stanza dove Leonardo dipinse l’Annunciazione, il braccio destro della Madonna Madre è troppo lungo, perché va visto da un angolo preciso che Abner ci indica… Ma c’è un muretto che è uguale da allora, come sono uguali due cipressi. E guardiamo per un attimo il mondo verso Fiesole, come lo guardò Leonardo.
Dall’Equinozio di Primavera, passano quei nove mesi al Solstizio d’Inverno.
Alla mezzanotte del Grande Buio, una coppia senza casa, con un padre che sa di non essere padre,partorisce un bimbetto ancora più fragile:
“Mentre tutto era immerso in profondo silenzio, e la notte era a metà del suo corso, l’onnipotente tuo Verbo, o Signore, discese dal celeste trono regale.”
In quell’attimo, il gallo cantò, unica volta, a mezzanotte.
Un bimbetto che non sarebbe mai stato nessuno: eppure poco dopo la sua nascita, avrebbero cercato di sterminare lui e tutti quelli come lui.
Strage degli Innocenti del Beato Angelico, a San Marco a Firenze
Che poi poteva essere la bambina di Gaza:
Il bimbetto scampato al massacro, profugo in Egitto, infimo rottame di umanità, ci rende divini: largitus est nobis suam Deitatem.
Nel sangue mestruale, nel grembo della madre, nello sfratto, nel massacro, nella fuga, nella condanna del tribunale, nella crocifissione, abbiamo assaggiato la carne e sapeva di pane, e il sangue sapeva di vino.
Four of us set out from Florence, with dawn beginning to light up the waters of the Arno, for Carrara, city of marble, sea, quarrymen and anarchists.
One of the most beautiful areas in Italy.
Where the global marble business has stolen the ancient commons of the local inhabitants with the complicity of political forces of the right and left, and every year extracts five million tons of irreplaceable limestone: some 80% is scrap used as calcium carbonate CaCo3, a filler inpaper, glass, plastics, paint, beauty creams, but above all, toothpaste.
Ingredients of Colgate Triple Action original mint toothpaste
We are going to attend a crowded conference to which every local councillor had been invited, yet not a single one had the courage to show up.
You may not know that in the northwestern corner of Tuscany there is a mountain range, unique in Europe, a mere 55 kilometres long, that has nothing to do with the nearby, smooth Apennines: the range is that of the Mountains of the Moon, known today as the “Apuan Alps“, because of their craggy peaks – from the Pania della Croce I looked over the Tyrrhenian Sea from Elba on the left to Corsica to beyond Genoa on the right, nearly to France.
Here you can see a beautiful collection of photos by Emanuele Lotti. I'll steal just one of them, where you can see the twilight shadow of the Pania reflecting on the sea:
Those mountains were raised from the bottom of the sea floor, by countless billions of tiny uncelebrated lives of creatures with calcareous shells, corals, molluscs, and fish with their bones. It took them some three hundred million years, till all their seaworld was thrust up into the sky.
“Full fathom five thy father lies, Of his bones are coral made, Those are pearls that were his eyes, Nothing of him that doth fade, But doth suffer a sea change, into something rich and strange, Sea-nymphs hourly ring his knell, Ding-dong. Hark! now I hear them, ding-dong, bell.”
Those flickering underwater lives became the world’s most renowned source of marble.Marmo di Carrara…
A world of peaks and caves and underground cavities like the Antro della Corchia, but like many others no one has yet explored, something like what Gimli spoke of in the Lord of the Rings:
“My good Legolas, do you know that the caverns of Helm’s Deep are vast and beautiful? There would be an endless pilgrimage of Dwarves, merely to gaze at them, if such things were known to be. Aye indeed, they would pay pure gold for a brief glance!’
‘And I would give gold to be excused,’ said Legolas; ‘and double to be let out, if I strayed in!’
‘You have not seen, so I forgive your jest,’ said Gimli. ‘But you speak like a fool. Do you think those halls are fair, where your King dwells under the hill in Mirkwood, and Dwarves helped in their making long ago? They are but hovels compared with the caverns I have seen here: immeasurable halls, filled with an everlasting music of water that tinkles into pools, as fair as Kheled-zâram in the starlight.”
Antro della Corchia
The law that has been cast over the world in the last centuries knows only the faceless stateon the one hand, and privatepropertyon the other: where private stems from the Roman idea of someone de-priving everybody else of something.
Both the state and private property were alien to the Commons of those who were bold enough to live in the mountains: shepherds, farmers and quarrymen of the marble that could be used for a pillar in Rome, then for a statue by Donatello or – much more often – for a gravestone to remember the dead: a friend of mine has a house at Minazzana, where Michelangelo, just 22, used to stop over, to select the right marble for the Pietà.
Some ninety years ago, one of the greatest and least remembered poets of the English language, Basil Bunting, came to live under the shadows of the Mountains of the Moon:
White marble stained like a urinal cleft in Apuan Alps, always trickling, apt to the saw. Ice and wedge split it or well-measured cordite shots, while paraffin pistons rap, saws rip and clamour is clad in stillness: clouds echo marble middens, sugar-white, that cumber the road stones travel to list the names of the dead.
There is a lot of Italy in churchyards, sea on the left, the Garfagnana over the wall, la Cisa flaking to hillside fiddlers above Parma, melancholy, swift, with light bow blanching the dance.
Marblequarrying is by its very nature irreversible destruction. Basil Bunting could already hear the “well-measured cordite shots“, but before that came two thousand years of pickaxes hewing the rock.
The countless thousands of quarrymen who fell to their deaths, who were crushed as they rolled gigantic blocks of marble down the lizze, wheels made of tree trunks, could never regrow what they destroyed.
The first change came in the eighteenth century, when Tuscany’s most beloved ruler, the enlightened Pietro Leopoldo, suppressed the ancient custom of the death penalty.
But while he was at it, he also began to suppress the ancient custom of democracy; and started the privatisation of what had once been Commons, usi civici, domini collettivi, as they are still called today.
This was when a young man from Wakefield in England, William Walton, embodying the whole New World, arrived in the village of Serravezza:
“An active young man well versed in commercial and financial practices, young Walton is also gifted with a remarkable aptitude for solving organisational and technical problems and in this early period of his stay in Italy he looked around in search of the most profitable industrial or commercial activity.”
“By 1866 Walton headed an industrial and commercial empire which covered all the aspects of marble production, quarrying, transport, sawmills, and sea transport to the customers”
British and French fought each other in a senseless war that led to the death of millions; but found themselves together in exploiting the Apuan Alps.
Jean Baptiste Alexandre Henraux, a Napoleonic soldier charged with the task of stealing works of art out of Italy and bringing them to the Louvre, took the fine title of “Royal Superintendent of the selection and acquisition of white and statuary marble from Carrara for public monuments in France“.
In the very same years when the colonizers of North America were stealing land from the Native Americans, Henraux and his heirs opened 132 quarries, seizing possession of the commons belonging to the Comunità civica della Cappella “Civic Community of the Chapel”, so named for one of those places of worship where mountain people looking at the skies and feeling the icy wind, thank the saints for still being alive.
The chapel of Serravezza
Today, the Henraux have faded out: in 2014, the company was bought out by CPC Marble & Granite, based in Cyprus,
“the major supplier of all finishing material to Makkah and Madinah Holy Mosques Expansions”
but above all, a member of the Binladen Group Global Holding Company: in 2018, Osama‘s less famous brother, Bakr, while in gaol for corruption, transferred his share to the Saudi government. So today, Anròas the locals quaintly call the Henraux company, is actually a part of the worldwide network of Saudi power.
People from Riomagno, Azzano, Fabiano, Giustagnana, Minazzana, Basati, Cerreta Sant’Antonio and Ruosina, to cite ancient names, dispossessed like the Sioux and Mapuche: it is curious to note how many Italians stand for distant peoples, yet know nothing about their neighbours. And how other Italians, who complain of Islamic invasion when a few immigrants come to pray together, fall silent when the Saudi government takes over slices of Italian land.
Fragments of Italian laws still recognise the basic principle underlying the Commons: that there is not only the bureaucrat versus the individual, but that what existed before both, also has rights: not the ‘it’ of the state versus the ‘I’, but we-our-people.
Today, the Comunità civica della Cappella is claiming back the stolen land.
And it has won cases in court.
So, the centre-right mayor of the municipality of Serravezza invented an agreement with the landrobbers, to give them almost everything, while leaving some woods in the hands of the Civic Community.
This decision required the approval of the representatives of the Civic Community, who of course were not willing to sign.
Then the Regional Government, in the hands of the centre-left party, found a way to prevent the Civic Community from regularly electing a board which could object to the decision of the centre-right mayor.
Corporations, faceless global acronyms, can today exploit not only the lands the commoners once owned, but also public lands, with what are called “grants“. Grants are for a limited period, but as they expire, the Regional Government has devised a creative way of greenwashing.
The commoners’ pickaxes left minimal waste; but the well measured cordite shots turned most of the marble into waste, currently 75% is allowed, in some cases, 95%.
However, if companies, instead of just leaving the waste on the ground in the great ravaneti which mark the territory, turn even that waste into profit for themselves as calcium carbonate for toothpaste and beauty cream, their grants are extended for years.
A typical ravaneto
The rest of the waste becomes marmèttola, a fine white powder which enters the mysterious underground cavities of the Apuan Alps, where rainwater flows in becoming springs and lakes, and renders these waters undrinkable.
As everywhere else, global corporations seek local complicity.
First of all, speaking of employment. The local newspaper, reporting the conference we went to (or rather, “ecologists march on the Apuan Alps“), quoted a marbledealer in its title, “If we close down, we’ll all die here”.
Ecologists march on the Apuan Alps: “If we close down, we’ll all die here”
Actually, the global corporations have cut every possible workplace, through technological innovation. With production at a level never seen before, employment is down to a few hundred people, against 20.000 employed some decades ago.
At the same time, marble blocks, instead of being processed locally, are shipped directly to China. However, the first cut is made in Italy, which is enough to make patriotic rightists feel all is well.
The Fondazione Marmo, the Marble Foundation paid for by the global dealers, pays for many local initiatives where a park becomes “green” and “inclusive” through planting some trees, marble statues speak of “peace“, “marble is on the side of women“, “marble for health“. And other Orwellian words which make every left-leaning heart beat happily.
Thousands of local people, in a small community, can be bought over this way, blending the donation of minor hospital equipment, with the mirage of jobs, with the idea of continuing the work of Michelangelo.
While the cancer rate in the area, unsurprisingly, is the highest in the region, as is the unemployment rate.
And of course, there will be no water in a few years, when all the springs have been poisoned, and no jobs when artificial intelligence has taken over even the job of the people who write obedient titles in the local press.
“The lodes lead away north towards Caradhras, and down to darkness. The Dwarves tell no tale; but even as mithril was the foundation of their wealth, so also it was their destruction: they delved too greedily and too deep, and disturbed that from which they fled, Durin’s Bane.”
Tolkien, The Lord of the Rings
Note:
Most of the information here comes from what people who live in the district have told us, partly over the years, partly during the conference in Carrara. Which is why not everything is sourced with links.
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