Alpi Apuane

“I Nani non narrano alcuna storia; ma così come fu il fondamento della loro ricchezza, mithril fu anche la causa della loro distruzione: scavarono troppo avidamente e troppo in profondità, disturbando ciò da cui fuggivano, il Flagello di Durin.”

J.R.R. Tolkien, Il signore degli anelli

Le gambe dolenti, di ritorno da due giorni sulle Alpi Apuane.

In cima alla Pània della Croce, passo dopo passo tra sassi aguzzi

pania, dicono, sia un frammento sopravvissuto della lingua dei Liguri

intravediamo i mufloni sfuggenti, e sul sentiero le fatte dei lupi cariche di peli di cinghiale,

“Dear little animal, dark-eyed and small
Caring for your fur with pointed paws
This hawk of truth is swift and flies with a still cry
A small sweet meat to the eyes of night”

a guardare,

ma che cosa pazzesca sono i nostri occhi

nell’aria limpidissima che fa vedere contorni di una nettezza che in città non esistono, c’è proprio qualcosa che lascia confusi i nostri occhi urbani,

VEDIAMO

l’isola d’Elba,

il Lago di Massaciuccoli (Massaciuccoli è l’acqua più profonda che c’è. E’ piena di cadaveri)

l’Arno che diventa mare

la Capraia

la Gorgona con i suoi carcerati

ancora oltre, la Corsica

un’immensa nave crociera minacciosa davanti alla Spezia

il golfo di Lerici, e Montemarcello massacrato dalle bombe americane

l’isola della Palmaria

“è grande quanto il marmo che estraggono ogni anno dalle Apuane”

il bosco del Fato Nero, e anche lì sono storie su storie

la roccia dove uccisero il Nonno

“dei ragazzi di Viareggio gli regalarano una grande conchiglia, e lui ne fece uno strumento con cui chiamava i soccorsi in montagna, per suonarlo, non dovevi soffiare, dovevi farci una sorta di pernacchia.

Il Nonno accompagnò un americano su per i monti, e un tedesco li vide, e lo uccise – e poi si rese conto che il Nonno era quello con cui aveva mangiato qualche giorno prima, e scoppiò a piangere”

la Garfagnana, distesa paese dopo paese (e ogni paese una storia)

l’Emilia dove passano i morbidi monti degli Appennini

sono vecchi, hanno trecento milioni di anni, le nostre Apuane ne hanno soltanto sessanta milioni e sono ancora aguzze”

l’avida Lucca dei barattieri, tutta stretta tra le sue mura

poi più vicino, Pisa

e vicinissimo il Procinto che è una roccia che sembra impossibile da scalare, con quelli che dicono fossero i suoi figlioli ai piedi

e colline morbide verso l’Uomo Morto e la Donna Dormiente

“mi ricordo, non da qui… sembrava avere i capelli tutti stesi, e anche le tette!”

La Comunanza di Levigliani che dal Settecento fa legge a sé

l’Antro della Corchia che è un’intero monte cavo di fiumi e grotte così immense, che quando ci sei dentro…

«E, Legolas, quando le fiaccole sono accese e gli Uomini camminano sui pavimenti sabbiosi sotto cupole echeggianti, ah!

Legolas, allora gemme e cristalli e filoni di minerali preziosi scintillano sulle pareti lucide; e la luce risplende attraverso marmi ondulati simili a conchiglie, luminosi come le vive mani di Dama Galadriel.

Vi sono colonne di bianco, di zafferano e di rosa-alba, Legolas, plasmate e modellate in forme di sogno; sorgono da pavimenti di mille colori per avvinghiarsi agli scintillanti soffitti: ali, corde, tende fini e trasparenti come nuvole ghiacciate; lance, bandiere, pinnacoli di palazzi pensili! Laghi tranquilli riflettono la loro immagine; un mondo sfavillante si affaccia dagli scuri stagni coperti di limpido vetro”

Una ferita sul monte di fronte, la cava abbandonata dove con tre fili di ferro intrecciati tagliavano, un centimetro l’ora, il marmo…

millennio dopo millennio, piccoli esseri cercano luce, hanno fame, vivono ciascuno qualcosa che non capiremo mai, muoiono, le loro conchiglie vengono schiacciate, si trasformano, diventano marmo

polvere nei polmoni per i più fortunati, schiacciati dai massi gli altri, mentre li facevano scendere giù per le vie di lizza, con i fori che ancora si vedono dove piantavano i legni per reggere le corde.

“Son salito una volta per la via di lizza, ma è molto pericolosa…”

E penso, a scenderla con un immenso blocco di marmo, e non per fare un’escursione, ma per tutta una vita…

E poi guardo oltre, e vedo un’intera montagna decapitata, i proprietari hanno esagerato un po’ troppo, ci vorranno appena cinquanta milioni di anni per riparare al danno che hanno fatto

“Sì, lo so, stai pensando al palazzo di Saddam Hussein fatto con il marmo di Carrara…

ma solo il tre percento del marmo qui serve per scopi artistici, tutto il resto diventa CaCo3, carbonato di calcio…

lo trovi nei dentrifici, ad assorbire l’olio nelle gare di motociclismo, nelle piscine, nel vino adulterato, a rendere più morbida la vernice, a far la carta bianca bianca….”

Le Alpi Apuane sono un parco regionale.

Un parco regionale che ospita 180 cave attive, di cui 95 sopra Carrara. Da cui hanno estratto più marmo negli ultimi trent’anni che in tutto il tempo che ci separa dalle statue dell’antica Roma.

Tanto amore e tanto odio quanto un giardino, tanto odio e tanto amore quanto gli antichi molluschi, tanto odio e tanto amore quanto il cielo, la montagna e la terra.

Questa voce è stata pubblicata in esperienze di Miguel Martinez, Firenze, mundus imaginalis, resistere sul territorio e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

57 risposte a Alpi Apuane

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    La velocità con cui agiamo sul territorio è – geologicamente parlando – pazzesca. Ancora ai tempi di Cicerone era possibile andare dall’Aspromonte allo Jutland senza mai uscire da una foresta. Oggi ci si va senza mai entrarvi. Gli eventuali geologi del futuro avranno un bel daffare a capire cosa abbia stravolto la crosta terrestre così in fretta.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  2. Miguel Martinez scrive:

    Provo a portare qualcuno di qua…

    Ognuno ha il suo carattere: mi interessano certamente le mascherine, e cosa dicono i preti, e le destre e le sinistre e i vaccini e i grimpassi.

    Ma trovo mille volte più interessante come – con il pieno consenso di destre e di sinistre e preti e di mangiapreti e di provax e novax – una montagna vecchia di 60 milioni di anni, che si trova in un “parco regionale”, possa essere trasformata in dentifricio e sbiancante per carta usaegetta.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Io sto male se vedo le cave. Ma credo che starei male a vedere macellare un pollo.
      Invece ho il sospetto che non starei male né a movimentare una macchina estrattiva, né ad ammazzare il pollo: in genere quando fai le cose tendi ad empatizzare meno di quando assisti.

      Questo per dire niente. Solo che forse l’emozione non è realmente un dato rilevante quanto la semplice domanda: c’è un’alternativa?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per MT

        “Questo per dire niente”

        Belle riflessioni, e profonde invece.

        Ma ancora più profonda è la domanda, “c’è un’alternativa?”

        Perché se c’è, siamo dei criminali a occuparci invece di scemenze, tipo “è bufera sui social: consigliere comunale dà della troia alla sindaca”.

        E se non c’é, sarebbe importante iniziare a prepararci a un futuro catastrofico

        Ah, e grazie di essere venuto di qua!

        • Peucezio scrive:

          L’alternativa c’è sempre.
          Uno sceglie di respirare, ma al limite può persino scegliere di respirare e morire.
          L’umanità è vissuta per millenni usando una piccolissima parte di quanto usa adesso della montagna eppure non si è estinta.
          Il problema oggi è l’opposto dell’estizione, la sovrappopolazione. Che moltiplica esponenzialmente le risorse necessarie.
          L’alternativa è banale: meno figli.

          • Peucezio scrive:

            di NON respirare

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            Sovrapopolazione…

            Vero e non vero.

            Nel 1900 (cito a memoria) c’erano 1 miliardo di esseri umani, oggi ce ne sono 8.

            E’ un problema, e a lungo andare è insostenibile.

            Ma soprattutto è aumentato l’impatto di ciascuno di quegli esseri umani. Diciamo di 10 volte (cifra a caso, credo che sia più alto).

            Quindi abbiamo un aumento dell’impatto umano di 80 volte, e questo anche a breve andare è insostenibile.

            Meno figli, ricordiamo, vuol dire più badanti e meno lavoratori in grado di pagare quei badanti: che è il grande problema della Cina oggi https://www.theguardian.com/world/2012/mar/20/china-next-generation-ageing-population che “è diventata anziana prima ancora di diventare ricca”

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              “Quindi abbiamo un aumento dell’impatto umano di 80 volte, e questo anche a breve andare è insostenibile.”

              Allora bisogna che diventiamo un ottantesimo di quanto siamo ora.

              “Meno figli, ricordiamo, vuol dire più badanti e meno lavoratori in grado di pagare quei badanti: che è il grande problema della Cina oggi ”

              Quella però è una breve contingenza.
              Estinta quella generazione di anziani si ristabilisce l’equilibrio.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Quella però è una breve contingenza.
                Estinta quella generazione di anziani si ristabilisce l’equilibrio.”

                Cioè, le persone in giro oggi devono scegliere adesso di passare un futuro di malattie croniche, con sempre meno ospedali visto che mancheranno i contribuenti, e senza nemmeno badanti, solo per rendere più piacevole la vita dei figli degli altri (visto che loro non ne faranno)?

                C’è qualcosa che non mi torna politicamente 🙂

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Non è detto che si ristabilisca: se la fertilità è inferiore ai (poco meno di) due figli per coppia, la popolazione decresce, ma i vecchi saranno sempre più numerosi dei giovani.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “Non è detto che si ristabilisca: se la fertilità è inferiore ai (poco meno di) due figli per coppia, la popolazione decresce, ma i vecchi saranno sempre più numerosi dei giovani.”

                Dovrebbe essere evidente a chiunque che è controproducente cercare di ridurre una popolazione partendo dagli elementi più attivi e sani.

                Se si considera immorale eliminare i meno attivi e i meno sani (e va benissimo, per carità), ci si deve aspettare che prima o poi ci pensi la natura.

                Insomma, una di queste possibilità:

                1) si riducono le nascite (stile Cina): la popolazione si stabilizza, ma invecchia, si ammala, diventa incapace di badare a se stessa

                2) si riducono gli invecchiamenti (ad esempio riducendo le cure mediche), la popolazione tende a stabilizzarsi più lentamente

                A lungo termine l’opzione 2 prevarrà comunque, in forma di epidemie o altro.

      • Fuzzy scrive:

        L’alternativa al pollo?
        In certe aree geografiche semidesertiche oppure caratterizzate da un clima molto rigido non hanno alternativa che so, all’allevamento.
        Qui in italia si può coltivare la soia che contiene tutte le proteine nobili e rappresenta un’alternativa valida se non migliore della carne. Il farro è un alimento completo. Si adatta perfettamente ai terreni montani che ci sono nel nostro paese, e non richiede arature profonde o concimazioni o diserbo
        Per quanto riguarda l’edilizia, fin dai tempi più remoti sono state messe a punto le tecniche per costruire con la terra cruda e la paglia. Alla fine, dopo che l’edificio sarà crollato, si riutilizzera’ lo stesso materiale per ricostruirlo.
        E si potrebbe andare avanti così.
        Ma poi succede che c’è chi si accaparra le terre per farne un latifondo. C’è chi si mette in testa di fare delle guerre. E allora diventa tutto molto più complicato.

        • Fuzzy scrive:

          Anzi, diciamolo, il vero problema non è tanto la sovrappopolazione, che comunque è un problema, ma piuttosto il fatto che non si riesca a contenere il desiderio di potere di alcune persone.
          https://www.resilience.org/stories/2021-10-19/evolution-and-climate-change-through-the-lens-of-power/

          • Fuzzy scrive:

            https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0959378020307512
            Citato in questo grandioso articolo.
            https://newint.org/features/2021/08/09/money-ultimate-decolonizer-fjf
            La decrescita non la faranno i paesi ricchi per loro volontà, ma essendo obbligati a farla per effetto dell’emancipazione dei paesi poveri. E come faranno i paesi poveri ad emanciparsi? Con la moneta.
            Mi piace.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ fuzzy

              “emanciparsi”

              Un paese ricco che va in default può forse risollevarsi tassando i cittadini (ammesso di bloccare la fuga di capitali). Un paese povero che va in default non potrebbe neanche costruirsi le infrastrutture necessarie a un proprio sviluppo autonomo. La Rep. Dem. del Congo è piena di coltan, ma senza le clean room necessarie all’assemblaggio dei circuiti stampati dei telefonini non sa che farsene e lo esporta. Se volesse costruire un cellulare Made in Congo dovrebbe innanzitutto comprare le clean room, e quindi rivolgersi alla finanza internazionale per un credito. Se va in default, ciccia. La moneta non e tutto.

              “grandioso”

              Come libro dei sogni, certo. In un grafico si vede una linea orizzontale nera che indica il consumo di energia totale (elettricità + trasporti + riscaldamento + …) procapite annuale per un “decent living” a un livello di meno di 30 GJ. Tenendo conto che 36 GJ corrispondono a una potenza di 1 KW, che i soli consumi di elettricità di un’utenza media italiana sono coperti da contratti standard di 3 KW, e che i consumi domestici di elettricità sono meno di un quarto del totale, questi sono fuori come un poggioli, come dicono dalle mie parti. Senza contare che c’è un certo Pareto…

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Fuzzy scrive:

                Di Vita
                Conclusioni
                Alla fine la stima complessiva è di 149 EJ.
                Dice che nello scenario delle Politiche dichiarate dell’IEA, circa 130 EJ di energia finale è fornita da fonti non fossili. Entro il 2050.
                Quindi ne deduco che anche quelli dell’IEA devono essere fuori come i coppi.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “coppi”

                Non parlavo di fonti non fossili (stavolta 🙂 )

                Dico solo che il risultato di base degli autori, quella stima di ben meno di 36 GJ annui a persona di energia TOTALE (non solo elettrica) non vale la carta su cui è stato scritto.

                E te lo dice uno che dal suo gestore di energia elettrica ha ricevuto una nota in bolletta in cui si evidenzia come in famiglia (3 persone) consumiamo meno elettricità del consumo medio di 1 persona cliente di quel gestore. Non ho neanche la macchina, uso i mezzi pubblici e accendo il riscaldamento di rado in casa, preferendo nel caso indossare robusti maglioni. Riciclo tutto, e scrivo sempre sui bordi dei sacchetti vuoti per il pane. Da bambino a cinque anni mi inferocivo e cazziavo il prossimo se ai giardinetti si lasciava aperto il rubinetto della fontanella dell’acqua. Nutro un odio viscerale per ogni forma di spreco. Ho tanti difetti, ma non finirò nel girone degli scialacquatori.

                E ti ripeto: quei dati sono una fesseria.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • fuzzy scrive:

                https://museoenergia.it/museo.php?stanza=1&ppost=991
                Abbiamo dati meno incerti per la vigilia della transizione energetica; vale a dire attorno al 1800 (Tabella 1). Considerando soltanto le fonti tradizionali6, il ventaglio dei valori del consumo era molto vario e andava da 15 GigaJOULE a persona all’anno nei paesi mediterranei (più o meno 10.000 calorie al giorno), fino a 50 in Scandinavia (30.000 calorie al giorno). Al giorno d’oggi, il consumo annuo nei paesi dell’Europa occidentale è di 170 GigaJOULE all’anno. Questo ampio ventaglio dipendeva soprattutto dalle differenze di temperatura fra le di-verse regioni d’Europa e, di conseguenza, dal consumo di legna. Nel 1800 la media del consumo energetico in Europa occidentale, con l’esclusione del car-bon FOSSILE, che cominciava ad essere utilizzato, era di 20 GigaJOULE all’anno; che corrisponde a 13.000 calorie per persona al giorno.

                Mah, mi sa che non me la racconti giusta. Oh, potrei anche sbagliare eh!
                Comunque, confrontando questi dati
                con quelli dello studio in questione viene fuori 170 valore consumi attuali diviso 36 GJ consumi ipotizzati e quindi 4,7. Non ci vedo niente di assurdo. Oh, per carità, vado a naso. Non ne so niente.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “GJ”

                Appunto, stiamo dicendo la stessa cosa.

                170 GJ l’anno pro capite di consumi complessivi, di cui 1/5 destinati ai consumi domestici, danno 34 GJ l’anno pro capite per consumi domestici, corrispondono a 0.94 KW pro capite; io avevo parlato di 1,00 KW, in un discorso spannometrico ci sta.

                E quando si parla di meno di 36 GJ di consumi complessivi pro capite per avere un “decent living” che si va fuori di testa.

                A quel punto già che ci siamo facciamoci annettere tutti dalla Corea del Nord: facciamo prima.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                >>> A quel punto già che ci siamo facciamoci annettere tutti dalla Corea del Nord: facciamo prima.

                ipotesi interessante, Ciccio Kim accetterebbe di sicuro ma non so cosa succederebbe all’impalcatura ideologica del regime

            • Francesco scrive:

              MMT offers a way out

              ecco, mi sono potuto fermare al sottotitolo, siamo in zona Grillo-Di Battista-Borghi

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ fuzzy

            “persone”

            Non sono “alcune persone”.

            In un ambiente illimitato ogni comunità si espande (“áuxesis”, chiama Tucidide questa tendenza) senza limiti, come batteri in un disco di Petri. Se ci sono due comunità in un ambiente limitato si va incontro a un periodo turbolento, in cui brevi tregue intervallano conflitti che scoppiano nonostante – anzi, proprio a causa – della volontà di evitarli (come Edipo che genera la sua rovina perché cerca di evitarla).

            Il principio di massimizzazione invocato nell’articolo è stato più e più volte proposto in termodinamica, ed è la traduzione in termini scientifici della áuxesis. Il principio di ottimizzazione che viene proposto come sua generalizzazione alla fine dell’articolo non è che la áuxesis che deve fare i conti con le risorse finite dell’ambiente, che a sua volta si modifica per via della crescita inizialmente incontrollata e che fa sentire il suo impatto su cio’ che sta crescendo.

            Come notò già il premio Nobel Eigen negli anni Settanta in biologia e come hanno dimostrato alcuni italiani di recente nello studio delle celle convettive, il risultato è in una prima fase una crescita incontrollata, poi una improvvisa, spontanea riorganizzazione e infine una ripresa della crescita, compatibilmente con le risorse residue e sempre aumentando l’entropia dell’universo. Gli italiani spiegano così la nsvita delle celle convettive, Eigen le mutazioni.

            Nel caso dell’economia, un meccanismo (non l’unico) di riorganizzazione rapida possono essere le bolle finanziarie. Un altro può essere la guerra.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Stavamo parlando di marmo di Carrara, non di pollo. Il pollo è una risorsa rinnovabile e non ho intenzione di mangiare becchime al posto suo.

        • Francesco scrive:

          scusa ma sei serio? se la prospettiva di mangiare soia e farro è terrificante ma concepibile, quella di tornare a vivere in capanne di terra e paglia è così allettante che far finta di niente pare molto meglio

          credo ci sia un limite alla volontà di sopravvivere – almeno negli uomini civilizzati, i selvaggi vivono benissimo alle loro condizioni

          ciao

          • fuzzy scrive:

            Francesco
            https://terraepaglia.it/
            Capanne… dipende. Ce ne sono che costano un occhio.
            Di Vita
            Mah, alla fine dice che per lo scenario di vita dignitosa basta circa il 14-17% dell’energia che si consuma attualmente. Magari la parte rinnovabile.
            E questo mi torna abbastanza
            Comunque mi riservo di leggere meglio.

            • Francesco scrive:

              “vita dignitosa” suona troppo pretesco

              ed è comunque deprimente oltre ogni tollerabilità, come principio

              preferisco il sistema attuale dei prezzi, che è molto meno rigido e permette una ampia personalizzazione

              • Fuzzy scrive:

                Meglio vita dignitosa che non dignitosa. Sai, coi tempi che corrono, qualche miliardo di persone (e polli) si ritrovano nella seconda categoria e immagino siano molto più depressi di quelli che stanno nella prima.

              • Francesco scrive:

                secondo me ti manca la consapevolezza che solo il protagonista della sua vita può decidere se è dignitosa o meno, non un terzo anche ben intenzionato

                io non voglio vivere come un selvaggio dell’Amazzonia ma non vado a dirgli come deve vivere lui

              • daouda scrive:

                per la giustizia si può preferire di vivere male, od in nome della dignitosità si può soverchiare la giustizia.

                Domanda eh.

    • roberto scrive:

      miguel

      “Ma trovo mille volte più interessante come – con il pieno consenso di destre e di sinistre e preti e di mangiapreti e di provax e novax – una montagna vecchia di 60 milioni di anni, che si trova in un “parco regionale”, possa essere trasformata in dentifricio e sbiancante per carta usaegetta”

      hai ragione di dire che ognuno ha i suoi gusti/interessi

      l’idea che si possa scavare in un parco regionale mi pare assolutamente stravagante (ma non è che la cava è fuori dal parco?) ma, non saprei dirti per quale motivo, trovo ancora più fastidiose le piccole cose. chessò vai a passeggiare nei boschi, e lasci in giro la carta igienica…per cose così ho proprio una sensazione di odio totale

      per il resto la mascherina occupa i miei interessi perché ogni santissimo giorno ci devo pensare 10000 volte. qui è chiaro, più le cose mi sono vicine e più mi interessano

  3. mirkhond scrive:

    Miguel, ma i commenti sono stati bloccati un’altra volta, e sempre con la scritta “in attesa di moderazione”!

    • Francesco scrive:

      😀

      Landini è così rosso che sta gettando via l’ancora di salvezza che FN gli ha gettato con posizioni salviniane sulle pensioni

      forza Draghi! (e così finisco mio malgrado in GOT)

      😀

  4. mirkhond scrive:

    Bisogna intendersi su cosa sia la sinistra, però.

    • Miguel Martinez scrive:

      per Mirkhond

      “Bisogna intendersi su cosa sia la sinistra, però.”

      Per fortuna, la Sinistra non c’era 60 milioni di anni fa.

      • Peucezio scrive:

        C’era, c’era 😀

        • Francesco scrive:

          mmmmm

          si potrebbe pensare ai dinosauri come alla sinistra dell’epoca, del tutto restia ai cambiamenti necessari per adattarsi al nuovo ambiente

          immagino che portassero cartelli del tipo “il sangue freddo è un nostro diritto, frutto di dure lotte” “tientelo tu il sangue caldo, padrone di merda” “chi l’ha visto il meteorite?”

          🙂

  5. Miguel Martinez scrive:

    Forse riuscite a capire perché ciò che comunemente si chiama “politica” non mi interessa.

    I media parlano tutti i giorni di “ambiente” e ci avvertono che se non diventiamo subito tutti “sostenibili”, saremo fritti;

    il governo ha fatto un “ministero della Transizione Ecologica” perché “non c’è tempo da perdere”;

    siamo in una Regione che si vanta di essere civilissima e attentissima;

    siamo in una Regione che si vende al mondo intero come luogo di bellezze ecc;

    siamo addirittura all’interno di un Parco Regionale, che dovrebbe proteggere un luogo unico in Europa;

    e dopo tante chiacchiere, destra e sinistra collaborano nel mantenere aperte 180 cave.

    E’ allora che capisci come andrà a finire.

    • Miguel Martinez scrive:

      Tra l’altro spero che capirete il motivo per cui:

      1) non sopporto le chiacchiere ecoverdisostenibilrinnovabili

      2) ma non condivido le tesi scettiche/negazioniste, di chi pensa che l’ambientalismo sia una montatura per obbligarci (non si sa perché) a “decrescere”.

      I fatti dimostrano che non fanno e non faranno nulla per far “decrescere” l’economia, nemmeno nelle circostanze estreme che ho citato. Certo, faranno un sacco di appalti e giochi contabili “verdi e sostenibili” in più.

      • Francesco scrive:

        Miguel

        ma scusa, anche a finire di distruggere ‘ste cazzo di montagne. dove è il problema ecologico?

        vedo quello estetico e forse morale ma è molto peggio andare al lavoro in automobile o mangiarsi una bistecca, no?

        • Oldboy scrive:

          @ Francesco

          No, per niente.

          1) Solo il 4,9% delle emissioni di gas serra è prodotto dagli allevamenti di bovini.

          Lo comunica l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): https://www.isprambiente.gov.it/files2020/area-stampa/comunicati-stampa/comunicato-emissioni-2020.pdf

          2) Gli allevamenti aiutano l’ambiente.

          Una recente ricerca dimostra che la quantità di emissioni generate dagli allevamenti è inferiore all’ossigeno prodotto.
          (E al carbonio sequestrato dall’allevamento stesso, e dalla produzione di foraggi.)

          “La zootecnia non è responsabile dell’aumento dei gas serra.”

          Questo emerge da un recente studio presentato al 3rd Agriculture and Climate Change Conference 2019, a Budapest, dal prof.Roberto De Vivo.

          (E pubblicato poi pubblicato sul vol. 11 dell’International Journal of Current Research in collaborazione con il prof. Luigi Zicarelli dell’Università di Napoli “Federico II”.)
          https://www.georgofili.info/contenuti/la-zootecnia-non–responsabile-dellaumento-dei-gas-serra/14816

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Oldboy

            “Solo il 4,9% delle emissioni di gas serra è prodotto dagli allevamenti di bovini.”

            Scusami, ma tu non sei quello che diceva che i gas serra non sono un problema?

            Adesso addirittura li fai coincidere con la questione ambientale stessa.

            Infatti scrivi:

            “Gli allevamenti aiutano l’ambiente” e poi parli di CO2 e dintorni.

            • Oldboy scrive:

              @ Miguel

              Ti scuso, ma ho già risposto a questa obiezione.

              Anche se il cambiamento climatico fosse provocato dall’uomo, gli allevamenti inciderebbero ben poco.

              E sono fra le attività più necessarie per garantirci condizioni di vita decenti.

              Detto questo, molti studiosi pensano che il clima non dipenda dalle attività umane.
              Ma per qualche motivo non trovano spazio, e ascolto, nei media e a livello politico.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ oldboy

                “qualche motivo”

                Nel 1993 partecipai a in convegno dove so confrontavano due teorie opposte.

                Una era la teoria dell’effetto serra dovuto alle attività umane. Risale ad Arrhenius.

                L’altra era la teoria della “palla di neve”. Ispirata alla teoria dell’inverno nucleare di Sagan, e sostenuta da Dyson, affermava che la fuliggine prodotta dai fumi della combustione avrebbe riflesso la radiazione solare nello spazio, rffeddando il pianeta.

                La prima prevedeva un crollo della superficie dei ghiacci dell’Artico. La seconda una loro estensione.

                I fatti hanno confermato la prima.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Oldboy

                “Anche se il cambiamento climatico fosse provocato dall’uomo, gli allevamenti inciderebbero ben poco.”

                Dovevi metterlo come premessa.

                E sarebbe venuta fuori una cosa di questo tipo:

                “Io non ci credo al cambiamento climatico antropogenico, ma chi ci crede dice che gli allevamenti non hanno un grosso effetto in questo senso.

                Per quanto riguarda invece le questioni ambientali sulla cui esistenza siamo d’accordo, gli allevamenti hanno/non hanno i seguenti effetti [e via a parlare di consumo di suolo, fertilizzanti, inquinamento delle acque, antibiotici, diffusione di epidemie, trasporti internazionali, ecc. ecc.]”

              • Oldboy scrive:

                @ Miguel

                Mi limito a far notare che molti fisici, geologi, fisici dell’atmosfera non credono che le attività umane influenzino il clima.

                Non sono così presuntuoso da avventurarmi oltre.

                Ma è certo che questi studiosi non trovano spazio alcuno nei media e negli ambienti politici che contano.
                (A differenza di coloro che sostengono la tesi opposta.)

                Ciò dovrebbe far pensare.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Oldboy

                “Mi limito a far notare che molti fisici, geologi, fisici dell’atmosfera non credono che le attività umane influenzino il clima.”

                Ma infatti non voglio entrare in una discussione su questo tema, che di solito evito, un po’ perché ne parlano già tanti, e un po’ perché è diventato il grande alibi per non toccare l’insieme della questione ambientale.

                Sarei molto più interessato a entrare in una discussione sugli altri effetti ambientali degli allevamenti sulla cui esistenza siamo d’accordo.

              • roberto scrive:

                Andrea

                “Nel 1993 partecipai a in convegno dove so confrontavano due teorie opposte”

                ma come cavolo fai a ricordarti le date e gli argomenti di convegni di 30 anni fa!?! io farei fatica a dirti di cosa si parlava ad una riunione alla quale ho partecipato ieri
                🙂

  6. Miguel Martinez scrive:

    A livello aneddotico e certo non statistico…

    ieri parlavo con un mio amico, che non ha fatto il Grimpasse.

    Lui ha avuto il Covid, senza particolari problemi o strascichi.

    Sua madre invece si è vaccinata, ed è stata parecchio male per due mesi.

    E il suo medico ha detto che potrebbe essere ereditario.

    Come nel caso dell’amica che non si vaccina perché una sua amica ha avuto una trombosi (non fatale) immediatamene dopo il vaccino, sono casi eccezionali: in genere non ho sentito parlare di grossi problemi con il vaccino.

    Però credo che prima di demonizzare chi non ha il GP, dovremmo riflettere su simili motivazioni.

    • roberto scrive:

      a livello anedottico non statistico

      ieri ho giocato a basket con la mia squadra in cui

      – un amico che ha avuto il covid a febbraio:
      due mesi di malattia, e ancora oggi sta abbastanza bene da poter giocare (a 45 anni), ma poi all’improvviso ha dei giorni di black out che non riesce ad alzarsi dal letto

      – un altro ha perso il padre, sui 70 ma in perfetta salute, guida alpina che portava gente sul monte bianco…. (morto senza covid: l’ha preso gli ha devastato i polmoni, è “guarito” ma lasciandolo attaccato ad una bombola ad ossigeno ed è morto due mesi dopo la “guarigione”). buffamente anche la madre si è ammalata e non ha avuto nulla, eppure è obesa e cardiopatica….

      – un altro, pranzo di natale in famiglia: 12 ammalati, 3 vecchietti morti ed una che è rimasta in rianimazione un mese (adesso sta bene)

      per il resto tutti eravamo vaccinati (14 giocatori e rispettive famiglie), nessuno ha avuto nulla più che un giorno di febbriciattola

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “a livello anedottico non statistico

        ieri ho giocato a basket con la mia squadra in cui ”

        Infatti, credo che le esperienze personali giochino una parte decisiva in tutta la questione Grimpasse e dintorni.

      • daouda scrive:

        non credo proprio ch le impressioni personali giochino un ruolo tale, sia per i governanti che per il popolo, dacché significherebbe negare logica, fatti e competenze inerenti, ergo o essere in malafede, o essere menefreghisti, o essere ritardati.

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