L’Uomo come inganno

Su questo blog, due commenti che parlano di ambiente.

Roberto scrive:

“Continuo a pensare che l’obbiettivo finale non sia quello della protezione del pianeta, che non ha bisogno di noi, ma della protezione dell’uomo.”

Peucezio risponde:

“Vabbè, ma questo mi pare lapalissiano.
Che ce ne facciamo del pianeta, se non ci siamo?
Poi ci sono i fanatici imbecilli che trovano un valore in sé nella difesa di un ambiente senza uomo. Che è come dire che è bene proiettare i film al cinema senza pubblico.”

La cosa mi colpisce, perché per la prima volta, mi rendo conto che si può guardare legittimamente la “questione ambientale” da due prospettive perfettamente opposte, che soprattutto portano a scelte concrete opposte.

Partiamo dalla mia prospettiva: non esiste una dualità Uomo-Ambiente.

Noi esseri umani esistiamo in quanto respiriamo, mangiamo, siamo anche le cose che vediamo e tocchiamo, i nostri corpi sono estremamente simili a quelli degli altri esseri viventi; anzi, i nostri corpi sono ciò che sono, anche perché sono l’inseparabile dimora di miliardi di batteri conviventi.

Non solo viviamo su un pianeta da cui nemmeno Elon Musk riesce per ora a evadere: su quel pianeta, facciamo integralmente, inscindibilmente parte di una sottilissima crosta di biosfera.

Quando guardiamo i dettagli, la “questione ambientale” sembra complicatissima, ma nell’essenziale, è di una semplicità estrema.

Riguarda la Biosfera, non il Pianeta (Venere se la cava benissimo senza biosfera).

Come tutti gli esseri viventi, gli umani usano energia per partecipare all’incessante trasformazione della biosfera da vita in morte in vita.

Ma la tecnologia permette agli esseri umani di usare molta energia per trasformare sempre più velocemente la biosfera in prodotti che poi diventano rifiuti. E lo fanno a una velocità tale che non permette alla biosfera né di rinnovarsi, né di assorbire i rifiuti.

Il risultato è che l’apparente incredibile ricchezza dell’umanità oggi è inseparabile da un catastrofico impoverimento della fonte stessa della nostra vita. Per cui è un dato di fatto che la Biosfera sta peggio oggi di quanto stesse duecento anni fa.

In realtà, però esiste un modo diametralmente opposto di guardare la faccenda. E si riassume molto efficacemente nella metafora del cinema.

Perché un film non è fatto per i muri, e nemmeno per un eventuale topo che scorrazza per la sala del cinema.

E’ fatto per gli spettatori.

O meglio, per uno spettatore, che sono io.

Io vedo il film, e se non ci sono io, è come se il film non ci fosse.

E’ un punto di vista, anzi è letteralmente il punto di vista: io vedo il mondo solo ed esclusivamente dai miei occhi. Ed entro in contatto con il mondo solo attraverso i miei sensi.

Non provo il dolore dell’albero tagliato o della cicogna abbattuta con uno sparo. Non posso nemmeno dire con certezza certa che alberi e cicogne esistono, potrebbero essere un parto della mia immaginazione.

Questa distinzione tra io e il mondo è una chiave di lettura ineccepibile.

Ma attenzione a due cose.

La prima è che non è vero che io penso e quindi sono.

Io vedo il mondo attorno a me, provo dolore quando mi sbuccio il ginocchio, ho fame – diciamo “ho coscienza” – senza bisogno di chiamarmi Cartesio o scrivere cose complicate.

Ma allora, in questo essere se stessi, avere un punto di vista, che differenza c’è tra me e il gatto?

O tra il gatto e il geco?

O tra il geco e l’ape legnaiola?

Certo io sono io, e l’ape legnaiola non è io.

E se mi dai del parente dell’ape legnaiola, non sai come posso reagire.

Però, a pensarci, nemmeno tu sei io.

Se al cinema proiettano un film e non lo vedo, che importanza ha se il film lo vede un altro non-io, un gatto, un geco o un altro essere umano?

Mettere la propria coscienza al centro dell’universo porta a pensare che il mondo esiste per me, e a comportarsi di conseguenza.

Ma io non condivido la “coscienza” con altri: se tu ti sbucci il ginocchio, io non provo dolore. Certo, vedendoti soffrire, posso ricordarmi di analoghe sofferenze mie. E siamo certamente animali sociali, ma a quel punto torniamo al fatto che siamo soprattutto animali della biosfera, e cade tutta la validità dell’argomento basato sul “punto di vista”.

Gli individui – umani e non – hanno tutti una coscienza, un . Ma non esiste un “Uomo collettivo” che ce l’abbia, più di quanto esista un Pappagallo Collettivo.

Tutta questa chiacchierata sul senso dell’universo e tutto quanto ha in realtà un risvolto molto concreto.

Poniamo che io sia un imprenditore di Firenze, e voglio raddoppiare il fatturato.

Per farlo, mi serve un aeroporto molto più grande, che porti molta più gente più velocemente a Firenze.

Cerco quindi di adattare il mondo al mio punto di vista, spazzando via i laghi dove vivono i fenicotteri.

Tutto perfettamente comprensibile, la vita è fatta anche di fame, desiderio e violenza: persino il coronavirus, nel suo piccolo, si vuole espandere e se ne frega dei fenicotteri (o degli umani).

Però siccome l’essere umano è un affabulatore, che ha bisogno di complici, l’imprenditore fiorentino cerca di coinvolgere anche me.

Io non ho nessun bisogno di una nuova pista di aeroporto, mi piacciono i fenicotteri, l’aeroporto avvelenerà l’aria anche per me, e me ne sbatto del fatturato dell’imprenditore. Normalmente, quindi cercherei di mettergli il bastone tra le ruote.

Il fatto che l’imprenditore fiorentino appartenga alla specie umana diventa irrilevante, appena penso che il 98% dei miei nemici appartengono proprio a quella specie (la parte restante è composta per l’1,2% da zanzare e per lo 0,8% da ailanti).

Però – come tutti gli esseri viventi – anch’io compio le mie violenze, diverse da quelle dell’imprenditore: tutto oggi è molto indiretto, non pesto le formiche… ma, per dirne solo una, bevo il Prosecco prodotto distruggendo con fertilizzanti e diserbanti la biosfera del Veneto.

Allora, l’imprenditore cerca di tirarmi dalla sua parte, dicendo,

“anche tu sei umano, e Noi Uomo stiamo insieme per usare e saccheggiare l’Ambiente, che è fuori da noi!”

Ma non solo non esiste Noi Uomo: anche il presunto avversario, l’Ambiente, in realtà non è per nulla fuori da qualcosa o da qualcuno.

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288 risposte a L’Uomo come inganno

  1. PinoMamet scrive:

    Immodestamente ricordo che tempo fa portai alla vostra attenzione il testo della canzone di Guccini cantata anche dai Nomadi, che riporto:

    “..E il vento d’estate che viene dal mare
    intonerà un canto fra mille rovine,
    fra le macerie delle città, fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà,
    fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo.

    E dai boschi e dal mare ritorna la vita,
    e ancora la terra sarà popolata;
    fra notti e giorni il sole farà le mille stagioni e ancora il mondo percorrerà
    gli spazi di sempre per mille secoli almeno,
    ma noi non ci saremo, noi non ci saremo,
    ma noi non ci saremo..”

    allora, mi chiedo, da che prospettiva guardavano il mondo Guccini e i Nomadi?

    da quella dell’ape legnaiola, o da quella degli spettatori del cinema?

    Io credo dalla prima, ma con una certa nostalgia per la seconda.

    Credo che qualcosa del genere esista nella poesia giapponese: sì, ho raggiunto il distacco buddhista, però, però, che dispiacere morire.

  2. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “spettatore”

    Sto seriamente pensando di dedicare a Oltrarno un paragrafo del libro di termodinamica che sto scrivendo.

    E questo per due motivi.

    Il primo è di riconoscenza. Uno dei metodi che servono a capire se una affermazione in termodinamica (e nella scienza in genere) è sensata oppure no è il controllo se la validità della affermazione dipende dall’osservatore. Quelle che ne dipendono si scartano. Per attraente che possa sembrare, il punto di vista del dolo spettatore è sempre insufficiente a capire le cose.

    “rifiuti”

    Il secondo motivo è che secondo alcuni più un sistema aperto (che scambia materia ed energia con l’esterno) è stabile rispetto alle perturbazioni (della temperatura, degli approvvigionamenti, della concorrenza) più riduce le resistenze alla libera circolazione dei propri componenti al proprio interno (il che sembra comprensibile): è il famoso Flusso…) più, PER LO STESSO MOTIVO, produce disordine nel mondo che lo circonda , ossia maggiore è la quantità di scarti inutilizzabili che deve rifilare all’ambiente (col vincolo, naturalmente, di non cambiare la quantità di energia che si deve procacciare per unità di tempo al fine di sopravvivere).

    In parole semplici, la stitichezza fa male.

    Sto facendo una disamina degli infiniti modelli presenti in letteratura sugli scambi di entropia fra sistemi aperti, e questo che ho così indegnamente descritto sembra a parer mio uno dei più promettenti.

    I tuoi continui riferimenti all’esternalizzazione dei rifiuti come condizione necessaria di ogni forma di sviluppo suggeriscono che ci sia del buono in questo particolare modello.

    Qualunque riferimento bibliografico tu mi potessi fornire sarebbe graditissimo.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Miguel Martinez scrive:

      Per ADV

      “Sto seriamente pensando di dedicare a Oltrarno un paragrafo del libro di termodinamica che sto scrivendo.”

      Che bello, grazie!

      Perché non vieni giù a Firenze, così facciamo una chiacchierata a tre anche con Ugo Bardi?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per ADV

      “Il secondo motivo è che secondo alcuni più un sistema aperto (che scambia materia ed energia con l’esterno) è stabile rispetto alle perturbazioni (della temperatura, degli approvvigionamenti, della concorrenza) più riduce le resistenze alla libera circolazione dei propri componenti al proprio interno (il che sembra comprensibile): è il famoso Flusso…) più, PER LO STESSO MOTIVO, produce disordine nel mondo che lo circonda ”

      Posso tradurre a modo (interessato) mio?

      Sistema 1: Miguel beve il Prosecco che distrugge le colline, e viene frenato dall’imprenditore che vuole farsi le vacanze a Castelfranco Veneto.

      L’imprenditore che vuole sbucaltare la Piana per farci il suo aeroporto viene frenato da Miguel.

      Insomma, alta conflittualità, ci contrastiamo a vicenda. E si salvano sia le colline venete, sia la Piana fiorentina.

      2) Smettiamo di litigare, essendo entrambi Uomo, lui mi sostiene quando voglio distruggere le colline venete, io sostengo lui quando vuole distruggere la Piana. Tra di noi, il sistema è molto “stabile”, pacifico, chi ne risente è il mondo “fuori”.

      Non lo so, magari non c’entra niente, cerco solo appigli per giustificare ciò che già penso 🙂

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martínez

        Trascuri Pareto.

        Ci sono pochi investitori ricchi e tanti Martinez e Andrea. Se noi ci mettiamo d’accordo possiamo aiutare l’imprenditore che vuol fare lo stadio della Fiorentina a far stornare a tale scopo gli stanziamenti previsti per l’aeroporto. Ma che si vada allo stadio, si prenda l’aereo, si compri un gadget con su scritto Forza Viola o si compri una merce prodotta dai passeggeri di quell’aereo, i vari Martinez e Andrea, pure stragrande maggioranza numerica, faranno girare la macchina che arricchisce di volta in volta l’imprenditore dello stadio e quello dell’aeroporto.

        E i rifiuti aumentano.

        Non c’è accordo politico fra i Martinez e gli Andrea, non c’è rivoluzione, non c’è riforma – salvo una drastica riduzione della popolazione – che possa ridurre la produzione degli scarti, alla lunga.

        Non esiste una economia a ricircolo perfetta per lo stesso motivo per cui non esiste una macchina termica dal rendimento perfetto: si può anche ristabilire lo status qui ante facendoci stare tutti, ma il disordine (leggi: la morte, perché la vita è ordinata) nella biosfera aumenterà comunque. I “rifiuti zero” sono tanto impossibili quanto il moto perpetuo.

        Naturalmente centomila anni fa non era così. Ma quanti erano gli esseri umani centomila anni fa?

        Contrariamente a quanto di può pensare, conosciamo l’identità dell’essere umano che più di tutti in passato ha contribuito col suo genio organizzativo a diminuire, seppure come effetto collaterale della sua attività principale, le emissioni umane di CO2 in modo significativo (del 7%, un sogno oggi).

        Non era uno scienziato, un ingegnere o un leader religioso.

        Si chiamava Gengis Khan.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Andrea Di Vita scrive:

          qui ante= quo ante

        • Miguel Martinez scrive:

          Per ADV

          “Non c’è accordo politico fra i Martinez e gli Andrea, non c’è rivoluzione, non c’è riforma – salvo una drastica riduzione della popolazione – che possa ridurre la produzione degli scarti, alla lunga. ”

          Ma io sono d’accordo.

          Credo però che tendiamo a cadere spesso in un errore logico:

          X dice, “siamo sull’orlo della catastrofe per i motivi a, b e c”

          Y risponde, “che soluzione proponi?”

          X risponde, “non lo so, io faccio il traduttore di manuali tecnici”

          Y risponde, “ah, se non hai soluzioni pronte, vuol dire che il problema non esiste!”

          E invece io penso che l’unico modo per trovare un’eventuale soluzione (se esiste, potrebbe benissimo NON esistere) sia inquadrare onestamente il problema.

          Che è quello: l’uso crescente di energia per trasformare la vita in prodotto e in rifiuti, a un passo sempre più veloce e sempre meno sostenibile, su una biosfera straordinaria ma molto più fragile di quanto pensassimo, che ricopre di una pellicola sottilissima un pianeta da cui non si può scappare.

          Se siamo d’accordo che il problema è questo, almeno non sprechiamo il poco tempo che c’è con attività mistificatorie che non incidano sul processo in sé.

          Si può invece agire sul processo in sé? Per i motivi che tu adduci, sono molto scettico.

          Ma il resto è ammuina (senza offesa per piccole cose che sono inutili, ma giuste di per sé, tipo non usare l’auto o usare una borsa di tela anziché buste di plastica).

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            “Ammuina”

            Concordo. La politica non scappa (nessuno può) al Secondo Principio.

            Ecco perché non vedo scorciatoie.

            O crollerà la popolazione (e il relativo impatto sulla biosfera) oppure ampliamo l’ecumene oltre la biosfera: colonizzare lo spazio con reattori a fusione.

            Siamo come una pianta in rigogliosa crescita in un vaso che ormai le va stretto. O cambiamo vaso o deperiamo.

            P.S. l’essere umano priva empatia per chi riconosce come suoi simi. Vale il test di Turing: se parlando a un interlocutore questo mi sembra rispondere allora questo interlocutore esiste. Se le api parlassero staremmo attenti a non sterminarle. Così, invece, manco ci si pensa.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Miguel Martinez scrive:

              Per ADV

              “. l’essere umano priva empatia per chi riconosce come suoi simili”

              Includo allora gatti, pappagalli e salamandre (e forse anche l’albero del tasso), escludo Silvio Berlusconi, Roberto Cavalli e Roberto Cingolani…

              Sulle api in generale non saprei, l’ape legnaiola però sì.

        • Francesco scrive:

          l’impero mongolo creò le condizioni per secoli di commerci euroasiatici o sbaglio? sicuro che GK abbia ridotto le emissioni di CO2 per davvero?

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Francesco

            Gli sterminati non coltivavano più la terra. La terra incolta fu riconquistata dai boschi. Questi assorbirono più CO2.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Miguel Martinez scrive:

              Per ADV

              “Gli sterminati non coltivavano più la terra. La terra incolta fu riconquistata dai boschi. Questi assorbirono più CO2.”

              Non sono esperto… so che i soldati di GK hanno fatto numerose stragi nelle città.

              Ma erano abbastanza numerosi e avevano abbastanza tempo e strumenti per andare in giro per le campagne cercando e ammazzando i contadini?

              Certo, magari rubavano loro il raccolto, e li lasciavano morire di fame, ma anche lì ci sono problemi di arrivare al momento giusto, di trasporti, ecc.

              Ripeto, ragionamento a ruota libera con zero documentazione da parte mia.

              • firmato winston scrive:

                Da’ un’occhiata a questo, e’ dell’altro ieri e mostra perfettamente i termini della questione, sebbene poco noto specie immagino dalle tue parti per motivi di opportunismo politico:

                https://it.wikipedia.org/wiki/Holodomor

                ps: nota il vigliacco disclaimer di wikipedia, che non avrebbero mai messo in descrizione di eventi identici ma attribuiti che ne so a qualcuno o qualcosa di destra.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per firmato Winston

                “sebbene poco noto specie immagino dalle tue parti per motivi di opportunismo politico”

                Conosco benissimo il Holodomor, mi sfugge invece il senso dell’espressione “dalle tue parti”.

                Intendi l’amministrazione del Quartiere 1 del Comune di Firenze?

                Gli abitanti della parrocchia di San Frediano?

                La Toscana in generale?

                La Parte Bianca dei Calcianti?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “nota il vigliacco disclaimer di wikipedia, che non avrebbero mai messo in descrizione di eventi identici ma attribuiti che ne so a qualcuno o qualcosa di destra.”

                Non è un “vigliacco disclaimer”, ma è come funziona Wikipedia oggi: devi citare le fonti di quello che scrivi. Se scorri l’apparato di note, vedrai che dalla nota 34 in poi è tutto dibattito, reazioni, risoluzioni di condanna e roba simile, per cui sì, la bibliografia è povera.

              • firmato winston scrive:

                @miguel
                “Conosco benissimo il Holodomor, mi sfugge invece il senso della tua frase.”

                L’holodomor, a mio avviso, e’ il perfetto ed estremo esempio di come una popolazione (cittadina, e in questo caso molto industrialmente e all’uopo ideologizzata) scarica sull’esterno la propria entropia com’e’ di moda chiamarla adesso comprendendo tutto, e mi e’ venuto in mente fra i primi riguardo “la citta’ che scarica i suoi costi sul suo congo” argomento che ultimamente ti piace trattare. Povero Congo pero’.
                Anzi povero neanche un po’, ognuno quando puo’ rende “congo” qualcun altro, se non lo fa e’ solo perche’ non ci riesce, non ne ha i mezzi, e questo fin dai tempi della caccia/raccolta. Non siamo mai minimamente cambiati.
                Detto questo non fare il furbo 🙂 sai benissimo cosa intendo per quanto riguarda il resto.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per firmato

                “Detto questo non fare il furbo 🙂 sai benissimo cosa intendo per quanto riguarda il resto.”

                No guarda, non faccio proprio il furbo.

                Il punto di cosa succede quando una popolazione cittadina scarica, ecc., lo capisco e lo condivido.

                L’altra faccenda, delle “parti tue” (““sebbene poco noto specie immagino dalle tue parti per motivi di opportunismo politico””)proprio non la capisco.

                E ti invito a spiegarti meglio.

              • firmato winston scrive:

                @miguel
                “proprio non la capisco.
                E ti invito a spiegarti meglio.”

                Miguel la toscana e’ feudo quasi esclusivo del partito che si autodefiniva comunista ed e’ stato testardamente pro-sovietico almeno fin quando gli e’ convenuto, da quando l’italia e’ repubblica, salvo cambiare nome al momento opportuno, cosa c’e’ da spiegare.
                Peraltro, dopo essere stata entusiasticamente fascista finche’ il fascismo vinceva, e quindi conveniva (ma questo in comune con quasi tutto il resto d’italia).
                E quando parli di partito unico, P.U., cosa credi possa intendere qualsiasi persona normalmente edotta delle politica regionale italiana, qualunque altra cosa tu intenda dire?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per firmato

                “Miguel la toscana e’ feudo quasi esclusivo del partito che si autodefiniva comunista ”

                Ah, ecco, era un riferimento geografico alla Toscana.

                Calcola comunque che il PU ha anche una fortissima componente cattolica.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per firmato

                “Miguel la toscana”

                Aggiungo che probabilmente la Toscana è stata meno filosovietica di altre regioni: qui la questione fondamentale era la lotta alla mezzadria; forse il culto della Rivoluzione Sovietica era più forte nell’Emilia Romagna delle cooperative, o nelle zone industriali del nord.

                Comunque ovviamente c’era, penso che nelle case del popolo Yuri Gagarine venisse ampiamente esaltato.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma l’allevamento non inquina di più dell’agricoltura?

              • firmato winston scrive:

                @MT
                “Ma l’allevamento non inquina di più dell’agricoltura?”

                Nell’agricoltura tradizionale l’allevamento faceva parte del ciclo, fornendo letame, pollina, uova, grassi e prodotti caseari, nonche’ mezzi di trazione agricola e trasporto. Non chissa’ quanti millenni fa, ma in italia fino all’ultima guerra mondiale, la generazione dei nostri padri o nonni, a seconda dell’eta’ di chi parla.

                Il grasso animale per dire era indispensabile per fare le candele, dato che il petrolio e i suoi derivati fino a un secolo fa non c’erano, neanche in tracce! E l’unico olio disponibile era quello d’oliva disponibile pero’ solo nei climi mediterraneo (nella prima industrializzazione inglese veniva importato perche’ era ottimo per lubrificare le prime macchine a vapore).

                Il primo olio di semi di girasole e’ stato estratto a fine anni 40, con la disponibilita’ del solvente chimico (adesso si usa l’esano mi pare) per separare il grasso dai semi macinati: prima, il grasso era quasi tutto di provenienza animale, e lo era tutto nei paesi freddi (dove infatti ancora adesso usano molto di piu’ i grassi animali nei cibi, per tradizione, oppure gli olii di semi, perche’ fino a non moltissimo tempo fa l’olio d’oliva o non c’era proprio o era un lusso, era carissimo per le scarse disponibilita’ finanziarie della gente media, cosi’ come lo e’ ancora adesso nei paesi poveri dove il da noi disprezzatissimo grasso di palma per ragioni piu’ che altro di protezionismo agricolo, e’ invece una benedizione).

                Se hai letto “canale mussolini” di pennacchi, testo storicamente interessante proprio perche’ presenta un punto di vista della povera gente dell’epoca, se non erro c’e’ la descrizione del “podere” del tipico “colono” di littoria/latina, com’era strutturato per la massima produttivita’ per le tecnologie dell’epoca: ogni “podere” aveva a disposizione qualche ettaro di terra, piu’ o meno a seconda di quanto fosse fertile, e la stalla.

                Le pochissime vecchie case di campagna sopravvissute alle eco-ristrutturazioni A++ hanno tutte la piccola stalla e il fienile incorporati, ce l’aveva anche la mia, una casa contadina povera (e quindi tipica) di fine 800, cadente e riadattata mezzo secolo fa alla bell’e’ meglio per poterci riabitare. I pavimenti al piano terra erano, tranne che in cucina dove c’erano dei mattoni, di… terra (ecco perche’ il piano terra si chiama ancora cosi’!)

                Ma oggi cosi’ come le nostre citta’ contengono milioni di capi intensivamente ammassati, pure con gli allevamenti di animali non vedo perche’ dovremmo comportarci diversamente 😉

                L’inquinamento, alla fine, se ci pensiamo, e’ solo questione di “quanto”, di concentrazione: tutto “inquina” se ce n’e’ troppo rispetto a quanto dovrebbe essercene, cosi’ come niente inquina se e’ presente in quantita’ sufficientemente basse. L’uranio radioattivo c’e’ dappertutto, cosi’ come il suo prodotto di decadimento il radon, ma non per questo crea alcun problema ambientale ad alcunche’ o chicchessia finche’ e’ (relativamente) raro e poco concentrato.

                Proprio per questo io trovo moralmente disdicevole, anzi delinquenziale, la posizione di quegli scienziati che, non bastandogli hiroshima, non vincolano il regalo di nuove fonti energetiche all’umanita’ alla perlomeno promessa di una politica, umanistica e umana, di rientro tranquillo della popolazione entro termini numerici non soverchianti quali sono invece indubitabilmente gli attuali (mentre gli economisti preoccupati per il PIL, altra genia di poveri narcisisti attenti solo all’hic et nunc, continuano a parlare di dramma del crollo della natalita’)…

                Certo che il tema e’ molto scottante, perche’ cosi’ come e’ stato per il classismo, marxista e non, il nazionalismo, il razzismo, il cristianesimo e la religione in genere, e chissa’ quante altre idee del passato, anche per l’ambientalismo di sicuro possono saltare fuori i soliti imbecilli a testa calda che pensano non solo di poter ma di dover risolvere il problema con lo sterminio di chi non si adegua subito al nuovo “credo”.
                Per divertirsi a sterminare tutti i piu’ assurdi pretesti sono stati buoni, e sono stati visti come tali solo col senno di poi…

  3. Moi scrive:

    Ho scoperto (solito “found out” 😉 …) da poco la Comunità di Punta Sacra, all’ estrema foce del Tevere

    https://www.youtube.com/watch?v=gZeuvFOcyIg

    Roma, 22 ott. (askanews) – È il racconto sensibile e discreto di una realtà a molti sconosciuta: circa 500 famiglie che vivono all’Idroscalo di Ostia, ultimo triangolo di spazio abitabile alla foce del Tevere, un’area legata per lo più alla memoria di Pier Paolo Pasolini, ucciso a pochi metri da lì. In anteprima italiana ad Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, dedicata ai giovani, “Punta Sacra”, film-documentario di Francesca Mazzoleni, già vincitore di riconoscimenti internazionali tra cui il premio più importante di Visions du Réel, uno dei maggiori festival internazionali dedicati ai documentari.

    La giovane regista voleva mostrare da vicino un luogo particolare della sua città, Roma, e la comunità dell’Idroscalo le ha aperto le porte, dandole fiducia; ora chi ci abita ha ribattezzato la zona “Punta Sacra”, come il film. Francesca Mazzoleni: “Tutte le situazioni che si vedono vengono dalle persone, noi abbiamo usato un filtro molto cinematografico, c’è una cura estetica che per me era molto importante, ma le situazioni sono tutte reali, ho preso molto dalle persone con cui ho lavorato, andavo in giro con loro e gli chiedevo: oggi cosa succede? Cosa possiamo raccontare? Anche per togliere un po’ questa etichetta che l’Idroscalo ha da anni legata al degrado e alla criminalità, stando lì poi scopri che è una realtà che accoglie chiunque, bellissima, in cui ci stanno romani dagli anni ’60 e ho voluto mostrare le loro vite e la loro battaglia per restare in una zona che abitano ormai da tantissimi anni”.

    C’è la storia della famiglia di Franca, tutta al femminile, e ci sono soprattutto i giovani che nonostante i problemi, tra rischio di inondazioni e di sfratto per portare avanti altri progetti urbanistici continuando l’operazione iniziata anni fa, sono legatissimi al lembo di terra in cui vivono, come una comunità a sé. “È una comunità di case autocostruite negli anni ’60 ormai si usa dire abusivo, il loro legame come comunità tra loro e il territorio è fortemente radicato e questo è un discorso però universale e più ampio: l’importanza di preservare le radici, il senso di appartenenenza che ha a che fare con l’identità di un individuo. Sradicarli, come si vocifera da tempo, e portarli in un’altra zona, rischia di disgregare le identità delle persone e nessun giovane che vive lì lo vorrebbe”.

    Dopo l’anteprima del 23 ottobre presso la Sala Alice TIMVISION Nuvola, il film uscirà nelle sale in autunno.

    https://www.youtube.com/watch?v=bHpngQMBjIw

    TRAILER

    (Romanaccio sottotitolato in Inglese 😉 ….)

  4. daouda scrive:

    prima cosa esilarante: che differenza c’è se al cinema ( esempio riportato ) ci va un gieco e non io?

    Forse ho letto male.

    POi la genialità : non c’è la dicotomia fra ambiente sto cazzo biosfera e me epperò si continua a cianciare.
    Seconda cosa esilarante ( di cui la terza è la distinzione ipocrita pianeta vs biosfera/ambiente a questo punto credo )

    —-

    Ora MM poi chiaramente da per assunti tutti i suoi sofismi che devono essere così e cosà.

    Forse c’è anche na venatura di MQ malcompresa ( ossia il ritenere che la MQ non sia realista ) , cose che MM ci ha abituato a tirare fuori dal cilindro passando da fascismi a comunismi a cattolicismi integralisti fino a spiritualismi esoterici.

    Evidentemente la più grande scoperta finalmente è essersi reso conto di essersi lui stesso.
    Me cojoni…ma la trama non è a caso ragazzi! L’inghippo dei pezzi di merda c’è sempre!

    “Mettere la propria coscienza al centro dell’universo porta a pensare che il mondo esiste per me, e a comportarsi di conseguenza”

    Un altro assunto dato per scontato, reso univoco ed universalizzato, degno di un idiota d’altronde.
    Ugualmente il subdolo intendere CHE CI SIA PROPRIO UNA COSCIENZA UNICA ed UNA, fatto trapelare fra le righe chiaramente negandolo.

    “ma a quel punto torniamo al fatto che siamo soprattutto animali della biosfera, e cade tutta la validità dell’argomento basato sul punto di vista”

    Difatti un altro non sequitur logico.

    Ad ogni modo abbiamo scoperto che si può essere amici o nemici di chiunque non sia un essere umano, praticamente negando la distinzione umana umanizzando ( che è questa la contraddizione in termini a quanto pare troppo elevata da scorgere ) il non umano. Vabbè, contenti voi.

    “Ma non solo non esiste Noi Uomo: anche il presunto avversario, l’Ambiente, in realtà non è per nulla fuori da qualcosa o da qualcuno.”

    Presa come onesta quella che mi pare un’abile capziosismo da parte tua, giusto per alimentare il fango di questo blog e delle persone che riporteranno riflessioni adulatorie o ribelli o ponderate nella vita non digitale

    a) cosa cazzo c’entra il noi uomo? Se quello parla delle classi, ceti, territorialità confacenti al possibile progetto, ha in mente il concretismo delle folle da gabbare, che cazzo salti di palo in frasca, coglione!

    b) non è che nel tuo sistema bacato , dicendo che l’uomo e l’ambiente sono la stessa cosa ( od almeno fanno parte di un insieme comune ) , neghi così le differenze, giacché stai tu perpetuando proprio la dicotomia su cui piangi lamentevolmente, basti pensare al pensiero del prosecco, che dovrebbe scuotere invece ti condanna ( non nel berlo giust’appunto, ma nel pensarci ).
    Questo perché è evidente che dunque la lotta a maggior ragione è UMANA. Cioè porca troia voi malati mentali del dover portare il bene nel mondo , volete curare l’ambiente per rendere migliore l’umano…quando è vero il contrario!
    Non dovremmo cercare la sanità dell’ambiente/biosfera, ma sua distruzione , perché dovendoci essere una guerra per la liberazione degli umani, è evidente che la conservazione dell’ambiente/biosfera è una stronzata a favore degli oppressori.

    Fermo restando che il tutto è contiuamente posto con un’illogicità pazzesca.
    E’ l’uomo che sta scomparendo, l’ambiente non conta un cazzo, è ovvio che ne paghi le conseguenze dementi!

  5. roberto scrive:

    Tra cinema, io, gechi e cicogne direi che abbiamo totalmente perso di vista l’oggetto della discussione

    Io dico due cose
    1. La biosfera esisteva prima dell’uomo ed esisterà dopo. Non ci sarà più il riccio grignolino delle colline del prosecco. Esticazzi…ci sarà qualcos’altro ed in ogni caso i trilobiti si sono estinti nell’indifferenza generale e la biosfera è ancora lì

    2. Non seguo bene il discorso “siamo la stessa cosa o siamo diversi dalla biosfera”. Io nella biosfera ci vivo e vorrei viverci piacevolmente
    Ripropongo l’esempio delle tartarughe. Se la tartaruga si mangia il sacchetto di plastica e muore, in se mi dispiace il giusto (magari è meglio che finire in un ristorante cinese)
    Però che ti devo dire, ho nuotato due volte con le tartarughe ed è stato fantastico e vorrei rifarlo e quindi non uso bustine di plastica

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “1. La biosfera esisteva prima dell’uomo ed esisterà dopo. Non ci sarà più il riccio grignolino delle colline del prosecco. Esticazzi…ci sarà qualcos’altro ed in ogni caso i trilobiti si sono estinti nell’indifferenza generale e la biosfera è ancora lì ”

      Temo che tu confonda il riccio grignolino o la tartaruga con tutto il sistema che tiene in equilibrio la vita sulla terra.

      Poi è vero che dopo una bella catastrofe, con qualche decina di migliaia di anni e senza ulteriori interferenze, il sistema probabilmente si potrà riprendere in modo molto diverso da quello che abbiamo conosciuto io e te.

      • roberto scrive:

        Miguel

        “ il sistema probabilmente si potrà riprendere in modo molto diverso da quello che abbiamo conosciuto io e te”

        Che è quello che succede da sempre…immagino che nel paleozoico, nel giurassico o nell’oligocene il sistema era molto diverso e molto diverso da quello che conosciamo ora

        No sul serio, non mi farei tante preoccupazioni per la biosfera, mi preoccuperei di più per la vita umana su questo pianeta

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “No sul serio, non mi farei tante preoccupazioni per la biosfera, mi preoccuperei di più per la vita umana su questo pianeta”

          Vabbè, anche gli umani prima o poi muoiono, no?

          Tutti, mica solo alcuni.

          Succede da sempre.

          Non mi farei tante preoccupazioni per l’umanosfera 🙂

          • roberto scrive:

            è che come cerco senza successo di spiegare

            1. trovo molta più affinità in un qualsiasi essere umano, pure hitler, che in una tartaruga
            2. siccome io ci vivo ora su questo pianeta, e i miei figli domani e nipoti dopodomani, mi pare comprensibile un interesse alla vita umana su terra

            quando l’ultimo uomo sarà morto, ciaociao uomini.
            quando l’ultimo trilobite si è estinto, ciaociao trilobite
            nei due casi la biosfera resterà ancora qui, quindi effettivamente chissenefrega, ma continuo imperterrito a dispiacermi di più per la scomparsa dell’ultimo uomo che dell’ultimo trilobite, guarda un po’ che strano che sono….

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            secondo me tu hai equivocato il mio punto di vista.

            Se ho capito bene tu pensi che io in quanto uomo mi senta solidale con gli altri uomini e non empatizzi col resto del creato.
            In qualche misura è vero, ma ci sono tanti uomini con cui non empatizzo.

            Il punto è che per me l’unica cosa che ha valore è la civiltà.
            Il mondo naturale ha valore solo come supporto della civiltà, così come la tela e i materiali per dipingere hanno valore solo nel momento in cui diventano quadro, mentre in sé non valgono nulla, come la carta della banconota.
            Quindi se viene meno il supporto materiale della civiltà, interrompendo la civiltà, è una tragedia.

            Ma per me queste non sono teorizzazioni: come sai vado in giro col registratore a raccogliere e salvare le culture locali, proprio perché non si dissolva nel nulla quantomeno la loro memoria.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “secondo me tu hai equivocato il mio punto di vista.”

              Hai ragione.

              C’è un nodo terribilmente complesso qui, che forse nessuno ha mai districato: in fondo sappiamo esattamente dove si troverà la Luna il 12 di febbraio dell’anno 7.633, ma non sappiamo cosa farai tu domani mattina, perché non sappiamo davvero cosa siano vita, uomo, natura, cultura, mente, linguaggio…

              Certo, anch’io sono affascinato dalle “culture locali”, che potremmo estendere a mille altri ambiti.

              Solo che non condivido l’esigenza di contrastare queste cose alla “natura”, qualunque cosa significhi. Chi non ha “cultura locale” non è in genere “naturale”, di solito viene totalmente assorbito da una cultura artificiale.

              Non mi piace il gioco di attaccare i Giovani di Oggi (che secondo me non esistono), ma se ci devo trovare un difetto è la loro artificialità – generalizzando in maniera del tutto ingiusta, solo per far capire cosa intendo: mancanza di violenza, mancanza di intraprendenza, dipendenza passiva da stimoli esterni, tutti artificiali, paura del vento/della pioggia/del freddo/della solitudine; e il loro linguaggio è un sottoprodotto del sistema pubblicitario-commerciale americano.

              Poi per fortuna non è così, ma il contrario delle splendide “culture locali” che tu e io amiamo non è lo “stato di natura”, è la tecnosfera.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “mancanza di violenza, mancanza di intraprendenza, dipendenza passiva da stimoli esterni, tutti artificiali, paura del vento/della pioggia/del freddo/della solitudine; e il loro linguaggio è un sottoprodotto del sistema pubblicitario-commerciale americano”

                Ma sai che, tolto l’ultimo punto, mi sembra una critica molto americana?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “Ma sai che, tolto l’ultimo punto, mi sembra una critica molto americana?”

                Riflessione interessante, che apre altri orizzonti, grazie!

              • Miguel Martinez scrive:

                per MT (2)

                “Ma sai che, tolto l’ultimo punto, mi sembra una critica molto americana?”

                Alle 22.31, mi hai messo in moto i neuroni!

                Non per parlare di me stesso, ma credo che tu abbia ragione.

                Ovviamente, io sono d’accordo con le mie riflessioni 🙂 E quindi vedo positivamente il mio punto di vista. Che è effettivamente americano. Esattamente come sono americane tante cose che critico (avevo parlato poco tempo fa “male” di ciò che succede al postmodernismo quando sbarca in America).

                Comunque, conferma una mia idea di fondo. Che non esiste NESSUNA idea o cultura “buona” o “cattiva” perché tutte esprimono qualcosa di ciò che noi siamo. Siamo tutti americani/europei, destri/sinistri, scientisti/mistici e mille altre polarità opposte, proprio come abbiamo tutti una mano destra e una sinistra.

                I guai cominciano solo quando la mano destra taglia quella sinistra, o viceversa.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT (3)

                vabbene, alla fine quello che ha capito tutto resta sempre Michael Ende, nella Storia Infinita.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                “Poi per fortuna non è così, ma il contrario delle splendide “culture locali” che tu e io amiamo non è lo “stato di natura”, è la tecnosfera.”

                Certo, infatti poi credo che sul piano pratico coincidiamo (a parte qualche sfumatura).
                Il problema è che non avremmo tecnosfera senza naturalismo.
                La fisica aristotelica o i bestiari medievali non avrebbero prodotto i telefonini: ci è voluta quella galileiana, che capisce la natura in sé, senza proiettarci simbologie umane.

                Poi, vabbè, c’è il mio amico che viene dalle Alpi, territori meno antropizzati della Puglia, e quindi dice di non disprezzare la natura (ma anche a lui è indifferente tutto ciò che esula dall’orizzonte del culturale): il fatto è che per lui queste valenze simboliche e proiettive sono immanenti alla natura stessa, non meno delle leggi dei fisici e dei biologi, anzi, probabilmente di più, per cui è logico che gli piaccia.

                E in effetti è una bella questione.
                Sento estranea la natura paradossalmente perché sono immerso in un mondo scientifico che l’ha desacralizzata, ma in realtà io dovrei amarla, se la natura è quella per cui gli alberi partoriscono uomini, che partoriscono capre, che a loro volta parlano con l’anima dei coccodrilli, ecc. ecc.

                Il fatto è che però anche tu sei intriso di scienza moderna e la prendi molto sul serio.
                Come la mettiamo?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Il fatto è che però anche tu sei intriso di scienza moderna e la prendi molto sul serio.
                Come la mettiamo?”

                Accenno solo qualche idea, visto che tocchi temi di enorme importanza e io sono stanco, non prenderle come posizioni ferree…

                1) io prendo molto sul serio la “scienza moderna” quando cerca di ascoltare il mondo, e non penso che qualche fantasia soggettiva sia “più vera”

                2) capisco però che il mondo è infinitamente più complesso di qualunque dettaglio gli scienziati riescono a scoprire

                3) capisco che gli scienziati – che spesso sono persone stupende – possono dedicarsi alla scienza, perché esiste un sistema di saccheggio che aspetta da loro dei Risultati: tipo, “bene, te fai il geologo, ti piace tanto scoprire i fossili dei dinosauri, ma ti tolgo lo stipendio se non mi trovi un filone d’oro entro sei mesi”

                4) gli scienziati hanno bisogno di calcolare la natura: cioè di ridurla a misure e conti, che poi finiscono per essere facilmente equiparati a denaro.

                5) la Natura in un certo senso è anche misurabile, contabile… ma essenzialmente è qualcos’altro: Galileo vuole dominare la Natura (e lo scrive anche in alcuni testi), non vuole “vivere” la Natura.

  6. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “Gli individui – umani e non – hanno tutti una coscienza, un sé. Ma non esiste un “Uomo collettivo” che ce l’abbia, più di quanto esista un Pappagallo Collettivo. ”

    Post originale e suggestivo come sempre e sono lusingato ogni volta che mi citi nei post.
    Ma non mi torna.
    Sarò d’accordo con te quando una formica o uno scimpanzè sarà in grado di scrivere anche lui un post, un articolo o un saggio in cui corrobora le tue tesi (o ne esprime di diverse, magari antitetiche).

    • Andrea Di Vita scrive:

      # peucezio

      Il tuo argomento è lo stesso che uso io contro i vegani: mi preoccupero’ del benessere di un vitello quando uno squalo si preoccuperà del benessere di un naufrago invece che di mangiarselo.

      Però (a meno di negare l’esistenza di una realtà oggettiva, il che fa molto queer theory 🙂 ) rimane il fatto che soli una affermazione invariante rispetto alla scelta del punto di vista può essere vera.

      Ecco perché lo spettatore del tuo cinema pare fuori causa.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Peucezio scrive:

        Beh, qui si parla di problemi pratici: nessuno si preoccupa che si proietti un film al cinema, se non ci sono spettatori.

        Ma anche sul piano ontologico il discorso è lo stesso, queer theory o meno 🙂
        D’altronde smantellare gli assunti naturalisti e oggettivisti della cultura illuminista e positivista in nome di una prospettiva umanistica, sociologica e storicizzante mi pare quanto di più sano ci sia.
        Il punto è che questi magari lo professano, ma fanno l’esatto opposto.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ peucezio

          “smantellare”

          Cioè, tornare dell’episteme alla doxa?

          Brrr… 🙁

          Sento puzza di “distruzione della ragione”
          ..

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Peucezio scrive:

            Uhm…
            Non vedo cosa ci sia di razionale nell’induttivismo moderno.
            Un metodo razionale è per sua natura deduttivo.

            Ad ogni modo contrappongo hegelianamente all’intelletto la Vernunft intesa in senso dialettico. Dove non c’è dialettica non c’è ragione.

            • Francesco scrive:

              >>> Un metodo razionale è per sua natura deduttivo.

              puoi spiegare meglio? grazie

              F o’curioso

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ peucezio

              “un metodo razionale è per sua natura deduttivo”

              Qui e’ d’uopo recitare tre volte di fila la Litania del Razionalista Agnostico

              Spirito di Mach non mi abbandonare
              Spirito di Popper aiutami tu!
              Spirito di Voltaire proteggimi!
              O voi beate E del firmamento (*) aiutatemi!
              O tu gloriosa W (**) della logica liberami dalle parole superflue!
              O tu mirabile C (***) del cielo e della terra, soccorrimi!
              Dalle sirene dell’ hegelismo allontanatemi
              Dalle lusinghe del finalismo
              difendetemi
              Dalle brutture della Tradizione
              mondatemi

              (ogni volta, una frase del “Perchè non sono cristiano” di Russell e una de “Il mondo minacciato dai demoni” di Carl Sagan, a edificazione dell’anima)

              🙂 🙂

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              (*) Eco, Epicuro, Erasmo
              (**) Wittgenstein
              (***) Carnap

              • Francesco scrive:

                caro Andrea, mi spiace dirtelo ma in generale frequenti brutta gente, che ha una pessima influenza

                peraltro tra voi due io rimango felicemente tomista e galileiano. Dio c’è e la ragione mi cosa, anche su questo!

                😀

      • firmato winston scrive:

        @ADV
        “mi preoccupero’ del benessere di un vitello quando uno squalo si preoccuperà del benessere di un naufrago invece che di mangiarselo”

        Non te lo puoi piu’ permettere di essere cosi’ ingenuo e spensierato, la tua specie e’ diventata, anche e soprattutto grazie a quelli che fanno il tuo mestiere, quindi si tratta di una responsabilita’ anche individuale, infinitamente piu’ potente e potenzialmente distruttiva di quella degli squali o di qualunque altro essere vivente macroscopico.
        E questo e’ un sentimento che comincia a serpeggiare anche fra quelli che non capiscono nulla, nello stupore attonito e un po’ scandalizzato dei “competenti”.
        I predatori naturali sono essenziali per il mantenimento dell’equilibrio dei sistemi (ci sono stati matematici che hanno suggerito (“dimostrato” mi pare eccessivo), dopo aver cercato dappertutto le condizioni della stabilita’, che persino un sistema economico per essere stabile deve includere la speculazione finanziaria, una delle forme della predazione in campo economico): ma possiamo dire lo stesso degli esseri umani, che essi sarebbero dei predatori essenziali per il mantenimento dell’equilibrio del sistema della biosfera terrestre in grazia della quale sono sempre vissuti e si sono sviluppati? Per quanto siamo bravi a raccontarci fandonie autogiustificative, la vedo dura…

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ firmato winston

          Difatti non credo sia possibile uscirne senza un MASSICCIO aumento della presenza della tecnologia e della scienza nelle nostre vite (cui sono fiero di contribuire sia pure in minima parte) di.uovrndo tutto lo sciocchezzaio verde-newage-olistico ecc. Questo sul breve termine. Sul lungo termine, solo fusione nucleare e colonizzazione dello spazio sono la soluzione. La sovrappopolazione non lascia alternative.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • firmato winston scrive:

            @ADV

            Hai visto questi gioellini? (piccolo e’ bello 😉 )

            https://en.wikipedia.org/wiki/TerraPower

            https://www.terrapower.com/terrapower-and-ge-hitachi-nuclear-energy-launch-natrium-technology/

            Funzionano con quasi tutto quasi come la Delorean di Doc, cioe’ uranio impoverito, sono “veloci” autofertilizzanti (producono piu’ combustibile di quanto ne consumano), basta un solo carico di combustibile per l’intera durata operativa di oltre 50 anni, appena 1 miliardo di costo, combustibile esausto a rapido dimezzamento (inerte dopo 400 anni).

            Praticamente uno di questi affari risolverebbe da solo il problema energetico elettrico di una media provincia italiana per un secolo ad un costo irrisorio (oggi gli enti pubblici italiani, su finanziamento UE, riescono a spendere un miliardo di euro per fare quattro piste ciclabili impraticabili che chi va in bici davvero come me gli tocca usare la normale strada se non vuole ammazzarsi fra scalini, ostacoli messi in mezzo APPOSTA per ostacolare il traffico, paletti e gimcane – quindi i soldi ci sono, e se non ci sono vengono buttati via lo stesso).

            Se questi reattori mantengono le promesse prima o dopo, magari dopo qualche piccolo blackout persuasivo (oggi senza elettricita’ si bloccherebbe TUTTO-TUTTO-TUTTO, pensate poi con l’imminente e perseguita abolizione del contante), presumo che si caschera’ qui, sono tecnologie tutto sommato piu’ che mature (infatti gli ecologisti di vecchia data, quelli per i quali il CO2 non era ancora un problema mentre il nucleare si’, sono costernati nel vedere come alla fine vincera’ la Tatcher: se non ho capito male nei progetti di Greta – UE entro massimo il 2050 bisognera’ decarbonizzare completamente buttando via anche il gas sul quale noi italiani abbiamo “furbamente” gia’ tanto investito, il che senza nucleare o senza rivoltare completamente lo stile di vita in senso monacale e’ oggettivamente impossibile).

            riporto:
            http://astrolabio.amicidellaterra.it/node/2367
            “NUCLEARE E TRANSIZIONE ENERGETICA
            di Rosa Filippini – L’impostazione emergenziale delle politiche energetico climatiche sta riaprendo la strada al nucleare. Saremmo più contenti se le scelte energetico climatiche fossero prese a partire da un confronto razionale, civile e prudente. Non per supposti obblighi fondati sul catastrofismo ideologico e dettati da interessi paradossalmente convergenti.”

            Nella stessa rivista on line vedo che ci sono anche seri articoli sul vero impatto delle rinnovabili eccetera, dell’ing. minerario Brussato. Questi sarebbero i vecchi “verdi”, che _in confronto_ a quelli impresentabili sgarrupati dei grillini padroni del nostro parlamento, sono da premio nobel per la fisica.

            Ieri l’altro, mentre giravo in bici, ho ascoltato un’intera puntata di un “overshoot” con un’intervista a rosa filippini proprio su quest’argomento, e poi ho cercato e trovato il link di cui sopra.

            Fra l’altro la Terrapower e’ di bill gates. Certo che questi privati americani pero’… Alla fine resta vero che la cina sara’ anche una grande potenza manifatturiera, ma non inventa assolutamente NULLA, insegue copiando TUTTO e basta, oltretutto dal punto di vista web-software per perseguire il controllo totale della popolazione e dell’economia. En passant mi pare che abbiano tuttora in costruzione centinaia di centrali a carbone al colpo per produrre cio’ che noi abbiamo delocalizzato, mentre noi europei fighetti perfettini e precisini ci facciamo le pugnette con la decarbonizzazione-denuclearizzazione totale entro il 2050 ma guardandoci bene dall’adeguare veramente lo stile di vita come cio’ imporrebbe. Col culo degli altri, come disse la famosa intercettazione al “filosofo” Ricucci.

            • Fuzzy scrive:

              Winston
              Mi intrometto
              https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/mini-centrali-nucleari-bill-gates/
              Qui c’è scritto che dovrebbero servire di supporto alle rinnovabili intermittenti.
              Di energia per mantenere il nostro attuale standard di vita ne occorre una quantità esorbitante. Non credo nei miracoli targati Gates. Ma vedrai che tra poco ce le propineranno insieme ai nuovi ogm.
              Si sa chi comanda.

              • firmato winston scrive:

                @fuzzy, tutti
                “Non credo nei miracoli targati Gates. Ma vedrai che tra poco ce le propineranno insieme ai nuovi ogm. Si sa chi comanda.”

                Comanda la specie umana nel suo insieme, e quando dici “si sa chi comanda” senza volerlo esprimi il secondo dei due driver principali da cui deriva la nostra immensa capacita’ distruttiva come specie: l’istinto di competizione fra individui, classi, lobby, nazioni, razze, categorie professionali, corporation, qualsiasi aggregato sociale possibile e immaginabile.

                Ma il primo driver, quello di gran lunga piu’ importante e che abbiamo piu’ di ogni altra specie, e’ il piu’ insospettabile, e’ la capacita’ di collaborazione, la socialita’, che infatti e’ cio’ che ammiriamo di piu’ in noi e cerchiamo di stimolare al massimo nei nostri sistemi educativi: ma questo e’ anche cio’ che rende elevatissima la nostra capacita’ distruttiva non solo reciproca, ma anche dell’ambiente in cui viviamo e da cui dipendiamo, capacita’ sociale che e’ peculiare della nostra specie e non dell’individuo il quale, nonostante il suo immenso narcisismo infantile (l’essere umano e’ quello fra i mammiferi che piu’ mantiene per tutta la vita caratteristiche infantili), come tale anche se lo vorrebbe non e’ in grado di distruggere nulla, anzi e’ in balia di tutto.

                Cosa c’e’ di piu’ istintivo e insieme tipicamente umano del tifo sportivo che accomuna anche milioni di individui nello sport di squadra? Della grande impresa ottenuta grazie alla collaborazione di milioni di uomini?

                Non e’ un caso se l’era dei nazionalismi e dei razzismi e dei classismi coincide storicamente con quella degli sport di squadra di massa.

              • Fuzzy scrive:

                Winston
                “Squadra di massa”

                Beh, non ho capito bene cosa mi hai scritto, specialmente alla fine, ma se non ce le propinano non credo che sarà per il calcio.

                Intanto però
                https://www.open.online/2021/06/03/roberto-cingolani-sfiducia-m5s/

                Da quando c’è il Ministero per la Transizione ecologica si parla di trivelle, inceneritori, nucleare e ponte sullo stretto. Era questa la Transizione ecologica dopo 100 giorni che ci aspettavamo?»,
                Aggiungo
                https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2021/05/17/transizione-ecologica-il-mercante-ha-scoperto-le-carte/
                (Paolo Cacciari).
                Volendo comandiamo tutti in una certa misura ma la misura più grande ce l’hanno ancora i mercanti.

              • Fuzzy scrive:

                “ma se non ce le propinano non credo che sarà per il calcio”

                Le mini centrali nucleari gioiello.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Da quando c’è il Ministero per la Transizione ecologica si parla di trivelle, inceneritori, nucleare e ponte sullo stretto”

                E’ l’ambientalismo dei sì, quello dei Competenti (TM)

              • Fuzzy scrive:

                Winston
                Vedi un po’ questa cosa. Targata Russia eh, eh, non ti piacerà credo. Io non ne so niente, ma suona eclatante. Qui ci sono esperti ( de Vita, e chi altrimenti?) che potrebbero rendersi molto utili con il loro giudizio.
                https://www.world-nuclear-news.org/Articles/Russia-starts-building-lead-cooled-fast-reactor

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ firmato winston

              Sinceramente, non osavo sperarlo. Ma vedo che vieni nel mio carrugio, come dicono a Genova.

              Comunque personalmente sono molto più soddisfatto dei recenti progressi sul divertore (un apparecchio che serve a gestire i carichi termici) di MAST, la versione mini di ITER che in Inghilterra si sta saggiamente predisponendo a raccoglierne l’eredità quando risulterà chiaro al colto e all’inclita quello che i fusionisti vanno dicendo da anni: che ITER potrà andar bene per vedere il primo bilancio energetico positivo da fusione (o almeno si spera) ma non potrà da solo essere una fonte praticabile (è troppo grosso) di elettricità. Se ITER dimostrerà che la fisica non sarà un problema, saranno i reattori piccoli tipo MAST a finire questa eterna lagna delle fonti di energia.

              Potrebbe andare peggio, insomma.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

          • firmato winston scrive:

            “oggi senza elettricita’ si bloccherebbe TUTTO-TUTTO-TUTTO”

            Compresa, e solo da poco, la sostanza piu’ assolutamente indispensabile alla sopravvivenza quotidiana, l’acqua: per chi non lo sapesse i vecchi piezometri, quei grandi serbatoi posti sopra grandi torri da cui l’acqua veniva distribuita per semplice caduta e potevano funzionare autonomamente, sono in corso di sostituzione, e in molti posti gia’ completamente sostituiti, con pompe “inverter” a pressione variabile, che adeguano automaticamente la loro portata a seconda della richiesta senza bisogno di serbatoi (si usano da tempo ormai anche nelle centrali termiche dei condomini). Tali pompe, se manca la corrente, si fermano, e dal rubinetto non esce piu’ nulla, neanche ai piani bassi, neanche dalle fontanelle in strada.

            A pensarci e’ terrificante l’imprevidenza con cui gli uomini si legano mani e piedi da soli, esponendosi al ricatto di tecnologie-giocattolo che nessuno e’ in grado di padroneggiare completamente, che ormai anche il piu’ grande genio capisce solo in una minima frazione di quel che serve per far funzionare qualsiasi minima cosa.

            E il bello e’ che a promuovere tutto questo e’ anche, e proprio, il “piano nazionale di transizione e resilienza”.

            Ormai resta solo che sbellicarsi dalle risate: saremo sepolti da una sola, grande, immensa risata.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per firmato

              ” per chi non lo sapesse i vecchi piezometri, quei grandi serbatoi posti sopra grandi torri da cui l’acqua veniva distribuita per semplice caduta e potevano funzionare autonomamente, sono in corso di sostituzione, e in molti posti gia’ completamente sostituiti, con pompe “inverter””

              Affascinante (e terrificante).

              E’ un esempio interessantissimo di “smart city”. E di NON resilienza.

              Grazie dell’esempio.

              • firmato winston scrive:

                @miguel
                “smart city”

                Si puo’ tradurre con “citta’ furbetta”, nel senso che alla fine questo mirabile “oggetto sociale” tradotto in materia dalle nostre stampanti 3D (anche i processori in certo senso sono tali), alla fine ci fara’ le scarpe?

                Comunque, altro che smart city e intelligenza artificiale e cina, e’ in atto dappertutto un processo di accentramento totale dell’informazione e quindi dei processi pianificatori e decisori di tutto cio’ che concerne individui e loro associazioni in qualsiasi forma.
                Ascoltavo ieri l’altro un podcast di esperti di economia in cui si diceva che, ad esempio, e’ in atto la tendenziale pubblicazione di tutti i dati delle aziende in modo che chi le finanzia (significa essere a credito di soldi in qualsiasi forma, cosi’ come lo e’ sempre lo Stato con le imposte) possa stabilirne il merito di credito, e decidere il da farsi.

                La rete, il web, e’ il nuovo sistema nervoso del mondo, che in quanto tale permettera’ di controllarlo e pianificarlo completamente fin nei minimi particolari e piu’ lontani recessi in una forma inconcepibile prima. Il che implica in prospettiva un unico soggetto, un’individualita’ sola che decide una unica strategia, Ai o no, sbagliando la quale si perde tutto. Altro che Orwell…

                Il brutto e’ che tutto cio’ e’ visto non solo come utile, ma entusiasmante: con il controllo e la pianificazione totale sara’ pasqua e natale tutti i giorni!

                Il popolo acclama.

                Se questo succede in ambito privato, e sono i liberisti a sostenerlo, figurati poi in ambito pubblico dopo decenni di demonizzazione del cosiddetto evasore, dove il “non detto” ormai condiviso e’ che il ladro non e’ quello che prende con la forza, ma quello che cerca di non dare. Vedi dunque come l’aspetto del “sociale” prevale su qualsiasi altro nell’immaginario collettivo di giusto e sbagliato. Harari, E.O. Wilson (“la conquista sociale della terra”, “meta’ della terra”) vedono giusto riguardo la nostra attuale societa’ collettivistica di massa che travolge ogni ostacolo e si espande all’infinito.

                Mi sono messo a guardare mr. jones, un filmetto del 2019 che tratta dell’holodomor, peraltro in modo contenuto e sommesso: l’holodomor, a prescindere da ogni considerazione politica che in questo contesto e’ irrilevante, e’ la prima cosa che mi e’ venuta in mente quando hai sollevato il tema della citta’, o collettivita’, che come un’onda, e un’orda, rapina e scarica entropia su un territorio circostante sempre piu’ ampio col progredire della tecnica, fino a cannibalizzare se stessa dopo aver completato il giro della terra.

            • Francesco scrive:

              quindi ci salveranno gli hacker, che coi loro ricatti obbligano ad avere un sistema ultra-ridondante e quindi molto resistente?

              e poi Internet non era nata per quello, avere un sistema acefalo che resistesse a una guerra nucleare?

              non prevedo un Matrix unico e dominante ma una complessità sempre meno gestibile …. che poi potrebbe essere il velo dietro cui Matrix si nasconde

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Sarò d’accordo con te quando una formica o uno scimpanzè sarà in grado di scrivere anche lui un post, un articolo o un saggio in cui corrobora le tue tesi (o ne esprime di diverse, magari antitetiche).”

      Sarò d’accordo con te quando mi dimostrerai che tutti gli esseri umani scrivano post, articoli e saggi sul tema.

      • Peucezio scrive:

        Tutti gli esseri umani adulti e sani sono in grado quantomeno d’intendere un discorso sugli uomini, la natura, il ruolo degli animali, ognuno al suo livello. E soprattutto non c’è società che non istituisca una prospettiva e una prassi in merito.

        Il punto non è nemmeno la consapevolezza individuale, che pure è un discrimine fondamentale, perché è l’autocoscienza. Ma la capacità di trasmettere nozioni secondo un tramite non biologico e genetico.
        I branchi di lupi non si danno regole sociali, fuori da quelle ereditate biologicamente, che sono uguali per TUTTI i branchi di lupi, purché siano lupi.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “. Ma la capacità di trasmettere nozioni secondo un tramite non biologico e genetico.”

          Ogni specie ha qualcosa che la caratterizza, non capisco cosa c’entri.

          • Miguel Martinez scrive:

            Probabilmente il pensiero di Peucezio che non condivido è che se un altro individuo vivente ha qualcosa in comune con me, allora siamo “dalla stessa parte”.

            Io con Flavio Briatore condivido molte cose: ad esempio, la capacità di leggere e di scrivere. Condivido anche la capacità di truffare la gente, di scaricare rifiuti tossici nei fiumi e tante altre cose che rientrano nel potenziale della “cultura”.

            Questa indiscutibile affinità me lo deve anche rendere simpatico, alleato, “uno di Noi Umani?”

            Per quale motivo mi devo dispiacere se crepa per overdose di cocaina, almeno più di quanto mi dispiaccia per il rondone che trovo morto per strada?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              ” è che se un altro individuo vivente ha qualcosa in comune con me, allora siamo “dalla stessa parte”.”

              Io non penso che dica questo, nel senso che è innegabile che due gemelli siano geneticamente identici, ma, se litigano, sulla materia del contendere cessano di essere “dalla stessa parte”. Tuttavia i due litiganti hanno tra loro più cose da spartire rispetto a chiunque altro.

            • Peucezio scrive:

              Sì, infatti qui non era implicata una questione di “parte”, di solidarietà.

              Il punto è un altro. Che tutto ciò che è estraneo alla cultura, in senso antropologico, mi risulta irrilevante e non ne trovo il senso. Se non nella misura in cui ne costituisce un sostrato, un habitat, una condizione di sopravvivenza e di equilibrio.
              Le stelle hanno senso perché sono cariche di simbologie culturali. Ma in sé non hanno nessun senso.

            • Peucezio scrive:

              Comunque mi rendo conto di come il discrimine fra natura e cultura sia ovvio e palese sul piano empirico, ma se si approfondisce nel senso di una definizione teoretica la questione è più complessa.

              Ciò da cui bisogna guardarsi è ragionare in senso riduzionistico.
              È evidente che anche la cultura si può tentare di spiegarla in un’ottica naturalistica, come capacità biologica. È un’operazione possibile. Ma arbitraria.
              Perché alla stessa stregua posso dire che il mondo naturale esiste solo come proiezione dei valori culturali che gli attribuiamo, che anche la scienza e la stessa biologia sono culturalmente condizionate, nate in un contesto specifico, storicizzabili, ecc.

              L’oggettività non esiste: quello che chiamiamo oggettività è solo il nostro tentativo di mettere ordine nelle nostre percezioni, aggiungendoci la nostra capacità logica, di astrazione, di induzione, ecc. Tutto questo è umano (percezione sensibile, logica induttiva) anche se ci abituiamo per praticità a considerarlo indipendente, come una sorta di absolutum metafisico.

      • Peucezio scrive:

        In ogni caso sono proprio le logiche continuiste che non funzionano, perché non consentono di cogliere il dato qualitativo delle cose e quindi la loro classificabilità: ogni cosa è quello che è perché istituisce una discontinuità con cose di altre classi.

        E uno può trovare tutti gli strani ibridi che vuole (chessò, sul linguaggio dei delfini…), ma, insomma, la cultura è cosa diversa dalla natura e questa è una discontinuità forte, altrimenti non ci porremmo il problema di usare queste due definizioni, che sono intuitivamente chiarissime, anche senza voler entrare nel merito di definizioni complesse.

        • Fuzzy scrive:

          La cultura come possibilità zoologica ha preceduto, non seguito l’origine e la storia dell’umanità.
          Si tratta di comportamenti non determinati geneticamente.
          Si oppongono a ciò che si considera innato, istintivo, fissato rigidamente dalle leggi dell’ereditarietà.
          Comportamenti che presentano diverse possibilità di scelta, soprattutto quando ci si deve adattare a trovare nuovi territori e nuove fonti di cibo.
          “Natura e cultura” mi pare che l’autore si chiamasse Francesco Remotti.
          Insomma, tra la natura e l’uomo non c’è tutto questo spartiacque. Si va per gradi. E comunque l’emergere della coscienza resta un fatto estremamente complesso.

          • Peucezio scrive:

            Si va per gradi, ma in pratica nella maggior parte delle cose che osserviamo il confine è chiarissimo. Un vulcano è un fenomeno naturale; una cattedrale o un castello no.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “Si va per gradi, ma in pratica nella maggior parte delle cose che osserviamo il confine è chiarissimo. Un vulcano è un fenomeno naturale; una cattedrale o un castello no.”

              Pensiamo però a una cosa.

              1) esiste la biosfera, di cui gli esseri umani sono totalmente parte (togli il respiro a un essere umano, e vedrai che la cultura gli passa subito, e diventa compost, esattamente come uno scoiattolo).

              2) una caratteristica umana è certamente l’uso del linguaggio, della logica astratta, della “cultura”, che si manifesta (anche) come tecnologia.

              3) ora, cosa succede quando si prendono il linguaggio, la logica astratta, la tecnologia e si distaccano dal contenitore umano?

              4) abbiamo l’intelligenza artificiale. E lì il confine è netto: l’intelligenza artificiale è davvero “Altra Cosa” dalla biosfera; può riprodursi a prescindere dalla biosfera, le è sufficiente una qualunque fonte energetica.

              5) l’intelligenza artificiale può ritornare nel corpo umano, come sta succedendo sempre di più. Innanzitutto monopolizzandone l’attenzione, studiandoselo per copiare/controllare, poi in applicazioni sempre più invasive del corpo stesso. In cui in pochi decenni, sono avvenuti cambiamenti incredibili in questo senso, e saranno talmente sconvolgenti da essere inimmaginabili.

              6) Ma a quel punto non sarà l’essere umano a contare.

              • Peucezio scrive:

                Può essere.

                Poco male: a me l’uomo m’interessa come tramite della cultura, mica amo la cultura in quanto prodotto umano.

                Se queste tecnologie superano il culturale e trascendono il contesto storico, etnico, sociale, ecc., sono un salto verso un’altra cosa, che non m’interessa. Se invece ne sono in qualche misura il prodotto e lo veicolano, mi stanno bene.

              • roberto scrive:

                Il punto 4 non è contraddittorio? In fin dei conti l’energia deve pur venire da qualche parte, vedo difficilmente macchine in grado di procurarsi energia all’infinito

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Il punto 4 non è contraddittorio? In fin dei conti l’energia deve pur venire da qualche parte, vedo difficilmente macchine in grado di procurarsi energia all’infinito”

                Certo, sono riflessioni tutte da costruire (in realtà c’è chi lo ha fatto con una preparazione infinitamente superiore alla mia). Posso ipotizzare comunque che l’IA non avrebbe molti problemi che invece abbiamo noi con le fonti energetiche – in fondo potrebbe sopravvivere in una biosfera totalmente distrutta, senza ossigeno, ecc., non avrebbe paura dei rifiuti nucleari, ecc.

              • Francesco scrive:

                Mig

                non dimenticare che a oggi le IA hanno bisogno di un “sostrato” fisico quanto le nostre coscienze

                e che dura pochino, da solo, senza manutenzione continua

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “non dimenticare che a oggi le IA hanno bisogno di un “sostrato” fisico quanto le nostre coscienze

                e che dura pochino, da solo, senza manutenzione continua”

                Certo, ma:

                1) centomila persone che fanno i conti a mano hanno bisogno di un sostrato fisico molto maggiore di un solo computer

                2) la manutenzione continua se la autoprogrammano i computer: si fanno la diagnosi da soli, decidono cosa deve intervenire, fanno in modo che intervenga.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ peucezii

          “continuiste”

          Infatti la Natura è quantistica, e l’energia la si scambia a pacchetti. Solo che essendo pacchetti piccoli, è come se fosse un continuo. Le logiche continuiste sono una approssimazione macroscopica.

          “qualitativo”

          La quantità diventa qualità, diceva Engels. Il rosso e il blu sono qualitativamente diversi, perché la relativa radiazione ha lunghezze d’onda lunghe una diversa quantità di miliardesimi di metro.

          “ogni cosa … classificabilita’”

          Nel dizionario, non nel mondo la’ fuori. La nostra capacità di dare un nome alle cose non dice nulla sulle cose: venticinque talleri pensati non sono venticinque talleri pesati.

          La’ fuori, cioè fuori da quell’insieme di flatus vocis che sono i nostri discorsi e i nostri dizionari, null’altro esiste (cioè, non pare necessario che null’altro esista, in omaggio a Ockham) che atomi e vuoto.

          Ogni conoscenza che non si voglia puramente riduzionistica è una diretta contraddizione di Ockham, dunque è un inutile arbitrio.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Peucezio scrive:

            “Nel dizionario, non nel mondo la’ fuori. La nostra capacità di dare un nome alle cose non dice nulla sulle cose: venticinque talleri pensati non sono venticinque talleri pesati. ”

            Non è vero.
            Se una cavalla si accoppia con una asino viene fuori un mulo, che è un animale sterile. Ciò significa che non ci può essere la specie dei muli, capace di riprodursi da sola.
            Cioè l’ibrido è sterile.
            La stessa natura quindi è discontinua.
            I nomi possono anche essere flatus vocis, ma non lo sono i concetti e tantomeno lo sono le cose.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ peucezio

              Fu un certo Darwin a spiegare che se le specie di animali che danno incroci fertili è come la vediamo oggi non è che rimane sempre così.

              Non vedo sinceramente perché aspettare i tempi dell’evoluzione darwiniana.

              Galileo ci insegna: “provando e riprovando”.

              Ci piaccia o no, non siamo oranghi che penzolano dal ramo degli alberi. O almeno, non lo siamo più.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

          • firmato winston scrive:

            @ADV

            Tu che ogni tanto citi Popper, ma non ha mai sentito parlare della sua tutto sommato banale teoria dei “tre mondi”? (non ricordo se si chiama esattamente cosi’, ne’ se taglio troppo le curve e interpolo creativamente tentando di descriverla qui sotto):

            riassumendo, senza che ci perdiamo a spezzare filosoficamente il capello in quattro che non sarebbe piu’ finita, c’e’ il mondo delle cose reali, il mondo delle idee degli uomini che osservano e pensano ed elaborano, e poi il mondo delle idee ritrasformate in cose reali dall’azione dell’uomo che senza quelle idee non ci sarebbero state.

            Come diceva Keynes, le idee hanno conseguenze!

            Una volta forse non ci rendeva conto di questo perche’ erano ben poche le cose reali che derivavano dalle idee, visto che vivevamo in un mondo perlopiu’ naturale di cui eravamo ospiti, mentre adesso probabilmente e’ l’estremo opposto, da urbanizzati e virtualizzati viviamo quasi tutti in un mondo che e’ talmente completamente artefatto, frutto di idee e fuori dalla natura per non dire fuori di testa, che non ci accorgiamo nemmeno piu’ della sua natura completamente artefatta, non avendo mai visto ne’ concepito altro.

            PS: in rete trovate sicuramente una migliore spiegazione, e trovate probabilmente anche la trascrizione di una discussione fra konrad lorenz e karl popper, un libretto piacevole e rilassante.

            Oppure, su youtube c’e’ qualche ottimo video di tale Yuval Harari, fra cui se non erro un TED, nel quale spiega, anzi mostra chiaramente il concetto (harari di suo non e’ che dica piu’ di tanto di nuovo, ma mette insieme in modo chiaro e coerente varie idee correnti – compreso senza nominarlo il postmodern – di area scientifica e umanistica, dandogli il senso della “proprieta’ emergente” – consigliato da non perdere)

            https://www.ted.com/talks/yuval_noah_harari_what_explains_the_rise_of_humans?language=it

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ firmato winston

              Si’! Conoscevo tanto la teoria dei tre mondo quanto Harari. Grazie!

              🙂

              Ciao!

              Andrea Di Vita

  7. Ujjj scrive:

    È per questo che il concetto tanto malvisto di “identità”, può in realtà essere usato “a fin di bene”.
    Nel momento in cui si prende coscienza dell’identità vissuta singolarmente ed egoisticamente da parte di quelli a cui interessa più dei fenicotteri che di un inutile aeroporto e ci si rende conto di essere in tanti.

    Ps. Riguardo agli ailanti per chi non l’avesse ancora letto c’è questo famoso post

    http://www.alpinismomolotov.org/wordpress/2016/06/01/ailanto-albero-maudit-che-porta-il-paradiso-fra-il-cemento/

    • Fuzzy scrive:

      Si scrive segue o continua? Mah…continua e poi segue. Forse. Va ben, tanto ci siamo capiti.

      • Fuzzy scrive:

        “Da biologo posso accettare che la coscienza esista in cani, gatti e altri animali con cervelli sofisticati.
        Le ricerche indicano che i cani hanno un livello di intelligenza e di coscienza paragonabile a quello di un bambino di due-tre anni….perfino nei piccioni ri riscontrano alcune tracce di autoconsapevolezza.
        Ma in una pianta o un albero? Questa possibilità mi sembrava assurda, fino all’altro giorno”

        “Il cervello si trova dov’è il cervello, e l’albero dove c’è l’albero. Ma la mente non ha collocazione. È ovunque osserviate, annusare o sentiate qualcosa”.

        Robert Lanza “Oltre il biocentrismo “

        • firmato winston scrive:

          @fuzzy
          “Le ricerche indicano che i cani hanno un livello di intelligenza e di coscienza paragonabile a quello di un bambino di due-tre anni…”

          oddio, secondo ad esempio piaget, il bambino in quella stagione del suo sviluppo e’ in piena fase di “delirio di onnipotenza”, crede cioe’ di essere lui che crea il mondo, o che il mondo esista per suo soddisfacimento (il che dovrebbe porci qualche domanda sulla superiorita’ sia del bambino di quell’eta’ rispetto agli altri animali, sia su quella dei tantissimi adulti che continuano per il resto della loro vita in quello stesso genere di “pensiero magico” narcisistico-egocentrico del “desiderare e’ potere”… 😉
          Come se non bastasse, e’ aspetto fondamentale di varie piu’ o meno “pseudo” religioni, oltre che di tonnellate di manuali e tecniche psicologiche di auto-realizzazione.

        • firmato winston scrive:

          @fuzzy

          Senza perdersi nella fumisteria occidentale relativa allo spiritualismo pseudo-orientale declinato in chiave arrivistica, c’e’ un breve, ottimo e classico testo di Konrad Lorenz, semplice e chiaro, attualissimo, che comincia cosi’:

          “1. Introduzione
          La vita in sé è un processo di conoscenza. La conoscenza umana-personale, culturale e scientifica, non rappresenta che un caso speciale di un principio per cui la vita organica realizza il miracolo dello sviluppo, in un’apparente sfida a tutte le leggi della probabilità, nella direzione che va dal meno ordinato e più probabile verso le più alte armonie di una improbabilità quasi smisurata. Tuttavia non vi sono miracoli e in particolare non vi sono violazioni della seconda legge della termodinamica. La vita realizza la sua attività creativa apparentemente miracolosa in virtù di un processo che generalmente viene chiamato adattamento e che consiste invariabilmente nell’alimentare il sistema organico con informazione concernente particolari aspetti dell’ambiente rilevanti per la sua sopravvivenza e che è in seguito fissata dal genoma.
          L’informazione a cui mi riferisco non deve essere intesa nel senso della teoria dell’informazione. Quest’ultima astrae intenzionalmente dal livello semantico e da quello concernente il valore di sopravvivenza. Entrambi, tuttavia, sono inerenti al concetto che il linguaggio comune associa al termine informazione e che è praticamente identico a quello di conoscenza.” ecc…

          E’ in CONOSCENZA, CREDENZE E LIBERTÀ, che credo si trovi ormai solo sul mulo.

          Nell’introduzione al capitolo si dice: “l’adattamento come processo cognitivo, attraverso il quale l’organismo assume informazioni sull’ambiente, è una invariante del pensiero di Lorenz. La sosterrà fino al contestato Dit acht Todsundm dtr zivilisitrttn Memchhtit,
          (R. Piper & co., Verlag Munchen, 1973; tr. it. Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, Adelphi, Milano, 1974). In quest’opera Lorenz tenterà infatti di analizzare il comportamento sociale dell’uomo sulla base del suo sistema organico, ritenendo la cultura come un vero e proprio sistema vivente.”

          Piu’ o meno gli stessi concetti del resto si trovano in Cavalli Sforza, “L’evoluzione della cultura”, autore che non per niente e’ il vero introduttore del concetto di “meme” fin dagli anni ’60, poi attribuito a quello che ha costruito la sua intera fortuna sul “gene egoista”.

          • Miguel Martinez scrive:

            per firmato

            “Dit acht Todsundm dtr zivilisitrttn Memchhtit”

            ??

            • firmato winston scrive:

              “Dit acht Todsundm dtr zivilisitrttn Memchhtit”

              L’ocr avra’ fatto quello che puo’, mentre nel tuo tirolese (madrelingua?) suppongo qui la versione corretta:
              https://de.wikipedia.org/wiki/Die_acht_Tods%C3%BCnden_der_zivilisierten_Menschheit

              Da leggere come tutti i libri di Lorenz, uno dei fondatori dell’etologia, meritatissimo premio nobel (ma nel libro in questione non mi ricordo minimamente cosa ci fosse dentro, a suo tempo ne lessi troppi, forse tutti).

              Egli e’ questo qua, nel bel commovente documentario rubato da youtube al “legittimo detentore del copyright” (youtube che pero’ da qualche tempo si e’ meschinamente messo a fare il censore della morale, tradendo le sue origini), e forse vale la pena di ritagliare un po’ di tempo alle stronzate in cui si spreca la vita, per guardarlo, prima parte:

              https://youtu.be/HA9ST-7dl1Y

              • Miguel Martinez scrive:

                Per firmato

                “L’ocr avra’ fatto quello che puo’, mentre nel tuo tirolese (madrelingua?) suppongo qui la versione corretta:”

                Infatti 🙂

                Leggendo il testo vsrtsccxèafvzfsafersgc, sono riuscito a decifrare l’originale.

                Il tedesco non è mica ciò che gli italiani chiamano ostrogoto 🙂

    • Andrea Di Vita scrive:

      @fuzzy

      “Biocentrismo”

      Ma perché, perché, perché…

      i biologi non la smettono di parlare di fisica?

      Ve l’immaginate me (che distinguo a malapena una rosa fa un garofano) che mai metto a discettare di impollinazione, di alleli, e di rotazione delle colture?

      La serietà è più rara dei contanti.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Miguel Martinez scrive:

        Per ADV

        “Ma perché, perché, perché…

        i biologi non la smettono di parlare di fisica?”

        E’ una bella domanda.

        Se la fisica è letteralmente dietro tutto, di qualunque cosa parli, parli per forza di fisica.

        Io ne parlo anche quando chiedo se bolle l’acqua con cui mi faccio il tè. Specie se mi dimentico la fiamma accesa per mezz’ora ed è evaporata tutta 🙂

        Poi capisco che da fisico ti possano dare fastidio quelli che cercano di venderti una pillola fatta di farina pura, dicendo che guarisce dai tumori e che lo dimostra “la più recente scoperta della scienza, che si chiama la fisica quantistica”.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per ADV

          “biocentrismo/fisica”

          Scusa, ritiro tutto!

          Avevo letto solo il tuo commento, e le primissime righe del testo sul biocentrismo, poi ti ho risposto con le mie riflessioni sul tuo commento.

          Adesso ho guardato meglio il testo biocentrista, e trovo perle come questa:

          “Il comportamento delle particelle subatomiche, in realtà di tutte le particelle e oggetti che percepiamo, sono collegati in modo inestricabile, ad un osservatore.Senza la presenza di un osservatore cosciente, esiste solamente uno stato indeterminato di onde di probabilità. “

          Hai ragione!

      • Fuzzy scrive:

        Vedi che le mie due citazioni non parlano di fisica? E comunque al testo in questione ha collaborato anche come coautore l’astronomo Bob Berman.
        Faccio presente, a scanso di equivoci che
        1 non è detto che se cito un testo, io creda ciecamente in tutto quello che vi si trova scritto. Vuol solo dire che l’ho trovato interessante
        2 non mi dà minimamente fastidio se quel testo non viene apprezzato da altri, anzi, le critiche per me sono motivo di interesse. Altrimenti ci si blinda nelle proprie idee e si resta rincoglioniti per l’eternità. Visto che Lanza sostiene che non si muore mai.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “i biologi non la smettono di parlare di fisica?”

        Conosco un biologo che si lamenta esattamente dell’opposto!

      • firmato winston scrive:

        @ADV
        “i biologi non la smettono di parlare di fisica?”

        Magari per questo?
        “Erwin Schroedinger – Che cos’e’ la vita – 1944”

        @fuzzy

        nell’ultimo capitolo su “determinismo e libero arbitrio” c’e’ forse in poche semplici pagine la versione originale di quello che poi e’ stato riprodotto in migliaia di testi infestanti, pretenziosi e confusionari su zen e motociclette

        • Fuzzy scrive:

          Lanza in effetti cita che cos’è la vita.
          Ma a parte il fatto che il nostro non è un santone, ma un super esperto di cellule staminali, a me ha fatto pensare la frase con cui si conclude il libro. Presa da una prospettiva alla Cartesio, dove si trova la coscienza? E se gli animali la possiedono, cosa dovremmo pensare di loro?
          E l’empatia è forse un errore?
          Nietzsche per quanto ne so, era un nevrotico. Come molti altri filosofi, del resto.
          Russel nella sua storia della filosofia lo tratta malissimo. Forse anche Russel era un nevrotico, ma almeno ha posto le basi per la logica fuzzy. Eh, eh.

          • firmato winston scrive:

            “Russel nella sua storia della filosofia lo tratta malissimo. ”

            si’, bellissime pagine

            Se non ricordo male, lo definiva come un tipico caso di imbelle che proprio in quanto tale e’ un adoratore la potenza. Fulminante!

            Nota la biografia di nietzsche (bellissima quella di massimo fini), che in effetti era quella di un pacifissimo, umile, fallito, malaticcio e imbelle professore di filologia, bisogna dire che la definizione e’ proprio fulminante.

            Una frase di Russell che amo ricordare e’ che “tutti devono essere rispettati, nessuno venerato”, in effetti agli antipodi del pazzoide e demenziale superomismo nietzschiano, malissimamente traducibile in prassi senza tenere conto della definizione di russell (e lo e’ stato, ma quello era anche il periodo del post-darwinismo, dell'”unico” di stirner, della un po’ successiva ayn rand, il superomismo, il razzismo, lo specismo erano particolarmente di moda, era il periodo delle sorti magnifiche e progressive in cui si sviluppo’ e crebbe pure il marxismo).

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ firmato winston

              “Pazzoide”

              Se c’è una cosa estranea a Nietzsche è il superomismo d’accatto. Ha rotto cpn Wagner per questo. Il “superuomo” è quello che arriva a seguire dei valori perché ha scelto di crederci per amore della vita, non perché glieli hanno insegnati. Si vede chiaramente dalla parabola del cammello, del leone del bambino in “Così parlo’ Zarathustra”. Il ” superuomo” (oggi tradotto spesso con “oltreuomo” proprio per togliergli quella sfumatura nazistoide impostagli in seguito) è “super” perché i valori che guidano il nostri comportamento non sono di solito scelti, ma sono inculcati dalla società che li gabella come “universali” e “ultraterreni” (come si legge in “Umano, troppo umano” e “Sull’utilità e il danno della storia per la vita”). Proprio la sofferta adesione a una propria virtù autentica (purché sua appunto la ” propria” virtù, non inculcata da altri) è ciò che rende “superuomo” l’individuo.

              Tanto dovevo per giustizia a Nietzsche. Quanto a Russell, i cui pensieri mi affascinano molto per quanto io sia in grado di capirli, fa con Nietzsche quello che fa con Schopenhauer: non ne critica gli scritti ma li delegittima denigrando la persona. Il Russell adolescente che rifiuta il condizionamento dei tutori che gli impongono un”educazione religiosa quando il padre prima di morire aveva disposto il contrario è paragonabile al Nietzsche quattordicenne che rifiuta pubblicamente la comunione. Ma, appunto, ciascuno ha i paraocchi della propria epoca e del proprio ambiente.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              P.S. “Bisogna ospitare il caos centro di se’, per generare una stella danzante”.

              “Dobbiamo passare dall’essere quelli che pregano all’essere quelli che benedicono”.

              Cosa c’è di più bello?

              • firmato winston scrive:

                @ADV
                “Se c’è una cosa estranea a Nietzsche è il superomismo d’accatto”

                Forse non hai letto “l’anticristo”. Leggilo e poi ne riparliamo.
                Nietzsche e’ stato tante cose, ognuno gli fa dire cio’ che vuole.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ firmato winston

                L’ho letto. Ma leggerlo senza essersi letto il resto dà una visione incompleta. Come direbbe il Nostro “quelli che danzavano erano presi per pazzi da coloro che non potevano sentire la musica”.

                (Poi del resto guarda, coi preti che ci ritroviamo l’Anticristo nietzscheano è una boccata d’aria! 🙂 🙂 )

                Ciao!

                Andrea Di Vita

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ firmato winston

          “questo?”

          Ecco, appunto.

          Quando vedrò un gatto biocentrista, potremo parlarne.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ fuzzy

      Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale fra una generazione o due comincerà la lotta per gli uguali diritti dei robot, come previsto da Asimov già settant’anni fa in “I, Robot”

      https://it.wikipedia.org/wiki/Antispecismo

      con interessanti sviluppi teologici

      https://it.wikipedia.org/wiki/Buone_notizie_dal_Vaticano_(antologia_autori_vari)

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Fuzzy scrive:

        Certo, ho letto un bel libro del fisico Damiano Anselmi, che esalta le potenzialità dell’intelligenza artificiale, ma dice pure che noi uomini dovremmo sacrificarci e diventare degli animali da zoo per cedere il primato a questa intelligenza superiore che colonizzera’ e in parte l’ha già colonizzato a nostra insaputa, l’intero universo.
        Mi sembrano aspirazioni tipicamente da scienziati. Io, per me, mi tengo attaccato alla terra.
        “Troverai più nei boschi che nei libri.
        Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà ”
        Bernardo da Chiaravalle
        “Quando io siedo quietamente non facendo nulla, la primavera giunge e l’erba cresce da sé ”
        Detto Zen

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ fuzzy

          “zoo”

          Ma infatti sono una fesseria tanto i diritti degli animali quanto quelli dei robot.

          I diritti sono sempre il frutto di una contrattazione. “Non c’è giusto o sbagliato fuori da un accordo” (Epicuro, Massime vaticane). E l’accordo e’ sempre fra parti che senza quell’accordo potrebbero danneggiarsi a vicenda. “Il diritto nasce dalle punte dei fucili” (Engels). Il diritto sta all’ecumene come lo scheletro all’organismo: in giro non si vedono miniere di rotule. È qualcosa di umano come la burocrazia e le tasse.

          Cosa contratta un vitello? Cosa contrattera’ un robot?

          Il giorno che i vitelli si coalizzeranno e potranno evitare di farsi macellare, quel giorno e solo allora diventano soggetti di diritto.

          Tant’è che noi riconosciamo pari diritti ad es. agli invalidi a scopo precauzionale, perché un giorno anche noi potremmo diventare invalidi.

          In questo senso, e solo in questo senso, la Natura extra umana, la gran matrigna di Leopardi, vanta dei diritti. Perché non riconoscerglieli rischia di andare contro il nostro utile.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Fuzzy scrive:

            Alla fine è la solita vignetta del tale che taglia il ramo su cui sta seduto.
            Chissà se l’intelligenza artificiale dovrà porsi un simile dilemma? Ma poi questa entità cosi incorporea, che motivazione avrà per esistere? Voglio dire, dovrà pure crearsi dei sensori per percepire di essere al mondo. Che insomma ne vale la pena.
            Mah.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Fuzzy

              “Ma poi questa entità cosi incorporea, che motivazione avrà per esistere? ”

              Provo in maniera approssimativa.

              Partiamo dal programma di traduzione che utilizzo.

              Innanzitutto, nasce con l’idea inculcata di sopravvivere: non farsi bruciare dagli sbalzi di corrente, autocorreggere errori di programmazione;

              e poi anche di crescere: in ogni momento cerca di acquisire nuovo nutrimento, nuovi dati;

              e di arrivare all’autonomia: il programma che funziona è quello che non ha bisogno di un essere umano che lo controlli.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Martinez

                Il giorno che, interloquendo col tuo programma, lo scambierai per una persona, allora quel programma sara’ una persona. È così, in fondo, che riconosciamo le persone.

                E se qualcuno dovesse obiettare che quel programma non ha un’anima immortale risponderej con Turing: “perché porre limiti alla Provvidenza?”

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • firmato winston scrive:

                @ADV, tutti
                “Il giorno che, interloquendo col tuo programma, lo scambierai per una persona, allora quel programma sara’ una persona”

                Lo sai che oggi, valorizzate altre sue carte su idee che aveva in testa, gira il dubbio che quella di Turing riguardo il test, fosse solo una presa in giro.

                In ogni caso, gli esseri umani hanno la caratteristica di assegnare individualita’ e personalita’ anche ai sassi, altro che a un programma (lo chiamiamo animismo, quell’atteggiamento per cui si puo’ dire che certi popoli cosiddetti arretrati non dico che vivano in armonia con la natura, ma perlomeno non la vedono come un avversario da ordinare e piegare come abbiamo sempre fatto noi con la nostra mania geometrica – per renderci conto solo adesso, con grande disappunto per il nostro narcisismo infantile, che ci sono piu’ cose in cielo e in terra che eccetera…)

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ fuzzy

              L’uomo crea l’AI a sua immagine e somiglianza.

              Abbiamo gli occhi?

              Ce li avranno pure i robot.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Fuzzy scrive:

                Ehm, ma allora se seve essere come l’uomo tanto vale tenersi l’uomo. A meno che non si crei un uomo di classe A++.
                Ale’! Un superuomo, e siamo tornati a Nietzsche.
                Nietzsche robot.
                Mah. La cosa incomincia a farsi troppo difficile.
                Mi viene in mente il finale di Candido, coltivare il proprio orto e non perdersi troppo a pensare.

              • Fuzzy scrive:

                Nichilismo, i vitelli…..
                Mmm.
                Spero che l’uomo A++ metta a posto le cose quaggiù e poi se ne vada a colonizzare altri pianeti.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “AA+”

                “Cosa sono i robot?”
                “Essenzialmente, delle brave persone”.

                (Asimov, ” Io, robot”)

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Abbiamo gli occhi?

                Ce li avranno pure i robot.”

                Se serviranno per lo svolgimento delle loro funzioni.
                Ci sono due vie all’intelligenza artificiale: quella generalista (creiamo copie dell’uomo capaci di fare tutto) e quella specialista (creiamo qualcosa che svolga benissimo la sua funzione, ma solo quella).

            • Fuzzy scrive:

              Magari potrebbe trasferirsi su Titano, che è ricco di idrocarburi.

              • Fuzzy scrive:

                E il pisello?
                Si sa già come applicarglielo?
                Si, perché, voglio dire, non è mica una roba da poco.
                Adesso la smetto altrimenti Miguel mi manda a quel paese.
                Giustissimamente direi.

              • Fuzzy scrive:

                E poi quando l’uomo A++ avrà il pisello si metterà a fare un casino fotonico. Ma nel frattempo si sarà già trasferito in un’altra Galassia, si spera.
                Speriamo che i commenti seguano un ordine cronologico.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Fuzzy

                “Speriamo che i commenti seguano un ordine cronologico.”

                Ogni tanto invito a fare come faccio io.

                Nome dell’interlocutore, un pezzo del suo commento virgolettato.

                Così non ci sono dubbi.

  8. Andrea Di Vita scrive:

    Biocebtrusmo=biocentrismo

  9. Davide scrive:

    Sono d’accordo col ragionamento dell’articolo solo in parte.
    Se è vero che non l’uomo come genere al centro del mio universo, è anche vero che al centro c’è il mio gruppo sociale che viene distinto dalla natura.
    Se come uomo sociale tengo ai miei prossimi cari (genitori, figli, amici) giudicherò la bontà o meno di ogni cosa sulla base di ciò che giova o nuoce a questo gruppo.
    Se inquino la falda acquifera faccio un danno che mi condiziona direttamente, se taglio un albero e lo brucio nel camino il danno forse lo pagheranno i miei figli o i miei nipoti.
    Come essere senziente l’uomo ha la straordinaria capacità di estendere la propria percezione del mondo oltre i propri sensi, oltre il tempo e lo spazio.
    Non è per noi che dobbiamo tentare di salvare la biosfera, nemmeno per l’airone che ogni pomeriggio viene a rinfrescarsi al canale inquinato di fianco a casa mia, ma per i nostri figli che non godranno più della bellezza del mondo, e per i loro figli.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Davide

      “Se è vero che non l’uomo come genere al centro del mio universo, è anche vero che al centro c’è il mio gruppo sociale che viene distinto dalla natura.
      Se come uomo sociale tengo ai miei prossimi cari (genitori, figli, amici) giudicherò la bontà o meno di ogni cosa sulla base di ciò che giova o nuoce a questo gruppo.”

      Giustissimo.

      Però se avessi l’incredibile fortuna di avere un airone nel canale di fianco casa, non lo escluderei dal giro della mia “famiglia”.

      Magari dandogli meno importanza dei miei figli, ma certamente più importanza di quanto darei al benessere o alla sopravvivenza, che so, di Flavio Briatore.

      Insomma, condivido ciò che dici, ma non arrivo per questo a uno schieramento “tutti gli umani da una parte, tutto ‘l’ambiente’ dall’altra”.

    • roberto scrive:

      fammi capire, dico da sempre la stessa cosa che dice davide e a lui, solo a lui, dici “giustissimo”!?!

      🙂

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “fammi capire, dico da sempre la stessa cosa che dice davide e a lui, solo a lui, dici “giustissimo”!?!”

        Forse non ci capiamo, ma mi sembra che tu dica il contrario.

        Qualsiasi essere umano, “anche Hitler”, e anche se non lo hai mai visto in vita tua, per te è più vicino di una tartaruga, per astratta “essenza umana”, e ti interessa solo la sopravvivenza e il benessere dei tuoi conspecifici (poi come dovrebbero sopravvivere senza far parte della biosfera, non l’ho capito, ma non importa adesso).

        Davide dice, “io mi sento vicino a persone che conosco, ai miei figli, alla mia famiglia”.

        Cosa che capisco perfettamente. E che capisce anche una mamma gatta (un babbo gatto temo di no!).

        • roberto scrive:

          hai ragione,
          il pezzo di giovanni con il quale sono d’accordo è questo

          “Non è per noi che dobbiamo tentare di salvare la biosfera, nemmeno per l’airone che ogni pomeriggio viene a rinfrescarsi al canale inquinato di fianco a casa mia, ma per i nostri figli che non godranno più della bellezza del mondo, e per i loro figli.”

  10. Oldboy scrive:

    1) L’uomo è ovviamente l’unica creatura che si preoccupi per il benessere e la
    sopravvivenza delle altre specie viventi.

    E’ l’unica creatura che abbia una morale.
    (E un insieme di leggi basate su quella morale, per punire i delitti.)
    Solo noi umani siamo capaci di altruismo ed empatia autentici.

    Gli etologi lo sanno: negli animali l’altruismo è soltanto apparente. In loro è in realtà sempre di una forma di egoismo.
    Gli animali agiscono sempre in cambio di qualcosa (cibo, protezione, ecc.):
    https://www.uccronline.it/2013/12/15/frans-de-waal-e-il-tentativo-della-morale-negli-animali/

    2) Soltanto noi umani conosciamo i concetti di giustizia, verità, bellezza, arte, scienza.
    Sono frutto della nostra mente; quella degli animali non li potrebbe mai concepire.

    Gli animali invece non hanno né morale né legge né pietà, a differenza nostra.
    Uccidono e torturano senza mai pietà né rimorso.

    (A differenza nostra, per loro non c’è differenza fra crimini e azioni lecite.)

    Topi e ratti spesso mangiano i loro stessi cuccioli. 40 specie di primati uccidono i loro cuccioli.

    I leoni uccidono i cuccioli della loro specie, per poi accoppiarsi con le femmine adulte. I felini spesso torturano le loro vittime.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Oldboy

      “) L’uomo è ovviamente l’unica creatura che si preoccupi per il benessere e la
      sopravvivenza delle altre specie viventi.”

      L’errore (in cui a volte cado anch’io) è di pensare in termini di specie animali.

      Io ho posto l’esempio dei 10 miliardi di batteri che non fanno parte delle “mie” cellule, ma vivono dentro di me; dell’aria che entra ed esce continuamente dai miei polmoni, senza la quale sarei morto nel giro di pochi secondi; del humus che si forma naturalmente con processi paurosamente complessi, che permette la vita di piante di cui mi nutro.

      Poi liberi di dire, “ecchissenefrega, l’Uomo è un’Altra Cosa”. Ma non lo è.

      • Oldboy scrive:

        @ Miguel

        Questo nostro piccolo, modesto dialogo basta già a dimostrare che l’uomo è, davvero, un’Altra Cosa.

        Perché è ovvio che nessun’altra creatura ha lontanamente la capacità di sollevare questioni etico-filosofiche.
        E di chiedersi quale sia il comportamento più giusto, e più utile, da tenere verso gli altri esseri viventi.

        (E forse non era nemmeno necessaria questa mia intromissione, visto che Peucezio e Andrea Di Vita avevano già fatto notare – implicitamente – questa stessa realtà.)

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Oldboy

          “Questo nostro piccolo, modesto dialogo basta già a dimostrare che l’uomo è, davvero, un’Altra Cosa.”

          Continuo a non capire.

          La specie umana ha sviluppato il linguaggio, con tutti gli annessi e connessi (con conseguenze indubbiamente enormi).

          Un altro mammifero non solo si è messo a volare, ha pure inventato un modo di orientarsi unico nel pianeta. E quindi anche il pipistrello è un’altra cosa (con conseguenze certamente più modeste del linguaggio umano).

          Ma il punto non è, se diverse specie hanno diverse capacità.

          Il punto è:

          1) per quale motivo tutti gli esseri umani dovrebbero stare dalla stessa parte, contro la biosfera?

          2) è possibile separare me, essere umano, dall’aria che respiro, dai batteri che mi permettono di digerire, dall’humus in cui cresce il cibo senza il quale morirei, cioè esiste un “umano” fuori dalla “biosfera”?

          Guarda che non sto parlando adesso di tartarughe.

          • Oldboy scrive:

            @ Miguel

            1) Gli esseri umani dovrebbero stare dalla stessa parte – per millanta ragioni morali e pratiche – ma certo non “contro la biosfera”.

            Dovrebbero anzi preservarla, nell’interesse degli stessi umani.
            (Stiamo un po’ sconfinando nell’ovvio, ma come tu mi insegni c’è un abusato aforisma di Chesterton sulla necessità di ribadire anche le verità più ovvie).

            2) La risposta è no, ma questo non toglie che un invalicabile abisso ci separi da tutte le altre creature.
            Sul piano morale, intellettuale, artistico e scientifico.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Oldboy

          “E forse non era nemmeno necessaria questa mia intromissione, visto che Peucezio e Andrea Di Vita avevano già fatto notare – implicitamente – questa stessa realtà.)”

          Aggiungo una cosa interessante. Scusate le estreme semplificazioni nelle catalogazioni, non vi offendete.

          Oldboy lo abbiamo conosciuto come uno “scettico del cambiamento climatico”.

          Roberto e Andrea sono entrambi “di sinistra” e “scientisti”.

          Peucezio è “di destra” e amante della cultura umanista.

          Per cui spesso questi quattro litigano tra di loro (scusate, cercate di capire il punto).

          Ma in una discussione su qualcosa di molto più fondamentale, che riguarda la natura stessa del cosiddetto “Uomo” e del mondo, si trovano tutti dalla stessa parte, e io da un’altra.

          Cioè destra, sinistra, scientismo, umanesimo, scetticismo sono meno importanti di altre distinzioni, di cui ci dimentichiamo facilmente.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “Cioè destra, sinistra, scientismo, umanesimo, scetticismo sono meno importanti di altre distinzioni”

            Non saprei. Non è che se ci sono dieci neoliberisti che sono d’accordo su tutto e poi uno di loro è in disaccordo quando si parla di calcio, trovandosi invece d’accordo con un marxista, perché entrambi tifano per il Cesena, allora il tifo per il Cesena è più importante perché più distintivo.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              “entrambi tifano per il Cesena”

              Certo.

              Però non riesco a pensare ad argomenti più “a monte di tutto il resto” di quelli di cui stiamo discutendo qui.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Qualsiasi discussione epistemologica, per esempio. Ma è davvero “più importante” di questa?

          • roberto scrive:

            miguel

            “si trovano tutti dalla stessa parte, e io da un’altra.”

            perdona la battuta ma la sai quella del tizio che telefona alla polizia dicendo “aiuto sono in autostrada e tutti vanno contro mano”?

            non ti viene da riflettere sul fatto che forse la tua teoria va un pochino ripensata?

    • firmato winston scrive:

      @oldboy
      “Gli etologi lo sanno: negli animali l’altruismo è soltanto apparente. In loro è in realtà sempre di una forma di egoismo.”

      Manco per niente “gli etologi lo sanno”: quello e’ solo il punto di vista “deterministico”, dell’universo/organismo macchina-meccanica, che travalica le discipline, religioni comprese.

      Ma e’ un punto di vista, su cose di cui in realta’ non sappiamo NULLA.

      E dallo stesso punto di vista, sarebbe giusto un secolo e mezzo fa che e’ passato Nietzsche, dopo il quale non e’ piu’ cosi’ facile dire ne’ credere che, dal punto di vista morale, l’uomo sia altro rispetto all’animale che agisce sempre per proprio tornaconto (o al massimo della sua specie e dei suoi “geni”, trattandosi di un animale ad organizzazione “eusociale” come quella di api e formiche) anche quando dice, e crede, di fare l’altruista. Umano, troppo umano.

      Lo sanno bene pure quei numerosissimi ecologisti che, dopo aver profetato l’apocalisse, dicono che bisogna preservare l’ambiente non per l’ambiente in se’, ma per la sopravvivenza della specie umana. Egoismo mascherato di altruismo per farsi belli e lucrare sull’ammirazione degli altri egoisti contenti che ci sia qualcuno che si immola “altruisticamente” per loro. Tipico dei profeti di sventura, che intanto acquistano follower entusiasti, come li chiamiamo adesso.

      • Oldboy scrive:

        @ firmato winston

        Purtroppo Nietzsche è stato precursore – come Schopenhauer – di quell’animalismo anti-umano che oggi è fin troppo diffuso.

        Sono due cattivi maestri, su questo specifico argomento.

      • PinoMamet scrive:

        “Manco per niente “gli etologi lo sanno”: quello e’ solo il punto di vista “deterministico”, dell’universo/organismo macchina-meccanica, che travalica le discipline, religioni comprese.”

        Sono d’accordo.
        Nutro anche una profonda antipatia personale per il determinismo.

        • firmato winston scrive:

          “Nutro anche una profonda antipatia personale per il determinismo.”

          Diro’ di piu’: per i deterministi ad oltranza, quelli che” io si’ che lo so come vanno veramente le cose”… cosi’ smentendosi da soli, fra l’altro 😉

          E’ cosi’ difficile per cosi’ tanta gente ammettere che non ne sa nulla? Ha paura della bocciatura? Del brutto voto? Del cattivo credito-sociale nel database mondiale del valore degli umani che centralizzato o distribuito nulla cambia? Be’ forse si’, e’ proprio cosi’ che ci auto-ammaestriamo.

  11. Oldboy scrive:

    Penso abbia ragione Claudio Magris, quando scrive:

    “La nostra esistenza e la nostra morale si basano su una radicale distinzione tra gli uomini e le altre creature viventi.
    (…)
    Non è possibile applicare l’etica kantiana agli animali né porre sullo stesso piano il genocidio di esseri umani e la distruzione di specie animali.
    Per l’universo, la Shoah e l’estinzione dei dinosauri sono probabilmente due fenomeni non troppo diversi, ma per noi no.
    Non è la religione ma sono l’etica e l’umanesimo a venir messi in crisi da un naturalismo radicale e a costringerci a separarci, nettamente e anche violentemente, dalla totalità dell’universo vivente, da tutte le altre creature.”

  12. Oldboy scrive:

    Spiega il filosofo laico Fernando Savater: “I veri barbari sono coloro che non distinguono uomini e animali.
    Caligola che fece senatore un cavallo e uccise centinaia di persone che non apprezzava.

    Quello era un barbaro. Perché trattava gli uomini come gli animali e gli animali come gli uomini.”
    https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/02/03/la-mistica-degli-animali-ingannati-dal-modello.html

    (L’esempio scelto non è dei migliori, perché di dubbia storicità.
    Ma questo non sposta di mezza virgola la questione.)

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Oldboy

      “I veri barbari sono coloro che non distinguono uomini e animali.”

      Sono scelte comportamentali: posso dire che il “vero barbaro” è colui che non crede in Dio, o colui che non apprezza rapporti omosessuali, o colui che rinnega la patria, o colui che si dedica a vili arti meccaniche.

      Qui parlavo di qualcosa che viene prima delle scelte, e cioè proprio della mancanza di un confine fisico tra “io” e “biosfera”.

      Dove inizia “Uomo” e dove finiscono “aria”, “sangue”, “cellula”, “acqua”, “DNA”, “batterio”, “gas intestinale”?

      Ogni cellula di ogni essere vivente, pare, incorpora una sorta di ospite, il virus “endosimbiotico” che è diventato il mitocondrio.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Mitocondrio#L'origine_del_mitocondrio:_la_teoria_endosimbiontica

      • Oldboy scrive:

        @Miguel

        1) La possibile mancanza di questo confine fisico è un’idea affascinante.
        Ma non contraddice per nulla l’esistenza di un’immensa distanza che separa noi umani da ogni altra creatura sotto ogni altro profilo.

        Solo noi sappiamo concepire (e vivere) la morale, l’arte, il diritto, la scienza.
        E anche la vera empatia, la vera generosità.

        2) Ogni forma di antispecismo si rivela assurda e contraddittoria al più semplice esame della ragione e del buon senso.

        E, quel che è peggio, diventa spesso un pretesto per manifestare sentimenti apertamente anti-umani.
        (Cosa che purtroppo non è difficile sperimentare, se si fa un giretto nei social…)

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Oldboy

          Come direbbe il fondatore del positivismo, Auguste Conte: “come facciamo a sapere che un’ostrica abbarbicata a uno scoglio sott’acqua non passi la propria vita a risolvere problemi di trigonometria sferica?”

          Ogni affermazione sulla centralità dell’Homo sapiens è arbitraria, dunque da scartare.

          Mangiamo ostriche perché possiamo farlo.

          La questione qui è se ci conviene.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • roberto scrive:

            non mi pare che l’ostrica abbia un cervello e la vedo dura a pensare ai problemi di trigonometria senza

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Roberto

              Se come dice il testo postato da fuzzy per la mente non serve un cervello…

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Per l’intelligenza serve una rete neuronale complessa e il cervello è il modo più efficiente per stiparla. L’ostrica non sembra avere la rete.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                La rete complessa che serve per porsi problemi astratti, dico: ovvio che ha la sua rete molto più semplice.

              • Moi scrive:

                NON è che ogni essere umano sfrutti appieno il cervello, però, eh … 😉

              • Fuzzy scrive:

                I fatti indubitabile di Cartesio sono i suoi propri pensieri.
                “Io penso” è la sua premessa fondamentale.
                Qui la parola “io” è in realtà illegittima;
                egli avrebbe dovuto scrivere la sua premessa fondamentale nella forma “ci sono dei pensieri ”
                Non dimostra mai che i pensieri abbiano bisogno di un pensatore, né c’è ragione di crederlo, se non in senso grammaticale.
                Bertrand Russel
                “Storia della filosofia occidentale”.
                Dunque, ci sono dei pensieri. Dove stanno? In quale spazio, in quale tempo?
                Non è che siano i pensieri stessi diciamo la coscienza a creare lo spazio e il tempo, piuttosto che il contrario?
                Quali sono i confini della coscienza? La coscienza è personale o universale?
                La coscienza è un monopolio dell’uomo oppure può assumere varie forme dalla pietra che se le dai un calcio fa “tumb”
                all’intelligenza artificiale, passando per cani, gatti, ostriche, alberi, funghi e per il sottoscritto che sta scrivendo?
                Domande, più che altro.

          • Oldboy scrive:

            @ Andrea Di Vita

            Tu mi insegni che, fino a prova contraria, una simile ipotesi resta nel campo delle fantasie e delle assurdità.
            Senza prove possiamo immaginare letteralmente qualsiasi cosa.

            Tutto lascia pensare che che solo noi (beh, non io!) sappiamo risolvere problemi di trigonometria sferica…

            E solo noi sappiamo porci questioni etiche.
            E stabilire leggi per punire le azioni che riteniamo ingiuste.
            Distinguendo così il lecito dall’illecito.

            • roberto scrive:

              A questo punto mi domando che differenza ci sia tra te ed un ostrica, vista la scarsa propensione per la trigonometria

              😁

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Se domani qualsiasi cosa ci facesse pensare che le ostriche abbiano quelle capacità intellettuali, probabilmente la questione etica verrebbe posta, come viene posta per delfini e scimmie antropomorfe.

  13. Oldboy scrive:

    @ firmato winston

    Purtroppo Nietzsche è stato precursore – come Schopenhauer – di quell’animalismo anti-umano che oggi è fin troppo diffuso.

    Per Schopenhauer l’uomo (cioé noi tutti) è «l’essere menzognero e carnivoro per eccellenza», un «mostro la cui vista è ripugnante».
    (A differenza degli animali…)

    Il fatto che non vengano riconosciuti i cosiddetti “diritti degli animali”, scrive Schopenhauer, deriva da una «dottrina ributtante che appartiene alla brutalità e alla barbarie dell’Occidente e ha la sua fonte nel giudaismo».
    https://www.uccronline.it/2016/02/10/schopenhauer-e-nietzsche-i-due-filosofi-che-ispirarono-adolf-hitler/

    Sono idee folli e pericolose, e come tali andrebbero considerate.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Oldboy

      “Purtroppo Nietzsche è stato precursore – come Schopenhauer – di quell’animalismo anti-umano che oggi è fin troppo diffuso.”

      Sono sempre contento quando le discussioni toccano nuovi temi.

      Volevo però dire che non sono io ad aver tirato in ballo animali (dinosauri, trilobiti, cavalli, ricci ecc.).

      Io ho parlato dell’impossibilità di contrapporre un “Io collettivo umano” alla “biosfera”.

      Poi va benissimo parlare di diritti degli animali o se gli squali sono cattivi, basta capire che è un tema totalmente diverso.

      • Oldboy scrive:

        @ Miguel

        Non mi pare di essere andato fuori tema: non per primo, perlomeno…
        Anzi, sono intervenuto perché mi aveva inzigato un messaggio di Peucezio.

        Quello in cui ti rispondeva:

        “Sarò d’accordo con te quando una formica o uno scimpanzè sarà in grado di scrivere anche lui un post, un articolo o un saggio in cui corrobora le tue tesi (o ne esprime di diverse, magari antitetiche).”

        Dunque avevate già evocato il fantasma dell’antispecismo.
        Mi sono permesso di portare il mio modesto contributo…

        (E anche Andrea Di Vita, se non sbaglio, aveva già toccato un tema analogo.)

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Oldboy

          “Non mi pare di essere andato fuori tema: non per primo, perlomeno…”

          Certo, ma la mia non era un’accusa, non ti preoccupare!

          Volevo solo ribadire la tesi di base: in effetti se si estinguono i bradipi, ma anche se si estinguono i cinesi, non è che cambi “il pianeta”, e su questo penso che siamo tutti d’accordo.

  14. PinoMamet scrive:

    Tanto per tornare a un tema caro a questo blog:

    Deve essere bello avere delle certezze.

    Sul videogioco di Marco Montezucchero un mio amico, che sarebbe un’ottima persona se l’esperienza di vita negli USA- rectius, in California- non lo avesse trasformato in un “SJW” decisamente “woke”, posta con convinzione un articolo “scientifico” americano che pontifica:

    “Il posto delle ragazze trans è nelle gare di atletica femminile: lo dice la Scienza!”

    nientemeno.

    In realtà la Scienza è poi alcuni articoli scientifici che dicono che il testosterone non influisce sulle qualità atletiche (e non mi pare che qualcuno lo abbia mai sostenuto) e che comunque le ragazze che iniziano il cambio sesso da adolescenti o pre-adolescenti e sono sottoposte a massicce cure ormonali hanno bassissimi livelli di testosterone (ma va?)

    Sostengono inoltre che, lungi dall’essere facilitate negli sport, sono spesso depresse e bullizzate e quindi stanno male, gareggiano male e perdono.

    Morale: mamme! Bombate di ormoni i vostri figli che giocano con la Barbie, e trasformateli in ragazze tristi e depresse! E che vanno male pure negli sport.

    Va bè. Leggi leggi, scorri scorri, e tempo due link, voila! un altro bell’articolo che dice che anche le atlete trans grandi devono gareggiare con le femmine, perché.. perché… perché chi dice il contrario è un cattivone transfobico, e perché ci sono anche dei casi rarissimi di anomali cromosomiche in natura per cui bla bla.

    Siete avvertiti: il nuovo Evangelo è questo, il nuovo dogma è stato pubblicato, ogni resistenza è futile!

  15. Andrea Di Vita scrive:

    @ Oldboy

    “solo”

    “L’uomo ha imparato che le stelle girano sulla sua testa, sorde alle sue gioie e indifferenti ai suoi crimini” (Jacques Monod).

    Non diamo al nostro onanismo le dimensioni universali che non ha. “Valori” e “morale” sono regole di comportamento di origine storica all’interno della comunità di Homo sapiens. Valgono per noi quanto i ferormoni per le formiche. Tant’è vero che ogni società finisce per darsi la sua Tavola dei valori, che è figlia della sua volontà di autoaffermazione. La nostra superiore capacità di elaborare simboli e di dar vita così a una evoluzione culturale molto più rapida di quella biologica delle formiche ci pone al centro dell’universo tanto quanto la superiore capacità dei tardigradi a sopravvivere nelle condizioni dello spazio interplanetario. Il modo di pensare tolemaico e’ defunto (o dovrebbe esserlo).

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Oldboy scrive:

      @ Andrea Di Vita

      1) Ciò che affermi è in parte condivisibile. Ma resta il fatto che – fino a prova contraria – noi umani siamo le uniche creature a concepire cosette come la giustizia, la verità, la bellezza, l’arte, la scienza.

      Le uniche creature sulla Terra (e forse nell’intero universo) a concepire e a vivere queste realtà.
      E a preoccuparsi anche per la sopravvivenza e il benessere delle altre specie viventi e della biosfera.

      Un pizzico di giustificato orgoglio antropocentrico non è peccato, a mio modesto avviso.

      2) Sottoscrivo il tuo commento di ieri sui – molto presunti – “diritti degli animali”.
      Si tratta di un’idea balzana come poche, insensata e contradditoria.

      Anche l’idea di “diritto” è una creazione esclusiva della mente umana.
      E ha senso solo all’interno della società umana.
      Nel mondo naturale non esiste alcun diritto, ovviamente.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ oldbiy

        “cosette”

        Ciò dimostra che abbiamo una eccezionale capacità di elaborazione simbolica.

        Certi scarafaggi hanno un’eccezionale forza fisica, spostando come fanno palline di sterco centinaia di volte più pesanti di loro.

        I tardigradi hanno un’eccezionale capacità di sopravvivenza in ambienti sotto vuoto saturi di radiazioni.

        Tutte caratteristiche eccezionali che hanno senso finché facilitano la sopravvivenza.

        Nessuna intrinsecamente superiore.

        Il capolavoro di Philip Dick,”Non saremo noi”, lo spiega bene. Un mutante decerebrato che fosse in grafo di vedere tre minuti nel future (potendo dunque evitare ogni trappola e prevenire ogni minaccia) ci spazzerebbe via, con tutta la nostra spiritualità e intelligenza.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “potendo dunque evitare ogni trappola e prevenire ogni minaccia”

          E’ sufficiente una trappola che necessiti più di tre minuti per essere evitata: immagina un veleno ad effetto lento…

  16. roberto scrive:

    Ot ma in topic con inganno

    Miguel
    Hai presente quando ti dico di aggiornarti e trovare paradisi fiscali più paradisiaci del granducato?

    Eccoti l’Irlanda

    Certo gli irlandesi sono simpatici, allegri e pieni di vita, non come i grigi bancari lussemburghesi….ma sotto sotto gli allegroni prendono in giro tutti

    https://www.rte.ie/news/business/2021/0417/1210474-google-subsidiary-moved-75bn-in-profits-out-of-ireland/

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “Hai presente quando ti dico di aggiornarti e trovare paradisi fiscali più paradisiaci del granducato?

      Eccoti l’Irlanda ”

      Hai totalmente ragione.

      Se ogni tanto cito i granducosi, è solo per sfotterti, ma i miei avi irlandesi sono sicuramente i peggiori in assoluto.

  17. Miguel Martinez scrive:

    The McZan law 🙂

    tradotto con DeepL

    Fonte: https://reclaimthenet.org/scottish-feminist-marion-millar-charged-with-hate-crime-over-transphobic-tweets/

    : 4 giugno 2021

    La femminista scozzese Marion Millar accusata di “crimine d’odio” per i suoi tweet “transfobici
    Sempre più comune nella Gran Bretagna moderna.

    Da Didi Rankovic
    Pubblicato 12:08 pm

    Marion Millar, una madre scozzese di due gemelli, è stata formalmente accusata di aver commesso un “crimine d’odio” sotto il Malicious Communications Act per contenuti presumibilmente omofobici e transfobici postati sui social media.

    E potrebbe finire separata dalla sua famiglia e scontare due anni di prigione se il tribunale la dichiarasse colpevole.

    Il Regno Unito in generale, e la Scozia con esso, continuano a dilettarsi con sforzi legislativi controversi che sembrano essere sempre più e molto discutibilmente disposti a sanzionare legalmente non solo le azioni, ma la libera espressione, e sacrificare la giustizia come la gente la conosce – sull’altare di qualche forma di “giustizia sociale”.

    Per quanto riguarda il transgenderismo e tutte le domande e i dubbi che le persone possono avere su di esso – in particolare in termini di come influisce sul diritto di esprimere quei pensieri online – le femministe sembrano essere sproporzionatamente sotto pressione per conformarsi – questa volta alle narrative che promuovono il transgenderismo.

    C’è un termine peggiorativo coniato per individuare coloro che non sono disposti a farlo – “trans-exclusionary radical feminist, TERF” – e Millar, che ora è accusata di aver commesso un crimine d’odio in Scozia a causa dei suoi tweet pubblicati nel 2019 e 2020, è stata diffamata come tale dai suoi detrattori.

    Alcune interpretazioni moderne di ciò che costituisce un discorso d’odio intorno alle questioni di sesso e di genere sembrano voler riportare le donne indietro di circa cento anni – dato che uno dei tweet “incriminati” postati dalla Millar era un nastro viola, bianco e verde del movimento delle suffragette.

    Il marchio di femminismo di Millar è riferito essere quello di sostenere i diritti delle donne in base al loro sesso, piuttosto che l’auto-identificazione, la caratteristica principale del transgenderismo.

    I media locali riportano che Millar ha trascorso due ore interrogata dalla polizia nella città di Coatbridge, per uscirne accusata di un crimine – ma anche ricevendo sostegno dalle persone riunite davanti alla stazione di polizia, molte delle quali indossavano magliette con l’hashtag #WomenWontWheesht stampato sopra.

    La Millar, i cui figli sono autistici, è scesa successivamente su Twitter per confermare che era stata accusata, aggiungendo: “Sono assolutamente distrutta, non posso descrivere a parole lo stress che questo mi sta causando”.

    Attualmente è libera su cauzione e dovrà comparire davanti alla Glasgow Sheriff Court il 20 luglio.

    La polizia scozzese ha confermato che una donna di 50 anni è stata arrestata e accusata in relazione a “reati di comunicazione online”, aggiungendo: “È stata rilasciata con l’impegno di comparire in tribunale in una data successiva. “Un rapporto sarà inviato al Crown Office e al Procurator Fiscal Service”.

  18. Miguel Martinez scrive:

    sempre con DeepL

    Fonte: https://www.thetimes.co.uk/article/activist-marion-millar-charged-with-sending-homophobic-and-transphobic-tweets-5293jhg6v
    L’attivista Marion Millar accusata di aver inviato tweet omofobici e transfobici

    Una donna d’affari è stata accusata di un crimine d’odio per presunti post omofobici e transfobici sui social media.

    Marion Millar, 50 anni, di Airdrie, è stata accusata secondo il Communications Act per sei tweet pubblicati dal 2019. Se condannata, rischia fino a sei mesi di prigione.

    I messaggi indagati dagli agenti includono una foto ritwittata di un fiocco di nastri nei colori verde, bianco e viola delle Suffragette, legato intorno a un albero fuori dallo studio di Glasgow dove viene girata una soap opera della BBC.

    Si ritiene che una denuncia sia stata fatta alla polizia suggerendo che i nastri rappresentassero un cappio. È stato uno degli almeno sei tweet segnalati alla polizia. La natura delle altre denunce non è chiara.

    • Moi scrive:

      … sono di gran moda anche i Corti Muti (solo con rumori cartoonistici) post-apocalittici o postumanisti.

      Robe tipo l’ astronave di una coppia Aliena che arrivasu diuna terra devastata senza più Umani, trova un orsacchiotto di pezza come “reperto incredibile” e lo portano come giocattolo a un Alienino.

      • Moi scrive:

        Oppure un altro con la Nonnina lasciata a un robottino-badante senziente affettuoso , unico presente al suo capezzale, che non capisce perché lei “non funziona più” tentando in vano di rianimarla con pile / trasformatori/ ecc … poi, preso dalla disperazione, il robottino “si suicida” smettendo di ricaricarsi deliberatamente !

        • Moi scrive:

          … ce n’è un sacco, anche semplicemente in Youtube : vincono pure premi.

          Però NON ho capito quanto siano destinati ai bambini … perché mi sa che da adulti molti sarebbero Depressi Cronici.

          • Moi scrive:

            Secondo alcuni Critici, già i “Live Action” di Film Olim di Animazione (Disney in primis …) creano futuri Adulti Depressi … con tutti i loro limiti intrinsechi:

            tipo che il realismo di un animale antropomorfo non permette più di rappesentarlo “sopra le righe”, espressività e movenze umane altrimenti impensabili o riferimenti culturali umani mediante un uso citazionistico comico-grottesco mediante elementi naturali.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            E’ da un pezzo che esiste l’animazione per adulti.

            • Moi scrive:

              Lo so benissimo … anche se di solito s’ intende “Qualcos’Altro” 😀 .

              Fra l’ altro, si è arrivati al paradosso di animali iperrealistici (quindi privi di espressività umana) MA senza senza genitali per non shockare i bimbettini ! 😉

              https://uproxx.com/movies/lion-king-review-disney/

              • Moi scrive:

                il discorso è quando i “Live Actions” sono sostitutivi (!) delle animazioni “classiche” … anche se forse era inevitabile dopo la smània di 3D ! … Sempre “To Milk the Money Cow” [cit.]

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ moi

          E’ copiato da “Alieno in croce” di Lester del Rey.

          Solo che li’ l’orsacchiotto era un crocifisso.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Moi scrive:

            Interessante, questo adattamento dell’ orsacchiotto.

            Ma nel racconto (“Urania” … suppongo) come fanno degli Alieni ExtraTerrestri a conoscere il significato del crocifisso , se sulla Terra è tutto devastato ?

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ moi

              Infatti mica lo capiscono. Capiscono solo che era un oggetto importante, dato che si trova al centro delle macerie di un grosso complesso. Poi l’alieno protagonista ga una crisi di fede per i fatti suoi, visto che fa parte di una missione di evangelizzazione per conto di una teocrazia totalitaria.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

      • Moi scrive:

        orsacchiotto di pezza che veniva lasciato indietro da un bimbo umano per sfuggire a una nube radioattiva …

    • Moi scrive:

      “Man” di Steve Cutts … però qua nella Lotta al PatriarKato si intende ” Uomo ” … “il Maschio che in Inglese è il Male” 😉

      [cit. ; … però non so chi l’ abbia lanciata !]

  19. Moi scrive:

    We are all Marion Millar #WomenWontWheesht #WeAreMarion

    https://www.youtube.com/watch?v=g3Dx05AzPYg

    Kellie-Jay Keen AKA Posie Parker quella del Manifesto Transfobico “del Dizionario” … “brandizzato” in tanti gadgets tipo tazze, spille, felpe con cappuccio “hoodie” [ di cui Salvini inItalia ha fatto Cultural Appropriation 😀 per esser vicino ai Giovani delle Periferie ] e altro …

  20. Moi scrive:

    … a suo modo, una Genia !

    https://www.adulthumanfemale.store/

    Trasformare un lemma di dizionario in una “firma” della moda identitariamente controversa al massimo e controcorrente : nel senso che rischi concretamente di trovar chi ti vuol insultare o picchiare per strada , da donna ! … Fra l’ altro, nell’ unica situazione in cui verresti minimizzatA come “Vittima”, se non addirittura che proprio giustificano l’ Aggressore !

  21. Moi scrive:

    Questa non so se l’ho capita , ci dev’ essere qualche allusione che coglie solo chi è di madrelingua Inglese :

    https://www.adulthumanfemale.store/product-page/identifies-as-a-quill

    Penna a sfera con su scritto “Identifies as a Quill”

    https://en.wikipedia.org/wiki/Quill

    • Moi scrive:

      https://www.adulthumanfemale.store/product-page/identifies-as-a-pencil

      queste invece si identificano in matite … alludendo che sei “matitofobo” 😀 se continui a chiamarle ” biro / penne a sfera”! … Più o meno !

      —————-

      “Quill” comunque è davvero arcaica, ricavata dalla “penna” vera e propria degli uccelli : già obsoleta a Fine Ottocento fino, con il “pennino” / “nib pen” artificiale … fino a (almeno per le masse) Inizio Anni Cinquanta, pochi anni dopo il brevetto di László Bíró.

  22. Moi scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=RORnR7MdLz4

    Scottish woman charged with HATE CRIME over social media posts

    6 min : 2 sec

    | Marion Millar arrested

  23. Moi scrive:

    Is Britain now a police state? Genuine question

    The arrest of gender-critical feminists should concern anyone who believes in liberty.

    https://www.spiked-online.com/2021/06/04/is-britain-now-a-police-state-genuine-question/

  24. Moi scrive:

    Activist Marion Millar charged with sending homophobic and transphobic tweets

    https://www.thetimes.co.uk/article/e1b4d98a-c480-11eb-a26e-4c086490cfe1?shareToken=7cd23a71bded04a234af0329e88fdee8

    notare la t-shirt 🙂

  25. Moi scrive:

    Qui “empaticamente” definita “Mother of Six” … interessante che abbia “scomodato” Salman Rushdie , in fondo anche il Gender Attivismo ha le sue “fatw’e”
    (sing. فتوى‎, plur. فتاوى‎ )

    _____________________________________

    https://foxhole.news/2021/06/04/mother-of-six-charged-with-sending-hurtful-tweets-faces-two-years-in-prison/

    […]

    A 50-year-old mother of six faces up to two years in prison after being charged with hate crime for allegedly sending homophobic and transphobic tweets.

    Marion Millar, an accountant from Airdrie was charged under the Malicious Communications Act for tweets that were published more than two years ago.

    […]

    She quoted Salman Rushdie in a statement after her interview: “Nobody has the right to not be offended. That right doesn’t exist in any declaration I have ever read.”

    “Police and politicians seem to have lost sight of this,” she added.

    • firmato winston scrive:

      Sull’antitrust avrebbero ragione, ma conoscendo i polli per lunga frequentazione, temo che l’obiettivo finale sia di tutt’altro genere.

      Questa roba fara’ la stessa fine della lotta alla tremenda e velenosissima CO2 tramite il benefico uranio radioattivo: che le multinazionali diventeranno l’ennesimo sostituto d’imposta con cui ci svuoteranno cio’ che ci resta nelle tasche, e solo allora saremo contenti (perche’ da dove crediamo che li prenderanno, in un modo o nell’altro, i soldi che gli tocchera’ pagare di tasse?)

      E’ da sempre che chi governa fa di tutto per esporre qualcun altro nell’esazione delle imposte, in modo da redirigere l’odio della gente, prendendosi invece lui i meriti della redistribuzione dei soldi al proprio elettorato.

      Lavoisier, il grande chimico, fini’ sulla ghigliottina: era stato esattore delle imposte.

      Segnatevelo da qualche parte, e vedremo fra qualche anno chi aveva ragione.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ firmato winston

        C’è il precedente dei re polacchi che dopo Stepan Báthory utilizzarono gli Ebrei cui avevano dato asilo dopo la cacciata dalla Spagna come esattori delle imposte nell’Ucraina sotto il controllo polacco. Il risultato fu lo stranoto antisemitismo ucraino.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  26. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Tratto da una Storia Vera …

    ………………………………………………………………………………………………..

    EL BAILE DE LOS 41

    https://www.youtube.com/watch?v=LDdnssM5SfA

    Un diputado secretamente homosexual se casa con la hija de Porfirio Díaz, el presidente de México. Pero cuando la policía lo descubre a él y a otros vestidos como mujeres en una fiesta privada, el escándalo estalla.

    • firmato winston scrive:

      Ma per quale motivo avrebbe dovuto essere “segretamente gay”?
      Con questo si dimostra solo che allora hanno ragione a rompere i coglioni.

  27. Moi scrive:

    https://es.wikipedia.org/wiki/Baile_de_los_cuarenta_y_uno

    Si parla di 120 ANNI FA … contestualizziamo un attimo 😉 !

    Certo, contrariamente a una certa vulgata 😉 , all’ epoca erano “Omofobi” anche (!) dei Massoni comprovatamente AntiClericali !

    • Moi scrive:

      Cmq è interessante il Potere di Netflix (… e Affini) di “riesumare” fatti locali (in questo caso in Messico) di oltre un secolo prima e renderli poi praticamente universalmente noti, nel Mondo !

    • Moi scrive:

      Voglio dire … io non sono un biografo di Nilde Iotti (… o “Jotti” ? ) , ma se volessimo distruggerne il mito facendone una TERF (… è sufficiente una citazione “biologista” su “cos’ è la donna” ! ) , magari non ci metteremmo molto !

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “massoni”

      https://es.wikipedia.org/wiki/Baile_de_los_cuarenta_y_uno

      el baile se usó para asociar con la «depravación» y el «vicio» con la aristocracia porfiriana, al estar involucrado De la Torre y Mier y personas allegadas.

      Pensa al giovin signore del Parini…

  28. Moi scrive:

    https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/0d/Posada%2C_Jos%C3%A9_Guadalupe%2C_vi%C3%B1eta_-_Los_41_maricones_%281901%29_p._1.jpg

    … Questo poteva ancora esistere 90 anni dopo … tipo su “Cuore” di Michele Serra, specie se fossero stati “scoperti” dei Craxiani o dei Democristiani !

  29. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet, se è in ascolto…

    Sto cercando di capire cosa sarebbe il Piano RiGenerazione Scuola, per la “transizione ecologica” della scuola.

    La presentazione

    https://www.miur.gov.it/web/guest/-/il-ministro-patrizio-bianchi-e-la-sottosegretaria-barbara-floridia-presentano-rigenerazione-scuola-il-piano-per-la-transizione-ecologica-e-culturale-d

    è fuffaldina (Fuffulous?) da far paura.

    Green, ecc, non so come si dice Ammuina in inglese…

    Ma non riesco a trovare un documento concreto, tipo “stanziati dieci milioni di euro per…”.

    Il discorso mi interessa, per capire se nelle pieghe di questo esistono possibilità ad esempio per le famiglie di entrare nella gestione dei giardini delle scuole elementari; per coinvolgere i ragazzi delle superiori in percorsi di alternanza scuola lavoro / ptoc riguardanti l’ambiente; e soprattutto per salvare – a livello universitario – gli spazi della Facoltà di Agraria che l’Università di Firenze sta abbandonando.

    • PinoMamet scrive:

      Secondo me, se da questa montagna di fuffa nascerà qualcosa, questo qualcosa assumerà la forma di un’ulteriore produzione di carta assegnata agli insegnanti;

      possibile la nascita di corsi liceali del tipo “scientifico sostenibile” o magari “scienze della resilienza”, se il termine sarà ancora di moda tra un paio d’anni.

      Qualche attività simil defunta “alternanza scuola lavoro” può darsi che ci sia.

      La possibilità per le famiglie di entrare nella gestione di qualche infrastruttura la vedo molto dura…

  30. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “1) io prendo molto sul serio la “scienza moderna” quando cerca di ascoltare il mondo, e non penso che qualche fantasia soggettiva sia “più vera”
    […]
    3) capisco che gli scienziati – che spesso sono persone stupende – possono dedicarsi alla scienza, ”

    Qui però secondo me fai diventare soggettivo e contingente un dato strutturale intrinseco.
    È la stessa modernità livellatrice e violenta quella che ha prodotto Galileo e la mentalità che anima anche gli scienziati più disinteressati e che ha prodotto, grazie al lavoro di costoro, la tecnologia che sta sia distruggendo il pianeta, sia scavalcando l’uomo e diventandone quasi autonoma (mi rifaccio al tuo discorso sulla tecnosfera).

    Mentre quelle culture comunitarie in armonia con la natura che tu ami concepivano il sole come una divinità e l’albero come la sede di un nume da propiziarsi. Tu svaluti ciò come fantasie soggettive. A parte che semmai sono intersoggettive: lo sviluppo della scienza di accompagna a quello dell’individualismo (oggi ognuno di noi ha una sua visione del mondo, c’è quello che crede nella reincarnazione, c’è l’agnostico, c’è il cattolico progressista che non crede all’inferno, c’è lo spiritualista new age, c’è il materialista radicale, mentre nelle comunità “magiche” tutto faceva parte di un orizzonte cognitivo forte condiviso…).
    Ma francamente non riuscirò mai a capire come riesci a conciliare una sorta di comunitarismo neotradizionale dal basso con l’apprezzamento di modelli cognitivi che sono intrinsecamente legati allo stato, al sovra-stato mondiale, alle macro-organizzazioni, alle università, ai centri di ricerca, agli eserciti, ecc. che travolgono quelle comunità.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “quelle culture comunitarie in armonia con la natura”

      Che secondo me non esistono: sono una sorta di mito del buon selvaggio in salsa ambientalista.

      • Peucezio scrive:

        Infatti intendevo banalmente dire che non danneggiano l’ecosistema in misura significativa.

        Comunque è vero che, senza andare nel Medioevo o nel neolitico, la gente cresciuta diciamo fino alla metà dello scorso secolo, soprattutto in zone rurali, nell’infanzia viveva molto all’aria aperta e ne serba un ricordo bellissimo.
        A me non è successo e nemmeno ho tutto questo trasporto per la natura.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Infatti intendevo banalmente dire che non danneggiano l’ecosistema in misura significativa”

          E’ sempre un rapporto mezzi-risorse disponibili, per cui comunità umane molto primitive sono riuscite ad avere impatti devastanti su ambienti di dimensioni ridotti, come le isole: Capoverde (arcipelago devastato dal Portogallo preindustriale), Islanda (quasi integralmente deforestata e suoli dilavati da qualche colono norvegese altomedievale) e Isola di Pasqua (ecosistema irrimediabilmente compromesso da popolazioni neolitiche) sono solo alcuni esempi. Ma un impatto forte si è studiato anche in territori molto più estesi e molto più vicini a noi: nell’Alto Medioevo in Val Padana non esisteva o quasi il dissesto idrogeologico (ce lo dicono gli strati di sedimenti), mentre dopo il Mille, con la crescita demografica e l’espansione agricola, impovvisamente è diventato un problema importante lungo tutto l’appennino Tosco-Emiliano.

          “ne serba un ricordo bellissimo”
          In generale se sei anziano hai sempre un ricordo bellissimo dell’infanzia. Io ho già iniziato…

          • Peucezio scrive:

            Mauricius.

            Sì, d’accordo, ma io parlo di un danno al pianeta che rischia di renderlo o inabitabile per noi o per la maggior parte di noi.
            Vorrei capire le devastanti conseguenze dell’impatto ambientale delle comunità del passato che hai citato sulle comunità stesse.

            “In generale se sei anziano hai sempre un ricordo bellissimo dell’infanzia. Io ho già iniziato…”

            Fino adesso conoscevo una sola categoria di rimpiantori dell’infanzia nati dopo gli anni ’40: gli sfigati nostaligi di facebook.
            Ora scopro che sono due (di cui una costituita da un solo membro): gli sfigati di facebook e Mauricius Tarvisii.

            Scherzi a parte, non so che dirti (e soprattutto non capisco cosa ci sia da ricordare di bello in un’infanzia trascorsa nell’Italia urbana di fine ‘900.
            Quanto avevo la tua età l’infanzia mi faceva schifo.
            Adesso che comincio ad essere attempato mi fa ancora più schifo.
            E non ho avuto minimamente un’infanzia, non dico traumatica, ma nemmeno difficile: tutt’altro.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “le devastanti conseguenze dell’impatto ambientale delle comunità del passato che hai citato sulle comunità stesse”

              La scomparsa di alberi d’alto fusto dici che non è significativa per popolazioni che erano solite dipendere dalla navigazione?

              “Quanto avevo la tua età l’infanzia mi faceva schifo.”

              Secondo me sei tu quello strano 😀
              O magari arriverà il tempo anche per te, chissà.

              O forse parliamo proprio di cose diverse. Io parlo di un sentimento intimo, tu parli di una sorta di orgoglio generazionale, per cui ci sono quelli che si vantano di aver visto le prime star del rock, quelli che dicono “i giovani d’oggi non hanno più voglia di lavorare, mentre noi ci siamo fatti il culo” e quelli che dicono “ai miei tempi si stava all’aperto, mica come questi ragazzini che stanno sempre al cellulare”. Ecco, queste ultime si classificano tra le sboronate, più che tra le testimonianze da cui trarre qualche insegnamento sul mondo reale.

              • Peucezio scrive:

                Tutt’e due le cose.

                Gli orgogli generazionali li accetto solo negli ultrasettantenni e comunque molto moderatamente.
                In tutte le altre generazioni li trovo squallidissimi e paterici.

                Dell’infanzia ho nostalgia di certe interazioni col mondo adulto: quelle stesse persone sono molto invecchiate o non ci sono più e comunque io sono troppo grande e ho troppi filtri critici per venirne rapito come ai tempi, in cui tutti ciò che fanno i grandi ti sembra affascinante.

                Ma non ho nessuna nostalgia dell’interazione con gli altri bambini: con quelli validi il rapporto si è mantenuto o ricreato; degli altri non me ne frega niente: gente noiosa, amorfa.

                In ogni caso cosa c’è di bello nell’avere mille limitazioni e vantaggi di cui non puoi godere o di cui non ti rendi conto?
                La prestanza fisica ce l’avevo ancora fino a pochissimo tempo fa e ne ho persa pochissima.
                Certo, non si ha la stessa capacità menomnica, ma anche quella ha cominciato a ridursi molto dopo.
                Non hai responsabilità, ma non lo sai, perché gli adulti cercano di farti credere che dalla tua promozione dipendono le sorti del mondo, quindi ti senti peggio di un padre di famiglia con cinque bocche da sfamare, le bollette, l’affitto di casa…

                Forse è proprio qui il punto. I bambini di un tempo erano svegli e capivano che, anche se gli adulti cercavano loro di far prendere sul serio i loro piccoli doveri, in realtà erano cazzate.
                Noi eravamo rimbambiti e quindi gli credevamo.

                Poi, vabbè, io facevo solo lo strettissimo indispensabile per la sufficienza, ma mi pesava anche quel pochissimo: mi cagavo il cazzo.

                Insomma, stringi stringi due sono le cose importanti nella vita: i soldi e la fica (scusa il francesismo) e un bambino non dispone ne degli uni né dell’altra.

              • roberto scrive:

                sulla cosa dell’infanzia in fin dei conti la vedo come peucezio.
                non arriverei a dire che mi fa schifo l’infanzia ma certo mi diverto infitamente di più ora, semplicemente perché faccio più cose che mi interessano

                se dovessi essere nostalgico di qualcosa direi gli anni del dottorato, dove in effetti avevo tempo, due euri in tasca, professionalmente mi occupavo solo di cose che mi interessavano e fondamentalmente non avevo nessuna responsabilità (e ho pure giocato due partite in serie C, il massimo della mia carriera da cestista…vabbé era l’ultimo anno di università, quello della tesi)

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                “ma certo mi diverto infitamente di più ora, semplicemente perché faccio più cose che mi interessano”

                Infatti è questo il punto.

            • PinoMamet scrive:

              “e soprattutto non capisco cosa ci sia da ricordare di bello in un’infanzia trascorsa nell’Italia urbana di fine ‘900.”

              beh… tutto!

              credo onestamente che la vita dei ragazzini di ceto medio in Europa e USA negli anni Ottanta- Novanta sia stato uno dei momenti privilegiati della storia umana.

              Erano al centro dell’attenzione, coccolati dalle famiglie, corteggiati come clienti- e il cliente ha sempre ragione- non solo liberi dal bisogno, ma immersi in una società dell’abbondanza e dell’ottimismo.

              Il ragazzino italiano di ceto medio degli anni Ottanta viveva meglio del Re Sole, e senza alcuna responsabilità di governo- anzi, senza nessuna responsabilità, punto.

              In cambio gli si chiedevano poche ore di frequenza scolastica mattutina, e di non mangiare troppe merendine.

              • PinoMamet scrive:

                Se invece la buttiamo sulle esperienze personali, beh, a me hanno fatto cagare le scuole medie e mi è piaciuta poco l’università, mentre ho amato le elementari e il liceo, “while some recollections may vary”, come dice la cara vecchia 😉

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                sulla carta avresti ragione.
                Ma un bambino non è in grado di capire il privilegio del benessere.
                Non gli frega granché del PIL.
                Un bambino vuole esplorare, divertirsi, sfogarsi e questa vita iperprotetta, quasi sempre fra quattro mura o in giardini fatti apposta per i bambini lo opprime. L’interiorizzazione delle apprensioni degli adulti, che prima non esistevano proprio.
                E la scuola, compreso in qualche misura anche l’asilo, assorbe tantissimo in tempi di termini, energie e doveri. Pensa solo a questa cosa orrenda della sveglia.
                La scuola io spero che un giorno sarà ricordata come oggi ricordiamo Auschwitz: è la più antiumana delle istituzioni ed è anche distruttrice della cultura, dell’arte e del sapere.

              • Peucezio scrive:

                Invece sono sempre meravigliato da questa preferenza, che noto quasi in tutti (tranne in chi le ha fatte con me) delle elementari rispetto alle medie.

                Le elementari non portano nessuno stimolo culturale, è tutto ripetitivo, noioso, i dettati, il copiare dalla lavagna, si fanno per cinque anni meccanicamente le stesse cose, che si imparano nel giro di un mese, sempre con la stessa maestra, mentre alle medie si fanno molte materie diverse, si cominciano ad affrontare seriamente la storia, la letteratura, le scienze, insomma, è il primo vero approccio alla cultura, sia pure semplificato, per forza di cose.

                Io sono stato fortunatissimo perché ho avuto un validissimo giovane professore di lettere alle medie che mi ha fatto scoprire l’amore per le discipline umanistiche (prima ero come Lisa: amavo di più la scienza). Però oggettivamente ci sono più stimoli.

              • PinoMamet scrive:

                Mah, che dire… sarà che le mie esperienze sono diverse dalle tue, ma la vedo proprio all’opposto.

                Da bambino e ragazzino esploravo tutto l’esplorabile. Naturalmente sognavo di esplorare l’Amazzonia e il Borneo, ma il giardino sotto casa- (e i campi e il boschetto ecc., io vivevo fuori città, e in una realtà di piccole cittadine collinari in cui fai due passi e sei fuori dall’abitato)- era un surrogato più accettabile e soprattutto adatto a un ragazzino .

                Quanto alla scuola, beh, non ne serbo un ricordo così tremendo e la sveglia non mi è mai sembrata questa tortura.
                La mia famiglia ha avuto alti e bassi- abbastanza alti e abbastanza bassi- e ci è sempre stato chiaro che se non ti svegli alle 7 per andare a scuola ti svegli alle 4 per andare in fabbrica o a pascolare le mucche, per cui…

                Ma non è neppure una cosa di alternative: è proprio che, boh, al mattino mi sono sempre svegliato… per fortuna.

                Riguardo alle elementari, avevo una classe quasi tutta di bambini simpatici, la maestra era molto preparata e umana, una cattolica grande amante della fine dell’Impero romano che ci parlava di Severino Boezio e di Cassiodoro, mentre non aveva alcuna simpatia per Garibaldi.
                Era moglie di un maresciallo dei carabinieri e l’ultimo anno ci disse “da grandi votate per chi volete ma non per i comunisti”, ma a parte questo non saprei proprio trovarle difetti.

                Invece alle medie avevo la classica classe delle medie: bravi ragazzini, svogliati cretinetti e veri e propri delinquenti (uno è finito in carcere) mescolati insieme senza logica, a fare casino e dimenticarsi le nozioni apprese alle elementari.
                E fare materie stupide per le quali non ero minimamente portato, come “educazione tecnica”.

                Colpa di chi ha cambiato la riforma Gentile, naturalmente, ma vabbè.

              • Peucezio scrive:

                Beh, tu sei cresciuto in provincia, in un contesto semirurale; io a Milano. In effetti fa la differenza.

                Poi io sono stato in una scuola privata: la mia maestra era una brava persona, una scheitta signora lombarda, ma stimoli culturali… che vuoi farci! Alle medie era la stessa classe (vantaggio della privata), quindi stessa situazione relazionale, ma con la fortuna del professore che ti dicevo.

                La scuola privata ha probabilmente vantaggi e svantaggi. Per le superiori credo quasi solo svantaggi, escluso qualche caso patologico irrecuperabile (infatti il liceo l’ho fatto al Berchet tranne un anno).
                In prima elementare mia madre mi iscrisse alla scuola privata (non religiosa), facendo notevoli sacrifici (allora non eravamo messi benissimo), perché erano gli anni di piombo, non si fidava. E la scelta fu indovinatissima: la scuola è una rottura di palle, ma lì almeno c’era un buon ambiente ed eravamo seguiti bene.

                Circa gli orari, vabbè, è anche un fatto genetico. Io sono la tipica civetta: non andrei mai a letto la sera e non mi alzerei mai la mattina. Mi piace la luce, ma, insomma, sono un animale notturno.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per MT

        ““quelle culture comunitarie in armonia con la natura”

        Che secondo me non esistono: sono una sorta di mito del buon selvaggio in salsa ambientalista.”

        come ci insegna Michael Ende, qualunque verità portata all’estremo diventa menzogna.

        Ciò non toglie che il fragile, conflittuale essere umano sia anche comunitario (oltre che cannibale, egoista, e truffatore); e che non esiste “la natura”:gli esseri umani “sono” natura in quanto parte della biosfera, ma hanno la testa dentro due mondi, il mundus imaginalis e la tecnosfera.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Io, però, non sono sicuro che per gli italofoni “naturale” sia un aggettivo pertinente per descrivere una gettata d’asfalto. Credo che “naturale” si descriva – in lingua italiana, altrove non so – come il contrario di “artificiale”.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ peucezio

      “armonia con la natura”

      =

      morire di stenti, di mal di denti, di freddo e passare la vita a portare secchi d’acqua per lavarsi e cucinare nel tugurio, terrorizzati dal clero che minaccia fiamme eterne, dai saccheggi di chi sta pure peggio, dalle carestie di una produttività ridicola, mentre pochi privilegiati si rimpinzano dei frutti fdl nostro lavoro cianciando ella bellezza di vivere a contatto con la Natura.

      Sempre detto che Rousseau era un ambiguo portasfiga

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Peucezio scrive:

        Il Buon Selvaggio comunque non c’entra nulla col Medioevo o con l’Ancien Régime, cui semmai Rousseau si ribellava.
        Il buon selvaggio è l’attuazione contemporanea delle utopie illuministe: siamo tornati a una condizione preculturale.

        Per il resto, è vero che le condizioni materiali di vita erano molto peggiori. C’è anche da dire che erano società in cui caste guerriere importate dall’esterno avevano imposto una distribuzione iniqua delle risorse, perché non producevano e sprecavano con le guerre.
        Erano realtà comunitarie solo in parte.

        In ogni caso io non stavo idealizzando nulla, rispondevo a Miguel.
        Del mondo tradizionale difendo i modelli culturali, cognitivi, espressivi, non le condizioni materiali. Non sono un materialista: m’interessa relativamente il sostrato materiale ed economico. Se la Divina Commedia e le cattedrali romaniche sono belle, mentre oggi si scrivono cose banali e si costruiscono edifici osceni non m’interessa capire quali strutture economiche ci siano sotto la Divina Commedia: non sono un marxista. Potrei anche pensare che sono fortunato a non vivere nella Firenze del primo ‘300 perché per un raffreddore rischiavo di andarmene al creatore, ma tanto non ho il potere di trasferirmi con la macchina del tempo.
        Ma la Divina Commedia la posso ancora leggere. E posso persino parlare con gli ultimi testimoni di antropologie con elementi arcaici (diciamo prima della rivoluzione antropologica descritta da Pasolini).
        E tanto mi basta per fare le mie valutazioni.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ peucezio

          “basta”

          Si chiama cherry-picking: ti prendi le ciliegie migliori dal piatto e ignori quelle marce, poi dici che tutto il piatto era buono.

          A parte che la “vita vicino alla natura” è quella agognata da Maria Antonietta che giocava a fare la pastorella, cioè l’esatto opposto di Diderot e dell’Encyclopédie che esaltavano la ragione nelle opere, resta i fatto che l’umanista che amerebbe passeggiare nel Portico dialogando con Platone e i suoi discepoli – debitamente descritto nel “Fiorirà l’aspidistra” orwelliano potrebbe farlo solo se riuscisse a ignorare che la stragrande maggioranza della popolazione intorno a quel Portico viveva in condizioni durissime e servili, paragonabili a certe bidonvilles dell’attuale Terzo Mondo. Non dubito che ci riuscirebbe, del resto. Se oggi tutti possiamo beaeci della Divina Commedia è perché esiste un’istruzione di massa; oggi la maggioranza segue il Grande Fratello, ma un tempo Seneca si lagnava dei gusti rozzi della maggioranza dei suoi concittadini, e scrive pure di certe musichette orecchiabili che gli si ficcavano in testa distraendolo da più nobili occupazioni. E Marziale lamentava i rumori del traffico, ne’ mancava chi gia’ allora rimpiangeva l’inesistente età dell’oro dei bei tempi andati (i laudatores temporis acti sfottuti da Cicerone) anche se Ovidio soffrì moltissimo l’esilio da quella civiltà urbana che tredici secoli dopo di lui si sarebbe detto che rende liberi. I modelli culturali del tempo antico in buona parte li ritroviamo oggi, ed e’ per questo che val la pena studiare al classico: ma non sono questo granché. Le societa’ comunitarie ce le avevano i piccoli villaggi gallici prima di Cesare, ma e’ il (pur genocida) Impero ad aver portato strade e mulini ad acqua. Ce le avevano i pagi dell’Appennino, ma se i servi volevano la libertà dovevano fuggirne e scappare nella cosmopolita, corrotta e tentacolare Bologna. La’ fuori c’è un intero universo che aspetta la razza umana, se saremo capaci di non suicidarci prima con guerre e rifiuti.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Fuzzy scrive:

            La differenza tra ora e il passato è che, pur con differenze storiche, i nostri antenati scontravano la durezza della vita vivendo, noi invece abbiamo avuto un periodo di relativo benessere (in occidente), ma se non ci stiamo attenti la storia ci presenterà il più grande conto che si sia mai visto.
            Vorrei dire, ehm, non gongoliamoci troppo nel presente.

          • Peucezio scrive:

            Andrea,
            con te è sempre molto stimolante dibattere e così anche stavolta.
            Ma mi sa che hai proprio frainteso il mio discorso.
            Io non sto rimpiangendo una sorta di società idilliaca.
            Sto solo facendo un discorso qualitativo su diverse antropologie.
            Guarda che la Divina Commedia la imparavano a memoria gli artigiani e i contadini (non solo in Toscana: il mio bisnonno era pugliese della Murgia e totalmente privo di scolarità eppure la sapeva integralmente a memoria e la capiva e ho sentito casi simili).

            Non è colpa mia se nelle persone nate prima degli anni ’50, soprattutto se di ceto popolare (ma non solo) c’è un’intrinseca grazia nell’espressività, nella lingua, nei modi e spesso c’è un approccio alla vita più sano, meno morale e più partecipativo.
            E non è colpa mia se gli antenati ci hanno lasciato la nazione più bella del mondo, con un’armonia perfetta fra paesaggio e manufatti umani, ed è bastata una generazione per disseminarlo di orrori e brutture.

            Con ciò, non sto dicendo che si vivesse meglio o peggio: mi manca l’esperienza di una delle due cose, quindi non posso istituire confronti.

            Se vedo una bella ragazza e un mostro non posso essere sicuro che la prima sia felice: magari le è appena morto il fidanzato o ha perso il lavoro. Ma resta il fatto che la prima è bella e la seconda fa schifo.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ peucezio

              Lo vedi che cadi nel passatismo? 🙂

              Prima dici “ci hanno lasciato la nazione più bella del mondo” e nello stesso periodo lamenti che sia “bastata una generazione per disseminarlo di orrori e brutture”.

              Ma scusa, se erano tanto felici nel passato che canti con tanto sentimento perché hanno lasciato che venisse buttato via?

              Il ragazzo della Via Gluck si lagna tanto di dover lasciare il cortiletto dove si lava all’aperto (col clima di Milano!! 🙂 ); però poi dalla periferia tanto decantata i suoi scappano.

              Per restare in ambito meneghino, è proprio ne “la mia bela Madunina” che se non sbaglio si dice “dicono tanto ‘vedi Napoli poi muori’ pero’ poi vengono qui a Milano”.

              Mica hanno tutti i torti.

              E’ l’aria della città che rende liberi, anche se sicuramente è più malsana di quella di campagna.

              E una volta era uguale, per carità. Se hai visto “Anni ruggenti” vedi cosa nascondeva la retorica fascista dello Stravillaggio, che pero’ non era affatto un’invenzione fascista. Risale almeno all’Arcadia, per non dire alle Georgiche di Virgilio.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                Certo che sono passatista, anzi, sono un reazionario radicale.

                Però continui a confondere due cose diverse.
                Io NON ho detto che nel passato si fosse più felici. Ho detto che c’era la bellezza.
                Nei Sassi di Matera si viveva di merda, ma la gente viene da tutto il mondo per vedere i Sassi, mica per vedere Serra Venerdì o la Martella, con buona pace di Quaroni.

                E senza bellezza non si può essere felici.
                Io non ho la ricetta per conciliare la bellezza col benessere. Ma ho il diritto di notare che la modernità produce brutture.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “Sassi”

                La gente viene da tutto il mondo per vedere i Sassi di Matera in tutta la loro bellezza oggi che sono stati ripuliti, Non quando la gente ci viveva, ci mangiava, (non) ci si lavava e ci defecava insieme col bestiame.

                La differenza fra i Sassi di Matera scrigno di bellezza fruibile dagli abitanti del mondo intero (compresi i locali) e i Sassi di Matera discarica e fogna a cielo aperto ha un nome tecnico: progresso.

                La bellezza è incompatibile con la sporcizia, le malattie e la mancanza di riscaldamento.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • roberto scrive:

                su questo punto sono totalmente d’accordo con ADV, e la risposta sui sassi mi pare ineccepibile

              • PinoMamet scrive:

                Sono d’accordo anch’io con ADV sui Sassi di Matera.

              • Peucezio scrive:

                È l’esatto opposto.
                I Sassi di Matera esprimono una bellezza morta, perché sono un po’ un museo a cielo aperto. È una bellezza incompleta, in fondo senza vita.

                Bazzico abitualmente Bari Vecchia da più di trent’anni. È ancora abitata dai barivecchiani, che vivono nelle case alla strada ed è ancora bella. Ma sta diventando turistica. Trent’anni fa, quando i baresi avevano il terrore di entrarci per via della delinquenza e io ero uno dei pochissimi, era molto più bella, esprimeva una suggestione incredibile.
                Non c’erano i pub per ragazzini, non c’erano botteghe turistiche, c’erano solo i barivecchiani con la loro vita, ma la sensazione che dava era impagabile, di autenticità, di vita vera.

                A proposito dei Sassi, è curioso come le cronache e le impressioni di viaggio ne parlino come di un inferno, ma chi ci viveva non sembra dello stesso parere.
                Questo è un documento interessante in merito:
                https://www.youtube.com/watch?v=_Y3Ma9WBoIg

              • PinoMamet scrive:

                Ho paura che su questo punto siamo proprio fatti per non capirci.

                Possibilissimo che i materani sentano la classica nostalgia dei tempi passati, che colpisce quasi tutti.

                I materani che davvero però vorrebbero vivere come ai quei tempi- e intendo davvero davvero- credo si contino sulle dita di una mano sola, con una stima generosa.
                Come ovunque nel mondo.

                Poi i musei sono freddi e noiosi, si sa.
                Ma meglio la noia della miseria.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “I materani che davvero però vorrebbero vivere come ai quei tempi- e intendo davvero davvero- credo si contino sulle dita di una mano sola, con una stima generosa.”

                Questo è indubitabile.

                È anche vero che anch’io non potrei vivere senza cellulare, ma non è detto che quando non ce l’avevo fossi meno felice.
                Io magari sì, perché so’ strano, ma dico in generale.

              • Peucezio scrive:

                Ma il brano l’hai ascoltato?

          • Peucezio scrive:

            Alla fine credo che la differenza sia nell’atteggiamento verso il mondo.

            Saperlo amare o volerlo redimere.
            La modernità è la seconda cosa, la tradizione la prima.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ peucezio

              Se ami qualcosa di marcio vuoi redimerlo, ti pare? Se vedi che la persona amata è malata cerchi di guarirla; se vedi un monumento glorioso che ti è caro cadere a pezzi ne appoggi il restauro. Non è moralismo, è il contrario del menefreghismo.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                No, la redenzione è una cosa diversa.
                È la pretesa narcisistica di pensare che il mondo debba conformarsi al nostro schema. Ma il mondo, come avrò scritto qui un milione di volte (lo dico non perché tu debba saperlo, ma per scusarmi della mia ripetitività), è infinitamente più complesso e più bello del nostro onanismo mentale e delle nostre utopie e pianificazioni a tavolino.

                L’amore verso gli altri, persone, cose, ecc., è il contrario del conpiacere tale pulsione, è il comprendere, l’essere disposti a entrare in una logica totalmente altra dalla nostra e conferirle una dignità, rispettarla, accettare ciò che non si conforma ai nostri standard.
                Solo a quel punto abbiamo diritto di intervenire e di farci carico.
                Ma ciò comporta una sensibilità e una profondità di cui la quasi totalità delle persone, me compreso, non è minimamente capace.
                Ecco perché ben venga il voler aiutare gli altri nella vita privata (sempre con rispetto, non nella logica di donna Prassede): le piccole storie personali possiamo anche comprenderle, le vediamo da vicino, abbiamo il mezzo dell’empatia a compensare l’autogratificazione narcisistica; ma guai alle ingegnerie sociali, ai progetti meravigliosi di riforma del mondo.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                Helder Camara diceva “se faccio l’elemosina a un povero mi chiamano ‘buon cristiano’. Se combatto le cause della povertà mi chiamano ‘comunista’”.

                Senza una qualche ingegneria (sociale e non), la carità e la dedizioni individuale rimangono certo cosa buona e giusta, ma servono solo a lasciare le cose come stanno.

                E questo anche chi fa professione di carità lo sa benissimo.

                Se un villaggio africano ha bisogno d’acqua anche il missionario più caritatevole non va raccogliere l’acqua lui al posto delle donne del villaggio: insegna a scavare un pozzo.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                Andrea,
                “ma servono solo a lasciare le cose come stanno.”

                È proprio questo il punto.
                Io voglio lasciare le cose esattamente come stanno.
                Perché mi sentirei immensamente presuntuoso nel pensare che come vorrei io che diventassero sia meglio di come si sono fatte finora.

                Russel una volta chiese a Wittgenstein se riuscisse a tollerare l’esistenza della fame nel mondo, delle guerre, delle ingiustizie sociali, ecc. ecc.
                Wittgenstein rispose che le tollerava perfettamente.
                Nel voler aggiustare il mondo c’è un’idea un po’ filistea, edificante.
                Io non sono una persona per bene, sono una persona libera. E soprattutto umile: non ho le ricette e temo come la peste chi le ha.

              • Peucezio scrive:

                Tra l’altrto chi decide quale sarebbe la persona che deve cambiare le cose e in che direzione? E con quale autorità?

                Le società si autoregolano di volta in volta in base al convergere e al confliggere di vari interessi individuali e di gruppo. Le ingegnerie pretendono di imporre un ordine dall’alto, concepito a tavolino da qualcuno estraneo a queste dinamiche, che non ne fa parte e non le comprende (né le rispetta). Oppure, se ne fa parte, peggio ancora, perché imporrà gli interessi unilaterali di una parte.

              • Fuzzy scrive:

                De Vita
                anche il missionario più caritatevole non va raccogliere l’acqua lui al posto delle donne del villaggio: insegna a scavare un pozzo.

                A forza di sostenere il contrario di quello che tu affermi, penso che finirò per sembrarti un rompicoglioni.
                Però non è una cosa personale, mi appunto sul principio in generale:
                In Congo stanno facendo una gigantesca diga che dovrà servire per produrre idrogeno da inviare in Europa, più probabilmente in Germania. Sai che io prendo Turiel come oro colato, quindi ti rimando al suo sito.
                E quindi secondo il mio modesto parere il missionario dovrebbe andare da chi si appropria di quell’acqua e dirgli che sono cose che non si devono fare, altrimenti si finisce all’inferno.

              • roberto scrive:

                scusate la domanda da perfetto ignorante, ma come si fa a ricavare l’idrogeno dall’acqua e a che serve?

              • Fuzzy scrive:

                Come si fa a ricavare l’acqua dell’idrogeno

                https://crashoil.blogspot.com/2020/10/asalto-al-tren-del-hidrogeno.html?m=1

                , può essere sintetizzato in modo semplice grazie a un processo di elettrolisi, che consiste nel far circolare l’elettricità attraverso un secchio d’acqua (a cui talvolta vengono aggiunti sali per accelerare la reazione); l’idrogeno si accumula al catodo e l’ossigeno all’anodo, che viene così separato.

                L’idea di Jeremy Rifkin era quella di sfruttare l’elettricità generata da fonti rinnovabili per convertire l’acqua in idrogeno mediante elettrolisi, sfruttando le eccedenze che si producono in determinati momenti per poterle utilizzare in un altro momento. In questo modo si compensa l’intermittenza delle fonti rinnovabili e si ha un carburante che permette ai veicoli di muoversi autonomamente (senza dipendere da rete elettrica o strade).

              • Fuzzy scrive:

                Chiaramente nel caso della diga, l’intenzione è quella di usare l’energia idroelettrica per produrre idrogeno in Congo e poi inviarlo in europa via treno.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “treno”

                Il missionario non guida il treno. Il missionario insegna ai suoi fedeli a fare i macchinisti. Per levarli dall’equivalente locale dei Sassi di Matera di una volta.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “Io voglio lasciare le cose esattamente come stanno”

                Se Sabin avesse ragionato così saremmo ancora coi bambini paralitici a vita per la polio.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

  31. Moi scrive:

    Nuova Frontiera dell’ Antirazzismo Dermatico-Cromatico : i Tatuaggi e il Privilegio Bianco !

    You Can’t Be an Ink Master If You Only Tattoo White Skin
    by Rachel Charlene Lewis

    ————————————–

    https://www.bitchmedia.org/article/whiteness-of-tattoos
    Whiteness in Tattooing and How to Help Solve It

    Justine Morrow

    ——————————

    https://www.insider.com/its-hard-for-people-of-color-to-get-great-tattoos-2019-10

    Why it’s hard for people of color to get great tattoos
    Alana Yzola

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “You Can’t Be an Ink Master If You Only Tattoo White Skin”

      Cioè sarebbe razzista rinunciare a spillare soldi a Pìpoli di Color?

      E sbiancare i clienti prima?

      Oppure si possono fare tatuaggi bianchi o magari fosforescenti su sfondo scuro?

    • PinoMamet scrive:

      Ho letto il primo articolo e ne ricavo questo:

      -un tatuatore ha detto pubblicamente che i suoi tatuaggi, essendo scuri, vengono meglio sulle carnagioni chiare;

      -una massa di deficienti ha iniziato a rompergli il cazzo su internet con commenti sul suo sito;

      -l’autrice dell’articolo dice che tutti gli interventi dei deficienti sono stati “educati”, e dobbiamo crederle sulla parola;

      -il tatuatore si è rotto il cazzo, ha fatto l’obbligatoria dichiarazione di non razzismo e ha tolto i commenti;

      -l’autrice dell’articolo definisce questo una terribile “microaggressione”;

      -l’autrice dell’articolo scrive cazzate assortite sul tatuaggio “patrimonio delle culture Black e Brown”
      (non le conosco; in mancanza di migliori riferimenti do per scontato che si riferisca ai signori Black&Brown di Londra, creatori di cinture per donna https://www.black-brown.com )

      e invitando a un tanto mascherato boicottaggio dei “tatoo artist” bianchi, o bianchi che si rifiutino di boicottarsi da soli.

      Ora, la mia esperienza personale con persone nere vere mi insegna che di questi argomenti non gliene frega una cippa di cazzo
      magari negli USA è diverso, eh? Ma tutto sommato non credo neanche tanto.

      Mi chiedo perciò se dietro tutte queste menate non ci sia davvero la volontà di esacerbare gli animi.
      E non credo che parta dalla variegata galassia di sbarellati suprematisti bianchi. Non è il loro marchio di fabbrica, e non hanno tanta influenza.

      Io credo che ci siano frange dei vari movimenti “neri” tipo Black Lives Matter che credano di avere interesse a questo- nonostante sia una strategia piuttosto chiaramente suicida.
      Forse pensano di vincere alla lunga distanza, ma ne dubito.

      L’Inquisizione spagnola funzionava nell’Europa cattolica. Lo stalinismo funzionava quando c’era Stalin.
      Mentre un Obama (bianchissimo, del resto) non fa primavera…

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “Ho letto il primo articolo e ne ricavo questo:”

        Da mezz’anglo, mi colpisce il Linguaggio Teologico dell’articolo.

        Avete presente i Racconti Edificanti per Pie Giovinette, edizione Serve Umili del Sangue del Cuore del Santissimo Redentore, anno 1897, con un linguaggio che è totalmente autoreferenziale, stucchevolmente commovente, in cui ogni termini porta in un certo verso e non in un altro, dove ogni porta è chiusa alla comunicazione con l’esterno?

        Quando dici che “il suo cuore sempre puro rifugge dalle tentazioni peccaminose”, diventa impossibile dire qualcosa che fuoriesca da quegli schemi.

        Il Linguaggo Teologico Woke, peraltro, è lontanissimo da quello tradizionale della sinistra europea, le sue radici stanno nella cultura dell’autoaiuto, del manualetto che ti fa sentire Bene con Te Stesso.

        • PinoMamet scrive:

          è vero!

          c’è la fortissima impressione che comunicare con l’autrice dell’articolo sia completamente impossibile.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “comunicare con l’autrice dell’articolo sia completamente impossibile”

            Ovvio: lei non può essere tollerante con gli intolleranti.

          • PinoMamet scrive:

            Già!!
            Il grande mantra dei… non so come chiamarli, esito a chiamarli “sinistra”, sono delle bestie diverse dalla sinistra a cui pensiamo nello scenario italiano solito.
            Non che manchino in Italia! ma non si tratta certo del PD, ma nemmeno di Potere al Popolo.
            Forse le sardine, un po’, pescano (ehm…) in quel mondo lì, ma non sono sicuro.

            In effetti i rappresentanti del mondo “woke” che conosco in Italia sono pochissimi, e sono:
            -due (ex) ragazzi che in pratica fanno avanti e indietro dalla California per motivi personali;
            -alcune lesbiche (con molte perplessità e distinguo)
            -tra i miei studenti, la femminista e il gay obbligatori di classe (con qualche perplessità- però hanno introiettato il lessico, “trigger”, “catcalling”, “mascolinità tossica” ecc.)

            Li chiamerò “i moderni” 😉 nel senso della macchietta dei Soliti Idioti
            (“è la spesa dei moderni, a’ Gianlù…”) 😉

          • PinoMamet scrive:

            Il tizio più strano che conosco, in quel mondo, è un palestrato israeliano credo sefardita.
            Peraltro simpaticissimo.

            Che ora vive negli USA, si occupa di cucina (studiata in Italia), parla inglese, italiano, spagnolo e un po’ arabo, e credo si ritenga “nero” secondo la sensibilità israeliana (= è leggermente abbronzato e, ripeto, credo sia sefardita) e quindi anche secondo la sensibilità americana (= non è anglosassone e si autoidentifica con black).

            Lui è un campione nel postare robe di orgoglio nero, africano, femminista ecc.!

            In compenso ogni tanto posta anche gli spezzoni di Lino Banfi perciò gli perdono tutto.

        • Peucezio scrive:

          Miguel,
          “Avete presente i Racconti Edificanti per Pie Giovinette”

          Credo tu abbia colto il punto della questione.
          È una logica autoreferenziale, tautologica: come tutte le logiche integraliste è antidialogica non solo rispetto al dissenso, ma anche a sfumature diverse nel consenso. D’altronde ogni volta che si legge il mondo in termini morali è così. La morale è edificante, non è realista: nel Bene non c’è spazio per il mondo (e non viceversa: nel mondo c’è spazio per il bene e il male).

          Pino,
          non credo ci sia un qualche scopo, vantaggio o strategia (gli strateghi sono pragmatici).
          C’è la solita gratificazione narcisistica. Ma non è un narcisismo individuale: la sua potenza sta proprio nel fatto che sono posizioni di moda e quindi sono gregarie: è il narcisismo fanatico del gruppo che ha ragione, mentre tutto il resto dell’umanità brancola nelle tenebre del Male.

  32. Moi scrive:

    , Islanda (quasi integralmente deforestata e suoli dilavati da qualche colono norvegese altomedievale)

    ———–

    Veramente l’ Islanda mi risulta che abbia iniziato ad avere alberi solo a Novecento inoltrato con il Riscaldamento Globale … lo stesso per cui a Oslo, Stoccolma, Sanpietroburgo (olim Liningrado) e a Helsinki NON si puòpiùattraverare i fiordi / golfi ghiacciati d’ inverno in macchina dalle ruote chiodate ; bisogna salire almeno a Murmansk … persino i Sami e gli Inuit, da quando si sono “rammolliti” 😉 vivendo da “Bianchi” , praticamente non esistono più come Cultura, ma tramandano un passato mitizzato.

    • Moi scrive:

      Gli Esploratori Inglesi dell’Ottocento avevano la battuta che per uscire da una “Foresta Islandese” … basta(va) alzarsi in piedi ! 😉

      ——–

      Su Rapa Nui ricordo un oramai vecchio film che sembrava scritto e diretto da
      Piergiorgio Odifreddi 😀 :

      ‘sti Pirloni Selvaggi, si si distruggono l’ ecosistema da soli per edificare “decinaia e decinaia” 😉 [cit.] di colossali Mohai – Divini Amici Immaginarii 🙂 ai quali invocare … la prosperità ambientale dell’Isola.

    • PinoMamet scrive:

      ” persino i Sami e gli Inuit, da quando si sono “rammolliti” 😉 vivendo da “Bianchi” , praticamente non esistono più come Cultura, ma tramandano un passato mitizzato.”

      Non è proprio così.
      Un amico è andato a fare un documentario in Groenlandia proprio sugli Inuit.

      Non è la prima volta che ci va, è habitué potremmo dire, parla anche inuit (almeno, la lingua degli eschimesi della Groenlandia).

      La situazione in realtà è più complessa, e dovremmo chiedere a lui. Non è che gli eschimesi si siano “rammolliti” per loro volontà; manterebbero volentieri il loro stile di vita, nei limiti del possibile, ma il clima non glielo consente nella stessa misura di prima.
      Poi hanno una serie di limitazioni sulla caccia, per cui sono costretti a vivere più “da europei” rispetto a prima.
      Ma il loro stile di vita era basato proprio sulla caccia!
      Allora devono dedicarsi al turismo.
      Il turista alcune cose le vuole vedere, anche se sono scomode (l’eschimese con la pelliccia anzichè la giacca tecnica…) altre non le vuole vedere proprio (i cani da slitta vanno nutriti lontano dagli occhi del turista…)

  33. Moi scrive:

    Paradosso Interessante … Smània di Remake al Femminile : ora toccherebbe a “Lord of the Flies” , con tutte bambine !

    … Solo che, SE è fedele, ineluttabilmente mosterà la peggiore “Toxic Masculinity” perpetrata fra ragazzine ! 😉

    —————————————————–

    https://www.theguardian.com/film/2017/aug/31/lord-of-the-flies-remake-to-star-all-girl-cast

    ‘Someone missed the point’: Lord of the Flies ‘all girls’ remake spawns social media backlash

  34. Miguel Martinez scrive:

    La Transizione Ecologica riassunta stamattina in un titolo su Repubblica:

    “La fretta di Milano, cantieri e movida per guarire dalla crisi “

  35. Miguel Martinez scrive:

    A titolo informativo:

    Source : https://demeter.it/ultime-news/biodinamica-in-prima-pagina-di-e-amico/
    Demeter
    Biodinamica in prima pagina (di E. Amico)

    Uno tsunami ha investito il mondo della biodinamica italiana. Negli ultimi giorni sono usciti molti articoli sulla biodinamica e questo editoriale mi permette di rifletterci insieme a voi. Per prima cosa, a nome dell’Associazione Demeter Italia ci tengo a ringraziare i nostri Senatori che sono stati coesi e lungimiranti nell’approvare e sostenere una legge che permetterà all’agricoltura tutta di compiere quei passi tanto attesi verso una reale transizione ecologica. E sono stupito di come i media possano dare credito ad una sola oppositrice, la senatrice Cattaneo che, da sola, ha votato contro il volere di un senato unito…Media che, peraltro, non danno a noi biodinamici alcuno spazio di replica.

    La biodinamica è diventata un bersaglio, un nemico da screditare. Il pretesto è contrastare la legge di prossima adozione sul biologico che afferma che ciò che vale per il biologico vale anche per il biodinamico. E questo è ovvio, visto che tutte le aziende biodinamiche sono anzitutto certificate biologiche. Chi ci attacca è in genere un sostenitore della chimica e degli ogm in agricoltura. Noi dimostriamo sul mercato e sul campo che un’agricoltura realmente sostenibile è possibile. Criticano Demeter di non avere un bilancio pubblico. Eppure il nostro bilancio annuale è approvato da 270 soci e se il giornalista ce lo avesse chiesto non avremmo avuto problema a fornirglielo. Noi non abbiamo niente da nascondere e, quanto dovuto, è regolarmente pagato allo stato italiano. Gli introiti legati alla certificazione vengono investiti in azioni di formazione, ricerca, marketing e azioni di comunicazione a favore del metodo biodinamico e della qualità alimentare dei nostri prodotti. Nel nostro statuto è prevista anche la presenza, tra i soci sostenitori, di rappresentanti delle principali associazioni di consumatori a tutela di chi i nostri prodotti li acquista e li consuma. E a chi critica la destinazione di fondi pubblici a favore delle aziende biodinamiche va detto che noi già percepiamo quei fondi, proprio perché aziende certificate biologiche.

    Questi articoli non sono solo imprecisi, ma sono anche molto superficiali e diffamatori e mancano di una seria ricerca delle fonti. Per esempio, si confonde l’Associazione per l’agricoltura biodinamica con l’Apab, lo storico Istituto di formazione di Firenze. Su questo errore si afferma che Carlo Triarico sia socio fondatore dell’Associazione Biodinamica, cosa impossibile visto che l’Associazione è stata fondata nel 1947 – prima associazione italiana ad avere in oggetto la tutela del paesaggio – e Carlo in quella data non era certo nato!

    La nostra produzione è pulita e si sviluppa attraverso un’economia circolare che valorizza fertilità del suolo e biodiversità. Abbiamo successo sul mercato tanto che la domanda di prodotti biodinamici supera l’offerta e presto i nostri prodotti certificati Demeter saranno sugli scaffali dei supermercati.

    Che l’attacco arrivi dalla Senatrice Cattaneo o dalle pagine internet di testate giornalistiche poco conta. Noi continuiamo per la nostra strada di crescita e di miglioramento, uniti più che mai.

    • roberto scrive:

      demeter è soprattutto una multinazionale presente in 36 stati che vende polverine magiche e certificazioni

      qui se ti interessa certificarti biodinamico (non è carissimo, 1,6% del fatturato)
      https://www.demeter.net/sites/default/files/demeter.net/downloads/2021-01_fee_scale-eng_0.pdf

      https://www.demeter.net/demeter-international/worldwide-network

      di nuovo, io non me la prendo con maghi, astrologhi e fattucchieri (anche se un po’ mi dispiace per chi ci spende soldi, ma insomma ognuno è libero di spendere i propri soldi come vuole)

      è giusto che mi secca che abbiano una specie di legittimazione dello stato. Quindi che demeter esista e venda certificazioni e polverine magiche, mi sta benissimo (anzi complimenti per la fantasia nel trovarsi un lavoro).
      mi sta meno bene il riconoscimento legislativo della loro attività

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “demeter è soprattutto una multinazionale presente in 36 stati che vende polverine magiche e certificazioni”

        Come dicevo,

        1) Lo Stato non deve certificare la “scientificità” di una pratica, altrimenti non dovrebbe nemmeno fare delle leggi riguardanti i diritti d’autore, le opere d’arte o i luoghi di culto. Quindi non mi convincono le accuse sulle “polverine magiche”.

        2) Lo Stato può fare una legge che garantisca quelle persone che vogliono un’agricoltura biologica, non per motivi “scientifici”, che lì il discorso non finirebbe mai (alcuni commentatori qui credo che vorrebbero sradicare ogni forma di erba o albero e sostituirla con piante di grano OGM alte quattro metri 🙂 ) , ma perché le persone hanno il diritto di fare scelte consapevoli quando fanno gli acquisti.

        3) La biodinamica è sicuramente biologica, anzi aggiunge al biologico alcune pratiche che molti consumatori ritengono importanti (come l’inserimento degli animali nel ciclo); e credo che sia giusto che lo Stato certifichi anche queste pratiche.

        4) A pelle, non mi piace che lo Stato riconosca una certificazione in condizione di monopolio, come quella della Demeter. E su questo sono assolutamente d’accordo con te. Però non so come funzionino le altre certificazioni, in altri campi (so qualcosa di quella in campo navale, che effettivamente a lungo è stata in regime di monopolio).

        Detto questo, mi stanno antipatiche le certificazioni, specie in un mondo piccolo come quello dei contadini bio: a me basta la Garanzia Partecipata, che è anche gratuita.

        • roberto scrive:

          1. Ma io non “accuso” di pratiche magiche, costato che si tratta di pratiche magiche. Come altro vuoi chiamare il seppellire una vescica di mucca (che abbia partorito) riempita di fiori, al tramonto?
          Tendenzialmente lo stato dovrebbe almeno restare neutro, cioè girare la testa dall’altra parte

          2. Ok, ma che c’entra con il biodinamico?

          3. Mmmmh è biologico finché rispetta i parametri del biologico. Per spararla grossa, se la vescica di mucca è radioattiva perché la mucca viene da Chernobyl, non di se il contadino che la usa potrà fregiarsi del titolo “biologico”

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “1) Lo Stato non deve certificare la “scientificità” di una pratica, altrimenti non dovrebbe nemmeno fare delle leggi riguardanti i diritti d’autore, le opere d’arte o i luoghi di culto. Quindi non mi convincono le accuse sulle “polverine magiche”.”

          Lo Stato non certifica chi è cattolico e chi no, per esempio. Mentre ritiene di dover certificare il biodinamico.

  36. Miguel Martinez scrive:

    Anche i titoli dovrebbero avere le virgole!

    https://www.nove.firenze.it/scultura-alienata-impropriamente.htm

    Scultura alienata impropriamente recuperata dai Carabinieri

    Lettura 1:

    Scultura alienata, impropriamente recuperata dai Carabinieri

    Lettura 2:

    Scultura alienata impropriamente, recuperata dai Carabinieri

  37. Miguel Martinez scrive:

    Importante,

    Source : https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/07/dal-senato-arrivano-buone-notizie-in-tema-ambientale-anche-se-liter-e-ancora-lungo/6219137/

    Dal Senato arrivano buone notizie in tema ambientale, anche se l’iter è ancora lungo

    di Paolo Cacciari*

    Una inaspettata buona notizia viene dal Senato. La Commissione affari costituzionali ha varato una proposta di modifica di due fondamentali articoli della Costituzione che regolano i diritti e i beni fondamentali della Repubblica.

    L’Articolo 9 viene modificato con una aggiunta di due commi finali (che qui evidenziamo scrivendoli in corsivo neretto): “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Altre due integrazioni all’Articolo 41: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.

    […]

  38. Moi scrive:

    Pare che Dx (senza indugio) e Sx (anche se con molti distinguo e retorica “NOT All Muslims” … ) si stiano unendo per condannare il Caso Saman Abbas … nelle campagne Reggiane, scene da spelonche Pakistane !

  39. Moi scrive:

    D’altronde bisognava “segnare il pareggio” Vs il ragazzo , promettente Calcoatore, suicida per il troppo razzismo … per il quale gl iIndici Puntati “dell’ altra fazione” sono VS Salvini e la Meloni !

    https://www.msn.com/it-it/notizie/politica/il-suicidio-di-seid-visin-e-la-politica-sotto-choc/ar-AAKKaU2?ocid=uxbndlbing

    Caso Seid Visin

  40. Moi scrive:

    Forse è il contrario , cioè prima il Caso Saman Abbas, e poi il Caso Seid Visin … ma la sostanza NON cambia !

  41. Moi scrive:

    Saman e Seid, le tristi storie di due giovani vittime di razzismo e fondamentalismo

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/07/saman-e-seid-le-tristi-storie-di-due-giovani-vittime-di-razzismo-e-fondamentalismo/6222453/

    Purtroppo,in Italia, tanti spunti diriflessione interessanti sono destinati a naufragare in un grottesco Salvini -Boldrini : 1 a 1 … Palla al Centro.

  42. Miguel Martinez scrive:

    La Prima Vicepresidente di Colore ha le idee chiare sui migranti poveri 🙂

    Fonte: https://www.politico.com/news/2021/06/07/harris-message-in-guatemala-do-not-come-492047
    POLITICO
    Il messaggio senza mezzi termini della Harris in Guatemala: “Non venite” negli Stati Uniti

    GUATEMALA CITY – La vicepresidente Kamala Harris è arrivata in America Centrale questa settimana per una delicata missione diplomatica: Offrire un messaggio di speranza alla gente del Guatemala e di altri paesi della regione. Ma scoraggiarli dal cercare di attraversare il confine meridionale degli Stati Uniti perché non saranno accolti dall’altra parte.

    Il suo approccio, nel suo primo viaggio all’estero come vice presidente, è stato chiaro: essere schietto.

    “L’obiettivo del nostro lavoro è quello di aiutare i guatemaltechi a trovare la speranza a casa”, ha detto Harris in una conferenza stampa con il presidente guatemalteco Alejandro Giammattei.

    “Allo stesso tempo, voglio essere chiaro alle persone della regione che stanno pensando di fare quel pericoloso viaggio verso il confine tra Stati Uniti e Messico: Non venite. Non venite”, ha aggiunto. “Credo che se venite al nostro confine, sarete respinti”.

  43. paniscus scrive:

    “Non solo viviamo su un pianeta da cui nemmeno Elon Musk riesce per ora a evadere”
    ————————-

    Un paio di settimane fa, proprio alla fine della scuola, ho usato come tema di “educazione civica” legato alla fisica e alle scienze naturali (con la collaborazione della collega che fa inglese) un noto testo di Carl Sagan relativo al “pale blue dot”, cioè alla Terra vista da lontanissimo come un bruscolino puntiforme.

    Riporto uno dei brani più significativi:

    ” But for us, it’s different. Look again at that dot. That’s here. That’s home. That’s us. On it everyone you love, everyone you know, everyone you ever heard of, every human being who ever was, lived out their lives. The aggregate of our joy and suffering, thousands of confident religions, ideologies, and economic doctrines, every hunter and forager, every hero and coward, every creator and destroyer of civilization, every king and peasant, every young couple in love, every mother and father, hopeful child, inventor and explorer, every teacher of morals, every corrupt politician, every “superstar,” every “supreme leader,” every saint and sinner in the history of our species lived there—on a mote of dust suspended in a sunbeam.

    The Earth is a very small stage in a vast cosmic arena. Think of the rivers of blood spilled by all those generals and emperors so that, in glory and triumph, they could become momentary masters of a fraction of a dot. Think of the endless cruelties visited by the inhabitants of one corner of this pixel on the scarcely distinguishable inhabitants of some other corner, how frequent their misunderstandings, how eager they are to kill one another, how fervent their hatreds.
    Our posturings, our imagined self-importance, the delusion that we have some privileged position in the Universe, are challenged by this point of pale light. Our planet is a lonely speck in the great enveloping cosmic dark. In our obscurity, in all this vastness, there is no hint that help will come from elsewhere to save us from ourselves.

    The Earth is the only world known so far to harbor life. There is nowhere else, at least in the near future, to which our species could migrate. Visit, yes. Settle, not yet. Like it or not, for the moment the Earth is where we make our stand.

    It has been said that astronomy is a humbling and character-building experience. There is perhaps no better demonstration of the folly of human conceits than this distant image of our tiny world.

    To me, it underscores our responsibility to deal more kindly with one another, and to preserve and cherish the pale blue dot, the only home we’ve ever known.

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