L’invenzione dei bambini trans

Torniamo su un tema che è rapidamente diventato centrale nei paesi anglosassoni, a partire dagli Stati Uniti.

E che ha molto poco a che vedere con la minuscola e storica realtà dei transessuali, e molto a che vedere con il cuore della “religione americana” nella sua riedizione laica. Che mescola narcisismo, medicalizzazione, vittimismo e nuovi spazi di mercificazione.

Riprendiamo, con banale traduzione DeepL appena riveduta, un articolo uscito alcuni mesi fa su Spiked.

Foto di gruppo di giovani trans americani

The making of trans children

I promotori della campagna, i medici e gli insegnanti hanno trasformato un’idea marginale in una realtà preoccupante.


Joanna Williams

7 febbraio 2020

Le scuole dovrebbero avere uniformi neutre dal punto di vista del genere? Dovrebbero essere disponibili tamponi nei bagni dei ragazzi per gli alunni che sono nati femmina ma che ora si identificano come maschi? Quale spogliatoio dovrebbero utilizzare gli alunni transgender dopo le lezioni di educazione fisica? I genitori devono essere informati se la figlia chiede di essere trattata come un ragazzo a scuola? Ai bambini transgender devono essere prescritti ormoni per ritardare l’inizio della pubertà?

La discussione sul trattamento delle persone transgender si concentra spesso sulle esperienze dei bambini. In parte, ciò è dovuto al fatto che spetta agli adulti determinare ciò che è nell’interesse del bambino, e ciò che è meglio per i bambini transgender è ferocemente contestato. Ma è anche perché gli attivisti transgender mettono i bambini al centro di campagne, programmi televisivi e materiale didattico.

Campo estivo per bambini trans in California

I bambini fungono da utile scudo morale per gli attivisti transgender, deviando le domande e le critiche. L’esistenza stessa dei bambini transgender sostiene la loro affermazione che le persone nascono con un senso di identità di genere, che a volte un cervello maschile si sviluppa in un corpo femminile e viceversa.

La figura del bambino trans, ormai radicata nell’immaginario popolare, fa sembrare che le persone transgender siano sempre esistite. Questo, a sua volta, dà ulteriore peso all’argomento che essere transgender è una caratteristica innata. Inventing Transgender Children and Young People, un nuovo libro a cura di Michele Moore e Heather Brunskell-Evans, infrange ognuno dei comodi miti che si sono costruiti intorno al bambino transgender.

Il libro Inventing Transgender Children comprende contributi di accademici, psichiatri e genitori, così come di giovani adulti che hanno vissuto una transizione da bambini ma che ora si interrogano sul processo che hanno subito.

Insieme, essi mostrano che, lungi dall’essere una realtà biologica sempre presente, il transgenderismo è un concetto completamente inventato senza alcuna base nelle neuroscienze, nella psicologia o nella psichiatria. Essi sostengono che ci sono poche prove a sostegno delle affermazioni secondo cui i cervelli sarebbero sessualizzati, e nessuna prova che suggerisca che alcuni feti si sviluppino con cervelli e corpi non compatibili.

Infatti, osservano: “L’idea che il transgenderismo sia un fenomeno interno e pre-sociale che è esistito nel corso della storia non è un fatto dimostrato, ma una proposizione”. E lungi dall’essere una proposizione di lunga data, è stato solo circa cinque anni fa che l’esistenza del bambino transgender è stata ampiamente accettata.

Uno degli autori colloca l’invenzione del transgenderismo all’interno della professione medica: “È stato possibile concettualizzare l'”identità di genere” come distaccata dal sesso biologico quando le nuove tecnologie mediche hanno reso possibile per la prima volta ai medici di cambiare il corpo dei nati con genitali indeterminati e di assegnarli a un sesso”. In questo modo, sostiene, “la disponibilità del trattamento sembra aver creato essenzialmente la domanda”.

Per quanto riguarda i bambini, Brunskell-Evans traccia la formazione di due distinte identità transgender in un periodo di 30 anni.

La prima, suggerisce, “è quella della sfortunata vittima “nata nel corpo sbagliato””, mentre “la seconda è quella dell’adolescente rivoluzionario che sensibilizza coraggiosamente la generazione più anziana, compresi i medici formati, alle sottigliezze, alle complessità e alle politiche di genere”.

Queste due identità distinte, vittima e rivoluzionaria, si fondono sempre più spesso per formare “il bambino transgender”, promosso da enti di beneficenza, presente su YouTube e insegnato come parte del curriculum scolastico.

Nascondersi dietro ai bambini, soprattutto ai bambini vittime e rivoluzionari, può essere utile per gli attivisti transgender intenti a promuovere la propria ideologia. Ma, come chiariscono gli autori di Inventing Transgender Children, ha conseguenze devastanti per i bambini, che non solo vengono sfruttati dagli attivisti, ma anche da alcuni insegnanti, medici, assistenti sociali e psichiatri – proprio le persone che vogliono proteggerli dal male.


Affermazione positiva

Dopo aver contribuito a far nascere il bambino transgender, alcuni membri della professione medica ora cantano prontamente dallo stesso foglio degli attivisti. Essi raccomandano un approccio ai bambini transgender su tutti gli altri: l’affermazione positiva. O, in altre parole, l’accettazione incontestabile che i bambini siano del genere che dicono di essere. Questo approccio è promosso come ‘best practice’ dalle scuole e dagli assistenti sociali. I genitori che non salgono a bordo affermando acriticamente la nuova relazione sull’identità di genere del loro figlio si sentono “emarginati e, in ultima analisi, esclusi da qualsiasi contributo alla pianificazione degli interventi e alla cura del proprio figlio”.

L’accettazione incontestabile che un bambino sia il genere che afferma di essere, a prima vista, può sembrare gentile. I bambini godono di tutti i tipi di voli di fantasia e, da adulti, spesso li assecondiamo. Ma anche nel momento stesso in cui raccontiamo ai bambini della fata dei denti, sappiamo che non esiste una creatura del genere.

Qualche anno dopo, quando un bambino più grande e più scettico ci interrogherà, confesseremo di essere stati noi a fornire le monete. Eppure, quando si tratta di identità di genere, gli adulti sono istruiti a perdere ogni senso della realtà. Gli si dice non solo di assecondare le fantasie di un bambino, ma anche di fare tutto il possibile per confermare che questa idea appena inventata è più reale della presenza fisica del corpo del bambino.

Inventing Transgender Children descrive in dettaglio i modi in cui l’affermazione positiva danneggia i bambini. Per un bambino che sta attraversando “una fase”, o che è semplicemente un po’ confuso, affermare una nuova identità “può congelare lo sviluppo dei suoi pensieri e… consolidare la confusione”. Questo è esacerbato dal fatto che l’affermazione positiva spesso porta immediatamente alla “transizione sociale”, per cui i bambini possono assumere un nuovo nome, adottare i pronomi e i vestiti normalmente associati al sesso opposto e accedere a spazi un tempo proibiti. Senza questo processo, i bambini transgender non sono semplicemente accettati o curati, vengono anche celebrati per il loro coraggio e la sfida alle convenzioni.


Domande non richieste

La transizione sociale può quindi portare a una transizione medica che include, potenzialmente, la prescrizione di ormoni per bloccare la pubertà. Inventing Transgender Children fornisce un resoconto dettagliato dei rischi associati ai bloccanti della pubertà e della mancanza di dati a lungo termine sulla loro efficacia. Tuttavia, in qualche modo, si presume che i bambini trans abbiano la capacità di acconsentire a tali interventi molto prima di poter acquistare sigarette o alcolici.

La dott.ssa Ehrensaft, responsabile del settore salute mentale della clinica dell’Università di San Francisco: “I genitori ci chiedono cosa sappiamo davvero degli effetti a lungo termine dei bloccanti della pubertà? Chi è che ha studiato per 20 anni questi ragazzi?” “E’ ciò che intendiamo fare”

L’affermazione positiva rende più difficile per i bambini cambiare idea sulla loro identità di genere e iniziare ad accettare il corpo in cui sono nati. Scendere dal piedistallo su cui gli adulti li hanno messi significa negare di essere un coraggioso rivoluzionario e ammettere di essere come tutti gli altri.

Forse la cosa più tragica di tutte, l’affermazione positiva impedisce qualsiasi ricerca sui motivi per cui un bambino possa essere arrivato a vedersi come transgender. Invece di chiedere ai bambini cosa pensano del loro corpo o della loro vita, si chiede loro con che tipo di giocattoli preferiscono giocare o quali vestiti preferiscono indossare.

Come spiega Roberto D’Angelo: “Non ci chiediamo cosa significhi, nel contesto della loro particolare storia di sviluppo o del loro attuale contesto familiare e sociale, essere un uomo o una donna. Tali domande sono considerate patologizzanti, perché sembrano cercare le cause e l’eziologia dell’esperienza di genere del bambino, piuttosto che accettarla come un’essenza innata e “vera”.

Milan (già Ryder) Tyler, sette anni, trans, con un’ardita esibizione vince il primo premio al Pride di Los Angeles

Inventing Transgender Children mette in evidenza le statistiche che mostrano che “un numero crescente di giovani che si identificano come transgender hanno problemi di salute mentale preesistenti, traumi passati o un passato travagliato”.

Si sottolinea che “in uno studio recente, il 10% ha subito abusi sessuali in passato… [E] il 35% dei bambini che si riferiscono al Tavistock [la clinica nazionale britannica per l’identità di genere dei bambini] mostra tratti autistici da moderati a gravi“.

Molti credono anche che una parte dei bambini transgender, senza un’affermazione positiva, crescerebbe semplicemente fino a diventare gay. Un genitore chiede: “Vorrei che qualcuno mi spiegasse come un terapeuta che si limita ad affermare l’identificazione trans di Alex senza cercare di capire le sue origini, non stia praticando una terapia di conversione da gay“.

Lisa Marchiano spiega molti dei complessi problemi personali che possono portare i bambini a pensare di essere transgender. Oltre ai problemi sopra descritti, alcuni bambini possono aver subito il bullismo, o sentirsi non adatti ad altri bambini o ai membri della loro famiglia. Alcuni possono lottare con il comportamento stereotipato che ci si aspetta dal loro sesso. Ma un’affermazione positiva significa che questi problemi non vengono né sollevati né affrontati. Il bambino impara solo che il suo corpo è la fonte di tutti i suoi problemi e che cambiare il suo corpo renderà tutto migliore.


Contagio

Marchiano esplora come vari problemi sociali o psicologici possano manifestarsi in forme diverse in epoche diverse. In un determinato momento, i sintomi medici selettivi sono culturalmente legittimati e sanzionati. Le donne che soffrivano di isteria nel XIX secolo o di anoressia alla fine del XX secolo soffrivano di disagio mentale, ma il modo in cui questo disagio veniva espresso era diverso.

Oggi, come spiega Marchiano, la disforia di genere fornisce un copione culturale accettabile per i bambini – soprattutto le ragazze – per segnalare il proprio disagio. L’affermazione positiva, nel prendere alla lettera questo copione culturale, non riesce a scoprire problemi più profondi che possono rimanere sepolti e non trattati. Ai bambini viene negato l’accesso ad altre forme di sostegno, e i genitori, con una conoscenza intima del proprio figlio, sono demonizzati per non aver accettato che la disforia di genere sia l’unico argomento in discussione.

Concentrarsi sui sintomi piuttosto che sulla causa della disforia di genere, e spingere i bambini verso un processo di transizione individuale, impedisce anche di sollevare questioni sociali più ampie.

Sebbene il numero totale di bambini che cercano assistenza medica per la transizione sia relativamente piccolo, negli ultimi anni si è registrato un rapido aumento dei rinvii a trattamento medico.

Inoltre, le ragazze che cercano la transizione sono ora molto più numerose dei ragazzi. Molto più ragazze che ragazzi mostrano i segni di ciò che è stato etichettato come Rapid Onset Gender Dysphoria (ROGD), “dove, invece di annunciare la loro opinione che sono nati nel genere sbagliato in età molto giovane, gli adolescenti più grandi e i giovani adulti improvvisamente e rapidamente si identificano come transessuali“.

È necessario porsi domande importanti su come e perché più ragazze che ragazzi sono colpiti dal ROGD. Purtroppo, l’ortodossia dell’affermazione positiva, e il divieto di fare domande, fa sì che il ROGD rimanga un fenomeno poco compreso.

Marchiano esplora la possibilità del ‘contagio’, per cui i bambini ‘catturano’ l’idea di essere transessuali da altre persone. Evidenzia la “celebrità medica” del XIX secolo Jean-Martin Charcot, che ha diagnosticato l’isteria come causa biologica e ha evangelizzato le sue scoperte attraverso lezioni drammatiche e ben frequentate.

donna isterica

Charcot avrebbe eseguito diagnosi dal vivo dell’isteria, anche se, come altri hanno notato nel frattempo, era probabile che stimolasse i sintomi attraverso la suggestione. Marchiano sostiene che l’equivalente di oggi, il video virale di YouTube, è una forma di contagio molto più efficace, perché può raggiungere un pubblico molto più ampio ed essere guardato dai bambini piccoli nella privacy delle loro camere da letto. In questo modo, i bambini che già si sentono disturbati si radicalizzano online. Essere transgender offre loro una comunità già pronta e un senso di identità che offre una spiegazione apparentemente semplice per i loro problemi. A sua volta, come osserva Michele Moore, “le istruzioni raccolte su internet aiutano a costruire l’invenzione del bambino come transgender”.

Le celebrità di YouTube possono istruire le adolescenti in difficoltà su come essere transgender, ma questo sarebbe poco più di una moda passeggera senza scuole, assistenti sociali, professionisti della salute, terapisti e media mainstream che confermino questa ritrovata identità, e affascinino coloro che raggiungono il suo status esaltato. Questo alimenta ulteriormente il contagio.


Dove sono gli adulti?

Inventing Transgendere Children offre un’intuizione cruciale sul perché un numero crescente di bambini stia arrivando a vedersi come transgender, e sulle conseguenze potenzialmente dannose che questo ha per alcuni dei membri più vulnerabili della nostra società. Si tratta di un intervento vitale, e dovrebbe essere ampiamente diffuso.

Alla fine, tuttavia, una domanda, almeno per me, rimane senza risposta: perché permettiamo che questo accada? Perché così tanti adulti apparentemente “premurosi” si sono accontentati di fare il tifo per tutto questo? Nel capitolo conclusivo, Stephanie Davies-Arai e Susan Matthews offrono una serie di suggerimenti, da un tabù sull’omosessualità a una spinta politica per “convincere le ragazze fin da piccole a credere che la “donna” sia un’identità che possono scegliere e che alcune donne abbiano il pene“, per “impedire lo sviluppo di una coscienza politica femminista“.

Due tendenze sociali più ampie, sentite in ogni pagina di Inventing Transgender Children, meritano anch’esse di essere esplorate. La prima è un culto identitario del vittimismo, in cui si costruiscono gerarchie sociali e si collocano in cima coloro che si ritiene abbiano sofferto di più, semplicemente a causa di chi sono.

Il secondo è il problema che gli adulti hanno attualmente con la socializzazione dei bambini. Alcuni adulti rifiutano consapevolmente questo ruolo, mentre altri hanno la loro capacità di agire persistentemente compromessa. Il risultato, in entrambi i casi, è che, invece di assumersi la responsabilità dello sviluppo dei bambini, gli adulti negano di avere un’autorità, sospendono l’incredulità e agiscono secondo i desideri del bambino. La beatificazione del bambino militante vittima che deve istruire gli adulti sul corretto comportamento da tenere è dannosa per il futuro della società. Ed è devastante per i bambini spinti in questa posizione.

Joanna Williams sta attualmente studiando l’impatto del cambiamento di atteggiamenti nei confronti del sesso e del genere nel suo ruolo di direttrice del progetto Libertà, Democrazia e Vittime presso il think tank Civitas.

Inventing Transgender Children and Young People, di Heather Brunskell-Evans e Michele Moore (eds), è pubblicato da Cambridge Scholars Publishing. (Compra questo libro da Amazon(UK).)

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66 risposte a L’invenzione dei bambini trans

  1. Moi scrive:

    Inoltre, le ragazze che cercano la transizione sono ora molto più numerose dei ragazzi.

    ———

    Vero, gli (!) FtoM sono un fenomeno molto più recente , o per lo meno da molto meno tempo hanno tanta visibilità mediatica , specie in internet ! Dal vivo, credo di averne visti 4 o 5, ovviamete NON mi permetterei mai di chiederlo. Mi sembrache sia più difficile per una bio-femmina mascolinizzarsi rispetto a femminilizzarsi per un bio-maschio. Ovviamente è solo un’ impressione. Che io sappia , gli (!) FtoM (a parte rarissimi casi come abbiam visto tipo Buck Angel) fanno quasi sempre “lavori normali”, cioè NON porno o prostituzione.

    Le (!) MtoF invece sono invece un fenomeno più noto e diffuso e curiosamente molto diffuso nella prostituzione, raramente fanno “lavori normali” cosiddetti … credo che “Trans Women Are Women” abbia originato dai loro Clienti convinti di essere CisEtero ! Non so, è una cosa strana : una buona chirurgia e massicce dosi di ormoni possono rendere molto difficile capire che “in realtà è un uomo”, tanto per capirci senza intenti misgendering.

    … Che ne pensi, Habs ?

    • Moi scrive:

      Dal vivo, credo di averne visti (FtoM) 4 o 5, ovviamete NON mi permetterei mai di chiederlo …

      un* camerier* in un OldWildWest e un* cassier* da FiCo … boh, potrebbero essere stat* bio-maschi parecchio effemminati, però pochissimi capelli e barba “adolescenziale” , ma soprattutto … ossatura esile, molto esile.

      • Moi scrive:

        ovviamente, gente adulta … però con capelli da vecchi e barba da ragazzini, strano.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        “Dal vivo, credo di averne visti (FtoM) 4 o 5, ovviamete NON mi permetterei mai di chiederlo ”

        Ma credo che dobbiamo ancora vedere gli effetti.

        Diciamo che nel 2015 circa, si scatena la moda negli Stati Uniti, che tocca ragazzine preadolescenti.

        Se avevano 10 anni in media, vuol dire che erano nate nel 2005 circa.

        Aggiungi un anno circa perché la moda arrivi massicciamente in Inghilterra, Australia, ecc.

        Da lì, quanto tempo ci vuole perché dei bambini italiani, o i loro genitori, o i loro psicoterapeuti, si entusiasmino a video americani su youtube?

        Direi che i transgender in Italia (a differenza dei transessuali) non potrebbero essere nati prima del 2008.

        • Miguel Martinez scrive:

          “Direi che i transgender in Italia (a differenza dei transessuali) non potrebbero essere nati prima del 2008.”

          Poi ovviamente ci può essere l’adulto italiano che segue la moda americana, però qui si parlava de’ figlioli.

        • Moi scrive:

          quanto tempo ci vuole perché dei bambini italiani, o i loro genitori, o i loro psicoterapeuti, si entusiasmino a video americani su youtube?

          ——

          Ziro tàim 😉 …

  2. Moi scrive:

    Stranamente NON censurato … fra l’ altro tendenzialmente le persone “Asiatiche” (a parte , in media relativa, Coreani e Hokkaidoesi) tendono (!) ad avere corporature basse e minute …

    https://www.youtube.com/watch?v=yGh3Ckatv7Y

    HOW TO SPOT A LADYBOY! (+TEST)

    —————-

    • Moi scrive:

      Per la voce, come abbiamo già visto, si può intervenire chirurgicamente a mascolinizzarla (accorciare le corde vocali, piuttosto fattibile …) ma per femminilizzarla (allungare le corde vocali, molto più complesso) ci sono più che altro corsi in Youtube tenuti da TransMtoF che hanno a propria volta studiato certe tecniche di Dopiaggio professionistico.

  3. roberto scrive:

    In genere cerco di astenermi dall’andare OT subito (l’avevo proposta io la moratoria delle 24 ore prima di andare fuori tema), ma stavolta…arrivo in fondo al post clicco sul link di Amazon e scopro che il libro costa 76 fucking pounds!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “arrivo in fondo al post clicco sul link di Amazon e scopro che il libro costa 76 fucking pounds!”

      Prezzacci da case editrici accademiche, presumo.

      Purtroppo esistono dei terribili Siti Russi che riducono i guadagni delle case editrici accademiche. Maledetto Putin!

  4. Miguel Martinez scrive:

    Una signora chiede a Biden se lui garantirà i “diritti” della sua bambina trans di 8 anni.

    La trascrizione merita di essere goduta fino in fondo, per il curioso modo di esprimersi del President Elect.

    La trascrizione non è a cura dell’ufficio stampa di Trump, è della Reuters.

    https://www.reuters.com/article/uk-factcheck-biden-quote-transgender-chi-idUSKBN2772PM

    HAECK: I’m the proud mom of two girls, 8 and 10. My youngest daughter is transgender. The Trump administration has attacked the rights of transgender people, banning them from military service, weakening non discrimination protections and even removing the word transgender from some government websites.

    How will you as president reverse this dangerous and discriminatory agenda and insure that the lives and rights of LGBTQ people are protected under U.S. law?

    BIDEN: I will flat out just change the law. Every — eliminate those executive orders, number one. You may recall I’m the guy who said — I was raised by a man who I remember I was being dropped off, my — my dad was a high school educated, well read man who was a really decent guy.

    And I was being dropped off to get an application in the center of our city; Wilmington, Delaware, the corporate capital of the world at the time. And these two men, I’m getting out to get an application to be a lifeguard in the African American community because there was a big swimming pool complex.

    And these two men, well dressed, leaned up and hugged one another and kissed one another. And I’m getting out of the car at the light and I turn to my dad. My dad looked at me and said Joey, it’s simple. They love each other.

    The idea that an 8-year-old child or a 10-year-old child decides, you know I decided I want to be transgender. That’s what I think I’d like to be. It would make my life a lot easier. There should be zero discrimination.

    And what’s happening is too many transgender women of color are being murdered. They’re being murdered. And I think it’s up now to 17, don’t hold me to that number. But it’s — it’s higher now?

    HAECK: Yes.

    BIDEN: And that’s just this year. And so I promise you there is no reason to suggest that there should be any right denied your daughter or daughters, whichever one or two …

    HAECK: One.

    BIDEN: … one, your daughter — that your other daughter has a right to be and do. None, zero. And by the way, my son Bo, passed away; he was the attorney general in the state of Delaware. He was the guy who got the first transgender passed in the state of Delaware and because of a young man who became a woman who worked for him in the attorney general offices.

    STEPHANOPOULOS: We’ve got one more segment coming up. Thank you.

    BIDEN: And I’m proud of that.

    • PinoMamet scrive:

      L’intervento di Biden merita davvero di essere letto…

      c’è dentro:

      -grande confusione: sull’argomento, sulla sintassi, su tutto…

      -grande entusiasmo: “sìì, i bambini transgender sono la cosa di moda adesso, sono la cosa progressista, quindi sì, senza dubbi, senza ripensamenti, avanti! chi ha il minimo dubbio è un nemico dell’umanità!”

      -grande retorica (per meglio dire, pessima retorica): il figlio morto, i ragazzini transgender uccisi, il padre-che-dà-il-buon-esempio, la comunità afro-americana, il richiamo a qualche minoranza ancora più minoranza (hai un figlio transgender? e io rilancio con i bambini- transgender- di colore! e solo perché mi sono scordato di citare i bambini- transgender- di colore- disabili!)

      e per finire “and I’m proud of that”.

      Sono sicurissimo che Biden sarà un presidente migliore di Trump sotto moltissimi aspetti. Ci vuole poco.
      Se fossi stato statunitense, probabilmente lo avrei votato anch’io, per via del male minore.

      Però lo trovo anche pericoloso… o lo troverei, se non si trattasse, comunque, di un politico, quindi di una persona alle cui dichiarazioni va fatta moltissima tara.

      Comunque indicativo del clima USA.

    • PinoMamet scrive:

      “The idea that an 8-year-old child or a 10-year-old child decides, you know I decided I want to be transgender. That’s what I think I’d like to be. It would make my life a lot easier. There should be zero discrimination.”

      Sottolineo questo passaggio.

      Per un attimo sembra che stia pensando “l’idea che un bambino di 8 o di 10 anni decida “voglio essere un transessuale”… è una stronzata!”
      Che è quello che penserebbe ogni persona normale, direi.

      Poi ci ripensa, ci mette una pezza, e torna nel personaggio 😉

  5. Z. scrive:

    Miguel, non ho capito la frase sulla socializzazione dei bambini.

    Non è colpa della tua traduzione. Non l’ho capita neppure in originale!

    “The second is the problem adults currently have with socialising children. Some adults consciously reject this role, while others have their capacity to act persistently undermined.”

    Che ruolo rifiutano gli adulti? La capacità di agire dimidiata ce l’hanno con riferimento a cosa?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Zeta

      “Che ruolo rifiutano gli adulti? La capacità di agire dimidiata ce l’hanno con riferimento a cosa?”

      Anch’io sono incerto.

      Credo che abbia un po’ il senso di “introdurre i bambini alla società”: a volte sfuggono alla responsabilità di farlo, a volte subiscono ciò che i bambini presentano loro, in base a stimoli esterni.

      • Z. scrive:

        Cioè, se ho capito bene, l’A. intende grosso modo:

        “nell’educare la prole a gestire il rapporto tra loro e gli altri, o sono succubi dei desideri dei figli o se ne disinteressano, anziché svolgere il ruolo di guida che spetterebbe loro.”

        Ochèi, ora ci sono arrivato.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Nel libro di cui si parla qui, c’è un interessante capitolo di una certa Jen Izaakson.

    Donna che va in giro felicemente con i capelli corti, mi sembra lesbica, senza problemi particolari, che racconta come oggi viene trattata sempre più come un’anomalia, perché dovrebbe “cambiare sesso” se è così “mascolina”.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      E’ il trionfo dei ruoli di genere: l’egualitarismo cercava di dire “sei maschi/femmina anche se non ti rispecchi nel ruolo sociale riconosciuto al tuo genere”, ma è molto più facile dire “se non ti riconosci nel ruolo di genere, allora cambia genere!”. Credo sia legato anche alla confusione tra sesso e genere imperante.

      • Moi scrive:

        …. Confusione ?!?! … Ci sono case editrici, dipartimenti universitari, case di produzione per l’intrattenimento che non s’ occupan d’altro ! 😉

      • Lucia scrive:

        Sì temo anche io che sia così. Una decina d’anni fa, tra l’altro, ad una conferenza venne raccontato come in Giappone era socialmente più accettabile cambiare sesso anziché essere apertamente omosessuali. Il messaggio era che, appunto, la dicotomia maschio/femmina e rispettivi ruoli non so doveva mettere in dubbio, al massimo il singolo poteva decidere quale ruolo avere. Ecco, posto che il relatore avesse ragione, mi pare che ci sia il pericolo che si vada in quella direzione.

        • PinoMamet scrive:

          Che poi è paurosamente appiattente su una logica binaria e basata sull’immaginario euro-americano di seconda metà XX secolo, come se fosse universale e innato.

          Mi chiedo se se ne rendano conto. Visto che queste tendenze vengono in maggioranza dagli USA, dove si fraintende la cultura vernacolare locale con il minimo comun denominatore dell’intero universo, temo di no…

          forse secondo loro una donna è davvero definita dal fatto di indossare scarpe con tacco alto e indossare abiti rosa da piccola.

        • PinoMamet scrive:

          Curiosamente (almeno per me9 mi sembra il contrario della battaglia di una decina d’anni fa, quella per il diritto degli uomini a non essere “machos” e delle donne a non essere “femminucce”…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Lucia

          “era socialmente più accettabile cambiare sesso anziché essere apertamente omosessuali.”

          Come, in un contesto però molto diverso, in Iran.

          https://www.bbc.com/news/magazine-29832690

  7. guido scrive:

    La scoperta del fuco…
    ma non siamo insetti, bensì mammiferi…
    alla nascita

  8. Moi scrive:

    L’Audio :

    https://www.youtube.com/watch?v=tlZOXtv5Sm8

    Joe Biden explains how he would protect the LGBTQ community l ABC News Town Hall

  9. Moi scrive:

    Si era già espresso prima

    ———–

    Joe Biden on LGBTQ Youth: “They’re all our children.”

    https://www.youtube.com/watch?v=aFvCjl9sJl8

  10. Moi scrive:

    Ma il SuperVillain Sconfitto 😉 … era poi così tale ? 😉

    ——————

    President Donald Trump announced in a series of tweets on Wednesday that the government will not allow transgender people to serve in the U.S. military. The move represents Trump’s latest flip-flop on his stance on LGBTQ rights.

    https://www.youtube.com/watch?v=NAOcfy5J2qw

    Everything President Trump Has Said About The LGBTQ Community, Including Fighting For Them | TIME

    • PinoMamet scrive:

      Dalla dichiarazione di Trump sui trans nel servizio militare, mi pare di capire una cosa: i generali americani gli hanno dettato di non accettare trans nell’esercito perché non hanno voglia di pagargli le operazioni di cambio sesso.

      Che queste siano troppo costose per il budget militare del Pentagono è, beh, una pietosa bugia 😉 ma il discorso un qualche senso ce l’ha:

      -non tutti i trans- e abbiamo visto, specialmente negli USA, essere trans è soprattutto una faccenda di autodichiarazione 😉 – sono alla fine del loro percorso “fisico” di cambio sesso;

      -negli USA le cure mediche sono costose;

      -le forze armate USA sono in pratica una delle pochissime forme di “Stato sociale” rimasto negli USA: offrono cure mediche, dentistiche, sale parto ecc. ecc., e offrono la possibilità di studiare a moltissime persone che probabilmente si arruolano per questo. Non escluderei che qualcuno si arruoli anche per accedere a servizi medici…

      quanto al mondo LGBT, Trump mi sembra indifferente/opportunista/fregacazzi, come immaginabile da un riccone americano e in fondo anche italiano (vedere alla voce Berlusconi): è gente, è pubblico pagante, sono possibili elettori, quindi vanno benissimo, finché qualche noioso prete non obbliga a dire che bisogna difendere la famiglia tradizionale e bisogna far contento anche lui…

      • Z. scrive:

        Pino,

        — Non escluderei che qualcuno si arruoli anche per accedere a servizi medici… —

        Credo che siano in molti a farlo per quello. C’è anche una battuta di Weird Al al riguardo. È sulla CIA, ma credo che valga lo stesso discorso per le FF.AA.

  11. Moi scrive:

    Dopo le dichiarazioni sui Trans Kids dell’ Elect President, Povia si autoattribuisce la Profezia dell’ Avvento di Biden :

    https://www.youtube.com/watch?v=9Mvv-MIwxOM

  12. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Hormone kit that lets men breastfeed could be available soon
    ‘Chest-feeding’ is an ‘empathy tool’ for fathers to use, but side-effects include breast growth

    https://www.menshealth.com/uk/health/a759648/in-5-years-you-could-buy-a-mens-breast-feeding-kit/

  13. Moi scrive:

    Impagabile il “related” dell’ algoritmo :

    https://www.menshealth.com/uk/weight-loss/a746679/lose-your-man-boobs-364572/

    Lose your man boobs

    Stranamente NON è body shaming … il termine “man boobs” è spregiativo per indicare il grasso accumulato nel petto maschile | ; può essere anche un problema genetico , ma è strettamente legato al sovrappeso.

  14. Moi scrive:

    @ MIGUEL
    [tu che sei di madrelingua AngloAmericana puoi cogliere sfumature in più]

    Is “Hey, Guys !” sexist ?

    Botta risposta fra una Ragazza Black SJW,Vs ShoeOnHead la Liberal ” Eretica ” USA !

    https://www.youtube.com/watch?v=D0zEFsWKGBw

  15. Moi scrive:

    … ch’è un po’ come se in Italiano chiamassimo ogni pluralità di persone “Guidi” indipendentemente da sesso o genere , no ? 😉

    Tipo il comico “nostrano” Dino Sarti (mi pare) che (lo so per citazione popolare, bisognerebe che qualcuno lo “youtubizzasse” … per ragionare sul Concreto) in un suo personaggio chiamava chiunque (indipendentemente da sesso o genere … ma NON posso verificarlo) o “Nello” o “Marino” !

  16. mirko scrive:

    Peucezio

    Domenica 6 dicembre 2020, II Domenica d’Avvento

    EDITORIALE
    IL FUSCELLO E LE TRAVI
    Continuano le polemiche sul nuovo messale della CEI, sul Pater Noster e sulla sostituzione della formula “non indurci in tentazione” con “non abbandonarci alla tentazione”. Segnalo al riguardo l’eccellente esame condotto dall’amico padre Nicola Bux (amico da quando, dal 1986 in poi – quando lavoravo nella sua Bari –, ci siamo a lungo e intensamente occupati della Terrasanta: abbiamo anche scritto insieme il volume L’anno prossimo a Gerusalemme) sul rapporto fra il testo greco “dei Settanta” e quello latino di Gerolamo, con la conclusione che entrambi i verbi usati nei due rispettivi testi sono stati correttamente resi dall’italiano “indurre”. Tuttavia, il problema non sta fra i testi greco e latino, bensì unicamente nel verbo italiano: e non è né etimologico, né lessicologico, né filologico, bensì unicamente semantico. Il che significa che riguarda non la forma della parola, bensì la dinamica dei significati ch’essa è andata assumendo in italiano.
    E qui mi soccorre la mi’ nonna, contadina del Valdarno e semianalfabeta ma molto seriamente e coscientemente devota, la quale tre quarti di secolo fa circa rispondeva ai miei dubbi di bambino: “Nonna, ma Dio ci può spingere a fare il male?”; e lei mi rispondeva con le sagge parole del Catechismo di san Pio X, “Dio non vuole il male, ma lo permette”; e mi spiegava che Lui ci ha dato delle regole da seguire e ci ha anche avvertito che se non lo facciamo saremo puniti, ma ci dà la libertà di sbagliare e anche di ribellarci. Libero Arbitrio, d’accordo, scomoda ma anche gran bella cosa. Il punto è che – come aveva capito anche un bambino di San Frediano di tre quarti di secolo fa – nell’italiano indurre è insita un’accezione di “spingere qualcuno, maliziosamente, a credere, a dire o a fare cose che potrebbe fare altrimenti se fosse lasciato libero di scegliere”. Questa sfumatura d’inganno non c’è nel latino inducere: per cui, il latino induco e l’italiano indurre appartengono a quella categoria lessicale che noi denominiamo ordinariamente dei “falsi amici”.
    Non serve quindi che si scomodi il libro di Giobbe e si ripeta che Dio ha il diritto di saggiare finché vuole la fede del credente. Quando recitiamo il Pater Noster, anche senza saperlo noi chiamiamo sempre in causa appunto l’esempio di Giobbe e magari – dal momento che la disperazione è a sua volta un peccato: ed è alla disperazione che Gesù rischia di abbandonarsi nell’“orto degli ulivi” – perfino Gesù non solo nella pagina delle tentazioni del deserto, ma anche e soprattutto in quella del Gethsemani. Anche noi preghiamo Dio che quel calice passi da noi: mettiamo ai Suoi piedi la nostra fragilità e Gli ricordiamo ciò che Lui sa benissimo, cioè che noi non siamo Giobbe e tantomeno Gesù. E qui si profila una questione di teodicea. Perché Dio permette che alcuni di noi vivano sempre sani e altri ammalati dalla nascita, alcuni ricchi e felici e altri poveri e infelici? Le strade di Dio sono inconoscibili: ma noi conosciamo al contrario lo stretto cammino della nostra debolezza e Lo preghiamo di non esporci a prove che sentiamo di non poter sostenere. È questo che non appariva chiaro nel “non indurci in tentazione”, una frase che configura un Dio che non solo permette il male, ma che spinge il fedele sulla via di commetterlo. Il “non abbandonarci alla tentazione” esprime in modo più chiaro la nostra preghiera: ci consente di chiarirla meglio a noi stessi nel momento in cui la proferiamo.
    Il fatto è tuttavia che il nuovo Messale contiene altre innovazioni, che sono rimaste in disparte nelle polemiche.
    Confesso di essere rimasto ironicamente tiepido dinanzi a quei “fratelli” sistematicamente divenuto “fratelli e sorelle”: che in italiano nel caso dei sostantivi plurali di genere misto il maschile prevalga sul femminile (e meno male che non c’è il neutro…) non è un’invenzione maschilista, è una vecchia norma lessicale: se la Crusca vuole allinearsi al diktat del politically correct lo faccia pure, ma è un po’ come il Lei e il Voi oppure il Cognac e l’Arzente di ducesca memoria. Certo, da ora in poi, quando uscirò di casa portandomi dietro un po’ di cibo da distribuire ai molti gatti randagi che abitano dalle mie parti e che ormai sono vecchi amici, non dirò mai che “sto portando da mangiare alle gatte e ai gatti”: anche se so bene che quelle ne hanno più bisogno e diritto di questi, perché hanno speso dei gattini (e delle gattine) da nutrire.
    Plaudo invece alla restaurazione solenne e reazionaria del Kyrie, eléison, Christe eléison al posto del ridicolo “Signore, pietà…”, battuta da melodramma di quart’ordine. Strano che i tradizionalisti puri e duri non se ne siano rallegrati.
    Plaudo toto corde (era ora!) alla sostituzione di un “pace in terra agli uomini amati dal Signore” (passabile succedaneo di un “pace in terra agli uomini che fanno la volontà di Dio”, che sarebbe stato più complesso ma meno impreciso) al ridicolo “pace in terra agli uomini di buona volontà”, che non voleva dir nulla e lo diceva anche male.
    Bene la prescrizione dell’alzarsi in piedi all’invito che in latino si esprime con un oremus, invito alla preghiera alla quale è corretto rispondere assumendo subito la posizione iniziale della preghiera, cioè alzandosi in piedi (ricordate l’Akàtistos?). I musulmani sanno perfettamente quando alzarsi, quando sedersi (sui talloni), quando prostrarsi: i cattolici danno l’idea di star alla messa come starebbero al bar.
    Eccellente l’abolizione della stolida usanza della stretta di mano in segno di pace: un’usanza odiosamente piccoloborghese, d’una quotidianità ipocrita e perfino antigienica (faceva bene Trilussa a preferire il “saluto romano”) alla quale io ho l’onore di non essermi mai piegato – dal momento che non era un precetto –, salvo indulgervi per carità cristiana quando mi sembrava che chi ma la porgeva ne avrebbe ricevuto un conforto. La restaurazione del gesto paleocristiano delle mani alzate (che fu sostituita nel mondo latino, verso il secolo XI-XII, dalle feudali mani giunte che hanno un lontano sapore indobuddhista).
    Ma ohimè, reverendissimi Padri della CEI, in cauda venenum. Ed eterna vergogna ai furbastri che, indirettamente polemizzando col papa – perché questo è sempre il loro pensiero dominante –, se la sono presa tanto col fuscello del “non indurci in tentazione” e non hanno degnato nemmeno di un briciolo d’attenzione la trave di quello che il sacerdote continuerà a dire presentando il Dio Vivente nell’ostia: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mondo”. A parte la stolidità della costruzione che confonde genitivo e ablativo (come si può concordare il verbo “togliere” con il caso di specificazione, a meno che non si alluda proprio ai “peccati del mondo”, e allora si dovrebbe dire quali sono?), il latino è chiarissimo: “Ecce Agnus Dei, qui tollit peccata mundi”. Il Cristo crocifisso, vero Agnello sacrificato sulla croce, nel momento in cui si assume il ruolo della vittima sacrificale si comporta esattamente come il “capro espiatorio”: viene caricato di tutti i peccati del mondo e compie il supremo atto d’amore di prenderseli su di sé liberandone i fedeli. Questo il significato dell’indicativo presente tollit, “prende”, “assume”. Anche in italiano noi ci ricordiamo di tale significato ogni volta che offriamo qualcosa al nostro cane accompagnandolo con l’imperativo to’ (forma troncata di tolle), dicendogli appunto: “Prendi!”. Infatti, anche il latino tollo e l’italiano togliere sono due “falsi amici”. Quindi, Agnello di Dio che prendi su di Te i peccati del mondo, aiutaci a servirTi sempre più degnamente anche con una corretta liturgia e perdona i cristianucci sempre pronti a vegliare in armi attorno al Tuo trono per la difesa di Santa Romana Chiesa dalle insidie del papa comunista, ma che avrebbero tanto bisogno di tornare in prima media.
    La prima media di una volta, beninteso.

    https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-304-1/#more-2393

    • Kandur scrive:

      “…sul rapporto fra il testo greco “dei Settanta” e quello latino di Gerolamo, con la conclusione che entrambi i verbi usati nei due rispettivi testi sono stati correttamente resi dall’italiano indurre…”

      Ma il testo greco dei Settanta (Septuagina) è il testo del ANTICO Testamento, ciòè la traduzione greca (dall’ebreo) dell’Antico Testamento. Niente a che vedere con il Nuovo Testamento, in cui si trova la preghiera Pater Noster.

      Eh, Cardini….

    • Peucezio scrive:

      Ecco perché è un’idiozia la liturgia in una lingua viva.

      Come sono felice di potermene fottere di tutte codeste discettazioni e di ascoltare ogni domenica preghiere sempre uguali da secoli, alcune dall’epoca gregoriana e anche precedente.

      Ma davvero tolgono il segno di pace con la stretta di mano?
      Senza sostituirlo con un coito (più intimo e caloroso)?

      Boh, si divertano…

    • PinoMamet scrive:

      Mi stupisce che quando parla dell’azione di alzarsi in piedi all’ “oremus” faccia riferimento ai musulmani, e non all’amidah ebraica che è in pratica la sua origine (e infatti di regola si recita in piedi- vuol dire proprio “stare dritti in piedi”).

      A noi non ci caga mai nessuno! 😀 😀

      • Peucezio scrive:

        Nella messa tradizionale gli oremus che mi vengono in mente si associano a un alzarsi in piedi dallo stare inginocchiati (dopo il Confitero prima dell’Introito; alla fine del canone prima del Padre Nostro).

        Ma sono usi recenti, pienamente novecenteschi, forse risalenti addirittura a Roncalli: una volta la gente, mentre il prete diceva messa, si faceva i cavoli propri. Il messalino che ho io, che è una ristampa di uno credo degli anni ’50, dice che la messa sarebbe da seguire inginocchiati per tutto il tempo, tranne ovviamente Vangelo (in piedi), omelia (seduti) e che si può stare seduti durante l’offertorio.
        In realtà le minute regole sull’alzarsi, stare seduti o in ginocchio valgono solo per quella cantata, perché lì il popolo partecipa cantando le parti a lui riservate (poi ci sono quelle cantate solo dalla Schola Cantorum, tipo le parti antifonali, e quelle cantate dal celebrante, dal diacono o dal suddiacono, tipo rispettivamente orazioni, vangelo ed epistola).

    • roberto scrive:

      Da non credente il rito del diamoci la mano in segno di pace era veramente l’unica ma proprio unica cosa che mi piaceva della messa.
      Tutto il resto è pura noia, ma l’idea di stringere la mano a dei perfetti sconosciuti e riconoscerli per un attimo come fratelli in umanità, boh, mi dava un sentimento molto piacevole

      Pazienza, non andrò nemmeno nel 2021
      🙂

  17. Moi scrive:

    @ PINO

    Anch’io sono spesso stupito di quanto sconosciuto sia l’ Ebraismo come religione … forse perché i film sulla Shoah, di Ebrei, ne parlano sempre come “razza” ?! Quasi fosse un gruppo etnico in cui la religione è irrilevante !?

    • PinoMamet scrive:

      Secondo me cogli abbastanza nel segno… anche se non credo che ci entri la “razza” più di tanto.

      Io la vedo così: da un alto c’è un pubblico (a me sembra numeroso, ma obiettivamente sono quattro gatti nella popolazione generale) di “amanti della cultura ebraica”.

      Sono quelli che vanno ai concerti klezmer ecc. ecc., e ho almeno 4 amici non ebrei (che in certi casi non si conoscono tra loro) che questa sera hanno accesso la prima candela di Hannukah
      (è la festa ebraica direi più popolare tra i “simpatizzanti”: è poco impegnativa e poi è sotto Natale e ci somiglia un po’…)

      Dall’altro, ci sono quelli che non sanno proprio niente, che ti chiedono “ciao, mi hanno detto che sei israeliano , ma quindi sei nato là?”
      oppure “che lingua parlate voi ebrei, l’inglese?”
      o “davvero non avete Gesù?”
      tutte domande vere, alle quali gli ebrei sono ormai abituati e che sono state poste regolarmente anche al sottoscritto.

      In questa atmosfera di generale ignoranza, l’unico sprazzo di luce sulle vicende degli ebrei sono i Film Obbligatori del Giorno della Memoria, da cui moltissime persone, in perfetta buona fede e con le migliori intenzioni, ricavano che
      (altra frase sentita diverse volte dal sottoscritto)
      “Hitler si è inventato la cosa delle razze per uccidere gli ebrei, poverini! solo perché erano ricchissimi!

      In generale, moltissime persone pensano che gli ebrei siano:

      -o stranieri di qualche posto strano possibilmente mediorentale ma chissà (“ma come fai a essere ebrea se sei bionda??” rivolta a una mia amica di cognome Levi…)

      -o seguaci di una varietà di cristianesimo strana, ma comunque cristiana
      (la gente che si fa il segno di croce quando viene a visitare la sinagoga…)

      strano che se ne sappia così poco, ma tant’è….

      cioè, per intenderci, suppongo che moltissime persone pensino tuttora che “la Tata” della serie televisiva fosse davvero ciociara!!

      • Moi scrive:

        Io ricordo che in visita scolastica invernale alla sinagoga di Venezia una mia compagna di classe molto cattolica , all’ ingresso, mi intimò di togliermi la cuffia … replicai che NON era una chiesa (ero già stato in visita alla sinagoga di Bologna) … il Rabbino mi diede ragione e anzi , invitò non solo me a tenerla , ma anche lei a rimettersi la sua.

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        ““Hitler si è inventato la cosa delle razze per uccidere gli ebrei, poverini! solo perché erano ricchissimi! ””

        Che poi è sostanzialmente vero.
        Ma non solo in quanto ricchissimi, anche in quanto dirigenti bolscevichi.

        Anche se poi ci ricamarono sopra strane teorie razziali, escludo che il problema fosse evoluzionistico-biologico-darwiniano, anche perché classicamente il razzismo ottocentesco pensava alle razze inferiori come stupide, ottuse, intellettualmente sottosviluppate (essenzialmente confondendo i fattori sociali col sostrato biologico), mentre gli ebrei ponevano semmai il problema opposto.

  18. Davide scrive:

    Sul travestirsi come rifiuto di un ruolo, è interessante la riflessione, di circa 50 anni fa, della grande fotografa Lisetta Carmi (nel suo libro “I Travestiti”, riproposto recentemente da un piccolo editore in un cofanetto con altri volumi)

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