Abbiamo un’amica (italiana) che è probabilmente la massima esperta mondiale sull’uso dei cavalli a scopo militare nel Giappone del nono secolo.
Io appena lei apre bocca in materia, sto zitto e imparo (per poi dimenticare). E pare che tacciano anche gli storici giapponesi.
Sto zitto, e faccio bene, non solo perché lei è esperta e io no.
Sto zitto, perché la sua espertità non cambia in alcun modo la mia vita. Lei non è consulente scientifico, ad esempio, per un progetto per buttare giù la mia casa e farci un Museo del Cavallo Nipponico.
Questo è un punto che è facile da dimenticare, quando si dice che bisogna ascoltare gli esperti.
Ci sono temi che hanno un impatto enorme sulla nostra vita – come l’urbanistica, oppure la rivoluzione informatica simboleggiata dall’introduzione del 5G.
Sono ruspe che passano sopra le nostre vite, trasformandole radicalmente. E qui dobbiamo prendere posizione, pur nella nostra piccolezza.
Come con gli equini giapponesi, esistono anche su questi temi gli inesperti (che siamo noi) e gli esperti, che non sappiamo nemmeno bene chi siano.
In genere, un esperto si autocertifica come tale, e questo pone subito un problema.
Se sento uno che dice, “a Firenze c’è una delle più belle spiagge del Mediterraneo, ve lo dico da esperto di pesca subacquea, con trent’anni di esperienza”, lo può dire con tutta la faccia tosta di questo mondo, ma io so di saperne più di lui, perché sono un esperto – almeno quanto basta – di Firenze.
Ma quando lo stesso tizio dice, “Per incentivare il turismo, lo stato deve finanziare la costruzione di una discoteca sulla costa Smeralda dove la gente possa pescare mentre balla, ve lo dico da esperto di pesca subacquea, con trent’anni di esperienza” la faccenda si complica, perché sta parlando di cose di cui non so nulla.
Però un po’ di indizi ce li ho.
Ad esempio, posso andare su un motore di ricerca (notate bene, non esiste solo Google!) e vedere se il tizio è un impiegato dell’Associazione Discotecari della Costa Smeralda.
In questo periodo, Facebook sta facendo chiudere o comunque filtrare e censurare centinaia di migliaia di account, accusati di aver diffuso fake news, il termine anglobale-orwelliano di moda al momento.
Ad attuare la censura sono degli esperti privati, che – ci assicurano – hanno la capacità espertissima di distinguere il vero dal falso con un colpo d’occhio.
Una vasta parte di queste presunte “fake news” riguarda le attività politiche di Bill Gates e l’influenza che egli esercita su stati e organizzazioni come l’OMS, di cui – tramite la sua Fondazione – è il principale finanziatore dopo il governo degli Stati Uniti.
Critichi Bill Gates dicendo che è un Alieno Rettiliano che sta mettendo in atto la Cospirazione degli Illuminati, oppure dici che un tizio che ha fatto i miliardi sfruttando ogni debolezza umana probabilmente ha qualche interesse in ciò che fa, è uguale: ormai se non dici che Bill Gates ha sempre ragione, sei un compare di David Icke e leggi i Protocolli dei Savi di Sion.
La Columbia Journalism Review ha scoperto che la Fondazione di Bill Gates finanzia – con cifre non da poco – proprio le organizzazioni di esperti che decidono quali siano le notizie vere e false.
Insomma, gli esperti non sono necessariamente degli austeri saggi: sono spesso come gli avvocati, che vengono pagati da un cliente per sostenere nel migliore dei modi i loro interessi.
I bravissimi avvocati che hanno difeso per decenni Silvio Berlusconi, esibendo una straordinaria conoscenza del diritto italiano, sono dei veri esperti. Ma questo non dimostra alcuna verità su Silvio Berlusconi.
Poniamo invece che non risulti che il nostro esperto prende i soldi dai discotecari sardi. E poniamo che risulti davvero che lui da tanti anni è socio di organizzazioni di pesca subacquea che – per quello che possiamo giudicare noi – sembrano “serie”, nel senso che sui loro siti non scrivono parolacce, e che molti dei soci abbiano prof. o dott. davanti al nome.
Quindi possiamo presumere che il nostro ne sappia di più sulla Costa Smeralda, sui gusti dei frequentatori delle discoteche, sulle fattibilità tecnica della discopesca, di noi. Insomma, potrebbe essere davvero un esperto.
Dobbiamo per questo alzare le mani e arrenderci di fronte a lui?
Alcuni non lo fanno. Raccolgono due citazioni qua e là di altri presunti “esperti”, e poi scrivono qualcosa come questo:
“Gli pseudoesperti PAGATI dai discotecari che stanno distruggendo la Costa Smeralda MENTONO lo dice un Auterevole Studio della NASA che la discopesca è incompatibile con l’ambiente e BASTERA UNO TSUMANI CHE CROLLA TUTTO e altri STUDI AUTOREVOLI dimostrano senza ombra di dubbio che aumenta i TUMORI ALL’ALLUCE!!!!!”
L’autore di un brano del genere, insomma, si erge a più esperto dell’esperto. Con risultati che il “vero” esperto potrà usare per anni, per mettersi in bella mostra. Siate sicuri che l’esperto dirà pure che chi lo critica, “crede alle scie chimiche”.
Ma rileggiamo ciò che dice il nostro esperto:
“Per incentivare il turismo, lo stato deve finanziare la costruzione di una discoteca“
Questa frase contiene qualcosa che viene prima di ogni espertità: una visione del mondo.
Noi non sappiamo se i discotecari paghino il nostro esperto.
Sappiamo che lui ha delle emozioni e dei sentimenti, come noi; e l’idea del turismo che aumenta, delle opere pagate dallo stato, della costa che deve servire solo come macchina per far girare sempre più vorticosamente i soldi, delle musiche sparate a tutto volume è una cosa che a lui fa lo stesso effetto che a me fa una passeggiata nel bosco.
E che la sua espertità la applica solo dopo questa scelta ideologica radicale.
E’ proprio qui, nella sua debolezza umana così simile alla mia, che siamo pari; è qui che lo posso contestare, proprio sulle premesse; senza per questo fingere di saperne di più di lui sulla solidità di una discovasca per la discopesca o sui tumori all’alluce.
E’ lo stesso problema che troviamo nella storiografia: quale studio storico è attendibile e quale no, se persino lo storico accademico non è affatto al di sopra delle parti, ma è mosso anche lui da sensibilità personali che precedono le sue analisi e i suoi giudizi.
Molto interessante, la tendenza è spesso quella di elevarsi sopra le parti già sapendo di aver ragione. Solo dopo ci si appella a scientificità o utilità. Il concetto di utilità è però quanto più ideologico e di parte ci sia: per me è utile lasciare in pace gli equilibri naturali di una valle, per altri dare lavoro alla ‘ndrangheta. Alla fine lo scontro torna(giustamente) tra ideologie e diverse visioni del mondo più che su aspetti tecnici, quando si parla di scelte politiche.
Per Ujjj
“Il concetto di utilità è però quanto più ideologico e di parte ci sia: per me è utile lasciare in pace gli equilibri naturali di una valle, per altri dare lavoro alla ‘ndrangheta.”
Esatto!
I bravissimi avvocati che hanno difeso per decenni Silvio Berlusconi, esibendo una straordinaria conoscenza del diritto italiano, sono dei veri esperti…
alcuni, non tutti 🙂
C’è un’altra cosa, che poi a mio avviso è la più importante.
Si può sostenere che gli avvocati di Berlusconi siano di parte, e certamente lo sono. Si può sostenere che sia di parte il magistrato che esercita il pubblico ministero nel processo a carico di Berlusconi, e certamente il PM è una parte.
Resta il fatto che per avere un’idea informata sulla colpevolezza o meno di Berlusconi il parere di un cittadino a caso ci serve poco. Serve qualcuno che conosca gli atti e che sappia interpretarli.
Possiamo chiedere il parere a persone prese a caso, e dichiararci soddisfatti se la pensano come noi, ma difficilmente potranno darci risposte informate.
Per Z
“C’è un’altra cosa, che poi a mio avviso è la più importante.”
Condivido.
Ci sono però alcuni problemi (correggimi se sbaglio):
1) se per “colpevolezza” intendiamo che abbia violato davvero delle leggi dello Stato italiano, l’unico atto autorizzato a stabilirlo è la sentenza del tribunale. E quindi Berlusconi è innocente (o colpevole solo di alcune robette minori).
2) se per colpevolezza intendiamo che fa schifo come essere umano, il giudizio diventa soggettivo, e non richiede più necessariamente il parere del tribunale. Possiamo solo giudicarlo però se conosciamo i fatti: certo quelli giudiziari, ma sono anche più importanti, forse quelli non giudiziari, tipo quando si travestì da Babbo Natale per vendere ai nipotini gli abbonamenti a Canale 5.
3) Quindi non è il parere degli “esperti” (cioè di magistrati e avvocati) che decide, ma come giudichiamo le informazioni che abbiamo, in base alle nostre visioni personali.
Poi, certo, è giusto acquisire tutte le informazioni possibili, ma solo Travaglio può dedicare la vita a studiare Berlusconi; io non ho il tempo di farlo.
Travaglio certamente ci ha speso molto tempo.
Solo che, con rispetto parlando, è meno competente in materia rispetto alle parti (crede che esista il GUP per le contravvenzioni, per dire, e altre cose così).
E si spera sia meno informato delle parti sugli atti della Procura (si spera, perché diversamente qualche funzionario corrotto avrebbe diffuso atti riservati).
Infine, credo si possa dire che è di parte quanto i difensori, quindi più del PM. Del resto, se non lo fosse forse non avrebbe dedicato tanto tempo alle vicende di SB!
Insomma, rivolgersi a un profano – per quanto più informato della media – va bene solo se vogliamo sentirci dare ragione.
Per “colpevolezza” si intende, banalmente, se è colpevole (per sapere se è stato dichiarato tale basta leggere la sentenza). Più in generale, serve essere informati e competenti per capire a cosa sia dovuto il proscioglimento o la condanna.
La cosa non riguarda solo Berlusconi, ovviamente. Il caso dei maestri non laureati, ad esempio, e della loro estromissione dalle graduatorie: non ho letto un articolo di giornale che spiegasse in modo accettabile la vicenda.
Per Z
“Infine, credo si possa dire che è di parte quanto i difensori, quindi più del PM. Del resto, se non lo fosse forse non avrebbe dedicato tanto tempo alle vicende di SB!
Insomma, rivolgersi a un profano – per quanto più informato della media – va bene solo se vogliamo sentirci dare ragione.”
Quindi:
1) gli esperti “ufficiali” possono solo determinare se esistono atti formali che dimostrino che Tizio ha violato le regole “ufficiali”. Cosa che a me può interessare se credo alle regole ufficiali, non mi interessa se non ci credo.
2) Il Travaglio che sbucalta tutti gli atti ufficiali per dimostrare che Tizio ha violato le regole ufficiali più di quanto ammettano gli stessi Esperti, è assolutamente di parte, e sono d’accordo.
3) Ora, prendiamo la macchina del tempo. Io sono una persona onestissima, e prima di votare, voglio capire se staremo meglio con Berlusconi che fa le leggi, o se ne se sta in un angolino a piagnucolare l’opposizione.
E’ una decisione importante, e la voglio prendere senza basarmi sul tifo identitario.
4) Quindi devo:
– leggermi le sentenze, tutte?
– devo leggermi Travaglio, tutto?
– devo rivolgermi a un profano?
Tu esattamente cosa vuoi scoprire?
Per Z
“Tu esattamente cosa vuoi scoprire?”
Hai posto una domandaccia terribile.
Vediamo, pensando a Silvio B., prendiamo però un altro esempio.
Ora, a casa mia viene ogni tanto un signore che legge il contatore dell’acqua.
Ci sono tutta una serie di cose che non voglio sapere: tipo, se picchia la moglie, se è stato in galera, se si droga, se in casa ha un altarino dedicato a Hitler o a Stalin.
Voglio sapere se è un ipnotista capace di farti fare ciò che vuole lui quando gli apri la porta; se altra gente ha lamentato che le fosse scomparsa della roba dopo le sue visite; se i contatori sono truccati; se lui ha una macchinetta che dà dati falsi.
Sapere tutte queste cose insieme è enormemente difficile: non mi bastano sicuramente gli “atti” di qualche sentenza; non mi bastano nemmeno i pettegolezzi ostili; eppure sono importanti quando apro la porta a uno sconosciuto.
O quando dico a qualcuno, “sì, governami per cinque anni!”
Miguel, abbi pazienza, ma se a ogni criticità cambi discorso non riesco a seguirti.
Siamo passati da Berlusconi, abbiamo tirato dentro il mio amico Marco poi abbiamo finito per chiederci come facciamo a leggere nel pensiero dell’addetto di ENEL…
🙂
Per Z
“Miguel, abbi pazienza, ma se a ogni criticità cambi discorso non riesco a seguirti.”
Hai ragione.
Non ho cambiato discorso (dal mio punto di vista).
Ho detto, bene, invece di parlare del caso storico di Silvio Berlusconi, facciamo un’analogia meno “politica”.
Dobbiamo decidere se far entrare in casa nostra (votare per) qualcuno di cui conosciamo poco.
Non ci interessa molto se molesta le quindicenni o se ha rubacchiato in passato, non siamo moralisti.
Ci interessa sapere se il tecnico dell’ENEL/il futuro presidente del Consiglio, ci deruberà a noi.
Lo so, sono un po’ contorto quando scrivo!
Giuristi schierati a favore del taglio dei parlamentari ce n’è qualcuno, ma appelli della dottrina a favore del SI non ce ne sono.
L’unico che ho trovato, almeno, è per il NO (ce ne sono altri, sempre per il NO, con alcuni giuristi ma più compositi e in ogni caso non di soli giuristi).
https://www.repubblica.it/politica/2020/08/24/news/taglio_dei_parlamentari_183_costituzionalisti_pronti_a_votare_no_al_referendum-265342149/?ref=RHPPTP-BH-I0-C12-P6-S1.8-T1
Questo appello per il NO è interessante perché almeno uno dei firmatari, Alessandro Pace, era schierato in prima linea contro la riforma Renzi. Era anzi il costituzionalista di riferimento del FQ durante la campagna referendaria.
Purtroppo non sono preparato sui cavalli giapponesi, sulle spiagge fiorentine o sugli avvocati di Berlusconi.
Noto però che una certa asimmetria c’è.
In effetti per giudicare l’operato degli esperti… bisogna essere esperti. Per cui va a finire che spesso il parere degli esperti sia evocato a mo’ di ipse dixit; che l’esperto di proprio gradimento finisca per diventare un idolo, dotato di una propria tifoseria, e chi gli si oppone venga considerato inattendibile non sulla base di dati e fatti, ma per il solo fatto di essersi opposto all’ “esperto”…
Beh, questo avviene almeno dai tempi di Aristotele. Solo che oggi i social videogames peggiorano la cosa. Diventa tutto una scusa per bisticciare.
Per Pino Mamet
“In effetti per giudicare l’operato degli esperti… bisogna essere esperti.”
Considera anche il secondo livello:
1) Io non sono un esperto, lo ammetto.
2) Tizio, che è un giornalista o un politico, e quindi non un esperto, mi dice che Caio è un esperto.
Quindi alla fine mi fido di Tizio, che non è un esperto.
Pino Mamet diceva che non riusciva a leggere la biografia di Santori, eccovela…
Santori, le Sardine e l’agio-biografia del leader: «Un sognatore che crede di poter cambiare il mondo»
«Per mesi lo hanno insultato, deriso, odiato, amato. Alcuni gli hanno augurato la morte, altri lo hanno snobbato, altri ancora, invece, sono scesi con lui in Piazza per inseguire un grande sogno».Chi è Mattia #Santori? Se lo chiedono retoricamente le Sardine lanciando l’hashtag su Twitter e proponendo sulla loro pagina Facebook (6000 Sardine) una inedita quanto irrituale biografia-agiografia del loro leader che ha già scatenato oltre un migliaio di commenti fra l’adulazione, lo sfottò, la critica e il rimprovero.
«Un sognatore, un vulcano di idee»
L’anonimo biografo nel descrivere il fondatore (insieme ad altri tre ragazzi bolognesi) del Movimento nato nel novembre scorso non lesina l’enfasi. Chi è Mattia, allora? «Un sognatore, un vulcano di idee ed emozioni, di visioni, di prospettive. Una persona estremamente sensibile e coriacea al tempo stesso, che empatizza le sofferenze altrui ma che si batte fino allo stremo per una giusta causa. Un trascinatore che ama coinvolgere ed essere coinvolto, un eterno ragazzo che crede di poter cambiare il mondo partendo da un cambiamento interiore». Nato nel 1987 a Bologna, quartiere Saragozza, Santori fin dalla più tenera età pare abbia sempre voluto fare di testa sua. «Contro i consigli delle insegnanti che lo volevano al liceo scientifico- spiega il testo — sceglie l’istituto alberghiero di Castel San Pietro. Passati cinque anni si rende conto che manca la passione per la cucina, ma, nel frattempo, si è accesa quella per lo studio. Prima una Laurea triennale in Scienze Politiche, poi una magistrale in “Economia e Diritto” conclusa ottenendo il massimo dei voti e con una tesi sulla Tav».
La passione per i viaggi
Il giovane bolognese ama viaggiare, conoscere nuovi mondi, andare alla scoperta di culture sconosciute. «Una vita vagabonda la sua, caratterizzata non solo da lunghi viaggi in bici con gli amici (in cui conosce Andrea e Roberto), ma anche da vere e proprie “emigrazioni” in altri paesi. Sette mesi in Francia per studio, altrettanti in Grecia per amore, poi Venezuela, Colombia e Ecuador. Luoghi e mondi che lo forgiano alla diversità e che lasciano segni: il welfare francese, la solidarietà greca negli anni della crisi, il lato oscuro del regime venezuelano di Chávez». Queste esperienze sono alla base anche della scelta di partecipare alla vita pubblica dando vita, in condivisione con gli amici, al movimento delle Sardine. Di cui fin da subito Sartori è stato il front man, il leader riconosciuto (non l’ideologo perché a quello pensa più Andrea Garreffa). Con onori ed oneri perchè la ribalta mediatica ha comportato anche attacchi, critiche, derisioni per il modo a volte naif di proporsi e di proporre idee (oltre alle battute a vuote, pur fisiologiche, che non sono mancate).
«Ci mette sempre la faccia»
«Da mesi vive il peso di una responsabilità enorme – racconta il biografo — . Tante persone credono in lui e nelle Sardine. Tante persone si aspettano tanto da lui e la sensazione di non fare mai abbastanza lo divora. Mattia si è messo in gioco, ci ha messo la faccia e la reputazione. Sa che il prezzo dei suoi errori è nettamente più alto del dovuto ma ci spiega che “il diritto all’errore del principiante è la chiave per lo svecchiamento della società”. La sua presenza in televisione, il suo tenere testa a vecchi lupi della politica sono stati d’esempio per tantissimi di noi. Se gli chiedi quanto gli pesi la sua nuova vita ti risponde sorridente che “le sardine sono nate dicendo che il terreno fertile al populismo è la passività delle persone, se ci fossimo nascosti non saremmo stati coerenti”. Alla fine è tutto qua: se vuoi che la politica non sia ridotta ad una giungla di volpi, lupi e sciacalli, armati di coraggio, mettici il cuore, lavora per la collettività, rivendicando una visione alta e un senso di appartenenza ad una dimensione sardinica».
Il futuro
I mesi del lockdown sono stati pesanti anche per le Sardine. Loro che avevano costruito il successo sulle piazze (uguali e contrari rispetto al nemico Salvini) si sono ritrovati senza palcoscenico. Ma l’esperienza non è finita e recentemente sono ripartiti per un tour nelle Regioni al voto. Ed è dell’altro giorno il pronunciamento di Santori per il No al referendum sul taglio dei parlamentari. «Qual è, dunque, il futuro delle Sardine, che cosa ci aspetta?» si chiede retoricamente l’autore del post. Ed ecco la risposta: «Il bello dei pesci è che sono sempre in movimento, possono cambiare habitat ma senza perdere la capacità di leggere le mareggiate. Noi siamo portatori di un sentimento alternativo che non si è affatto esaurito, che crede nella prossimità della politica, ma che può vivere solo se portato avanti da una collettività. Le Sardine sono state un grande esame di coscienza collettivo, ora bisogna metterci la faccia. Noi ce l’abbiamo già messa, vediamo se al prossimo invito qualcuno ci farà compagnia».
I commenti
La pubblicazione della biografia ha scatenato i commenti. Moltissimi a sostegno, molti critici, nello stile dei social, alcuni irridenti. Eccone alcuni. Loredana D’Apote: «Amo la “bella gioventù”! Non conosco Mattia né credo ci conosceremo mai, ma ho letto sin dall’inizio i post delle sardine (quelle originali) e li ho subito amati». Anna Rita Leonardi: «Chiaramente l’arcobaleno in foto lo ha fatto apparire Mattia, giusto?». Alessandro Coppola: «Ragazzi, il Mattia sarà senza dubbio una persona squisita. Però non è che avete un filino esagerato?». Lucia Truppi: «Un ragazzo pulito che crede in ciò che fa e in quei valori che sono stati sempre patrimonio di una sinistra illuminata». Fiorella Vecchia: «Ma da quando la cultura politica di sinistra ha ceduto il passo al fanatismo ? Avevo stima nelle persone e nei processi ma questo post trasuda di narcisismo fanatico». Bruno Valle: «Ma quanto entusiasmo per questo ragazzotto che sta pianificando il proprio futuro di appartenente alla casta privilegiata e parassitaria dei politici di professione». Davide Ferrari: «Dal mio punto di vista é da lodare per la sua umanità e laboriosità. Pero’ gli manca la “cazzimma” per tenere testa alle frecciatine della destra e il saper rispondere per le rime».
23 agosto 2020 (modifica il 23 agosto 2020 | 11:53)
Mancano parti gustose, come quella in cui il Santone, pardon, il Santori, viene definito (o chissà autodefinito) “insegnante di frisbee”, come se fosse una parte importante del suo curriculum…
eccola qua:
“Chi è Mattia Santori, portavoce nazionale delle sardine?
Per mesi lo hanno insultato, deriso, odiato, amato. Alcuni gli hanno augurato la morte, altri lo hanno snobbato, altri lo hanno minacciato, altri ancora, invece, sono scesi con lui in Piazza per inseguire un grande sogno.
Nato il 10 Luglio 1987, a Bologna, ha da sempre vissuto nel quartiere Saragozza, a due passi dallo Stadio. A 14 anni decide di “fare di testa sua” e, contro i consigli delle insegnanti che lo volevano al liceo scientifico, sceglie l’istituto alberghiero di Castel San Pietro. Passati cinque anni si rende conto che manca la passione per la cucina, ma, nel frattempo, si è accesa quella per lo studio. Prima una Laurea triennale in Scienze Politiche, poi una magistrale in “Economia e Diritto” conclusa ottenendo il massimo dei voti e con una tesi sulla Tav. Ed ora un lavoro da ricercatore energetico che si aggiunge alle sue due vere passioni, i bambini e lo sport.
Spento il computer, infatti, si infila una tuta e vola in palestra per dedicarsi al gioco, valorizzandolo come strumento educativo: insegnante di atletica, frisbee, basket. Il rapporto speciale che lo lega ai bambini ha radici lontane, nasce dai tempi della parrocchia che è stata la sua seconda casa fino alla partenza per l’Erasmus.
Una vita vagabonda la sua, caratterizzata non solo da lunghi viaggi in bici con gli amici (in cui conosce Andrea e Roberto), ma anche da vere e proprie “emigrazioni” in altri paesi. Sette mesi in Francia per studio, altrettanti in Grecia per amore, poi Venezuela, Colombia e Ecuador. Luoghi e mondi che lo forgiano alla diversità e che lasciano segni: il welfare francese, la solidarietà greca negli anni della crisi, il lato oscuro del regime venezuelano di Chávez. Tornato nella sua Bologna, continua a viaggiare, questa volta con la mente. Perché, in fondo, Mattia Santori è questo. Un sognatore, un vulcano di idee ed emozioni, di visioni, di prospettive. Una persona estremamente sensibile e coriacea al tempo stesso, che empatizza le sofferenze altrui ma che si batte fino allo stremo per una giusta causa. Un trascinatore che ama coinvolgere ed essere coinvolto, un eterno ragazzo che crede di poter cambiare il mondo partendo da un cambiamento interiore.
Da mesi vive il peso di una responsabilità enorme. Tante persone credono in lui e nelle Sardine. Tante persone si aspettano tanto da lui e la sensazione di non fare mai abbastanza lo divora.
Mattia si è messo in gioco, ci ha messo la faccia e la reputazione. Sa che il prezzo dei suoi errori è nettamente più alto del dovuto ma ci spiega che “il diritto all’errore del principiante è la chiave per lo svecchiamento della società”. La sua presenza in televisione, il suo tenere testa a vecchi lupi della politica sono stati d’esempio per tantissimi di noi.
Se gli chiedi quanto gli pesi la sua nuova vita ti risponde sorridente che “le sardine sono nate dicendo che il terreno fertile al populismo è la passività delle persone, se ci fossimo nascosti non saremmo stati coerenti”. Alla fine è tutto qua: se vuoi che la politica non sia ridotta ad una giungla di volpi, lupi e sciacalli, armati di coraggio, mettici il cuore, lavora per la collettività, rivendicando una visione alta e un senso di appartenenza ad una dimensione sardinica.
Nonostante i suoi occhi stanchi, capisci al volo che Mattia è profondamente innamorato di quello che sono le Sardine e di quello che potrebbero diventare.
Qual è, dunque, il futuro delle Sardine, che cosa ci aspetta?
“Il bello dei pesci è che sono sempre in movimento, possono cambiare habitat ma senza perdere la capacità di leggere le mareggiate. Noi siamo portatori di un sentimento alternativo che non si è affatto esaurito, che crede nella prossimità della politica, ma che può vivere solo se portato avanti da una collettività. Le Sardine sono state un grande esame di coscienza collettivo, ora bisogna metterci la faccia. Noi ce l’abbiamo già messa, vediamo se al prossimo invito qualcuno ci farà compagnia.””
Lasciatemi commentare:
se non scrivessero queste boiate, forse Santori sarebbe stato deriso un po’ meno…
Il Roberto con il quale va in bici non sono io
😀