I beni-in-comune e il violino che rovesciò il mondo

“Io sono una gabbia, in cerca di un uccello”

Franz Kafka

L’altro ieri, alcuni amici mi hanno invitato a tenere una microconferenza su quelli che vengono chiamati i beni comuni.

Non so quanti lo sappiano, ma il termine ha oggi due significati completamente diversi.

Per alcuni, i beni comuni sarebbero beni di cui hanno bisogno tutti. E che quindi lo Stato dovrebbe salvaguardare con speciale attenzione. Tipo l’aria, l’acqua, ma anche il patrimonio artistico.

Per altri, i beni comuni sono i beni-in-comune, le cose più imprevedibili di cui una comunità di esseri umani viventi può volere prendersi cura; per sé, per gli altri, per le generazioni future. Non sono una cosa, sono una azione.

Racconto loro di un’esperienza concreta che ha cambiato tutta la mia visione del mondo.

Seguite la microstoria, perché è la macrostoria dell’umanità degli ultimi due secoli.

E’ l’esperienza del Nidiaci in Oltrarno, di cui vi ho parlato tante volte.

Molto brevemente, all’inizio c’era una ludoteca.

Una cooperativa, costituita davanti a un notaio, teneva aperta la Ludoteca dalle 16.30 alle 19.00. Gli zeri ci vogliono, perché prima e dopo quei minuti precisi, da contare su orologi elettronici infallibili, non vale più l’assicurazione.

La cooperativa aveva presentato un progetto per un bando, redatto da un funzionario del tutto sconosciuto alle famiglie del quartiere, ma sicuramente perfettamente in linea con qualcosa che era stato votato in un parlamento a Roma, e che noi tutti ignoravamo.

Prima ancora di vincere, la cooperativa doveva avere già un’idea esatta di cosa avrebbe fatto in quello spazio, anche se non conosceva né i frequentatori, né il quartiere.

E per tre anni a venire, la cooperativa avrebbe rischiato l’immediata cacciata se avesse fatto qualcosa in meno o in più di quanto previsto nel progetto.

Attenti alle parole: “in meno” non è un problema, perché è sempre facile fare giochi contabili, con cui dimostri di aver fatto molta ammuina; il vero rischio lo corri se fai l’inpiù.

Alla Ludoteca, i genitori portavano i figlioli a giocare.

I genitori ci potevano stare, anzi ci dovevano stare, semplicemente perché erano tutori legali dei bambini. E il loro unico compito e diritto era quello di tutarecioè di fare da capri espiatori loro, e non la cooperativa, in caso di guai, sempre con magistrati, assicuratori e avvocati.

A solo pensarci, oggi mi sembra una cosa talmente folle, da non crederci; eppure ci ero dentro, non immaginavo altri orizzonti.

C’erano due crepe in questo sistema.

La prima, che i ragazzi che gestivano la cooperativa non erano un algoritmo, ma erano persone splendide.

Ce n’era una che aveva fatto pure un orto per tutti nel giardino, e ci faceva assaggiare i ravanelli che coltivava, ed erano aspri, come non ne avevo mai assaggiati sin dalla mia infanzia.

La seconda crepa era una mamma americana, che faceva la violinista, e si era innamorata di Vivaldi.

Ogni tanto suonava in qualche importante orchestra, ma di solito andava per strada e suonava finché i vigili non la mandavano via.

E siccome aveva tutta l’energia  e la libertà del Nuovo Mondo dentro di sé, si mise a insegnare alle bambine a suonare, anche dentro la Ludoteca.

Fu la scoperta che anche noi potevamo fare qualcosa, oltre che tutare. Nella totale non legalità, che è l’unico spazio dove sopravvive la vita umana: quella dove tu commetti qualcosa di vietato, ma al poliziotto gli scappa da ridere.

Poi, a causa di una serie di vicende complicatissime, uno speculatore immobiliare fece spaccare il soffitto della Ludoteca, ci fece versare dentro una quantità incredibile di acqua, e il Comune chiuse tutto e finì un secolo di uso pubblico di quello spazio.

Questa è l’altra faccia del soffocamento della vita: il Privante, che trasforma in merce ciò che lo Stato non trasforma in controllo.

Ora, una parte del quartiere si è lamentata perché le istituzioni non riaprivano la Ludoteca: difendiamo la Proprietà Pubblica dalla Proprietà Privata. Che è un pensiero molto di sinistra, in una città di sinistra.

Un’altra parte della gente però, delicatamente ispirata dal violino di Wendy, ha capito che poteva fare qualcosa.

Ha preso in mano lo spazio, in una maniera solo formalmente legale.

Allora tutto inizia a funzionare al contrario: non c’è nessun progetto, c’è solo gente molto, molto diversa che si incontra, in un posto, e scopre sempre cose nuove che sa fare.

Con tutti i limiti della vita, che cresce storta, come i capperi sugli antichi muri.

La vita contiene in sé incomprensioni, sospetti, pigrizie, pettegolezzi e l’eterna tendenza di alcuni di approfittare della fatica che fanno gli altri.

Ma funziona incomparabilmente meglio di una gestione statale.

Racconto tutto questo ai miei ascoltatori, e vedo uno di loro che mi guarda in modo strano.

E’ un vigile urbano in pensione, molto in gamba.

Lui vorrebbe che io avessi ragione.

Però mi dice, ma è impossibile quello che avete fatto voi.

Mi spiega, nei giardini pubblici, è vietato tutto ciò che non è espressamente autorizzato.

Mi racconta che al giardino di Piazza D’Azeglio, c’è una signora che con le sue amiche fa Tai Chi.

“Noi abbiamo sempre chiuso un occhio; ma se qualcuno avesse avuto da ridire, l’avremmo dovuta mandare via”.

E continua…

“Per i cani, ci sono quattro regolamenti: statale, regionale, provinciale, comunale… sono in contraddizione tra di loro, e non sappiamo alla fine quale applicare”.

Tra questi regolamenti, gli dico che manca l’unico che sarebbe davvero interessante: uno redatto da chi quel luogo lo frequenta e conosce.

“ma la gente è talmente spaventata dalla burocrazia, che non osa pensarci”

mi risponde.

Penso alla nostra specie di olobionti, che per natura sarebbe portata a fare le cose insieme, che vive invece gli spazi che vengono chiamati pubblici con la stessa alienazione e solitudine e paura di venire schiacciati, con cui vive gli spazi dei privanti, quando ci viene ammessa a pagamento.

Le regole all’ipermercato non sono diverse dalle regole al parco.

C’è sempre un vigile, un notaio, un carabiniere, un magistrato, in mezzo ai nostri rapporti.

Possiamo solo lamentarci, urlare perché lo Stato censuri qualcun altro, perché faccia qualcosa al posto nostro, perché ci renda “servizi” contro le nostre tasse.

Piccoli mendicanti, oppure arroganti bambini pieni di pretese, è sempre uguale l’umanità statalizzata.

Questa voce è stata pubblicata in ambiente, Censura e controllo globale, esperienze di Miguel Martinez, Firenze, resistere sul territorio e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

121 risposte a I beni-in-comune e il violino che rovesciò il mondo

  1. roberto scrive:

    Spesso leggendoti mi viene da pensare che ho fatto bene a mettere 1000 km tra me e quella gabbia di matti

    Ora leggendo “Mi spiega, nei giardini pubblici, è vietato tutto ciò che non è espressamente autorizzato” ho paura che 1000 km non siano abbastanza

    • Z. scrive:

      Che tu abbia fatto benissimo ad andartene non c’è ombra di dubbio, ma che nei giardini pubblici sia vietato tutto ciò che non è espressamente autorizzato spero che nessuno lo creda davvero 🙂

      • roberto scrive:

        Il fatto che qualcuno lo dica e qualcuno ci creda è disperante

      • Peucezio scrive:

        “che nei giardini pubblici sia vietato tutto ciò che non è espressamente autorizzato spero che nessuno lo creda davvero”

        Mica solo nei giardini pubblici.
        In Italia in genere.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “ma che nei giardini pubblici sia vietato tutto ciò che non è espressamente autorizzato spero che nessuno lo creda davvero ”

        1) considera che non era stato solo un vigile, ha diretto per anni un importante reparto della polizia municipale

        2) lui parla di attività organizzate di qualche tipo. Non è vietato camminare con un amico, non è prescritto in che modo ti devi vestire; ma non puoi fare yoga o tai chi, ad esempio, con un gruppo di amici, senza previa autorizzazione

        3) ovviamente c’è in realtà un enorme grado di tolleranza umana da parte dei vigili, che impediscono queste cose solo se qualcuno si lamenta

        • Z. scrive:

          Miguel, sono convinto che il vigile intendesse far uso di un’iperbole. Ci sono molte norme, emanate a diversi livelli di governo, talvolta contraddittorie tra loro, come del resto abbiamo osservato entrambi.

          Probabilmente il senso del discorso era questo.

          In generale, quando qualcuno ti dice che qualcosa è proibito, che qualcosa è prescritto, che “c’è una legge che dice che…”, chiedigli gli estremi e verifica per tuo conto. Grazie a Hammurabi questo è possibile 🙂

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            “Miguel, sono convinto che il vigile intendesse far uso di un’iperbole.”

            Infatti, lo ha detto anche lui implicitamente, dando come esempio di cosa realmente vietata una cosa tipo fare Tai Chi insieme agli amici. Mica ha detto che è vietato per i fidanzati tenersi per mano, anche se non c’è un cartello che lo permette espressamente.

            • roberto scrive:

              Ommadonna fare il taichi con gli amici è veramente vietato????
              Dai ti prego dimmi che è vero ché in questi giorni ho un po’ di nostalgia da uccidere

            • PinoMamet scrive:

              A Firenze non so, ma nel Mondo ho sempre fatto (talvolta insegnato) Tai Chi in pubblico e nessuno mi ha mai detto niente.

              la mia vicina di casa impartisce lezioni di Qi Gong (a pagamento, pure) in un parco cittadino, e nessuno le rompe l’anima.

              Il mio amico maestro di Karate, quando la palestra non era ancora riaperta ufficialmente, idem…

              Ora, da molti elementi mi pare ormai di capire che Firenze sia un mondo a parte…

              o forse Miguel e il vigile non si capiscono.

  2. Peucezio scrive:

    Io sono convinto che se si scava nella selva stratificata della legislazione italiana, si trova qualche articolo che spiega che l’aria è pubblica e che i cittadini hanno il diritto di respirare.

    Avete presente il primo episodio di quel film surreale con Ivano Marescotti, in cui lui non ha pagato la bolletta dell’aria e si sente di soffocare?

  3. Miguel Martinez scrive:

    Sul grado di tolleranza, leggo:

    ci sono 8.636 scuole in Italia, tutte sottoposte a norme rigorosissime, che ovviamente non sono applicabili nei fatti, per un’infinita serie di ragioni.

    Nei fatti

    https://www.gildavenezia.it/scuola-tutti-numeri-emergenza/

    53,8% (21.609 su oltre 40mila plessi) le sedi senza certificato di agibilità
    38,6% (15.524) non hanno il collaudo statico
    59,2% (23.799) non hanno il certificato di prevenzione incendi
    86,9% non sono a norma antisismica

  4. Miguel Martinez scrive:

    A proposito di divieti, leggo una cosa preoccupante:

    https://www.repubblica.it/economia/2020/06/19/news/filtro_automatico_al_porno_su_internet_ecco_la_norma_firmata_lega-259545443/

    https://www.repubblica.it/economia/2020/06/25/news/filtro_del_porno_su_internet_la_camera_interviene_per_cambiare_la_legge-260150616/

    In pratica, la Lega ha introdotto un emendamento a una legge per censurare Internet, che i media definiscono “anti-porno”, in realtà è ben più grave:

    “Sarà così se viene approvato l’attuale testo di conversione della legge sulla Giustizia (sulle intercettazioni), dove un emendamento della Lega è riuscito a inserire l’articolo 7 bis, Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio: “I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto”; “Questi servizi devono essere gratuiti e disattivabili solo su richiesta del consumatore, titolare del contratto”

    Cioè tutti i contenuti “inappropriati” non meglio precisati devono essere bloccati a monte; e se vuoi vedere qualcosa di “inappropriato”, devi richiederlo specificamente al fornitore.

    Che oltre tutto i leghisti si danno la zappa sui piedi da soli, visto che c’è un’enorme pressione ovunque a far censurare contenuti controversi e politicamente scorretti di vario tipo, che ovviamente sono considerati “inappropriati”.

    Per fortuna, ci sono forti opposizioni all’emendamento.

    • roberto scrive:

      No aspetta non è possibile, i sessuofobi sono i radical chic di sinistra non i ruspanti destri!

      • Peucezio scrive:

        Purtroppo no: è trasversale.
        La sinistra ha l’egemonia, è in consonanza con lo spirito del tempo, è portatrice della forma più avanzata, violenta e aggiornata di sessuofobia.
        Ma c’è la vetero-sessuofobia di destra, una sorta di sessuofobia di retroguardia, vecchio stampo (si fa per dire: sono ossessioni recentissime).
        la pedofilia ultimamente è più un’ossessione della destra che della sinistra.
        Ma un po’ dall’inizio, perché veniva usata anche contro gli omosessuali, confondendo le due cose e ricordo attivisti omosessuali che si difendevano (parlo degli anni ’90; gli omosessuali sulla difensiva sembrano cosa di un’era geologica fa) dicendo appunto che una cosa è l’omosessualità, una cosa la pedofilia.
        Sgarbi fu criticato perché difese Aldo Busi che dichiarò: “cosa c’è di male a masturbare un tredicenne”, attirandosi ovviamente gli strali di tutti i bempensanti.

        La subalternità della destra si vede anche in questo.
        In questo caso non è tanto subalternità alla sinistra, ma più genericamente a un pensiero puritano sessuofobo americano, cui anche la sessuofobia di sinistra deve molto, ma in forme più indirette e meno esplicite (a parole si collocherebbero su un fronte opposto a quello dei telepredicatori bigotti statunitensi; ma in realtà c’è molta affinità: la volontà fanatica di redimere il mondo, la semplificazione dualistica e manichea, il linguaggio enfatico e poco razionale, la spettacolarizzazione delle posizioni, la negazione di legittimità morale dell’alterità).

      • Peucezio scrive:

        Comunque, Roberto
        (ma mi rivolgo un po’ a tutti),

        io ho un milione di riserve sulla soluzione proposta dalle destre di oggi (a livello mondiale, con diverse sfumature):
        sono un male minore e un argine a cose spaventose, ma hanno mille limiti.
        Si dhiciarano populiste ma hanno ancora pulsioni veterocapitaliste e ultraliberiste, o, meglio, oscillano fra l’una e l’altra cosa, spesso prendendo posizioni populiste e sovraniste di facciata, per poi, nella sostanza, allearsi sempre e comunque al grande capitale e agli attori geopolitici legato ad esso (magari con quella parte del grande capitale meno organica alla sinistra).
        Non hanno un progetto di stato sociale, di superamento del neocapitalismo finanziario che sta distruggendo l’economia produttiva e manifatturiera (o, meglio, spostandola in Cina).
        La sinistra asseconda totalmente questo processo; la destra dice di opporvisi, ma poi sembra voler ancora stare sempre e comunque con i ricchi (scelta idiota oltrettuto, visto che sono comunisti).
        Trump un minimo lo fa, con i dazi. Ma poi è pur sempre un americano allergico a stato sociale, sanità pubblica, ecc.
        Non viene compreso, da destra, che stato e privato, statalismo e liberismo, sono false dicotomie e che uno stato che vessa di tasse i propri cittadini per farsi succhiare le risorse dalle banche e dalla speculazione finanziaria, coniuga perfettamente statalismo e ultra-capitalismo finanziario nello scopo comune di affamare la gente, gli imprenditori, i lavoratori.
        E che aiutare il piccolo imprenditore, l’artigiano, il commerciante e i loro dipendenti non significa mica smantellare lo stato sociale, perché se un negoziante deve pagarsi cure costosissime perché si ammala, è costretto poi a vendere il negozio ai cinesi.
        La destra non riesce minimamente a compere questo semplice passaggio.
        Quella italiana, che pure ce l’avrebbe come retaggio culturale, per subalternità al peggio di quella americana, per ottuso provincialismo (il provinciale ha il complesso del Centro e vuole imitarlo); quella anglosassone, perché ce l’ha nel suo DNA (in questo bacato).

        • Z. scrive:

          Due domande: cosa intendi per piccolo imprenditore e in che modo a tuo avviso andrebbe aiutato.

          • Peucezio scrive:

            Detassandolo e sollevandolo da un’infinità di adempimenti.

            • Z. scrive:

              Ma tu cosa intendi per “piccolo imprenditore”? Quando cessa di essere piccolo, ai fini della tua proposta?

              • Peucezio scrive:

                La burocrazia e le regole vessatorie andrebbero abolite per tutti.

                Circa la tassazione, castigherei i grandi gruppi, Google, ecc., con strumentilegislativi che impedissero loro di eludere il sistema fiscale italiano (oppure te ne vai fuori dao coglioni e ti oscuro).
                Diciamo che la tassazione seria la farei per chi fattura cifre più o meno paragonabili al Pil italiano, almeno come ordine di grandezza.
                Il resto è piccola impresa.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — Diciamo che la tassazione seria la farei per chi fattura cifre più o meno paragonabili al Pil italiano —

                Ottimo. Ciò semplifica di molto le cose e ci permette di fare un ragionamento più agevole. Il PIL italiano, a seconda degli anni, mi pare oscilli tra 1.700 e 2.000 miliardi: dunque secondo la lettura in Italia operano in prevalenza direi schiacciante piccole imprese (incluse Lamborghini, Ducati, Perugina, Enel).

                Limitandoci alle imposte dirette, a quanto ammonterebbe la tassazione di favore che vorresti applicare alle piccole imprese (l’aliquota media, per capirsi, oppure l’unica aliquota se ne vorresti una sola)?

        • Francesco scrive:

          insomma, Peucezio, per farla più breve e semplice, un pò come fece quello che disse “è meglio se pensiamo alla Terra che gira intorno al Sole con gli altri pianeti”, tu sei di sinistra

  5. Moi scrive:

    Vedremo gli sviluppi di Negative Partisanship …

  6. Miguel Martinez scrive:

    Sul concetto del gruppo che fa yoga in un parco.
    Ovviamente esiste una procedura che permette a un privato di sfruttare uno spazio pubblico.

    Ci si rivolge a un ufficio (penso alla polizia municipale, ma forse alla direzione ambiente) con una richiesta formale, specificando gli orari, il numero previsto di persone, l’esistenza di una polizza assicurativa e la firma di un responsabile legale, e si attende l’esito, che in questi casi è quasi sempre favorevole: gli uffici pubblici sono pieni di persone ragionevoli, che nonostante una ragnatela paralizzante di rischi, cerca di favorire le persone.

    Ma il punto di fondo è questo: la totalità dello spazio in Italia appartiene o a uno che te ne priva (il “Privante”, il “privato” in questo senso sei tu, che non ci può entrare), oppure a un ente astratto, lo “Stato”.

    Lo “Stato” ne fa gentile concessione a un “privato”, che può sfruttarlo per un tempo limitato, nell’interesse proprio, e poi lo restituisce al legittimo proprietario, che decide solo lui come si deve usare quello spazio.

    Anche un gruppo di donne che vuole fare yoga è visto come un “privato”, che vuol fare qualcosa nel proprio interesse, in questo caso associato, ma sostanzialmente non diverso da Gucci che invece vuole magari usare il parco per ospitarci una passerella.

    Questo è l’esproprio fondante, e la cosa pazzesca è che lo troviamo normale (anch’io lo trovavo normale fino a qualche anno fa).

    • Z. scrive:

      Quale fonte normativa disciplina questa procedura?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Quale fonte normativa disciplina questa procedura?”

        Non so a monte (leggi nazionali e regionali).

        A livello locale, penso che quella più importante sia il regolamento della polizia municipale (sono un centinaio di pagine, me lo sono scaricato anni fa).

        Poi però andrebbe integrato con le regole della Direzione Ambiente; alcune responsabilità minori sono dei Quartieri che hanno loro qualche autorità sui parchi.

      • Z. scrive:

        Miguel,

        bene, partiamo da lì. Quando il vigile multa i cittadini dovrà indicare la disposizione violata, del resto.

        Vediamo se c’è una disposizione che proibisca attività di gruppo nei parchi, e cosa prescrive esattamente.

        • Peucezio scrive:

          E se ci fosse una disposizione che elenca le attività lecite?
          Non sarebbe un implicito ma effettivo divieto di ogni altra?

  7. PinoMamet scrive:

    Non credo proprio che esista o possa esistere in Italia una legge, a qualunque livello, che dica “nel parco puoi fare yoga, ginnastica e la Settimana Enigmistica, ma non puoi fare Tai Chi, Krav Magà e briscola in cinque”
    😉

    Magari nel Nuovo Mondo, con tutta la loro.
    .Energia 😉

    Naturalmente i regolamenti sul verde pubblico esistono e non faccio fatica a vedere che quello di Firenze impedisca di trasformare un parco in orto!

    Non credo proprio che il Tai Chi sia un problema, e neppure il violino, a meno che non si intenda per il volume di suono e gli orari delle lezioni.

    • PinoMamet scrive:

      Errata: non faccio fatica a credere.
      Sono sul cellulare.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Pino Mamet

      “Non credo proprio che il Tai Chi sia un problema, e neppure il violino, ”

      Il violino è un problema diverso: il bando con cui era stato concesso alla cooperativa la gestione della ludoteca non prevedeva alcun corso, nemmeno gratuito, di musica, tenuto da un genitore.

      Comunque, tutti erano contenti e al Comune chi lo sapeva, ha fatto finta di niente.

      Ora, la cooperativa probabilmente avrebbe potuto chiedere che venisse inserito nel bando anche attività musicali con i genitori (anche se ciò avrebbe aperto un vespaio di problemi assicurativi), mica che l’amministrazione abbia in antipatia il violino.

      Il punto importante è un altro: che a decidere queste cose debbano essere le istituzioni, e non chi vive i luoghi.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per PinoMamet

      ““nel parco puoi fare yoga, ginnastica e la Settimana Enigmistica, ma non puoi fare Tai Chi, Krav Magà e briscola in cinque””

      Puoi benissimo fare tutte queste, purché tu le faccia da solo.

      Non puoi fare nessuna di queste cose, se le fai con quattro o cinque persone, in maniera strutturata.

      • PinoMamet scrive:

        vado a naso perché non conosco il regolamento del verde pubblico di Firenze, che non si trova online a differenza di altri Comuni…

        ma qui il problema non credo che sia che si tratti di un parco, e neppure il numero di persone coinvolte, ma il fatto che tu (generico) stia utilizzando un luogo pubblico per un’attività commerciale.
        Non credo possa esistere problema se non ti fai pagare.

        Non mi pare possa esistere un discrimine sul numero di persone a cui posso far vedere il mio stile di TaiJiQuan (per inciso, il più bello e utile), ma se decido di dire “da lunedì inizia il mio corso, tutti i giorni alle 6 del pomeriggio nel parco pubblico” sto occupando un luogo pubblico per una mia attività privata.

        In questo senso lo Stato italiano non distingue tra te e Gucci e fa bene .

        Perché se ci fosse una distinzione sarebbe a tutto vantaggio di Gucci…

        • PinoMamet scrive:

          In effetti forse non c’entra tanto neppure se mi faccio pagare, ma la continuatività dell’azione.

          Cioè, ieri passo in un parco a Parma, sotto sera, ed era quasi interamente occupato da squadre, di varia origine etnica e fasce di età, che giocavano a calcio. Alcune anche molto organizzate, con magliette ecc.

          Naturalmente a nessuno dà fastidio la cosa, e probabilmente passando in altri orari troverete il parco occupato dai soliti anziani, maniaci sessuali e spacciatori, quindi tutto ok.

          Ma se qualcuno volesse rompere il cazzo, c’è spazio “legale” perché la sua lamentela venga accolta.

          mentre per sette o otto ragazzini che si trovano a giocare, anche più o meno sempre allo stesso orario, questo margine legale per cacciarli non c’è, prima di tutto perché non occupano tutto lo spazio a disposizione, e poi perché la loro resta comunque un’attività estemporanea e non organizzata.

          • Peucezio scrive:

            Speriamo in bene.
            A un certo punto qualche tempo fa erano fioccate ordinanze per vietare ai bambini di giocare a pallone nelle piazze davanti alle chiese (peraltro trovo che una delle funzioni fondamentali delle chiese sia quella di farci giocare i bambini a pallone davanti; non scherzo): non ci si limita più ad accettare che l’imborghesimento faccia sì che le madri apprensive tollerino che i figli giochino solo al di qua dell’uscio del proprio appartamento: adesso si vieta esplicitamente il contrario.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per PinoMamet

          “Non credo possa esistere problema se non ti fai pagare.”

          1) credo che sia difficile da dimostrare che si fa pagare. Se io vado al parco e faccio una lezione d’inglese a un amico, e quello poi mi paga qualcosa in contanti, il vigile non lo può sapere, e né io né il mio amico abbiamo interesse a dirglielo.

          2) Comunque la soluzione ideale sarebbe promuovere attivamente una “finanza locale”: ad esempio, il Comune dovrebbe essere contento se “pagano” la maestra in buoni che lei può portare ai negozi del quartiere, dove le faranno uno sconto, buoni che poi si possono dare all’insegnante di inglese in cambio di lezioni gratuite, e che lui può usare per fare il corso gratuito di Tai Chi. Tutto ciò promuove la vita del quartiere, senza formare capitali.

          E siccome un quartiere vissuto e curato implica enormi risparmi per le istituzioni, potrebbero anche essere usati per pagare alcune imposte strettamente locali.

          • roberto scrive:

            Tu vuoi proprio la città stato…

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              “Tu vuoi proprio la città stato…”

              Ma penso che la questione fondamentale sia di natura antropologica.

              L’essere umano è un atomo che vaga nello spazio, acchiappa ciò che può e ogni tanto deve essere manganellato da un poliziotto?

              Oppure l’essere umano è un vivente tra i viventi, che alla fine è inseparabile dalle sue relazioni: le persone, le generazioni, i luoghi, la storia, le storie?

              Queste relazioni sono molto fluide, nulla è fisso in questo mondo (nemmeno il passato): basta vedere come vive un bosco, che però rimane un’unità al di là delle incessanti trasformazioni.

              • Mirkhond scrive:

                “nulla è fisso in questo mondo (nemmeno il passato)”

                In che senso?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Mirkhond

                ““nulla è fisso in questo mondo (nemmeno il passato)””

                beh, pensa a cosa poteva essere l’anno 100.000 a.C. nella coscienza europea del 1700 e cos’è oggi.

              • Mirkhond scrive:

                Ho capito!

              • roberto scrive:

                L’essere umano ha insopprimibile voglia di muoversi dai tempi in cui le quasi scimmiette hanno deciso di uscire dalla loro valle e colonizzare il mondo

                È la storia dell’umanità e chi vuol chiudere l’umanità fra le quattro mura della città stato beh ha un’idea contraria alla natura umana

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                ” chi vuol chiudere l’umanità”

                Rimango sempre colpito da affermazioni di questo tipo.

                Immagino che io dica, “vorrei avere un metro quadro per coltivarci qualcosa”, e mi si risponde, “tu vorresti impedire alla gente di andare in macchina, privandoli di qualunque posto per parcheggiare, solo per piantare i tuoi cavoli!”

                Stiamo parlando di un mondo che è un unico, incessante moto di miliardi di persone, pendolari, turisti, marinai, nottambuli movidari, insegnanti in trasferta, ricercatori quarantenni lui a Buenos Aires e lei a Cambridge; un movimento mantenuto da carburanti fossili che stanno “movendo” anche il clima (38 gradi in Siberia qualche giorno fa…).

                Tutta la terra è stata riprogrammata e asfaltata e satellizzata per garantire questo moto incessante, e guai a chi si ferma due minuti sulla strada davanti casa propria, arriva la polizia a portarlo via perché interrompe il flusso.

                Io noto che in un contesto di questo tipo, è impossibile – spesso anche amministrativamente – per chiunque fermarsi un secondo e prendersi cura di qualche cosa.

              • PinoMamet scrive:

                “L’essere umano è un atomo che vaga nello spazio, acchiappa ciò che può e ogni tanto deve essere manganellato da un poliziotto?”

                Mmm…

                sì?

              • Peucezio scrive:

                Ma perché non si può uscire da una logica monistica?

                Miguel si sente alienato in un mondo di sradicati senza un vissuto comunitario (e io sono più affine a Miguel, con alcuni distinguo).

                Roberto si sente oppresso da un mondo comunitario e vuole viaggiare, esplorare, sentirsi libero in un mondo libero.

                Ma per quale cazzo di motivo non può esistere l’uno e l’altro, come è, non dico sempre stato (probabilmente nel neolitico no), ma lo è almeno da molti secoli.
                Nel Medioevo c’erano i contadini, c’erano i comuni (che già era una realtà a respiro molto più ampio di una comunità chiusa di tipo primitivo: in Toscana commerciavano col mondo intero), ma c’erano anche i monaci, fin dall’Alto Medioevo, che costituivano una sorta di élite internazionale, in contatto gli uni con gli altri anche a enormi distanze, c’era gente che si spostava, mercanti, guerrieri, ecc.

                Io non dico che le élite comsopolite debbano essere cancellate dalla faccia della terra. In fondo anche a me piace viaggiare ed entrare in contatto con gente diversissima.
                Dico solo che non ci possono e non ci devono essere solo loro.
                Altrimenti non è più un’élite cosmopolita, ma è omologazione appunto, quindi è un’unica grande comunità tutta uguale e omogenea in tutto il mondo e in tutti i ceti, come una comunità primitiva, solo più grande numericamente e alienata.

                Poi, certo, in questo momento io ho un fortissimo risentimento verso le élite cosmopolite.
                Ma in realtà, per aassurdo, perché sono regressive, sono culturalmente rozze: la loro fanatizzazione, il loro ideogisimo cieco ed estremista, la loro insofferenza verso l’alterità vanno nel senso di un regresso culturale spaventoso. Un’élite colta dovrebbe avere una funzione critica, di consapevolezza, quindi dovrebbe essere quella parte della società che sa auto-astrarsi dai propri valori e categorie e inserirle in una visione più plurale e libera, nella quale tali valori possono essere discussi criticamente e relativizzati. Che non significa cancellarli, ma saper dare loro il loro giusto ruolo senza assolutizzarli.
                Ma un’élite che, invece di costituire la coscienza critica di una società, né rappresenta l’anima più regressiva e rozza a che cosa serve? E’ una sorta di escrescenza tumorale.

              • Peucezio scrive:

                Insomma,
                non vedo perché non possano esistere comunità coese in stile Miguel ed élite di viaggiatori, persone curiose, anche un po’ sraricate, in stile Roberto (parlo di ciò che piace a ciascuno dei due, non di ciò che incarnano, che è più difficile da definire e comunque non sta a me farlo).

                E ovviamente non si tratta di due mondi chiusi divisi da un confine netto: ci sono tante sfumature intermedie.
                Basta che non ci sia la ruspa che asfalta e cancella ogni realtà comunitaria (che è poi esattamente ciò che sta accadendo; per questo mi pare più fondata la preoccupazione di Miguel di quella di Roberto).

              • PinoMamet scrive:

                Scusate, ma è possibile in Italia finalmente parlare di qualcosa senza tirare in ballo il Medioevo??????

                😀 😀

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “Scusate, ma è possibile in Italia finalmente parlare di qualcosa senza tirare in ballo il Medioevo??????”

                No! 🙂

              • Francesco scrive:

                Occasione di pieno accordo bilaterale con Peucezio

                1) parlare dell’Italia senza Medioevo è come parlare di Milano senza il Milan .. un se pote!

                2) perchè una società non dovrebbe essere abbastanza complessa e organizzata da farci vivere Roberto E Miguel?

              • roberto scrive:

                “Ma per quale cazzo di motivo non può esistere l’uno e l’altro, come è, non dico sempre stato“

                Per me ovviamente possono esistere tutti e due, mica obbligo gli altri a viaggiare e a comprare le mele lussemburghesi

                Diciamo invece che temo che se vincesse l’altra parte rischierei di avere qualche difficoltà a realizzare il mio stile di vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Diciamo invece che temo che se vincesse l’altra parte rischierei di avere qualche difficoltà a realizzare il mio stile di vita”

                Beh, direi che l’altra parte ha qualche difficoltà in più 🙂

                Comunque lo stile di vita di cui parli non è certo a rischio perché qualcuno con l’ugne e i denti riesce a mantenere un orto da qualche parte; direi che il vero problema sta nel futuro dei carburanti fossili e tutto il resto.

              • roberto scrive:

                Miguel

                “Immagino che io dica, “vorrei avere un metro quadro per coltivarci qualcosa”

                Però se cambi discorso in continuazione non ci capiamo (cioè non ci capiamo lo stesso, ma insomma…)

                Io reagivo non alla tua legittima voglia di coltivare un pezzo di terra ma al messaggio in cui pensi come situazione ideale alla finanza locale, intesa come moneta locale….la partenza della città stato appunto

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Io reagivo non alla tua legittima voglia di coltivare un pezzo di terra ma al messaggio in cui pensi come situazione ideale alla finanza locale, intesa come moneta locale….”

                Ma la moneta locale potrebbe essere, se va bene, lo 0,1% del movimento monetario del quartiere. Il rimanente 99,9% resterà pur sempre il flusso globale dei capitali, i fondi investimento sauditi e tutto il resto.

                Poi certo, si può restare male perché non è più il 100%.

              • roberto scrive:

                Ah ok quindi tu pensavi ad una cosa inutile?
                Dai…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Ah ok quindi tu pensavi ad una cosa inutile?
                Dai…”

                Ci sono esperienze interessanti, come il Sardex https://valori.it/credito-10-anni-sardex-scommessa-vinta/ che in effetti servono davvero per non far svuotare i territori.

                Ma credo che ci voglia una serie di circostanze fortunate per farle funzionare.

                Qui parlavo a livello di rione, dove diventa ad esempio possibile per una mia amica fare della marmellata e ricevere un credito che poi possa dare a chi fa una lezione d’inglese; ma fondato (ecco il dettaglio interessante) sul riconoscimento da parte dell’amministrazione locale (il progetto di Michele Bazzani che segnalavo).

                Può essere un piccolo incentivo alla coesione, alla solidarietà e alla cura del proprio territorio.

                Un grosso impatto, non credo che lo possa avere.

              • Z. scrive:

                Cioè una via di mezzo tra il Sardex e la banca delle ore, tipo?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “una via di mezzo”

                Beh sì. Il problema sempre di queste cose è trovare la massa critica e qualcosa a cui ancorarla, altrimenti non decollano (ho visto con varie iniziative tipo lo Scec).

                Il Sardex ha trovato la massa critica; la proposta di Bazzani è interessante perché trova l’ancora nell’amministrazione. Ci vorrebbe, immagino, un giurista molto esperto per valutarne la fattibilità.

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                “Diciamo invece che temo che se vincesse l’altra parte rischierei di avere qualche difficoltà a realizzare il mio stile di vita”

                Vincere?
                Ma non è mica una gara.
                In ogni caso sono le realtà comunitarie ad essere molto fragili, perché sono spontanee, mentre la pianificazione dall’alto e il livellamento sono, perlappunto, pianificati e frutto di una volontà.

                La maggior parte delle cose belle del mondo non sono così perché qualcuno le ha pensate, ma perché sono venute un po’ da sé, in virtù di una serie di atti e interazioni non orientate a uno scopo (o orientate a tanti piccoli piccoli scopi non coordinati, la cui somma, per una sorta di magia delle cose umane, è la bellezza).

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Vincere?
                Ma non è mica una gara.”

                Concordo con tutto!

              • Nigredo scrive:

                “nulla è fisso in questo mondo (nemmeno il passato)”

                Il passato cambia anche perché cambia la valutazione dei “documenti” che lo raccontano.

                https://www.unz.com/article/how-fake-is-roman-antiquity/

                Se questi hanno ragione ci sarà da divertirsi 😀
                Certo mi chiedo come si possano fabbricare dei libri lunghissimi, da dove li prendi tutti quei dettagli ?

                C’è anche la teoria di un gruppo di studiosi russi, non ricordo chi, che sostengono che ci sono mille anni in più, derivati dalle date come j324 dove la j sta per jesus, e che sono state prese per 1324 etc.

              • PinoMamet scrive:

                La teoria di fondo mi sembra un po’ pensiero circolare…

                (Bracciolini e altri umanisti avrebbero creato dei falsi della letteratura latina… e ci riuscivano perché erano molto bravi a conoscere il latino… e conoscevano il latino perché conoscevano gli originali…)

                ma a parte tutto, se la teoria nel complesso fosse vera, Bracciolini risulterebbe essere il vero autore di opere diversissime per stile, lingua utilizzata, genere letterario, contenuto e visione della vita…

                sarebbe un genio assoluto!!

              • Nigredo scrive:

                Difatti mi sembra un po’ esagerato, o Bracciolini e altri erano romanzieri come non ce ne sono mai stati 😀
                Sulla faccenda del latino non so. È vero che il latino è un’altra lingua, non abbiamo più i casi etc, però se davvero l’italiano fosse derivato dal volgare dovremmo capirlo un po’ meglio no ?

            • PinoMamet scrive:

              “La maggior parte delle cose belle del mondo non sono così perché qualcuno le ha pensate, ma perché sono venute un po’ da sé”

              Anche la maggior parte delle cose brutte, però.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Esiste un obbligo di comunicazione preventiva all’autorità di PS in caso di riunioni in luoghi pubblici.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “Esiste un obbligo di comunicazione preventiva all’autorità di PS in caso di riunioni in luoghi pubblici.”

          Infatti. Io la conosco dal versante che dici tu (io vado in Questura, comunico la riunione, la Questura poi comunica alla Polizia Municipale), ma immagino che avvenga anche l’inverso.

    • Peucezio scrive:

      Pino,
      “Non credo proprio che esista o possa esistere in Italia una legge, a qualunque livello, che dica”…

      In Italia può esserci QUALSIASI COSA.

      • PinoMamet scrive:

        No, Peucezio, non è vero.

        In Italia ci sono leggi e regolamenti discutibili, e magari anche scritti per facilitare una categoria al posto di un’altra;
        ma non di quel genere completamente arbitrario e non scritti in quel modo.

        • Peucezio scrive:

          D’accordo, parlavo iperbolicamente.

          In Italia non mi stupirei di nulla al mondo.
          Nemmeno se scorpissi che esiste una legge del 1962, sparo a caso, che vieta alla Terra di ruotare su sé stessa.

          Del nostro paese penso quello che mi disse una volta un noto opinionista barese amico mio che non nomino (ma che avete già capito chi è), che parlando di Napoli affermò che “l’unica cosa che non ci ho trovato è l’antropofagia; ma non ho indagato a fondo”. In questo esprimeva un certo snobismo di maniera antinapoletano, un po’ trasversale alle regioni, ma non assente, ahimè, in Puglia, come il nostro Mirkhond ben sa e giustamente depreca.
          Io direi la stessa cosa dell’Italia, ma non sul piano dei comportamenti, ma dell’attività legislativa.

  8. Francesco scrive:

    1) almeno a livello di Common Knowledge, nei paesi anglosassoni puoi fare tutto tranne quello che è espressamente vietato. In Italia mi pare che il principio sia il contrario, che si possa fare solo ciò che è esplicitamente previsto e regolamentato.

    2) come Miguel ben sa, due corpi non possono occupare lo stesso spazio allo stesso momento. Se in uno spazio pubblico faccio Yoga coi miei amici, nego quello spazio pubblico a Roberto che vuole farci frisbee con suoi amici, a Pino che vuole farci la riunione di indossatori di cappelli con piume di uccelli, a Lisa che vuole portarci gli studenti per una lezione di epistemologia … non solo a Peucezio che vuole far sfilare le modelle in mutande per un noto marchio di lingerie sexy. O era Hasburgicus?

    insomma, non è così banale come la mette giù lui.

    3) il tema delle assicurazioni è più interessante. se vado a camminare al parco, inciampo nel mio piede sinistro, cado e mi rompo gli occhiali, sarà colpa mia o no?

    ciao

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “Se in uno spazio pubblico faccio Yoga coi miei amici, nego quello spazio pubblico a Roberto che vuole farci frisbee con suoi amici, a Pino che vuole farci la riunione di indossatori di cappelli con piume di uccelli, a Lisa che vuole portarci gli studenti per una lezione di epistemologia”

      Assolutamente d’accordo.

      E qui ci sono due soluzione opposte:

      1) Roberto, Pino e Lisa si mettono d’accordo per come gestire lo spazio

      2) Roberto va da solo dai vigili e dice, “guarda, c’è Lisa che sta facendo epistemologia senza autorizzazione! e Pino sta facendo una vietatissima sfilata di cappelluti! Ma che fate, dormite?!”

      E così nessuno fa niente, tranne lo spacciatore che al vigile gli fa le pernacchie.

      • Francesco scrive:

        non è vera nessuna delle due soluzioni, oltre a essere un trucco retorico proporre due soluzioni …

        😀

        “si mettono d’accordo su come gestire lo spazio” = “regolamento comunale sulla gestione dei parchi”. leggi e regolamenti non cadono dal cielo, sono votate da gente votata da noi. Almeno, in Lussemburgo dicono funzioni così

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “si mettono d’accordo su come gestire lo spazio” = “regolamento comunale sulla gestione dei parchi”. leggi e regolamenti non cadono dal cielo, sono votate da gente votata da noi. Almeno, in Lussemburgo dicono funzioni così”

          Boh, a Firenze no.

          Il regolamento viene stilato in una commissione della Giunta comunale, previa consultazione con i funzionari (leggesi, i funzionari scrivono il regolamento).

          L’unico caso che conosco io simile a quello che dici tu, in Italia, è l’ex-Asilo Filangieri a Napoli, che il Comune di Napoli ha riconosciuto come “uso civico”, grazie a un geniale giurista:

          http://www.exasilofilangieri.it/assemblea/

          Al Nidiaci, il regolamento comunque lo decidiamo noi, all’interno di una convenzione con il Comune, che però è imperfetta perché si fonda sempre sul concetto di una “associazione” che riceve una “concessione” di uno spazio pubblico, anche se per la generalità della popolazione.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “In Italia mi pare che il principio sia il contrario, che si possa fare solo ciò che è esplicitamente previsto e regolamentato”

      Eh? Noi facciamo pure quello che è espressamente vietato…

    • PinoMamet scrive:

      “1) almeno a livello di Common Knowledge, nei paesi anglosassoni puoi fare tutto tranne quello che è espressamente vietato. In Italia mi pare che il principio sia il contrario, che si possa fare solo ciò che è esplicitamente previsto e regolamentato.”

      No, anche in Italia, e non solo nei mitici “paesi anglosassoni”, si può fare tutto ciò che non è espressamente vietato.

    • Z. scrive:

      Francesco, non è la Common Knowledge. È la Vecchiaia.

      Era una barzelletta di cui ti ricordi solo un pezzo 🙂

  9. Miguel Martinez scrive:

    a proposito di “moneta locale”, un mio conoscente ha una proposta interessante.

    Michele Bazzani

    https://www.comune.fi.it/system/files/2020-04/bazzani-curriculum.pdf

    laureato in scienze politiche – indirizzo economico, attualmente Funzionario Responsabile P.O. Risorse e Investimenti (Direzione Risorse Finanziarie,Servizio Economico Finanziario)-Comune di Firenze (insomma, ci capisce sia di economia che di amministrazione),

    ha ideato questo:

    https://www.comitatolibertatoscana.eu/monete-fiscali-locali-qui-e-ora/

    • Z. scrive:

      Ho letto, e temo di non aver capito una parte importante: quella del debito che non sarebbe un debito. Perché no? qualcuno mi aiuta?

      Messa così mi pare la storia di Maria Skłodowska…

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Non sarebbe un debito”

        Penso che tu ti riferisca a questa frase:

        “Inoltre non costituirebbe nuovo debito in quanto non impegna lo Stato né a pagare somme al portatore, né a convertire lo strumento in moneta a corso legale, pur essendo negoziabile con quest’ultima.”

        Qui mi cogli in un punto di estrema debolezza: quando sento parlare di denaro in senso teorico, mi si annebbia sempre il cervello (vorrei avere tanto denaro, ovviamente, ma non ho ben capito che cos’è).

        Credo (ma mi posso sbagliare) che il concetto sia questo: la “moneta alternativa” in questione non si può scambiare direttamente con gli euri; ma l’uso della “moneta alternativa” garantisce un circolo virtuoso, che fa risparmiare costi alle istituzioni, per cui ti scalano le tasse locali.

        Un po’ come succede quando cambi la caldaia – non è che lo Stato ti prende “soldi caldaia” come tasse, ma sa che cambiando la caldaia, inquini di meno, e quindi fai risparmiare in spese sanitarie e altro.

        Ripeto, posso sbagliare, magari chiedo a Michele di farci una conferenza sul tema.

        • Z. scrive:

          Miguel,

          da ignorante, se sono titoli di credito presumo conferiscano un credito, e se c’è un credito presumo debba esserci un debito.

          Se il tuo amico ci spiega meglio ti ringrazio 🙂

  10. roberto scrive:

    Miguel

    “Ma il punto di fondo è questo: la totalità dello spazio in Italia appartiene o a uno che te ne priva (il “Privante”, il “privato” in questo senso sei tu, che non ci può entrare), oppure a un ente astratto, lo “Stato”.”

    So che ti scioccherà ma il sedicente bene comune è soggetto allo stesso principio, solo che il privante sono i comunitaristi

    Ora, fai astrazione per un attimo dalla tua bolla d’oltrarno, ma il mondo è fatto di persone che hanno interessi diversi e contrastanti. Nello stesso parco un gruppo può volere una scuola di violino e un posto per i bambini, un altro vuole farci un orto, ed un terzo organizzare barbecue e bevute di birra guardando partite di calcio su un maxi schermo. Nel mondo reale queste persone non troveranno mai un accordo unanime ma faranno dei compromessi, compromessi che costeranno ad alcuni il loro sogno (se io trasformo tutto in orto comune, ti non puoi giocarci a calcio)

    Aggiungo che quando parli di comunitarizzazione di uno spazio pubblico, si tratta di uno spazio dove io ora, che non vivo lì, potrei andare tranquillamente a giocare a bocce con gli amici, ma che domani sarà riservato alla scuola di violino (si certo capisco, te ne occupi, hai più diritti, ma così facendo “privi” me, rispetto ad una soluzione del tipo “se ne occupa l’ente astratto”

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “Nel mondo reale queste persone non troveranno mai un accordo unanime ma faranno dei compromessi, compromessi che costeranno ad alcuni il loro sogno (se io trasformo tutto in orto comune, ti non puoi giocarci a calcio)”

      Infatti, è normale. Una comunità non è un club, non è “i pensionati”, o i “cosplayer alternativi”, o “le mamme”.

      E’ un insieme intergenerazionale e vario, con tante possibili tensioni.

      Ma vale il principio di sussidiarietà: prima si cerca di trovare un compromesso ragionevole, se non ci si riesce si ricorre al vigile.

      In Italia, vige però il principio contrario: tu sei ospite a casa del vigile.

      • daouda scrive:

        il principio di sussidiarietà è proprio l’opposto ossia appunto l’ultima frase

        • Miguel Martinez scrive:

          Pe daouda

          Da Wikipedia:

          Il principio di sussidiarietà, in diritto, è il principio secondo il quale, se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l’ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l’azione.

          • daouda scrive:

            si. Questo lo sanno tutti.
            Il problema è che non perché io riesca a mettermi d’accordo di creare una pattumeria comune assieme ai miei vicini ciò sia lecito a farsi per cui diviene: tu sei ospite a casa del vigile perché gli spazi comuni sono per l’appunto tutti gli spazi che non sono privati ( che a norma ulteriormente sono disponibili in senso sociale anch’essi ).

            Dai per scontato cosa sia ragionevole sottomettendolo in definitiva alla convenzionalità

  11. roberto scrive:

    Comunque ieri sera al parco publico del mio villaggio mi sono incontrato con i miei compagni di squadra. Loro hanno giocato (io sono ancora infortunato e ho chiacchierato con le mogli e giocato con i bambini), poi ho tirato fuori birra per tutti, c’è ne era anche per un paio di ragazzi incontrati li

    Nessun problema con le forze dell’ordine
    🙂

    • PinoMamet scrive:

      Non vorrei sminuire la vita lussemburghese, ma succede tutti i giorni anche in Italia…

      • Z. scrive:

        Sospetto che succede anche a Firenze…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “Sospetto che succede anche a Firenze…”

          Ma infatti: se vedi il post successivo, vedrai che a Firenze succede di tutto.

          La “non legalità” è praticamente la norma.

          Quello però che l’ex-comandante dei vigili voleva far notare è l’impossibilità di fare qualcosa legalmente, che è tutt’altra questione.

          • Z. scrive:

            Miguel, io però sto aspettando la legge che vieta di trovarsi al parco per fare ginnastica assieme…

          • PinoMamet scrive:

            “La “non legalità” è praticamente la norma.”

            Non so come spiegarlo al tuo vigile, ma fare Tai Chi è perfettamente legale.

            Esattamente come trovarsi nei parchi per correre o per leggere il giornale o per fare qualunque altra attività si possa fare nei parchi.

            Le lezioni di violino posso porre qualche problema in più, immagino se qualcuno voglia lamentarsi del rumore.

            Sicuramente non legale o ai confini della legalità (ma propendo per non legale) trasformare il giardino in un orto, cioè modificarne la destinazione d’uso.

  12. Miguel Martinez scrive:

    Sulla non-legalità.

    Trentaquattro anni fa, un gruppo di fiorentini (abbastanza marcati politicamente) chiese la creazione di uno spazio dove svolgere varie attività.

    Non ottenendolo, occuparono una scuola abbandonata, ritirandosene quando il Comune si impegnò a riportarla al suo uso originario, poi passarono ad occupare un altro palazzo abbandonato.

    Sono trentaquattro anni che esiste una realtà di notevoli dimensioni, del tutto “non legale”, e dove sicuramente sono passati ormai migliaia di giovani.

    http://www.cpafisud.org/la-storia-del-cpa-fi-sud1/

    Trentaquattro anni senza bisogno di notai, di SIAE per i concerti, di norme HACCP per la cucina, di bandi, di convenzioni, di funzionari che arrivano e misurano la pericolosità delle sedie, di tasse sull’uso di spazi, di statuti, di polizze assicurative con conteggio del numero dei soci e riferimento alle ore di attività, di iscrizione nei registri provinciali, di controlli dell’Agenzia delle Entrate sulla sussistenza di requisiti di Onlus successivamente alla parziale entrata in vigore della Riforma del Terzo Settore (che però potrebbe saltare visto che a sua volta ha problemi con le normative europee).

    In 34 anni, che io sappia, non si è mai fatto male nessuno.

    Una pacchia, insomma, non solo per il CPA, ma anche per i funzionari di mille enti, che si sono risparmiati migliaia di ore di lavoro.

    • daouda scrive:

      se pagano le bollette, questo solo conta assieme ovviamente al fatto che , esulando dalle immondizie tassarole meschine, devono versare il 20% dei profitti allo stato per il semplice fatto di esistere come dovrebbero fare tutti.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per daouda

        “se pagano le bollette, questo solo conta assieme ovviamente al fatto che , esulando dalle immondizie tassarole meschine, devono versare il 20% dei profitti allo stato per il semplice fatto di esistere come dovrebbero fare tutti.”

        Può darsi.

        Ma io volevo rispondere a chi pensava che io volessi dire che a Firenze non si può fare niente.

        Si può fare praticamente tutto, basta non colpire interessi privati significativi, e non pretendere di poter agire nella legalità.

        Qui al Boschetto, la Cassa di Risparmio ha finanziato un progetto portato avanti da un gruppo di residenti, che incautamente se ne sono assunti la responsabilità legale.

        L’elemento chiave era uno scivolo, che – essendo a norma – costa circa cinque volte quanto costano gli scivoli normali (e sospetto, ugualmente sicuri), ma tanto pagava la Cassa di Risparmio.

        Solo che per mettere lo scivolo, hanno dovuto rimuovere la terra. Un funzionario della Direzione Ambiente aveva assicurato che ci avrebbe pensato il Comune.

        E’ cambiato il funzionario, e quello nuovo ha detto che:

        1) quello precedente non aveva capito nulla, e poi non aveva messo nulla per iscritto

        2) la rimozione della terra ha costi enormi, perché potrebbe contenere qualunque cosa, comprese possibili sostanze tossiche, e quindi va portata a una speciale discarica.

        3) Il tutto a spese, ovviamente, dei cittadini che avevano firmato il progetto.

        • daouda scrive:

          che si fa quando i soldi non ci sono?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per daouda

            “che si fa quando i soldi non ci sono?”

            Esatto.

            Non me ne intendo molto, ma ho visto che c’è un divario tra:

            1) lavori che realmente servono

            2) lavori che vengono pagati in denaro “ufficiale”

            Immagina uno che tiene aperto un giardino volontariamente (che sicuramente nessuno lo pagherà per farlo) e ci viene una mamma straniera disoccupata, per portarci i figli.

            Io non credo che il “volontariato per aiutare i poveri” faccia bene oltre un certo limite, perché diventa un rapporto a senso unico.

            Ma se lei, dando una mano nell’orto, potesse guadagnare dei buoni, e ne potesse guadagnare anche lui, e fossero realmente utilizzabili in un contesto puramente locale…
            Ecco che

            • roberto scrive:

              E se invece di guadagnare buoni guadagnassero soldi veri? Magari la mamma vuole comprarsi un dizionario eritreo italiano che nessuno vende nel quartiere…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “E se invece di guadagnare buoni guadagnassero soldi veri? Magari la mamma vuole comprarsi un dizionario eritreo italiano che nessuno vende nel quartiere…”

                E da dove si tirerebbero fuori i soldi “veri”?

                Qui stiamo parlando di gente che fa veramente un lavoro utile, in mancanza però di soldi.

              • roberto scrive:

                Scusa ma anche i fantomatici buoni da spendere localmente da dove saltano fuori? I commercianti si autotassano?

                Scusa io ho un’idea un po’ balzana: fai un lavoro devi essere pagato. Poi certo puoi scegliere di non essere pagato. mica chiedo soldi alla mia squadra di basket per essere andato all’assemblea generale della federazione, aver passato un po’ di tempo a controllare le licenze e iscrivere la squadra a tornei, tutte cose utilissime sennò non si gioca. Come non ho chiesto soldi ad una coppia di amici per tenergli la figlioletta mentre lavorano (asili chiusi), pure cosa utilissima

              • Z. scrive:

                A quanto ci capisco io, è un’emissione di debito da parte del Comune. Poi forse mi sbaglio…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Sì, la terra di riporto va smaltita: mica la puoi gettare nell’Arno…
          L’inquinamento è sempre quello degli altri.

  13. Moi scrive:

    Pazzesco ! … Sgarbi portato via di peso dalla Camera … cos’abbia detto a microfoni spenti NON si è capito , pare qualcosa di sessista dopo aver detto che i Magistrati sono dei Mafiosi !

    https://www.youtube.com/watch?v=qXtOqPLFe6o

    https://www.corriere.it/politica/20_giugno_26/insulti-camera-sgarbi-denuncio-carfagna-bartolozzi-2e8da910-b79b-11ea-b7f2-bfb2b67ec0ad.shtml

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “stronza” lo ha detto nel microfono. Il resto lo ha detto fuori, ma non è che se parli fuori dal microfono puoi dire quello che vuoi.

  14. Moi scrive:

    SE è vero che “ridicola” detto a una Donna è un insulto sessista (!?) irripetibile, siamo davvero al NaziFemminismo di Stato …

    • Moi scrive:

      … e , nel tal caso, giustificare la Carfagna (… Memberberry quando si poteva, anzi, insultare da Sx ?) è roba da Simps !

      • Moi scrive:

        … Poi, dopo averlo bannato, ci si chiede come fosse possibile che la Mammy di Gone With The Wind si sentisse pienamenterealizzata a servire la “Zì, Badrona” Scarlet O’ Hara !

    • PinoMamet scrive:

      Allora, a me di Sgarbi interessa ancora meno che di Montanelli, e faccio notare che non lo sto tirando in ballo io.
      Ma neanche si può lasciare che il caso assuma contorni favolistici, quindi pubblico l’audio dell’intervento:

      https://www.liberoquotidiano.it/video/politica/23481431/vittorio-sgarbi-audio-integrale-bagarre-camera-vaffa-carfagna.html

      io sento distintamente “troia”, per esempio.

      Non so se sia un insulto sessista (chiaramente, lo è; ma appunto, lo scopo degli insulti è di insultare, “troia” è sessista, “ciccione” è odio nei confronti dei grassi eccetera, voglio, non capisco il senso di specificare la tipologia di insulto)

      comunque è un insulto, con o senza microfono, e sarebbe stato censurato anche ai tempi che furono. Il nazifemminismo, Moi, in questo caso non c’entra niente.

      • Moi scrive:

        io sento distintamente “troia”,

        ——————

        a che minutaggio ?

      • Moi scrive:

        Cmq (indipendentemente dal fatto che Sharbi lo abbia detto o meno) c’è INDUITABILMENTE una Doppia Morale da Negative Partisan anche circa il Sessismo in Politica, in Italia !

        … Perfino da parte di Lilli Gruber, anzi Lei in primis !

        • Moi scrive:

          e cmq 15 anni fa era di Sxissima l’insulto sessista sistematico a tutte le Donne di Forza Italia , specie alla Carfagna ! … Perfino Sabina Guzzanti violò la Sorellanza Femminista !

  15. Moi scrive:

    anzi, doveva (!)

  16. Moi scrive:

    Lui cmq nega e denunzierà :

    https://it.blastingnews.com/politica/2020/06/sgarbi-vuol-denunciare-carfagna-e-bartolozzi-pretendono-immunita-in-quanto-donne-003163070.html

    Vittorio Sgarbi: ‘Insulti inventati’

    FINE DELL’ EPISODIO … forse un giorno ne pubblicheranno l’ esito !

    Direi che lo pubblicheranno SOLO SE Lui perderà …

  17. Moi scrive:

    Andando “Oltre”, visto che il Parlamento ha funzione di “Rappresentanza Popolare” … non dovrebbe essere a maggior ragione il luogo ove si parla proprio come il Popolo e NON da “Ciarghéin” [Chierichetti …] della Religione Statolatra 😉 ?!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *