“Tre giornate contro le tecno-scienze”

Tempo fa raccolsi per terra un volantino che potremmo definire di area anarchica.

Io sono localista, sussidiarista, commonist, ma dubito che una “anarchia” possa gestire una rete fognaria, e quindi non sono anarchico.

Ora di solito, appena abbiamo un minimo disaccordo con qualcuno, la chiudiamo.

Però ho visto che questi avevano intuito qualcosa che sfugge quasi a tutti, per cui ho scritto per contattarli: da allora, ci contattiamo solo per email, perché pare che non abbiano telefoni cellulari.

Sono molto grintosi, e hanno le idee più chiare delle mie, che esprimono in maniera più decisa di me.

Usano un linguaggio che a volte sintetizza dieci concetti in due parole complicate, che però se le sbrogli, significano davvero qualcosa.

Come la frase, “contro le tecno-scienze“, che se leggiamo alla velocità di Twitter, senza riflettere sui significati più profondi, ci sembra una roba scandalosa.

I miei amici non sono virologi, biologi, o altri tipi di ologi, e probabilmente, quando fanno delle ipotesi, sbaglieranno diversi dettagli (come capita sicuramente anche a me e a chi li critica).

Ma sono tra le pochissime persone che io conosca in Italia che abbiano colto l’essenziale di ciò che sta succedendo, con grande umiltà, senza faziosità.

Che se ci pensate, una cosa enorme, anzi non riesco a immaginarmene una più importante.

Sarei tentato di andare all’incontro che organizzeranno (e se qualche lettore di questo blog è tentato, mi scriva):

Programma TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE 24-25-26 Luglio

TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE
24-25-26 Luglio 2020
2° Incontro internazionale

presso Altradimora, strada Caranzano 72, Alessandria (AL), Italia

VENERDÌ 24

13.00 pranzo
15.00 Presentazione dell’incontro
15.30 Virus e trasfigurazione tecnica del mondo
Sguardi per un orientamento critico nella marea pandemica

La vetrinizzazione dell’emergenza abilmente intrecciata ai processi di riconfigurazione tecnica della società in poco tempo ha portato alla de-strutturazione e ricomposizione della “normalità” relegando nell’archeologia le memorie del mondo anteriore, spingendo per una realtà codificata e corpi numerici resi trasparenti dalla dimensione medica e digitale.

Ciò che all’inizio poteva apparire come una breve parentesi si è mostrata ben presto essere tutto il contrario: una ben calcolata e oleata gestione della dimensione emergenziale dall’esito non del tutto nuovo ma derivante da processi di lunga data.

L’incessante produzione capitalista e gli irrimediabili attacchi alla Terra ci hanno spinti nel mondo tossico in cui ci troviamo oggi, soffocati dal principio sanitario che rischia di disinfettare anche il nostro immaginario.

In una società dalla memoria striminzita e a misura d’ “istantaneità” è più che mai necessario analizzare il presente e tutto ciò che l’irreversibilità di certi processi rischia di farci perdere e dimenticare. Per zittire i tecnocrati e i loro allegri annunci per il mondo artificiale in divenire.
Nella (Bergamo – Italia)
20.00 cena

SABATO 25

8.00 colazione
9.00-10.00 I figli come merce
Nella lunga durata del capitalismo i bambini sono stati inizialmente considerati come pura forza lavoro, “prodotta” dalle donne che, per dettami religiosi o legali, dovevano sottostare al coito e allevare le nuove e sempre più numerose generazioni di lavoratori, fino al momento in cui, emancipandosi dall’istituzione della famiglia, le donne sono riuscite a controllare la loro fecondità.

Nell’attuale fase del capitalismo, si comincia a considerare i bambini una merce ordinabile, acquistabile, fatta su misura, modificabile con ormoni dell’altro sesso se il loro comportamento non si conforma al genere che è stato loro assegnato.

Il mio contributo mostrerà l’interrelazione tra le leggi (in particolare quelle “bioetiche”) e la diffusione di questi mercati di bambini, riportando dati e trend sulla produzione di figli come merci.
Daniela Danna (Lecce – Italia)

10.00-11.00 La visione transumanista prende forma
Come la riproduzione umana diventa produzione del vivente

Il transumanesimo è l’ideologia della convergenza tra biotecnologie, nanotecnologie, informatica, neuroscienze, è una visione di mondo che porta a una trasformazione ontologica e antropologica dell’umano, che porta un’erosione, uno sradicamento e una sterilizzazione della capacità di consapevolezza e di resistenza.

L’uomo del transumanesimo è un umano biomedicalizzato in un’unica dimensione totalizzante dove l’umano è percepito come l’errore, in cui tutto deve corrispondere ai criteri di continua perfettibilità per un continuo adattamento a un mondo-macchina.

La procreazione medicalmente assistita (PMA) è la strada del transumanesimo, dopo le bambine editate in Cina, la legalizzazione della “PMA per tutte e tutti” -prevista dalla recente revisione della legge di bioetica francese- è un altro passaggio da cui non si torna indietro. Un passaggio che inizia con il tubo di plastica dell’inseminazione per terminare con la selezione genetica degli embrioni dopo aver esteso la riproduzione artificiale dell’umano.

L’eugenetica acquisisce così un altro volto, liberamente accettata, desiderata, normalizzata e banalizzata, ci rimanda alla nuova forma di potere, non più coercitivo ma dolce . L’essere umano è il fine ultimo del progetto cibernetico e transumanista: l’era sintetica non significa solo una radicale riprogettazione del mondo attorno a noi, significa anche una riprogettazione di noi stessi, una nonvita.
Silvia Guerini, Resistenze al nanomondo (Bergamo – Italia)
A seguire dibattito per entrambi gli interventi

12.30 pranzo

15.00 Il Pancraticon & la società del vincolo
«La società del controllo: l’abbiamo superata. La società della sorveglianza: ci siamo. La società del vincolo: ci entriamo».

Questa formula che Pièces et main d’œuvre ripete e sviluppa nei propri testi dal 2008, poteva, a quel tempo, sembrare una esagerazione tipica della fraseologia oltranzista che infesta i contesti anarchici e di sinistra.

Ora, ciascuno può vedere da solo, in Cina come altrove, in occasione di una pandemia o del caos climatico, come i mezzi tecnologici trasformano la polizia delle popolazioni – non solamente la gestione e il mantenimento dell’ordine – ma, nel senso originario del nome, «il governo», «l’organizzazione della città». «L’organizzazione razionale, precisa il dizionario».

Il Pancraticon è il dispositivo dei vincoli tecno-totalitari che mira a «rimpiazzare il governo degli uomini con l’amministrazione delle cose» (Engels/Saint-Simon). Sia su scala macro-sociale (mondo-macchina. Reti, sensori comunicanti, RFID, Big Data, Intelligenza artificiale, etc.). Sia su scala micro-sociale (uomo-macchina, impianti, cyborg, etc.).
Pièces et main d’œuvre (Grenoble – Francia)
19.30 cena

21.00 Digitale per ricolonizzatori: istituzioni, governi occidentali e industriali all’assalto dell’Africa
Robin Delobel, CADTM Comitè pour l’abolition des dettes illegitimes, Rivista Kairos (Belgio)

DOMENICA 26

8.00 colazione
9.00 Quale resistenza in tempi di “emergenza sanitaria” ?
Niente di quello che abbiamo visto mettere in campo in questi mesi in termini di tecnologie di sorveglianza, dittatura sanitaria, censura di voci contrarie, propaganda massiccia verso un preciso scopo e distruzione di libertà in ogni ambito, può considerarsi come qualcosa di “eccezionale” .

L’infrastruttura messa in campo dallo Stato, ma soprattutto da settori della finanza internazionale e da multinazionali del comparto digitale, biotecnologico e farmaceutico, non è stata nè improvvisata nè creata sul momento. Tutto già era pronto in attesa di una condizione favorevole per il suo completo dispiegamento. Questa condizione è un terrore sanitario diffuso su scala globale.

La situazione intorno a noi, mutata in ogni ambito, ci spinge, ora più che mai, a trovare nuove modalità e strategie per continuare a sviluppare pensiero critico volto a costruire percorsi di lotta.

Ribadendo con forza quelle priorità di intervento che hanno fatto da solco a quella precisa direttrice partita dalla critica e dall’opposizione all’ingegnerizzazione e artificializzazione del vivente e arrivata all’uomo-macchina del transumanesimo.

Soltanto capendo le radicali trasformazioni in corso e svelando il nuovo potere dolce potremmo far fronte all’insidiosa nervatura digitale che tutto avvolge.
Introduzione a cura di Resistenze al nanomondo (Bergamo – Italia)
Questo momento vuole essere un invito a gruppi e singoli a confrontarsi e a portare esperienze di resistenza per non essere impreparati di fronte alle nuove sfide che la realtà mutata impone.
12.30 pranzo

Come arrivare
In auto: Da Genova con l’autostrada per Alessandria si esce a Ovada, si procede verso Acqui Terme e poi si prende per Rivalta Bormida. Passati i paesi di Trisobbio e Rivalta Bormida al bivio per Cassine si prosegue per due kilometri e poi si trova l’indicazione per Caranzano. Da Milano si esce ad Alessandria sud e si seguono le indicazioni per Acqui e Cassine, dopo Cassine c’è il bivio per Caranzano. Da Torino stessa strada.
In treno: Treno per Acqui Terme, vi veniamo a prendere alla stazione, si prega di contattarci sulla email per accordarci con largo anticipo e di arrivare non durante gli orari degli interventi.

PER TUTTA LA 3 GIORNI:
– CIBO SENZA SFRUTTAMENTO ANIMALE E SENZA VELENI A SOTTOSCRIZIONE – MOSTRE E DISTRIBUZIONI DI MATERIALE INFORMATIVO: PORTA LIBRI, GIORNALI, TESTI

Il luogo dove si svolgerà l’incontro, Altradimora, è una casa con dei posti letto e la possibilità di mettere delle tende nel prato davanti casa. Aiutaci ad organizzare l’incontro al meglio, diffondendo il più possibile questo programma e facendoci sapere in anticipo della tua presenza.

Per informazioni e contatti:
www.resistenzealnanomondo.org, info@resistenzealnanomondo.org www.facebook.com/3giornatecontroletecnoscienze/

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56 risposte a “Tre giornate contro le tecno-scienze”

  1. Pierluigi Vernetto scrive:

    peccato che non abbiano spiegato come andarci in bicicletta…. la bicicletta e’ molto piu’ anarchica del treno e dell’auto

  2. Mirkhond scrive:

    “Ora di solito, appena abbiamo un minimo disaccordo con qualcuno, la chiudiamo.”

    Veramente dai l’impressione opposta: e cioé di una persona aperta al confronto con chiunque.
    Dote molto rara negli esseri umani…..

  3. Ugo Bardi scrive:

    Io credo che questi abbiano identificato bene uno dei punti chiave della visione del mondo attuale. Lo possiamo chiamare “scientismo” — opposto al termine “scienza.” La scienza è un protocollo epistemologico per determinare il comportamento di certi elementi del mondo che ci circonda. Lo scientismo è una fede che dice che la scienza è in grado di risolvere i nostri problemi senza crearne di nuovi e di peggiori.

    E, chiaramente, la visione scientista è molto forte. Io credo che la vediamo meglio di tutto nel rituale delle mascherine anti-covid. Lo sanno tutti che non servono a niente, eccetto in particolari circostanze. Ma metterti la mascherina in pubblico è una manifestazione di identità. Dichiari pubblicamente la tua fede nello scientismo dominante. In una società fortemente stressata e che si sente in pericolo, non si ammettono eresie.

    Ci vedo molto di simile al ritorno del velo islamico in Iran dopo la rivoluzione del 1979. Una società fortemente stressata e sotto attacco ha reagito pretendendo che i suoi membri portassero un elemento visibile a indicare la loro adesione all’idea che cementava (e tuttora cementa) la società iraniana: l’Islam. E’ chiaro che il velo islamico non ha effetti diversi da quelli di una mascherina di garza. E’ solo una manifestazione visibile di coesione sociale.

    Ci sono molti elementi di somiglianza fra la mascherina in occidente e il velo in Iran. Anche in Iran, la polizia poteva forzare una donna a metterselo — o multarla. Tuttora potrebbe succedere, anche se ora è una cosa più che altro teorica. Ma non è una questione di obbligo. Come per la mascherina da noi, molte iraniane hanno preso il velo non come un’imposizione che gli arriva dal governo, ma come una liberazione e una manifestazione di orgoglio e di indipendenza.

    Oggi, in Iran l’obbligo si riduce a portare un fazzoletto sulla testa che copre più o meno il 20% dei capelli di una donna, ma molte iraniane scelgono di portare un abbigliamento che le fa sembrare monache di clausura. E’ una scelta. Da noi, mi sa che stiamo evolvendo verso qualcosa di simile. La mascherina non è più obbligatoria, ma molta gente sceglie di portarla come una manifestazione di una loro scelta

    • Z. scrive:

      Professore, buon giorno.

      Mi spiega meglio questa frase?

      — E, chiaramente, la visione scientista è molto forte. Io credo che la vediamo meglio di tutto nel rituale delle mascherine anti-covid. Lo sanno tutti che non servono a niente, eccetto in particolari circostanze. —

      • Ugo Bardi scrive:

        Vedi il rapporto OMS. https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/advice-for-public/when-and-how-to-use-masks.

        In sostanza, le mascherine servono solo in casi particolari, per esempio per gli operatori sanitari in presenza di persone contaminate. Portarle per la strada all’aperto non ha senso. Anzi, potrebbe far di peggio

        • Francesco scrive:

          ho qualche dubbio “tecnocratico”

          per quanto non filtrino tutto, mi pare evidente che riducano i flussi in uscita e in entrata in misura molto sostanziosa, abbattendo la probabilità di contagio

          giusto?

          PS concordo in pieno con la definizione di scientismo, è in primo luogo un’aspettativa sbagliata su cosa può fare la scienza

          • maffeia scrive:

            Ho letto il documento linkato da Ugo bardi. Non dice che le mascherine sono inutili. Dice che non esistono prove sufficienti della loro utilità contro il Covid nella popolazione generale (non abbiamo ancora dati sufficienti per stabilire con sicurezza se sono utili). Dice che il distanziamento sociale è sicuramente più utile della mascherina. Dice che la mascherina può portare effetti collaterali (difficoltà di respirazione, dermatite allergica, etc). Descrive alcuni casi particolari, per esempio per gli operatori sanitari in presenza di persone contaminate, in cui le mascherine sono sicuramente utili. Al di fuori di questi casi particolari, la mascherina potrebbe essere utile ma non c’è sicurezza al riguardo.

          • Z. scrive:

            Questo è il documento aggiornato citato dall’articolo del Post:

            https://www.who.int/docs/default-source/coronaviruse/temp/who-2019-ncov-ipc-masks-2020-4-eng.pdf?sfvrsn=20ec1cbf_2&download=true

            Non sembra citato in modo preciso dalla maggior parte degli articoli, come osservato dal professor Bardi. Detto questo, è vero che alcune posizioni sono state aggiornate, e che la raccomandazione di usare le maschere è stata notevolmente estesa.

    • Peucezio scrive:

      Ugo Bardi,
      l’assunto di fondo sullo scientismo mi pare totalmente condivisibile, ma il fatto che certi espedienti pratici vengano caricati di valori simbolici o ideologici non toglie la loro funzione pratica.
      Io posso caricare le cinture di sicurezza di tutti i significati che voglio, ma se poi freno di colpo, senza cintura mi spiaccico di faccia sul parabrezza e con buona probabilità mi faccio molto male.

      Poi, certo, l’attenzione, quasi un po’ iperprotettiva, alla salute, non è una scelta culturalmente neutra.
      Ma risponde alla nostra attuale soglia di sensibilità.
      Ho presente tante persone che sono insofferenti, per motivi ideologici (molto meno sensati e culturalmente fondati dei tuoi) alle mascherine, ma poi li voglio vedere se perdono una persona cara o anche solo se si fanno un po’ di giorni con 39 di febbre.

  4. Ugo Bardi scrive:

    Tanto per riassumere le considerazioni dell’OMS.

    “However, there is currently no evidence that wearing a mask (whether medical or other types) by healthy persons in the wider community setting, including universal community masking, can prevent them from infection with respiratory viruses, including COVID-19.”

    • Francesco scrive:

      vabbè ma in termini assoluti è del tutto palese, quello che importa è se riduco la probabilità di infettarmi/infettarvi usando una mascherina

    • Z. scrive:

      A quanto ne so, e credo sia ormai conoscenza diffusa le maschere chirurgiche comuni non servono a prevenire l’infezione a carico di chi la indossa. Servono a ridurre significativamente (non del tutto) il rischio che chi le indossa possa infettare terzi.

      Atteso che molti infetti sono paucisintomatici o addirittura asintomatici, e che ciò nonostante possono infettare altri a loro volta, mi sembra del tutto ragionevole che non manifestare taluni sintomi non possa equivalere ad essere considerati sani.

      Io sono stato salvato da una broncopolmonite sotto una tenda ad ossigeno, coi postumi del caso. Ho problemi respiratori, per fortuna meno gravi di altri. E sono a contatto frequentemente con persone vulnerabili, che avrebbero scarse possibilità di sopravvivere alle conseguenze, non solo sanitarie, di un contagio da covid.

      Devo quindi comportarmi sempre come fossi infetto, per ridurre – non escludere – il rischio di contagiarli.

      Così, siccome le persone con cui sono costretto a entrare in contatto spesso non si curano di mettere la mascherina – talvolta agendo nella piena legalità, immagino – sono costretto a ridurre al minimo i rapporti con terzi e a a indossare FFP2 in molti casi, sperando basti.

      Ora, siccome ho problemi respiratori, fatico a portare mascherine qualsiasi a lungo: in passato dovetti rinunciarvi, così respirando la polvere cui sono allergico, perché andavo in debito di ossigeno. Figurarsi una FFP2 come mi viene agevole da tenere per ore.

      Ma l’alternativa è mettere in pericolo i miei cari e rischiare di finire di nuovo sotto la tenda a ossigeno o peggio. Ho più di un parente che ha contratto il covid: chi è stato benino (tanto che ha faticato a ottenere il tampone, pur con sintomi inequivocabili), chi è stato salvato con farmaci sperimentali, chi dopo mesi ancora si sente annegare.

      Quindi, quando vedo qualcuno che mi alita in faccia senza maschera, tanto non è infetto, mi viene voglia di sputargli in faccia, così magari lo diventa.

      Poi non lo faccio, perché sono una persona per bene. Del resto in questo Paese di furbi e brillanti – dove tutti hanno sempre ragione, e la colpa è sempre degli altri – io sono un fesso, e tanto merito di essere.

      • Ugo Bardi scrive:

        Dunque, io sono in un sito di discussione di virologi italiani. Ti passo un commento di uno di loro che credo riassuma bene il senso di una lunga discussione.

        “Secondo me, occorre un po’ di conoscenza di come le malattie infettive in genere vengono diffuse per comprendere bene queste dichiarazioni e questi studi. Per farla molto semplice, non ci sono (e forse non ci saranno) mai studi di trasmissione sugli asintomatici, perchè di fatto gli studi disponibili sono soltanto sui sintomatici. Valutando il titolo virale tramite tampone, il dato parte dall’inizio dei sintomi. Pochissimi studi partono da prima dei sintomi. E’ ragionevole supporre dai dati raccolti e confermati anche dal penultimo articolo postato da Bruno L Giordano su Nature (Temporal dynamics in viral shedding and transmissibility of COVID-19) che il periodo in cui il carico virale arriva al massimo sia compreso tra massimo 3 giorni prima dell’inizio dei sintomi. Questo, a mio avviso conferma che il ruolo degli asintomatici è piuttosto marginale, rispetto ai sintomatici, in cui comunque alto titolo virale si trova per più giorni e avendo sintomi, diffondono in maniere più efficace il virus (tosse, difficoltà respiratoria, ambiente confinato, contatto con chi si prende cura di loro). ”

        In sostanza, se tu sei nelle condizioni che descrivi, fai bene a mettere la mascherina e a portarla sempre per non contagiare altri. Ma l’asintomatico fa bene a non metterla in condizioni normali, che è quello che più o meno dice l’OMS:

        • Z. scrive:

          Professore, perdono, ma allora non capisco: perché allora dovrei preoccuparmi di non contagiare altri, visto che non ho alcun sintomo?

          Perché dovrei proteggere me stesso, se dagli asintomatici non corro rischi di contagio?

          Il consenso scientifico in materia – incluse, a quanto capisco, le ultime linee-guida OMS – non mi sembra aderire esattamente né all’opinione dell’anonimo estensore citato, né alle conclusioni che ne ha tratto.

          • Ugo Bardi scrive:

            Ah… scusa, avevo capito male. Avevi detto che avevi problemi respiratori, avevo capito che avevi sintomi tipo tosse, catarro, eccetera. Se non li hai, ovvero se sei asintomatico, vuol dire che non hai bisogno di metterti la mascherina.

            La OMS lo dice chiaramente: persone asintomatiche in situazioni non di affollamento particolare, non hanno bisogno di mettersi la mascherina. Poi, i giornali ci ricamano sopra nei modi più strani, ma il nocciolo lo leggi nel rapporto che ho linkato più sopra.

            Se poi ti capita di prendere il treno alla stazione di Roppongi a Tokyo, è meglio che la metti. E, in effetti, se passi da quelle parti. vedrai che molti giapponesi la portano.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Crisanti la pensa diversamente. E cita un argomento biologico di non poco conto: i virus subiscono una pressione evolutiva per trasmettersi per mezzo degli asintomatici.

              https://tribunatreviso.gelocal.it/regione/2020/06/10/news/caos-mascherine-e-asintomatici-l-ira-di-crisanti-l-oms-e-un-baraccone-da-smontare-1.38951309

            • Z. scrive:

              E direi che Crisanti, sulla base delle sue opinioni divergenti da quelle dell’OMS, in Veneto ha fatto un lavoro niente male.

              Ma se anche i risultati ottenuti da Crisanti fossero solo frutto di fortunata casualità, chi dice che io sia davvero asintomatico? lo dico io, magari perché portare la mascherina mi dà fastidio (e mi creda, professore: mi dà fastidio parecchio), e tutti hanno l’obbligo di credermi?

              Per questo trovo che rifiutarsi di indossare la mascherina quando si entra a contatto ravvicinato con altri, cioè quasi sempre, non sia un atteggiamento coscienzioso.

              Ma siccome se Tizio non indossa la mascherina ci vanno in mezzo gli altri, e non lui, allora Tizio tenderà a indossarla il meno possibile. E lo stesso vale per tutte le precauzioni che possano essere di aiuto agli altri. Perché dovrei occuparmene quando fregarmene è più facile e agevole?

              Ribadisco: quando uno mi alita in faccia da vicino, e sbuffa pure perché gli chiedo di sollevare la maschera, si meriterebbe che gli sputassi in bocca. Tanto sono asintomatico.

            • Peucezio scrive:

              Il punto è che si tratta di un disagio che per alcuni può essere anche non trascurabile, ma ha un potere enorme di abbattere la diffusione del virus.
              Quindi, se non ci sono motivi gravi, ogni forma di sciatteria o di negligenza rispetto alle mascherine a me pare ingiustificabile e sciocca.

              Ovviamente con buon senso, senza eccessi fanatici: stasera ero a mangiare una pizza in un ristorante all’aperto con un mio amico, eravamo a una distanza tale da non correre sostanzialmente rischi, ovviamente non indossavamo la mascherina, dovendo mangiare, non mi sono sentito in pericolo neanche per un attimo, ma se sono in qualsiasi luogo chiuso (a parte a casa mia s’intende) o all’aperto ma in situazioni di relativo affollamento, per quale cavolo di motivo non devo portarla??

              Quindi condivido in pieno gli sputi in bocca di Z.!

      • roberto scrive:

        Però prendo dal sito del WHO

        “Can COVID-19 be caught from a person who has no symptoms?
        COVID-19 is mainly spread through respiratory droplets expelled by someone who is coughing or has other symptoms such as fever or tiredness. Many people with COVID-19 experience only mild symptoms. This is particularly true in the early stages of the disease. It is possible to catch COVID-19 from someone who has just a mild cough and does not feel ill.

        Some reports have indicated that people with no symptoms can transmit the virus. It is not yet known how often it happens. WHO is assessing ongoing research on the topic and will continue to share updated findings.”

  5. Nigredo scrive:

    La faccenda tra scienza e scientismo ho paura che assomigli alla situazione degli ultimi pagani nel tardo impero romano contro la marea montante del cristianesimo.

  6. paniscus scrive:

    Una delle cose che mi lasciano più perplesse nellle posizioni di questo tipo riguarda la parte sulla fecondazione assistita. Si tende a identificare la fecondazione assistita, tout court, con le più fantasiose manipolazioni di embrioni, uteri in affitto, uteri artificiali, creazione di chimere con tre o quattro genitori, selezione “nazista” degli embrioni in base al colore degli occhi o gravidanze indotte a suon di bombe farmacologiche in donne anziane, gravidanze maschili e transessuali (viene millantata pure quella) distruzione della famiglia…

    …quando invece la stragrande maggioranza dei trattamenti di fecondazione assistita consiste in interventi semplicissimi, di routine, che non snaturano nulla, che – pur con i relativi miglioramenti tecnici- sono collaudatissime da 40 anni, e che servono solo a dare un aiutino medico a normalissime coppie stabili eterosessuali (regolarmente sposate, e spesso anche molto integrate nella cultura “per bene” più diffusa) che avrebbero preferito di gran lunga avere un bambino in modo naturale (e allevarlo in maniera del tutto conformista), ma non ci sono riuscite.

    Nella mia esperienza (e io parlo da genitore biologicamente fortunato, cioè di quelli che ci sono riusciti senza bisogno di aiuti, ma rispetto chi ha avuto meno fortuna di me) quelli che schifano qualsiasi pratica di fecondazione assistita come se fosse una mostruosità diabolica,

    – o sono i fertiloni spontanei che decantano quanto è bello farsi la famiglia secondo natura (e in particolare certi fertiloni di orientazione cattolica, che decantano pure quanto è bella la famiglia numerosa)…

    – oppure sono quelli che i figli proprio non li vogliono, e che pensano che TUTTI dovrebbero ragionare così, quindi non capiscono dove stia il problema.

    In entrambi i casi, quando vengono a obiettare che la fecondazione artificiale è male perché “invece di fare queste diavolerie contro natura, si dovrebbe adottare“, la risposta dovrebbe essere automatica: “Perché non hai adottato anche TU?

    • Francesco scrive:

      OTDPP

      saluti

    • roberto scrive:

      Sono d’accordo ma quello è il modo di ragionare tipico di queste frange overtoniane estreme: prendo una cosa qualsiasi e invece di guardarne l’utilità concreta mi spavento per una cosa assurda alla quale se ci hanno pensato i due è tanto

      Un po’ come quelli che obiettano al matrimonio gay “e allora quando il matrimonio con un cane?”

      • Francesco scrive:

        OTDancheconR!

        😀

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        ” frange overtoniane estreme: ”

        Io di PMA non so nulla, e quindi taccio.

        Ma le finestre overtoniane esistono eccome, quando c’è una massa di interessi estremamente aggressivi che mirano a sfruttarle.

        E quindi la domanda su quale finestra stiamo aprendo, andrebbe posta sempre prima.

        Non vedo nessun problema con i matrimoni gay, come non vedo nessun problema con i matrimoni con i cani. Non riesco a capire, casomai, perché debba esistere il matrimonio di stato (capisco perfettamente quello religioso, di qualunque religione, quella dei cinofili compresa; e immagino che si possa fare anche una benedizione laica in comune di coppie di ogni sorta e specie).

        Mentre quando iniziamo a parlare di modificazioni della base fisica stessa della vita – anche non umana – non c’è limite.

        Non c’è confine tra l’idea di rendere un po’ più resistente una certa pianta, con qualche manipolazione genetica, e l’idea di brevettare i semi e trasformare in un solo colpo tutti i contadini del mondo in clienti, debitori e potenziali “ladri” se non finanziano la multinazionale.

        Alle cose assurde non ci pensano “in due se è tanto”; ci pensano studi legali, giganteschi uffici tecnici, finanziatori di campagne elettorali e organizzazioni immense.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Ma credete che la finestra di Overton passi da provvedimenti legislativi?
          È la descrizione di come muta ciò che una società ritiene giusto o sbagliato. Ed è una descrizione a posteriori, non un modello predittivo o, come mi pare che abbia capito più di qualcuno, una specie di manuale di istruzioni pratiche.
          Nulla che io possa dire o fare cambia i trend culturali.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per MT

            “Nulla che io possa dire o fare cambia i trend culturali.”

            Certo, in questo senso anch’io sono un po’ catastrofista.

            Dico solo, rendiamoci conto di cosa significano e dove ci portano.

            Invece, credo che esistano possibilità predittive: pensiamo alle poesie di William Blake.

          • Peucezio scrive:

            Mauricius,
            da come ne parli tu sembra un processo spontaneo.
            Invece è una tecnica.
            Poi si può dire che non è vero, ma l’idea è questa.

      • Z. scrive:

        Non ho niente contro la procreazione assistita, se non è fatta a mie spese.

        Non vedo niente di strano nel matrimonio non-religioso, che credo esiste peraltro dappertutto (mi pare che non esistesse in Israele e che Lapid si fosse battuto per introdurlo). Lo Stato ha interesse a che esista, e se due persone vogliono sposarsi chi sono io per mettere becco?

        Gli innesti tra piante sono ricomprese nella manipolazioni della vita? se no, perché escluderli? Se sì, in cosa sarebbero esecrabili?

        • paniscus scrive:

          “Non ho niente contro la procreazione assistita, se non è fatta a mie spese.”—-

          E perché invece altre terapie mediche garantite dal servizio sanitario pubblico (cioè, comunque, fatte a spese del contribuente) sono più accettabili?

          • Z. scrive:

            Per come la vedo io, la fecondazione assistita non è tanto una terapia quanto una tecnica per garantire la soddisfazione di un desiderio umano, legittimo come tanti altri desideri umani.

            Non trovo affatto sbagliato che le persone cerchino di soddisfare i loro legittimi desideri. E’ quello che faccio anch’io. Solo, non vedo perché debbano farlo a mie spese.

            • paniscus scrive:

              Quindi secondo te la sterilità non è una patologia che merita di essere curata, come tante altre?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Non è corretto “curata”, perché non stai eliminando o eliminando i sintomi della patologia in sé. Come gli occhiali non curano la miopia, ma la correggono.
                Forse è più vicina ad una correzione che ad una terapia.

              • paniscus scrive:

                Ok, allora per coerenza si dovrebbe sostenere che anche le protesi o le sedie a rotelle per gli invalidi non debbano essere pagate (o comunque agevolate) con fondi pubblici.

                Tanto non sono terapie, sono solo mezzucci per aggirare un problema senza curarlo realmente… e in fondo si può vivere anche senza camminare, che ce vo’?

              • Peucezio scrive:

                Siamo sempre lì però: l’esito di tutto ciò, cioè un nuovo essere umano, passa in secondo piano, nemmeno se ne parla.
                Un paio di occhiali sono un mezzo per rendere migliore la qualità della vita di una persona.
                Un figlio, come ogni essere umano, non è un mezzo per nulla (non dovrebbe esserlo, quantomeno), ma è un titolare di diritti e le altre cose dovrebbero essere un mezzo in funzione sua.

              • Z. scrive:

                Peraltro, leggo che l’OMS (di cui ultimamente già si è detto aliunde e abbasta) considera “malati” coloro che non riescono a procreare dopo un anno di tentativi. Non mi è chiaro, peraltro, in che misura l’età sia considerata.

                In altre parole, è una malattia che sussiste se decido di dichiararmi malato.

                Sia Paniscus, con l’esempio della carrozzina, sia Ezio hanno ragione. O quanto meno esprimono posizioni che posso capire. Nel senso che considerare l’infertilità una comune malattia come tutte le altre sembra effettivamente necessario considerare il figlio come una gamba del padre, come un polmone della madre.

                Qualcosa, insomma, che assume dignità in quanto funzionale a farci vivere bene.

                In ogni caso, se vogliamo davvero paragonare meccanicamente i rimedi per l’infertilità a una legittima protesi, “per coerenza” (?) bisognerebbe legittimare anche l’affitto dell’utero. Dopo tutto non è così scandaloso che si acquisti una protesi.

                Insomma, credo sia legittimo avere opinioni più sfumate in materia, senza reciproche accuse di “incoerenza”.

            • Z. scrive:

              Immagino si possa considerare una malattia. Quanto meno, è stata definita così.

      • Z. scrive:

        EC: quasi dappertutto

    • Nigredo scrive:

      Gli innesti tra piante si fanno da millenni, e pure la selezione delle sementi etc.
      La maggior parte di ciò che mangiamo di vegetale non è “naturale”.
      Ma con gli innesti mal che vada ottieni una schifezza o niente del tutto, e la schifezza non può riprodursi.
      Per i giochetti con gli OGM vale quello che segnala Miguel, lo sfruttamento, senza contare effetti collaterali su di noi.
      In più il rischio di perdere alla lunga i semi naturali, e se poi per qualche motivo non si riescono più a produrre OGM ?
      Per il resto ciò che può preoccupare è il famoso transumanesimo, perché al di là dei problemi etici di chi è religioso, potrebbe portare problemi per il semplice fatto che del DNA se ne sa già qualcosa ma non tutto. Una percentuale enorme del DNA non si sa perché sia lì e pensare che sia un semplice riempitivo, tipo una stoppa, è come minimo imprudente.
      In più certi problemi si potrebbero scoprire solo nelle generazioni successive dei bambini manipolati.
      Trovo comunque che ammettento le buone intenzioni mettano un po’ troppa carne al fuoco, come fai ad affrontare cose così complesse in un seminario di 3 ore ?

      • Z. scrive:

        Non ho capito. Se con gli innesti si ottiene una varietà vegetale nociva per l’uomo essa per ciò stesso non può riprodursi?

        • Nigredo scrive:

          Gli innesti devono essere ripetuti ogni anno, cioè funzionano una volta sola, per quella stagione.
          Gli innesti si fanno soprattutto per la frutta.

      • Francesco scrive:

        scusate ma i contadini non possono NON usare i semi firmati e continuare a usare i semi “naturali”? come funziona questa cosa?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “scusate ma i contadini non possono NON usare i semi firmati e continuare a usare i semi “naturali”? ”

          E’ il senso del lavoro di Vandana Shiva.

          Il punto è che i semi OGM all’inizio rendono di più, sono più resistenti, specie se in combinazione con i pesticidi e i diserbanti offerti dalle stesse aziende che producono quei semi; poi, come è in natura, arrivano al Picco di Seneca e cominciano a rendere di meno, ma ormai i semi tradizionali sono stati perduti.

          Ecco perché Vandana Shiva ha fatto meticolosamente preservare migliaia di tipi di semi “tradizionali”.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Non c’è nessuna vera differenza tra una carota arancione e una carota che ha subito un intervento CRISPR. Anzi, una c’è: la seconda più o meno si sapeva come sarebbe diventata, mentre la prima carota arancione avrebbe potuto tranquillamente uccidere chi l’ha mangiata. E riprodursi liberamente, anche.

    • Peucezio scrive:

      Lisa,
      “In entrambi i casi, quando vengono a obiettare che la fecondazione artificiale è male perché “invece di fare queste diavolerie contro natura, si dovrebbe adottare“, la risposta dovrebbe essere automatica: “Perché non hai adottato anche TU?“

      Beh, se uno che è ricorso alla fecondazione assistita avesse l’ardire di criticarlo in un altro, l’obiezione che dici sarebbe più che pertinente.

  7. Moi scrive:

    “Una Zucchina NON è fatta di Molecole di Zucchina”

    … Dario Bressanini, parlando di quegli slogan tipo “100% Zucchina, 0% Chimica”

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    Se t sta antipatico qualcuno, mandagli questa foto, invitandolo a metterlo come sfondo dello schermo del proprio telefonino:

    https://futurism.com/the-byte/guy-accidentally-took-photo-crashes-android-smartphones

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