Forgiare la comunità

Vi avevo già segnalato Antonio Turiel, docente dell’Istituto di Scienze del Mare di Barcellona.

Qui prendo dal suo blog un’ipotesi sul futuro che ci attende e la necessità di imparare a cavarcela con meno Stato. Il futuro non lo conosce nessuno (quanti di noi a Natale prevedevamo di passare la Pasqua prigionieri in casa?), ma sono riflessioni comunque interessanti.

Con la solita fretta (devo tradurre un lungo testo trionfalistico sulla “futura Via della Seta” dove incessanti formichine a benzina dovrebbero portare camionate di roba dalla Cina all’Europa e viceversa), vi lascio nelle mani del traduttore di Google.

Cari lettori:

Ho avuto diverse settimane libere a causa dei miei molteplici obblighi; Al lavoro ordinario, difficile da mantenere in condizioni di isolamento, ho dovuto aggiungere un notevole aumento dei compiti fondamentali e spesso trascurati (in particolare lavori domestici e assistenza all’infanzia). Ora che tutto sembra essersi stabilizzato a un livello più sopportabile, torno al filo della serie “Roadmap” nel punto in cui l’abbiamo lasciato. In questa occasione, parleremo dell’importanza di creare una comunità.

Uno dei problemi più gravi che dovremo affrontare nei prossimi anni, anche nei prossimi mesi, è l’incapacità dell’attuale sistema di fornire mezzi di sostentamento a una parte non insignificante della popolazione.
 
Diamo un’occhiata al caso della Spagna: anche prima dell’inizio di questa nuova crisi, la percentuale della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2018 era del 26,1% (indicatore AROPE)Questa è una cifra impressionante perché significa che uno su quattro spagnoli potrebbe essere condannato se le condizioni materiali della società peggiorassero, il che è esattamente ciò che sta accadendo in questo momento. Con l’attuale crisi, è più che probabile che molte famiglie spagnole abbiano difficoltà a raggiungere la fine del mese, in una percentuale che potrebbe essere addirittura superiore a quella dell’indicatore AROPE a causa del drastico cambiamento delle condizioni di lavoro per un gran numero di lavoratori. (Secondo alcune stime, tra i disoccupati e i file di regolamento sul lavoro temporaneo interessati, fino al 34% della popolazione attiva non lavorerebbe a giugno). Molti di questi ERTE finiranno per diventare ERE (gli stessi, ma non temporanei), aumentando rapidamente la disoccupazione, soprattutto nel settore dei servizi e principalmente nel settore dell’ospitalità.
 
A questo punto, è evidente che la campagna turistica in Spagna quest’estate sarà un disastro: arriveranno molti meno turisti, in parte a causa dei problemi economici che si stanno verificando anche in altri paesi e in parte a causa della paura di contrarre CoVid-19 mentre si è via da casa, per non parlare delle molteplici restrizioni che potrebbero essere ancora in vigore quest’estate e che potrebbero compromettere la redditività di hotel, bar e ristoranti. Stiamo parlando del settore economico che rappresentava nel 2019 oltre il 14% del PIL e il 10% dell’occupazione. Ma non è l’unico settore gravemente colpito: anche il consumo in generale soffre, soprattutto in beni meno fondamentali in questi tempi incerti, ad esempio l’industria automobilistica (per aggiungere due notizie recenti, vengono annunciati importanti aggiustamenti nel settore:Nissan chiuderà il suo stabilimento di Barcellona e il governo francese condizionerà gli aiuti al settore per il rimpatrio di posti di lavoro). Ciò rende anche il commercio molto indebolito, poiché le persone rimandano le decisioni sui consumi in attesa di vedere cosa ci riserva il futuro e nel commercio al dettaglio le misure imposte, anche nei territori in cui il ritiro di restrizioni, rende l’afflusso di acquirenti molto più piccolo. Chi beneficia di questo è, ovviamente, lo shopping online, che sta premiando i grandi distributori (Amazon, Alibaba) a scapito dei piccoli commercianti e dei piccoli produttori. In ogni caso, nei prossimi mesi è prevista la chiusura di molte aziende di ogni genere (da hotel e ristoranti a rivenditori di automobili, passando per la merceria d’angolo e la libreria accanto, e per non parlare del grande industria).Ci sarà un forte declino dell’attività economica e un rapido aumento della disoccupazione.
 
È del tutto inutile aspettarsi che dalle istanze statali si possa dare una risposta efficace a questi problemi. Lo Stato lavora con premesse di continuità nell’attività e non è affatto pronto ad affrontare una vera transizione di fase come quella che stiamo vivendo. In Fisica, una transizione di fase si verifica quando il sistema analizzato subisce un cambiamento così improvviso e marcato che le sue proprietà fisiche sono completamente diverse dopo la transizione: è, ad esempio, il passaggio dal ghiaccio all’acqua liquida o dall’acqua al vapore. Ciò che stiamo vivendo non è un semplice crollo, prima a causa della crisi sanitaria e poi a causa della crisi economica, ma davvero molte cose non saranno in grado di tornare al punto di partenza, nemmeno a qualcosa di abbastanza vicino. Nei prossimi anniAlcuni ingranaggi fondamentali dell’attuale sistema salteranno in aria, in particolare la produzione di petrolio . Non si potrà tornare indietro, ma lo Stato è un mastodonte che non può girare. Il suo modo di operare si basa sulla riscossione delle imposte, sulla regolamentazione legislativa e sul mantenimento dello status quo. In un momento in cui le basi fisiche e produttive della società subiranno un deterioramento così importante, uno Stato, nella sua concezione classica, è completamente incapace di adattarsi; in effetti, l’unica cosa che può fare è aggravare gli aspetti dell’attuale crisi (discuteremo più in dettaglio perché lo Stato è destinato ad affondare nel prossimo post). I prossimi movimenti dello Stato saranno controproducenti: proveranno ad aumentare alcune tasse per poter finanziare il suo piano di shock, ma con una diminuzione dell’attività, anche le tasse diminuiranno e più velocemente; Ricorrerà all’indebitamento, ma il volume del debito richiesto sarà così grande che il semplice pagamento degli interessi non lo lascerà immediatamente praticamente senza risorse; ridurrà notevolmente gli stipendi dei funzionari e in tal modo ridurrà ulteriormente i consumi; taglierà in più elementi “accessori” dal punto di vista del raggiungimento (impossibile) della ripresa economica e con esso aumenterà il disagio – e, peggio ancora, ci saranno persone che saranno completamente non protette.
 
Cosa faranno quelle persone che non hanno alcun tipo di reddito mentre la situazione continua nel corso dei mesi? Per un po ‘puoi vivere dei magri risparmi che hai, su ciò che la famiglia e gli amici possono prestarti, e sulla vendita di alcuni oggetti per i quali puoi ancora portare fuori alcune realtà. Ma tutto ha un limite e arriverà un momento in cui l’unica opzione per sopravvivere sarà quella di rubare; E man mano che la disperazione cresce, quelle rapine dovranno essere più violente, perché costerà di più trovare qualcosa di utile.
 
Cosa può fare lo Stato di fronte a questo? Niente. La prima reazione sarebbe quella di aumentare la pressione della polizia, ma senza assumere più polizia, proprio a causa della mancanza di risorse. Non appena il problema si diffonderà, la polizia sarà solo in grado di andare avanti con le cose veramente grandi, e ogni tanto cattureranno e sicuramente batteranno alcuni borseggiatori, per dare l’impressione che qualcosa sia stato fatto.
 
Questo scenario non è molto indietro nel tempo come potresti pensare, caro lettore. Quanto tempo impiegano le persone che si trovano senza lavoro e senza copertura da diverse amministrazioni a essere rubate?
 
Nel contesto attuale, attendere una reazione da parte delle autorità è completamente suicida. L’entità del problema è tale che non vi sarà alcuna reazione utile da parte del sistema. E la cosa peggiore è che restare oziosi “perché non spetta a me occuparmene”, mentre il nostro vicino sta morendo di fame, è il modo migliore per minare la coesione sociale e ostacolare l’istituzione di quella comunità che dobbiamo stabilire.
 
Perché, sì, dobbiamo formare comunità, per il nostro sostegno reciproco, e ne abbiamo urgentemente bisogno. Dobbiamo creare una comunità per costruire la resilienza in mezzo ai profondi e terribili cambiamenti che avverranno nei prossimi anni. Dobbiamo creare coesione e unione e, in mezzo a tutte le difficoltà, dobbiamo trovare modi di sopravvivere, sì, ma anche modi di vivere. E dobbiamo farlo da soli, senza aspettare nessuno dall’esterno o “dall’alto” per risolvere questo problema per noi.


Il fatto che non ci sia memoria vivente di cosa significhi vivere senza uno Stato significa che le persone non possono concepire cosa significhi vivere senza uno Stato, ma sfortunatamente la scomparsa dello Stato è un fatto inevitabile dell’evoluzione del declino energetico (in effetti, è una delle fasi del collasso ). Per quanto strana sia l’idea, è un errore pensare che non sia possibile gestire la discesa dalla comunità; ciò che è realmente impossibile è farlo senza la comunità e dall’esterno, perché solo da una comunità ben unita la produzione e le eccedenze possono essere gestite in una situazione di declino energetico.
 
C’è molto lavoro da fare. Il primo passo nella creazione di una comunità è avere un piano. Devi iniziare con qualcosa di molto concreto, molto concentrato su un problema specifico e urgente. Non puoi ridefinire la nostra intera società in un giorno e avremo bisogno di molte prove ed errori per raggiungere il nostro obiettivo. Esistono già molte iniziative in tutto il mondo, e in particolare nel territorio spagnolo, che possono essere dei buoni punti di partenza per formare una comunità, dalle cooperative di consumatori agli ecovillaggi, attraverso iniziative di transizione e movimenti sociali di base. l’intero spettro. Tutti dovrebbero trovare quello con cui si sentono più a loro agio e iniziare a collaborare il più possibile. Ricorda sempre che il bene più prezioso è il tempo; usalo con la testa.
 
La transizione verso la comunità non sarà idilliaca, ovviamente. Esistono numerosi esempi di iniziative che sono fallite, a volte a causa della mancanza di specifiche ea volte a causa di un eccesso. Un altro elemento che di solito porta al fallimento, o almeno all’emarginazione, è l’eccesso di carico ideologico. Per evitarlo, è preferibile concentrarsi su necessità dirette e concrete, tangibili e di base, essendo pragmatici quando appropriato e non lasciando che le nostre posizioni ideologiche, che potrebbero non essere condivise come pensiamo, vadano oltre l’obiettivo realmente condiviso dai partecipanti. nel progetto. Nella situazione che vivremo nei prossimi mesi e anni, contribuirà a consolidare le comunità che sorgono, che a poco a poco non ci sarà altra opzione:o qualcosa è costruito o non ci sarà una rete di sostentamento per così tante persone.


Uno dei requisiti per creare una comunità funzionale è la gestione della produzione e del lavoro a livello locale. Ciò non significa che non possa esserci produzione che viene da lontano o che alcune persone non possono lavorare in luoghi più distanti, ma al fine di fornire protezione a coloro che sono rimasti senza nulla, un sistema basato su grandi scale. La produzione e la distribuzione di cibo locale devono essere garantite, al di fuori dei principali circuiti di distribuzione, e devono essere creati posti di lavoro in attività che ora non sono disponibili come la riparazione (di ogni genere di cose, dalle calzature agli elettrodomestici), riciclaggio / riutilizzo di materiali e parti (qualcosa di molto diverso da quello che si fa ora) o produzione artigianale di beni di prima necessità.Non si tratta di creare grandi opportunità commerciali, ma di dare lavoro e mezzi di sostentamento alle persone che sono rimaste senza di loro. Anche qui la comunità è molto importante, perché deve acquistare quei prodotti e usare quei servizi “di comunità” preferibilmente ad altri di origine industriale. Ciò è facile e di fatto automatico se la comunità è composta da persone che sono cadute nell’esclusione, che in questo modo costituirebbero un’economia al di fuori dell ‘”economia ufficiale”; ma nel periodo di transizione è importante promuovere questa attività, preferibilmente andando a questi servizi della comunità.della comunità “rispetto ad altri di origine industriale. È una cosa facile e di fatto automatica se la comunità è composta da persone cadute in esclusione, che in questo modo costituirebbero un’economia al di fuori dell ‘” economia ufficiale “; ma nel periodo di transizione è importante promuovere questa attività, preferibilmente andando a questi servizi della comunità.della comunità “rispetto ad altri di origine industriale. È una cosa facile e di fatto automatica se la comunità è composta da persone cadute in esclusione, che in questo modo costituirebbero un’economia al di fuori dell ‘” economia ufficiale “; ma nel periodo di transizione è importante promuovere questa attività, preferibilmente andando a questi servizi della comunità.
 
La transizione dovrà affrontare molte difficoltà di attuazione e una che potrebbe non essere prevista per molti proviene dal pagamento delle tasse. In effetti, questa economia alternativa non genera eccedenze conformemente alle aspettative dell’attuale attività economica, poiché il suo obiettivo non è la generazione di benefici ma l’inserimento sociale dei suoi membri e fornire loro mezzi di sostentamento e una vita dignitosa. Tuttavia, è difficile impedire allo Stato di effettuare una valutazione economica standard dei benefici che, a suo avviso, questa attività genera e di chiedere il giusto pagamento delle imposte, indipendentemente dalla reale capacità di queste iniziative di essere in grado di pagarle. Ecco perché è molto importante che anche l’uso della valuta e dei servizi finanziari siano alternativi. In ogni caso, ciò non impedirebbe allo Stato,una volta che questi tipi di attività acquistano volume, finiscono per cercare modi per pagare le tasse, introducendo le pertinenti modifiche legislative. Per questo motivo, quando un’iniziativa inizia ad assumere una certa dimensione, deve disporre della consulenza legale e contabile di esperti (volontari, ovviamente) per evitare che lo scopo dell’iniziativa si discosti dai suoi obiettivi non profit e di integrazione sociale. . Questo compito può diventare molto complesso nelle fasi finali dello Stato, quando nella sua disperazione di non scomparire cerca di appropriarsi di tutte le eccedenze, di quelle reali e di quelle percepite.È necessario disporre della consulenza legale e contabile di esperti (volontari, ovviamente) per evitare che lo scopo dell’iniziativa si discosti dai suoi obiettivi di non-profit e di integrazione sociale. Questo compito può diventare molto complesso nelle fasi finali dello Stato, quando nella sua disperazione di non scomparire cerca di appropriarsi di tutte le eccedenze, di quelle reali e di quelle percepite.È necessario disporre della consulenza legale e contabile di esperti (volontari, ovviamente) per evitare che lo scopo dell’iniziativa si discosti dai suoi obiettivi di non-profit e di integrazione sociale. Questo compito può diventare molto complesso nelle fasi finali dello Stato, quando nella sua disperazione di non scomparire cerca di appropriarsi di tutte le eccedenze, di quelle reali e di quelle percepite.
 
Per tutto quanto sopra, la gestione delle eccedenze è un elemento chiave nella comunità. La comunità deve generare eccedenze per far fronte a momenti di carestia o difficoltà (così come il confinamento causato dal coronavirus). In effetti, solo per avere la resilienza è necessaria una produzione deliberata di eccedenze, quelle riserve necessarie per gli anni delle mucche magre. Si noti che il concetto di surplus qui si scontra frontalmente con la gestione delle eccedenze nell’attuale economia: oggi, quando vi sono eccedenze, queste sono considerate capitale e nella logica della crescita esponenziale devono essere immediatamente investite per far crescere ulteriormente l’attività economico. Nella logica della comunità resiliente del futuro, le eccedenze dovrebbero essere una dispensa, un modo di essere in grado di affrontare buche,sia collettivi che individuali, ma per la loro gestione è necessario un piano adeguato: chi li genera, chi li distribuisce, chi li ha diritto e, di nuovo, come sono combinati con la riscossione delle imposte e con l’obiettivo di non crescita di Comunità.
Come puoi vedere, c’è molto lavoro, sia teorico che, soprattutto, pratico, al fine di implementare una comunità adeguata e resiliente in ogni luogo. Le strategie saranno diverse a seconda dei luoghi di applicazione. Ad esempio, le grandi città dovranno ridurre la propria popolazione e rafforzare la propria pianificazione urbana per introdurre alcune attività come la produzione alimentare; Quest’ultimo implica la modifica della gestione dei rifiuti al fine di produrre fertilizzanti e anche l’introduzione di cambiamenti nella gestione delle acque. Gli sviluppi isolati dovranno essere ripensati e, in alcuni casi, abbandonati. In altri luoghi, sarà necessario adattare l’abitabilità per ricevere persone da altri luoghi e gestire adeguatamente problemi come lo sradicamento,desiderio di mondo perduto e conflitti tra nuovi arrivati ​​e residenti tradizionali; quello, tra molte altre cose.
 
Lo abbiamo già detto: resta ancora molto da fare e prima iniziamo a sollevarlo, meglio è. Bisogna capire che ciò che non possiamo fare è ignorare il problema, anche dal punto di vista dell’egoismo ben compreso, perché di fronte a un problema di così grande portata, salviamo tutti noi stessi o moriamo tutti: non c’è spazio per tali soluzioni individuali. volti ai gruppi di sopravvissuti.


Nel prossimo post discuteremo in dettaglio perché non possiamo aspettarci alcuna reazione utile o efficace dagli Stati, che, come il capitalismo, affrontano gli ultimi decenni della loro esistenza, almeno nella loro concezione moderna.

Salu2.
AMT

 

 

Cari lettori:

Ho avuto diverse settimane libere a causa dei miei molteplici obblighi; Al lavoro ordinario, difficile da mantenere in condizioni di isolamento, ho dovuto aggiungere un notevole aumento dei compiti riproduttivi fondamentali e spesso trascurati (in particolare lavori domestici e assistenza all’infanzia). Ora che tutto sembra essersi stabilizzato a un livello più sopportabile, torno al filo della serie “Roadmap” nel punto in cui l’abbiamo lasciato. In questa occasione, parleremo dell’importanza di creare una comunità.
 
Uno dei problemi più gravi che dovremo affrontare nei prossimi anni, anche nei prossimi mesi, è l’incapacità dell’attuale sistema di fornire mezzi di sostentamento a una parte non insignificante della popolazione.
 
Diamo un’occhiata al caso della Spagna: anche prima dell’inizio di questa nuova crisi, la percentuale della popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2018 era del 26,1% (indicatore AROPE)Questa è una cifra impressionante perché significa che uno su quattro spagnoli potrebbe essere condannato se le condizioni materiali della società peggiorassero, il che è esattamente ciò che sta accadendo in questo momento. Con l’attuale crisi, è più che probabile che molte famiglie spagnole abbiano difficoltà a raggiungere la fine del mese, in una percentuale che potrebbe essere addirittura superiore a quella dell’indicatore AROPE a causa del drastico cambiamento delle condizioni di lavoro per un gran numero di lavoratori. (Secondo alcune stime, tra i disoccupati e i file di regolamento sul lavoro temporaneo interessati, fino al 34% della popolazione attiva non lavorerebbe a giugno). Molti di questi ERTE finiranno per diventare ERE (gli stessi, ma non temporanei), aumentando rapidamente la disoccupazione, soprattutto nel settore dei servizi e principalmente nel settore dell’ospitalità.
 
A questo punto, è evidente che la campagna turistica in Spagna quest’estate sarà un disastro: arriveranno molti meno turisti, in parte a causa dei problemi economici che si stanno verificando anche in altri paesi e in parte a causa della paura di contrarre CoVid-19 mentre si è via da casa, per non parlare delle molteplici restrizioni che potrebbero essere ancora in vigore quest’estate e che potrebbero compromettere la redditività di hotel, bar e ristoranti. Stiamo parlando del settore economico che rappresentava nel 2019 oltre il 14% del PIL e il 10% dell’occupazione. Ma non è l’unico settore gravemente colpito: anche il consumo in generale soffre, soprattutto in beni meno fondamentali in questi tempi incerti, ad esempio l’industria automobilistica (per aggiungere due notizie recenti, vengono annunciati importanti aggiustamenti nel settore:Nissan chiuderà il suo stabilimento di Barcellona e il governo francese condizionerà gli aiuti al settore per il rimpatrio di posti di lavoro). Ciò rende anche il commercio molto indebolito, poiché le persone rimandano le decisioni sui consumi in attesa di vedere cosa ci riserva il futuro e nel commercio al dettaglio le misure imposte, anche nei territori in cui il ritiro di restrizioni, rende l’afflusso di acquirenti molto più piccolo. Chi beneficia di questo è, ovviamente, lo shopping online, che sta premiando i grandi distributori (Amazon, Alibaba) a scapito dei piccoli commercianti e dei piccoli produttori. In ogni caso, nei prossimi mesi è prevista la chiusura di molte aziende di ogni genere (da hotel e ristoranti a rivenditori di automobili, passando per la merceria d’angolo e la libreria accanto, e per non parlare del grande industria).Ci sarà un forte declino dell’attività economica e un rapido aumento della disoccupazione.
 
È del tutto inutile aspettarsi che dalle istanze statali si possa dare una risposta efficace a questi problemi. Lo Stato lavora con premesse di continuità nell’attività e non è affatto pronto ad affrontare una vera transizione di fase come quella che stiamo vivendo. In Fisica, una transizione di fase si verifica quando il sistema analizzato subisce un cambiamento così improvviso e marcato che le sue proprietà fisiche sono completamente diverse dopo la transizione: è, ad esempio, il passaggio dal ghiaccio all’acqua liquida o dall’acqua al vapore. Ciò che stiamo vivendo non è un semplice crollo, prima a causa della crisi sanitaria e poi a causa della crisi economica, ma davvero molte cose non saranno in grado di tornare al punto di partenza, nemmeno a qualcosa di abbastanza vicino. Nei prossimi anniAlcuni ingranaggi fondamentali dell’attuale sistema salteranno in aria, in particolare la produzione di petrolio . Non si potrà tornare indietro, ma lo Stato è un mastodonte che non può girare. Il suo modo di operare si basa sulla riscossione delle imposte, sulla regolamentazione legislativa e sul mantenimento dello status quo. In un momento in cui le basi fisiche e produttive della società subiranno un deterioramento così importante, uno Stato, nella sua concezione classica, è completamente incapace di adattarsi; in effetti, l’unica cosa che può fare è aggravare gli aspetti dell’attuale crisi (discuteremo più in dettaglio perché lo Stato è destinato ad affondare nel prossimo post). I prossimi movimenti dello Stato saranno controproducenti: proveranno ad aumentare alcune tasse per poter finanziare il suo piano di shock, ma con una diminuzione dell’attività, anche le tasse diminuiranno e più velocemente; Ricorrerà all’indebitamento, ma il volume del debito richiesto sarà così grande che il semplice pagamento degli interessi non lo lascerà immediatamente praticamente senza risorse; ridurrà notevolmente gli stipendi dei funzionari e in tal modo ridurrà ulteriormente i consumi; taglierà in più elementi “accessori” dal punto di vista del raggiungimento (impossibile) della ripresa economica e con esso aumenterà il disagio – e, peggio ancora, ci saranno persone che saranno completamente non protette.
 
Cosa faranno quelle persone che non hanno alcun tipo di reddito mentre la situazione continua nel corso dei mesi? Per un po ‘puoi vivere dei magri risparmi che hai, su ciò che la famiglia e gli amici possono prestarti, e sulla vendita di alcuni oggetti per i quali puoi ancora portare fuori alcune realtà. Ma tutto ha un limite e arriverà un momento in cui l’unica opzione per sopravvivere sarà quella di rubare; E man mano che la disperazione cresce, quelle rapine dovranno essere più violente, perché costerà di più trovare qualcosa di utile.
 
Cosa può fare lo Stato di fronte a questo? Niente. La prima reazione sarebbe quella di aumentare la pressione della polizia, ma senza assumere più polizia, proprio a causa della mancanza di risorse. Non appena il problema si diffonderà, la polizia sarà solo in grado di andare avanti con le cose veramente grandi, e ogni tanto cattureranno e sicuramente batteranno alcuni borseggiatori, per dare l’impressione che qualcosa sia stato fatto.
 
Questo scenario non è molto indietro nel tempo come potresti pensare, caro lettore. Quanto tempo impiegano le persone che si trovano senza lavoro e senza copertura da diverse amministrazioni a essere rubate?
 
Nel contesto attuale, attendere una reazione da parte delle autorità è completamente suicida. L’entità del problema è tale che non vi sarà alcuna reazione utile da parte del sistema. E la cosa peggiore è che restare oziosi “perché non spetta a me occuparmene”, mentre il nostro vicino sta morendo di fame, è il modo migliore per minare la coesione sociale e ostacolare l’istituzione di quella comunità che dobbiamo stabilire.
 
Perché, sì, dobbiamo formare comunità, per il nostro sostegno reciproco, e ne abbiamo urgentemente bisogno. Dobbiamo creare una comunità per costruire la resilienza in mezzo ai profondi e terribili cambiamenti che avverranno nei prossimi anni. Dobbiamo creare coesione e unione e, in mezzo a tutte le difficoltà, dobbiamo trovare modi di sopravvivere, sì, ma anche modi di vivere. E dobbiamo farlo da soli, senza aspettare nessuno dall’esterno o “dall’alto” per risolvere questo problema per noi.


Il fatto che non ci sia memoria vivente di cosa significhi vivere senza uno Stato significa che le persone non possono concepire cosa significhi vivere senza uno Stato, ma sfortunatamente la scomparsa dello Stato è un fatto inevitabile dell’evoluzione del declino energetico (in effetti, è una delle fasi del collasso ). Per quanto strana sia l’idea, è un errore pensare che non sia possibile gestire la discesa dalla comunità; ciò che è realmente impossibile è farlo senza la comunità e dall’esterno, perché solo da una comunità ben unita la produzione e le eccedenze possono essere gestite in una situazione di declino energetico.
 
C’è molto lavoro da fare. Il primo passo nella creazione di una comunità è avere un piano. Devi iniziare con qualcosa di molto concreto, molto concentrato su un problema specifico e urgente. Non puoi ridefinire la nostra intera società in un giorno e avremo bisogno di molte prove ed errori per raggiungere il nostro obiettivo. Esistono già molte iniziative in tutto il mondo, e in particolare nel territorio spagnolo, che possono essere dei buoni punti di partenza per formare una comunità, dalle cooperative di consumatori agli ecovillaggi, attraverso iniziative di transizione e movimenti sociali di base. l’intero spettro. Tutti dovrebbero trovare quello con cui si sentono più a loro agio e iniziare a collaborare il più possibile. Ricorda sempre che il bene più prezioso è il tempo; usalo con la testa.
 
La transizione verso la comunità non sarà idilliaca, ovviamente. Esistono numerosi esempi di iniziative che sono fallite, a volte a causa della mancanza di specifiche ea volte a causa di un eccesso. Un altro elemento che di solito porta al fallimento, o almeno all’emarginazione, è l’eccesso di carico ideologico. Per evitarlo, è preferibile concentrarsi su necessità dirette e concrete, tangibili e di base, essendo pragmatici quando appropriato e non lasciando che le nostre posizioni ideologiche, che potrebbero non essere condivise come pensiamo, vadano oltre l’obiettivo realmente condiviso dai partecipanti. nel progetto. Nella situazione che vivremo nei prossimi mesi e anni, contribuirà a consolidare le comunità che sorgono, che a poco a poco non ci sarà altra opzione:o qualcosa è costruito o non ci sarà una rete di sostentamento per così tante persone.


Uno dei requisiti per creare una comunità funzionale è la gestione della produzione e del lavoro a livello locale. Ciò non significa che non possa esserci produzione che viene da lontano o che alcune persone non possono lavorare in luoghi più distanti, ma al fine di fornire protezione a coloro che sono rimasti senza nulla, un sistema basato su grandi scale. La produzione e la distribuzione di cibo locale devono essere garantite, al di fuori dei principali circuiti di distribuzione, e devono essere creati posti di lavoro in attività che ora non sono disponibili come la riparazione (di ogni genere di cose, dalle calzature agli elettrodomestici), riciclaggio / riutilizzo di materiali e parti (qualcosa di molto diverso da quello che si fa ora) o produzione artigianale di beni di prima necessità.Non si tratta di creare grandi opportunità commerciali, ma di dare lavoro e mezzi di sostentamento alle persone che sono rimaste senza di loro. Anche qui la comunità è molto importante, perché deve acquistare quei prodotti e usare quei servizi “di comunità” preferibilmente ad altri di origine industriale. Ciò è facile e di fatto automatico se la comunità è composta da persone che sono cadute nell’esclusione, che in questo modo costituirebbero un’economia al di fuori dell ‘”economia ufficiale”; ma nel periodo di transizione è importante promuovere questa attività, preferibilmente andando a questi servizi della comunità.della comunità “rispetto ad altri di origine industriale. È una cosa facile e di fatto automatica se la comunità è composta da persone cadute in esclusione, che in questo modo costituirebbero un’economia al di fuori dell ‘” economia ufficiale “; ma nel periodo di transizione è importante promuovere questa attività, preferibilmente andando a questi servizi della comunità.della comunità “rispetto ad altri di origine industriale. È una cosa facile e di fatto automatica se la comunità è composta da persone cadute in esclusione, che in questo modo costituirebbero un’economia al di fuori dell ‘” economia ufficiale “; ma nel periodo di transizione è importante promuovere questa attività, preferibilmente andando a questi servizi della comunità.
 
La transizione dovrà affrontare molte difficoltà di attuazione e una che potrebbe non essere prevista per molti proviene dal pagamento delle tasse. In effetti, questa economia alternativa non genera eccedenze conformemente alle aspettative dell’attuale attività economica, poiché il suo obiettivo non è la generazione di benefici ma l’inserimento sociale dei suoi membri e fornire loro mezzi di sostentamento e una vita dignitosa. Tuttavia, è difficile impedire allo Stato di effettuare una valutazione economica standard dei benefici che, a suo avviso, questa attività genera e di chiedere il giusto pagamento delle imposte, indipendentemente dalla reale capacità di queste iniziative di essere in grado di pagarle. Ecco perché è molto importante che anche l’uso della valuta e dei servizi finanziari siano alternativi. In ogni caso, ciò non impedirebbe allo Stato,una volta che questi tipi di attività acquistano volume, finiscono per cercare modi per pagare le tasse, introducendo le pertinenti modifiche legislative. Per questo motivo, quando un’iniziativa inizia ad assumere una certa dimensione, deve disporre della consulenza legale e contabile di esperti (volontari, ovviamente) per evitare che lo scopo dell’iniziativa si discosti dai suoi obiettivi non profit e di integrazione sociale. . Questo compito può diventare molto complesso nelle fasi finali dello Stato, quando nella sua disperazione di non scomparire cerca di appropriarsi di tutte le eccedenze, di quelle reali e di quelle percepite.È necessario disporre della consulenza legale e contabile di esperti (volontari, ovviamente) per evitare che lo scopo dell’iniziativa si discosti dai suoi obiettivi di non-profit e di integrazione sociale. Questo compito può diventare molto complesso nelle fasi finali dello Stato, quando nella sua disperazione di non scomparire cerca di appropriarsi di tutte le eccedenze, di quelle reali e di quelle percepite.È necessario disporre della consulenza legale e contabile di esperti (volontari, ovviamente) per evitare che lo scopo dell’iniziativa si discosti dai suoi obiettivi di non-profit e di integrazione sociale. Questo compito può diventare molto complesso nelle fasi finali dello Stato, quando nella sua disperazione di non scomparire cerca di appropriarsi di tutte le eccedenze, di quelle reali e di quelle percepite.
 
Per tutto quanto sopra, la gestione delle eccedenze è un elemento chiave nella comunità. La comunità deve generare eccedenze per far fronte a momenti di carestia o difficoltà (così come il confinamento causato dal coronavirus). In effetti, solo per avere la resilienza è necessaria una produzione deliberata di eccedenze, quelle riserve necessarie per gli anni delle mucche magre. Si noti che il concetto di surplus qui si scontra frontalmente con la gestione delle eccedenze nell’attuale economia: oggi, quando vi sono eccedenze, queste sono considerate capitale e nella logica della crescita esponenziale devono essere immediatamente investite per far crescere ulteriormente l’attività economico. Nella logica della comunità resiliente del futuro, le eccedenze dovrebbero essere una dispensa, un modo di essere in grado di affrontare buche,sia collettivi che individuali, ma per la loro gestione è necessario un piano adeguato: chi li genera, chi li distribuisce, chi li ha diritto e, di nuovo, come sono combinati con la riscossione delle imposte e con l’obiettivo di non crescita di Comunità.
Come puoi vedere, c’è molto lavoro, sia teorico che, soprattutto, pratico, al fine di implementare una comunità adeguata e resiliente in ogni luogo. Le strategie saranno diverse a seconda dei luoghi di applicazione. Ad esempio, le grandi città dovranno ridurre la propria popolazione e rafforzare la propria pianificazione urbana per introdurre alcune attività come la produzione alimentare; Quest’ultimo implica la modifica della gestione dei rifiuti al fine di produrre fertilizzanti e anche l’introduzione di cambiamenti nella gestione delle acque. Gli sviluppi isolati dovranno essere ripensati e, in alcuni casi, abbandonati. In altri luoghi, sarà necessario adattare l’abitabilità per ricevere persone da altri luoghi e gestire adeguatamente problemi come lo sradicamento,desiderio di mondo perduto e conflitti tra nuovi arrivati ​​e residenti tradizionali; quello, tra molte altre cose.
 
Lo abbiamo già detto: resta ancora molto da fare e prima iniziamo a sollevarlo, meglio è. Bisogna capire che ciò che non possiamo fare è ignorare il problema, anche dal punto di vista dell’egoismo ben compreso, perché di fronte a un problema di così grande portata, salviamo tutti noi stessi o moriamo tutti: non c’è spazio per tali soluzioni individuali. volti ai gruppi di sopravvissuti.


Nel prossimo post discuteremo in dettaglio perché non possiamo aspettarci alcuna reazione utile o efficace dagli Stati, che, come il capitalismo, affrontano gli ultimi decenni della loro esistenza, almeno nella loro concezione moderna.

Salu2.
AMT

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164 risposte a Forgiare la comunità

  1. Ugo Bardi scrive:

    Madonna ‘sti catastrofisti…..

  2. Z. scrive:

    Insomma, lo Stato e il capitalismo sono agli sgoccioli.

    Ho l’impressione di avere già sentito questa teoria, qualche tempo fa. Ma forse è che invecchiando la memoria si fa via via più confusa 🙂

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “Insomma, lo Stato e il capitalismo sono agli sgoccioli.”

      🙂

      Capisco e in parte condivido la tua ironia.

      Ho detto infatti che si tratta di un’ipotesi forte.

      Creiamone la versione dolce.

      1) Viviamo in una situazione di trasformazioni sempre più veloci (su questo possiamo essere d’accordo?)

      2) Queste trasformazioni portano verso una situazione sempre più caotica e imprevedibile (non ho detto catastrofica, così riusciamo a restare ancora d’accordo)

      3) Lo Stato è un mastodonte, che richiede decenni per adattarsi, norma per norma, alle novità (e qui per restare d’accordo, ipotizziamo le migliori intenzioni nei funzionari statali).

      4) Lo Stato tende a spendere sempre di più comunque; ma in una crisi come questa, spende moltissimo di più, e si trova scoperto su tanti settori: esempio, il Comune di Firenze non ha più i soldi per aprire i musei, forse dovrà tagliare l’illuminazione stradale e la partecipata del Comune minaccia di sospendere il servizio di raccolta dei rifiuti (siamo ancora d’accordo tutti?).

      5) A questo punto, diventa molto più importante l’autorganizzazione dal basso (anarchica), la sussidiarietà (cattolica), il rimbocchiamoci-le-maniche-e-facciamo-da-noi (liberale).

      Se siamo d’accordo fin qui, possiamo anche accantonare per il momento i discorsi più drammatici del nostro amico.

      • Francesco scrive:

        1) già qui mi puzza di affermazione da liceo classico e non da liceo scientifico

        2) qui siamo più ai giovani che non ascoltano i vecchi, i buoni sempiterni temi sempre veri e quindi mai veri

        3) idem con patate, la scuola si è adattata con riflessi felini, non è vero che lo Stato è condannato al bradipismo

        4) qui è dagli anni ’80 che hai ragione e sono curioso (o terrorizzato) di scoprire come andrà a finire.

        5) questo è verissimo e bellissimo e basta solo liberarci dagli ultimi eredi del 1789 per salvarci! meno Stato, più Società

        😀

      • Z. scrive:

        1) e 2) sono d’accordo.

        3) messa così mi pare eccessivo. E’ vero però che lo Stato-nazione nei nostri tempi pare avere, forse inevitabilmente, tempi più lunghi del desiderabile.

        4) qui non so se sono d’accordo. In Italia sono decenni che si va delegando sempre più ai privati. Molti lamentano stanziamenti insufficienti, poi c’è naturalmente chi ne vorrebbe di più (anche se adesso, con la crisi sanitaria, c’è tanta gente che si è scoperta retroattivamente contraria ai “tagli alla sanità”).

        5) la “autorganizzazione anarchica” non so quanta gente sfami e curi da voi: dalle mie parti mi sembra dedita soprattutto a scrivere sui muri e a giocare alla Catalogna rivoluzionaria. La “autorganizzazione liberale” non mi è chiaro cosa sia. Quella cattolica mi sembra già più plausibile.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        A questo punto, diventa molto più importante l’autorganizzazione dal basso (anarchica), la sussidiarietà (cattolica), il rimbocchiamoci-le-maniche-e-facciamo-da-noi (liberale)

        Poi arriva la prima epidemia (si stima che uno spillover avvenga ogni due anni) e autorganizzazione, sussidiarietà e rimboccarsi le mani servono solo a comprare sacchi per cadaveri.

        • Z. scrive:

          In effetti, nessuna forma di autorganizzazione ha minimamente retto all’urto, a ‘sto giro.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            I problemi dell’autorganizzazione erano già noti a Polibio, quindi direi che abbiamo sprecato ventidue secoli se non sono chiari a tutti 😀

            • Peucezio scrive:

              Non credo che nessuno al mondo abbia mai teorizzato una forma di organizzazione che sia risultata perfetta all’atto pratico.
              In ogni epoca si adattano le soluzioni che appaiono più adeguate, sempre tenendo conto però che il mondo è fatto anche di iinteressi in conflitto, quindi non è detto che tali soluzioni siano ottimali per tutti; a volte lo sono, a volte lo sono per la parte che lo impone, a volte un po’ e un po’.

              Su tutto ciò comunque le teorie servono a poco: nessuno che abbia mai scritto un libro sulla migliore forma di organizzazione della vita associata credo abbia mai gestito concretamente e con efficacia una società reale.
              E quando ci si è provato, si sono fatti danni enormi.
              Per il resto, si è data a posteriori una sorta di giustificazione o di descrizione della forma di organizzazione già vigente di fatto.

              Nelle preferenze sul tipo di organizzazione della società non gioca però solo un fattore pratico: una società può essere efficientissima eppure può non essere così desiderabile viverci. Se vivessi in Giappone, probabilmente non dovrei mai incazzarmi per una serie di inefficienze che ci sono qui da noi, ma credo che mi ci annoierei mortalmente e dopo un po’ mi verrebbe la depressione (poi non lo so, non ci ho mai vissuto).

              Circa poi quale sistema si rivelerà il più efficiente nei prossimi anni, non c’è bisogno di farci tante discussioni: basta aspettare e vedremo.

            • Peucezio scrive:

              Aggiungo che ovviamente lo Stato così come lo conosciamo è un modello contingente e transeunte, un po’ come tutti: se facesse parte di una necessità intrinseca insita nel DNA della specie, visto che per milioni di anni non si è avuto nulla di simile, l’umanità si sarebbe dovuta estinguere da tempo immemorabile.
              E’ pur vero invece che, osservando la storia della specie, pur in forme diversissime ed eterogenee, i modelli microcomunitari sono più la regola che l’eccezione (penso che prima delle città stato sumere, che erano già forme di organizzazione piuttosto complessa e accentrata, e soprattutto dell’Egitto dei faraoni, non ci sia stato nulla di paragonabile a ciò che chiamiamo stato; quindi sono cinquemila anni su molti di più).
              In questo senso, proprio su un piano biologico, credo che Miguel abbia ragione.

        • Francesco scrive:

          caro MT, devo cederti con sommo dolore il cappellino di “stalinista del blog”

          rispetto a te sono un anarchico con tendenza al deboscio

          🙁

          • Z. scrive:

            Tu dello stalinismo apprezzi soprattutto la forza bruta. Sei più che altro pinocettico 🙂

            • Francesco scrive:

              no è che MT ha sotto la pelle, installata di default, una statolatria che io non arrivo neppure a concepire

              nella storia sono le comunità che sono sopravvissute alle epidemie, mentre gli Stati schiattavano o meglio diventavano ectoplasmatici

            • Francesco scrive:

              caro Z

              mi sento molto rattristato, non ho alcuna simpatia umana per Pinochet e pochissima politica

              posso aver sbandato in passato ma la brutalità fine a se stessa mi fa orrore

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “nella storia sono le comunità che sono sopravvissute alle epidemie, mentre gli Stati schiattavano o meglio diventavano ectoplasmatici”

                OSPFDAF!

                (Occasione sempre più frequente di accordo con Francesco)

              • Z. scrive:

                Francesco, la brutalità di Pino Chet non era mica fine a se stessa: era tesa a difendere il diritto di proprietà, la libertà, la democrazia…

                Miguel, a me sembra che tutti i gruppi e i gruppetti vari siano crollati coi loro proclami velleitari durante questa crisi. Dove siano queste comunità trionfanti non saprei.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Miguel, a me sembra che tutti i gruppi e i gruppetti vari siano crollati coi loro proclami velleitari durante questa crisi. Dove siano queste comunità trionfanti non saprei.”

                Non siamo trionfanti.

                In questi giorni, da noi, però stiamo cercando di stilare un elenco di tutti i veri “bisognosi”, massacrati dalla crisi; e di mettere insieme degli aiuti.

                Anche a volte nell’illegalità, o nella semilegalità.

                Senza proclami, a parte telefonate per cercare di capire chi ha davvero bisogno.

                Come sempre, il vero problema non è (ancora) il cibo, è la casa, che è il bisogno primario umano assieme all’aria e all’acqua (dentro casa, puoi anche startene ignudo).

              • Francesco scrive:

                Z

                se fosse vero, potrei ancora avere un giudizio aperto su Pinochet. Dopo tutto ha salvato il Cile da Allende e non credo sia ben compreso cosa questo abbia significato.

                Ma mi pare che la brutalità esibita abbia ecceduto qualsiasi giustificazione “utilitaristica” o “pratica”.

      • Roberto scrive:

        Mi colpisce il punto 3… mi pare che tutti gli Stati siano riusciti a trasformare la vita dei loro cittadini in un batter d’occhio per reagire alla novità
        Mi domando chi il 1 marzo si immaginava come sarebbe stato il 15 marzo…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “Mi domando chi il 1 marzo si immaginava come sarebbe stato il 15 marzo…”

          Questo è difficile da contestare, e ti concedo un punto: il cambiamento è stato imposto dallo Stato, non certo “voluto dal basso”.

          Ed è stato contro ogni pulsione umana (“stattene in casa, non andare a trovare gli amici, se perdi il lavoro pazienza, va in giro mascherato”).

          Ogni pulsione tranne la paura: doppia, cioè di morire soffocati dal virus da una parte, e di essere multati e umiliati dall’altra.

          Poi la paura passa… e torniamo a comportarci come prima.

  3. Z. scrive:

    Guardatevi, sdrucciolamente, Habemus papam.

    Ora su RaiMovie.

    Veloci, e mi ringrazierete!

  4. daouda scrive:

    a) il problema di creare una comunità quand i mezzi di questa comunità ( gli uomini ) non sanno più far nulla NON è affrontato come non è affrontato il dilemma dell’esigere da questi clienti ( sempre implicitamente trattati come tali ) il ridimensionamento del loro stile di vita

    b) il problema della disoccupazione è un parametro fallace visto che non essere registrati non significa non avere una fonte di sostentamento, cosa che il creare comunità d’altronde prevede visto che non si dovrebbe render conto dello stato

    c) compreso che ci sarà una recessione e che certuni ne usufruiranno profittandone il punto A diviene dirimente

    d) il cambiamento di stato sarebbe ora di capirlo è strumentale a chi lo stato lo gestisce davvero che saranno gli stessi operatori al punto C che ne gioveranno.

    e) che lo stato non riesca ad adattarsi e quindi non risponda più a funzioni RITENUTE tutelative non significa ipso facto che esso sparirà giacché se infatti aggraverà la crisi come scontato ciò significherà anche una sua smantellazione e riorganizzazione dall’alto che qui è bellamente ignorata.

    f) il collaterale piangente riguardo al lasciare persone fuori dalla sua protezione non ha mai determinato la messa in discussione della legittimità statuale , cosa che già abbiamo sotto gli occhi da tempo immemore ignorando per di più l’implementazione tecnologica di controllo

    g) cosa può fare lo stato? Dittatura chiara e semplice, con tutti i sommari procedimenti che questa comporta

    h) creare comunità rimanda ancora al punto A

    i) ah beh credere che lo stato sparisca è esattamente quello che lo “stato” vuole che si creda

    l) le “molte” (ahahah) comunità già esistenti non hanno tutte autogeneratori di elettricità o riserve di prelievo di benzina quindi cosa davvero si sta chiedendo di creare?
    Hanno possibilità di produrre armi da sé? Hanno cave di proprietà per poter usare argento ed oro per gli scambi necessari?
    Perché si glissa su quanti moriranno comunque sia per difendersi e soprattutto perché impossibilitati a creare comunità?

    m) concreti concreti concreti POI ESEMPI PUNTUALI MANCO UNO.

    n) haaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahahahahhaha “consulenti legali” , esperti contabili , ergo in realtà SI RIPRONONE LO STATO.
    Ottimo, si capiva subito, grazie per la conferma. MA CERTO! LO STATO SCOMPARIRA’ , E’ PER DIFENDERCI!
    D’altronde le eccedenze vanno messe in cassa , e ci sarà chi gestisce e chi decide e chi elaborerà la strategia IN NOME DELLO STATO ( ehmmm , comunità! sorry )

    ———————

    in pratica teorica, od in teoria pratica, gli stessi che ti sfondano il culo dall’alto ti danno dal basso la vaselina.

    Applausi!

  5. Mauricius Tarvisii scrive:

    Oggi fa 50 anni la Legge 20 maggio 1970, n. 300, meglio nota come Statuto dei Lavoratori.

    • Mirkhond scrive:

      Statuto ampiamente tradito dagli eredi sempre più liberali del fu pci….

      • Peucezio scrive:

        🙁

        Ne hanno proprio fatto strame.

        Prima o poi mi piacerebbe capire cos’hanno fatto di male i lavoratori ai comunisti, perché le classi dirigenti di sinistra degli ultimi vent’anni hanno un odio così feroce verso i poveri e gli sfruttati.
        Forse è proprio, banalmente, disprezzo di classe.

        Ultimamente su facebook vedo i miei amici pugliesi che continuano a criticare ossessivamente i cozzali: non mettono la mascherina, non osservano le distanze, gridano, sono troppo esuberanti, allegri, ora che c’è stata la riapertura hanno lasciato in giro le bottiglie vuote di Peroni dappertutto (se i bar sono chiusi o è complicatissimo andarci e all’esterno è difficile contagiarsi, siamo in primavera, c’è il lungomare, ecc., è normale che la gente mangi e beva per strada, ma nelle foto che hanno postato non ho visto vetri buttati, disordine, ma bottiglie in piedi, perfettamente allineate sui muretti e le strutture del lungomare… insomma, o metti i cestini con la differenziata per vetro, plastica, umido ogni dieci metri – sai che bellezza da vedere – oppure la gente che cavolo deve fare?).
        C’è proprio un disprezzo antrpologico, traspare.
        I cozzali sono sporchi, brutti e cattivi, oltretutto votano male, in America si iniettano il disinfettante perché glie lo dice Trump…

        Almeno qualche decennio fa il borghese un po’ di pudore nel disprezzare i bifolchi ce l’aveva. Adesso ha perso ogni ritegno.
        E, quello che è peggio, agiscono di conseguenza, rafforzando ulteriormente con ogni mezzo i propri privilegi rispetto ai poveri, che tanto, essendo reprobi e reietti, meritano di essere oppressi e presi a calci.

        • Moi scrive:

          … sembra lo stereotipo negativo (proprio di tipo “Untermenschen” Nazistoide … ) dei Valligiani Vs i
          Terroni in generale e Napoletani in particolare !

          😉

          • Peucezio scrive:

            Magari!

            La borghesia classista pugliese con la puzza sotto il naso ha tutti i difetti del leghista bossiano della Val Brembana razzista, rozzo e ottuso anni ’90, senza averne i pregi (una certa schiettezza ruspante, operosità, onesta semplicità).

        • Z. scrive:

          Mi permetto un consiglio sempre valido:

          più vita reale e meno videogiochi social.

          😉

          • Peucezio scrive:

            Z.,
            veramente molti di loro li conosco di persona da…
            Beh, diciamo che tu non avevi ancora la barba (non nel senso che non te l’eri fatta crescere).
            E facebook non era nemmeno in mente Dei.

            • Z. scrive:

              Il consiglio a mio avviso resta valido, così come può validamente essere cestinato 🙂

              • Peucezio scrive:

                Figurati… ho pdati sia pure piccoli contributi alla scienza grazie a informatori reperiti su Facebook (parlo di roba referata e pubblicata).

                Poi bisogna usarlo con raziocinio e moderazione, come diceva la madre di Robertino, in riferimento al sesso, in “Ricomincio da tre” 🙂

              • Peucezio scrive:

                La citazione non è letterale 🙂

      • Francesco scrive:

        magari! a nome dei Nemici del Popolo e biechi adoratori del Libero Mercato faccio notare che è ancora in vigore, dopo mezzo secolo e nonostante evidenze ciclopiche di danni economici sistemici

    • Moi scrive:

      Come direbbero alla Leopolda … The Statute of the Jobbers 😉 !

      Sennò è come “un gettone nello smartphone, una chiavetta USB nel giradischi, un rullino in una digi-cam … ” [cit. !]

  6. KARL scrive:

    In un articolo di qualche tempo fa lessi di come molti “happy few” abbiano, negli ultimi anni, acquistato terreni e immobili in Nuova Zelanda, perché ritenuto paese dove le conseguenze dell’apocalisse prossima ventura si sentiranno meno, o perlomeno più tardi rispetto al resto del mondo. Altra cartina di tornasole di quello che ci aspetta.

  7. Mirkhond scrive:

    Non è che la Nuova Zelanda sia un paese immenso. Quanti ne potrà accogliere?

  8. KARL scrive:

    Si chiamano Happy Few per una ragione. Perché sono felicemente a misura di Nuova Zelanda.

  9. Mirkhond scrive:

    “Happy Few”

    Che sarebbero?

  10. Mirkhond scrive:

    Domenica 17 maggio 2020
    San Pasquale Baylon, VI Domenica di Pasqua

    IL “CASO SILVIA ROMANO”

    Due parole sole sulla “volontaria” sequestrata e tornata in libertà convertita all’Islam: sulla possibilità che per lei sia stato pagato un riscatto, sull’opportunità di tale eventuale riscatto, sulla legittimità della sua conversione all’Islam, sulla ragionevolezza di chi ne ha criticato la scelta o ha espresso la volontà d’impedirla, di vanificarla o di ostacolarla.

    FEDE, CONVERSIONE, LIBERTÀ
    Così parla Iddio, clemente e misericordioso: “Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che Egli vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli v’informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi” (sura V, Al-Mà’ida, “La tavola imbandita”, 48); e ancora: “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme” (sura XLIX, Al-Hujurat, “Le stanze”, 13).
    Il Corano è – al pari della Bibbia e del Vangelo, e del resto di qualunque altro Libro Sacro – un testo complesso, che richiede per esser letto e compreso adeguatamente una seria preparazione e molto tempo; e – lingua araba a parte: e non è difficoltà da poco – che non può essere affrontato senza una guida esperta e sicura. D’altronde, come ben sanno tutti i veri uomini di Dio – da al-Hallaj a Nicola Cusano al Mahatma Gandhi – tutte le religioni storiche hanno un grumo prezioso di verità al loro interno e finiscono col convergere nell’inconoscibile Verità.
    Ma la Verità, appunto, si deve sempre cercare, e tuttavia non la si sceglie: è Lei a scegliere noi, che altro non possiamo fare se non essere sempre disposti ad accoglierla. Per questo Dio benedica i convertiti, che sono stati toccati dalla fede (o hanno in buona fede creduto di esserlo); e ancor più benedica coloro che hanno perseverato sul loro cammino, seguendo con costanza il sentiero ch’era stato loro indicato.
    Se non si capisce questo, si brancola nel buio dell’opinione: alla luce della quale chiunque per i suoi nuovi fratelli è un convertito resta tuttavia, per coloro che egli ha abbandonato, un apostata. Ma chi sta saldo nella propria fede non può non lasciare la porta aperta alla possibilità che la fede vera sia piuttosto quella scelta dal fratello: rileggetevi l’antica “Favola dei Tre Anelli”, che Giovanni Boccaccio ha splendidamente rinarrato nella terza novella della prima giornata del Decameron e Gotthold Ephraim Lessing ritrascritto nel Nathan der Weise.
    Non conosco le vicende e le circostanze della conversione di Silvia Romano all’Islam, che mi auguro libera e sincera; ne ignoro il carattere, dal momento che l’Islam non conosce “Chiese”, ma ha sodalizi, confraternite, scuole anche molto diverse fra loro. Rispetto la sua scelta, ma la mia esperienza di credente e di studioso mi dice che non ci si converte mai leggendo un libro. Chi si converte “cade verso l’Alto”, come ha detto san Giovanni della Croce; cade sulla Via di Damasco, come successe a Saul il persecutore, che divenne l’apostolo Paolo. Poi, ricevuta la Grazia, la si fortifica conoscendo la Scrittura: e può essere un cammino lungo e difficile.
    Credo che l’esperienza di Silvia Romano vada guardata con serietà e comprensione. Le vicende esterne ed intime che l’hanno accompagnata – comprese l’incertezza, la pena, l’angoscia o altro – appartengono solo a lei, che ha il diritto di esigere il nostro riserbo e il nostro rispetto. Quanto a chi l’ha insultata e minacciata, limitiamoci a ricordare che la caratteristica delle persone libere è restar fedeli a se stessi e rispettare la libertà altrui.
    Dico tutto ciò fingendo di credere – e mi costa sempre più caro, è sempre più faticoso – di vivere in un paese civile, fra gente di media cultura, di media intelligenza e di media onestà. Ma a dire il vero è quasi impossibile non vergognarsi dei propri connazionali e non desiderare di averne altri, di qualunque origine meno loro, quando si assiste al campionario d’idiozie e d’infamie come quello al quale il “caso-Romano” ha dato la stura. Lasciamo perdere le banalità da psicanalisi al Caffè dello Sport di quelli che hanno tirato in ballo la “Sindrome di Stoccolma”. Ma dico, è mai possibile che davanti a una donna impegnata per giunta nel volontariato – indipendentemente dalla ONLUS cui fa riferimento – ci si chieda se lo stato ha o no “pagato un riscatto”, problema che in casi recenti di sequestrati ch’erano in Asia o in Africa in vacanza o per combinare affari non era mai stato sollevato da nessuno? E anche se un riscatto fosse stato pagato, lo sanno o no gli italiani che uno stato civile ha il sacrosanto dovere di tutelare i suoi cittadini in ogni modo? È mai possibile assistere impassibili allo sconcio del linciaggio morale mediatico, degli insulti e delle minacce via social dirette contro qualcuno che va rispettato se non altro per quello che ha dovuto sopportare? È concepibile che a proposito della sua conversione le uniche ipotesi che si riesce a formulare siano quelle di debolezza psichica, di propensione al masochismo e via discorrendo? Ipotesi del genere, formulate contro le vittime al tempo delle “purghe staliniane” o dei processi statunitensi del periodo maccartista, facevano indignare le persone libere. Siamo davvero così regrediti, da allora? Che cosa pensare di un deputato che in piena aula parlamentare si lancia in offese intollerabili dirette contro una cittadina che ha dovuto sopportare una prova così dura e viene fatto oggetto solo di una blanda censura dalla presidente dell’assemblea, limitandosi a nascondersi dietro la scusa di aver citato un quotidiano? E che cosa del figuro che, qualificandosi come “zio” della Romano, alla giornalista che gli chiedeva come avesse accolto il proposito della Romano di tornare appena possibile in Africa, ha risposto affermando che le avrebbe bruciato il passaporto? È tollerabile che la minaccia di una violenza fisica – cioè un crimine – contro la dignità e la libertà di una congiunta, proferiti per giunta con tanta arroganza (poi è l’Islam che minaccia la dignità delle donne…), non abbia provocato l’immediato intervento di un magistrato o di un tutore dell’ordine?
    Il modo con cui gli italiani hanno affrontato il coronavirus – sventolar di bandiere ai balconi e autocongratulazioni a parte – mi aveva già sufficientemente confermato il giudizio ormai definitivo sui miei concittadini. Il “caso-Romano” ha costituito al riguardo una conferma della quale non dubitavo: ma ne avrei comunque fatto volentieri a meno.

    https://www.francocardini.it/minima-cardiniana-282-3/#more-1970

    • Z. scrive:

      Così parla Iddio, clemente e misericordioso: “Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità (…)”.

      Cardini mi copia 😀

    • Moi scrive:

      Cardini parla di un certo 😉 “Gandhi” … ma io ne avrei citato il quasi omonimo Ghandi che disse “Sii il Cambiamento che vuoi vedere nel Mondo !” [cit. ; poster , adesivi per automobile, vetrofanie, t-shirt , tazze , cappellini, zainetti, braghini, teli da mare, eccetera … 😉 ]

    • Francesco scrive:

      mi chiedo se ci sia una sola affermazione condivisibile in tutto questo articolo, ho dei forti dubbi

      un peccato sia venduto al progetto massonico della super-religione umanitaria, nevvero Moi?

      F’ il malpensante

  11. Moi scrive:

    Il futuro non lo conosce nessuno (quanti di noi a Natale prevedevamo di passare la Pasqua prigionieri in casa?), ma sono riflessioni comunque interessanti.

    [cit.]

    —————————–

    Be’, il Professor Vitali l’ aveva già capito una quarantina d’anni or sono …

    https://www.youtube.com/watch?v=FhQGsBqRwXA

    “Quel che poi verrà domani , nessuno lo sa !”

    [cit.]

  12. Moi scrive:

    Non rimembro qual Imamone Meneghino , ha dichiarato che in quelle (!!!) condizioni … è lecito dubitare della sincerità _ a causa dello spirito di sopravvivenza, molto prosaicamente … _ da parte di Silvia / Aisha Romano nell’ unirsi alla Umma !

    In teoria, clu-lé l’ ha dscuért l’ âqua chèlda 😉 … MA di ‘sti tempi da proverbiali Spade di Chesterton, potrebbe persino riscoprirsi Candidato al Premio Nobel per la Pace !

  13. Moi scrive:

    http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Giornata-mondiale-delle-api-insetti-fondamentali-per-uomo-ma-tra-i-piu-minacciati-17582d15-d718-4583-9c05-eb5b50ad540d.html

    Giornata mondiale delle api: insetti fondamentali per l’uomo ma tra i più minacciati Il tema di quest’anno, “Bee Engaged” [sic] fa luce sulle buone pratiche adottate dagli apicoltori per tutelare i loro mezzi di sussistenza e fornire prodotti di buona qualità

    ——————–

    PS

    Va be’, MA … i Calabroni e le “Vrespe” 😉 , che NON fanno miele e pùngigano di prepo 😉 , non si potrebero invece sterminare ? 😉

  14. Moi scrive:

    … NON è Tana Libera-Tutti !
    Buona Notizia per Miguel e l’Oltrarno … Arriva il Decreto Castiga-Movidari !

    ————————

    La movida mette a rischio tutto: pronta raffica di multe da 3milia euro
    Con l’allentamento del lockdown è subito ripresa la movida, le immagini che arrivano da varie zone d’Italia preoccupano il governo. Il premier Conte: “Nessuno pensi che sono saltate le regole di precauzione”, già pronti controlli e sanzioni

    https://www.ilgiornale.it/news/cronache/movida-mette-rischio-tutto-pronta-raffica-multe-3milia-euro-1864395.html

    Movida al Pratello, pioggia di multeMovida al Pratello, pioggia di multe
    Verbali da 280 euro nei due giorni prima delle riaperture. E c’è anche chi, come il gestore del Mutenye, decide per la serrata

    https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/05/20/news/movida_al_pratello_pioggia_di_multe-257138665/

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Buona Notizia per Miguel e l’Oltrarno … Arriva il Decreto Castiga-Movidari ”

      🙂

      Visto un assembramento di una trentina di movidari tatuati, domenica sera, davanti al Riva in Via Pisana, tutti appiccicati, mascherine calate…

      Comunque una parte di ragione ce l’hanno i gestori, come potrebbero obbligare gli avventori a mantenere le giuste distanze e i corretti comportamenti?

      per lo stesso motivo, il nostro giardino resta chiuso, mica ci assumiamo noi la responsabilità di fare da vigili senza averne i poteri.

      • Z. scrive:

        Potrebbero quanto meno chiamare i vigili, se davvero non sono in grado di gestire la clientela.

        • Peucezio scrive:

          Vabbè, si danno la zappa sui piedi da soli?

          Sono i vigili che dovrebbero andarci sua sponte!

          • Moi scrive:

            I Vigili sono Dipendenti Comunali …

          • Z. scrive:

            Peucezio,

            — Vabbè, si danno la zappa sui piedi da soli?

            Sono i vigili che dovrebbero andarci sua sponte! —

            Mica possono essere dappertutto contemporaneamente…

            • Peucezio scrive:

              Beh, questo anche se li chiami.
              Se li chiamano tutti…?

            • Z. scrive:

              quindi non bisogna chiamare i vigili perché potrebbero anche chiamarli altre persone?

              e nemmeno i CC, presumo, né la PS…

              mah 🙂

            • Z. scrive:

              Poi considera una cosa: sinora, essendoci poca gente in giro, la sorveglianza da parte delle FF.OO. era meno problematica. La gestione dell’ordine pubblico, a quanto pare, era più semplice.

              Ora le cose sono cambiate anche da quel punto di vista. Per diverse ragioni questa transizione non sarà facile.

              Avvisare gli agenti di un assembramento in corso, secondo me, è anche nell’interesse degli esercenti: come cittadini, ma anche proprio come esercenti. Se con la riapertura queste situazioni si ripetono e diventano difficili da controllare, non mi sembra irragionevole immaginare che certe attività saranno chiuse nuovamente.

              • Peucezio scrive:

                Sì, ma se chiamano i vigili, quelli vanno e glie le chiudono subito!

              • Peucezio scrive:

                Lasciati servire, lo stato italiano, in tutte le sue manifestazioni, ai vari livelli nazionali e locali, è intrinsecamente cattivo 🙂

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — Sì, ma se chiamano i vigili, quelli vanno e glie le chiudono subito! —

                Non li hanno chiusi, Ezio. Hanno chiuso loro per “protesta”.

                Il grosso guaio di questo virus è che il comportamento che ciascuno tiene – cittadini, organizzazioni, a ogni livello – ha più conseguenze per gli altri che non per sé…

              • Peucezio scrive:

                E se avessero chiamati i vigili, li avrebbero fatti chiudere comunque.

                Come diceva Lino Banfi: mi spoglio io da vivo, che è meglio 🙂

              • Z. scrive:

                Non li hanno fatti chiudere. Hanno chiuso loro per fare notizia 🙂

                Ma Bologna è piena di locali, e in questo periodo – tra il caldo e l’esodo anticipato dei fuori sede – forse neppure troppo piena di avventori.

              • Peucezio scrive:

                Per forza.
                Non ci sono andati.

                Magari, se ci fossero andati, non solo avrebbero chiuso non sua sponte ma per imposizione esterna (poco cambia), ma si beccavano pure una mula che così hanno evitato.

  15. Moi scrive:

    … Il fatto è che se troppa gente sgarra contemporaneamete, potrebbero di nuovo scattare altri lunghi mesi di Zona Rossa in Fase 1 !

    • Francesco scrive:

      OK, domani vado a trovare i miei vecchi

      quindi da dopodomani si può tornare alla normalità: tutti chiusi a casa e nessuno che rompe i coglioni

      😀

      • Moi scrive:

        Solo che NON ci saranno più Quelli Che si appostano in terrazzino con smartphone e binocolo a caccia di Sgarranti 😉 … mancati Commissari del Popolo Sovietoidi, in senso buono ! 😉

  16. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Nessuno ci può definire. La rivoluzione post-gender è cominciata

    di Samira Larouci (Traditrice della Umma, ndr … )

    https://www.vogue.it/moda/article/nessuno-ci-puo-definire-rivoluzione-post-gender

    (Versione Bilingue Italiano _ Inglese)

    • Moi scrive:

      “Nessuno Mi Può Definire” … è l’ UpGrade di “Nessuno Mi Può Giudicare” ?!

      https://www.youtube.com/watch?v=R8XAHNbyWIs

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Nessuno ci può definire. La rivoluzione post-gender è cominciata”

      Molto interessante, perché indica come questa “rivoluzione” è tutta calata dall’alto.

      Non dice, “siccome le cassiere dei supermercati hanno scoperto di non sapere di che genere sono, allora le case di moda si stanno adeguando”.

      • PinoMamet scrive:

        https://www.youtube.com/watch?v=Q3-qMgFhuA4

        “indica come questa “rivoluzione” è tutta calata dall’alto.”

        questo è l’aspetto che io trovo interessante e un po’ spaventoso.

        A un certo punto, qualcuno (ma poi nessuno… e questo è ancora più affascinante, a pensarci) decide che dobbiamo essere tutti froci (vedasi link 😉 ; ma in sostanza è così) e bisogna adeguarsi, altrimenti si diventa censurabili, nemici del popolo.

        Il bello è che non c’è nessun Grande Vecchio Frocio che lo decide! magari ci fosse! E non c’è neppure nessun motivo razionale o studiato a tavolino.
        Non è che vogliono farci diventare cis-trans-etero-pan-omosessuali per venderci qualcosa.
        Ci venderebbero qualcosa comunque.

        è un’idea che circola nell’aria, si nutre di cose giuste (tutti devono avere gli stessi diritti), le trasforma in cose sbagliate (ho il diritto di fare il cazzo che mi pare), le rende mode e infine obblighi (hai il dovere di assecondarmi mentre faccio il cazzo che mi pare),…

        e poi scomparirà, come tutto il resto. Speriamo in fretta.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Pino Mamet

          “è un’idea che circola nell’aria, si nutre di cose giuste (tutti devono avere gli stessi diritti), le trasforma in cose sbagliate (ho il diritto di fare il cazzo che mi pare), le rende mode e infine obblighi (hai il dovere di assecondarmi mentre faccio il cazzo che mi pare),…

          e poi scomparirà, come tutto il resto. Speriamo in fretta.”

          Splendida analisi!

        • Peucezio scrive:

          Pino,
          OMDAP, condivido il giudizio di Miguel.

          Anche se non sono così ottimista sul fatto che sia effimera.
          Magari verrà scavalcata da qualcosa di ancor peggiore.
          D’altronde la gente, quando ha la pancia piena, comincia a inventarsi le cose più assurde per passare il tempo.
          Dice, ma adesso la pancia è un po’ meno piena di qualche anno fa. Sì, ma c’è l’onda lunga.
          Dice, ma se è l’onda lunga, fra un po’ si esaurirà.
          Speriamo
          Oppure si riempie di nuovo la pancia, il che è bene, ma rischia di produrre altri mostri.

  17. Miguel Martinez scrive:

    Giusto per quelli che (come me) hanno difeso il M5S in passato… continuano a sostenere un governo che garantisce con i soldi nostri un prestito da oltre 6 miliardi alla multinazionale

    che produce il prodotto più “clima alterante” del nostro paese,

    che ha sede in Olanda e in Inghilterra, per non pagare le tasse,

    e che sta per distribuire un dividendo da 5,5 miliardi, tanto è “in crisi”

    Lo garantisse il governo olandese, il prestito…

    • Francesco scrive:

      guarda che il prestito lo ha chiesto FCA Italy che ha sede in Italy, paga operai in Italy, paga tasse in Italy e credo sia a capo di una immane filiera in Italy di imprese italiote – tra cui quelle che mi pagano lo stipendio, per ora

      se invece ce l’hai con l’automobile in sè, ti ascolto con piacere e interesse

  18. carlo scrive:

    Tutti quelli che usano le parole “bio-qualcosa” “eco-qualcosa” “nonprofit” hanno trascorso gli ultimi trent’anni a distruggere culture, quindi il la possibilità stessa di essere comunità. Sono state le ali sinistre (in tutti i sensi) del neoliberismo e delle oligarchie (vedi bambine deficienti svedesi). Le comunità c’erano. Le comunità si fondano su un sentire comune, su una appartenenza, su un riconoscersi. Le comunità non si fondano sull’utilità, mi spiace. Non le fonda Smith, le fonda il Mito, lo Sciamano, il Sacerdote, una dea. Un altro pezzo di utilitarismo, di ultracapitalismo terminale, che cerca di sistemare i mostri che ha creato. Le comunità si fondano sulla possibilità di fare assieme potlatch. Poi datemi del fascio.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Carlo

      ” Le comunità si fondano sulla possibilità di fare assieme potlatch. Poi datemi del fascio.”

      Veramente, “il fascio”, nel senso delle squadre fasciste anni Venti, andava in giro paese per paese distruggendo i centri di comunità messi in piedi dai contadini.

      Comunque hai ragione: le comunità nascono spontaneamente, non dall’alto, sono come le piante.

      E per questo il titolo “forgiare” è certamente fuori luogo.

      Sulla “utilità”, sono meno d’accordo: la condivisione di bisogni è fondamentale, altrimenti la comunità diventa artificiale.

      • Francesco scrive:

        ma nelle comunità esistenti la condivisione dei bisogni è sepolta sotto strati quasi infiniti di mito e di “naturalità” e di violenza di gruppo contro gli altri

        o mi sbaglio?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “ma nelle comunità esistenti la condivisione dei bisogni è sepolta sotto strati quasi infiniti di mito e di “naturalità” e di violenza di gruppo contro gli altri

          o mi sbaglio?”

          Nelle comunità esistenti, di solito non si parla di mito o di naturalità.

          Poi ogni gruppo, in tutto il mondo, ha problemi con altri gruppi.

          A partire dai “sanitizzatori” del Comune vestiti da killer chimici che in questi giorni stanno sterminando piantine, gatti randagi, piccioni e anche noi per fare ammuina… poi il covidino se la cava lo stesso, perché mica è una piantina, un gatto o un piccione.

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    Notevole, il video ritirato:

    https://www.automoto.it/news/razzismo-nel-mondo-auto-tedesco-ritirato-lo-spot-video-volkswagen-2020-criticato-sui-social.html

    In effetti è pesante, e non certo per motivi di razzismo, ma perché dimostra più o meno quello che il guidatore fighetto pensa dei pedoni.

    • Francesco scrive:

      quando guido: pedone stai sul marciapiede cazzo

      quando cammino: automobilista stai in strada cazzo

      quando pedalo: ma statevene tutti a casa, cazzo!

    • Moi scrive:

      Mah …l’unica (!) cosa che mi pare di cogliere, è che il Creativo Pubblicitario sia un cinno dell’ asilo … e per di più d’intelletto medio-basso ! 😉

    • Peucezio scrive:

      Ma non ho capito, il pedone l’è negher?
      E’ talmente piccolo e sfocato, anche mettendo il video a tutto schermo, che mica l’ho capito.

    • Peucezio scrive:

      Francesco,

      quando guido: pedone stai sul marciapiede cazzo

      quando cammino: cerco di attraversare sulle strisce e quando non sta arrivando nessuno per non romperti il cazzo.

      quando pedalo: non lo faccio, ma se lo facessi, sarebbe fuori da qualsiasi superficie asfaltata anche solo potenzialmente utilizzabile da mezzi a quattro ruote e a motore a combustione interna.

      Insomma, il vero automobilista ragiona come tale quando guida, quando cammina, quando pedala, quando si fa un trimone.
      Altrimenti è un traditore! 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Mi sembra una pubblicità brutta e stupida, come già notato da tutti, ma mi affascina molto il meccanismo per cui debbano vederci cose che non ci sono affatto…
      (il nome del negozio in simil-francese che sarebbe il ribaltamento dell’accusa di colonialismo sui colonizzati… le lettere che comporrebbero la parola “nigger” o simile… mah!)

      • Moi scrive:

        le lettere che comporrebbero la parola “nigger”

        —————————-

        … ma dove ?!

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “Mi sembra una pubblicità brutta e stupida,”

        Brutta, è brutta.

        Stupida, non lo so: sto traducendo proprio adesso una pubblicità per “incentives” per “manager” con una “Ferrari challenge” dove possono vivere l’emozione di fare i cretini sulle piste di Montecarlo.

        Più che un “negro”, questi qui godono nello schiacciare chiunque, in maniera abbstanza infantile.

        Diciamo che il mondo è in mano a bambini cattivi.

      • Moi scrive:

        … Ma lo spot della NeueGolf Volksawagen, è ambientato in Francia (la cui Storia Coloniale è stata ben più ampia e duratura di quella Tedesca) o in Germania ?!

        • Moi scrive:

          … perché va bene il Mercato Globale, MA … andare a sfruculiare lo Spettro del Colonialismo Francese quando hai avuto _ … hai, e per sempre avrai ! _ il Nazismo “a Casa Tua” NON mi pare proprio furbissimo ! 😉

  20. Josemar scrive:

    O.T
    Si era parlato qui della morte di Helin Bolek, musicista di Grup Yorum, cui è seguita poi la morte di Ibrahim Gokcek e di Mustafa Kocak, anche loro musicisti del gruppo.
    Oggi leggo questa notizia che condivido, che non riesco a decifrare, ma che mi sembra mostri un’azione spontanea e non forgiata…e tragica..

    https://www.repubblica.it/esteri/2020/05/21/news/turchia_le_note_di_bella_ciao_diffuse_dalla_moschea_di_smirne_l_ira_del_governo_di_erdogan-257262735/?ref=RHPPLF-BH-I257266285-C8-P3-S1.8-T1

    • Moi scrive:

      Penso che sia una forma di Protesta VS Recep Tayyip Erdoğan : i Paesi (del tutto o prevalentemente) Islamici hanno tantissimi difetti ma almeno … oppòrvisi NON è un Giuòco da Cosplayers ! 😉

  21. Moi scrive:

    E INFATTI …

    Turchia, le note di Bella Ciao diffuse dai minareti delle moschee di Smirne. L’ira di ErdoganTurchia,

    https://www.repubblica.it/esteri/2020/05/21/news/turchia_le_note_di_bella_ciao_diffuse_dalla_moschea_di_smirne_l_ira_del_governo_di_erdogan-257262735/

    le note di Bella Ciao diffuse dai minareti delle moschee di Smirne. L’ira di Erdogan
    Il minareto di una delle moschee di Smirne che hanno diffuso Bella Ciao

    La provocazione, in pieno Ramadan, arriva dalla città più laica del Paese. La procura indaca non solo sugli autori del sabotaggio, ma anche su chi ha rilanciato attraverso i social la canzone partigiana, nella versione cantata dai Grup Yorum

    • Moi scrive:

      “Pieno Ramadàn” … Alfinéssadmàn ! 😉 😀

      ——————-

      ألفينيسادمان (… GoogleTranslate l ‘ ha traslitterato giusto ?)

    • Moi scrive:

      Vedo che la Notizia di Bella Ciao al posto dell’ Adhān [ أَذَان‎] ha avuto molta ” echo ” 😉 mediatica in Italia … probailmente più per il brano che non per il contesto quanto mai curioso, specie se si ignora l’ attualità politica Turca sulle opposizioni a Erdoğan !

      • Miguel Martinez scrive:

        per Moi

        “specie se si ignora l’ attualità politica Turca sulle opposizioni a Erdoğan !”

        Il bello è che conosco personalmente qualcuno di quell’ambiente.

        Sono aleviti, cioè discendenti un po’ misteriosi degli gnostici dell’Anatolia, mai realmente islamizzati, con tutto un loro mondo segreto (parallelo ai mondi segreti delle confraternite sufi, ma distinto).

        Sono caratterizzati da un’opposizione storica al “sultano” (a differenza dei curdi, che spesso erano i più devoti); e dall’idea della morte come realizzazione eroica.

        Che può avvenire attraverso la lotta armata, il brigantaggio, o il suicidio per motivi ideali.

        Molto lontani dalla “sinistra” in senso europeo, sono però rimasti folgorati dal mito della morte di Che Guevara.

        A un certo punto hanno costituito due organizzazioni, dalle sigle quasi identiche: una legale e una dedita alla lotta armata – una lotta armata sempre attenta a non fare morti innocenti.

        Credo che la cosa più simile che io conosca in Europa sia la Guardia di Ferro di Codreanu, ma non fa molto politicamente corretto dirlo.

        • Mirkhond scrive:

          A mio modesto parere gli Aleviti sono (almeno in parte) i discendenti dei Pauliciani armeni, abitando praticamente negli stessi territori e agendo con dinamiche di opposizione al potere centrrale ortodosso, ieri bizantino, oggi sunnita (con la parentesi kemalista), sostanzialmente simili.

        • Peucezio scrive:

          Miguel,
          affascinante.

  22. Mauricius Tarvisii scrive:

    Si parla di superamento dello Stato e di capacità di autorganizzarsi delle comunità.

    Negli USA pare sia stato preso alla lettera

    https://www.nbcnews.com/news/us-news/native-american-health-center-asked-covid-19-supplies-they-got-n1200246

  23. PinoMamet scrive:

    Non c’entra niente, ma leggo alcune notizie su organizzatori di concerti da balcone- all’inizio osannati come salvatori della morale nazionale- denunciati per schiamazzi e disturbo della quiete

    (e visto che sono maligno: trattandosi almeno in un caso di dj, non escludo che i loro concerti patriottici si siano presto trasformati davvero in schiamazzi e raduno di casinari)

    leggo e vedo video di giovani casinisti che si affollano per un aperitivo…

    ma soprattutto esco una sera (ieri) e vedo che nella cittadina i locali aperti alla sera “per prudenza” sono pochissimi.
    Risultato, in questi pochissimi si addensano i giovini.
    Ora, non sarebbe più logico aprirne tanti , in modo da diluire e controllare l’affluenza?

    Insomma, mi sembra che stia tornando il solito spirito dell’Italia normale, cattiva, arraffona e disorganizzata.
    E tiro un sospiro di sollievo.

    • Peucezio scrive:

      Pino,
      “Ora, non sarebbe più logico aprirne tanti , in modo da diluire e controllare l’affluenza?”

      Certo, solo che questa non è una cosa centralizzata, ognuno apre se vuole.

      E’ il motivo per cui sostengo che lo stato doveva sovvenzionare bar e ristoranti con una valanga di soldi: in questo modo anche chi sa che aprendo lavorerà pochissimo o avrà grosse spese, è comunque incentivato a farlo, perché non ci perde comunque.

  24. Moi scrive:

    @ HABSBURGICUS

    La Combo Micidiale 😉 Legge Merlin + Fàiga Starvation … ci farà ripiombare in Fase 1 entro Giugno ?!

    https://www.2anews.it/attualita/fase-2-boom-di-richieste-delle-escort-in-due-giorni-ho-guadagnato-quasi-3000-euro.html

    Fase 2: boom di richieste delle escort. “In due giorni ho guadagnato quasi 3000 euro”

    Fase 2, gli italiani tornano in massa dalle escort: «Ma vogliono baci e rapporti non protetti»

    https://www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/fase_2_escort_ultime_notizie-5221164.html

  25. Moi scrive:

    *** Fàiga Apocalypse ?! ***

    La fase 2 delle prostitute: tariffe e precauzioni sanitarie, l’impensabile (?! ; ndr) sorpresa al ritorno in strada

    https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/22777529/fase-2-prostitute-tornano-strada-tariffe-precauzioni-sanitarie-sorpresa-impensabile.html

    ————————————–

    Escort: la “fase 2”
    Mascherina anche a letto

    https://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/escort-la-fase-2-br-mascherina-br-anche-a-letto-1.8088764

    —————————–

    Coronavirus a Roma, scatta la fase 2 del sesso: ecco le prostitute (OTR, ndr) in mascherina

    https://www.leggo.it/italia/roma/coronavirus_fase_2_prostitute_in_mascherina_22_maggio_2020-5241521.html

    • habsburgicus scrive:

      @Moi
      la signorina dixit
      “Qui nessuno ti fa niente. Se prendi una multa, non la paghi, perché è difficile farcela recapitare”

      certo che l’Italia è la cuccagna per gli stranieri 😀 (e poi qualcuno si stupisce se alle elezioni certi partiti vincono 😀 anche se poi perdono dopo :D)
      gli italiani non hanno alcun diritti, li si può obbligare a pagare tutto e di più (e senza fiatare !), donde la paura di moltu
      e queste..se ne fregano 😀
      ma è inutile criticarle..siamo fessi noi..che accettiamo tutto !
      per gli italiani, come si è visto, in questi mesi, tale tolleranza non c’é !
      tanto, son solo italiani !

      • habsburgicus scrive:

        @Moi
        sul problema, in generale…
        esiste !
        il presunto perbenismo di sx e dx lo ignora, ma c’è
        il rischio- che non sia mai !- di un secondo e tragico lockdown, che pagheremo tutti sfortunatamente, per le intemperanze “erotiche” di qualcuno non è fantasia !
        eppure, è un problema anche il sesso…
        se lo Stato fosse serio, sarebbe l’occasione giusta per abrogare la legge della senatrice.. e regolamentare il settore, con liberalità ma anche con durezza estrema per chi sgarrasse e non ottemperasse alle regole sanitarie e igieniche
        come effetto collaterale, l’Italia glielo metterebbe nel didietro (e non dal lato sessuale :D) ad Austria, Svizzera e Slovenia 😀
        ma è inutile !
        parole al vento

      • Z. scrive:

        habs, se non hai beni su cui fare esecuzione forzata è difficile fare l’esecuzione forzata sui tuoi beni.

        Non dipende dalla nazionalità. Diciamo che è una di quelle tante vite difficili che molti italiani non vogliono fare.

        Ma non tutti, eh. Ce ne sono che la fanno.

  26. Moi scrive:

    … Comunque il Chaos Totale (Far West Anarchico Legislativo) da Rischio Contagio causa Prostituzione , dopo 62 anni, si può parlare di un’ Unica Causa Incausata !

    • Z. scrive:

      Moi, stavolta non ho capito nemmeno io, che qua dentro – soprattutto per affinità geografica e culturale – sono forse il migliore interprete della tua attività di castronauta.

      Non è solo oscuro il senso del commento ma è pure poco chiara la struttura logica e sintattica della frase. Non si capisce quale sia il soggetto né quale sia il verbo. Si capisce solo che parli di donnine 🙂

      Abituati a scrivere in modo da farci capire almeno qualcosa!

      • habsburgicus scrive:

        2020-62=1958
        legge di una nota senatrice (tessera PSI), citata spesso nei film di Totò, ad esempio Totò d’Arabia, quando el-Kassem, parlando del “Kuwait” gli dice che “noooo, sono chiusi e da tanto tempo” e il nostro Mr. Toto “ma quanta strada ha fatto questa senatrice [nome”]” !
        ed è abbastanza chiaro..
        o, meglio, non meno oscuro del solito 😀

      • paniscus scrive:

        “della tua attività di castronauta.”
        —————–

        Solo per dire che questo vocabolo è straordinario! 🙂

        • Moi scrive:

          … Habs l’ha capé ! 😉

        • Peucezio scrive:

          In effetti si fanno monumenti, si intitolano strade, ecc. a persone che hanno dato un grande contributo alla società.

          Una persona che ha contribuito in modo grandissimo a rovinarla come la Merlin, come si fa a ricordarla nella sua nefandezza?
          Non le si potrebbe intitolare per esempio un virus, qualcosa di molto brutto…?
          Erigerle dei monumenti mostruosi, che facciano spavento e deturpino i luoghi in cui vengono eretti…?
          Non si potrebbe creare un albo, fare delle lapidi con la lista delle persone il cui influsso è stato rovinoso, per additarle al pubblico ludibrio della posterità nei secoli?

      • Peucezio scrive:

        Z.,
        tanto più glie lo chiedi e meno lo fa. 🙂

  27. Z. scrive:

    A proposito di feudalesimo…

    in democrazia, il tuo voto conta;
    nel feudalesimo, il tuo conte vota;
    in Italia, col tuo voto conta Conte.

  28. Infinity's goon scrive:

    Forgiare mi sembra un brutto verbo 😀
    E poi è facile a dirsi, la chiesa con i suoi gruppi parrocchiali etc ha qualche esperienza, ma dubito che sia all’altezza del disastro che prospetta l’articolo.
    Una volta i disastri erano così frequenti che c’era quasi sempre qualcuno che ricordava cosa aveva funzionato nel disastro precedente, ma adesso ?
    Gli unici modelli su cui potremo contare sono i film di hollywood, ma vista la scarsità di AK-47 da queste parti sarà un problema 😀

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Infinity’s goon

      Vorrei cercare di risolvere questo problema, che bisogna sempre approvare i tuoi commenti. Non succede con nessun altro, e non riesco a capire perché.

      Prova a commentare, cambiando il nome (l’unica cosa di strano che ha, è quell’apostrofo, ma che ne so, magari la parola “goon” non piace a qualche censore virtuale): la prima volta verrai respinto, perché come è normale occorre attendere essere approvati, ma vediamo se il problema sussiste dopo.

      Non importa che sia un commento intelligente, dopo averlo approvato, lo posso cancellare, poi riprovi con lo stesso nome.

  29. Infinitys scrive:

    Ho cercato in giro e potrebbe essere proprio l’apostrofo nel nome a dare fastidio a wordpress. Tra l’altro dà spessissimo fastidio essendo un carattere fondamentale in molti linguaggi di programmazione.

  30. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per Z

    “Dove siano queste comunità trionfanti non saprei.”

    Guardando il mondo in una goccia d’acqua, che è l’Oltrarno:

    1) è palese il collasso delle istituzioni. Questa è una città che ostenta ricchezza in maniera oscena, e il sindaco ha detto che non potrà più garantire l’illuminazione o la raccolta dei rifiuti. Certo, sta piangendo miseria per scroccare soldi allo Stato, ma non è che lo Stato sia messo tanto bene…

    2) sono le istituzioni stesse, o meglio i funzionari e i politici più lucidi, che ci chiedono di fare qualcosa, al posto loro (telefonate e mail da tutte le parti….).

    3) Il problema ovviamente è che questa particolarissima crisi ha come caratteristica fondamentale il blocco dei rapporti umani, che sono la base di qualunque comunità (e questa è una cosa a cui Turiel non ha pensato).

    • Z. scrive:

      Quanti reparti covid avete allestito in Oltrarno? Quanti malati avete curato in autonomia? Quanti morti avreste avuto se le istituzioni non avessero stabilito regole, protocolli e direttive, e vi foste basati sull’opinione del traduttore, del pizzaiolo, del giurisperito, del calzolaio?

      E state in una regione a relativa distanza dal disastro lombardo, quindi vi sarebbe andata pure meglio che a noi, ceteris paribus.

  31. Moi scrive:

    Sono le istituzioni stesse, o meglio i funzionari e i politici più lucidi, che ci chiedono di fare qualcosa, al posto loro (telefonate e mail da tutte le parti….).

    ————–

    … Magari volendo fare i Fighi con la nota citazione di JFK ! 🙁
    (John Fitzgerald Kennedy)

    • Z. scrive:

      Ich bin ein Hinterärner?

    • Z. scrive:

      Visto che sostieni che durante le epidemie le comunità sopravvivono mentre gli Stati schiattano o scompaiono, cercavo di farmi un’idea dei numeri.

      Come sai io sono molto scettico sulle contrapposizioni di questo tipo, e sono convinto che una comunità locale – proprio nell’ottica della sussidiarietà di cui qui parliamo spesso – sia uno dei livelli di governo. Quindi non mi stupisco se mi parli di come vi siete attivati e di come avete provveduto ai bisogni delle persone, per quanto di possibilità. Soprattutto non vedo in questo alcuna contrapposizione col ruolo delle istituzioni.

      Ma siccome mi pare che tu la veda diversamente, se di contrapposizione si tratta occorre contrapporre i dati.

  32. habsburgicus scrive:

    OT
    esattamente 75 anni fa, il 23 maggio 1945 (in realtà già al mattino) cessava per sempre di esistere il Reich tedesco, esistente almeno dal 18/7/1871 ma de facto come Norddeutscher Bund già dal 1/7/1867 e volendo, su su per li rami, fin dall’800 d.C (nome ufficiale dal 1943, Großdeutsches Reich; Deutsches Reich si chiamava dal 1919, ma la locuzione talora era già usata dal 1871 sino al novembre 1918 insieme a Deutsches Kaiserreich)
    in quella mattina i britannici, con brutalità inaudita, arrestarono a Flensburg il Grande-Ammiraglio Karl Dönitz, Presidente legale del Reich dal 1/5/1945 e il comandante della Kriegsmarine amm. von Friedeburg che, umiliato per essere stato soggetto a perquisizione corporale da parte di un nemico privo ormai di ogni freno, decise di uccidersi, non volendo sopravvivere alla finis Germaniae..furono arrestati anche tutti i Ministri, fra cui il conte Schwerin von Krosigk agli Esteri (in carica ininterrottamente, seppur alle Finanze, dal giugno 1932 sotto von Papen, Schleicher e Hitler e confermato-e promosso- da Dönitz), autore di memorie interessanti !
    le cronache non ci dicono chiaramente (o forse lo dicono ma a me è sfuggito 😀 comunque sono rare) quale fosse la bandiera che sventolava sulla nave “Patria”, sede del governo del Reich a Flensburg (in danese Flensborg)
    i.era ancora la Hakenkreuz, certamente ancora in vigore l’8/5/1945 ?
    ii.o era la Schwarz-Weiß-Rot, legalmente Reichsflagge dal 13/3/1933 al 15/9/1935 (come già dal 1/7/1867 all’11/8/1919) ancorché fu de facto sostituita dalla Hakenkreuz sinché a Norimberga, una delle famosi leggi che prendono nome da quella città, fissò la Hakenkreiz come Reichsflagge de iure ?
    da un punto di vista giuridico si può discutere se lo Stato tedesco creato dagli americani (sull’aborto creato dai sovietici e noto come “DDR”” è manco necessario spendere tempo :D) sia legittimo
    Dönitz, quando fu liberato dopo i 10 anni di Norimberga, pare si ritenesse ancora il legittimo Capo dello Stato
    in Polonia (altra gente, altra storia) quando finalmente nel dicembre 1990 riuscirono a togliersi dai piedi il marxistissimo Wojciech Jaruzelski (sovietico fino al midollo), un anzianissimo signore (che si definiva Presidente della Repubblica polacca in esilio) andò da Lech Wałęsa (primo non-marxista a divenire Presidente) e gli consegnò il sigillo della Polonia libera ! così vissero tutti, felici, legittimi e contenti 😀
    idem faranno in Estonia nell’ottobre 1992

    • habsburgicus scrive:

      le cronache manco ci dicono quali fossero ancora le rappresentanze diplomatiche della Germania morente , ma è presto fatto il calcolo:
      un’Ambasciata a Tokyo (Stohrer) il Giappone però la chiuse verso il 15/5/1945, dopo aver denunciato il Tripartito (sic !), episodio in gran parte ignoto
      un’Ambasciata a Nanchino (Woermann) il Giappone però la chiuse verso il 15/5/1945, idem
      una Legazione a Xinjing (Manciukuò) il Giappone però la chiuse verso il 15/5/1945, idem
      forse ancora operava la Legazione a Bankgok (purché il Giappone non abbia ordinato ai thai di chiuderla)
      è dubbio che operasse ancora la Legazione a Kabul, probabilmente chiusa verso il 9 maggio , come effetto della capitolazione (fra 6 e 9 maggio furono chiuse le Legazioni a Lisbona, Berna, Stoccolma e Dublino e l’Ambasciata a Madrid)
      invece il Papa ancora accettava probabilmente alla mattina del 23 maggio von Weizsäcker (padre di un presidente tedesco degli anni del proto-Kohl !) come Ambasciatore, pur non avendo espressamente riconosciuto Dönitz
      manca purtroppo un libro serio, dettagliato, an-ideologico, attento alle minuzie e al contempo critico, sul governo Dönitz (1-23 maggio 1945)…eppure la fine della Germania meriterebbe un suo cronista, no ? 😀

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      da un punto di vista giuridico si può discutere se lo Stato tedesco creato dagli americani sia legittimo

      Cosa significa “Stato legittimo” dal punto di vista giuridico? Ogni Stato è legittimo per il proprio ordinamento…

      • Peucezio scrive:

        Uhm…
        Quindi se io entro in parlamento con le armi, occupo il Quirinale e Palazzo Chigi, insomma, prendo con la violenza il controllo di esercito, forze dell’ordine, televisione di stato, ecc. e, fatto ciò, istituisco un nuovo ordinamento, questo nuovo ordinamento è legittimo…

        Ma la legittimità sta nel fatto di avere il controllo de facto di uno stato già riconosciuto dall’ONU e dagli altri stati o basta il controllo di un territorio?
        Se la mafia quindi esercita un vero controllo su porzioni di territorio, vi amministra una sua forma di giustizia sommaria, secondo le sue regole, anche questo è legittimo per il proprio ordinamento?

        No, non mi torna troppo…

  33. habsburgicus scrive:

    e allora manca un passaggio
    la BRD avrebbe dovuto espressamente dichiararsi (posizione dominante sotto Adenauer) o non dichiararsi (posizione in qualche modo dominante ora) erede giuridico del vecchio Reich.. e trarne le conseguenze
    indi abrogare expressis verbis la legittimità dei governi 1933-1945..e dunque anche di Dönitz la cui legittimità deriva solo da un atto del precedente Presidente (che amava farsi chiamare Guida e Cancelliere del Reich e non portava il titolo di Presidente del Reich sin da quando successe a Hindenburg), il quale a sua volta aveva ius di fare quello e altro in base alla legge dei pieni poteri del 23/3/1933, più volta estesa, e soprattutto per via della legge del 26/4/1942 (ultima riunione del Reichstag) che gli conferiva poteri assoluti, lo “ius vitae ac mortis” si disse allora…
    a questo punto (meglio se accompagnato da un plebiscito), la BRD sarebbe stata legittima..e Dönitz (al momento rinchiuso per volere di uno Stato straniero in una segreta di Spandau) sarebbe stato privato di qualsivoglia legittimità teorica
    altrimenti è più dubbio 😀
    mi rendo però conto che i tedeschi sono stati ben contenti di un Adenauer che ha dato loro i marchi “pesanti” e il benessere, senza pensare troppo a questioni di legittimità 😀 😀 😀

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