Scale down

Qui si va spesso a finire per parlare degli anglosassoni, e più precisamente degli americani.

Su cui esistono due versioni, che se ci pensate finiscono per dire la stessa cosa.

Versione Uno.

Gli angloamericani sono meravigliosi araldi del progresso, della proprietà privata, della libertà, della fantasia industriale e cinematografica, in un mondo pieno di antichi e superstiziosi tiranni, e il loro destino è salvare il mondo.

Gli angloamericani sono bestioni ignoranti ed esaltati che vogliono dominare il mondo e distruggere tutte le cose antiche e belle in nome del consumismo.

Qualcosa di vero c’è, ovviamente.

Ma esiste anche qualcos’altro di profondamente americano.

Una sensibilità che esiste sin dagli inizi, o almeno dal 1705, quando  Robert Beverley pubblico History and Present State of Virginia, dove contrastò la vita degli Indiani d’America alla “società libertina, corrotta e vana” che aveva reso “depravata e schiava la restante parte dell’umanità.”

In Europa, quella che possiamo chiamare la Sinistra nasce (sommariamente) combattendo il feudalesimo: da lì tutto il pesante apparato di gloriose forze produttive da scatenare, il disprezzo per tutto ciò che sapesse di tradizione. Insomma, quella cosa che rende la Sinistra quasi un parassita (in senso tecnico) del capitalismo e dell’individualismo: “voi capitalisti inventate, noi socialisti ridistribuiamo!” Poi, come sempre, le cose sono infinitamente più complicate, e gli esseri umani reali, per fortuna, non ci stanno nelle scatole in cui decidono di rinchiudere se stessi.

Nel mondo anglosassone invece, le persone sensibili percepiscono da sempre (diciamo almeno dai tempi di William Blake) che il problema è proprio la modernità.

E dove ogni tradizione è stata sistematicamente smantellata, ogni comunità umana è stata dispersa, tradizione, paesaggio e comunità assumono un senso molto diverso.

Rising Appalachia sono due sorelle, dai banali nomi di Chloe e Leah Smith, nate nel deserto cementizio di Atlanta Georgia e poi fuggite tra i monti dell’Appalachia, dove un secolo fa mio nonno raccoglieva le canzoni dei contadini.

Anche le Rising Appalachia hanno fatto qualcosa del genere, mescolandovi molte altre cose e suonando per strada.

Oggi cantano e commerciano i propri album senza intermediari.

Scale Down vuol dire “ridimensionare”, rendere più piccolo qualcosa.

Ci possiamo leggere, se volete,

la Omnia vincit humilitas, dell’Ordine degli Umiliati (così anonimi che dedicarono la propria chiesa qui a Ognissanti),

oppure l’opposto della “crescita” che è la base stessa di tutti i prometeici progetti della modernità, dal Canale di Suez alla conquista della Luna

oppure, semplicemente, non prenderti troppo sul serio.

Ma queste riflessioni non possono disgiungersi da qualcosa che la rivoluzione della proprietà nell’Inghilterra del Quattrocento ha inciso indelebilmente nelle intelligenze anglosassoni: la riflessione su se stessi. Che a pensarci, accomuna Shakespeare agli sciroccati in cerca di terapie alternative.

Alzati in piedi, guardati attorno e poi ridimensiona anche quello

Woh, io credo a una rivoluzione,
credo che adesso sia a portata di mano, ci credo,
mani forti si rafforzano tutti i giorni, tutti i giorni a richiesta
perché vedete, io sono un fabbro di metallo e di parole
e anche una pecora nera come la pece,
e o Signore, in questa vita, questo è tutto, tutto ciò che abbiamo finito per fare
perché cinquecento anni fa, quando questi stessi alberi erano più folti,
e tutto questo colore primordiale, e quindi il caos qui aveva un senso.
Non c’era alcuna coscienza di perdere tutta una montagna,
quella montagna che io chiamo casa
e, o Signore, o Signore, questi stessi alberi, si stendevano avanti e avanti
senza che si parlasse di scomparire o a chi appartenere
e queste stesse montagne mandavano echi di pace
Molto tempo prima che ci fossero le notizie, e ora, oh, anche quello è quasi andato,
ora anche quello è quasi andato,
dimmi allora cosa abbiamo fatto come civiltà
per distruggere nella nostra stessa scia
quella metaforica mano che ci nutre tutti
stiamo buttando nella spazzatura la nostra stessa torta di compleanno
e io mi ritengo una scettica, ma, o Signore, sono ottimista nell’anima
veniamo tutti scagliati e trascinati in giro come un toro
lui è potente e adirato, eppure in qualche modo quegli spessi anelli lo sottomettono e lo trascinano
Allora, non ti mettere anche tu a chiudere la porta alla verità sgradevole e appiccicosa delle cose.

Ecco che andiamo.
Forza esci dall’auto,
cammina, ti fa bene,
smettila di consumare ciecamente,
arrangiati con ciò che hai e possiedi
e ridimensiona pure quello.

Comincia lì,
tutti hanno tanto da ridire su tutti gli altri,
ma sono le nostre stesse trasgressioni che tendono sempre a sciogliersi
e scomparire nella critica di chi è la colpa o chi va accusato o chi è nel torto,
Ma, no, no, no, ciasciuno di noi,
stiamo facendo qualcosa che è troppo difficile o troppo veloce o troppo lungo
e non c’è nessuno a parte noi stessi che possa far durare questa cosa, nessuno a parte noi stessi

Comincia allora lì,
Ognuno guardi a lungo e severamente se stesso, a lungo e severamente se stesso
Signore, comincia lì,
Ognuno guardi a lungo e severamente se stesso, a lungo e severamente se stesso

Stand up, look around and then scale that down too
Stand up, look around and then scale that down too
Stand up, look around and then scale that down too
Stand up, look around and then scale that down too
Stand up, look around and then scale that down too.

Woh, I believe in a revolution,
I believe it is at hand now, believe in it,
Thick hands are strengthened daily, daily on demand
Because see, I am a blacksmith of metal and words
And a sheep that’s pitch black too,
And lord, in this life that’s all, all we wound up to do
Because 500 hundred years ago, when these same trees were more dense,
And all this color pristine, so the chaos here made sense.
There was no knowing of the loss of a whole mountain,
Of that same mountain that I call home
And lord, lord, these same trees, they rolled on and on,
Without mention of vanishing or with whom to belong
And these same mountains echoed peace out
A long time before the news, and oh, now that too is nearly gone,
Now that too is nearly gone,
So tell me what have we done as a civilization
To destroy in our own wake
Oh, that metaphorical hand that feeds us y’all
We are trashing our own birthday cake
And I consider myself a skeptic but lord, I’m an optimist in soul
And we are all getting throwed around and dragged along like the bull
He is huge and rageful, yet somehow subdued and hauled by those thick rings
So don’t you too shut out the nasty, sticky truth of things.

Here we go.
Get the fuck out your car,
Walk, it’s good for you
Stop consuming blindly,
And get by on that that you do have and possess
And then scale that down too.

It starts there,
Everybody’s got a lot to say about everybody else
But it’s our own transgression that always tends to melt away
And fade into that critique of whose fault or whose blame or whose wrong,
But oh, no, no, each and everyone of us,
We are doing something it’s too hard or too fast or too long
And there’s none but ourselves to make this thing last, none but ourselves
No, there’s none but ourselves to make this thing last, none but ourselves
So there’s none but ourselves to make this thing last, none but ourselves
Oh no, there’s none but ourselves to make this thing last, none but ourselves.

So it starts there,
Everybody take a long, hard look at you, a long, long, hard look at you
Lord, it starts there
Everybody take a long, hard look at you, a long, hard look at you
Oh no, it starts there,
Everybody take a long, hard look at you, a long, hard look at you
Oh no, it starts there,
Everybody take a long, hard look at you, a long, hard look at you.

And you stand up, and you look around and then you scale that down too
Lord, stand up, look around and then scale that down too
Stand up, look around and then scale that down too
Stand up, look around and then scale that down too
Stand up, look around and then scale that down too.

[Woh, you scale that down]
Stand up and you look down and scale that down too
[Oh no, you scale that down]
Stand up and you look down and scale that down too
[Oh no, you scale that down]
Stand up and you look down, then scale that down too
[Woh, you scale that down]
Stand up, you look down and scale that down too.

Woh no, you stand up, you look down and scale that down too
Oh, you stand up, you look down and scale that down too
Oh, you stand up, you look down and scale that down too
Oh, you stand up, you look down and scale that down too.

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52 risposte a Scale down

  1. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “tra i monti dell’Appalachia, dove un secolo fa mio nonno raccoglieva le canzoni dei contadini.”

    Su questo ti annuncio che tassativamente non potrai esimerti dal raccontarmi tutto per filo e per segno, con ampia dovizia di particolari! 🙂

    Bello il video. Un po’ strano musicalmente, poco ritmico: sembra che voce e accompagnamento vadano ciascuno per conto suo.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      In realtà, mio nonno raccolse anche canti dei neri e degli Indiani. Con gli strumenti che si aveva all’epoca. Era un cantante lirico, innamorato della Germania, e aveva anche una scimmia che un giorno diede fuoco alla sua casa (gli americani, si sa, vivono in case di legno). E i suoi avi erano Puritani.

      “Bello il video. Un po’ strano musicalmente, poco ritmico:”

      Le sorelle la chiamano “Slow Music”.

      Una cosa che mi piace molto è il loro accento, che è mostruosamente americano. Proprio quell’accento che mi dà fastidio quando sento le studentesse americane che schiamazzano a Firenze. Però ogni cosa al mondo, al posto giusto, è bella. E questo è il posto giusto.

      • Peucezio scrive:

        Ma ti è rimasto qualcosa di quello che lui ha raccolto?
        Sai se raccoglieva testi, musiche (su spartito) o se ha fatto proprio registrazioni?

        “In realtà, mio nonno raccolse anche canti dei neri e degli Indiani.”
        Certo che a voi Alan Lomax vi fa un baffo…

        • Miguel Martinez scrive:

          per Peucezio

          “Ma ti è rimasto qualcosa di quello che lui ha raccolto?”

          A me no, forse ce l’ha una cugina.

          Ha fatto proprio delle registrazioni.

          Nella mitologia familiare, il nonno sarebbe stato “adottato” da una non meglio precisata tribù indiana.

          Ho il vago ricordo di aver visto una foto di lui con pennacchi vari, ma forse è un falso ricordo.

          Sua moglie aveva invece una sorella lesbica, che ha convissuto per tutta la vita con un’amica che all’inizio del Novecento aveva vissuto alla corte del re della Tailandia. Insieme, da ragazze, facevano musica per strada, suonando un organetto.

          Così va l’America.

          • Peucezio scrive:

            Affscinante.
            Ma tu l’hai conosciuto il nonno?

            Comunque sia ti ingiungo ti prendere contatto immediatamente con tua cugina per le registrazioni!! 🙂
            Scherzi a parte, è un materiale prezioso, sarebbe veramente bello poterne disporre. Mi piacerebbe davvero molto se ci fosse modo di recuperarlo.

      • PinoMamet scrive:

        “Però ogni cosa al mondo, al posto giusto, è bella.”

        OMDAM!

        • Z. scrive:

          Nota che Miguel implicitamente ammette che Firenze è il posto sbagliato.

          Forse pet questo il Nettuno, che si erge al centro del mondo, sembra guardare verso Firenze con espressione di biasimo.

  2. mirkhond scrive:

    “Su questo ti annuncio che tassativamente non potrai esimerti dal raccontarmi tutto per filo e per segno, con ampia dovizia di particolari! ?”

    A tutti quanti! 🙂

  3. Francesco scrive:

    “scale down” ha un bel suono, molto ragionevole come slogan

    ma puoi veramente chiedermi di rinunciare allo sbarco sulla Luna (sublime quanto inutile) e ai canali di Suez e Panama?

    non ce la faccio proprio, posso provare a essere umile in conto terzi (non so volare e non ho forza a scavare) ma di non amare quelle imprese non posso

    ciao

    • Z. scrive:

      Nemmeno io.

      Che poi, certo, un mondo con grandi orizzonti crea i gulag e le atomiche. Ma un mondo che come orizzonte ha il cortile crea Di Maio e Uomini e Donne.

      • Lucia scrive:

        No dai, il mondo “da cortile” crea anche Emily Dickinson, gli stoici e Socrate..

        • Francesco scrive:

          Atene non era esattamente un cortile però!

          Credo anzi fosse intellettualmente il centro del mondo

          Il cortile, temo, ha una ristrettezza intrinseca che non può far crescere nulla di grande. Minimo minimo deve essere “aperto” al mondo a suon di libri, aedi e racconti

    • Moi scrive:

      Ah, il Canale di Suez … e la Hybris IttioKalergica 😀 di Ferdinand de Lesseps !

      … se n’è già parlato ! 😉

  4. PinoMamet scrive:

    Non c’entra niente e ma ve lo devo postare perché è troppo bello:

    copio paro paro da Facebook, la pagina della Flat Heart Society che annuncia:
    “The Flat Heart Society has members all around the globe”

    la commenta una pagina di nome Sci-Tech Universe: “Say that again, but slowly”
    😀

  5. PinoMamet scrive:

    Per i pugliesi del blog (e mi scuso per l’involontario e spero momentaneo deragliamento del post):
    http://moked.it/blog/2018/02/08/eliezer-tritto-1928-2018/

    • Peucezio scrive:

      Sì, lì la cosa è legata a un’apparizione, giusto?
      Il mondo popolare non fa filtri da questo punto di vista: un’apparizione è un’apparizione, quindi crea un culto, dei seguaci…

    • PinoMamet scrive:

      Non so se fosse proprio un’apparizione; comunque una crisi mistica di questo Donato Manduzio durante un periodo di malattia o di convalescenza.

      Ho anche incontrato, per caso, un discendente israeliano di questa comunità.
      Già l’israeliano medio, facendo, per dirla alla buona, media tra arabi e tedeschi, assomiglia all’italiano medio (solo vestito peggio 😉 ) ;
      questo ragazzo poi aveva proprio, inconfondibilmente, la faccia da italiano. Quando poi mi ha detto le sue origini, ho capito il perché 😀

  6. Moi scrive:

    Il Boldrino Canadese 😉 Trudeau ha strolgato “peoplekind” … 😉

  7. Moi scrive:

    Purtroppo con le Nuove Indicizzazioni non accade quasi più, ma … bei tempi quando in Google cercavi “sexist” e ancora ti chiedeva se per caso non intendevi “sexiest” 😉

  8. Moi scrive:

    Per quanto riguarda la Reintroduzione della Leva Militare …

    (alla quale Salvini ha cercato di dare più “appeal” dicendo che servirà soprattutto a tenere le strade e le piazze linde e tranquille al riparo da Terroristi Islamici, “Risorse Boldriniane” Stupracciatori, Giovinastri dei Centri Sociali OKKupati, Zingari, ecc … nonché addestramento “Badass” stile Krav Maga Israeliano, che si sa ch’è fighissimo) …

    … ma, nel caso ipoteticissimo, sarebbe di nuovo solo MasKile ?! 😉

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Ovvio: il contrario sarebbe GIENDEEERRR!1!!

    • PinoMamet scrive:

      In questo caso non la penso come Mauricius.

      Cioè:
      -uno, la leva non verrà mai reintrodotta (mai è usato nel senso umano, cioè: da qui a 50 anni);

      -due, se venisse reintrodotta, sarebbe il solito servizio civile che vuo, dire tutto e niente, magari come prosieguo della famigerata alternanza-scuola-lavoro e introduzione al mondo del precariato dei lavori sociali, perchè noi siamo nonviolenti e ripudiamo la guerra e blabla;

      -tre, ovviamente donn* e uomin* sono ugualxyz* e quindi la farebbero tutt***

      nel frattempo, l’Italia continuerà con il suo ormai tradizionale esercito di professionisti pre-poliziotti con donne in prima fila nelle parate, come se fosse ‘sta gran novità.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “In questo caso non la penso come Mauricius.”

        Pensa alle cause intentate dai soldati perché durante le attività di alternanza militare, è stato loro impedito di usare l’iphone!

        E ai comunicati stampa di protesta perché il riscaldamento non funziona in caserma!

        E il soldatino che sbuccia le patate ha la qualifica HACCP?

        • Francesco scrive:

          lo sai che stai citando parola per parola il programma dei cinque stelle, tolti i segni di interpunzione a fine frase?

        • PinoMamet scrive:

          Infatti saranno proprio questi i motivi per cui non verrà mai (vedi sopra) reintrodotta la leva.

          Chi vorrebbe perdere i voti di un milione di mamme e di un milione di diciottenni neo-votanti, per acquistare quelli di un manipolo di fasci e militaristi?

          E poi la leva di quando c’era era fatta- sempre meno!- da ragazzi che se venivano bocciati, a casa pensavano “vuol dire che non hai studiato”, e che se il riscaldamento della scuola non funzionava, a casa dicevano “mettiti il maglione pesante”.

          Questa sarebbe fatta da ragazzi che se vengono bocciati, a casa controllona il PTOF e si accertano che la scuola “abbia messo in atto tutte le dovutamente segnalate e concordate misure di recupero” e poi alla fine fanno ricorso, e se il riscaldamento non funziona minacciano di avvertire la stampa locale, i Carabinieri, il Gabibbo e Batman…

  9. Moi scrive:

    In realtà di donne dell’ esercito ce ne sono già … almeno a comandare, che “men are the expendable gender” è un “ever green” anche per la Boldrini ! 😉

    https://www.youtube.com/watch?v=dYUOP0V-6wA

    ma forse (!) 😉 NON avranno tacchi e shorts infrachiappa !

  10. Moi scrive:

    Woh woh woh woh woah ! 😉 “Rising Appalachia” … wait a sec, bro ! … Ain’t that gonna be “Cultural Appropriation” by Hetero-Cis White Scum !?!?

    ————

    https://www.youtube.com/watch?v=n_pLleIU41A

    Just spot the difference ! 😉

    • PinoMamet scrive:

      Ho cercato “Rising Appalachia cultural appropriation” e l’unico risultato che c’entra qualcosa è un accenno al fatto che le due sorelle del video starebbero battendosi contro la suddetta appropriazione.

      Wikipedia, nelle sue pagine, non mette stranamente noente del background etnico delle due musiciste, quindi attribuiamo loro d’ufficio un antenato cherokee 😉

      del resto, pare che nessun indiano abbia protestato contro di loro, quindi evono avere le carte in regola 😉

      PS
      ok, mettersi una penna nel culo non fa di te una gallina, e mettersi una penna nei capelli non significa appropriarsi della cultura ntivo-americana, ma…

      siamo in America, e gli altri post che ho trovato sono di neri che se la prendon con Miley Cyrus perchè muove il culo come una negra…

  11. Daouda scrive:

    Miguel secondo l’islam quali sono le facoltà della nafs ossia dell’anima. Grazie ( sull’induismo lo so che secondo G. è complementare a questo)

  12. Z. scrive:

    Miguel,

    davvero, ma tu come fai ad ascoltare roba del genere?

    Questo pezzo è così dissonante che fa venire il mal d’auto. Pare scritto per cultori della stonatura.

    Per forza hai sempre idee agitate. Ti incattivisci con la musica 😀

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