Visioni protestanti

Abbiamo già citato più volte l’autore inglese Sydney Carter.

Per me è la quintessenza dello spirito protestante.

Il vento che nel ciclo delle cose, spazza via le foglie ingiallite, perché si rinnovi l’antico albero.

“C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.”

Non esiste antidoto migliore all’identificazione, alla tentazione di farci divorare da fantasmi e vampiri. E vale anche fuori da storie di chiese e di bibbie.

Traduco “stranger” come “forestiero”, termine un po’ inusuale, ma che non porta con sé il peso burocratico di “straniero” o quello ostile di “estraneo”.

Tempo fa, trovai su Youtube una bella lettura di questo testo, da parte di Henri Franciscus, ma sembra scomparsa: tutto passa.

The Holy Box

La Bibbia era stata portata via
il nome di Gesù se ne stava come lenzuola disordinate gettate sul pavimento
c’era un forestiero accanto alla porta
non lo troverai qui, disse
questa è la dimora dei morti
lo avete messo in una scatola santa
ma lui ha rotto tutte le serrature
chiamatelo Cristo o con qualunque altro nome
la forma della verità sarebbe la stessa

Mi svegliai, erano le otto
sentii cantare il gallo
sentii la campana suonare
la chiesa era in piedi e tutto andava bene
sapevo che la Bibbia spessa e nera
se ne stava al sicuro sul dorso dell’aquila
Come potrebbe mai Gesù essere lo stesso
se avesse un altro nome
Santa santa è la scatola
e nessuno può romperne la serratura

The Bible had been rolled away
the holy name of Jesus lay like crumpled linen on the floor
a stranger stood beside the door
you will not find him here
he said
this is the dwelling of the dead
you put him in a holy box
but he has shattered all the locks
by Christ or any other name
the shape of truth would be same
I woke and it was eight o’clock
I heard the crowing of a cock
I heard the tolling of the bell
the church was standing all was well
I knew the Bible thick and black
was safe on the eagle’s back
How could Jesus be the same
if he had another name
Holy holy is the box
and nobody can break the locks

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12 risposte a Visioni protestanti

  1. Francesco scrive:

    sempre pensato che i protestanti abbiano torto, come cavolo puoi essere cristiano e pensare “by Christ or any other name/the shape of truth would be same”

    questo è bieco razionalismo antropocentrico, la stupida presunzione di poter arrivare alla verità da soli, per cui l’Incarnazione è un mero accidente, di fatto inutile

    questo lo può pensare benissimo un ateo o un teista

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “questo è bieco razionalismo antropocentrico, la stupida presunzione di poter arrivare alla verità da soli, per cui l’Incarnazione è un mero accidente, di fatto inutile”

      Non esattamente. E’l’idea, comune ai mistici, che sia possibile un contatto diretto tra Dio che si incarna e il singolo. Nulla di molto razionale.

      Ma come al solito, nel riflettere su queste cose, ci frega la nostra tendenza a vivere di contrapposizioni.

      Il cattolicesimo è il tempo di piantare, il protestantesimo quello di sradicare le piante. Poi c’è chi passa la vita intera a fare una sola cosa, peggio per lui 🙂

      • Miguel Martinez scrive:

        Un giorno metterò la traduzione completa, ma il senso è sempre questo:

        All this world is but a play
        Be thou the joyful player

        The wanderer no sense does make
        His eyes being tied in the true love’s knot
        The trees perceive his soul
        Do not detain him long

        Dear little animal dark-eyed and small
        Caring for your fur with pointed paws
        This hawk of truth is swift and flies with a still cry
        A small sweetmeat to the eyes of night

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        se l’intero nostro pianeta sarà stato “sradicato” dalla voracità dell’uomo, come tu spesso paventi (anzi, tendi a dare per probabile), anche questo farà parte del meraviglioso ciclo del mondo, che è fatto di morte e rinascita?
        E se sì, di quale mondo, visto che non ce ne sarà più uno?

      • Francesco scrive:

        >> E’l’idea, comune ai mistici, che sia possibile un contatto diretto tra Dio che si incarna e il singolo.

        Questo mi pare accettabile. Se però si incardina nella visione di un Dio che si rende vicino al mistico.

        Se partiamo per la tangente, col mistico che si fuma il peyote – o un mese di digiuno – e poi trova il SUO Dio, non mi interessa punto.

        Deve essere una tensione dialettica tra spontaneismo e istituzione, senza mai uno strappo del primo o una prevaricazione della seconda. Altrimenti l’edificio crolla.

  2. Peucezio scrive:

    Battute a parte, io credo che tutto nasca dall’indebita estensione al mondo delle idee del principio della finitezza delle risorse e dello spazio.
    Che fa sì che si pensi che il mondo debba andare avanti per sostituzione e non possa andare avanti per accumulo all’infinito.

    Che è invece l’unico modo in cui il mondo va davvero avanti, perché comunque il passato è immodificabile: puoi anche dimenticarlo e cancellarne le tracce, ma non per questo cessa di essere esistito.
    Per cui la sostituzione è un’illusione. Ma pericolosa, perché crea uno iato fra percezione e realtà e recide un legame con qualcosa che comunque ci appartiene, perché ne siamo il risultato, quindi cerca di farci credere che siamo ciò che non siamo, cioè che siamo nati ieri dal nulla.

  3. Peucezio scrive:

    Aggiungo che il principio di sostituzione è proprio della natura, che, essendo materiale, ha estensioni e limiti (infatti muoiono organismi e persone e ne nascono continuamente di nuove), mentre non può, per definizione, applicarsi alla cultura, che è cogitans, non extrensa, è idea per definizione.
    La cultura è proprio il trascendimento del limite della materia.

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Aggiungo che il principio di sostituzione è proprio della natura, che, essendo materiale, ha estensioni e limiti”

    In realtà, con il ricambio della cultura, non penso subito al problema della sovrappopolazione delle specie.

    Qualunque relazione tra persone diventa organizzazione; e qualunque organizzazione presto diventa oggetto di manipolazione, anche in maniera inconscia.

    Le organizzazioni finiscono per divinizzare il proprio passato – sempre più falsificato – per legittimare se stesse.

    E’ bene che dopo un po’ muoiano, no?

    Ma nemmeno la cultura si accumula all’infinito.

    Non diciamo sia equus che caballus, abbiamo scelto una sola variante; la prima sarebbe dimenticata, se non avessimo la scrittura.

    Ma nemmeno la scrittura permette di accumulare all’infinito: pur essendo dotati di licei classici e di biblioteche, la stragrande maggioranza dei nostri contemporanei (e parlo dell’Italia) è incapace di leggere una riga di ciò che i nostri antenati hanno scritto.

    • Peucezio scrive:

      Sai che non sono tanto convinto?
      Le nostre capsacità mnemoniche sono infinite e c’è gente che conosce decine di lingue e le parla correntemente.
      E sono eccezioni solo perché nel nostro modello di società tali competenze non sono richieste.
      Alla fine quella di mantenere una cosa, anziché tenerle tutte, è una scelta, non una necessità. E come tale suscettibile di critica.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Infinite non lo so, ma se ogni singolo essere umano riuscisse a ricordarsi nel dettaglio un singolo anno (365 giorni) della storia di questo pianeta, avremmo ancora spazio nella memoria collettiva per altri 3 miliardi di anni…
        Magari il disco rigido non è infinito, ma credo che ci estingueremo molto prima di averlo sfruttato al massimo.

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