L’effetto Seneca e le prostitute a Firenze

Sarebbe una consolazione per la nostra debolezza e per i nostri beni se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece, l’incremento è graduale, la rovina precipitosa.”
Lucio Anneo Seneca, Lettera a Lucilio, n. 91

Qualche anno fa, Ugo Bardi, docente di chimica all’Università di Firenze, assieme ad alcuni collaboratori, lanciò una di quelle idee geniali che gettano luce su una vasta quantità di fenomeni.

Ugo è uno scienziato di quelli seri, che però ha una vasta conoscenza del mondo classico e dei testi latini e greci, non ha i paralizzanti pregiudizi politici che rendono banali le menti migliori, è decisamente toscano (è nato in Oltrarno) ma anche un poliglotta che scrive in perfetto inglese, peraltro con un sano senso dell’umorismo, e possiede una notevole capacità di divulgazione.

L’Effetto, Curva o Dirupo di Seneca è un concetto semplice:

Non vi capita mai, di tanto in tanto, di trovare qualcosa che sembra avere molto senso ma non sapete dire esattamente perché? Per lungo tempo ho avuto in mente l’idea che quando le cose cominciano ad andar male, vanno male alla svelta. Potremmo chiamare questa tendenza “Effetto Seneca” o il “dirupo di Seneca”, dallo scritto di Lucio Anneo Seneca che scrisse che “l’incremento è graduale, la rovina precipitosa”.

L’applicazione primaria è al rapporto tra risorse, economia e inquinamento, ma il meccanismo va molto oltre.

Negli anni, questo concetto si è andato sviluppando, grazie anche a un gruppo di ricercatori che si è messo a studiare come funziona l’Effetto Seneca in termini matematici, storici, ecologici, demografici, climatici e fisici. La maggior parte di queste riflessioni si svolgono in inglese sul blog Cassandra’s Legacy, ma si trova qualcosa anche in italiano sui vari altri blog che Ugo cura.

Insomma, la Curva di Seneca ha questo aspetto:

SenecaBriteLa curva di Seneca ci aiuta a cogliere il ritmo sottostante a cose di cui sentiamo parlare confusamente, a partire dalla crisi climatica.

Tutto questo per introdurre una mia riflessione.

La città in cui vivo è cresciuta nel tempo: per semplificare, possiamo immaginare l’aumento contemporaneo di popolazione, risorse, comodità, istruzione, aspettativa di vita come un’unica linea, simile a quella che si vede a sinistra nello schema: è la linea della città.

Ma la città è tenuta insieme da regole. Che all’inizio erano molto semplici, poi ognuna di queste regole è stata ridefinita. Un po’ perché sorgono nuove situazioni, un po’ perché fatta la legge, trovato l’inganno e un po’ perché un tizio pagato per scrivere regole passa otto ore al giorno da quando è stato assunto finché va in pensione proprio a scrivere regole.

Aggiungiamo poi, ovviamente, le regole sovraordinate: ad esempio le leggi nazionali; ma anche quelle subordinate, come le tabelle degli orari degli autobus.

Gli esseri umani, a tutti i livelli, seguono le regole, insomma sono le regole che comandano.

Anche le regole seguono un proprio percorso ascendente, più o meno parallelo a quello della città.

Ora, immaginiamo che la Linea della Città tocchi l’apice e inizi a declinare.

Non c’è il botto, anche perché il mondo è interconnesso, e se l’Egitto va a rotoli, la mia città ci guadagna in turisti (ma anche in rifiuti non riciclabili e residenti in fuga).

Semplicemente, aumenta il traffico, salgono i livelli di inquinamento, nelle aule gli alunni passano in media da 22 a 23, diminuisce magari di poco l’aspettativa di vita, non si trovano più spazi dove scaricare i rifiuti.

Si torna apparentemente indietro, ma non si tratta soltanto di “vivere come quarant’anni fa”, perché alcune cose – a partire dalla plastica nell’acqua ad esempio – allora non c’erano.

Ogni cittadino si trova di fronte a piccole difficoltà nuove.

Cose minuscole, che però si sommano: rispetto all’anno scorso, deve fare un chilometro in più su un autobus che fa due corse in meno di prima, per avere un’analisi medica con un ticket che costa due euro in più, e quando torna a casa trova che non riesce a entrare nel portone, perché qualcuno ha parcheggiato davanti approfittando del fatto che hanno tagliato di un’unità il numero di vigili nel quartiere.

E’ un tema che ho trattato qui cinque anni fa, interessante notare come la parte propositiva di cui parlo all’inizio – i tablet per tutti – non si sia affatto realizzata, mentre per quanto riguarda le adozioni a distanza, credo che non si facciano proprio più.

Affrontare una situazione di declino richiederebbe un intervento deciso, che permetterebbe una discesa controllata lungo il crinale destro del grafico.

Chiaramente nessun candidato oserebbe mai dire, “scendiamo insieme, alla fine del mio mandato starete peggio di oggi, ma non troppo” perché lo voteremmo solo io e Ugo, e questo è già un problema.

Ma per avere una discesa controllata, bisognerebbe smantellare e rifare ad una la maggior parte delle regole ideate per seguire un percorso ascendente. Però sono le regole a comandare sulle persone, e ogni regola è presidiata da un interesse di qualche tipo, spesso in grado di smuovere studi legali.

Si può pure essere d’accordo che esista un problema globale, ma…

“Il cambiamento climatico non è certo dovuto solo al mio impianto di aria condizionata che ho comprato regolarmente, eccoti lo scontrino se non ci credi, e poi ho il diritto umano al fresco d’estate! E poi ve la prendete sempre con noi poveracci che lavoriamo, ai ricchi non gli dite niente?”

Ma il declino significa anche meno risorse economiche per le istituzioni che dovrebbero governare il declino, e quindi meno forza per modificare le regole.

Ogni figura istituzionale, dall’ultimo vigile al Presidente del Consiglio, si trova quindi praticamente paralizzato. E l’impossibilità di governare la discesa ovviamente  rende molto più veloce la discesa stessa. E’ uno dei fattori che contribuiscono decisamente all’Effetto Seneca.

Ma è esattamente nel momento di crisi –  cioè quando si passa il crinale dalla sinistra alla destra del grafico – che la gente sente più bisogno delle istituzioni.

Quindi le istituzioni reagiscono in due modi.

Da una parte, tutelandosi con quantità sempre crescenti di nastro bianco e rosso per chiudere ciò che è pericolante, riparandosi dietro un muro di assicurazioni, evitando di firmare qualunque cosa possa metterli nei guai.

nastroDall’altra, mandando segnali sempre più rumorosi e mediatizzati nei pochi campi in cui possono davvero intervenire: leggi contro i saluti romani su Facebook, decreti contro i lavavetri o improbabili gride contro la prostituzione nelle strade, insomma tutto quel mondo pittoresco che giorno per giorno vediamo sui siti dei quotidiani.

Cose che riescono a sembrare importantissime, perché creano subito schieramenti contrapposti e una grande eccitazione generale, trascurando il fatto che ben poche delle sempre meno vigilesse fiorentine oseranno affrontare magnaccia armati di coltelli alle tre di notte.

Il punto non è se certe misure o proposte siano giuste o sbagliate; è che sono tutto ciò che un politico oggi può fare.

Però così tutti finiscono per distrarsi ancora di più, rendendo ancora meno facile adattarsi al declino.

“All’ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa/ e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora”

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155 risposte a L’effetto Seneca e le prostitute a Firenze

  1. Peucezio scrive:

    Interessante.
    Ci sarebbe da indagare sul rapporto fra crisi delle risorse e tentativi di stretta legalistica.
    Se ne parlava col mio amico medievista, che notava come in certi ricorrenti frangenti storici scoppi ‘sta mania delle regole, di disciplinare e reprimere, che tu in questo caso ritieni del tutto velleitaria, ma sarebbe da verificare se e quanto il controllo sociale da parte della collettività sull’individuo, rispetto per esempio a sessant’anni fa, è aumentato, diminuito o rimasto più o meno stabile.

    In ogni caso io non sottovaluterei il retroterra culturale su cui nascono queste iniziative.
    Un’ordinanza contro la prostituzione non è come un’ordinanza che inasprisce le sanzioni per chi butta la carta per terra.
    E’ evidente che è anche un sintomo del rapporto che ha oggi la società (o la parte egemone di essa) con la sessualità. Che poi un sindaco se ne serva solo per altri fini è un conto, ma non è neutro il fatto che scelga una cosa o un’altra.
    In questo senso non mi convince l’idea che mi sembra di capire tu stai ribadendo, per cui l’ideologia è indifferente.
    C’è qualcosa di profondo dietro il moralismo che si fa in questi anni sul sesso e che qualche decennio fa non si faceva. Poi puoi dirmi che dietro ci sono strutture materiali, economiche, legate alle risorse o ai meccanismi di funzionamento della società, ma bisogna capire come mai queste hanno bisogno di un sesso più controllato e con una serie di nuovi tabù (la prostituzione, la sessualità minorile, tendenzialmente anche l’adulterio, già stigmatizzato nelle società anglosassoni e molto mal visto ormai anche da noi, perché violi un patto, menti, ecc.).
    Insomma, non è un discorso da eludere secondo me, perché la sessualità attiene a una sfera molto profonda e primaria dell’essere umano, quindi è fondamentale, credo, capire quali sono i meccanismi profondi che la condizionano, fosse pure per celarvi dietro altre cose.

    Nardella ha detto che gli premeva colpire lo sfruttamento del corpo delle donne e la schiavitù sessuale.
    Avrebbe potuto dire che gli premeva difendere il decoro delle strade.
    Oppure che gli premeva tutelare la virtù dei padri di famiglia.
    Non sono scelte indifferenti, sono sintomi.

    • paniscus scrive:

      “C’è qualcosa di profondo dietro il moralismo che si fa in questi anni sul sesso e che qualche decennio fa non si faceva. ”
      ———————————-

      Ma stai scherzando?

      Sostieni davvero che decenni fa si faceva MENO moralismo sul sesso di quanto se ne faccia ora?

      Io 20 o 30 anni fa conoscevo un sacco di famiglie che si sarebbero stracciate le vesti se la figlia fosse andata a farsi una vacanza col fidanzato prima del matrimonio, anche se la ragazza era stra-maggiorenne, lavorava e la vacanza se la pagava da sola, e andava appunto col fidanzato ufficiale che frequentava da anni e che era affettuosamente accolto dalla famiglia, non con l’amante occasionale appena conosciuto e senza impegno… poi è vero che nel giro di pochi anni queste famiglie si sono adeguate alla normalità e hanno accettato non solo le vacanze, ma anche la convivenza fissa, o la gravidanza prima del matrimonio, ma appunto ci hanno impiegato qualche anno e hanno dovuto sbatterci il muso prima.

      Quando io ero ragazzina esistevano ancora i commenti scandalizzati su chi rimaneva incinta prima di sposarsi, e correva ai ripari improvvisando il matrimonio anticipato in fretta e furia, poi raccontando falsamente che il figlio fosse nato settimino…

      Tutta roba che adesso è inimmaginabile!

      • ruttone scrive:

        concordo. poi secondo me la sessualità c’entra poco col discorso di nardella.
        nardella dice quello che gli preparano.
        quelli che gli preparano il discorso leggono quello che è di moda.
        parlare di rispetto delle donne è di moda.
        perché è di moda?
        Forse per ragioni legate alla visione della sessualità etc etc ma la causa efficiente è che quelli che scrivono il discorso a nardella si leggono le cose di moda.

        secondo me cercare di adattare i dati alle teorie è un passatempo divertente, ma spesso fuorviante (vedi sopra, quando il controesempio è talmente evidente…)

        • Francesco scrive:

          e perchè è di moda dire fesserie sul “corpo delle donne” mentre è obsoleto e ridicolo parlare di moralità e decoro?

          Peucezio non ha affatto tutti i torti

          Prof, lei ha ragione del tutto ma a metà. Perchè c’era anche la normalità di andare a puttane, diciamo che allora c’era una bella schizofrenia, che oggi c’è ancora ma invertita nel giudizio “morale”.

          • ruttone scrive:

            Hai ragione pure tu, ma per me il fatto che una cosa vada di moda è come essere superstiziosi: non si va oltre a chiedersi la ragione, e le ragioni per cui questo accade includono costrizione, pigrizia, volontà.

            Cioè non penso che nardella & co eiaculino i loro pensieri pensando al corpo delle donne

            È come un ingrediente, se devi fare una torta compri la farina e non ti interroghi sul processo che l’ha generata. stessa cosa con corpo delle donne ingrediente nel discorso del sindaco “de sinistra”

            Bella la cosa delle puttane però, non ci avevo pensato

            • Francesco scrive:

              qualche film anni ’70 teso a mostrare il “lato oscuro” dell’Italia del miracolo

              in attesa di pallosi drammoni esistenzialisti sui borghesi progressisti a cui fanno male i capelli

              tocca dare ragione al Duca: a un certo punto la sinistra ha subito una disastrosa mutazione genetica

  2. Francesco scrive:

    Miguel

    ma ci sono fenomeni che sono descritti effettivamente da questa curva? che so, la crisi del Grande Milan? il crollo dell’Inter del Triplete? la preparazione della crisi del ’29? o della fine della Russia zarista?

    perchè mi puzza di una cosa messa lì dopo aver visto cadere una casa … un riflessione da umarell

    ciao

    • Miguel Martinez scrive:

      per Francesco

      “ma ci sono fenomeni che sono descritti effettivamente da questa curva?”

      Ci sono un sacco di articoli su Cassandra Blog e affini, sulla storia delle risorse, ecc.

      Certo che è una riflessione da umarell, la casa che cade è un esempio perfetto. E’ fisica pura.

      • Francesco scrive:

        solo che ci sono case che ci metti una settimana a costruirle e anni a cadere

        le Piramidi stanno cadendo da 3.000 anni o più (giusto Moi?)

        l’Impero romano (tutti e due, Duca!) è decaduto per secoli, prima di collassare del tutto

        pure quello Ottomano

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          A livello di perdite territoriali, i romani d’Occidente hanno perso in 70 anni le conquiste di novecento.

          • Francesco scrive:

            ?

            in 70 anni hanno perso tutto? cavoli, hanno fatto in fretta allora

            quali anni, per mia curiosità?

            PS ho fatto un giro da Cassandra, heavily unconvincing

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Il quinto secolo. Durante il quarto l’Impero non ha perso porzioni di territorio troppo importanti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “Il quinto secolo. Durante il quarto l’Impero non ha perso porzioni di territorio troppo importanti.”

                così, a spanne, senza guardare atlanti… hanno perso in una quindicina di anni la Britannia, la Gallia, la Hispania e l’Africa.

                Quindi possiamo parlare di tempi ancora più veloci, analoghi a quelli dell’albero millennario che cade di colpa.

            • Francesco scrive:

              la Britannia non è una perdita antecedente?

              poi credo abbiano perso il controllo dei territori progressivamente, all’inizio formalmente era ancora roba loro

              mentre di fatto erano alle canne da parecchio tempo, a ogni stormir di barbaro toccava rappezzare una coalizione con altri barbari sempre più esosi

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “mentre di fatto erano alle canne da parecchio tempo, a ogni stormir di barbaro toccava rappezzare una coalizione con altri barbari sempre più esosi”

                Peter Heather, che mi sembra abbia riassunto tutta la ricerca precedente e l’abbia poi messa a confronto con tanti altri campi di ricerca (dall’archeologia allo studio delle migrazioni contemporanee) identifica un momento preciso di collasso, quando fallisce il tentativo di riconquistare Cartagine dai Vandali.

                Certo, l’Impero non sarebbe sopravvissuto all’infinito, ma aveva investito tutte le sue risorse nel tentativo di riconquistare il granaio dell’Impero: una scommessa molto grossa, che ha perso in un colpo solo.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Le coalizioni di barbari sono sempre roba del V secolo. Come l’evacuazione della Britannia.

            • Francesco scrive:

              avevo letto anche io che il tentativo di riconquista dell’Africa del Nord, tra l’alto unendo le forze dei due imperi, fu l’ultimo alito di vita dei romani di qua

            • PinoMamet scrive:

              Mmm pare di ricordare così anche a me.

  3. roberto scrive:

    mi viene in mente la vicenda di ryanair di questi giorni

  4. Z. scrive:

    Io ho perso la mia forma fisica un po’ alla volta, per diventare alla fine l’uomo che sono ora (come dice l’impiegato al centro reclutamento di Starship Troopers).

    E in generale sospetto che spesso il declino sia lento, così lento che talvolta è difficile percepirlo.

    Oh, se invece parliamo di un sistema preso d’assalto il discorso cambia (del resto tutti sappiamo che distruggere tende ad essere più veloce e facile che non costruire).

  5. Moi scrive:

    Ad aver contezza del mondo reale, si saprebbe che in verità Ugo Bardi potrebbe essere l’ Ospite Televisivo Perfetto di Frau Gruber per il “Punto” di Paolo Pagliaro, altro che chissà quale Libero Ricercatore Scomodo; anzi: propaganda robe “Main Streamissime” … ma la vera realtà potrebbe essere un po’ diversa :

    https://www.youtube.com/watch?v=N_BYRmcjHvk

    BUGIE AMBIENTALISTE

    di Riccardo Cascioli
    Amici del Timone – Staggia Senese

    ——————–

    Pubblicato il 11 giu 2017

    Venerdì 4 novembre 2011 la 52° conferenza organizzata dal Centro Culturale “Amici del Timone” di Staggia Senese ha dibattuto su tutta una serie di tematiche ambientali, prese di mira da un catastrofismo ormai imperante. Il relatore della serata è stato Riccardo Cascioli. Egli non nega che dei disastri ambientali avvengano, anzi è lui stesso il primo a riconoscerli. E non nega neppure l’esistenza dei cambiamenti climatici, ma ci invita a riflettere sul modo in cui ci poniamo di fronte a questi eventi. Assumere un atteggiamento catastrofista è un modo pre-concetto di studiare la questione. Il catastrofismo, infatti, è caratterizzato innanzitutto da una visione parziale della realtà che prende in esame soltanto gli aspetti negativi del problema e inoltre da una visione radicalmente negativa dell’uomo, la cui presenza sarebbe sempre dannosa.
    Cascioli, per fare un esempio, ha preso in esame le alluvioni avvenute in Lunigiana proprio in questi giorni. Osservando tutti i Tg si ha come l’impressione che i cambiamenti climatici e i disastri ambientali come le alluvioni stiano progressivamente aumentando e diventino sempre più forti.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Osservando tutti i Tg si ha come l’impressione che i cambiamenti climatici e i disastri ambientali come le alluvioni stiano progressivamente aumentando e diventino sempre più forti.”

      Infatti, è molto difficile capire la causa di ogni singolo evento (esiste “una” causa?), quale sia il suo grado di eccezionalità, e sicuramente ogni giornalista – sopratutto quelli locali – ha tutto l’interesse all’iperbole: deve vendere la “sua” alluvione, altrimenti non lo pagano.

      Io invece guardo le cose esattamente al contrario.

      Noi viviamo in una stanza dalle pareti delicate.

      Dentro quella stanza, un chimico pazzo (no, non Ugo!) sta sperimentando ogni giorno, da decenni, esplosivi sempre più forti.

      Non sappiamo se questa o quella crepa sia dovuta ai suoi esperimenti; ma sappiamo con certezza che se il chimico pazzo non smette, prima o poi crollerà tutta la stanza.

      Non è una faccenda soggettiva mia, un mio “atteggiamento”, è un dato di fatto ovvio.

      • ruttone scrive:

        io non capisco ancora oggi come l’osservazione che alcune delle attività umane rendano dei posti una volta abitabili inabitabili possa creare tifoserie

        La gente ha bisogno non solo di credere, ma di qualcuno che creda l’opposto (a validare che si ha ragione)

    • Francesco scrive:

      >>> Osservando tutti i Tg si ha come l’impressione che i cambiamenti climatici e i disastri ambientali come le alluvioni stiano progressivamente aumentando e diventino sempre più forti.

      beh, ma chi ha tempo da perdere usando i TG come indicatori scientifici? ci saranno dei tizi pagati per annotare numero e intensità dei fenomeni meteorologici no? e quello permette di dire se stanno aumentando di numero e intensità negli anni.
      con quello che dicono i TG possiamo tranquillamente pulirci il culo

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        ” ci saranno dei tizi pagati per annotare numero e intensità dei fenomeni meteorologici no? e quello permette di dire se stanno aumentando di numero e intensità negli anni.”

        Infatti.

        Da diverse meta-analisi di studi scientifici, risulta che qualcosa tra il 93% e il 97% di chi accenna alle cause del cambiamento climatico ritiene che il fattore umano sia fondamentale.

        https://www.skepticalscience.com/global-warming-scientific-consensus.htm

        Il che non vuol dire (caro Moi!) che ritengano che i gattini siano meglio dei bambini, che siano radicalchic nostalgici dell’Unione Sovietica o lesbiche laiciste.

        Vuol dire che fanno il loro mestiere.

        • Francesco scrive:

          Potrebbe essere un banale caso di conformismo, però. Che nell’ambiente delle pubblicazioni scientifiche non è meno presente che nell’universo mondo.

          Dove è finito il Buon Vecchio Metodo Scientifico, quello che DIMOSTRAVA le cose?

          Ciao

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            In quel 93% di produzioni citate.
            La meta-analisi è un’analisi che riguarda grandissime moli di studi pubblicati (quelle robe in cui si fanno modelli e si dimostrano con dati sperimentali) che vengono catalogati per le conclusioni a cui giungono e poi sulla base di questa statistica si capisce “cosa pensa la scienza”.

            • Francesco scrive:

              Ma, CAZZO, la scienza non pensa. La scienza dimostra.

              Altrimenti tanto vale votare Di Maio o Brunetta o uno degli amici di Z, se devo fare le meta-analisi degli studi.

              Se il 95% degli studiosi produce studi per dire che i negri sono più stupidi dei bianchi, non conto gli studi, cerco di falsificarli – e dovrebbe essere anche facile.

              Ciao

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ah, quindi tu decidi se gli studi scientifici sono corretti sulla base di quello che ti va a genio? Ok, forse è la prassi corrente di berlusconiani ed economisti 😀

            • Francesco scrive:

              Ah, quindi tu decidi se uno studio è scientifico in base a un sondaggio?

              e io che credevo che gli elettori di Berlusconi fossero degli ingenui!

              PS consiglio amichevole: qualche bel testo di epistemologia e di storia delle scienza

    • paniscus scrive:

      Guardate che è assolutamente normale che gli effetti di un cambiamento generalizzato si notino di più dal conteggio della frequenza di eventi estremi (e quindi rari), piuttosto che dall’osservazione di piccole modifiche delle circostanze ordinarie. Perché normalmente nelle curve a campana (a partire da quella di Gauss, ma probabilmente anche quella di Seneca e chissà quante altre), la variazione dei valori nelle ali estreme della curva è molto più veloce che nella zona centrale.

      Per cui, ammettendo che la curva rappresenti un parametro climatico (ad esempio, la temperatura), se la posizione del picco si sposta di poco, il comportamento generale degli eventi nei dintorni dei valori medi cambia poco, mentre nella zona della sottilissima aletta che comprende le temperature estreme, ad esempio quelle sopra ai 40, se ci si sposta in avanti o indietro di un solo grado, l’area sotto la curva aumenta o diminuisce di moltissimo.

      In pratica, nella vita di tutti i giorni non ce ne accorgiamo nemmeno, se la media è passata da 20 a 21, o se il numero assoluto di giorni leggermente più caldi è aumentato… mentre i giorni con temperatura al di sopra dei 40, che sono rari, diventano improvvisamente molti di più o molti di meno. Se la media passa da 20 a 21, il numero di giorni in cui ci sarà una temperatura di 21 aumenta, che so, del 5% rispetto a prima, ma il numero di giorni in cui ci sarà una temperatura superiore a 40 aumenta molto di più. Continuano a essere pochi, ma la differenza rispetto a prima è MOLTO più marcata, magari prima ce n’erano tre o quattro all’anno e adesso diventano 15, ossia quadruplicati, e non aumentati del 5%. E la stessa cosa vale per altri fattori, come l’umidità, l’intensità dei venti, il volume di pioggia, tutte cose che influiscono (ad esempio) sulla possibilità che arrivi un uragano o un’alluvione.

      Spero di essermi spiegata, se c’è bisogno vedo di postare una figura…

  6. Moi scrive:

    … cmq ai Giovani Zingari d’ oggi piace Bello Figo Gu :

    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/palermo-i-rom-deridono-agenti-cantando-canzoni-bello-figo-1366012.html

    … sapendo che ciò aumenterà la “GeometraCalbonizzazzione” 😉 perfino di Hitler sui “Sòscial” …

  7. Miguel Martinez scrive:

    A proposito di come le Regole impediscano una sana decrescita…

    Oggi un consigliere di quartiere mi ha spiegato che dopo il famoso concerto di Torino, in cui ci sono tanti feriti, il Capo dell Polizia ha mandato una circolare a tutte i Comuni d’Italia.

    In cui ha dichiarato che la polizia non si assumerà più alcuna responsabilità per la sicurezza nel corso di eventi in luoghi pubblici.

    A questo punto, chiunque voglia fare uno spettacolo, deve pagarsi uno studio di sicurezza del luogo (la famosa Politica del Nastro Bianco e Rosso).

    Quindi da ora in poi, almeno a Firenze, se il Quartiere 1 dà 200 euro a un geniale ragazzo che va in giro per le piazze recitando Shakespeare, quel ragazzo dovrà pagare 2000 euro ogni volta per fare uno studio di sicurezza su tutta la piazza dove si mette a recitare.

    Per cui da ora in poi gli spettacoli pubblici li potranno fare soltanto le grandi organizzazioni.

    Oppure si dovranno fare sempre al chiuso, ma da quest’inverno l’ultima delle due sale pubbliche dell’Oltrarno sarà adibito a “centro informazioni per turisti”.

    • roberto scrive:

      dai non è proprio come te l’ha spiegata….

      http://www.entionline.it/j17/POL/2017_CircMinInt7giugno_Eventi.pdf

      ps ricordati la regola aurea: quando un amministratore/funzionario dice “non è possibile, non si può, non sono autorizzato” chiedere sempre perché ed i riferimenti normativi (meglio ancora se ti danno il testo e ti trova il punto sul quale si basa il suo rifiuto)

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “dai non è proprio come te l’ha spiegata”

        Mi sembra anche peggio.

        non ho letto tutto, ma vedo ad esempio questo paragrafo:

        “piani di emergenza e di evacuazione, anche con l’approntamento diei mezzi antincendio, predisposti dall’organizzatore dell’evento, con esatta indicazione delle vie di fuga e correlata capacità di allontanamento in forma ordinata”

        E mi sembra che tutto il resto sia nello stesso tono.

        Terrificante per un tizio che vuole recitare quattro frasi di Shakespeare mettendosi in testa un buffo cappellino.

        • Roberto scrive:

          Sei sicuro che si applichi al tuo commediante?

          Se si, un’altra domanda: se c’è un funerale con tanto di corteo di macchine che si fa?
          O matrimonio con, orrore, decine se non un paio di centinaia di persone sul sagrato di una chiesa?
          E se io scivolo e mi rompo una caviglia per strada e inizio a bestemmiare tutto il pantheon attirando pubblico, che faccio, mi preoccupo della sicurezza prima che di chiamare un’ambulanza?
          Come si fa se tant’è persone si riuniscono su una spiaggia a prendere il sole?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “Sei sicuro che si applichi al tuo commediante?”

            Sì. E il bello è che si applica anche a tutte le altre situazioni che citi.

            E’ chiaro che in realtà, si tratta sempre di vedere chi rimane con il cerino acceso in mano, nella speranza che non succeda nulla.

            Poi quando succede qualcosa come a Torino, si arriva con abbondante nastro bianco e rosso e qualche processo al tizio con il cerino.

        • Roberto scrive:

          Ouch e la folla che sta intorno ai piadinari o ai caldarrostai che si fa?

          Se miguel ha ragione l’Italia dovrebbe diventare a breve un deserto, ottima idea per contrastare il turismo di massa (perché per 200 persone che scendono insieme da due autobus in un parcheggio, si dovrà pur far qualcosa per la sicurezza!)

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto
            “Se miguel ha ragione l’Italia dovrebbe diventare a breve un deserto”

            Ho passato stamattina a parlare dell’assicurazione (a nostro carico, ovviamente) con due assicuratori venuti a studiare i rischi impliciti in un corso d’inglese per cinque bambini o in un corso di canto, o nella possibilità che un bambino il cui genitore sia affiliato all’associazione tiri una pallonata in testa a un altro bambino non associato e del cui accompagnatore non abbiamo una liberatoria firmata con copia della carta d’identità (e comunque non si sa cosa potrebbe dirti un giudice di tale liberatoria), e cosa succede nel caso in cui qualcuno decida di chiederci 100.000 euro di danno perché un bambino correndo è inciampato.

            E poi l’assicuratore mi ha detto, “lo capisce perché nessuno vuole più fare volontariato in Italia?”

            Ma non me ne sto lamentando. Capisco perfettamente il processo per cui siamo arrivati a questa situazione, che non è colpa di nessuno, è semplicemente l’inevitabile accumulo di regole, di garanzie, di diritti che finisce alla fine per intasare tutto.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        ” ricordati la regola aurea: quando un amministratore/funzionario dice “non è possibile, non si può, non sono autorizzato” ”

        Certo, ma il consigliere in questione non stava negando qualcosa a me; si stava sfogando con me per il senso di impotenza e disperazione che provava.

        Tra l’altro è del Partito Unico, quindi ha accessi negati ad altri.

        Da tre anni, sta cercando peraltro di rendere accessibile al pubblico una stanzina di proprietà del Comune, destinata proprio ad attività pubbliche.

        L’ultimo ostacolo erano alcune mattonelle fuori posto e una presa elettrica non a norma, che da quasi un anno blocco tutto.

        Adesso è riuscito a trovare i soldi per aggiustarle, visto che lui è un vero segugio, che riesce a seguire tutti i canali possibili.

        Vedremo se ce la farà, tifiamo tutti per lui a prescindere da schieramenti politici.

      • PinoMamet scrive:

        Beh, io ho data una lette veloce, e ho capito questo:

        visto quello che è successo a Torino, il Ministero degli Interni scrive ai Prefetti e alla Polizia e chiede di vigilare sulla “safety” delle aree dove si svolgeranno manifestazioni pubbliche, controllando, in pratica, che sia tutto in ordine.

        Non dice chi di preciso deve farlo (ma la parentesi su “fatte salve le competenze di” fa già precisare che esiste la pratica scappatoia: ci ha già pensato la Protezione Civile a dire che la tal piazza ha la capienza di… e i Vigili del Fuoco han già pronto il piano di approntamento dei mezzi antiincedio)

        Non dice quando deve farlo (ieri, domani, nel corso dell’anno?

        Non dice quante volte va fatto (non credo, ecco, che i Vigili del Fuoco debbano preparare un nuovo piano di approntamento dei mezzi per ogni concerto…)

        soprattutto, non dice da nessunissima parte che tutto ciò- ammesso che abbia un costo superiore al normale costo di gestione delle Forze dell’Ordine- debba essere a spese del ragazzo che recita Shakespeare…

        Oserei metterlo nella categoria “noi del Ministero abbiamo fatto tutto il possibile” (uguale, foglio di carta) e “facite ammuina”.

        • PinoMamet scrive:

          Poi non escludo, anzi lo trovo persino probabile, che il suddetto foglio di carta possa essere sventiolato più o meno pretestuosamente dall’amministratore a corto di soldi, di voglia, di interesse ecc. per dire “mi dispiace ma non si può, ecco c’è una circolare del Ministero che parla chiaro…”

          come non escludo che qualche amministratore possa averla proprio capita male.

  8. mirkhond scrive:

    Per Miguel

    I miei còrsi: “afgani minori”

    La prima volta che ho messo piede in Corsica, prendendo il traghetto da Livorno, correva l’anno 1970. Poi per molti anni ci sono tornato saltuariamente. Dal 2001 ci passo l’estate ogni anno e qualche puntata la faccio anche d’inverno, con un clima durissimo perché la Corsica ha monti alti quasi tremila metri (il Cinto, per la precisione, 2700 m.), il che vuol dire estati fresche ma inverni molto rigidi. I corsi quindi credo di conoscerli piuttosto bene. Io li definisco degli ‘afgani minori’. Se non gli vai a sangue è bene che giri al largo. Mi ricordo che uno dei primi anni mi ero messo in testa di andare in un paese molto interno, Muna, addossato alla montagna. Dalla Baia della Tuccia, poco sopra Ajaccio, dove mi trovavo, a Muna ci saranno stati in linea d’aria una cinquantina di chilometri, ma allora le strade corse dell’interno erano tutte sterrate, poco più che delle piste. Ci mettemmo quattro ore e passa per arrivare sul posto. All’ingresso del paese c’era il cadavere di un cinghiale impiccato a un cartello stradale bucherellato di pallottole. Ci avviammo per salire verso il grumo di case e passammo davanti a una tavolata di una ventina di persone. Salutammo. Loro ‘gnanca un vers’. Dopo aver esplorato il paese, deserto, ridiscendemmo evitando prudentemente di ripassare davanti a quella tavolata un po’ inquietante. Ma mentre salivamo in macchina sentimmo lo sparo di una doppietta, seguito subito dopo da un altro. Era un avvertimento: per questa volta vi abbiamo lasciato fare, ma se non ci riprovate è meglio.

    I corsi sono rudi, chiusi, di poche parole, diffidenti. Un misto, per intenderci, fra un cuneese e un ligure di Ponente (‘stundaiu’ si dice in dialetto). Però se entri nel loro mondo e nella loro fiducia le cose cambiano. L’anno scorso in un modesto albergo di Sagone (Saone), il Cyrnos, ho affittato una stanza altrettanto modesta, ma che ha un pregio inestimabile: esco in costume, faccio letteralmente tre passi, scendo tre scalini di legno e sono sulla spiaggia. Il padrone del Cyrnos, Acciari, è della pasta ‘stundaiu’. Ci consegnò le chiavi borbottando qualcosa di incomprensibile e sparì. Ma poiché, dopo un po’, si accorse che non rompevamo troppo i coglioni, una sera, in segno di amicizia, portò in tavola un demi pichet di mirto e ce lo scolammo insieme. Al momento di partire mi accorsi che non avevo i soldi per pagare e Acciari, per delle sue ragioni, non accettava le carte di credito. “Come facciamo?” chiesi. “Mandatemi un bonifico dall’Italia”. “Ma lei non ci conosce, non sa nemmeno chi siamo, potremmo battercela all’inglese”. “Confiance par confiance” rispose lui.

    Ma i veri corsi non sono quelli della costa, ma quelli dell’interno (E più quelli del nord che del sud che risente della Sardegna, sia per i prezzi che per i ‘fighetti’ che la bazzicano. Fu a Cavallo, nell’estremo sud, che quell’imbecille di Vittorio Emanuele, per una banale lite, fece partire dal suo fucile un colpo che ferì a morte il diciannovenne Dirk Hammer). I corsi dell’interno io li chiamo ‘i pelosi’ perché hanno antropologie scomparse da tempo in Europa: petti villosi, bicipiti non da palestrati effeminati, mani pesanti. Sono loro che quando gli albergatori e i ristoratori della costa francesizzano un po’ troppo scendono al mare (‘u mare’ c’è scritto nei cartelli stradali di mezza collina, con una sfumatura di disprezzo) per rimetterli in riga. Detestano i turisti. Ci sono paesi dell’interno (ma qualcuno anche sul mare, come Tollare sul Dito) che non hanno né un bar, né un tabaccaio e nemmeno un carrettino con i gelati.

    Sono ‘i pelosi’ che hanno alimentato per decenni l’indipendentismo armato corso, con l’appoggio della popolazione. All’epoca se giravi in auto per le strade interne vedevi di quando in quando appesi al ramo di un albero dei panieri da cui spuntavano delle baguette e dei salami. Erano i rifornimenti per quelli che stavano alla macchia. Sono loro che hanno salvato l’isola dalla cementificazione facendo saltare in aria i Mediterranee e le case dei francesi. Ho conosciuto alcuni capi dell’indipendentismo di ultima generazione, gli ecoindipendentisti, i ‘terroristi gentili’ come li chiamo io riprendendo da Camus. Fanno quello che devono fare badando però bene a non spargere una sola goccia di sangue. Mi ricordo un episodio in particolare. Dovevano far saltare una casa di francesi affittata a una coppia di italiani con dei bambini molto piccoli. Entrano: “Dovete venire con noi. Staremo fuori alcune ore. Riempite i biberon, copritevi bene, portate con voi gli oggetti personali indispensabili”. Finita l’azione li riaccompagnarono al sicuro.

    L’appoggio della popolazione. Qualche anno fa nei giorni precedenti un referendum sull’autonomia della Corsica il ministro degli Interni francese dell’epoca, Sarkozy –sempre lui- ebbe la brillante idea di far arrestare a Porto Pollo Ivan Colonna che tempo addietro aveva ucciso a pistolettate il prefetto di Ajaccio e quelli che lo avevano tenuto nascosto. Nella notte nell’albergo in cui andavo da anni sentii, insonne come sempre, un insolito trambusto. La mattina dopo tutti, il panettiere, il fruttivendolo, il tabaccaio, che mi erano sempre parse persone tranquille, indossavano una maglietta gialla con delle scritte: “Ospitare non è un reato”, “Colonna libero”, “Corsica indipendente”. Il proprietario dell’albergo che si era sempre chiamato Fabien ora si faceva chiamare Fabianu. E la Francia perse quel referendum.

    Oltre ai turisti, e più dei turisti, i corsi detestano i francesi, li considerano degli occupanti. Il 14 luglio dell’anno scorso dopo l’attentato sulla Promenade des Anglais a Nizza che aveva terrorizzato la Francia non ho sentito un solo corso farne cenno. Non era una cosa che li riguardava. Durante la finale degli Europei Francia-Portogallo tifavano per Cristiano Ronaldo. Non guardano nemmeno il Tour, devo essere io a chiedergli di accendere la tv.

    Da due anni gli indipendentisti hanno smilitarizzato, ma l’idea di fondo rimane la stessa: non vogliono che la Corsica diventi la Disneyland della Francia. Poiché la Corsica interna si sta spopolando, per attirarvi i giovani hanno varato un progetto per rilanciare, in prospettiva futura, l’allevamento (l’isola è ricca di suini, bovini, ovini) e l’agricoltura. Per questo editano anche un trimestrale, Isula muntagna, molto ben fatto, ricorda un po’ graficamente il nostro Millennium.

    L’Isis ai corsi non gli fa un baffo. Agli imbarcaderi della Corsica Ferries, a Bastia, una graziosa ragazza –la Casta non è un’eccezione- solleva solo il cofano posteriore della macchina. L’Isis in Corsica non entrerà mai. Non solo perché, come i corsi, non la considera Francia, ma soprattutto perché la mafia corsa controlla e qui si conoscono tutti. Uno jihadista verrebbe riconosciuto a un chilometro di distanza e farebbe la fine del cinghiale impiccato al cartello stradale di Muna.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 18 settembre 2017

    • Francesco scrive:

      e a chi cazzo pensano di vendere i frutti dell’agricoltura e dell’allevamento?

      agli odiati francesi, ai disprezzati italiani, agli albergatori?

      c’è gente che mi rende la Morgan Stanley e pure Flavio Briatore simpatici

      fortuna che si stanno comunque spopolando

  9. Miguel Martinez scrive:

    Sempre sulle “regole”.

    C’è un giardino, che il Comune non ha i soldi per tenere aperto.

    Le famiglie del quartiere si offrono spontaneamente per tenerlo aperto.

    Siccome il Comune ha paura di venire denunciato, le famiglie si devono accollare le spese dell’assicurazione per i bambini che vanno al giardino.

    Per non finire in galera noi, dobbiamo avere nome e cognome di tutti gli accompagnatori dei bambini.

    Siccome non abbiamo un tetto, ci serve un mobiletto piccolo piccolo in cui tenere i fogli dove segnamo i nomi.

    Chiediamo quindi al Comune come fare per poter mettere il mobiletto impermeabile piccolo piccolo nel giardino (sì, lo compriamo con i soldi nostri).

    Ci rispondono che è competenza della Direzione Ambiente.

    La Direzione Ambiente ci dà il nulla osta, a patto che ci accordiamo “per i dettagli di installazione” con l’Ufficio Riva Sinistra.

    L’Ufficio Riva Sinistra quindi ci comunica stamattina quanto segue:

    “buongiorno, per quando di competenza non ci sono problemi da parte dell’ufficio scrivente, anche perchè non abbiamo competenza sulla scelta degli arredi accessori che le varie associazioni utilizzano nei giardini.

    La competenza dell’ufficio scrivente si limita all’installazione di giochi, panchine tavoli ecc.Si consiglia comunque qualunque sia l’acquisto che ci siano le apposite certificazioni necessarie per gli arredi in aree pubbliche”

    A questo punto, l’Associazione Ecc Ecc Onlus dovrà fare una richiesta alla ditta che produce il mobiletto in questione che ci siano le dovute certificazioni (così in galera ci va il produttore del mobile) oppure mettere il mobile lo stesso (così in galera ci andiamo noi), approfittando di quell’ambigua espressione “si consiglia”.

    Rimane il dubbio su chi abbia la “competenza” sul nostro mobiletto, visto che la Direzione Ambiente ci ha detto di rivolgerci a loro, e loro rispondono “non abbiamo competenza”.

    E adesso moltiplicate questa microstoria per tutti i giardini di tutta Firenze, poi per tutti i luoghi pubblici…

    • Roberto scrive:

      “Chiediamo quindi al Comune come fare per poter mettere il mobiletto piccolo piccolo nel giardino”

      Ma mettere un mobiletto senza chiedere che problema sarebbe?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “Ma mettere un mobiletto senza chiedere che problema sarebbe?”

        I problemi sono due:

        1) che ogni volta che passa qualche funzionario del Comune, fa una scenata perché c’è una sedia o qualche altro oggetto fuori norma e illegale

        2) come dicono gli stessi funzionari del Comune, “se un bambino si dovesse far male su uno spigolo di quella sedia, siete rovinati, non ne uscite più! Non potete tenere le dita incrociate e sperare sempre che non succeda nulla!”

        Questa volta abbiamo provato a passare il cerino noi, ma sono più svelti di noi.

        • Miguel Martinez scrive:

          Sempre per Roberto

          “Ma mettere un mobiletto senza chiedere che problema sarebbe?”

          Comunque il problema alla fine è sempre lo stesso: che l’unico modo per fare qualunque cosa è l’illegalità, cosa che ci accomuna ai localari che mettono le sedie davanti al loro bar senza permesso, a quelli che parcheggiano i SUV nei posti per i disabili…

        • roberto scrive:

          Miguel,
          tu mi hai spesso invitato in oltrarno, ma in realtà dovresti venire qui a vedere come funziona il mondo normale

          per dire
          la squadra di roberto usa una palestra scolastica 4 ore a settimana. abbiamo del materiale da parcheggiare (acqua, due borsoni con le magliette palloni). che si fa?
          roberto chiede al custode
          “scusa posso lasciare da qualche parte questa roba?”
          custode: “certo non c’è problema metti lì, sappi solamente che non c’è sorveglianza quindi se c’è qualcosa che manca non è colpa mia”
          roberto “ok, d’accordo, vuoi che scrivo al comune (ndr è il comune che gestisce le palestre fuori orario scolastico) per informarlo?”
          custode: “si grazie”
          roberto: “ok grazie a te”

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “dovresti venire qui a vedere come funziona il mondo normale”

            E se tu decidessi di denunciare il povero custode per averti derubato di un inesistente orologio da 100.000 euro che tu affermi di aver lasciato nel borsone?

            • roberto scrive:

              mi ha appena detto che non è responsabile perché non fa sorveglianza ed è quello che ho scritto al comune
              “ho lasciato tot cose in deposito e ho preso atto del fatto che non sono sorvegliate”

              ma la questione è un’altra.
              perché dovrei rompere le palle al povero custode?

              che si collega a :

              perché un genitore dovrebbe rompervi le palle se il figlio si fa male su uno spigolo?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “perché un genitore dovrebbe rompervi le palle se il figlio si fa male su uno spigolo?”

                Il gatto si morde la coda…

                ho spesso sentito dei genitori dire, “chiediamo i danni, tanto paga l’assicurazione!”

                Insomma, se non si è assicurati, non ti chiedono i danni.

                Una volta, un bambino ha battuto correndo alla scuola dell’infanzia, si è rotto un dente che tanto a poco avrebbe perso.

                Il dentista, che casualmente ha la moglie avvocato esperta in risarcimenti, ha scattato un sacco di foto professionali del danno e poi ha fatto di tutto per convincere i genitori a fare causa alla scuola.

            • PinoMamet scrive:

              Direi che il povero custode potrebbe farti vedere i sorci verdi per calunnia, diffamazione e simulazione di reato se non cacci la fattura dell’orologio e non dimostri che lo avevi lasciato nel borsone e che lui era l’unica persona che avrebbe potuto prenderlo 😉

            • roberto scrive:

              giusto!

              ero talmente scioccato dall’idea di rompere le scatole al povero custode che non ho pensato all’ovvio (né alla mia faccia a dover dire davanti al giudice che ho lasciato un orologio da 100.000 euro in una borsa abbandonata in un deposito scolastico non custodito….°

            • roberto scrive:

              “Una volta, un bambino ha battuto correndo alla scuola dell’infanzia, si è rotto un dente che tanto a poco avrebbe perso”

              ok, io ho da giocarmi
              1. un dente da latte perso da mia figlia per una testata da parte della sua migliore amica
              2. una caviglia rotta a mio figlio che è inciampato in una buca correndo in cortile
              3. un dito rotto a mio figlio con una bastonata da parte di un amichetto

              mi sono un po’ incazzato con la scuola visto che tutto ciò è successo durante la ricreazione, ma non ho denunciato nessuno
              ovviamente essendo scuola le spese strettamente mediche sono pagate dall’assicurazione della scuola

              nel senso oltrarnesco, mio figlio (sempre durante la ricreazione) ha usato la giacca di una sua amichetta come bersaglio per una gara di lancio del sasso e ha fatto un buchino, i genitori mi hanno fatto una capa tanto finché non gli ho ripagato la riparazione (9 euro….)

  10. francydafne scrive:

    >>>>Dall’altra, mandando segnali sempre più rumorosi e mediatizzati nei pochi campi in cui possono davvero intervenire: leggi contro i saluti romani su Facebook, decreti contro i lavavetri o improbabili gride contro la prostituzione nelle strade, insomma tutto quel mondo pittoresco che giorno per giorno vediamo sui siti dei quotidiani.<<<<

    leggi contro i centurioni del Colosseo…. 😀

  11. mirkhond scrive:

    Lasciateci almeno andare a puttane

    Con un’ordinanza urgente il sindaco di Firenze Nardella ha istituito il divieto di chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento. Il cliente è punito con l’arresto fino a tre mesi e con una multa di 200 euro. Le sanzioni si applicano anche se non c’è stato un rapporto sessuale (la prostituta invece rimane indenne). Per la prima volta in Italia, almeno a Firenze, per ora, la prostituzione in sé diventa un reato. Il sindaco Nardella si è avvalso di un recentissimo decreto del ministro degli Interni Minniti che consente ai sindaci di emettere un’ordinanza contro coloro che ottengono prestazioni sessuali a pagamento. Per il resto del Paese rimane in vigore, almeno per ora, la cosiddetta legge Merlin, che prende il nome dalla senatrice socialista che la promosse. La legge Merlin per eliminare i casini di fascistica memoria e togliere allo Stato il ruolo di tenutario legale della prostituzione introduceva i reati si sfruttamento, induzione e favoreggiamento. Ma non proibiva, e non proibisce, la prostituzione in sé in base all’articolo 13 della Costituzione: “La libertà personale è inviolabile”. Infatti i predecessori del pio Nardella per contrastare il fenomeno della prostituzione, in nome della ‘pubblica decenza’, ma più probabilmente per rimpinguare le casse del comune da loro stessi dissanguate, erano stati costretti a ricorrere a degli escamotage, come quello di multare in modo pesante l’automobilista che si accosta alla prostituta per “intralcio al traffico”. Insomma la legge Merlin punisce il protettore, il magnaccia, il rocchettèe, non chi la pratica e tantomeno chi se ne serve per soddisfare i propri bisogni sessuali, “l’utilizzatore finale” come lo ha chiamato l’avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini. Se così non fosse il Cavaliere, fra le Daddario e le Olgettine, avrebbe dovuto essere condannato a “cinquemila anni più le spese”. Per la legge Merlin, sia pur emanata in epoca democristiana e bigotta, io ho il diritto di vendere il mio corpo e anche, se si vuole, la mia dignità, a chi mi pare, e un altro a comprarli.

    Fin qui le leggi, le ordinanze, i divieti, i verboten. Ma il pio Nardella e i sindaci che lo vorranno seguire dimenticano che la prostituzione, non per niente ‘il più antico mestiere del mondo’, ha sempre avuto anche un’importante funzione sociale. I Latini, pagani, più pragmatici e meno ipocriti e sessuofobi di noi, gliela riconoscevano. Le etere erano considerate come una sorta di ‘dame di compagnia’ che avevano anche la funzione di dare al cliente, occasionale o di lungo periodo, un supporto affettivo.

    In Italia, nel dopoguerra, i casini, poiché la ragazze “non la davano”, erano il solo modo, per i giovani, di avvicinare, conoscere e praticare un sesso che non fosse masturbatorio (a meno che non si avesse la fortuna di incrociare la ‘nave scuola’, una quarantenne, in genere sposata, cui piaceva trasgredire con i giovanissimi e anche con gli adolescenti-oggi in quest’ultimo caso la donna finirebbe al gabbio). Adesso, dopo la liberazione sessuale, questo problema non si pone più. Per i giovani. Non per i vecchi che conservino ancora un po’ di libido. Per un vecchio, rimasto single (ma anche se single non è perché già gli fa fatica farselo rizzare con una giovane, figuriamoci con una coetanea) è estremamente difficile, almeno che non sia ricco sfondato, soddisfare le proprie voglie e avere quel rapporto sessuale che ha anche una funzione salutare, nel senso di salute fisica e psichica, e perché no, come sapevano i Latini, affettiva. Questa situazione è descritta bene in un passaggio de La città vecchia di Fabrizio De André: “Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone/ forse quella che, sola, ti può dare una lezione/quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie/Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte/ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette/ Quando incasserai delapiderai mezza pensione/diecimila lire per sentirti dire micio bello e bamboccione”.

    In Conoscenza carnale Jack Nicholson è un uomo maturo che ha avuto nella sua vita avventure e anche relazioni sentimentali importanti con donne ma che non è riuscito a trovare il suo ubi consistam con nessuna. Rimane solo. E il sabato sera va al bordello per farsi dire da una certa prostituta “uccello d’oro”.

    In questa società solo apparentemente libera (di veramente libero c’è unicamente il mercato, il Despota assoluto delle nostre vite) bighina, intimamente, profondamente cattolica, senza essere cristiana, in modo diretto o indiretto, ci viene proibito tutto o quasi. Non possiamo fumare, per la nostra salute e quella altrui. Non possiamo bere in modo smodato (ma c’è qualche altro modo di bere?) senza incorrere nel biasimo sociale. Non possiamo superare i limiti di velocità, non possiamo, in macchina o in moto, farci prendere dall’ebbrezza senza che occhiute macchine ci sanzionino. L’occhio del Grande Fratello informatico ci controlla fino all’ultimo pelo. Lasciateci, perdio, almeno andare a puttane.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 20 settembre 2017

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Massimo Fini”

      Massimo Fini come al solito sa scrivere molto bene, ma fa sempre il Bastian Contrario, non sa mai fare la mossa del cavallo.

      Prende alla lettera il divertente bando di Nardella, si immagina che i poveri vigili di Firenze (difficile pensare a un gruppo umano che faccia più pena, forse qualche gruppo di naufraghi a Lampedusa) stiano imponendo il regime del Grande Fratello.

      E quindi casca in pieno nel discorso del nostro povero (e in fondo simpatico) sindaco, che per disperazione, ha finalmente scovato una causa del tutto inefficace, ma che gli permette di fare ammuina, senza offendere né i cattobigotti né le femministe con la falce in mano.

  12. habsburgicus scrive:

    @Peucezio, Mirkhond, Miguel
    se posso dire la mia, mi sembra un altro esempio del carattere anti-popolare e snobistico della sx…
    infatti, l’ordinanza elimina la prostituzione a basso costo, quella che (si presume) è l’unica che possono permettersi gli italiani delle classi basse, un tempo (e alcuni, per fessaggine tuttora !) fulcro dell’elettorato del PCI (oggi PD) ! dunque quelli non scoperanno più 😀
    invece, le classi alte (politici tessera PD e altre tessere, manager, banchieri, avvocati riccastri vari) potranno sempre frequentare escort di altissimo livello (e prezzi !), che ricevono a casa loro o in hotel 5 stelle, talora contattabili financo con whatsapp..e tromberanno più di prima ! alla faccia dei fiorentini delle masse che continuano a votare PD, solo perché i loro nonni votavano PCI 😀
    dunque i poveracci manco più far sesso potranno, mentre i ricchi potranno ottenere tutto [senza considerare il fatto che per definizione il ricco ha facilità maggiore, di gran lunga, nell’ottenere rapporti sessuali con donne giovani, belle e non prostitute]
    e ci voleva la sx per ottenere questo risultato..:D
    bravi ! 😀

    • Z. scrive:

      Il biasimo verso i clienti della prostituzione di strada nasce, più banalmente, dal fatto che è spesso praticata da persone oggetto di sfruttamento, se non ridotte in schiavitù.

      A quanto mi risulta, peraltro, le tariffe delle operatrici domestiche sono più elevate ma non inaccessibili (ma i miei dati sono un po’ risalenti).

      Una domanda: secondo te quale partito, oggi, persegue gli interessi della classe operaia?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Una domanda: secondo te quale partito, oggi, persegue gli interessi della classe operaia?”

        Risposta semplice, il Partito Marxista Leninista Italiano, alla faccia dei trotskisti sabotatori del Partito Comunista dei Lavoratori.

        • Z. scrive:

          Avrei dovuto precisare: fuori da Firenze 🙂

          Non sapevo che il PCL avesse fama di trozchismo. Immagino che in questi casi sia costume replicare con accuse di stalinismo!

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            “Non sapevo che il PCL avesse fama di trozchismo.”

            Considera che il PCL rappresenta l’Italia nel Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (CRQI).

            Il seguente brano compare sul sito del PMLI, purtroppo non sono riuscito a trovare il parere dell’altra parte, un premio a chi lo trova:

            http://www.pmli.it/provocazionetrotzkistapcl.htm

            “Provocazione trotzkista contro la Cellula “Stalin” della provincia di Catania del PMLI
            Il comunicato dell’esecutivo nazionale del PCL è fazioso e menzognero

            Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di Catania
            Alla luce della gravissima provocazione politica orchestrata da un militante del PCL ai danni delle compagne e dei compagni catanesi del PMLI rifiutatisi di firmare le liste elettorali per permettere al PCL di candidarsi alle regionali, alla luce del comunicato pubblicato lo scorso 25 settembre dall’esecutivo nazionale del PCL che tenta di far passare le provocazioni verbali e fisiche subite dai marxisti-leninisti catanesi per “aggressione squadrista” ai danni del militante del PCL, alla luce del suddetto comunicato che omette vergognosamente l’altruismo rivoluzionario, il sereno confronto dialettico e lo spirito di fronte unito che i membri catanesi del PMLI hanno sempre dimostrato nei confronti del militante del PCL, si rende assolutamente necessario chiarire come si sono svolti realmente i fatti. Una menzogna, anche se ben mascherata dietro ad una messinscena montata ad hoc e amplificata a dismisura dai media del PCL, rimane pur sempre una menzogna e va smascherata.”

            • Miguel Martinez scrive:

              “Cellula Stalin”, trovato, mi autopremio!


              AGGRESSIONE STALINISTA A COMPAGNO DEL PCL
              25 Settembre 2012

              Un lavoratore militante del Partito Comunista dei Lavoratori di Catania è stato vilmente aggredito a calci e pugni da due militanti del PMLI nei pressi della sede catanese di questo gruppo, riportando una ferita all’occhio e quattro giorni di prognosi. Il segretario locale del PMLI ha assistito passivamente all’aggressione squadrista, rendendosene complice.

              L’Esecutivo nazionale del PCL dà la propria solidarietà al compagno aggredito, alla sezione catanese del PCL e al coordinamento regionale del partito, impegnato in queste ore nella presentazione delle liste per le elezioni regionali.

              E’ del tutto evidente la natura stalinista dell’aggressione, maturata nell’ambiente di una micro setta che fa dell’omaggio grottesco a Stalin e all’odio verso il trotskismo il proprio rito religioso quotidiano.

              Deve essere chiaro a tutti che simili episodi sono intollerabili e non saranno tollerati. In onore di quei principi della democrazia operaia difesi contro lo stalinismo da diverse generazioni di marxisti rivoluzionari.
              PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI”

        • roberto scrive:

          questi perseguono gli interessi della classe operaia?

          secondo me passano la loro vita a parlare di loro stessi….
          pensavo che z chiedesse qualcosa tipo “chi fa qualcosa di utile per la classe operaia”

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “questi perseguono gli interessi della classe operaia?”

            Ma SONO la classe operaia, la sua parte cosciente che si batte per un governo dei lavoratori.

            Però ogni tanto qualcuno che ricorda la centralità della classe operaia viene espulso, come è successo alla Frazione Internazionalista Rivoluzionaria, recentemente cacciata dal Partito Comunista dei Lavoratori:

            https://www.lavocedellelotte.it/it/2017/04/13/il-pcl-espelle-gli-internazionalisti/

            “Siamo stati espulsi per aver mosso una critica alla strategia complessiva del PCL e del suo gruppo dirigente. In particolar modo sulla questione internazionale, sulla centralità della classe operaia nel conflitto con la borghesia e sul metodo di costruzione del Partito. “

            • Miguel Martinez scrive:

              per roberto

              comunque anche il Partito di Alternativa Comunista (PDAC) concorda con la tua critica:

              http://www.alternativacomunista.it/content/view/2411/1/

              “Metodi di lotta politica estranei al trotskismo
              Il Pdac e il Pcl sono nati dieci anni fa da una rottura in due di Progetto Comunista, opposizione di sinistra di Rifondazione Comunista.
              Per parte nostra abbiamo in varie occasioni polemizzato con il Pcl: non per una qualche pulsione settaria o “per astio”, come ci è stato più volte rinfacciato dai dirigenti del Pcl: lo abbiamo fatto semplicemente perché la polemica politica è il normale strumento di confronto tra organizzazioni che si richiamano al comunismo (tanto più quando si rivendicano “trotskiste”).
              La nostra è sempre stata una polemica politica, cioè basata sulla critica di posizioni politiche e programmatiche. Anche il gruppo dirigente del Pcl ha pubblicato numerosi testi di polemica contro il Pdac ma basati su pochi argomenti politici e su molti “argomenti” calunniosi; non solo: per evitare di rispondere nel merito delle questioni politiche, ha sempre lamentato un presunto “accanimento per astio” del Pdac contro il Pcl, tale per cui quando la polemica parte dal Pcl è legittima, mentre quando parte dal Pdac è “accanimento settario”.
              E’ prevedibile che i dirigenti del Pcl faranno lo stesso con questo nostro articolo: cercheranno cioè di non rispondere nel merito delle questioni poste. E si dirà che ci intromettiamo nelle questioni di un altro partito: come se la lotta politica potesse restare un fatto privato, interno a ciascuna organizzazione; come se la gran parte dei testi di Lenin e di Trotsky non fossero polemiche programmatiche, politiche e organizzative con altri partiti e gruppi. Certo: sempre senza scadere nell’insulto e nella calunnia: questo è il nostro metodo, un metodo ahinoi scono”

              • Miguel Martinez scrive:

                Che poi il Partito Comunista dei Lavorati risponde così al PDAC, tiè:

                “Per cinque anni il piccolo gruppo del PDAC, guidato da Francesco Ricci, ha concentrato il grosso delle sue energie nell’attacco ossessivo al nostro partito e al suo portavoce. Il PCL, viceversa, si è occupato poco del PDAC. In primo luogo per la sua esiguità e marginalità politica. In secondo luogo perchè il taglio calunnioso e rancoroso dell’aggressione che ci è stata riservata si è commentato sufficientemente da solo agli occhi di chiunque conosca il nostro partito e abbia amore per la verità e la decenza. In terzo luogo perchè, banalmente, abbiamo avuto e abbiamo di meglio da fare sul terreno della costruzione quotidiana del nostro partito e dell’intervento nella lotta di classe. “

            • roberto scrive:

              confermi (anzi confermano) quel che dicevo.
              a questi dei lavoratori gli interessa quanto a me interessa discutere delle infinite correnti filosofiche nelle quali può dividersi un partito di 10 persone…..

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “a questi dei lavoratori gli interessa quanto a me interessa discutere delle infinite correnti filosofiche nelle quali può dividersi un partito di 10 persone…..”

                A parte gli scherzi, a loro i lavoratori interessano molto: è il concetto di “centralità strategica della classe operaia”.

                Semplifico, da non marxista… esiste il sistema capitalistico, in cui una minoranza si appropria della ricchezza che nasce dal progresso tecnico.

                E’ una situazione oggettivamente brutta, che comporta guerre, fame, ecc. ecc.

                Si può contrastare semplicemente facendo discorsi moralistici?

                No, si devono unire tutti quelli che lavorano sul serio per espropriare i pochi sfruttatori. Perché gli operai sono gli unici ad avere i mezzi e i numeri per farlo e la motivazione immediata e chiara.

                Questa è ovviamente la teoria, poi la realtà è un’altra cosa. Ma è chiaro che questi non pensano ad “aiutare i poveri operai” (come magari fa l’Ikea), pensano che gli operai devono prendere il potere.

            • Z. scrive:

              Stringendo, fanno cosplay. Senza nemmeno troppa attività fisica all’aria aperta, come i cosplayer che dimorano nell’Urbe Rossa.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Stringendo, fanno cosplay. Senza nemmeno troppa attività fisica all’aria aperta, come i cosplayer che dimorano nell’Urbe Rossa.”

                Per fare fino in fondo l’antropologo della Sinistra…

                Forse esistono due specie parecchio diverse.

                Da una parte i miei trotzkostalinisti, con cui alla fine, sorprendentemente, si può sempre ragionare, perché nonostante tutto, alla Ragione ci credono.

                Certo, poi arrivano espulsioni, scomuniche e tutto il resto, ma sempre ragionate e logiche.

                Dall’altra, gli emotivi, i cazzeggianti, gli antifa, con cui non esistono forse appigli logici. Diciamo, i pomo italici.

                E’ solo un’ipotesi ma mi sembra che siano davvero due mondi diversi.

            • Z. scrive:

              Capisco quel che vuoi dire, credo, e forse non hai torto.

              Ciò detto, sempre mascherata resta…

          • Francesco scrive:

            chi fa qualcosa di utile per la classe operaia … l’Ikea con i suoi mobili a prezzi stracciati?

            che favorisce la classe operaia acquirente e da lavoro alla classe operaia rumena e cinese come costruttrice

            se poi anche i facchini sono operai, c’è tutto un indotto che porta qua i mobili fatti là …

            🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              Il PDAC però sferra un colpo basso al PCL:

              http://www.alternativacomunista.it/content/view/2411/1/

              “Tremila militanti era il numero [di militanti del PCL] dichiarato da Ferrando al Manifesto il 23 dicembre 2007. Due settimane prima, in un’altra intervista, faceva il numero di 2000 militanti. I testi interni del primo congresso (2007) ammettono “150 militanti”; quelli del secondo Congresso (pubblicati da settori poi usciti) davano un conto di 400; quelli di questo ultimo congresso (2017) di 280 partecipanti al voto, di cui un’ampia fetta, secondo la Frazione, è composta da iscritti che non fanno alcuna militanza, motivo per cui secondo la Frazione ci sono “seri dubbi sulla validità del Congresso”.”

              Capite perché non potrei mai condividere l’antipatia di Habs o di Peucezio per la Sinistra?

            • Francesco scrive:

              sì però mi diverto di più io coi Playmobil

              ne ho 300, secondo altre fonti quasi 350, poi ci sono quelli non di epoca accettabile …

              😀

    • Miguel Martinez scrive:

      Per habs

      “se posso dire la mia, mi sembra un altro esempio del carattere anti-popolare e snobistico della sx…”

      Nardella non è di sinistra, e il suo non è un ambiente per nulla snob. E’ un ambiente di bottegai, ristoratori, proprietari di locali e affini, spesso non laureati. Insomma, rappresenta Firenze. Casomai, qui a Firenze è di sinistra l’opposizione.

      Semplicemente, dicendo di togliere le prostitute dalle strade (che poi ci riesca è tutt’altro discorso) riesce insieme a raccogliere la simpatia di chi non ama spiegare ai propri bambini a cosa serve il preservativo usato che trovano davanti scuola, e quella di chi si preoccupa delle donne straniere magari senza documenti, mezze nude sotto la pioggia per portare soldi non si sa a chi.

      Nessuno vuol far soffrire i poveri, non ti preoccupare.

      • Miguel Martinez scrive:

        “Nardella non è di sinistra,”

        Preciso meglio… Nardella, e tutti quelli come lui, si definiscono “di sinistra” molto di rado, in un’unica precisa circostanza: quando vengono accusati dalla sinistra di fare qualcosa “di destra”. Ad esempio, se devono privatizzare un servizio pubblico, dicono che è “un atto di sinistra”, perché è da sinistra che verranno le principali obiezioni. Ma finisce lì.

    • roberto scrive:

      “dunque i poveracci manco più far sesso potranno,”

      habsb,
      tutto il tuo ragionamento è viziato da questa conclusione (ma ho l’impressione che per te sia l’inizio del ragionamento, non la fine, non una deduzione ma un assunto)

      assunto palesemente sbagliato.
      i poveracci non hanno bisogno delle schiave per strada per fare sesso, ci sono frotte di poveracci che copulano fregandosene bellamente della (tua) teoria secondo la quale solo ricchi, potenti, dominanti, fanno sesso.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Lui parla del sesso a pagamento, però. E obiettivamente ha ragione.

        • roberto scrive:

          non mi sembra

          “l’ordinanza elimina la prostituzione a basso costo, quella che (si presume) è l’unica che possono permettersi gli italiani delle classi basse, un tempo (e alcuni, per fessaggine tuttora !) fulcro dell’elettorato del PCI (oggi PD) ! dunque quelli non scoperanno più”

          il buon habsb ha un po’ questa fissa che chi non va con le schiave non tromba

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Però dal contesto mi sembrava chiaro che per “trombare” intendesse “trombare a pagamento”.

          • PinoMamet scrive:

            Prima o poi qualcuno dovrà por mano alla Legge Merlin…

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Che mica vieta il sesso a pagamento. Porvi mano in queste condizioni vorrebbe dire papponi liberi e clienti dentro 😀

          • Peucezio scrive:

            Roberto,
            “il buon habsb ha un po’ questa fissa che chi non va con le schiave non tromba”

            Non in generale, ma ci oltre al popolano sposato o che piace alle donne c’è quello brutto, magari che non ci sa fare, magari che ha una certa età, oppure è invalido, deturpato da qualche incidente o semplicemente calvo, grasso… Insomma, ci sono mille ragioni per cui un povero può non riuscire a trombare.
            Aggiungerei che la prostituzione mette a disposizione donne di una qualità estetica non sempre attingibile dall’uomo comune con pochi mezzi economici (poi ci sono quelli che vanno con la prostituta quarantenne grassona, lì va a gusti).

            Resta comunque il principio per cui è osceno che lo stato metta il becco nella sessualità dei privati, esclusa ovviamente la prositituzione forzata, la violenza sessuale in genere e, in certi casi, per un fatto di decoro, nei quartieri abitati, la prostituzione di strada (ma sarebbe più sensato colpire le prostitute, in modo ragionevole, allontanandole o al massimo facendo loro una multa), ma rigorosamente solo nei quartieri abitati, dove posso capire il disagio dei residenti, delle famiglie con bambini. Ma sempre cum gran salis.
            Il principio per cui la contrattazione in sé di prestazioni sessuale è reato è dittatoriale e totalitario.

            • habsburgicus scrive:

              @Peucezio

              la prostituzione mette a disposizione donne di una qualità estetica non sempre attingibile dall’uomo comune

              come al solito, mi comprendi al volo….anzi in questo caso hai espresso meglio quanto io avevo sottinteso e detto in modo meno chiaro
              si, quanto dici, è LA caratteristica che spinge molti a frequentare prostitute
              anzi, financo coloro che, per dirla volgarmente scopano abbastanza e magari in modo intensivo, e che dunque, in teoria, non dovrebbero certo pensare alle prostitute, talora ci vanno lo stesso appunto per il fattore estetico
              ad esempio, poniamo (è un’ipotesi puramente di scuola, eh !) un cinquantenne sposato con una moglie medio-bassa (esteticamente) più o meno coetanea e che, quando capita, si fa la collega (medio-alta, ma nulla di che, esteticamente) di 8-10 anni in meno…….
              supponiamo però che il tipo voglia provare l’ebbrezza di “farsi” una 20-22 enne dal fisico statuario, tale da far fermare il traffico, se la vedessero in strada 😀
              è impossibile alle persone comuni, a meno di essere miliardario e/o regista di cinema !
              l’unica possibilità che resta al tipo, è quella di andare con una prostituta !…e dovrà sceglierla bene, con una certa fatica, non ne trova a vagonate con quelle caratteristiche 😀
              riconosco però che una prostituta di quel tipo, tranne casi rari (vere “perle ai porci”, mai espressione fu più azzeccata :D) non si troverebbe certo sulla strada [quelle “popolari”] bensì fra le escort e non fra quelle più economiche 😀

        • habsburgicus scrive:

          Mauricius ha capito perfettamente quel che volevo dire
          evidentemente parlavo SOLO del sesso a pagamento, l’unico del resto di cui parla l’ordinanza
          so benissimo che esiste il sesso NON a pagamento e che dunque lì i poveri entrano pienamente in gioco
          (anche se-lo so, non siete d’accordo- io tutti ‘sti poveracci che fanno sfracelli con le gnocche non li vedo 😀 …a meno che siano come suol dirsi “strafighi”, palestrati, muscolosi, sportivi….
          ma è altro discorso e non ha alcuna relazione col tema del post !)

          • Francesco scrive:

            Hasb

            sospetto che sia sesso anche se lei non una strafiga da competizione e lui un sosia di bredpitte

            😉

            • Z. scrive:

              Epperò, l’impressione che ho è davvero quella di un mondo sempre più competitivo, pure sotto quell’aspetto.

              E tutta questa competizione mi sembra provante, innaturale e distruttiva.

            • PinoMamet scrive:

              La risposta è facile: matrimoni combinati.

              E non sto parlando di fantascienza o di medioevo: c’è stato tutto un fiorir di siti di appuntamenti che hanno preso in pratica il posto dei sensali di matrimoni di certe culture.

            • Francesco scrive:

              Z

              c’è troppa gente brutta perchè sia vero, è che non appaiono proprio nell’immaginario e nel flusso delle informazioni da gossip

              i brutti lo fanno tra loro, mica si mettono in coda per Belen Rodriguez, contando sulla sua buona volontà

              🙂

            • PinoMamet scrive:

              Ti contraddico: ho visto parecchie coppie strafiga-bruttino o bruttissimo, e viceversa;
              è semplicemente imponderabile.

            • Francesco scrive:

              Pino

              alla fine c’hai ragione tu e la questione è tale e quale era nell’Ottocento (per prima non ho letto nulla)

              diciamo che ci sono costanti della vita umana?

              😀

  13. Z. scrive:

    Intanto, nessuno ha risposto alla mia domanda 🙂

    • Francesco scrive:

      Z

      anche noi guardiamo i film e sappiamo che quando l’avvocato fa La domanda ha già vinto

      😉

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Una domanda: secondo te quale partito, oggi, persegue gli interessi della classe operaia?

      Dici questa? Nessuno, fondamentalmente: viviamo in un mondo dove ci dividiamo in vincenti e perdenti e quando pensi al perdente lo fai solo perché si possa rimettere in piedi e diventare un vincente. Ma nessuno pensa al perdente in quanto tale, che rimarrà tale e che ha solo bisogno di aiuto perché la sua condizione di perdente sia più sopportabile. Quella era una vecchia concezione di Stato sociale.

      • Z. scrive:

        Cioè, se ho ben capito, si cerca solo di rimettere in pista chi deraglia senza assistere chi non può ripartire?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Se ci fai caso, la focalizzazione è tutta sulla parità delle opportunità e del punto di partenza, mentre il Merito è la stella polare indiscussa. Aiutare il non meritevole è foraggiare il parassitismo e, tolta la fuffa sul reddito di cittadinanza (che infatti non esiste nemmeno nella proposta dei 5S: si tratta di un sussidio di disoccupazione/inoccupazione universale, il loro), a nessuno verrebbe mai in mente di regalare qualcosa a chi evidentemente non merita niente.
          Regalare soldi è garanzie a chi non si metterà in gioco è un lusso che non ci possiamo più permettere.

          A grandi linee, così pensiamo oggi.

          • Z. scrive:

            Mi sembra una visione molto ottimistica della nostra società, tutto sommato. A me sembra che sia premiato più che altro il demerito, e che a perseguire una politica di pari opportunità alla partenza, il più delle volte, non ci si provi neppure.

            In compenso vedo organizzare iniziative molto curiose, tipo lo “sciopero delle donne” e robe analoghe.

            • Miguel Martinez scrive:

              per Z

              Su merito e demerito…

              http://www.repubblica.it/cronaca/2017/09/26/news/il_ricercatore_con_il_microfono_che_ha_incastrato_i_baroni_se_fai_ricorso_addio_carriera_-176499111/?ref=RHPPLF-BH-I0-C4-P3-S1.4-T1

              ” COME FUNZIONA IL SISTEMA
              È Russo a illustrare il meccanismo: “Funziona così: a ogni richiesta di un commissario corrispondono tre richieste provenienti dagli altri commissari: io ti chiedo Luigi e allora tu mi dai Antonio, tu mi dai Nicola e tu mi dai Saverio”. È, appunto, tutto un do ut des tra i vari atenei. “Ogni professore aiuta l’altro – spiega poi Fransoni – perché è chiaro che se il prof di procedura civile dice: “Scegliamo il miglior tributarista in assoluto”, rischia che poi il tributarista dica: “Scegliamo il miglior processualista in assoluto”.

              Allora tutti quanti hanno convenienza a dire “no certo, il tributarista dev’essere il tributarista tuo”, perché così il tributarista dirà: “no, certo, esimio collega, il processual-civilista sarà il tuo allievo”, e così si aiutano a vicenda”. Russo sintetizza alla perfezione: “Non è che si dice è bravo o non è bravo. No, si fa: questo è mio, questo è tuo, questo è tuo, questo è coso, questo deve andare avanti per cui…”. Più chiaro di così.”

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              E’ assolutamente normale che una società non sia all’altezza dei propri ideali. Ieri lo Stato sociale faceva regalie non al bisognoso, ma ad amici e parenti, oggi lo Stato meritocratico fa regalie non ai meritevoli, ma ad amici e parenti.
              Solo che il non essere all’altezza degli ideali di ieri viene letto come una prova del loro fallimento (“il welfare crea una classe di parassiti”), mentre se oggi non raggiungiamo i nostri ideali significa che non ci stiamo sforzando abbastanza (“la risposta è un sistema veramente meritocratico”).

            • roberto scrive:

              Miguel e tutti,

              che all’università ci siano tutti i vizi, peccati e crimini di questo mondo direi che è cosa pacifica e non è necessario ribadirlo.

              c’è però una cosa che è interessante da segnalare
              “Scegliamo il miglior tributarista in assoluto”

              ora, come lo scegli “il migliore in assoluto”?
              un tributarista che lavora in uno studio prestigiosissimo, ha un sacco di pubblicazioni in riviste di prim’ordine, brillante ed erudito, sarà meglio di un onesto tributarista, non eccellente ma che si dedica anima e core all’insegnamento, disponibile con gli studenti ed i colleghi, che sa trovare fondi per la ricerca e spenderli in maniera intelligente?

              (non è un commento alla vicenda della quale non so nulla, possibilissimo che il denunciante era brillante *e* bravissimo didatticamente, è un commento più generale)

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “c’è però una cosa che è interessante da segnalare”

                Una bella riflessione, condivido. Infatti, l’idea del megaprofessionista che fa pure il docente mi sembra sempre un po’ strana.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Nel fantastico mondo del diritto è normalissimo che le cattedre siano formate da avvocati. Ed è la ragione per cui il tipico manuale di diritto penale (scritto da un professore/avvocato difensore) prima ti scrive “è così”, ma poi aggiunge “ma l’orientamento prevalente della giurisprudenza è di segno opposto…” 😀

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Aggiungo, si legge lo stesso in molti manuali di diritto del lavoro, ma in questo caso trovi persino il professore/avvocato di parte datoriale che scaglia improperi contro i giudici 😀

            • PinoMamet scrive:

              Ora, naturalmente ci sono casi di macroscopiche ingiustizie nel reclutamento dei docenti universitari: l’Italia è piena di figli di… che “sicuramente per i loro indiscutibili meriti”, si trovano ordinari a 30 anni, davanti a file lunghissime di non figli di, che questi meriti (misteriosi) paiono non averli mai…

              però esiste anche la normalità della cooptazione, in cui il tal professore vuol far fare carriera al tal assistente, e non all’altro, perché sa che ha una serie di qualità.
              In generale essere dei geni sulla carta non è sinonimo di essere veramente dei geni, e il lavoro universitario è più spesso di quanto si creda lavoro d’equipe, almeno in parte: nessuno vuole collaborare con uno stronzo.

              D’altra parte, basta bazzicare l’ambiente per sentire di “geni” (sulla carta) che firmano da soli lavori che sono in realtà frutto di sforzi comuni, o ripartiscono equamente 😉 i risultati positivi (a sè stessi) e negativi (agli altri).

              Per cui, se il tal docente mi assicura “fai andare avanti il mio , che è un bravo e preparato e non rompe i coglioni”, visto che lo conosce, non necessariamente (sottolineo: non necessariamente) è una cosa antimeritocratica.

            • Peucezio scrive:

              Aggiungo che se hai la sfiga che nella tua università quello che si occupa della tua disciplina è un associato, hai meno possibilità di carriera, a parità di merito, di quello che si occupa della materia insegnata dall’ordinario.
              La cooptazione in effetti non è tutta mafia, perché di solito il docente porta avanti chi ritiene valido: collaborandoci per anni, lo capisce meglio rispetto alla valutazione di un esame o di un concorso in cui magari ti capita la traccia sulla cosa che non sai (anche se bisogna dire che dopo il dottorato tutti gli avanzamenti sono in base ai titoli, cioè alle pubblicazioni, che è un criterio imperfetto, come qualsiasi, ma, credo, il meno imperfetto di tutti).

              Comunque ci sono grosse storture anche nella cooptazione ovviamente: gente interna al settore mi ha parlato persino di docenti che si compiacciono di far passare di proposito dei perfetti imbecilli, perché è una dimostrazione di potere molto maggiore che non far passare i meritevoli, che tutti son buoni a far passare…

            • Roberto scrive:

              Concordo sua con pino che con peucezio

          • Francesco scrive:

            Caro MT,

            tu come la pensi? e la “vecchia politica” cosa faceva, o meglio pensava, riguardo ai “perdenti”?

            Ciao

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              L’immenso Stato sociale che hai sempre detestato dipingendolo che un mare di sprechi, parassitismo e ruberie.

            • Francesco scrive:

              lo detesto ancora, se è per quello, soprattutto la versione italiana

              trovo curioso, poi, che secondo te lo Stato Sociale fosse fatto per la classe operaia

              credevo fossero piuttosto il diritto di associarsi in sindacati, il diritto di sciopero, i limiti ai contratti di lavoro, le leggi a tutela del lavoratore nello svolgimento delle attività e cose del genere, al limite la presenza diretta dello Stato nell’economia

              su cosa di profondo siamo in disaccordo?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              limite la presenza diretta dello Stato nell’economia

              Questa non è mai stata una politica a favore degli operai. Anzi, l’intervento pubblico in economia è sempre stato portato avanti con la bandiera della salvaguardia dell’occupazione.
              Comunque lo Stato sociale è sempre stato inteso come sostegno alle classi meno abbienti. Mescolarlo con il diritto del lavoro (che è diritto privato, mentre il welfare è diritto pubblico) è una confusione diffusa, ma impropria.

            • Francesco scrive:

              Immagino che dovremmo iniziare a definire CHI intendiamo per “perdenti”, “poveri”, “classe svantaggiata” e così via.

              Sospetto che pensiamo a persone diverse.

              Ciao

      • Miguel Martinez scrive:

        Per MT

        ” Nessuno, fondamentalmente: viviamo in un mondo dove ci dividiamo in vincenti e perdenti ”

        Io voglio un enorme bene sia agli stalinisti che ai trotzkisti, e in genere ai comunisti.

        La mia grandissima difficoltà consiste nel cercare di capire, se sono capaci a loro volta di voler bene a qualcuno o a qualcosa.

        Perché è chiaro che sono profondamente coinvolti, che qualcosa di poetico e di religioso li muove; ma sanno solo esprimerlo in una maniera terribilmente arida e pseudoscientifica.

        Pseudoscientifica, perché nessun biologo sognerebbe di invocare Darwin per chiedersi se il moscerino X è imparentato con il moscerino Z, mentre il ricorso a Marx, a Trotzky o a Lenin è il ricorso ultimo e decisivo per i comunisti.

        Siccome è pseudoscienza, non gode di nessuno dei vantaggi della realtà, della concretezza, della verità.

        Ma nemmeno di nessuno dei piaceri della bellezza, della poesia, dell’immaginale.

        Ecco, la tristezza è una caratteristica che accomuna forse i tanti comunisti a cui mi sono affezionato.

        Pochi tra di loro (tra cui, in uguale misura, stalinisti e trotzkisti) riescono invece a portare alla luce l’aspetto scientifico, quello lucido, tranquillo, obiettivo, che permette loro di volare a molte spanne al di sopra delle follie sentimentali dei nostri tempi.

        E quei pochi amici stalinisti (tra cui qualcuno che conobbe di persona Mao) e quei pochi amici trotzkisti sono persone con cui si può davvero ragionare liberamente.

        • Z. scrive:

          Ti ho seguito fino all’ultimo paragrafo, poi mi sono perso: cosa può esserci di scientifico nello stalinismo, o nel trotzchismo, o in qualsiasi ideologia cui si dà il nome di un uomo morto?

          • Francesco scrive:

            Scusa ma l’intelligenza di una idea (o di una linea di pensiero) finisce quando il primo a pensarla muore?

            Sbaglio o gli scienziati seguono ancora il metodo di tale G. Galilei, morto tempo addietro?

            😉

            • Z. scrive:

              Non sbagli. Infatti non sono galileisti, e il galileismo come ideologia non esiste.

              😉

            • Francesco scrive:

              Sei veramente un avvocato!

              Se il metodo galileiano è utile nella scienza, non vedo perchè il punto di vista di Marx o Gramsci o Maggie Thatcher non possa essere utile in politica.

              Se uno è grande, quello che capisce vale anche oltre la sua epoca. Se uno è pirla, non vale neppure 5 minuti.

              🙂

            • Z. scrive:

              Tutto vero, ma non devo spiegarti che marxiano non equivale a marxista. E che un conto è applicare un metodo e un altro è costruire una sorta di chiesa politica 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “E che un conto è applicare un metodo e un altro è costruire una sorta di chiesa politica :)”

                Il metodo di analisi marxista ha molti meriti, e applicandolo, Marx – in un’epoca in cui il 99% degli europei non lavorava ancora in fabbrica – aveva previsto tanti meccanismi del pieno mondo capitalista.

                Il problema è che Marx dice, “non voglio solo analizzare il mondo, lo voglio cambiare”.

                E “cambiare il mondo” significa dover fare i conti con i potenziali “cambiatori”, cioè gli esseri umani, argomento di cui Marx ci capiva molto poco.

                Decisamente meno, ad esempio, di Ruskin.

            • Francesco scrive:

              >> E che un conto è applicare un metodo e un altro è costruire una sorta di chiesa politica

              Dimostralo se ci riesci! e poi è più divertente essere sacchisti che sacchiani, si pensa meno.

              😉

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              La filosofia marxiana non è”utile alla politica”, non essendo una dottrina politica. È, appunto, una filosofia, cioè uno strumento per interpretare la realtà.

            • Francesco scrive:

              credevo che la filosofia marxiana, come l’economia marxiana, fosse giusto una cornice costruita apposta per inquadrare l’azione politica

              che era quella che stava a cuore al barba

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “credevo che la filosofia marxiana, come l’economia marxiana, fosse giusto una cornice costruita apposta per inquadrare l’azione politica

                che era quella che stava a cuore al barba”

                Non lo so, lì ci vedo più Lenin. Non credo che il barba fosse tutto questo stratega politico.

  14. Moi scrive:

    In teoria il Comunismo era scientifico perché refrattario alla trascendenza …

    • Moi scrive:

      L’ idea che si possa, anzi si debba, Fare Scienza coniando neologismi a raffica … mi sembra la più spiccata analogia fra Marxismo nel Novecento e Gender Studies nel III Millennio !

    • Z. scrive:

      Beh, no, in teoria il socialismo scientifico era detto così perché basato su teorie economiche considerate “scientifiche”.

      Tesi discutibile, naturalmente, ma all’epoca la “scienza” comprendeva la fisiognomica, la frenologia e le pratiche del conte Mattei 🙂

  15. Moi scrive:

    Quanto a Nardella, secondo me la sua “Savonarolat’a”;) intende ricercare spasmodica conferma del sostegno delle Femministe, forse più per azione di Lobbying che non per voti. Ricordiamoci che in Italia i voti non solo “si contano”, ma “si pesano” anche !

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Quanto a Nardella, secondo me la sua “Savonarolat’a”;) intende ricercare spasmodica conferma del sostegno delle Femministe,”

      Non so a Bologna, ma credo che a Firenze le femministe siano pochine. E Nardella, che è una persona molto pratica, sa contare.

    • Peucezio scrive:

      Infatti non credo c’entri il voler compiacere le femministe.
      C’entra lo Zeit Geist: è un uomo del suo tempo, un tempo di merda, di calvinismo oscurantista.
      Un uomo di un altro tempo avrebbe detto: bene, cominciamo a fare due retate di prostitute in strada e se non serve proviamo con pene più severe o alla peggio facciamo la multa ai clienti con la scusa dell’ostacolo alla circolazione, solo però nelle zone dove abita la gente e silamenta.
      Lui persegue lo stesso scopo, ma deve fare l’ordinanza che in teoria colpisce anche chi va in appartamento e deve dire corbellerie del tipo che vuole combattere la schiavitù sessuale e il mercimonio del corpo femminile. Nel fine è pratico, ma nei mezzi e nelle modalità pensa da rincoglionito contemporaneo.

      • PinoMamet scrive:

        “C’entra lo Zeit Geist: è un uomo del suo tempo, un tempo di merda”

        😀

        OMDAP

      • Z. scrive:

        Non è la prima volta che si tenta questa strada, a Firenze. Ricordate l’assessore Cioni e i lavavetri?

        Quanto poi alle forme più o meno surrettizie di sanzioni per i clienti ci fu un filone a cavallo di fine millennio. L’unico risultato fu il suicidio di un ragazzo, il che fece intervenire un ministro (una ministra, diremmo oggi).

  16. Moi scrive:

    Ricordiamoci però che Marx era rimasto a una scienza che ancora NON conosceva i sorprendenti legami fra “energia” e “materia”, defricchettonizzando 😉 il primo concetto e depoliticizzando il secondo ! 🙂

  17. Peucezio scrive:

    Mauricius,
    circa la tua analisi sulla meritocrazia,
    ma quando parli di “merito” non ho capito se intendi la capacità/competenza o la motivazione/spirito-di-competizione/dedizione.
    Cioè se vuoi dire che oggi, sia pure come obiettivo ideale, si vuole premiare quello più intelligente e che gli stupidi crepino perché non valgono niente o se si vuole premiare lo sgobbone arrampicatore ultracompetitivo che vive solo per il lavoro e far morire di fame quello che vuole vivere anche per altre cose e non è disposto a lavorare 12 ore al giorno per fare le scarpe a quell’altro.

    • Francesco scrive:

      C’è una cosa che non capisco: a me pare evidente che in una società meritocratica ci sia posto per Gianni Rivera (un bel posto) e per Riccardo Montolivo (non certo lo stesso posto ma mica possiamo permetterci di pagare Rivera)

      Allo stesso modo, lo sgobbone fanatico che lavora 20 ore al giorno farà un sacco di soldi, quello che lavora meno farà meno soldi ma avrà una vita

      Non è come la corsa alla Casa Bianca, che alla fine ne rimarrà uno solo, giusto?

      L’unico che resta fuori è quello che, pur non essendo totalmente stupido o storpio, proprio non ha voglia di fare nulla. In quel caso la società meritocratica lo ritiene colpevole – ma credo che anche prima fosse così, no?

      Ciao

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      ma quando parli di “merito” non ho capito

      Non ho ben chiara neppure io la nozione precisa di “merito”. Credo sia da intendere come “la persona che il senso comune ritiene più indicata per ricoprire una determinata posizione”.

      • Peucezio scrive:

        Sì, in effetti è una cosa che viene lasciata piuttosto nell’ambiguità.
        Non si capisce quanto c’è di volontarietà.
        Se uno è pigro è colpa sua, se non è intelligente no.
        (“Pigro” nel senso di chi asseconda la naturale pigrizia che abbiamo tutti).

  18. Moi scrive:

    la Lobby che non esiste, e quand’anche esistesse … mica influenza il PD !

    http://it.blastingnews.com/politica/2017/09/boldrini-serve-una-sinistra-femminista-e-che-riesca-a-influenzare-il-pd-002030985.html

    Boldrini: ‘Serve una sinistra femminista e che riesca a influenzare il PD’ Laura Boldrini, alla festa di Sinistra Italiana, parla del ruolo delle donne in politica, della propria idea di sinistra e del proprio futuro.

    • Z. scrive:

      Su una cosa ci ha visto giusto, al di là del femminismo: il PD (per dirla con Nìcce, che come ricordiamo si pronuncia Nàis) è un partito-zuppa dove galleggiano pezzi di cose diverse tra loro, ed è relativamente facile influenzarlo.

      Sul femminismo credo sia particolarmente influenzabile, un po’ come tutti i partiti di grandi dimensioni, ma il PD probabilmente è nel suo complesso generalmente più influenzabile degli altri.

      Z.

      PS: Nìcce aveva anche profetizzato cosa sarebbe successo quando si sarebbe passati dalla società-zuppa alla società-monoportata, tra l’altro (solo socialismo, solo nazionalismo, solo liberismo). E direi che il futuro gli ha dato ragione. Credo che Umano, troppo umano (entrambi i volumi – il mio preferito era il secondo) ti piacerebbe.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “https://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2013/12/02/sulla-prostituzione-in-francia-una-svolta-reazionaria-e-nazionalista/”

      A parte la simpatica battuta, è un articolo estremamente interessante, grazie.

      Non so se ne condivido in pieno lo spirito “dalla parte degli oppressi”, ma dice cose verissime, e trovo affascinante l’accostamento tra divieto del hijab e divieto della prostituzione: proprio i due poli della modernizzazione alla francese.

  19. Moi scrive:

    Indubbiamente esiste un Femminismo che, nonostante le critiche senza sconti al Paternalismo, poi sfodera un “Maternalismo” nei confronti delle donne che non è da meno ! l’ IperMaternale “Ti salvo da te stessa perché ti voglio bene, incosciente !” non è poi all’ atto pratico così diverso dall’ IperPaternale “Io so quel ch’è giusto per te perché conosco La Vita, pivello !”

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