Tassonomia e sordofobia

La famosa Università di Berkeley è frequentata da poco più di 30.000 giovani che hanno circa 60.000 dollari l’anno da spendere, o perché pagano i genitori o perché hanno scelto di indebitarsi fino al collo senza sapere se ne usciranno vivi (poi qualcuno usufruisce sicuramente anche di borse di studio).

Pagano, perché è davvero una delle migliori università del mondo.

Insomma, si potrebbe immaginare che gli studenti di Berkeley pensino solo a studiare.

Ma il mondo non è così semplice.

Negli Stati Uniti, le razze vengono analizzate e declinate con un perfezionismo che Joseph Arthur de Gobineau avrebbe invidiato.

Sappiamo intanto che appena il 2,5% degli alunni di Berkeley si iscrive nella categoria di ethnically unknown. C’è anche una certa percentuale di non-resident Aliens, che non hanno diritto evidentemente a essere tassonomizzati. Il 4,7% si vanta invece di appartenere a “two or more races“.

Il 35,1% degli alunni sono Asian, che presumiamo spiaccichi lo sciita iracheno addosso al filippino evangelico, ma in linea di massima significa gente con gli occhi a mandorla.

Appena il 27,8% sono White (gli ebrei devono fare la fila assieme agli scandinavi).

La razza Hispanic è al 13,8%.

In fondo a tutta la scala, ci sono i Black or African Americans, appena il 2,1% (il somalo appena arrivato negli Stati Uniti viene evidentemente omologato a forza tra i discendenti di ghanesi arrivati tre secoli fa).

Tra i docenti, il 6% si identifica come gay, lesbian or bisexual, l’87% come eterosessuale e solo l’8% ha il coraggio di non raccontari i fatti propri ai censori (nel senso di estensori di censimenti).

E così via, le altre statistiche le potete trovare anche voi.

150 dipendenti a tempo pieno (diretti da una vicepresidente con uno stipendio diverso, 215.000 dollari l’anno) si occupano esclusivamente di diversity issues all’Università, perché nessun ventenne si senta mai escluso, stilando piccoli dizionari come questo.

Non ci riescono a fare felici tutti, visto che l’autunno scorso alcuni studenti hanno impedito l’ingresso agli studenti “bianchi” (dal video, pare che la qualifica riguardi anche gli Asians), chiedendo safe places (luoghi in cui gli studenti possono trovare “compassione ed empatia”) segregati, riservati esclusivamente a una curiosa combinazione di studenti di colore (sopratutto hispanics, a quanto pare) e transgender.

Probabilmente agli occhi di chi legge balza subito all’occhio una diversità non presa in considerazione dall’augusta università: quella tra chi ha 60.000 dollari l’anno da spendere per studiare (secondo la Global Rich List, 60,000 dollari o più l’anno li guadagna lo 0,19% dell’umanità) e chi non li ha.

Ma ndirettamente, a Berkeley forniva qualcosa anche al 99,81% di esclusi: per aiutare i propri studenti con disabilità motorie, avevano messo su Youtube non meno di 20.000 video di lezioni, che potevano essere visti e ascoltati da chiunque in tutto il mondo.

Il risultato è che si sono presi così una denuncia da parte di due ricercatori sordi (non di Berkeley).

Il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ha condotto una rigorosa inchiesta, scoprendo due gravi violazioni dell’Americans with Disabilities Act: i sottotitoli dei video erano imperfetti e talvola mancavano del tutto; come imperfetto era il contrasto dei colori nei video, che poteva creare problemi per ipovedenti.

E ha quindi ordinato all’Università di correggere tutti i video subito, oppure farli sparire.

Nemmeno lavorando per un anno, i 150 tecnici della diversity ci sarebbero riusciti; e così il 1 marzo, l’Università di Berkeley ha reso inaccessibili al pubblico i 20.000 video in questione.

Ovviamente, tutte queste cose hanno una lontana origine in qualche autentico problema: i neri schiavi centocinquant’anni fa, i pregiudizi storici contro gli omosessuali, le difficoltà che incontrano i disabili…  ma qui siamo a un effetto che è si è ormai distaccato dalla sua causa: in media, gli studenti neri di Berkeley non vengono sfruttati per coltivare il cotone per le camicie inamidate degli allievi bianchi, né ci sono feroci pestaggi collettivi di studenti ritenuti effeminati.

Quindi queste cose vanno avanti con una forza propria, che deriva da qualcos’altro.

Sarebbe banale leggere tutto questo nella solita chiave Destra-Sinistra: la Destra radicata ai pregiudizi dell’Uomo Bianco Eterosessuale, la Sinistra che maniacalmente impone il Politicamente Corretto perché odia la Storia Giudeo-Greco-Cristiana e la Famiglia.

No, i non-udenti che hanno sconfitto i video non sono nemici della Famiglia o della Storia.

E poi in Italia si sta diffondendo – con effetti sconvolgenti sul sistema scolastico – un’analoga cultura della dislessia e dei “bisogni educativi speciali”, che non ha nulla a che vedere con razza, storia o sesso, che (specie l’ultima) sono le questioni che eccitano i tifosi di Destra e Sinistra.

E se il senso fosse da trovarsi invece in qualcos’altro?

Proviamoci in una frase: la fine dell’illusione di progetto istituzionale che ha ispirato tutta l’enorme macchina del sistema educativo occidentale (strettamente correlato ai dispositivi militari e nazionali).

In pratica, la scuola si sta trasformando in bar.

Il cliente entra, chiede ciò che vuole in quel momento, non quello che il barista ritiene sia meglio per la sua salute futura.

E se il barista insiste nel non servirgli il sale nel caffè o gli nega il permesso di mangiare con le mani, il cliente può rivolgersi a un avvocato e rovinare la vita al barista.

Un processo che potrebbe essere irreversibile, divertente a volte da constatare ma sostanzialmente impossibile da contrastare.

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145 risposte a Tassonomia e sordofobia

  1. Grog scrive:

    E poi vi stupite se i Russi gli fanno un mazzo tanto!
    Intanto la maggioranza di studenti di successo è asiatica e non burino-sassone mentre i campioni sportivi sono quasi tutti atletici bonghi e così i wasp devono incularsi tra di loro perchè le loro donne danno la caccia al fallo bongo e rifiutano il falletto wasp.
    L’omosessualità è dovuta ai piccoli cazzetti wasp quando le troie wasp(1) hanno scoperto i falli bonghi.
    Grog! Grog! Grog!
    (1) parchè non le ha mai sagiato l’ucelon veneto che plana come un condor su la laguna!

  2. izzaldin scrive:

    ma per la miseria, i due ricercatori sordi potevano stilare una lista dei documenti che gli interessavano e chiedere i sottotitoli per quelli soltanto.
    chissá cosa li ha spinti a rivolgersi a un avvocato

  3. Miguel Martinez scrive:

    a proposito di un’altra forma di politicamente corretto… esito a citarla, perché ci riporta al “sesso” con tutto il contorno emotivo, che fa perdere di vista il senso fondamentale delle cose.

    Mi riferisco al servizio alla Rai sulle “donne dell’est”:

    http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2017/03/20/news/_parliamone_sabato_e_le_donne_dell_est_il_direttore_di_rai1_chiede_scusa-160975002/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P2-S1.8-T1

    La questione è meno semplice di quanto sembri.

    E’ chiaro che le donne in questo caso vengono rappresentate come semplice oggetto di acquisto per il comodo maschile, e quindi è perfettamente comprensibile la “condanna”.

    Ma questo fa sfuggire un punto importante, che non emerge nei commenti infuriati: i motivi elencati nella schermata che si vede nell’articolo sono probabilmente effettivamente i principali motivi che spingono un certo numero di uomini italiani a cercare “donne dell’Est”.

    Possiamo censurare i fatti, che ci piacciano o no?

    • PinoMamet scrive:

      Nota folkloristica:

      una ragazza (femmina) israeliana, postava un paio di mesi fa su FB i motivi per scegliere una fidanzata israeliana.

      Che erano quasi tutti l’opposto di quelli elencati dal servizio RAI, per cui le donne dell’Est piacerebbero agli italiani:
      vale a dire, non sono noiose donne di famiglia, hanno gli stessi gusti dei maschi (quindi non un gran buon gusto…), amano prendere le decisioni, sono agguerite e non perdonano niente…

      de gustibus!

      devo dire che non sono particolarmente attratto dalla prospettiva di una donna dell’est- o dell’ovest- in tacco 12 e trucco perfetto alle otto di mattina, che si aspetta da me che mi comporti da “maschio dominatore” o creda che farmelo credere sia particolarmente piacevole per me… no, grazie, non è il mio genere, fisico marmoreo o meno.

      Ma neanche l’opposto, eh?

      Forse moglie e buoi ecc. non aveva tutti i torti.

    • Roberto scrive:

      Facendo un sondaggio fra i mei amici dell’est e quelli sposati con donne dell’est, tutti all’unanimità dicono che il punto 3 è falso e che il punto 4 è tanto più falso quanto ci si avvicina all’Europa centrale

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ roberto

        Avendone sposata una, concordo con te.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

      • Z. scrive:

        Ho un amico che ha quasi sposato una donna dell’Est. Nel senso che credo si sposeranno a breve.

        Ecco, diciamo che la signora assomiglia a quella descrizione grosso modo quanto io assomiglio a Martina Stella 😀

        • Moi scrive:

          il Socialismo Reale avrebbe mandato la Boldrini a sforconare il fieno in qualche granaio in Ucraina … intelligenti pauca ! 😉

          • Z. scrive:

            Dovresti confessarle quel che provi per lei, secondo me. Dovresti anzitutto confessarlo a te stesso.

            Perché amare non è mai una vergogna. E confessarlo a se stessi è liberazione, rivelazione e rivoluzione.

            🙂

        • Moi scrive:

          … no zhieli no skoti più mano ?! 😉

      • Francesco scrive:

        Il punto 3 è idiota, con una così chi ha voglia di cercare avventure?

        Su punto 4, è stata saggezza plurimillenaria delle donne lasciar credere agli uomini che comandassero loro, astenendosi da inutili rotture di coglioni su faccende futili.

        Non sapevo nulla fino a poco fa ma mi sto divertendo un mondo.

        F o’ trucido maschilista

        • roberto scrive:

          ‘Il punto 3 è idiota, con una così chi ha voglia di cercare avventure?”

          fai affermazoni da ingenuo chierichetto e poi ti firmi trucido maschilista, pfui!

          🙂

          • Francesco scrive:

            ma io sono entrambe le cose, naturalmente

            come direbbe una “saggia zia anziana”, can che abbaia non morde

            😀

        • Carlo scrive:

          Sul punto 4 sono perfettamente d’accordo con Francesco, anche sul fatto che non sia un’esclusiva delle donne slave, ma di tutte le donne del mondo quello di fare credere agli uomini di lasciarli comandare. La donna “sottomessa” è quella che dice al marito: “Facciamo come dici tu”, sottintendendo in realtà: “A patto che coincida con quello che voglio io”

    • Z. scrive:

      Miguel,

      — Ma questo fa sfuggire un punto importante, che non emerge nei commenti infuriati: i motivi elencati nella schermata che si vede nell’articolo sono probabilmente effettivamente i principali motivi che spingono un certo numero di uomini italiani a cercare “donne dell’Est”. —

      Se l’avessero messa giù come dici tu – ossia, un servizio su quali sono i motivi per cui effettivamente diversi italiani cercano “donne dell’Est” – credo che non ci sarebbero state particolari proteste.

      Anzi, avrebbero potuto riportare anche sondaggi, interviste e così via, e probabilmente anche la Presidente della Camera avrebbe apprezzato l’inchiesta.

  4. Francesco scrive:

    1) il costosissimo sistema universitario USA aveva messo aggratisse (?) in rete 20.000 lezioni, violando ogni principio di mercato e aprendo ingiustificabili opportunità a molti pezzenti (quelli con accesso a Internet, immagino siano solo una quota del totale)

    2) essendo anche immensamente coglione, li ha poi tolti per motivi risibili (spero in un oscuro complotto plutocratico per rispetto dell’intelligenza umana, poi penso che Berkeley sia liberal)

    3) le sinecure stanno benissimo, l’unico problema è entrare nel giro

    😀

    • Zhong scrive:

      “violando ogni principio di mercato e aprendo ingiustificabili opportunità a molti pezzenti”

      Il prodotto che ha mercato e’ il titolo finale, non le lezioni….

  5. Miguel Martinez scrive:

    Sul servizio Rai criticato, leggo:

    “Duro il commento di Francesco Verducci, vice presidente della Commissione Vigilanza Rai: “I responsabili di questo scempio alla nostra cultura e alla nostra convivenza devono dimettersi. La Rai ha il compito di promuovere democrazia e diritti, quanto avvenuto sabato è molto più di un semplice incidente.”

    Ora, io la Rai non la guardo e quindi risolvo a monte il problema, che tutti potrebbero risolvere allo stesso modo, facendo risparmiare un bel po’ di soldi all’erario.

    Ma mi chiedo – astrattamente – se un servizio pubblico abbia “il compito di promuovere democrazia e diritti” (cioè di spiegare come dovrebbe essere il mondo) oppure di informare (cioè di spiegare come è il mondo).

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ martinez

      ‘Ma mi chiedo – astrattamente – se un servizio pubblico abbia “il compito di promuovere democrazia e diritti” (cioè di spiegare come dovrebbe essere il mondo) oppure di informare (cioè di spiegare come è il mondo).’

      Molti – tipicamente a scuola – fanno fatica a distinguere fra le due cose. Il ‘servizio pubblico’ ha da sempre la duplice ambizione di fare entrambe le cose, perché l’una è vista come conseguenza dell’altra.

      C’è un famoso testo, forse il pezzo migliore del libro, tratto da “Cuore” di De Amicis, che spiega perfettamente il punto. Mi permetto di riportarlo per intero, pur nella sua retorica che oggi sembra indubbiamente zuccherosa, perché su testi come questo si sono formati quelli che nel secondo dopoguerra hanno inventato il concetto di ‘servizio pubblico’:

      “Tutti, tutti studiano ora, Enrico mio. Pensa agli operai che vanno a scuola la sera dopo aver faticato tutta la giornata, alle donne, alle ragazze del popolo che vanno a scuola la domenica, dopo aver lavorato tutta la settimana, ai soldati che metton mano ai libri e ai quaderni quando tornano spossati dagli esercizi, pensa ai ragazzi muti e ciechi, che pure studiano, e fino ai prigionieri, che anch’essi imparano a leggere e a scrivere. Pensa, la mattina quando esci; che in quello stesso momento, nella tua stessa città, altri trentamila ragazzi vanno come te a chiudersi per tre ore in una stanza a studiare. Ma che! Pensa agli innumerevoli ragazzi che presso a poco a quell’ora vanno a scuola in tutti i paesi, vedili con l’immaginazione, che vanno, vanno, per i vicoli dei villaggi quieti, per le strade delle città rumorose, lungo le rive dei mari e dei laghi, dove sotto un sole ardente, dove tra le nebbie, in barca nei paesi intersecati da canali, a cavallo per le grandi pianure, in slitta sopra le nevi, per valli e per colline, a traverso a boschi e a torrenti, su per sentier solitari delle montagne, soli, a coppie, a gruppi, a lunghe file, tutti coi libri sotto il braccio, vestiti in mille modi, parlanti in mille lingue, dalle ultime scuole della Russia quasi perdute fra i ghiacci alle ultime scuole dell’Arabia ombreggiate dalle palme, milioni e milioni, tutti a imparare in cento forme diverse le medesime cose, immagina questo vastissimo formicolìo di ragazzi di cento popoli, questo movimento immenso di cui fai parte, e pensa: – Se questo movimento cessasse, l’umanità ricadrebbe nella barbarie, questo movimento è il progresso, la speranza, la gloria del mondo. – Coraggio dunque, piccolo soldato dell’immenso esercito. I tuoi libri son le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana. Non essere un soldato codardo, Enrico mio. ”

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        quanto ottimismo positivista!
        che sguardo universalista, cattolico direi!

        sono invero assai commosso

        ciao

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Francesco

          Il bello è che “Cuore”, stante l’infatuazione che ne aveva Nadezhda Krupskaja, è conosciutissimo ancora oggi nei paesi dell’Est. Mia moglie Polacca lo conosce quasi meglio di me.

          Alcune cose sono tremendamente superate. Una è la pedagogia basata sui sensi di colpa (le ‘lettere’ di padre, madre e sorella maggiore nel diario del protagonista, i continui inviti a vergognarsi di questo e di quello) e su un’idea dell’ “onore cavalleresco” da romanzetto d’avventura tipica dell’era coloniale (“dobbiamo molta sanità morale ai nostri romanzetti da un soldo”, avrebbe detto di lì a pochi anni Chesterton).

          Un’altra è il gusto per il feuilleton (‘Dagli Appennini alle Ande’ è un autentico concentrato della sfiga cosmica, roba da toccarsi i cosiddetti – anche se è pieno di miei concittadini Genovesi).

          Anche il patriottismo Risorgimentale è fortissimo e ci sembra obsoleto, ma ciò si spiega con l’epoca in cui fu scritto. Se al posto del necrologio di Garibaldi o di Cavour (che farebbero forse inorridire mirkhond… 🙂 ) ci fosse ad es. il necrologio di Falcone e Borsellino, o dei Fratelli Cervi, o di Guido Rossa, il testo di de Amicis sarebbe valido ancor oggi: il Risorgimento oggi è la difesa dei principi della Resistenza.

          Ma altri aspetti vanno benissimo anche ai nostri tempi.

          L’efficace prosa dell’autore (giornalista di mestiere, e si vede, una sorta di Gramellini di inizio secolo) sottopone al lettore una continua attenzione all’integrazione degli handicappati (ne compare uno quasi in un episodio su tre), così come l’insistito rifiuto delle discriminazioni in base all’origine regionale della famiglia degli alunni e in base alla loro classe sociale, l’attenzione alla grammatica e ala corretta espressione come strumento di emancipazione sociale (sembra Dario Fo), il coinvolgimento dell’istituzione scolastica nei problemi di tossicodipendenza e di violenza in famiglia (il padre alcolizzato di Precossi), persino la denuncia della misera pensione degli insegnanti elementari (la visita al maestro anziano) e dello stipendio troppo basso dei docenti di sostegno agli handicappati (la scena della sordomuta) e la sottolineatura della necessità della profilassi … tutte cose che farebbe bene ricordare.

          La cosa notevole è che l’autore ci riesce senza mai salire in cattedra o esporre esplicitamente una propria tesi. Al contrario, segue una narrazione per brevi raccontini separati, ciascuno a tema diverso, simile allo schema classico delle “Vite parallele” di Plutarco; schema che poi sarà inconsapevolmente (?) ripreso da “Arcipelago Gulag” e “Gomorra”.

          Affiora persino, incredibilmente, una vena di antimilitarismo, nel passo dove il padre del protagonista avverte il bambino che festeggia dei soldati in parata che dietro gli squilli di fanfara c’è la miseria dei campi di battaglia – una nota sinistramente profetica data l’imminente Grande Guerra.

          L’idea di fondo di “Cuore” rimane da non buttar via: l’onore cui l’essere umano è chiamato crescendo è soprattutto responsabilità. Anche se a noi pare persino ridicola nella sua retorica tutta ottocentesca, tutta la scena in cui, di fronte a un Garrone in lacrima per la morte della mamma, il maestro fa leggere a tutta la classe la lettera di Mazzini sulla differenza fra il dolore vile – che deprime – e il superamento del dolore – che fa crescere – è ispirata a questo principio.

          Solo i bambini dell’asilo nido, felicemente descritti in un capitolo che è un capolavoro di bozzetto a se stante e che non ha nulla da invidiare a un Neri Fucini, sono completamente innocenti perché completamente irresponsabili.

          I personaggi negativi – il Franti immortalato dalla provocazione di Umberto Eco, il Nobis accecato dalla superbia di classe e il Votini dall’invidia – sono tali perché, pur ormai cresciuti, scelgono di essere irresponsabili. Quelli positivi, dal geniale Derossi al tracagnotto Garrone, sono tali non perché studiano ma perché si prendono cura dei più deboli: è grazie a loro, e ai compagni che li émulano, che pure lo storpio Nellis riesce a completare in palestra l’esercizio al quadro svedese, e la scuola in tanto ha successo in quanto istilla negli alunni – quando ci riesce – un senso di responsabilità solidale destinato a durare per la vita. Non troppo diversamente da quello che volevano fare Don Milani ieri e Don Ciotti oggi, a ben pensarci.

          Quando confronto la classe di de Amicis a quella di “Io speriamo che me la cavo” o anche solo a quella di “Dario di un maestro” mi cadono le braccia, a vedere quanto de Amicis aveva ragione. (E non è solo un problema Italiano, a leggere il “Diario” di Pennac…)

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            beh, anche io sono un vecchio e fottuto reazionario, adoro i film recenti di Clint Eastwood e ammiro quello che ammiri tu

            ma quale è la base di quei valori?

            uno sforzo volontaristico? permettimi di ridere sommessamente e tristemente

            se l’uomo dovesse costruire il suo Destino, saremmo concime con gerani con illusioni di grandezza

            grazie a Dio, è il Destino stesso che ci è venuto incontro

            ciao

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Francesco

              Faccio sommessamente notare che nella scuola di “Cuore” è trionfalmente assente l’ora di religione.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Z. scrive:

              ADV,

              invece nei sonetti di Stecchetti sono presenti, non censurate, locuzioni che nessuno avrebbe nemmeno mai pensato di scrivere in un libro all’epoca della censura DC 😀

            • paniscus scrive:

              Boh… mi permetto di osservare che tutta questi valori di integrazione tra le classi sociali e di riscatto dei poveri non ce li vedo. E’ vero che il padre del protagonista, professionista borghese e benestante, incoraggia il figlio a fare amicizia con i compagni di condizione sociale più bassa, a invitarli a casa e a studiare con loro… però contemporaneamente gli prefigura quanto sarà bello, per lui, rievocare questi ricordi d’infanzia quando sarà diventato direttore di un cantiere o di una fabbrica e si ritroverà qualcuno di questi vecchi amici a lavorare per lui come manovale : – )

              Inoltre, mi fa un po’ specie che, in mezzo ai citati valori di integrazione di quasi tutte le categorie possibili (cioè, si dà voce ai poveri, ai disabili, agli immigrati da regioni arretrate, alle vittime di maltrattamenti domestici, agli ex carcerati, agli ex alcolizzati), spicchi la mancanza quasi assoluta di donne, se non in cammei secondari in cui compaiono solo come povere derelitte bisognose della protezione altrui, o come missionarie sacrificali.

              Francamente, oggi mi metterebbe a disagio l’idea di farlo leggere a una ragazzina (ma anche a un maschio) come se fosse una narrazione ancora attuale…

            • roberto scrive:

              “Boh… mi permetto di osservare che tutta questi valori di integrazione tra le classi sociali e di riscatto dei poveri non ce li vedo. ”

              credo però che sia un classico caso di “il meglio è nemico del bene”.
              condivido le tue osservazioni sia sul ruolo che il padre imagina per il figlio ed i suoi amichetti nella società futura che sulle bambine.

              scrive però in un’epoca in cui effettivamente l’idea che il ricco borghese potesse invitare a casa i figli del ciabattino era quantomeno stravagante!

            • Francesco scrive:

              Andrea

              faccio sonoramente notare la fine miserabile che tutto quel progetto ha fatto, allora

              la Religione dello Stato e del BaffoManubrio è finita ad alimentare le avventure di Lenin e di Hitler, dopo aver trionfalmente portato alla Grande Guerra

              certo che è proprio inutile essere gentile con te 😀

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ paniscus

              Non mi sembra possibile chiedere a un autore Italiano dell’inizio del Novecento di considerare anche la parità uomo-donna.

              Tanto vale condannare de Amicis perché non condanna l’omofobia.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Francesco

              Dove la trovi la religione dello Stato in “Cuore”?

              C’è patriottismo e c’è lealtà, che sono cose completamente diverse.

              Si insiste continuamente sul fatto che tutti gli Italiani sono uguali tra loro. Te l’immagini un Garrone antisemita?

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Z. scrive:

              Paniscus,

              sul valore di riscatto della scuola non posso che essere d’accordo con te: Enrico diventerà senatore del Regno e Garrone macchinista, mica viceversa.

              Del mancato rispetto delle quote rosa invece non mi stupisco granché, come non mi stupisco che non parli dei diritti civili delle persone LGBT… insomma, parliamo dell’Ottocento di Mazzini e Garibaldi 🙂

            • PinoMamet scrive:

              In realtà- se non vado completamente errato- De Amicis scrisse anche un libretto tipo Amore e ginnastica, in cui un esile maestrino si innamora di una atletica e risoluta insegnante di ginnastica.

              Ma la scuola di Cuore era mista? Non credo, e mi sa che questo spiega la scarsità di figure femminili…

            • Francesco scrive:

              Andrea

              quante difficoltà ha incontrato Mussolini a fare “la difesa della razza”?

              🙁

              certo che in confronto a te i più ingenui apologeti della Chiesa sono delle volpi

              PS noto con piacere che l’odio di classe sopravvive benissimo alla sostanziale fine delle classi

            • paniscus scrive:

              Guardate che non ho parlato di rivendicazioni di parità assoluta o di quote rosa, ma di pressoché totale assenza di rappresentatività di quell’aspetto, quando invece c’è effettivamente una grande attenzione a dare voce a TUTTI gli altri possibili punti di vista di categorie emarginate o discriminate.

              Cioè, a quanto sembra, lo scrittore sembra essersi compiaciuto proprio del fatto che, in futuro, il suo racconto avrebbero potuto leggerlo anche i ragazzi poveri, quelli disabili, quelli “terroni” (cioè, gli immigrati di allora), e pprovare sollievo e orgoglio nel fatto di potersi anche loro riconoscere in quel quadro sociale comune… ma non l’ha mai sfiorato l’idea che potessero leggerlo anche le ragazze, e non potervisi identificare in nessun modo.

              Eppure, proprio nella scuola modello del libro Cuore, anche le ragazze studiano…

            • paniscus scrive:

              “Faccio sommessamente notare che nella scuola di “Cuore” è trionfalmente assente l’ora di religione.”
              —————————–

              Ma non solo nella scuola, anche nel resto della vita sociale.

              Ricordo a braccio molto approssimativamente, perché la mia lettura risale a più di 30 anni fa, ma mi pare che, nonostante l’età tipica dei protagonisti, non ci sia traccia di catechismi, comunioni e cresime… come non mi pare di ricordare nessun cenno a famiglie che vanno a messa la domenica o che insegnano ai figli a dire le preghiere in casa, né a celebrazioni di Natale o di Pasqua. Le uniche cerimonie a sfondo religioso sono legate a una partecipazione emotiva umana, come i funerali.

              Se poi ricordo male, correggetemi…

    • Z. scrive:

      Miguel,

      — Ma mi chiedo – astrattamente – se un servizio pubblico abbia “il compito di promuovere democrazia e diritti” (cioè di spiegare come dovrebbe essere il mondo) oppure di informare (cioè di spiegare come è il mondo). —

      Astrattamente parlando, direi entrambi.

      • Francesco scrive:

        secondo la mia modesta opinione, un servizio pubblico non ha compiti veri, per cui cerca di accaparrare tutto quello che gli passa per la testa

  6. Grog scrive:

    Vigilanza RAI ?????
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
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    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    AH AH AH
    Grog! Grog! Grog!

  7. Z. scrive:

    Come spesso accade, la mia visione è più rozza: provo a batter cassa, e al peggio farò parlare di me.

    Da questo punto di vista, in effetti, non c’è motivo per cui un college sia diverso da un bar. Ma questo non implica né la crisi dell’ istruzione né la crisi della torrefazione 🙂

  8. PinoMamet scrive:

    “Enrico mio, ora nessuno studia! Pensa all’idraulico! pensa al rapper famoso! pensa agli operai della fabbrica, che non hanno mai studiato niente! anzi, magari hanno studiato, si sono fatti il mazzo, sono diplomati e laureati, e fanno gli operai lo stesso!
    Pensa all’impiegato, che si alza presto la mattina, e si chiude in ufficio a litigare col suo capo che è più ignorante di lui!
    Pensa a quello che sta allo sportello, a sopportare il pubblico ignorante e cafone! Valeva la pena prendere una laurea per quello? Non avrebbe fatto meglio a passare i pomeriggi a giocare al pallone? o col cellulare? al limite drogarsi!
    Pensa la mattina, quando ti ostini ad andare a scuola per ascoltare la lezione, che altri trentamila ragazzi ci vanno nello stesso momento, passando per i quartieri zozzi, per i condomini rumorosi, per i sottopassaggi pisciati, vicino ai muri taggati; per giocare a Clash Royale, sfidarsi a Ruzzle, postare frasi offensive nel profilo Instagram dei compagni di classe!
    E il professore che crede di dovergli spiegare qualcosa!
    Quello spiega, e a casa i genitori fan scordare, come la tela di Penelope, che tu, Enrichino, non sai chi sia, e fai bene, continua così perché non serve a un cazzo.
    Ché la scuola, Enricuccio, è questa ormai: quello che serve, serve, serve , a a forza di insegnare questo, di avere questa ossessione, non insegna più nulla e non serve a niente.
    No, a qualcosa serve: a tenervi fuori dai piedi, voi trentamila rompicoglioni adolescenti, finché non realizzerete il vostro sogno e diventerete dei rapper, oppure non lo realizzarete e farete opraioh, e in entrambi i casi la cultura e la scuola non vi servirà a niente!”

    • Z. scrive:

      Se studi ingegneria o medicina serve!

      Però in effetti potresti obiettare “serve” l’università. In mezzo c’è tanto tempo speso male, e che rischia di sviarti in discipline poco fruttifere…

      A conti fatti, aspettare i 19 anni per studiare qualcosa di utilizzabile non è il miglior modo di impiegare la prima giovinezza.

      • mirkhond scrive:

        Zanardo, come hai impegnato la tua giovinezza?

        • Z. scrive:

          Male, ho fatto il classico 😀

          Ma posso consolarmi pensando che lo scientifico non era un’alternativa valida, che la mia manualità disastrosa mi avrebbe impedito di frequentare il tecnico industriale e che a studiare ragioneria mi sarei annoiato a morte!

          • Francesco scrive:

            Idem

            Anche se la ragioneria ha su di me lo stesso fascino che cinquanta sfumature di grigio ha sulle signore borghesi di una certa età

            😀

            F o’pervertito

          • Z. scrive:

            Francesco,

            devo ammettere una cosa che non ho mai confessato a nessuno.

            Lo farò qui, protetto dall’anonimato.

            Anch’io provo lo stesso perverso piacere per la ragioneria. La partita doppia mi procura, in certa misura che non so spiegare, emozioni inconfessabili.

            Ma se interrogato negherei, negherò tutto.

            😀

    • mirkhond scrive:

      🙂

  9. Mario scrive:

    Arthur de Gobineau

    Auctor probatus. Il suo “Dell’ineguaglianza delle razze umane” fu pubblicato in una splendida edizione con testo a fronte da Ar.

    • PinoMamet scrive:

      Non l’ho letto, ma ho letto la Guerra dei Turcomanni e l’ho trovato gradevole, e in realtà non più razzista di qualunque altro libro della stessa epoca.

      • Moi scrive:

        Più che altro, Gobineau sviluppa molto anche l’aspetto culturale (pur con le sue gerarchie …) dei popoli, risultando così molto meno “datato” di chi si è fissato (anche molto dopo … ancor oggi !) su colori di pelle, corporature, tratti somatici, ecc ..

        • izzaldin scrive:

          Gobineau è tra i bersagli di Edward Said in Orientalismi, non sorprende che i fascisti di Ar abbiamo deciso recentemente di ristamparlo.
          La cosa divertente, e che forse i suoi ammiratori fissati con le razze non sanno, è che Gobineau sposò una donna creola che gli diede due figlie meticcie 😉

    • Carlo scrive:

      Per credere all’ineguaglianza delle razze umane è necessaria, come precondizione, credere all’esistenza delle razze stesse, cosa di cui io mi convincerò solo quando vedrò:
      – un inglese gettare le braccia al collo di un irlandese, dicendogli: “Abbracciami fratello bianco!”
      – un croato fare la stessa azione di cui sopra a un serbo gridando: “Abbracciami, fratello slavo!”
      – un ebreo israeliano fare la stessa cosa a un palestinese gridando: “Abbracciami, fratello semita!”
      – un tutsi fare la stessa cosa a un hutu gridando: “Abbracciami, fratello nero!”

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Carlo

        “Per credere all’ineguaglianza delle razze umane è necessaria, come precondizione, credere all’esistenza delle razze stesse, cosa di cui io mi convincerò solo quando vedrò:”

        🙂

  10. Moi scrive:

    Ma infatti, piaccia o non piaccia : nulla è più anti-Marxista della sedicente e seducente (scusate l’ assonante Renzata 😉 …) Sx contenporanea … ci si può, difatti, triggherare tutti/e/* di tutto e il contrario di tutto, MA quando si tratta di :

    Capitali
    Finanza
    Rapporti Sociali di Produzione
    Proprietà Privata

    e cucuzzaro affine vario ed eventuale, be’ : lì skatta il mode “Cinni: adesso tutti in riga, che la ricreazione è finita !”

    Lo so : ognitanto, “The Seventies Forever Revival Style” 😉 salta fuori qualche Cosplayer che affronta la Celere con i canotti-scudi, i caschi da moto e i anici di badile da bricolage; oppure, salta fuori qualche Fossile Vivente Novecentesco che smitraglia sottocasa qualche Giuslavorista Futurista … ma, delle due, sia l’uno che l’altro “fa il giuòco”, del Sistema stesso !

  11. Moi scrive:

    “manici di badile da bricolage”

    [e.c.]

  12. Moi scrive:

    Poi c’è il Triggherone Kalergico 😀 che sarà pure di segno opposto … ma NON si elide, anzi: si somma in valore assoluto ! 😉

    https://www.youtube.com/watch?v=XL5PbFlJEbA

  13. Moi scrive:

    Paolo Del Debbio sta mostrando la Danza del Ventre per far vedere che si può proibire il “velo” (quale ?) sul posto di lavoro senza (!) far triggherare i Buonisti dell’ Islamoffobbbia ! 😉

    • Moi scrive:

      in effetti il “velo” è l’unica roba symbolista cis-sexual e cis-gender con un triggering power paragonabile, se non oltre, le robe (almeno alcune) trans-sexual e trans-gender … 😉

  14. Zhong scrive:

    La questione maschio/femmina/gender/lgbt e’ diventata soffocante. Pero’, se mi posso permettere, mi manca un passaggio nel ragionamento….

    Condivido pienamente il fatto che: “Quindi queste cose vanno avanti con una forza propria, che deriva da qualcos’altro.” e anche che: “la scuola si sta trasformando in bar.”

    ..ma non vedo il nesso fra i due?

    Secondo me la scuola e’ pesantemente vittima del fenomeno, ma non mi pare che ne sia il qualcos’altro che lo causa…. ma non so..

    Zhong

    • Moi scrive:

      @ ZHONG

      Gli è che negli USA c’è un Assistenzialismo TransGenerazionale detto “Affirmative Action”, una specie di Risarcimento Danni; roba da Cultura della Polizza Assicurativa … e tutti vogliono “tocciare” 😉 , a volte con effetti grotteschi tipo gli Spics 😉 con aspetto più PreColombiano di altri che si spacciavano per Redskins 😉 per aprire un Casinò senza licenza …

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Zhong

      “Secondo me la scuola e’ pesantemente vittima del fenomeno, ma non mi pare che ne sia il qualcos’altro che lo causa…. ma non so..”

      Sì, ho abbreviato il ragionamento, saltando parecchi passaggi, per cui a rileggere, può sembrare in effetti che io faccia della “barizzazione” della scuola una causa.

      Provo in poche battute:

      1) la scuola è inscindibile dallo Stato Nazione, dal controllo delle informazioni che dispensa e dalla garanzia di un futuro (posto di lavoro, stima sociale, ecc.)

      2) il capitale scioglie lo Stato Nazioni; la velocità delle trasformazioni anche tecnologiche e la distruzione del lavoro rendono aleatorio ogni “futuro”; la rivoluzione mediatica rende poco interessanti le informazioni che la scuola dispensa.

      3) a questo punto, la scuola diventa un bar.

      • Zhong scrive:

        OK grazie. Questo e’ chiaro.

        Io in effetti mi chiedevo se in effetti avevi un intuizione su qual’era la forza propria che spinge l’urta politically correct, il dizionario gender/gay/lgbt etc…

      • Francesco scrive:

        Ho più di qualche serissimo dubbio sul fatto che le informazioni che la scuola dispensa, e l’attitudine allo studio, abbiano perso di valore, credo anzi che ne abbiano acquisito.

        A patto che non siano scese di livello qualitativo ma allora stiamo parlando non di inutilità della scuola ma di inutilità della scuola facile.

        Ciao

        • Francesco scrive:

          Fonte: un operaio metalmeccanico, di provenienza Istituto per Periti.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Francesco

            Ho appena parlato con uno di loro, che dalla scuola per Periti è passato con sudore e fatica alla laurea in Ingegneria.

            Oggi alla scuola per Periti ai ragazzi non fanno più usare i torni. Troppo pericoloso, il professore la responsabilità non se la prende. Tutti solo al computer, a programmare.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Francesco scrive:

              ma il mio ingegnere meccanico di riferimento è fierissimamente perito e ricorda con affetto la lima per il ferro

              (mica ho detto che non sia strano forte)

              o tempora
              o mores

              o lentissimi bonifici cinesi

            • Z. scrive:

              Nel magico mondo delle consegne istantanee, ho commissionato un ordine per un cavo dall’Estremo Oriente.

              L’ho ordinato un mese e mezzo fa e arriverà tra circa quindici giorni.

              Ma l’ho pagato tipo un euro, e va bene così. Aspetterò che sia impacchettato insieme ad un gazillione di altri apparecchi. Mica ho fretta. Slow and steady wins the race, ieri come oggi, in Italia come nella Russia dei Sovieti.

              Chi ha detto che la velocità è tutto?

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Z

              Abituati.

              In famiglia siamo assidui clienti delle consegne come la tua.

              Meno di due mesi è grazia celeste.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Z. scrive:

              ADV,

              ti dirò, ne ho scoperto l’esistenza di recente e devo dire che l’idea mi piace.

              Basta non avere fretta, e non ne ho, quindi avanti così.

              Ordinare con lentezza 🙂

        • paniscus scrive:

          Per Francesco: e certo che gli apprendimenti scolastici sono scesi a livello qualitativo, non te ne sei accorto?

          Se dovessi pretendere dai miei studenti attuali, non dico quello che veniva richiesto a me 30 anni fa, ma anche solo quello che io stessa pretendevo dai loro coetanei di 15 anni fa, ai miei primissimi anni di insegnamento, non solo mi beccherei minacce di denuncia da parte delle famiglie, ma anche provvedimenti disciplinari dai dirigenti scolastici, che per principio accontentano sempre le famiglie.

          Nel migliore dei casi, ossia di riuscire a non beccarmi né reazioni aggressive né richiami gerarchici, semplicemente sarei costretta a far volare le sfilze di 3 e di 4 per quasi tutti, solo che mi ritroverei a essere quasi l’unica che fa così, e quindi poi il consiglio di classe a maggioranza voterebbe per trasformarle tutte in sufficienze anche contro la mia volontà, perché “non è possibile che ci siano tutte queste insufficienze proprio in una sola materia, quando con tutti noi altri questa classe va bene“.

          Di sicuro una delle novità recenti che hanno amplificato questo effetto alla grande è stata l’esplosione vertiginosa del numero di certificazioni di dsa o di “bisogni speciali” vari, che prevederebbero il diritto a programmazioni personalizzate su misura per ogni singolo allievo “problematico”, anche senza sostegno e senza nessuna risorsa in più.

          Se si arriva a situazioni in cui in ogni classe ce ne sono cinque o sei (e in cui si subiscono pressioni fortissime NON SOLO per concedere a loro un percorso sempre più facilitato, ma si è costretti a camminare sulle uova per evitare come la peste qualsiasi possibilità di “farli sentire mortificati” dal confronto con gli altri)… è inevitabile che tanti, ma tanti, miei colleghi, finiscano con l’adottare la strategia di non proporre mai alla classe qualcosa di troppo impegnativo e di abbassare l’asticella delle richieste per tutti, mica solo per i problematici.

  15. Moi scrive:

    Probabilmente agli occhi di chi legge balza subito all’occhio una diversità non presa in considerazione dall’augusta università: quella tra chi ha 60.000 dollari l’anno da spendere per studiare (secondo la Global Rich List, 60,000 dollari o più l’anno li guadagna lo 0,19% dell’umanità) e chi non li ha.

    ——————-

    http://www.youtube.com/watch?v=l1O6KldZoK4

    … that’s why ! 😀

  16. Mario scrive:

    i fascisti di Ar

    Non sono fascisti. Freda parlò di Mussolini come volagare demagogo. Sono più vicini al nazionalsocialismo, ma anche lì con molti distinguo. Non sono razzisti nel senso “gerarchico”, ma secondo un orientamento “differenzialista”.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mario

      Concordo. Dare a quelli ai Ar del fascista è come dare dello sguattero a uno chef.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Carlo scrive:

      In effetti l’ideologia di Franco Freda sembra più uno strambo mix tra nazismo (per il razzismo) e pensiero reazionario

      • izzaldin scrive:

        non sono fascisti ma pubblicano libri come “Dottrina del fascismo” di Costamagna

        http://www.edizionidiar.it/costamagna-carlo/dottrina-del-fascismo.html

        o i diari di guerra di Mussolini

        http://www.edizionidiar.it/mussolini-benito/diario-di-guerra-1915-1917.html

        o anche Drieu la Rochelle, addirittura hanno pubblicato i protocolli di Sion, per dire quanto poco sono fascisti.
        Per me sono fascisti, loro stessi si definiscono di estrema destra.
        Se poi voi volete baloccarvi con le differenze per cui un nazista non è un fascista, fate pure, ma una casa editrice che pubblica libri scritti da Mussolini è per forza di cose vicina al fascismo.
        Va bene la voglia di fare polemica ma non esagerate, anche se capisco che ai cosplayers nazifascisti va lasciato lo spazio per i loro giochi e i loro salti alla cavallina e le loro piroette (“io sono un fascista di sinistra, tu sei un corporativista e lui si fa le seghe pensando a Hirohito!”)

        • Carlo scrive:

          Non ho detto che le Edizioni di Ar non pubblichino anche testi fascisti e che molte delle persone di quell’area non si considerino essi stessi fascisti, solo che oggettivamente il pensiero di Freda e di buona parte degli estremisti di destra di oggi non c’entra nulla col fascismo reale, che era pragmatico e tendenzialmente relativista, con l’unico punto fermo del nazionalismo, invece Freda ha un’ideologia molto più articolata e intellettualoide. Comunque non intendevo certo difenderlo, per quanto non mi piaccia il fascismo, preferirei vivere sotto Mussolini, che sotto Freda, Roberto Fiore etc. che sono mille volte peggio del fascismo

          • izzaldin scrive:

            oh ma certo, non volevo essere offensivo, fate bene a notare le loro sfumature, e immagino che nel microcosmo di estrema destra queste piccole differenze siano pesanti.
            però le Edizioni di Ar sono tecnicamente la cosa più vicina a una casa editrice fascista che abbiamo in Italia.

        • Z. scrive:

          izz,

          — non sono fascisti ma pubblicano libri come “Dottrina del fascismo” di Costamagna —

          La Costamagna è diventata fascista??

          Oh, poi uno dice che non è vero che dal grillismo al fascismo è un battito di ciglia!

          😛 😛 😛

  17. Mario scrive:

    Il vero problema è: come salvarsi dalle alluvioni di allogeni?

  18. Francesco scrive:

    OT ricordo a tutti che si sta parlando dell’Università di Berkeley. A volte le gocce d’acqua sono molto sporche e distorcono le immagini che si riescono a intravedere attraverso di esse.

    😀

    • Z. scrive:

      Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità. Era un francese, giusto Moi?

  19. Z. scrive:

    Abbasso i vaccini, in nome dei partigiani.

    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2017/03/21/news/vaccini_obbligatori_i_5_stelle_a_bologna_appoggiano_la_protesta_dei_genitori_ribelli-161019682/

    L’anno prossimo, lotta alle scie chimiche in nome della Resistenza.

    • Carlo scrive:

      Geert Wilders, fresco NON vincitore delle elezioni in Olanda faceva pure la guerra agli immigrati in nome dell’antifascismo (vedi “Bisogna vietare il Corano perché è un testo fascista”). Il problema è che i fatti del passato possono essere usati per giustificare tutto e il contrario di tutto perché non ci sono nella storia due situazioni uguali e, quindi, a mio parere, è meglio discutere sempre nel merito delle questioni, non fare appello al passato

      • Z. scrive:

        In effetti, la Più Bella del Mondo, nata dalla Resistenza, ammette espressamente attività sanitarie forzose nei casi previsti dalla legge.

        Ma la cosa davvero deprimente è l’idea che l’antivaccinismo possa essere difeso quale “percorso di resistenza” – non solo col supporto dei grillini, scontato, ma anche col tacito assenso dei partiti della Vera Sinistra, che hanno paura di perdere elettori (remember “viva gli animalini”)?

        Questo dà una piccola idea del business che c’è dietro tutto ciò che fa “opposizione”, “resistenza” e naturalmente “ribbellione”.

        • paniscus scrive:

          “In effetti, la Più Bella del Mondo, nata dalla Resistenza, ammette espressamente attività sanitarie forzose nei casi previsti dalla legge.”
          ——————————-

          Credo che i trattamenti sanitari obbligatori siano circoscritti all’ambito psichiatrico, e che non siano previsti in nessun altro campo della medicina.

          • Z. scrive:

            Alcune vaccinazioni sono state obbligatorie a lungo nel dopoguerra, a quanto ne so.

            Comunque l’ANPI ha preso posizione molto chiaramente in merito. Confesso che non ci speravo.

  20. Grog scrive:

    EBBENE NESSUNO DICE UN DOVEROSO

    VIVA LA FOCA E IDDIO LA BENEDOCA

    Grog! Grog! Grog!

  21. Mario scrive:

    Freda, Roberto Fiore etc.

    Giustapporre Freda a Fiore è come tentare un’analogia tra Chez Maxim e Gigi er trojone.

  22. mirkhond scrive:

    E chi è?

  23. Mario scrive:

    Un criminale, laddove Freda è un galantuomo.

  24. Moi scrive:

    Sì, ma … va be’: che fine ha fatto il Femminismo Paritario ?!

    Nonsi faceva prima a rilanciare la famigerata trasmissione sulle Donne dell’ Est che ha fatto tanto triggherare (qua l’ allusione s’allarga 😉 …) le Italiane … con una puntata riparatrice sui commenti altrettanto esterofili 😉 delle Italiane alle megadotazioni dei Bonghi (come direbbe Buana Muzungu 😉 Grogg) ?!

  25. Moi scrive:

    i Black or African Americans, appena il 2,1% (il somalo appena arrivato negli Stati Uniti viene evidentemente omologato a forza tra i discendenti di ghanesi arrivati tre secoli fa).

    ———

    time out ! 😉

    … mi pare che abbiano strolgato il neologismo “African Descendants” (emulato dagli Hipsters nostrani che dicono “AfroDiscendenti” per i “Negri” (capiamoci al volo) in Italia.

    un esempio celebre, con tanto di “bàiòpich” 😉 interepretato da Will Smith è un Neurologo di origine Nigeriana che ha scoperto (o dimostrato una roba intuitiva ma inammissibile per motivi di “Epos” sportivo ?!) una dementia simil-pugilistica per i giocatori di “football (Americano)” : Doctor Bennet Omalu

    https://en.wikipedia.org/wiki/Bennet_Omalu

    https://en.wikipedia.org/wiki/Concussion_(2015_film)

    Concussion – Official Trailer (2015) – Will Smith

    https://www.youtube.com/watch?v=Io6hPdC41RM

  26. Moi scrive:

    Cmq, Miguel … NON ti triggherare 😉 ma SE sei ancora di Madre Lingua AngloAmericana anche senza (!) a menadito gli UpDates neologisti del Politically Correct … lo devi a Donald 😉 !

    https://www.youtube.com/watch?v=UFAY3sPDa-k

    and here ‘s why ! 😉

  27. Grog scrive:

    YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
    Itagliani spende tutto in:
    – putane
    – regali per la mama
    – fromaggio olandese con crosta rosa
    – mandolini firmati
    – limoncello pussa café
    Ancora pegisimo si itagliano trova femine di Est diventa mati e spende tuto in caviale e vodka stolichnaya e non in puoni liquori tedeschi i olandesi tipo knap!
    Ta quando olandesina smeso di far bucato a finestra itagliani pegiorati e loro done diventate tute troie.
    Grog! Grog! Grog!

    • Francesco scrive:

      glielo hai scritto tu il discorso? mi pareva dallo stile

      PS naturalmente io sono perfettamente d’accordo col razzista: la qualità della spesa statale nel Sud Europa è paragonabile solo a “alcool e donne” e non ci sono ragioni valide in tutto l’Universo per chiedere solidarietà – meglio, per concederla

      • Grog scrive:

        Quarda che lo stronzo olandese è socialista e l’ha appena preso elettoralmente nel culo! Gode lo sporcaccione
        Gli olandesi hanno un sistema riproduttivo particolare, nascono dal culo dei loro papà posseduti appoggiati ad una diga da immigrati indonesiani, variazioni sono introdotte dal diverso tipo di droga usata.
        Grog! Grog! Grog!

      • roberto scrive:

        “la qualità della spesa statale nel Sud Europa è paragonabile solo a “alcool e donne””

        non sarò il primo, immagino, a citare george best:
        “ho speso una fortuna in alcol, donne e macchine veloci. il resto l’ho sprecato”

        • Francesco scrive:

          non ricordo di aver sentito GB piatire solidarietà da qualcuno perchè aveva finito i soldi

          il che fa TUTTA la differenza del mondo, per me

          ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ grog

      Concordo, purché la lista degli acquisti degli Italiani sia intesa in ordine CRESCENTE di importanza.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  28. Grog scrive:

    E’ morto(1) Alfredo Reichlin noto comunista caviale che ha detto
    “Non lasciamo la sinistra sotto le macerie!!
    HA RAGIONE
    La sinistra va lasciata sotto la merda che auto produce particolarmente puzzolente condita con merda di giornalista.
    Grog! Grog! Grog!
    (1) i comunisti caviale sono astutissimi, capaci di pervertirsi al cristianesimo all’ultimo minuto per conservare poltrona anche nell’aldilà, quelli che non lo fanno hanno già contattato uno scranno con belzebù.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ grog

      “sotto la merda”

      Concordo.

      Come diceva un mio illustre concittadino, “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  29. Grog scrive:

    Mi dicono quelli del PD che Grog è QUALUNQUISTA ebbene
    HANNO RAGIONE
    Userei infatti
    QUALUNQUE COSA PESANTE E CON SPIGOLI VIVI PER PERCUOTERLI SULLE ARTICOLAZIONI
    ma sono parzialmente felice perchè anche loro sebbene ingiustificatamente tardi crepano (loro non muoiono perché sono peggio dei cani che almeno sono affettuosi e coccolosi)
    VAMOS A DEPIDISAR LA TAGLIA COMPANEROS CON L’ARMA SPASIAL!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Bzazzzzz!
    Grog! Grog! Grog!

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Grog

      caro Grog, tu mi sa tanto che finirai a nuotare in apnea nell’acquario privato del papà di Renzi… 🙂

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Grog scrive:

        Menagramo de l’ostrega!
        Io un gireto lo farei soto l’acqua davanti la tosc-culia non in apnea ma su un “Thyphun” sovietico e lancerei testate nucleari su le crape tos-culane.
        Masarli tuti è farci pocheto!
        DEPIDISAR E DETOSCANAR LA TAGLIA
        a costo de usar la lingua sicula di CIULLO D’ALCAMO al posto del toscan!
        Noi intanto se parla venexian e si manda il resto de la taglia in mona.
        Grog! Grog! Grog!

        • Andrea Di Vita scrive:

          Grog

          “venexian”

          🙂 🙂 🙂

          A cento metri da casa mia stanno i resti del teatro del Falcone, dove fece carriera la futura moglie del veneziano Carlo Goldoni… il quale, stufo dell’ingratitudine patria e delle invidie del compaesano Gozzi (ma non del fratello maggiore di questi), appena conclusa l’ “Ultima sera di carnevale” venne a Genova a sposarla nell’adiacente chiesa di S. Sisto a Prè per poi andare a finire i suoi giorni in Francia.

          A cinquecento metri da casa mia c’è il Palazzo di San Giorgio, nei cui sotterranei l’analfabeta veneziano Marco Polo dettò il suo “Milione” a Rustichello da Pisa.

          Insomma, mi sa che di letteratura che passa per “venexiana” se non era per i Genovesi sarebbe rimasto pochino: giusto qualche farsa del Ruzante (che poi era Padovano).

          E persino le opere del Goldoni, gli Italiani le ricordano più che altro per le splendide interpretazioni alla televisione di Lina Volonghi e di Alberto Lionello: due foresti, la prima Genovese e il secondo con posto fisso allo Stabile di Genova).

          Mentre il Genovese era lingua franca sulle rive da Giaffa alla foce del Nilo fino all’ultima guerra, e mentre Lauzi e De Andrè cantavano nel rude linguaggio della Superba, a Venezia eravate ancora fermi al “il morbo infuria, il pan ci manca” e ai gradevoli ritornelli da osteria alla Lino Toffolo…

          (no, è inutile che me li tiri fuori, non vale: Cesco Baseggio era di Treviso, Marco Paolini è Bellunese).

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Grog scrive:

            Si certo genovese de l’ostrega ti ghà rason ma solo parché fate tuto per sghei che voi chiamate palanche e gavete una lingua strana che ciama la mona “mussa”!
            Già mi imagino un raporto carnal con un troion del vicolo Pré (conoso …conoso) ce ne sono ancora de troion genovesi o le xè tute morte de vechiaia poarete? E Adeso c’è solo travestiti latino americani che s’inchiapetano i genovei?
            E poi lasa star quel gran atore patriota che xera Lino Tofolo che xera un grande! Voi ghavete perso la lingua che la xera nemeno mal con grandi atori de teatro come Gilberto Govi ed adeso chavete solo Grilo e il Rag.Fracchia xè in pension poareto anche lu!
            Se trovaran presto lasù temo i grandi che xeran Tofolo, Villaggio e Tognazzi(1) sai che comedie e che scersi de la Madona saria buon a combinar insieme!.
            Grog! Grog! Grog!
            (1) Genio asoluto in “Vogliamo i colonnelli” e altre cosete simili

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ grog

              E ringrazia che ti ho fatto pure grazia del Genovese Ferruccio De Ceresa, che ha svelato al colto e all’inclita la genialità di “Arlecchino servitore di due padroni” (veramente Goldoni era Genovese ad honorem!).

              (Se vieni da me in ditta te ne accorgi, se la lingua Genovese è perduta).

              E’ vero che voi Veneziani avete dato alle vostre ex colonie di terraferma (Padova, Bergamo, Treviso…) e di mare (Cattaro) un respiro che oggi è davvero internazionale; Genova un simile retroterra non l’ha mai avuto, voi avevate a che fare con gli Scaligeri noi coi Savoia, voi con Verona noi con Novi Ligure.

              Ma da “Morte a Venezia” in poi vi siete lasciati sommergere di una inguardabile canea di turisti che sono partiti dall’amore per il bello e il decadente (per suoi Thomas Mann e contemporanei) e sono finiti con l’imitazione Cinese di Murano. (A Torcello c’eravamo mia moglie, io e una turista USA che diceva fra sè e sè: ‘non mi crederanno quando lo racconterò…’ Tre passeggeri in tutto il battello, si è svuotato a Murano).

              Mai e poi mai all’Acquario di Genova, nei suoi carrugi, nei suoi musei, a Portofino o alle Cinqueterre troverai come ho trovato io a Venezia 5 (cinque) barche una contro l’altra, prua contro prua, ciascuna con la sua famiglia di Giapponesi fotografanti e ciascuna col suo barcarolo che cantava a squarciagola ‘O sole mio’ cercando di sbrogliarsi dall’ingorgo nautico a colpi di remo: e poco conta se le barche lì da voi si chiamano ‘gondole’.

              E’ talmente uno stereotipo, quello del Veneziano barcarolo spennaturisti, che a Varsavia sul laghetto dei Giardini Sassoni in barchetta con la mia fidanzata mi sono sentito chiedere dal barcarolo Polacco se gli potevo cantare ‘O sole mio’ come a Venezia.

              E’ ossessionante. Ancora un po’ e i veneziani traslocheranno tutti di ritorno ad Aquileia e lasceranno la città in affitto come fondale per i film di James Bond.

              C’avevate ‘la biondina in gondoleta’ e avete fatto passare per veneziana ‘O sole mio’.

              Non è un caso se per un Toffolo vostro noi abbiamo tirato fuori negli stessi anni De Andrè, Gino Paoli, Luigi Tenco e Bruno Lauzi, solo per citare i maggiori.

              Voi la tecnologia la tenete giusto in un Museo apposito, noi la facciamo all’Istituto Italiano di Tecnologia. E non voglio neppure citare la differenza di prezzo fra una pizza surgelata sul Canal Grande e una focaccia al formaggio all’Acquario, o paragonare il numero di teatri attivi oggi a Venezia (dieci) o a Genova (ventiquattro).

              Fra Genovesi e Veneziani chi è che è sceso più in basso, dico, per amor degli ‘sghéi’?

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              P.S. Via Pré è stata bonificata dopo le Colombiane del 1992, ed è oggi tutta una serie di call center per Nigeriane che vanno a battere nella ben più ricca Riviera. In città oggi il meretricio, essenzialmente latinoamericano, è confinato a vicoli ed orari ben precisi al riparo dalle famiglie di turisti.

  30. Moi scrive:

    Il Libro Cuore mi pare che di “Italiano” abbia “solo” il gusto smodato per la retorica, l’afflato emotivo e una certa coralità narrativa … ma vi scorgo un mito di Redenzione del Mondo nel Progresso “Francese”; un senso totalizzante della Scuola “Britannico”; un senso delle Istituzioni Laiche dal Volto Umano seppur Inflessibili “Asburgico”; un senso del Dovere e dell’ Esercito “Prussiano”; un’ incontenibile Prosopopea della Patria che fa molto “Russo”, ecc …

    • PinoMamet scrive:

      Può essere benissimo che tu abbia perfettamente ragione, però non confondiamo (è un mio chiodo fisso, lo so) l’immaginario italiano (e l’italiano immaginario) di fine Ottocento, a Unità appena fatta, con quello del secondo dopoguerra, a Italia appena disfatta…

    • PinoMamet scrive:

      Voglio dire, allora c’avevano L’Errroe dei due mondi, Cavour, i bersaglieri che bestemmiano a Porta Pia e praticano il culto della forma fisica fino al fanatismo (non lo dico io, lo dicevano loro), Salgari e le avventure esotico, pim pum pam, all’arrembaggio! vogliamo il nostro posto al sole!

      dal ’45 in poi, c’abbiamo il democristiano con gli occhiali spessi, la lungimiranza, l’acume del servo che fa la cresta sui conti del padrone (USA), la prudenza, la-nostra-cultura-cattolica-e-naturalmente-moderata, il ripudio della guerra, il “certe cose non fanno per noi” ecc.

  31. Moi scrive:

    Poi, siccome l’ esegesi non si applica solo ai testi sacri 😉 … forse volendo un cripto-gayfriendly maschile nelle amicizie si strolga fuori, volendo !

    … Le donne !? Il Lombrosismo ispiratore (… sì, avete letto bene !) parla chiaro : o madonne o puttane; le prime accennate, le seconde sottintese 😉 !

  32. Z. scrive:

    Una riflessione a cui Pino mi ha istigato, sulla differenza di immaginario ottocentesco e postbellico.

    Voglio dire, allora c’avevano L’Errroe dei due mondi, Cavour, i bersaglieri che bestemmiano a Porta Pia e praticano il culto della forma fisica fino al fanatismo (non lo dico io, lo dicevano loro), Salgari e le avventure esotico, pim pum pam, all’arrembaggio! vogliamo il nostro posto al sole!

    dal ’45 in poi, c’abbiamo il democristiano con gli occhiali spessi, la lungimiranza, l’acume del servo che fa la cresta sui conti del padrone (USA), la prudenza, la-nostra-cultura-cattolica-e-naturalmente-moderata, il ripudio della guerra, il “certe cose non fanno per noi” ecc.

    Tutto questo è vero, ma in realtà ci dice soltanto che il passato è più epico del presente.

    Del passato conosciamo quello che pochi leggevano e che pochissimi scrivevano; conosciamo, insomma, l’immagine che una classe sociale composta di pochi membri voleva dare di sé alla società e ai posteri.

    Del presente conosciamo molto di più. Conosciamo – per diretta esperienza, e non per il tramite di letture più o meno dotte – non solo le strade sporche e i vicoli bui, ma anche e soprattutto l’ordinario orrore della vita quotidiana, lo stillicidio del diventare vecchi descritto da Kerouac, l’ideologia reale che informa la vita reale della gente comune.

    L’immaginario di oggi lo conosciamo dal vivo, non solo dalle letture della buona borghesia del passato. La differenza, a mio avviso, è soprattutto questa.

    • PinoMamet scrive:

      C’è sicuramente molto di verissimo 😉 nella tua riflessione;

      (ma non c’entra la mitizzazione del passato: non lo mitizzo, penso solo che fosse diverso).

      non sappiamo certo quale fosse la mentalità del salumiere o del ciabattino all’epoca in cui la Somalia divenne una colonia italiana, se si sentisse più o meno avventuroso o incline a prove di ardimento di un salumiere degli anni ’60, quando la Somalia smise di essere all’incirca un protettorato italiano.

      Però un po’ lo sappiamo: la borghesia serviva comunque da “metro” o traguardo per le altre classi, le sue letture erano lo specchio di un sentimento diffuso o che si voleva diffondere, e in generale credo che negare una certa differenza di temperamento tra l’italiano “appena unito” e quello dal secondo dopoguerra in avanti sarebbe un negare l’evidenza.

      Un po’ come quando s idice che l’Unità d’Italia fu voluta attivamente da una minoranza di persone: verissimo, però, insieme a tanta ostilità, trovarno molta più non-ostilità e accettazione;
      forse non per convinzione o altro, ma come succede di solito, “perché fa figo”.

      Basta vedere quanta gente, che non apprezza particolarmente il nuoto o il sudore, o che pensa che la neve sia stata inventata appositamente per far incazzare gli automobilisti, si rovescia lo stesso puntualmente sulle spiagge o sulle piste da sci.

      e ripeto per l’ennesima volta, letta la lista dei garibaldini locali (di varie avventure garibaldine suppongo: erano un bel po’) sono rimasto stupito di vedere quanti di loro svolgessero lavori umili e umilissimi nella vita civile.
      Sono sicuro che l’Unità d’Italia non era in cima alla lista delle cose che gli servivano concretamente, e a ragionare come “noi attuali” avrebbero dovuto dire “andatavene tutti a fanculo con le votre camice rosse”;
      e invece si arruolavano lo stesso, perché la coa che “faceva figo” all’epoca era evidentemente quella.

      Aggiungo che (e non è un giudizio di valore) per tante cose credo che il Fascismo fu il Risorgimento punto due, il Risorgimento in chiave leggermente futurista, il Risorgimento agli estrogeni.

      E il dopoguerra, almeno a livello di immaginario che è quello che perlopiù si analizza su questo blog, si propose di essere proprio la negazione e il ribaltamento del Fascismo.

      • PinoMamet scrive:

        Per Mirkhond:

        in riferimento all’unità d’Italia e ai garibaldini, io parlo di quello che poteva essere il sentimento di questa zona:
        ok, è una bella avventura, Garibaldi è figo e poi è un po’ socialista, e il prete ha dato lo stesso la benedizione, quasi quasi ci vado così quando torno mi scopo la Rosina.

        Naturalmente uno che abitasse nei territori invasi (perché di questo si è trattato) doveva avere sentimenti ben diversi nei confronti del nizzardo…
        e sicuramente lì la minoranza che lo apprezzava lo faceva in bae a ideali più sentiti, ed era sicuramente più minoranza…

      • Z. scrive:

        Nel dopoguerra l’Italia diventa un Paese a sovranità limitata: di cui per lo più fa buon uso, direi, ma in effetti l’immaginario non poteva essere identico a quello di un Paese embrionale.

        È anche l’epoca in cui il mondo è stanco dei conflitti bellici su larga scala e la guerra diventa fredda, assumendo i connotati di un lungo crepuscolo conflittuale (per tradurre liberamente l’espressione di Kennedy).

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Per me pure il democristiano è “passato”.

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