A Village Commune

Qualche giorno fa, si rifletteva qui – grazie anche ai commenti di Pino Mamet – sul peculiare rapporto che esiste tra la Toscana e gli inglesi.

Un po’ come se gli inglesi fossero uno specchio in cui i toscani potessero finalmente vedere se stessi.

Maria Louise Ramé, che scriveva sotto lo pseudonimo di Ouida, fu una di quelle fantastiche donne anglosassoni che calarono in queste terre.

Su di lei si addensò una gran nuvola nera di leggende, e volle farsi costruire una tomba nel dimenticato Cimitero degli Inglesi di Bagni di Lucca, dove fece scolpire se stessa in marmo nelle sembianze di Ilaria del Carretto (pro memoria, visitare la sua tomba la prossima volta che ci passo).

ouida

Ouida

Ouida fu una meteora – una delle scrittrici più famose del mondo anglosassone, e così dimenticata che persino io fino a poco tempo fa ne ignoravo l’esistenza.

Eppure, questa donna capì alcune cose fondamentali dell’Italia: molto di più di quanto avrebbero capito tanti insigni italiani che nei decenni successivi sbagliarono tutto.

A Village Commune è un romanzo di oltre 400 pagine, che Ouida pubblicò nel 1882, a due decenni dalla nascita dell’Italia.

village_communeDescrive in minuzioso dettaglio la vita politica e sociale di un piccolo comune (Vezzaja e Ghiralda, e in particolare della frazione di Santa Rosalia), situato “da qualche parte tra l’Adige e il Molise”, e le sue trasformazioni nella nuova Italia: che poi è quella nostra, di centotrent’anni dopo.

Il personaggio centrale è Gaspardo Nellemane, il giovane segretario comunale che ambisce a diventare deputato, e manovra con delicata astuzia l’apparato comunale, con in testa l’imbelle sindaco, il cavaliere Durellazzo.

Sopra il villaggio, c’è un monastero abbandonato della congregazione delle suore benedettine olivetane. Il brano è un po’ lungo, ma ci insegna tante cose.

Se trovate lo stile a tratti un po’ retorico, provate a fare un confronto con gli sbrodolamenti di certi scrittori italiani coevi.

E scusate la mia traduzione poco letteraria.

“La vecchia casa delle suore olivetane era stata spogliata, come se fosse stato concesso in saccheggio a un esercito di invasori. I crocifissi, gli avori, le incisioni furono venduti dallo Stato agli antiquari e gli affreschi, opera del Sodoma e di Carracci, furono strappati dalle pareti e ceduti a una nazione estera.

Tutto ciò era successo prima dei tempi di Messer Nellemane, ma da persone cose simili a lui che avrebbero potuto essere i suoi fratelli maggiori.

L’edificio deserto, quando lui era arrivato nel villaggio, se ne stava su di una collina come una città in rovina; ancora maestosa, perché i suoi vecchi muri, tutti ricoperti di marmo e di porfido, avrebbero potuto cedere solo a colpi di cannoni; e il suo alto campanile, di squisita snellezza e simmetria, ancora puntava dal suo trono verde verso il cielo, anche se le campane erano state strappate e fuse per farne la statua di bronzo di uno dei fratelli maggiori di Messer Nellemane giù in città, dove la chiamavano il Monumento al Soldato della Libertà, con la Gloria e la Pace sedute insieme alla sua base.

L’edificio era un guscio vuoto, e mentre il governo pensava sempre a farne un istituto, una caserma, una polveriera o un laboratorio, gli anni erano passati e umidità e siccità si erano alternate per farne un rudere.

Eppure la bellezza della foresta attorno era rimasta intatta da quando Santa Rosalia per la prima volta aveva visto Messer Nellemane; e lui era già da un po’ di tempo su quella poltrona che intendeva trasformare nel punto di partenza per diventare in futuro ministro dello Stato, quando gettò lo sguardo su quell’infranto tempio alla superstizione. Con gran meraviglia, vide che il legname sulla collina era rimasto tutto in piedi.

Tutti quegli istinti che gli avevano sempre fatto sentire che fosse suo destino diventare un giorno ministro delle finanze o degli interni, insorsero nel suo petto.

Che spreco dell’erario pubblico! E che provvigioni erano lì, che aspettavano qualcuno! Messer Nellemane, di tutte le cose che c’erano in questo mondo, amava soprattutto le opere [a job]. La mente ufficiale ama sempre le opere. Detestava, inoltre, gli alberi, proprio come detestava i cani. E come i cani si potevano sopportare solo se erano guinzaglio, per lui gli alberi erano tollerabili soltanto quando erano state segati in tavole ben piallate.

La mente ufficiale, con cui lui era stato creato, aborriva l’esistenza imministeriale e improvvida permessa a quel bosco un tempo sacro, mentre il convento che quel bosco circondava era stato trattato come il libero pensiero sa sempre trattare tali monumenti alla superstizione.

Messer Nellemane fece un umile sugggerimento al Cavaliere Durellazzo ; il Sindaco fece una comunicazione alla Giunta; ci fu un incontro sussurrato con il Prefetto; il Prefetto andò a Roma e sussurrò qualcosa al Ministro dei Lavori Pubblici, che era suo amico. Si scoprì improvvisamente che c’era un gran bisogno di legno di quercia nei cantieri navali, anche se stavano ormai costruendo navi di solo ferro; e presto si decretò che gli alberi che avevano offerto riparo e grazia all’oscurantismo del passato dovevano cadere e aiutare a riempire le casse del presente.

Il Ministro affidò la direzione della vendita al Prefetto; il Prefetto la affidò al Sindaco di Vezzaja e Ghiralda, la provvigione al Prefetto era sottinteso, che di tali cose nessuno ovviamente parla.

Il Sindaco affidò i lavori al proprio segretario, essendo sottintesa anche la provvigione al Sindaco stesso; e anche la Giunta capì, senza che ci fosse bisogno di dire nulla, come ognuno di loro avesse un interesse negli utili finali.

Ma possiamo dare per scontato che quando le varie provvigioni, prima quelle dei grandi Ministri giù a Roma, e poi del Prefetto nella città vicina e poi di tutti i personaggi minori coinvolti, senza dimenticare Messer Nellemane che si prendeva sub rosa la briga di seguire tutta la faccenda, fossero state sottratte ai proventi totali risultanti dalla vendita del legname allo Stato, la nazione non avrebbe mai comprato legname più costoso per i propri cantieri.

Eppure, tutti erano molto contenti, a parte alcuni artisti che cercarono di sollevare qualche protesta, come fanno sempre quegli esseri fastidiosi, e il popolo del comune in genere, che non era stato consultato e non contava.

I dettagli della vendita restarono tra quelle cose ufficiali che non escono mai dagli archivi, e su cui i libri  blu, i libri verdi, i libri gialli e tutti i libri parlamentari tacciono, in ogni paese.

Gli alberi caddero; i giganti vecchi di secoli crollarono a terra sotto l’ascia o il fuoco; le lepri, gli uccelli, le miriadi di esseri che costituivano la bella e innocente vita del bosco, fuggirono o furono sterminate senza pietà; il legname  fu portato via a carrettate per ardere nelle fornaci dei lavori pubblici o marcire nei cantieri navali; e Messer Nellemane, in privato e tramite un cugino fidato, comprò alcuni titoli esteri; anzi, tutti quelli coinvolti nella vendita comprarono qualcosa.

Il convento se ne stava spoglio e triste nel suo paesaggio desolato, e sopra il fiume si innalzava una gran costa, nuda, ferita, paurosa, con buche annerite dove un tempo, a primavera, fiorivano le primule e i giaggioli azzurri.

Messer Nellemane guardò in su, e sentì che era un’opera degna di lui, e pienamente nello spirito dell’epoca.

Fu davvero pari all’abbattimento della cappella di Tell e della casa di Milton; alla distruzione delle mura di Augusta e delle torri di Norimberga; al livellamento delle Case Spagnole di Bruxelles e dei bastioni di Gall, del Grand Chatelet di Parigi e del Tabard Inn della vecchia Londra; e sentì che la sua opera meritava un posto d’onore in mezzo a tutta la grande distruzione inferta dal Progresso e dall’Economia in questo, il più nobile ed estetico dei secoli, grazie ai suoi capi ed esecutori, i Comuni.

Nei tempi andati, architetti e artisti avevano costruito qui, con diligenza, riverenti, con amore, nel nome di Dio e delle arti; ma Messer Nellemane, anche se non ne aveva mai sentito il nome, sarebbe stato d’accordo con Sainte-Beuve, quando affermava, ‘Dieu, ce n’est pas français’ e da parte sua sarebbe stato altrettanto pronto a dire che l’Arte non faceva più parte del vocabolario italiano.

In tempi passati, i comuni europei credevano di esistere per patriottismo e per la gloria della propria città; costruivano per onore di Dio e per amore del loro paese. Ma oggi, tutto ciò è cambiato; un comune è soltanto una selezione di persone intente ai propri interessi; il motto di ciascuno è, ‘la mia politica sono io’; che si abbattano antiche mura o se ne costruiscano di nuove, l’oro sgorga dalla malta per i consiglieri, gli appaltatori e i commissari, e non riescono mai a capire perché gli altri non siano soddisfatti come sono loro.

Che si tratti di demolire o di costruire, si chiedono soltanto quanto renderà.

Che cadano alberi a Kensington Gardens o alle Cascine, che si abbattano antiche chiese a Roma oppure a Parigi, che nuove strade abbruttiscano Venezia o Vienna, che si facciano a pezzi giardini sul Pincio o nel Bois, ci sarà sempre qualcuno che intasca qualcosa sub rosa, e invece di Jacques Coeur o dei Fugger, o di William di Wykham, o Alan Walsingham, abbiamo funzionari delle Opere Pubbliche avidi come Arpagone, ottusi come Prudhomme e più spietati di Attila.

Si meravigliano sempre del fatto che tu non sia soddisfatto.

Se vuoi una bella struttura, non puoi forse creare una gran cornice di vetro per un mercato o una mostra, o innalzare un bel gingillo bianco come lo zucchero fatto di intonaco e stucco, da chiamare ministero della guerra, chiesa, università o palazzo, a piacere?

La mente burocratica e del funzionario comunale non riesce a comprendere alcuna gioia superiore a quella di distruggere, ricostruire e intascare il ricavato di entrambe le operazioni.

Il nostro amico Messere Nellemane era nato con gli organi burocratici e comunali entrambi altamente sviluppati nel suo cervello, e dentro i propri stretti confini, cercava di accogliere pensieri grandiosi, e il suo cuore si sentiva sempre confortato quando guardava su, verso la roccia e la spoglia sabbia, dove un tempo c’erano state le querce del convento.

Questa voce è stata pubblicata in Firenze, mundus imaginalis, resistere sul territorio, riflessioni sul dominio, urbanistica e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

209 risposte a A Village Commune

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ martinez

    Una No-Tav con centotrentacinque anni di anticipo, e con lo stesso gusto dell’Arcadia.

    Se fosse vissuto anche solo cent’anni prima, la potevano fare architetto di qualche villaggio Potemkin, o della stalla finta dove Maria Antonietta giocava alla bella mungitrice.

    E scrive pure bene.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  2. Francesco scrive:

    a me sta quasi simpatico questo Nellemane, con i suoi fratelli intento a risanare le sozze città europee, a costruire fogne coperte, a rendere il mondo un poco più brutto e pulito!

    😀

  3. PinoMamet scrive:

    Non mi stupisce che una persona molto intuitiva abbia capito così bene questi aspetti non scontati e non folkloristici (anzi, antifolkloristici) di un paese straniero;

    mi stupisce che questi aspetti siano rimasti immutati per così tanto tempo!

    Davvero deve trattarsi, mi sa, di una caratteristica insita negli italiani, e non saprei trovare un nome per descriverla
    (l’assessorità?)

    sono apero alle proposte!

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ pino mamet

      “Certo è nondimeno che in questi ultimi anni si sono divulgate in Europa dalla Corinna in poi più opere favorevoli all’Italia, che non sono tutte insieme quelle pubblicate negli altri tempi, e nelle quali si dice di noi più bene che mai non fu detto appena da noi medesimi.[…] Non è da dissimulare che considerando le opinioni e lo stato presente dei popoli, la quasi universale estinzione o indebolimento delle credenze su cui si possano fondare i principii morali, e di tutte quelle opinioni fuor delle quali è impossibile che il giusto e l’onesto paia ragionevole, e l’esercizio della virtù degno d’un savio, e da altra parte l’inutilità della virtù e la utilità decisa del vizio dipendenti dalla politica costituzionale delle presenti repubbliche; la conservazione della società sembra opera piuttosto del caso che d’altra cagione, e riesce veramente maraviglioso che ella possa aver luogo tra individui che continuamente si odiano s’insidiano e cercano in tutti i modi di muoversi gli uni agli altri. Il vincolo e il freno delle leggi e della forza pubblica, che sembra ora essere l’unico che rimanga alla società, è cosa da gran tempo riconosciuta per insufficientissima a ritenere dal male e molto più a stimolare al bene. […] Non è da dissimulare che considerando le opinioni e lo stato presente dei popoli, la quasi universale estinzione o indebolimento delle credenze su cui si possano fondare i principii morali, e di tutte quelle opinioni fuor delle quali è impossibile che il giusto e l’onesto paia ragionevole, e l’esercizio della virtù degno d’un savio, e da altra parte l’inutilità della virtù e la utilità decisa del vizio dipendenti dalla politica costituzionale delle presenti repubbliche; la conservazione della società sembra opera piuttosto del caso che d’altra cagione, e riesce veramente maraviglioso che ella possa aver luogo tra individui che continuamente si odiano s’insidiano e cercano in tutti i modi di muoversi gli uni agli altri. Il vincolo e il freno delle leggi e della forza pubblica, che sembra ora essere l’unico che rimanga alla società, è cosa da gran tempo riconosciuta per insufficientissima a ritenere dal male e molto più a stimolare al bene. […] Gl’italiani dal tempo della rivoluzione in poi, sono, quanto alla morale, così filosofi, cioè ragionevoli e geometri, quanto i francesi e quanto qualunque altra nazione, anzi il popolo, il che è degno di osservarsi, lo è forse più che non è quello d’altra nazione alcuna. Voglio dire che quanto alla cognizione del nudo vero circa i principii morali, quanto alle credenze che a questi appartengono, quanto all’abbandono delle credenze antiche, la nazione italiana presa insieme e paragonando classe a classe conforme e corrispondente tra lei e l’altre nazioni, è appresso a poco a livello con qualunque altra più civile e più istruita d’Europa o d’America. Per conseguenza da questa parte ella è priva come l’altre d’ogni fondamento di morale, e d’ogni vero vincolo e principio conservatore della società. Ma oltre di questo, a differenza delle dette nazioni, ella è priva ancora di quel genere di stretta società definito di sopra. […] Conseguenza necessaria di questo è che gl’italiani non temono e non curano per conto alcuno di essere o parer diversi l’uno dall’altro, e ciascuno dal pubblico, in nessuna cosa e in nessun senso. […] Benché gl’italiani, come ho detto, sieno incirca a livello delle altre nazioni nella conoscenza generale della realtà delle cose relativamente ai fondamenti dei principii morali, per quanto almen basta a influire e dar norma alla condotta pubblica e privata di ciascheduno; tuttavia è ben certo e da tutti gli stranieri, non meno che da noi, conosciuto e consentito che l’Italia in fatto di scienza filosofica e di cognizione matura e profonda dell’uomo e del mondo è incomparabilmente inferiore alla Francia, all’Inghilterra, alla Germania considerando queste e quella generalmente. Ma contuttociò è anche certissimo, benché parrà un paradosso, che se le dette nazioni son più filosofe degl’italiani nell’intelletto, gl’italiani nella pratica sono mille volte più filosofi del maggior filosofo che si trovi in qualunque delle dette nazioni. […] Ed ecco che gl’italiani sono dunque nella pratica, e in parte eziandio nell’intelletto, molto più filosofi di qualunque filosofo straniero, poiché essi sono tanto più addomesticati, e per dir così convivono e sono immedesimati con quella opinione e cognizione che è la somma di tutta la filosofia, cioè la cognizione della vanità d’ogni cosa, e secondo questa cognizione, che in essi è piuttosto opinione o sentimento, sono al tutto e praticamente disposti assai più dell’altre nazioni. Or da ciò nasce ai costumi il maggior danno che mai si possa pensare. Come la disperazione, così né più né meno il disprezzo e l’intimo sentimento della vanità della vita sono i maggiori nemici del bene operare, e autori del male e della immoralità. Nasce da quelle disposizioni la indifferenza profonda, radicata ed efficacissima verso se stessi e verso gli altri, che è la maggior peste de’ costumi, de’ caratteri, e della morale. […] Conosciuta ben a fondo e continuamente sentendo la vanità e la miseria della vita e la mala natura degli uomini, non volendo o non sapendo o non avendo coraggio, o anche col coraggio, non avendo forza di disperarsene, e di venire agli estremi contro la necessità e contro se stesso, e contro gli altri che sarebbero sempre ugualmente incorreggibili; volendo o dovendo pur vivere e rassegnarsi e cedere alla natura delle cose; – continuare in una vita che si disprezza, convivere e conversar con uomini che si conoscono per tristi e da nulla – il più savio partito è quello di ridere indistintamente e abitualmente d’ogni cosa e d’ognuno, incominciando da se medesimo. – Questo è certamente il più naturale e il più ragionevole. Or gl’italiani generalmente parlando, e con quella diversità di proporzioni che bisogna presupporre nelle diverse classi e individui, trattandosi di una nazione intiera, si sono onninamente appigliati a questo partito. Gl’italiani ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun’altra nazione. Questo è ben naturale, perché la vita per loro val meno assai che per gli altri, e perché egli è certo che i caratteri più vivaci e caldi di natura, come è quello degl’Italiani, diventano i più freddi e apatici quando sono combattuti da circostanze superiori alle loro forze. Così negl’individui, così è nelle nazioni. Le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico di tutti i popolacci. Quelli che credono superiore a tutte per cinismo la nazione francese, s’ingannano. Niuna vince né uguaglia in ciò l’italiana. Essa unisce la vivacità naturale (maggiore assai di quella de’ francesi) all’indifferenza acquisita verso ogni cosa e al poco riguardo verso gli altri cagionato dalla mancanza di società, che non li fa curar gran fatto della stima e de’ riguardi altrui: laddove la società francese influisce tanto, com’è noto, anche nel popolo, ch’esso è pieno di riguardi sì verso i propri individui, sì verso l’altre classi, quanto comporta la sua natura. Se gli stranieri non conoscono bene il modo di trattare degl’italiani, massime tra loro, questo viene appunto dalla mancanza di società in Italia, onde è difficile a un estero il farsi una precisa idea delle nostre maniere sociali ordinarie, mancandogli l’occasione d’esserne facilmente e sovente testimonio, perocchè d’altronde non siamo soliti a risparmiare i forestieri. Ma nel nostro proprio commercio, per le dette ragioni, il cinismo è tale che supera di gran lunga quello di tutti gli altri popoli, parlando proporzionatamente di ciascuna classe. Per tutto si ride, e questa è la principale occupazione delle conversazioni, ma gli altri popoli altrettanto e più filosofi di noi, ma con più vita, e d’altronde con più società, ridono piuttosto delle cose che degli uomini, piuttosto degli assenti che dei presenti, perché una società stretta non può durare tra uomini continuamente occupati a deridersi in faccia gli uni e gli altri, e darsi continui segni di scambievole disprezzo. In Italia il più del riso è sopra gli uomini e i presenti.[…] Gl’Italiani non bisognosi passano il loro tempo a deridersi scambievolmente, a pungersi fino al sangue. Come altrove è il maggior pregio il rispettar gli altri, il risparmiare il loro amor proprio, senza di che non vi può aver società, il lusingarlo senza bassezza, il procurar che gli altri sieno contenti di voi, così in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuole conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di se stessi e per conseguenza di voi. […] Sono incalcolabili i danni che nascono ai costumi da questo abito di cinismo, benché per verità il più conveniente a uno spirito al tutto disingannato e intimamente e praticamente filosofo, e da tutte le sovraespresse condizioni e maniere del nostro modo di trattarci scambievolmente. Non rispettando gli altri, non si può essere rispettato. Gli stranieri e gli uomini di buona società non rispettano altrui se non per essere ripettati e risparmiati essi stessi, e lo conseguono. Ma in Italia non si conseguirebbe, perché dove tutti sono armati e combattono contro ciascuno, è necessario che ciascuno presto o tardi si risolva e impari d’armarsi e combattere, altrimenti è oppresso dagli altri, essendo inerme e non difendendosi, in vece d’essere risparmiato. È anche necessario ch’egli impari ad offendere. Tutto ciò non si può conseguire prima che uno contragga un abito di disistima e disprezzo e indifferenza somma verso se stesso, perché non v’è cosa più nociva in questo modo di conversare che l’esser dilicato e sensibile sul proprio conto. […] È un falsissimo modo di vedere quello di considerar la civiltà moderna come liberatrice dell’Europa dallo stato antico. Questo falso concetto guasta generalissimamente il giudizio e il vero modo di pensare sulla storia e le vicende del genere umano e delle nazioni, ed è un errore o una svista sostanzialissima che turba e falsifica tutta l’idea che un filosofo può concepire in grande sulla detta storia e sui progressi o andamenti dello spirito umano. Il risorgimento è stato dalla barbarie de’ tempi bassi non dallo stato antico; la civiltà, le scienze, le arti, i lumi, rinascendo, avanzando e propagandosi non ci hanno liberato dall’antico, ma anzi dalla totale e orribile corruzione dell’antico. In somma la civiltà non nacque nel quattrocento in Europa, ma rinacque. […] Gl’italiani hanno piuttosto usanze e abitudini che costumi. Poche usanze e abitudini hanno che si possano dir nazionali, ma queste poche, e l’altre assai più numerose che si possono e debbono dir provinciali e municipali, sono seguite piuttosto per sola assuefazione che per ispirito alcuno o nazionale o provinciale, per forza di natura, perché il contraffar loro o l’ometterle sia molto pericoloso dal lato dell’opinione pubblica, come è nelle altre nazioni, e perché quando pur lo fosse, questo pericolo sia molto temuto. Ma questo pericolo realmente non v’è, perché lo spirito pubblico in Italia è tale, che, salvo il prescritto dalle leggi e ordinanze de’ principi, lascia a ciascuno quasi intera libertà di di condursi in tutto il resto come gli aggrada, senza che il pubblico se ne impacci, o impacciandosene sia molto atteso, né se n’impacci mai in modo da dar molta briga e da far molto considerare il suo piacere o dispiacere, approvazione o disapprovazione. Gli usi e i costumi in Italia si riducono generalmente a questo, che ciascuno segua l’uso e il costume proprio, qual che egli si sia. E gli usi e costumi generali e pubblici, non sono, come ho detto, se non abitudini, e non sono seguiti che per liberissima volontà, determinata quasi unicamente dalla materiale assuefazione, dall’aver sempre fatta quella tal cosa, in quel tal modo, in quel tal tempo, dall’averla veduta fare ai maggiori, dall’essere sempre stata fatta, dal vederla fare agli altri, dal non curarsi o non pensare di fare altrimenti o di non farla (al che basterebbe il volere); e facendola del resto con pienissima indifferenza, senz’attaccarvi importanza alcuna, senza che l’animo né lo spirito nazionale, o qualunque, vi prenda alcuna parte, considerando per egualmente importante il farla che il tralasciarla o il contraffarle, non tralasciandola e non contraffacendole appunto perché nulla importa, e per lo più con disprezzo, e sovente, occorrendo con riso e scherno di quel tal uso o costume. […] È tutto mirabile e simile a paradosso, quanto vero, che non v’ha né individuo né popolo sì vicino alla freddezza, all’indifferenza, all’insensibilità e a un grado così alto e profondo e costante di freddezza, insensibilità e indifferenza, come quelli che per natura sono più vivaci,più sensibili, più caldi. Collocati questi tali o popoli o individui in uno stato e in circostanze o politiche o qualunque, in cui niuna cosa conferisca all’immaginazione e all’illusione, anzi tutto contribuisca al disinganno, questo disinganno per la vivacità stessa della loro natura e in ragione diretta di essa vivacità è completo, totale, fortissimo, profondissimo. L’indifferenza che ne risulta è perfetta, radicatissima, costantissima; l’inattività, se si può così dire, efficacissima; la noncuranza effettivissima; la freddezza è vero ghiaccio, come accade nel gran caldo che i vapori sono da esso elevati a tanta altezza che quivi stringendosi nel più duro gelo, precipitano ridotti in gragnuola. I popoli settentrionali meno caldi nelle illusioni, sono anche meno freddi nel disinganno. Di più sono meno facili a questo disinganno. Poca cosa basta ad alimentare la loro immaginazione e conservare le loro illusioni.”

      G. Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani
      http://www.leopardi.it/discorso_stato.php

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Z. scrive:

      Che sant’uomo, Leopardi, ma che tormento…

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Che sant’uomo, Leopardi, ma che tormento…”

        Non vorrei fare la figura dell’ignorante, ma appena ho visto l’immenso lenzuolo di testo postato da ADV, mi sono spaventato.

        Poi ho cominciato a leggere. In fondo, non è più lungo del testo che ho postato io, e dice cose molto interessanti.

        Mi piace questo brano:

        “Le classi superiori d’Italia sono le più ciniche di tutte le loro pari nelle altre nazioni. Il popolaccio italiano è il più cinico di tutti i popolacci. Quelli che credono superiore a tutte per cinismo la nazione francese, s’ingannano. Niuna vince né uguaglia in ciò l’italiana. ”

        E’ un tema di cui discuteva qui, quando dicevo che i toscani forse sono nella media degli italiani per arroganza e individualismo, ma meno cinici.

        • Z. scrive:

          Dubito che Leopardi abbia viaggiato in tutte le altre nazioni e ne abbia conosciuto l’élite e la plebe.

          E quando leggo queste noiose savianate avanti lettera, francamente, mi scende la catena 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Beh, direi che Leopardi scrittore non ha bisogno della mia difesa…

          certo questo brano non è di quelli baciati dal dono della sintesi, ma penso che il caro Giacomo avrà avuto modo di conoscere abbastanza stranieri da farsi un’idea dei caratteri 😉

        • Peucezio scrive:

          Miguel,
          “E’ un tema di cui discuteva qui, quando dicevo che i toscani forse sono nella media degli italiani per arroganza e individualismo, ma meno cinici.”

          Eppure sono molto più dissacratori e non concedono nulla alla retorica.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Eppure sono molto più dissacratori e non concedono nulla alla retorica.”

            Esatto. Sono più sul tipo, “raccontate meno fuffa, che io a un prete ci credo solo quando vive da povero anche lui!” E poi ci credono davvero.

            Ovviamente si tratta sempre di generalizzazioni, ma il cinismo consiste nel volere la fuffa, sperando di godere delle briciole.

            • Peucezio scrive:

              E’ strano però.
              L’Italia è il luogo della bellezza proprio perché l’italiano è amorale (dove s’impone la morale, s’impone immancabilmente il brutto).
              E dove si è prodotta più bellezza se non in Toscana?
              E, per inciso, quale altro luogo poteva produrre un Machiavelli?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “L’Italia è il luogo della bellezza proprio perché l’italiano è amorale”

                Un’intuizione interessante. Certo, c’è del cinismo nelle servili dediche tipiche delle opere barocche o nel mercimonio delle cappelle di famiglia.

                Però c’è anche un elemento di libertà: le famiglie che a Santo Spirito hanno messo le loro cappelle, erano legate da rapporti molto complessi con tutta la popolazione, e c’era sicuramente un rapporto anche di scambio – l’archivistica in questo senso sembra smentire le tesi un po’ preconcette/marxiste di una Firenze sempre divisa per classi antagoniste. In questo contesto, penso che l’arte non fosse necessariamente “cinica”.

                Anche se è ovvio che la politica era amorale per definizione, c’era comunque un tentativo di “moralizzarla” attraverso i sistemi incredibilmente complessi di governo; e comunque la grande maggioranza della popolazione era legata a qualche confraternita religiosa, che indubbiamente cercava di promuovere una vita cristiana. E l’episodio di Savonarola dimostra la grande forza popolare che aveva questo spirito a Firenze.

                Però è da riflettere sul nesso con l’arte, non ho affatto le idee chiare in merito.

            • Peucezio scrive:

              Forse però stiamo usando il termine “cinico” in accezioni leggermente diverse, non a caso tuo lo contrapponi alla libertà.
              Sicuramente il cinismo può essere identificato con una certa spregiudicatezza morale e in questo senso può combinarsi anche col servilismo.
              E in questo senso i Toscani sarebbero tutto fuorché cinici, perché sono, unici fra gli Italiani, costituzionalmente alieni al servilismo.
              Ma io immagino una forma di cinismo intesa anche come sberleffo alla morale, al potere, a tutto ciò che è retorica, perbenismo, bempensantismo. E in questo senso i Toscani sono di un cinismo feroce.
              Insomma, si potrebbe dire che se la morale vincola, il cinismo è libertà (o licenza talvolta).

            • Z. scrive:

              Dalle mie parti il luogo comune è più sintetico: i toscani vengono considerati semplicemente attaccabrighe 🙂

            • Peucezio scrive:

              Invece i romagnoli sono pacifici…

            • Z. scrive:

              Peucè,

              infatti è un luogo comune diffuso anche sui romagnoli. E le analogie non finiscono qui!

            • Peucezio scrive:

              Eppure ci vedo un abisso fra l’aggressività grassa e bonaria dei romagnoli e quella acuta e tagliente dei toscani.

    • Francesco scrive:

      Pino

      ma la nostra amica parla di tutta Europa, mica solo dell’Italia! anzi, l’assessorino pare un emulo tardo di quello che già venne fatto dappertutto nelle altre nazioni.

      Non ce l’ha in particolare con l’Italia

  4. Moi scrive:

    Robe AngloSassoni in Italia ?

    http://www.wallstreetitalia.com/starbucks-le-aperture-previste-in-italia/

    ……… Noooooooooo : tutto è perduto, Satana ora è incontenibile !!!! 😉

    • Moi scrive:

      Palme in piazza Duomo, Salvini: “Mancano solo scimmie e cammelli”

      Palme in Duomo, Salvini ironico: “Mancano scimmie e cammelli, i clandestini ci sono”

      Il leader della Lega Nord duro sulla nuova piazza Duomo di Milano. E attacca Starbucks (che ce li ha messi, ndr) “

      Potrebbe interessarti: http://www.milanotoday.it/cronaca/salvini-palme-duomo.html

      • Moi scrive:

        En passant …. cazzo c’ entran le palme con Starbàcchs 😉 ?!

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Moi

          “En passant …. cazzo c’ entran le palme con Starbàcchs”

          Forse perché sono tra i maggiori finanziatori dell’estrema destra israeliana, non ufficialmente ma tramite il proprio Presidente, Howard Schultz:

          countercurrentnews.com/2014/08/starbucks-official-statement-that-it-does-not-provide-support-to-israel/

          • Moi scrive:

            … E allora perché in USA, vs Muslim Ban di Trump, Starbàcchse 😉 ha fatto ciò ?

            http://fortune.com/2017/01/29/donald-trump-muslim-ban-starbucks/

            Ah,già … per non farli immigrare a Gaza ?! 😉

            • Roberto scrive:

              1 hanno un sacco di impiegati in posizione non regolare
              2 hanno una clientela di fighetti di sinistra che odiano trump. Non come gli elettori di Trump che bevono il sangue di bisonte appena cacciato
              🙂

              (La prima è vera però)

            • Moi scrive:

              @ ROBERTO

              Quindi _ Ordo ab Chao _ vogliono “accòiere” 😉 [come pronuncia la Boldrini, con “i” non-semiconsonantizzata intervocalica Maceratese …] i Profughi per metterli a lavorareda Starbucks … e al tempo stesso _ Solve et Coagula _ sostituire Kalergicamente la popolazione autoctona lavorativa con unA più conveniente Industrielle Reservearmee in termini Marxiani ?!

              … Giusto ?

      • Z. scrive:

        Moi,

        — Salvini ironico: “Mancano scimmie e cammelli (…)”. —

        Certo che se le va a cercare, così. Un po’ come Di Maio quando dice che dopo il secondo mandato tornerà al suo lavoro…

      • Zhong scrive:

        “Palme in piazza Duomo, Salvini: “Mancano solo scimmie e cammelli””

        In ogni caso non e’ come se avessero piantato un baobab, le palme sono molto diffuse nei giardini lombardi di un certo tipo.

    • Roberto scrive:

      Comunque mi sa che starbuck è una di quelle cose come McDonald, che non prenderà mai veramente piede in Italia.
      Ci sono troppe alternative alle quali gli italiani sono affezionati

  5. habsburgicus scrive:

    @Miguel
    splendida descrizione della “rivoluzione italiana” (come la chiamava il cattolico Paolo Mencacci)..alla faccia del monicellismo secondo cui in Utalia non ci furono mai rivoluzioni ! no, ci fu il “risorgimento”, rivoluzione radicale dai 1850′ agli 1880′ che cambiò per sempre l’Italia !
    stupisce solo la mancanza di una parola, che un italiano [di dx, come de facto lei, forse senza rendersene conto] avrebbe usato, negli 1880′..inizia con la m e in Toscana é tuttora ogni cosa 😀
    Nellemane é il tipico rappresentante di quella congrega 😀

  6. Roberto scrive:

    Tutto è perduto moi?
    Aspetta che arrivi questo in Italia, la finestra di overton è spalancata

    https://youtu.be/09smBNps4EM

  7. Moi scrive:

    *** Dov’era Starbucks quando Clinton annunciava deportazioni record (VIDEO) ? ***

    http://www.ilprimatonazionale.it/esteri/dovera-starbucks-quando-clinton-annunciava-deportazioni-record-video-56690/

    Un po’ di Dov’eravatismo 😉 , che in Italia funzione sempre …

    ———————-

    … un po’ come quando Vauro disegna Daniela Santanché come una bambola gonfiabile svalvolata che tutti zitti Vs quando Salvini porta una bambola gonfiabile sul palco qualificandola come “sosia della Boldrini” che ApritiCielo !

    • Z. scrive:

      Insomma, la tua tesi è che Salvini non sia un politico ma un buffone.

      Tesi un po’ forte. Però capisco il tuo punto di vista 🙂

      • Francesco scrive:

        Z

        questa è la peggiore difesa del duopesismo di sinistra che ho mai letto!

        e sì, Salvini è un buffone e un criminale*, in attesa di diventare una sciagura nazionale

        PS in senso politico ed etico, non necessariamente secondo il CP

  8. Moi scrive:

    Diciamo che Starbucks è in arrivo perché si prevede faccia girare l’ economia, resterà finché farà girare l’economia … se resterà.

    • Moi scrive:

      Oppure ” Italianizzeranno ” i Frappuccioni (o comecazzo si chiamano … che sembrano Frati Templari Massoni 😉 , con quel nome) tipo il Caffé al sapor di cime di rape o zafferano (d’altronde lo fan già con il gingseng ‘sta roba) … tipo Mc Italy !

  9. Miguel Martinez scrive:

    Tornando In Topic,

    leggo:

    http://blogs.gre.ac.uk/andrewking/2013/12/23/ouidas-pascarel-1873-an-encounter-with-italy-3/

    “In 1878, Ouida had started to write protest material for the Whitehall Review and, the following year, a stream of letters to the Times. By the time of A Village Commune (1881), she was denouncing the modern Italian state so ferociously that, along with her letters to the Times, it caused her to be banished from the Italian royal court. While deplored as inaccurate in some quarters, Ruskin recommended it as ‘photographic’ in its veracity. It was immediately translated into Italian – unauthorised –with a preface declaring it so important that all Italians should read it.”

    La traduzione non autorizzata (uscita già nel 1882) è della misteriosa Sofia Fortini-Santarelli, che in pochi anni tradusse un’enorme quantità di importanti testi in italiano. L’ho trovata su Abebooks e ordinata!

    Sull’approvazione di Ruskin, torneremo.

  10. Grog scrive:

    Gli anglosassoni vanno ammazzati a bastonate, se poi volete chiamare il bastone Mc Baston va bene lo stesso.
    Salvini ha torto, in Piazza Duomo fra le palme ed il baobab dovrebbero metterci la Kienghe con tutti i simpatici bonghi! E lasciare in santa pace tutte le scimmie che si sono fermate a Gibilterra.
    Grog! Grog! Grog!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Grog

      “Gli anglosassoni vanno ammazzati a bastonate”

      Lo avrà pensato sicuramente il fittizio Messer Nellemane, leggendo quello che di lui scriveva la Ouida.

      Noi invece ringraziamo un’anglosassonessa, Vernon Lee, per aver salvato l’Oltrarno dalla distruzione; e un anglosassone, Edward Otis Bartlett, per aver creato e donato alla gente di San Frediano lo spazio che gestiamo.

      E dovremmo ragionare come la Sofia Fortini-Santarelli che pensava che il libro della Ouida doveva essere letto da ogni italiano.

      Gli anglosassoni sono lo specchio in cui i toscani possono vedere se stessi; e i toscani sono lo specchio in cui gli anglosassoni possono vedere la malvagità di tutto il sistema che nasce con la rivoluzione industriale appunto anglosassone.

      • Grog scrive:

        Si si si evviva gli angloculattoni frequentatori del giardino di boboli, un culo vale un culo! Come dicono i cinque merde.
        Grog! Grog! Grog!

        • Z. scrive:

          La cosa bella degli ex-grillini è che finalmente si sono resi conti che votare Grillo non è una furbata da volponi.

          La cosa brutta è che spesso iniziano a votare Salvini…

          • Grog scrive:

            VIVA SAN MARCO E CHE IL RESTO VADA IN MONA
            Grog non ha mai votato i cinque merde ed ebbene si …ha SEMPRE VOTATO PER IL LEON CHE MAGNA IL TERON!
            Grog! Grog! Grog!

            • Z. scrive:

              Più che altro ha mangiato dei diamanti che gli sono rimasti indigesti.

              Dev’essere per questo che il Leone ha deciso di accomodarsi a spese nostre a Roma e poi a Bruxelles: per digerire con calma…

            • Grog scrive:

              Un diamante è per sempre.
              Grog! Grog! Grog!

      • Francesco scrive:

        >> la malvagità di tutto il sistema che nasce con la rivoluzione industriale

        😀

        Miguel, come posso non volere bene a uno che scrive una cosa del genere? però quella specifica malvagità era nata con la riforma della proprietà agricola, giusto?

  11. Miguel Martinez scrive:

    Su quanto poco capiamo della differenza tra “tradizione” e “modernità”, pensavo all’intenso amore di Michelangelo per il giovane Emilio de’ Cavalieri, di bellissimo aspetto, amore che sconvolse Michelangelo, ma che lui ci tenne a dire fosse sempre stato casto…

    E questo amore appare così ovvio, a un’epoca pia che non immaginava nemmeno il futuro fatto di amori borghesi e rigorosamente eterosessuali, da finire dimenticato.

    Emilio de’ Cavalieri poi avrebbe inventato praticamente l’opera musicale, e avrebbe espresso l’essenziale della Dottrina, nella Rappresentazione di Anima e di Corpo, infinitamente meglio e più semplicemente di tutti i progressisti, i tradizionalisti, i modernisti, i bergoglisti e gli antibergoglisti, quelli della Famiglia Tradizionale, quelli da “accogliamo i profughi” e quelli da “difendiamo la Cristianità”, quelli che fantasticano la monarchia e quelli che sognano la democrazia, quelli che Gesù-il-primo-socialista e quegli altri, Dio-vuole-la-famigliola-bella-bionda-sorridente:

    a Piacere e Compagni, che cantano:

    “O canti, o risi, o graziosi amori.
    Fresch’acque, prati molli, aure serene,
    grate armonie, che rallegrate i cori,
    conviti, paste e saporite cene,
    vesti leggiadre, e dilettosi odori,
    trionfi e feste d’allegrezza piene,
    diletto, gusto, giubilo e piacere,
    beata l’alma, che vi può godere.”

    Anima sa rispondere:

    “Non vi cred’io no, no!
    Li vostri inganni io so:
    tutte le vostre cose
    che paion dilettose,
    al fin son tutte amare.
    Beata l’alma, che ne sa mancare.”

    Consiglio chiede:

    “Voi che siete laggiù,
    che vi tormenta più?
    Che cosa è nell’inferno?”

    E rispondono le Anime Dannate:

    “Il fuoco, il fuoco eterno,
    crudel, crudel peccato,
    per cui ci ha condannato
    il giudice superno,
    al foco, al foco eterno.”

    Mentre le Anime Beate descrivono il loro stato:

    “Eterno, eterno regno:
    o regno, o regno eterno:
    o ben sommo e superno,
    che mai non giunge al segno:
    eterno, eterno regno.”

  12. Peucezio scrive:

    A proposito, che fine ha fatto Mirkhond?
    Ogni volta che scompare un po’ mi preoccupo…

  13. Moi scrive:

    @ ZETA

    Quiete prima della Tempesta : pochi minuti alla Battle Royale su La7 :

    #maratonamentana [sic]

    http://www.tvblog.it/post/1426394/assemblea-pd-diretta-maratona-mentana-in-mezz-ora

    Telecronaca di Enrico Mentana

    😉

  14. Moi scrive:

    /www.youtube.com/watch?v=o6QzaQ4tsUI

    per chi ignorasse il significato di “Battle Royal” … 😉

  15. Moi scrive:

    I Tre Tenori … Pavarotti, Domingo e Carreras ?!

    Mocché … secondo Marco Damilano : Migliano, Speranza e Rossi ! 😉

  16. Moi scrive:

    Ah, infatti “Emiliano” … dicevo: chi cazzo è Migliano ?!

    Maledetta spocchia fonetica RomaBBBene !

  17. Grog scrive:

    Maschere anti gas per le esalazioni di PIDDIMERDA e tute NBC per la banda di ETTM ex terroristi terroni milanesi e simili della NSI Nuova Sinistra Infetta.
    Attacco preventivo
    Bzaz!
    Bzaz!
    Bzaz!
    Bzaz!
    Bzaz!
    Bzaz!
    Bzaz!
    Bzaz!
    Bzaz!
    Grog! Grog! Grog!

  18. Moi scrive:

    … e bona lé col Buonismo 😉 di “Colpirne Uno per Educarne Cento !” … “Colpirne Cento per Educarne Uno !” 😉 😀 🙂

  19. Grog scrive:

    Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
    Il PD (con rispetto parlando) si è affidato a Fassino (mano sui coglioni e strappo del pelo più lungo) per restare unito….allora sono veramente fritti, imbecilli!
    A Fassino dovevano tappare la bocca con un rotolo di carta igienica sporca di cacca è il più terribile porta sfiga della storia italiana, a Napoli (dove di sfiga la sanno lunga) hanno addirittura prodotto un talismano ad hoc per tenerlo a bada.
    Grog! Grog! Grog!

  20. Moi scrive:

    … e la Vergogna della Carovana di Auto Blu fuori dall’ Hotelone, l’ avìv véssta 😉 ?!

  21. Mauricius Tarvisii scrive:

    Ora Bersani e compagnia fanno finta di volere la scissione, ma sarebbero pazzi a farla veramente. Gli elettori del Partito sono straordinariamente fedeli alla linea e non li seguirebbero mai fuori dal Partito stesso e non lo farebbero neppure se fino al giorno prima si fossero definiti “bersaniani”.
    Se, per assurdo, Grog fosse segretario, gli amanti del Partito farebbero la fila entusiasti pur di farsi sodomizzare da lui…

    • Moi scrive:

      Esatto: il Partito in questo è molto più “Chiesa” della “Chiesa” 😉 stessa … intelligenti pauca ! 😉

      • Z. scrive:

        Ma se la facessero davvero, la scissione, quale sarebbe il tuo Nemico Numero Uno? il vecchio soggetto politico o il nuovo?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          La Boldrini.

          • Grog scrive:

            Grog non sodomizzerebbe mai e poi mai elementi del PD sanno di MERDA AD UN MIGLIO DI DISTANZA,
            sodomizzare per sodomizzare sono meglio le
            TROIE FASCISTE CON LABBRO SALVAGOCCIA(*)
            e poi se si va con femmine esiste anche il quarto anteriore che non è malaccio.
            Grog! Grog! Grog!
            (*) labbro salvagoccia chi c’e l’ha? Eia Eia alalà!

          • Z. scrive:

            MT,

            come individuo ok ma come partito? potrà mica odiare una sola persona

    • Z. scrive:

      Non sono tanto d’accordo sull’analisi, ma potrei esserlo (per altre ragioni) sulla prognosi.

      Anzitutto non vanno confusi iscritti ed elettori.

      Gli iscritti sono sempre meno: da quando Renzi è segretario il PD è passato da un calo costante di tesseramenti del 3% circa a picchi negativi di calo del 30% circa.

      Gli elettori invece negli ultimi anni hanno oscillato tra il 25% e il 40%; non ho dati precisi ma sospetto che ci sia molto turnover.

      Tutto questo, insieme ai risultati delle amministrative degli ultimi anni, mi fa pensare che la “fedeltà alla linea”.

      Sono invece abbastanza d’accordo sulla prognosi, ma per un diverso motivo: essere uniti finché l’avversario comune è Renzi non è troppo difficile. Altra musica sarebbe qualora dovessero fondare un nuovo partito in cui ciascuno di loro vorrà comandare.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Parliamo dei simpatizzanti, che sono quelli che vedono nel PD il partito di riferimento.

        • Z. scrive:

          Sono un gruppo molto ampio ed eterogeneo, in cui sospetto vi sia molto turnover e poca fedeltà tradizionale…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “Parliamo dei simpatizzanti, che sono quelli che vedono nel PD il partito di riferimento.”

          seguo da molto lontano – sostanzialmente dai titoli – quello che sta succedendo nel Partito Unico.

          E’ che conosco fin troppo bene le due specie umane che si stanno facendo la guerra.

          1) Quelli che hanno passato la vita a fumare sigari mentre presentano tre mozioni contrapposte sulla modifica del terzo capoverso della piattaforma da presentare all’assemblea preparatoria dell’assemblea precongressuale. Gente non particolarmente onesta, ma che in genere non ruba perché rubare viola le Regole.

          2) I furbetti di formazione sostanzialmente imprenditoriale/facebookiana, che pensano che il fatto di essere stati invitati a cena da qualche trafficante sia l’inizio di una splendida carriera.

          Sono due specie umane che non si sopportano a vicenda, e i furbetti sottovalutano la capacità dei regolamentati di farli inciampare sulle virgole. Anche perché i furbetti, alla fine, non sanno manovrare i Dibattiti e non sono nemmeno i trafficanti, sono solo i loro transitori alleati.

          Entrambe finiranno male, ma ci vorrà del tempo.

          • Z. scrive:

            Miguel,

            — E’ che conosco fin troppo bene le due specie umane che si stanno facendo la guerra. —

            l’Italia è piena di gente che pensa di conoscere tante cose fin troppo bene, ci mancherebbe. Si dice che siamo 60 milioni di allenatori, ma a molti il calcio non piace, e dovranno ben sapere tutto di quacosa d’altro 🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Z

              “Si dice che siamo 60 milioni di allenatori,”

              🙂

              Ma io non saprei allenare né i Regolamentari né i Furbetti.

              Sarei perdente in entrambi i ruoli, anzi in qualunque ruolo di quelli istituzionalmente definiti come “politici”.

            • Z. scrive:

              Neppure gli altri sessanta milioni saprebbero farlo, Miguel. E nemmeno vorrebbero 🙂

  22. Mauricius Tarvisii scrive:

    Damiano, intervistato da Mentana, ha parlato di necessità di un Grande Centro contro gli opposti estremismi.
    Anche il lessico è democristiano.

    • Moi scrive:

      Il più Vecchio Democristanazzo è stato Emiliano … insomma, qualcuno aveva preso questa Kermesse Circense sul serio ?! … Ma davvero ?!

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Una cosa è successa: Emiliano ha dato un ultimatum (a dire il vero ai limiti dell’irricevibilità) e adesso è Renzi che deve decidere se il tavolo salterà o meno.

    • Francesco scrive:

      x MT

      il problema sorge se il Grande Centro si scopre piccolo alle urne

      le sentenze della Corte Costituzionale (sempre siano esecrate) hanno creato un habitat ideale per una molteplicità di estremismi, altro che i due opposti del vecchio mondo

      così gli elettori arrabbiati possono sbizzarrirsi tra mille opportunità di voto idiota e rinviare indefinitamente il redde rationem

      intanto io accendo ceri agli altari delle divinità sotterranee perchè giunga presto l’Era della Troika. (con la Kappa, MOI)

      ciao

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “altro che i due opposti del vecchio mondo”

        Lasciamo perdere per un po’ esrtemismi e non.

        Quello che molto pacificamente e lucidamente mi interessa è poter votare per qualcuno che mi assicuri:

        1) il contatto diretto e quotidiano con qualcuno che risponda al telefono anche una volta eletto, su questioni come l’aeroporto, l’inceneritore e la terza corsia dell’autostrada nella Piana Fiorentina;

        2) garantisca che le esperienze di autogestione da parte degli abitanti vengano tutelate;

        3) che gli immobili pubblici vengano utilizzati per fini sociali e non solo per fare cassa;

        4) che l’Italia non partecipi a guerre da nessuna parte.

        Queste sono quattro cose molto semplici, mi dici tra “i due opposti” che ti sono tanto cari, chi dovrei votare?

        • Francesco scrive:

          credo che, nel nuovo vecchissimo mondo del proporzionale puro, troverai senz’altro qualcuno che ti fa quelle promesse e, con un pò di sfortuna per l’Italia, potrebbero anche entrare in Parlamento

          e lì parlare, parlare, parlare. mentre il potere verrà esercitato altrove … a quello serve il proporzionale, che vi credevate?

          PS come lo liberiamo il mondo dall’oppressione USA, se non vuoi combattere in nessun caso?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “credo che, nel nuovo vecchissimo mondo del proporzionale puro, troverai senz’altro qualcuno che ti fa quelle promesse”

            Non ho chiesto le promesse.

            Chiedo:

            1) Il numero di telefono dell’eletto

            2) la possibilità di scrivere assieme a lui le interrogazioni riguardanti i temi di cui ho parlato, e magari anche eventuali proposte di legge.

            Poi non mi interessa che sia del PD, del M5S, di FI, mi interessa l’impegno preciso E IL NUMERO DI TELEFONO PRIVATO.

            • Francesco scrive:

              credo che dovrai usare il tuo fascino del Nuovo Mondo, per avere una cosa del genere

              io, se avessi un numero privato, non lo darei mai a un elettore

              di certo gli prometterei l’impegno preciso e gli darei il riferimento del mio portaborse

              ohi, sono un parlamentare della repubblica, mica tuo cugino!

              😀 😀 😀

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “PS come lo liberiamo il mondo dall’oppressione USA, se non vuoi combattere in nessun caso?”

            Che poi è affascinante veder in questo periodo tutto un mondo, non si capisce bene se di destra o di sinistra, che a fianco della Germania vuole fare la guerra agli Stati Uniti e alla Russia e spezzare pure le reni alla Grecia.

            Ah, e ce l’hanno anche con la perfida Albione che ha pugnalato alla schiena l’Europa.

  23. Moi scrive:

    Ma ci sono stati altri Numeri degni di nota :

    [rullo di tamburi …]

    Dopo aver dato di “Faccia come il Culo” (che non è sbagliato, è che lì ce l’ han tutti …) agli altri, Roberto Giachetti ha abbandonato la Kermesse PreCongresso pe’ annà a vede a’ Roma ào Stàddio !

    [… cembali !]

    ——————

    Conoscono talmente bene la propria Gloriosa Storia da confondere “Bandiera Rossa”: se l”originale di Carlo Tuzzi o la citazione di Adelmo “Zucchero” Fornaciari in “Per Colpa di Chi ?!” … questa _ devo ammetterlo _ ha sorpreso perfino me, ricordandomi quanto la Realtà superi l’ Immaginazione !

  24. Grog scrive:

    Non nominate Giachetti invano! (mani sulle palle per scaramanzia)
    Ex radicale dell’accidente possa raggiungere il suo culatton guru defunto il prima possibile!
    Grog è sempre stato CONTRO I RADICALI LIBERI
    I RADICALI STANNO BENE SOLO IN GALERA O FACCIA AL MURO PER ESSERE FUCILATI
    Grog! Grog! Grog!
    P.S.
    Per giunta lo SPORCO RADICALE tiene per la Roma calcio mentre Grog è noto che è un tifoso del Torino calcio e come seconda squadra ama … IL NOBILISSIMO NAPOLI

    • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

      @ Grog

      Davvero tifi Torino? Come mai, se posso permettermi?

      (Vero è che il tifo calcistico per le italiche Genti 🙂 è un po’ come la Russia per i Russi: “non si può comprendere con gli strumenti della ragione, si può soltanto credere in lei” 🙂 🙂 🙂 ).

      • Z. scrive:

        Perché Grog è un’anima perduta, e il Toro ne raccatta spesso.

        Per contro, la storia della Signora – una storia di rinnovamenti nella continuità, di decisioni irrevocabili, di incessanti marce trionfali – è la storia della Nemesi del Male.

        La Champions, quest’anno vogliamo la Champions. Ché dopo ventun anni sarebbe pure ora!

        • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

          @ Z

          “… la storia della Nemesi del Male”.

          Quello che dicevo: ci addentriamo in ambito dostoevskijano… 🙂 🙂 🙂
          Scherzi a parte, ho avuto modo di leggere con attenzione il brano postato e commentato da Miguel: come chiunque di “noi” – credo – , ne “sento” – prima ancora che comprenderne – il carattere tristemente attuale…

          • Grog scrive:

            Certo che che Grog è un’anima persa, perché ha sempre tenuto per chi perdeva a partire da
            – per Ettore e non per quel culattone di Achille;
            – per Paride che si fotte la figa greca ed ammazza Achille;
            – per gli schiavi dei romani in rivolta;
            – per Arminius che massacra gli invasori;
            Poi Grog non odia nemmeno la RUBENTUS perché non merita il suo disprezzo.
            Grog! Grog! Grog!
            – Forza Toro
            – Forza Napoli

            • Z. scrive:

              Rivolte di schiavi… noi siamo contrari alla violenza. E alle scissioni.

              Potevano fondare una corrente e chiedere il congresso anziché fare tutto quel bailamme, dopotutto.

            • Grog scrive:

              Caro Z si vede proprio che sei della RUBENTUS ma fa attenzione, io ti auguro il più tardi possibile ed in ottima salute ma morirai anche tu, tanto vale farlo con un minimo di garbo e di stile e non pagando gli arbitri, solo ad un toscano piddino massone può venire in mente di pagare la morte.
              Grog! Grog! Grog!

            • Z. scrive:

              Grog, se morirò tardi probabilmente non morirò in ottima salute, e viceversa…

              L’importante è che non ci sia un orrore come l’aldilà ad attenderci tutti 🙂

            • Francesco scrive:

              no, per Arminius no. posso accettare tutto ma non i barbari germani!

        • Francesco scrive:

          voi Gobbi con la CL non avete a che fare, è una questione di sangue

          non fate parte della nobiltà continentale e non avete qualità per sperare di esservi mai ammessi

  25. Z. scrive:

    Anni fa, Grillo invitò i suoi elettori a succhiare la matita elettorale, e molti gli obbedirono. Intervistato al riguardo, Grillo si fece due risate e ammise di non aver ciucciato proprio niente: era un modo per divertirsi prendendo in giro i suoi elettori.

    http://www.repubblica.it/esteri/2017/02/19/foto/trump_cita_inesistente_attacco_terroristico_in_svezia_ironia_social-158713408/1/?ref=HRESS-3#2

    Ecco, sentire Trump che strilla “avete visto in Svezia” e la folla di trumpettoidi che se la beve e si esalta mi fa confermare in due opinioni, ossia che:

    1) ammiro il Grillo delle Americhe quasi quanto quello del Vecchio Mondo;
    2) aveva davvero ragione MT: l’elezione di Trump è probabilmente un bene per l’Europa, intesa non solo come UE ma proprio come Europa, nel suo complesso.

    Per gli Stati Uniti ho qualche dubbio. Ma che mi importa? mica sono americano. Se lo tengano e si divertano, ché se lo meritano tutto 😀

    • Francesco scrive:

      ah ecco cosa (non) è successo in Svezia!

      credevo parlasse di qualche ghetto per immigrati tipo quelli in cui è cresciuto Ibrahimovic

      ma gli americani sanno cosa è la Svezia?

  26. Moi scrive:

    Be’ … tutti a guardare il dito :

    https://www.youtube.com/watch?v=mQ-ns2YFkck

    I am Swedish but I live in Absurdistan
    Ingrid Carqvist

  27. Moi scrive:

    E mi raccomando: continuare a guardare i diti (al plurale preso singolarmente, si dice così), da bravi Italiotlandesi :

    http://www.direttanews24.com/referendum-4-dicembre-presunti-brogli-matite-non-copiative-sicilia/

    Referendum 4 dicembre, presunti brogli: matite non copiative in Sicilia

  28. Moi scrive:

    Direi che ora come ora in Italiotland c’è benaltro (!) di cui preoccuparsi : il PD, nella giornata di ieri, ha fatto ciò che davvero sa fare bene : trasformare le proprie beghe interne correntizie e sottocorrentizie in problemi del Paese !

  29. Grog scrive:

    UNA PASSATA DI DEPIDIZZATORE GALATTICO
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Bzazzzzzzzzzz!
    Grog! Grog! Grog!

    • Z. scrive:

      /me controlla se è tutto intero

      Secondo me non funziona, ingegnere! Necessita di messa a punto, la tua arma galattica… prova a sentire qualche collega del Bresciano!

  30. Francesco scrive:

    ringrazio gli scissionisti del PD per tenere occupata la scena mentre attendo il closing della cessione del Milan!

    😀

  31. Z. scrive:

    Miguel,

    letti i tuoi desiderata, direi cheotresti votare un avvocato x dell’ estrema sinistra, che per ciò stesso (in ordine):

    2) difende gli occupanti ipso facto;
    3) lascerebbe volentieri gli immobili ai soggetti sub 2;
    4) da avvocato si sarà certamente trovato a difendere cause impossibili come questa, e se è bravo avrà salvato almeno l’onore.

    Se risponderà o meno al telefono non lo si può sapere in anticipo. Ma come avvocato avrà probabilmente dei praticanti a cui lasciare messaggi e richieste.

    A Bologna ti suggerirei Martelloni o Spinelli. A Firenze non saprei.

    • Peucezio scrive:

      Perché i punti partono dal 2 anziché dall’1?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “Perché i punti partono dal 2 anziché dall’1?”

        me lo chiedo anch’io.

        Tra l’altro, Z probabilmente ha frainteso il mio punto 3, che non parla affatto di “occupazione”, ma di uso sociale: penso ad esempio al bellissimo giardino pubblico di Villa Fabbricotti a Firenze, che il Comune di Firenze ha deciso di vendere al primo camorrista cinese di passaggio.

        Qui potete vedere anche alcune foto con le tipiche facce da Teppisti No Global Drogati Con le Nike e le Molotov che si battono per difendere l’uso pubblico di uno spazio pubblico:

        http://www.firenzetoday.it/cronaca/villa-fabbricotti-vendita-no-comitato-lettera-regione-luglio-2016.html

      • Z. scrive:

        Peucezio, Mig…

        il perché lo scrivo poco dopo: non posso assicurarvi che vi risponderanno di persona, ma certamente troverete qualcuno che riferirà il vostro messaggio. E non è impossibile che vi rispondano. Almeno credo, poi boh.

        Poi per me un politico che conversa di politica al telefono con gli asseriti elettori dà prova di imprudenza e si espone a essere facilmente impallinato. Ma io sono all’antica, che volete farci…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “letti i tuoi desiderata, direi cheotresti votare un avvocato x dell’ estrema sinistra”

      Non ho chiesto per chi votare, in assoluto, e nemmeno chi scegliere come avvocato.

      Ho chiesto per chi votare, tra i due partiti a cui Francesco vorrebbe limitare la partita.

      Tra l’altro, non ho parlato di occupazioni, ho parlato di applicazione dell’articolo 118 della Costituzione.

      • Z. scrive:

        Miguel,

        non capisco, perché dovresti scegliere per forza da due liste soltanto? says who? Col proporzionale puro poi!

        Ho cercato di mettere insieme i tuoi desiderata e individuare qualcuno che esiste e ha ambizioni politiche e che si allontani da quei desiderata il meno possibile…

        Cosa c’entrano le molotov? e soprattutto, le Nike?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “non capisco, perché dovresti scegliere per forza da due liste soltanto?”

          Mi riferivo al desiderio di Francesco, che ci siano soltanto due liste.

          Che a me andrebbe bene, basta che una delle due liste sostenga le cose che voglio io e che ho riassunto brevemente lì.

          Molotov e Nike c’entrano tutte le volte che si apre bocca su una Grande Opera Imposta e Inutile. “Ah, tu sei un Lanciamolotov con le Nike da mille euro ai piedi che fa finta di odiare il Progresso ma fai le vacanze alle Seychelles e parli con la erre moscia!”

          Il prossimo che lo fa, esco dallo schermo e l’accoppo.

          • Z. scrive:

            Miguel,

            abbi pazienza, ma da dove esce questo stròmmen? stavo parlando di molotov o di Nike a 1000 euro? ti risulta che l’abbia fatto spesso?

            Insomma, se devi proprio uscire dallo schermo e accopparmi fallo almeno per una valida ragione. Almeno non ti sentirai troppo in colpa dopo il delitto 🙂

      • Francesco scrive:

        Miguel

        visto che è colpa mia … la risposta è che quelli con i tuoi desiderata vanno allontanati dalla vita politica con cortese fermezza

        sulla partecipazione alla vita pubblica, c’è dibattito

        sono però contrario alla loro fucilazione senza processo

        😀

        PS seriamente, gli estremisti sono un problema da contenere, senza la presunzione di risolverlo.
        PPS un bel sistema maggioritario, non necessariamente a due sole opzioni, basta che chi vince possa governare, è quello che io auspico.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “a risposta è che quelli con i tuoi desiderata vanno allontanati dalla vita politica con cortese fermezza”

          E se invece ci fossero davvero due partiti, diciamo uno pro-Grandi Opere Inutili e Imposte e uno contro?

          Insomma, due partiti davvero diversi, con progetti opposti di società?

          In teoria mi andrebbe bene, poi sappiamo come va a finire, cioè che si converge al centro.

  32. Z. scrive:

    Ultime dal pre-kongresso:

    – Rossi farà un proprio partito, ma continuerà a sostenere il governo;
    – Speranza non farà un proprio partito, ma non sosterrà nemmeno il governo;
    – Emiliano deciderà a targhe alterne, giorno per giorno;
    – Bersani se ne vorrebbe andare, ma ha paura che D’Alema lo segua;
    – Renzi comincia a sperare: se quelli continuano ad azzuffarsi, chissà…

    • Peucezio scrive:

      Invece sarebbe meglio che tutti i non renziani si coalizzassero il blocco: uniti sarebbero ancora più irrilevanti che divisi.

  33. PinoMamet scrive:

    “Base Terra, Base Terra! Qui Apollo 100- Houston, mi sentite?
    non riusciamo a uscire dall’atmosfera; problema rilevato:
    congresso del PD- livello disinteresse: MASSIMO!
    scudi termici antinoia: INSERITI!
    sezione trasporto materiale “politica”: prepararsi al distacco in tre- due- uno… DISTACCO AVVENUTO!
    siamo più leggeri, prendiamo quota… reattori al massimo! liberi! hurrà!
    verso l’infinito e oltre!!””

    Gente, il PD può diventare due, tre, mille partiti, restare uno, mettersi d’accordo con Grillo, mettersi d’accordo con Salvini, correre contro Trump, prendere il posto di Assad, tornare a chiamarsi PCI o DC…

    non cambierà assolutamente nulla, finché i Giovani che ci entreranno saranno dei tizi in cravatta a venticinque anni, dentro l’UDU, poi da lì direttamente alla Politica cittadina, sempre impegnati, dal lessico colto, che non sbagliano mai una parola e sanno anche essere ironici ma sempre seri, che la questione femminile sì ma non dimentichiamo i terremotati ma soprattutto- correndo da un congresso a un assessore, da un’inaugurazione a una mostra d’arte a una manifestazione per gli immigrati ma anche per la sicurezza- chi appoggiamo per le elezioni di quest’anno, Rossi Mario, cinquantenne avvocato vicino alle ACLI, o Rossi Fabio, cinquantenne notaio vicino a Confindustria, e quale ragioni profondamente filosofiche e decisamente sociali troviamo per farlo, e per scriverci sopra un documento- precisissimo! senza neanche un errore!- che nessuno leggerà?

    • Z. scrive:

      Pino,

      non saprei. Voglio dire, pensa all’aspetto dei giovani degli altri due partiti più influenti degli ultimi quindici anni anni, e nota che l’aspetto non è troppo diverso.

      Molti li hanno scherniti, molti continuano a farlo, eppure si tratta di due partiti che hanno trasformato profondamente la politica italiana (direi più di quanto non abbia fatto il PD)…

  34. Mario scrive:

    Caro Mamet,

    Lei come al solito mi trova perfettamente d’accordo –per una sorta di antinomica “coincidentia oppositorum”, che spesso si manifesta presso gli uomini di buon sangue –, e con la Sua immaginifica prosa, e con gli argomenti che Ella ci porge con simpatia, ed onestà degna di un navigato ario di Occidente.

    La Sua descrizione del giovanilismo come via postrema per la dissoluzione in un arroventato atanor tardo-pelagiano (ove si è sedimentata la lucida tristezza che compone i nostri giorni) trovo immacolata, intemerata, inveterata, pura da ogni traccia di errore.

    Lei, La prego di credermi, riunisce in Sé etica guerriera e nobiltà del lavoro: come ritengono sacrosanto, ed io con loro, certi nazimaoisti nostrani ormai in via di estinzione o di sublimazione in farse farisaiche e mascheramenti filosofanti. Non ho paura del buio, e chiederei a questi giovinastri sfaccendati, che desiderano “verità per Regeni”, se la verità desidera loro. Ma la verità, carissimo Mamet, non può esser incistata di tali puteolenti, catafatici obbrobbri: in cui non si ditingue più l’errore dall’errante, in un “monstrum” che pare ormai un “Golem” massificato e giustamente ricacciato in soffitta dal rabbino capo di Praga.

    Io, come cantava quel gruppo di apostati a fine anni ’90, sui giovani d’oggi ci scatarro su.

    Cordialità a tutti, da Asgard.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mario

      “Non ho paura del buio, e chiederei a questi giovinastri sfaccendati, che desiderano “verità per Regeni”, se la verità desidera loro.”

      Mi piace molto la battuta, ma c’è qualcosa che non mi convince.

      In fondo, la caratteristica decisiva del passaggio dalla qualità alla quantità consiste nell’atomizzazione: mentre l’essere umano normale vive in un ambiente e in una comunità irrepetibili, l’uomo moderno idealmente vive in un ambiente ovunque identico a se stesso.

      E per questo non vive alla fine in alcun ambiente; ma piuttosto vaga nello spazio all’interno di una propria bolla di fantasie autoreferenziali, cercando qua e là nel mondo dei consimili con cui scambiare veloci legami atomici.

      Questi consimili sono come dei giocatori di ruolo, che si riconoscono per segnali specifici: “io sono appassionato della Juve”, “io sono lesbica sadomaso”, ecc.: le definizioni devono essere molto specifiche e allo stesso tempo semplici, per riconoscersi in giro.

      Dove voglio arrivare con tutto questo? Che anche vivere su Asgard con libri di teologi del XVI secolo è un modo di costruirsi una bolla: magari non una bolla di moda oggi, ma in fondo una bolla molto moderna.

      • Francesco scrive:

        ho qualche dubbio che ci siano dei giovani sfaccendati che vogliono sapere la verità sulla morte di Regeni, non saprebbero cosa farsene

        vogliono solo farsi una passeggiata speciale

        preferisco George Byron, che partiva per una guerra vera in Grecia, seguendo una fumisteria morta 2.000 anni prima, a crepare di dissenteria

        ma per fortuna non sono più giovane e non ho quei problemi

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ martinez

        “In fondo, la caratteristica decisiva del passaggio dalla qualità alla quantità consiste nell’atomizzazione: mentre l’essere umano normale vive in un ambiente e in una comunità irrepetibili, l’uomo moderno idealmente vive in un ambiente ovunque identico a se stesso.”

        Concordo al 100%!

        L’individuo vive la propria monade a contatto con le monadi di altri individui ma separato da essi a meno di un proprio esplicito consenso in senso contrario.

        Questa separazione è la modernità, che consiste appunto (ricordava il compianto Beniamino Placido) nell’abitudine a distinguere (ad es. distinguere la politica dalla morale dalla psicologia…. Questa abitudine a distinguere trae linfa dal metodo scientifico (il “difalcar l’esperienza” di Galilei, l’ “eccesso di realismo è nemico della conoscenza” di Einstein).

        Il grandissimo filosofo cattolico Augusto Del Noce (il padre del giornalista Fabrizio) incolpava di questa frattura irrimediabile fra modernità e Tradizione il caro Kant del “venticinque talleri pensati non saranno mai venticinque talleri pesati”; e difatti non solo la reazione a Kant ha prodotto l’irrazionalismo romantico alla base di tanti obbrobri successivi, ma Kant è anche uno dei pochi filosofi alle cui teorie sulla Natura gli scienziati d’oggi riconoscono ancora validità (la nascita del Sistema Solare, il funzionamento della percezione)

        Contrapposta a tale separazione, e dunque autenticamente medievale, è l’appartenenza degli individui a una “comunità di destino” o “di popolo”, a una Volksgemeinschaft coscientemente evocata nel secolo scorso con i noti risultati.

        “Questi consimili sono come dei giocatori di ruolo, che si riconoscono per segnali specifici: “io sono appassionato della Juve”, “io sono lesbica sadomaso”, ecc.: le definizioni devono essere molto specifiche e allo stesso tempo semplici, per riconoscersi in giro.”

        E difatti Amartya Sen scrive esplicitamente che l’individuo può benissimo trovarsi un’identità: il guaio è che a volte l’identità che l’individuo si cuce addosso è gelosa, esclusiva, possessiva come un dio biblico, e vieta che se ne assumano delle altre. L’individuo invece di suo ha tante identità: è sia lesbica sia juventina, sia milanista sia pddino, sia Grog sia Boldrini.

        Cosa lo salva dalla schizofrenia? La modernità, appunto. Non si insegna a ragionare, ci si abitua, diceva Von Neumann; così, la modernità abitua l’individuo a distinguere costantemente lo immunizza dalla palude delle Verità Assolute e gli garantisce la sanità mentale del relativismo (‘solo una sana e consapevole libidine salva i ragazzi dall’Azione Cattolica’).

        Una conseguenza immediata è che la modernità smarrisce un canone universale per l’architettura. La disposizione delle singole pietre sulla facciata del Duomo di Orvieto ha un preciso significato teologico e simbolico; la forma degli alberi dello yacht dell’archistar ha senso solo per il suo committente. La bellezza non è più nell’oggetto, disponibile immediatamente a chiunque sia stato educato per riconoscerla, ma unicamente nello sguardo di chi la contempla.

        Nell’immaginario medievale solo Dio può creare la bellezza, di cui l’arte è solo figura e simbolo. Nel mondo moderno sono gli individui a crearsela di per sè (ricordate la lista delle cose per cui vale la pena di vivere che Woody Allen stila in un famoso monologo del suo film ‘Manhattan’?). L’antica promessa del serpente si è avverata: ‘sarete come Déi’. E siccome è la bellezza che salverà il mondo, se ne deduce che il mondo moderno si salva, satanicamente, da solo.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          >>> Una conseguenza immediata è che la modernità smarrisce un canone universale per l’architettura. […] La bellezza non è più nell’oggetto, disponibile immediatamente a chiunque sia stato educato per riconoscerla, ma unicamente nello sguardo di chi la contempla.

          Se finora sospettavo solo che la modernità fosse una chiavica, adesso me ne hai fornito la dimostrazione. proprio perchè incapace di bellezza, il mondo moderno non può sperare nella salvezza (per inciso, la bellezza la si riconosce e riproduce parzialmente, non la si crea).

          Per la cronaca, il serpente è un notorio bugiardo e quella promessa una solenne presa per il culo.

          Ciao!

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Francesco

            Giustamente, ricalchi il verso (credo) di Byron “La Bellezza è Verità, la Verità è Bellezza”. La Bellezza Assoluta, data per tutti e per sempre, è l’ombra di quella Verità Assoluta in cui da buon Cattolico credi e raffrontandoti alla quale puoi dare del bugiardo a quel povero ofide.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Francesco scrive:

              mi basta di meno: in cosa saremmo diventati simili a Dio, noi umani che gli abbiamo voltato le spalle?

              Duca, aiutami a dare un’adeguata risposta!

              PS chi definì così bene il Nemico come scimmia di Dio?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma serve davvero una risposta alla tesi della bellezza del salvaschermo? Quando vero e falso vengono mescolati il risultato è che è tutto falso.

            • Francesco scrive:

              x MT

              come si potè resistere al Fascismo e al Comunismo da dentro? negando la verità della menzogna ufficiale e custodendo, nell’intimo o al massimo nel privato, la fedeltà alla verità

              che aveva forma di screensaver, di più sarebbe stato pericoloso oltremodo

              è che ADV non capisce come senza Verità ci sia solo Potere. è quella la schiavitù definitiva

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ francesco & MT

              Ho scritto altrove che il salvaschermo è solo un esempio. Ciascuno oggi può crearsi la propria estetica, se ci tiene. In passato questa libertà non esisteva, perché si postulava l’esistenza di una sola estetica possibile. Che è poi quello che di recente ha fatto il fascismo (il Comunismo almeno ha lasciato lavorare Brecht e Picasso, sebbene effettivamente Zhdanov non ci andasse leggero).

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              P.S. Certo, dà da pensare il vedere come vadano d’accordo un Cattolico come Francesco e un simpatizzante del NO come MT… Fra fedeli ci si intende, si vede 🙂

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ francesco

              “in cosa saremmo diventati simili a Dio”

              Nel sapere di non averne bisogno.

              L’universo appare cieco ai nostri bisogni e sordo ai nostri crimini: etsi Deus non daretur.

              (Poi, certo, uno può sempre raccontarsi quello che vuole)

              Ciao!

              Andrea Di Vita

        • Miguel Martinez scrive:

          Per AdV

          ” La bellezza non è più nell’oggetto, disponibile immediatamente a chiunque sia stato educato per riconoscerla, ma unicamente nello sguardo di chi la contempla. ”

          No.

          E’ unicamente nello sguardo di chi lo compra e lo impone agli altri.

          Io decido che il mio palazzo a forma di bottiglia della Coca Cola alto 50 piani è bello, e lo sbatto in faccia a un milione di persone che non sono mai state consultate.

          E’ il pugno in faccia a tutti senza che si possa mai vedere che lo mena.

          • Francesco scrive:

            Beh, prima decidevo che la mia torre di famiglia alta 15 piani era da sbattere in faccia a tutti … non vedo la differenza.

            Sul “chi mena”, di solito il committente non si nasconde. Con quello che ha pagato!

            Ciao

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “Sul “chi mena”, di solito il committente non si nasconde”

              Invece no.

              Si tratta di spazi impenetrabili, anche visivamente; in alcuni casi di spazi privati dove si entra a pagamento e/o sotto sorveglianza (discoteche, centri commerciali), altrimenti di uffici direzionali o residenze private o yacht del tutto vietati agli altri.

              Che poi si sappia che dietro quelle mura si nasconde la misteriosa potenza della multinazionale o del multimiliardari, è un altro discorso.

              Non mi ricordo di aver detto che fosse diverrso dalle torri di famiglia alte 15 piani.

              Io contestavo la tesi di ADV per cui ognuno si godrebbe oggi il proprio bello in santa pace.

              Le monadi possono essere isolate, ma anche grandissimi rompiballe.

            • Francesco scrive:

              Miguel

              “nascondersi” per me significa “non far sapere che sono stato io”.

              fare la fatica di far vedere la mia faccia ai perfetti sconosciuti che vivono “sotto” di me non mi interessa

              posso mostrarla a tutti su Internet

              quindi alla fine credo di essere d’accordo con te

              🙂

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ martinez

            “impone agli altri”

            Nessuno te lo impone.

            Questa è la gloriosa differenza nei confronti della Tradizione.

            I committenti del Duomo di Orvieto, loro sì, lo imponevano a tutti, perché nessuno poteva nemmeno immaginare un universo simbolico diverso da quello in cui si inserisce il Duomo di orvieto.

            Oggi invece i plebei possono impunemente voltare lo spalle ai padroni del paesaggio, perché lo screensaver del loro smartphone offre infinite loro monadi alternative.

            Vicino a uno svincolo autostradale fiorentino c’è un aborto di chiesa ultramoderna, che io personalmente destinerei volentieri a poligono per i futuri F35 della nostra povera Aeronautica Militare che com’è noto lamenta la scarsità di aree di esercitazione. Per bruttezza batte pure la famigerata Madonna delle Lacrime vicino Siracusa.

            Come tutti i giudizi estetici, il mio è puramente personale.

            Bene, mica vivo con i poster di quegli orrori davanti agli occhi.

            Il mio screensaver è un eclisse totale, il mio pittore preferito è Canaletto, la musica che ascolto più spesso è Wagner, ignoro bellamente Sanremo e se vado a Venezia il ponte di Calatrava lo scambio per una pompa di benzina un po’ ingombrante.

            Hai presente lo sketch di Sordi nel famoso ‘Le vacanze intelligenti’? Vicino alle mie è uno scherzo. Una volta a Salisburgo un turista masticabibbie mi chiese dove fosse Garmischpartenkirchen.

            Gli risposi “Scusi, ma che cos’è Garmischpartenkirchen?”

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Insomma, il padrone del mondo domina la realtà e tu offri l’oppio dei poveri dello sfondo del PC, per via del quale nessuno deve osare lamentarsi. Dopo la svolta liberale viene anche la svolta reazionario-veteroclericale? 😀

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ MT

              Lo schermo del PC è solo un esempio.

              Concordo che “l’essere lo stabiliscono le condizioni”, che i rapporti di produzione determinano i rapporti fra le classi e che questi rapporti a loro volta determinino il corso stesso della realtà.

              Ma questo vale a livello politico, ossia del rapporto fra il singolo e i molti: l’individuo e la sua città, la sua classe d’appartenenza, il suo Stato, il mondo…

              Su scala più ridotta, per quanto riguarda cioè il rapporto dell’individuo col prossimo a lui più vicino, i familiari, gli amici, i vicini (il ‘piccolo mondo’ caro a Fogazzaro e al nostro padrone di casa Martinez) contano anche altre cose. E ciò vale a maggior ragione nel rapporto di un individuo con se stesso e con ciò che – ammesso che trovi il tempo e la voglia di pensarci – dà colore e senso alla sua esistenza. Una sfera in cui il senso del bello è un attore importante.

              Quello che sostengo è che in passato si negava che l’individuo avesse diritto a considerare ‘bello’ ciò che il potere di turno non qualificava come tale. Esisteva un Bello Assoluto, stabilito di solito dalla Chiesa, e ciò che non vi si confaceva era da respingere. La Divina Commedia è l’apoteosi di questo modo di pensare.

              Oggi invece tale modo di pensare ce l’hanno giusto i regimi totalitari, tipo Nord Corea e simili. Il Senso Del Bello si è perduto. Ciascuno si costruisce il suo. Non sono affatto convinto che sia un male.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per AdV

                “Esisteva un Bello Assoluto, stabilito di solito dalla Chiesa, e ciò che non vi si confaceva era da respingere.”

                Ma credo che a Firenze, il bello assoluto lo stabilivano in genere le confraternite, assai diverse tra di loro, e che di solito eleggevano direttamente i priori, in un complesso rapporto di finanziamento con le famiglie mercantili e le Arti.

                Ed erano spazi essenzialmente pubblici.

                Poi arrivano i palazzoni dei ricchi, ma lì la Chiesa c’entra poco.

            • Francesco scrive:

              ORMT!!!!

              veramente triste la “libertà” di ADV, di chiudere gli occhi sulla bruttezza per non vederla, negandosi addirittura il diritto di proclamarla tale!

              mi pongo in totale opposizione, salva l’ottima idea di usare le chiese moderne come bersaglio per i cacciabombardieri (e agli artiglieri non vogliamo pensare?)

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              “confraternite”

              OK, io ho parlato di “Chiesa”. Errata corrige: sostituisco “Chiesa” con “esponenti del potere religioso e politico”.

              Indipendentemente dalle rivalità fra confraternite, comunque, è notevole che almeno al’interno delle mura cittadine il gusto fosse condiviso: nelle varie epoche si parla di ‘gotico’ e id ‘rinascimento’, non si parla di ‘gotico degli Speziali’ o di ‘rinascimento dei Lanaioli’.

              Forse ciò è dovuto al potere propagandistico dell’opera d’arte. Se gli Speziali finanziavano, che so, Botticelli, non è che i Lanaioli potessero mettersi a finanziare Pollock: gli avrebbero riso dietro fino a Pisa 🙂

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ francesco

              “chiudere”

              Non parlo affatto di chiudere gli occhi. Al contrario, rivendico la libertà che ciascuno ha di aprirli, perché non sono più foderati dalla stantìa mortadella di dottrine preconcette.

              “e quando miro
              quegli ancor più senz’alcun fin remoti
              nodi quasi di stelle,
              ch’a noi paion qual nebbia, a cui non l’uomo
              e non la terra sol, ma tutte in uno,
              del numero infinite e della mole,
              con l’aureo sole insiem, le nostre stelle
              o sono ignote, o così paion come
              essi alla terra, un punto
              di luce nebulosa; al pensier mio
              che sembri allora, o prole
              dell’uomo? E rimembrando
              il tuo stato quaggiù, di cui fa segno
              il suol ch’io premo; e poi dall’altra parte,
              che te signora e fine
              credi tu data al Tutto, e quante volte
              favoleggiar ti piacque, in questo oscuro
              granel di sabbia, il qual di terra ha nome,
              per tua cagion, dell’universe cose
              scender gli autori, e conversar sovente
              co’ tuoi piacevolmente, e che i derisi
              sogni rinnovellando, ai saggi insulta
              fin la presente età, che in conoscenza
              ed in civil costume
              sembra tutte avanzar; qual moto allora,
              mortal prole infelice, o qual pensiero
              verso te finalmente il cor m’assale?
              Non so se il riso o la pietà prevale.”

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Francesco scrive:

              >>> rivendico la libertà che ciascuno ha di aprirli, perché non sono più foderati dalla stantìa mortadella di dottrine preconcette.

              e io cosa ho detto? quando mi aggrappo al relativismo per non vedere la realtà, sto chiudendo gli occhi forte forte.

              sei tu che confondi Realtà e Mortadella (ottima cosa, la mortadella, peraltro).

              chi vive l’oggettività della realtà come un’oppressione soffre di alienazione e commette un gravissimo errore gnoseologico: quella è la base della libertà.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ francesco

              “base della libertà […] gnoseologico”

              E’ il punto più alto della speculazione (io mi permetto di chiamarla così) di Orwell: “Libertà è libertà di dire che 2 + 2 = 4. Concessa questa, tutte le altre ne seguono”.

              Il che NON vuol dire che esista una Verità Assoluta Indiscutibile Valida per Tutti E Per Sempre (‘2+2 = 4’ è una vuota relazione formale, non dice nulla sul mondo, Kant la chiamerebbe una affermazione ‘analitica’).

              Vuol dire che se una cosa appare certa ed evidente alla coscienza di un individuo (evidente come ‘2+2=4’) allora l’individuo è libero solo se può esprimere tale certezza. Se non lo può fare non è libero. In altre parole, la libertà è libertà di essere sinceri.

              (Così, molte riflessioni orwelliane di critica letteraria riconducono la causa di tanta cattiva poesia all’autocensura che il poeta si lascia imporre dalla società: se libero, il poeta canta i propri sentimenti perché ai suoi occhi sono tanto evidente e oggettivi come ‘2+2=4’).

              La fede in una Verità Oggettiva dà a chi la pratica l’illusione di poter essere investito da una Rivelazione che lo metta su un piedistallo rispetto ai suoi simili: ‘ecco, io vedo le cose illuminate da ua Luce che voi non vedete, o miseri, dunque sono il solo a potervi spiegare cosa è buono e cosa non lo è’. E’ evidente che questo atteggiamento è causa diretta di molta oppressione (la dottrina ufficiale di Oceania è appunto l’infallibilità dei governanti).

              E quindi sì, magari non sono proprio la stessa cosa, ma la Realtà Assoluta e la mortadella possono agire proprio allo stesso modo… 🙂

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Francesco scrive:

              Andrea

              vorrei essere l’Oppressore di ingenui come te, sarebbe così facile imbozzolarvi nel relativismo (ha scritto Sincerità, come una De Filippi qualsiasi) e farvi fare qualsiasi cosa!

              ma sono Buono, oltre che Fesso, per cui lo farà qualcun altro

              se dubitassi per un secondo che 2+2=4 sia Vero, sarei schiavo del Potere (al quale mica da fastidio la mia verità, che gliene fotte, gli da fastidio la Verità)

              credi veramente che l’Opinione serva a qualcosa?

        • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

          “… il mondo moderno si salva, satanicamente, da solo”.

          @ Andrea Di Vita

          Più che ” satanicamente”, io mi sarei limitato a dire “prometeicamente” (cfr. “Frankenstein or the Modern Prometheus”… 🙂 )…
          Ho trovato interessantissimo il tuo intervento: lo stavo leggendo adesso e tornerò a leggerlo con più attenzione…

          Ciao!

  35. Miguel Martinez scrive:

    Tornando alla foto di quelli che si battono per Villa Fabbricotti…

    Queste sono le tipiche facce NoTav, le tipiche facce di tutti quelli che si battono ovunque per questioni che possiamo definire “ambientali” in senso lato.

    In media, sono più giovani quelli del nostro giardino, oppure le Mamme No Inceneritore, proprio perché sono mamme, o comunque lo sono a grande maggioranza; ma anche lì lo stile non è diverso.

    Facce così possono piacere o no; ma una cosa che mi manda in bestia è quando sento caricare, su cause che possono essere giuste o sbagliate, una serie immensa di cose che non c’entrano niente – appunto i “Figli di Papà Nichilisti Vegani che Odiano il Progresso e Parlano con la ‘erre’ moscia mentre tirano le molotov che preparano nei Salotti Buoni”.

    Uno si arrabbia, ma di brutto.

    • Guenonista scrive:

      Che c’entra la erre moscia?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Guenonista

        “Che c’entra la erre moscia?”

        Hai presente gli sfottimenti tipo “ah si questi ambientalisti radicalchic che pev cavità io non soppovto l’inquinamento”?

        Forse è anche un residuo di quando c’era quel cretino di Bertinotti che andava spesso in televisione.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ martinez

          “Forse è anche un residuo”

          No, risale a molto tempo prima. Forse all’epoca non vivevi in Italia, non lo so: nel caso, lascia che provi io a ricordare.

          Risale ai tempi in cui quelli come Carlo Ripa di Meana andavano in fuoriserie ai collettivi maoisti che occupavano le Università e si sentiva dare dell’ “abbronzato!”

          Risale ai tempi in cui quelli come Feltrinelli passavano il tempo fra i salotti milanesi e il garage dove preparavano bombe per tralicci

          Risale ai tempi in cui, come scrive il mio concittadino Villaggio nella prefazione alla prima edizione (1972!) del suo ‘Fantozzi’, eleganti gentiluomini erano tanto più a sinistra del Partito Comunista Cinese quanti più gioielli sfoggiavano al dito, e ingannavano la noia creando circoli di ‘Poteve Opevaio’.

          All’epoca, scrive il Villaggio, nulla era più chic a una cena elegante che chiedere d’improvviso a un interlocutore preso a caso: ‘Ma lei lo sa quanto tempo ha per andare al cesso un operaio della Ducati?’

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Andrea Di Vita

            “No, risale a molto tempo prima.”

            Ma credo che ci sia stato qualche mese tra il 1968 e il 1972 in cui effettivamente succedevano queste cose in una parte minoritaria della borghesia, soprattutto a Milano.

            E’ un paradosso che attira l’attenzione, e quindi viene comprensibilmente ingigantito.

            Ma poi serve soprattutto a liquidare il proprio avversario come ipocrita.

            Tizio pone il problema della famiglia (non sua) che vive accanto a una discarica piena di rifiuti tossici.

            Caio scopre che Tizio vive invece in un posto incontaminato.

            L’informazione è del tutto irrilevante riguardo alla questione della famiglia che abita accanto alla discarica, ma è sufficiente per screditare Tizio come ipocrita, e quindi chiudere lì la discussione.

            Oggi comunque quelli che conosco io che si impegnano sulle questioni ambientali sono quasi tutte persone di una certa età, tutt’altro che benestanti e certamente estranee a ogni moda.

            • Francesco scrive:

              >> Ma credo che ci sia stato qualche mese tra il 1968 e il 1972 in cui effettivamente succedevano queste cose in una parte minoritaria della borghesia, soprattutto a Milano.

              davvero? visto da qui pare essere rimasto il modus pensandi di larghissima parte della borghesia e della quasi totalità degli intellettuali

              non per nulla, il popolo segue i Berlusconi, i Salvini, i Grillo (o i Trump, ad altre latitudini)

              è che tu vivi troppo a contatto con le persone per accorgerti di come funziona la “mente comune”, il cui potere è grandissimo

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “davvero? visto da qui pare essere rimasto il modus pensandi di larghissima parte della borghesia e della quasi totalità degli intellettuali”

                Boh, a Milano saranno tutti idealisti.

                A Firenze, le contrapposizioni sono in genere su temi come questi:

                1 – far chiudere la strada al traffico, così si respira e non ci si fa ammazzare dalle auto che passano

                2 – tenere aperta la strada al traffico, se no dove parcheggiano i clienti

                3 – investire nel nuovo aeroporto così arrivano più industrie

                4 – bloccare il nuovo aeroporto per non venire avvelenati e assordati

                I fiorentini sono persone concrete, al massimo capiscono la carità cristiana, non certo le idee astratte.

                Poi ci sono i matti ovunque, come l’ultimo comunista del quartiere, con il suo sigaro e le scarpe rotte, ma anche lui ti parla di storie concrete.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              “ipocrita”

              Per forza. Se Tizio non soffre l’inquinamento sulla propria pelle, come fa a convincere un Genovese malfidato come me che sta davvero agendo in modo disinteressato, e non semplicemente per lucrare consenso e magari suffragi e voti impietosendomi con la triste storia dei contaminati?

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              “concrete”

              Proprio l’estrema concretezza, ossia l’estremo concentrarsi sul ‘particulare’ guicciardiniano, fa sospettare di chiunque, non essendo direttamente coinvolto, si faccia paladino di cause generali.

              Almeno in Italia, dove come ci insegna Leopardi esiste la moralità ma non esiste o quasi la vergogna.

              Da qui il sospetto di ieri per i ‘radical-chic’ (definizione che dobbiamo altoscano Indro Montanelli, originario di Fucecchio viicno Pistoia). Da qui il sospetto di oggi per la ‘solidarietà’ sbandierata ad ogni piè sospinto dal PD e dalla Boldrini. Da qui il (crescente?) sospetto di molti per la non meno sbandierata ‘honestà’ dei grullini.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per AdV

                “Proprio l’estrema concretezza, ossia l’estremo concentrarsi sul ‘particulare’ guicciardiniano, fa sospettare di chiunque, non essendo direttamente coinvolto, si faccia paladino di cause generali. ”

                Vedi, noi conosciamo un meccanismo tipico.

                Qualcuno qui protesta per qualcosa in cui è direttamente coinvolto – il residente della Piana su cui stanno per costruire il nuovo aeroporto, la maestra d’asilo che trova che dovrà lavorare con una cooperativa di sfigate pagate la metà e motivate unicamente ad andarsene, ad esempio – e si documenta, si ridocumenta e si tridocumenta (credo che il Comitato NoTav di Firenze abbia più esperti di ingegeneria e dei trasporti del Ministero.

                Poi arriva l’assessore e dice che lui ama il Dialogo ma non accetta opposizioni “ideologiche e preconcette”, per cui farà ugualmente quello che vuole.

                Poi è vero che questo infame trucco vince, a causa dei meccanismi che tu descrivi: basta far pensare alla popolazione che tutti coloro che non vogliono quello che vuole l’amministrazione siano dei radical-chic ecc. ecc.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Non deve convincerti, infatti. Sei tu che devi convincere lui che, nonostante stia operando a proprio danno e a tuo vantaggio, sia nel giusto.
              Tutte le altre considerazioni sono o da gente idiota o da gente spaventata.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              Per controbattere l’amministrazione che ti fa passare per ‘oppositore radical-chic pieno di preconcetti’ c’è un ottima strategia oggi messa in atto dai grillini: fare passare qualunque amministratore che non fa come volete voi da ‘corrotto servo della casta partitocratica’.

              Fondate un meet-up grillino, in Oltrarno, e il gioco è fatto.

              Com’è che si dice oltre Oceano? To set a thief, a thief and half…

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per AdV

                “Fondate un meet-up grillino, in Oltrarno, e il gioco è fatto”

                E chi vuol fare il grillino?

                Non mi interessa poi il discorso di avere governanti “onesti”: non ho mai detto che a Firenze siano corrotti né che siamo governati male.

                E’ il senso che loro vogliono dare all’amministrazione che è il problema.

                Comunque la “partitica” è e deve restare tangenziale rispetto alla “politica”, nel senso di ciò che si fa ogni giorno nella “polis”; e la “partitica” ha meccanismi devastanti che distruggono tutto ciò che si può costruire, perché introducono un elemento di incessante reciproca delegittimazione.

            • Francesco scrive:

              e occhio per occhio si diventa tutti ciechi?

              se rispondo al male col male, posso vincere o perdere ma sempre con il male resterò

              no, cerco consiglio migliori (nel caso dovessi mai trovarmi al posto di MM)

              🙂

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              Ma infatti l'”honestà” conclamata nelle piazze e nei comizi è una bufala. Io non parlavo di “honestà”. Parlavo di restituire pan per focaccia, di delegittimare chi vi sta delegittimando. Non è facile trovare altri modi per raggiungere i propri scopi.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per AdV

                ” Parlavo di restituire pan per focaccia, di delegittimare chi vi sta delegittimando”

                I politici contano molto poco, stretti tra una maglia di funzionari che applicano regole impersonali e immutabili da una parte, e gli interessi economici dall’altra.

                Non sono i politici i nostri “nemici”, non sono né il problema né la soluzione al problema.

                In Italia, si è sempre attribuita alla “partitica” un’importanza che in realtà non possiede.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              Come si vede che vieni d’oltre Oceano.

              Cosa importa se si tratta di politici o di burocrati?

              I grullini hanno contribuito a rendere un inferno la vita di un’illustre virologa, Ilaria Calvo, solo per un avviso di garanzia che poi si è ridotto in un nulla di fatto; ma nel frattempo quella se n’è tornata negli USA.

              E tu mi stai dicendo che rendendo possibile una pubblica inchiesta sui trascorsi di questo o di quel burocrate che vi impedisce di ottenere quanto chiedete non riuscite a sbloccare la pratica.

              Mah.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per AdV

                “E tu mi stai dicendo che rendendo possibile una pubblica inchiesta sui trascorsi di questo o di quel burocrate che vi impedisce di ottenere quanto chiedete non riuscite a sbloccare la pratica. ”

                Evidentemente non mi sono spiegato.

                Chi ha fatto come dici tu – un mitico funzionario del Comune che ha fatto infiniti esposti su cose importanti e meno – non ha cavato un ragno dal buco, perché il tribunale di Firenze è rigorosamente blindato (non è un parere mio, è un parere di avvocati che ci lavorano tutti i giorni). E sono altrettanto blindati i media: ci sono due quotidiani, di cui uno storicamente legato agli interessi bottegai, l’altro pubblicato dal principale azionista del nuovo aeroporto.

                Quindi a Firenze, non è nemmeno immaginabile una via del genere.

                Tra l’altro sono in corso due “inchieste” della Corte dei Conti sul nostro giardino: metto tra virgolette “inchieste” perché a quanto mi dicono, da qualche anno la Corte dei Conti non ha più la facoltà di svolgere indagini. Nessuna delle due “inchieste” ha avuto il minimo effetto sulla questione, e hanno sortito ancora meno effetto decine di interrogazioni presentate dalle opposizioni.

                Evidentemente, Firenze non è Genova, ma probabilmente è anche un errore aspettarsi la “giustizia dall’alto”.

                Infatti, quel poco che si è ottenuto, si è ottenuto semplicemente occupando il posto (legalmente) e coinvolgendo un tale numero di persone e facendo talmente tante cose che nessuno vuole affrontare la situazione, senza schierarci con nessun partito.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              Non ti offendi se mi permetto un suggerimento a voi d’Oltrarno?

              Perchè le vostre attività non le riversate sui social tipo Facebook e affini?

              Ciò vi toglierebbe dal cono d’ombra del silenzio stampa di giornali, diciamo così, disattenti; e soprattutto, dando visibilità alle vostre battaglie, renderebbe forse meno probabili colpi di mano ai vostri danni.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

  36. MOI scrive:

    Sì: esiste anche l’ Alienazione da Eccesso di Cultura fine a sé stesso … so che per molti un simile discorso è una bestemmia in chiesa 😉 , ma tant’è !

  37. Mario scrive:

    Convengo con Martinez e Moi, comlementari nella asserzione, differente nella forma, di una medesima relatà essenziale. La “cultura”, termine obbrobbrioso buono per il sinistrume da boudoir mondialista, da mettere all’indice (termine, boudoir e sinistrume), costituisce la proverbiale spada a doppio taglio: appoggio, mezzo o viatico per realizzazioni sapienziali per pochissimi eletti, essa è quasi ubiquitariamente fomite di sovversione delle menti, dei cuori e quindi delle civiltà. Nello stato secondo giustizia –non ne conosco altri che quello platonico, ove le razze non si mescolano offendendo la legge elementare del cosmo–, l’analfabetismo delle masse dovrebbe essere incentivato: abolite le scuole di ogni grado, favorita la gioventù che coltiva la terra matrice del cosmo, levandosi all’ora prima e quindi contemplando ogni dì lo spettacolo di un’alba ariogermanica: se non trova la vocazione ovvero se, per sangue, non è destinata al cavalierato cortese.

    Non v’è dubbio che tra il flaneur che distilla leziosi endecasillabi da metastasi ermetica e il pastore analfabeta e immondamente maleodorante del Regno delle Due Sicilie, va preferito ed anzi incoraggiato, nella sua triviale ignoranza (vuoto che lascia spazio al buon senso), il secondo: e punito con severità tutta iperborea il primo, con la reclusione in campi di concentrazione o, se il reprobo così ritiene, con l’arsura rituale di tutte le carte che gli ottenebrarono la ragione e ne imputridirono il cuore.

  38. Mario scrive:

    ma per fortuna non sono più giovane e non ho quei problemi

    Io invece non so se sono ancora giovane, se mai lo fui negli eoni che sono un battito di ciglia per Brahma, se un giorno riscoprirò di esserlo o scoprirò d’esserlo stato, se in una seconda e postrema esistenza mi sarà concesso, per una volta, oh!, santo cielo, accedere ad una giovinezza non solo trasognata o trasposta in arcaici, lieti prosimetri.

    Consento in parte col commento del carissimo Andrea di Vita (ciao!), e soprattutto su questo folgorante passaggio:

    Contrapposta a tale separazione, e dunque autenticamente medievale, è l’appartenenza degli individui a una “comunità di destino” o “di popolo”, a una Volksgemeinschaft coscientemente evocata nel secolo scorso con i noti risultati.

    Risultati eccezionali, se si li inserisce nel contesto debordante della modernità, che già allora esondava da tutti i pori le sue purulente evacuazioni: i fascismi, come scrisse un camerata di rarissima intransigenza (con sè), furono una “estate di San Martino” nell’autunno della modernità. O forse, meglio ancora, il crepuscolo, la bruma materna che avvolge in un tardo autunno semignostico, prima dei quattro inverni della dissoluzione manifesta. Preciserei però che la modernità consiste nel separare, non nel distinguere: già il filosofo greco distingueva, senza essere un nominalista o un sofista. Non capisco, però, mi perdoni!, perché lei scrive boldrini con la B e Dio con la d.
    Aggiungerei infine che il mondo moderno si perde, satanicamente, da solo.

    Ossequi dal Valhalla, sala dei morti in battaglia, mirabile palazzo dell’Asgaror.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mario

      “come scrisse un camerata di rarissima intransigenza (con sè), furono una “estate di San Martino” nell’autunno della modernità.”

      E’ mica Knut Hamsun quel camerata? L’autore di “Pan” ne sarebbe stato degno.

      “purulente evacuazioni”

      La prima cosa che Zarathustra ci ricorda è che pure il Sole ama tramontare, ama scendere fra le ombre. Il tramonto dell’Occidente è il suo progresso, no? L’amore della Tradizione non deve pugnalarla alla schiena rimanendoci attaccato, perché una Tradizione che non decade è una Tradizione di plastica, da bancarella un tanto al pezzo al mercatino degli slogan. E’ precisamente la fatica di trovare nel fango ciò che ci sembra puro che ci nobilita; è la mola della pietra grezza la via dello splendore finale. Se il mondo non si perde, come si salverà? C’è più gioia al ritrovamento della pecorella smarrita che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza.

      “Preciserei però che la modernità consiste nel separare, non nel distinguere: già il filosofo greco distingueva, senza essere un nominalista o un sofista. ”

      E vorrei ben vedere 🙂 Distinguere è un atto puramente conoscitivo, dunque è solo il necessario presupposto del separare, che è azione. La grande opera non comincia neppure senza che l’adepto si sporchi pesantemente le mani; proprio lo sforzo di distinguere per poi separare è ciò che lo purifica. Un sapere filologico puramente fine a se stesso è peggio che sterile, isterilisce e rende filistei. Non ci vuole mica Nietzsche, basta Seneca (“non scholae, sed vitae…”). L’arciere non vince se non dimenticando se stesso, immedesimandosi nell’arco che lancia e nella freccia che è lanciata.

      “perché lei scrive boldrini con la B e Dio con la d”

      Per ironia ortografica.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  39. Mario scrive:

    Il camerata cui mi riferivo è F.G. Freda.

  40. Francesco scrive:

    OT

    grazie a tutti per gli auguri

    grazie ad Andrea e Maurizio per l’interessantissima discussione

    grazie a Miguel per il blog!

    • roberto scrive:

      auguri!

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Auguri in questo giorno un po’ triste per me.”

        Mi incuriosiscono queste persone che conosceranno Renzi almeno dal 2009, e molto meglio di noi, e improvvisamente decidono di non seguirlo più appena comincia a indebolirsi.

        • Z. scrive:

          Miguel,

          è una lettura che trovo difficile da condividere. Errani ha seguito un Bersani molto debole, certamente assai più debole di quanto Renzi possa esserlo oggi, e non per questo ha smesso di appoggiarlo.

          Peraltro, dopo l’uscita di quasi tutta la minoranza interna, credo che dopotutto Renzi non sia così debole: non quanto poteva esserlo un mese fa, insomma.

          Anzi, al contrario potrebbe essere addirittura questo che garba poco a Errani: l’idea che il PD diventi ancora più renzocentrico di prima. Beninteso, è una mia personalissima illazione, fondata interamente sul boh 🙂

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Però effettivamente fuori dal partito (che ora è pure mutilato) Renzi è più debole di prima.
            Errani è un ingrato: gli hanno garantito una prebenda nelle aree terremotate e lui se ne va così, senza neppure un grazie? Mah!

            • Z. scrive:

              Giovinastro,

              lo so che sei cresciuto in un mondo più cattivo di quello che ho visto io. Non è certo colpa tua, mentre forse un po’ colpa mia lo è.

              Però a Errani, almeno a lui, credo che dovresti portare un pochino di rispetto…

              Z.

              PS: invece va detto che – caso abbastanza raro nel PD – Errani non è stato trattato male dal partito nemmeno durante la sua sgradevole vicenda giudiziaria.

            • Z. scrive:

              Quanto a Renzi…

              non è che oggi sia più debole fuori dal partito di quanto fosse uno o due mesi fa. Sempre detestato resta…

              Tra qualche mese – dopo mesi di assenza dal governo, e dopo che avrà battuto Emiliano e l’eventuale candidatura di ciò che resta della sinistra – le cose potrebbero addirittura migliorare.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Se Emiliano gli garantisce un’incoronazione in delle primarie facenti notizia, certo che sì.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            “è una lettura che trovo difficile da condividere.”

            Sicuramente ne sai più di me: io conosco il Rossi toscano, non conosco Errani.

            Ma mi riferisco più in generale a tutta la crisi nel PD adesso. Non mi piace la gente che è servile finché ha il vento a favore, e poi organizza la sommossa contro il capitano appena il vento gira.

            Conosco tanta gente che se ne è andata dal PD a Firenze, dopo anni e anni di tesseramento e impegno sincero nei vari partiti-antenato; e che se ne è andata, proprio quando il PD era diventato il Partito Unico, onnipresente e onnicontrollante.

            E questi che adesso si lamentano, allora sono rimasti tutti nel Partito Unico.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              in effetti io parlavo proprio di Errani in particolare. Non mi stupisco di Emiliano e del suo scissionismo a giorni alterni, per dire.

              Di Errani invece mi stupisco. Mi piacerebbe ascoltare le sue ragioni dal vivo, magari sabato a Ravenna.

              Non so molto di Rossi, invece. Diciamo pure quasi niente. Tu che idea ti sei fatto di lui?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Non so molto di Rossi, invece. Diciamo pure quasi niente. Tu che idea ti sei fatto di lui?”

                Se ti dovessi raccontare ciò che mi racconta chi ha avuto la sventura di lavorare con lui, rischierei una denuncia, per cui ti rispondo solo se prometti di difendermi gratuitamente, senza farti pagare nemmeno il biglietto del treno a Firenze 🙂

            • Z. scrive:

              Controproposta:

              me lo dici… anzi, no, meglio: NON me lo dici di persona a Firenze quando vengo a trovarti. Il biglietto lo pago io 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “me lo dici… anzi, no, meglio: NON me lo dici di persona a Firenze quando vengo a trovarti. ”

                Vai!

                Esiste la speranza di spostarti!

                Considera che la somma di impegni lavorativi, familiari e rionali mi rende molto difficile attraversare l’Arno, figuriamoci andare fino a Bologna, per cui spero di accogliervi qui.

                Peucezio mi è testimone che offro lunghe visite guidate a monumenti tabernacoli e fantasmi, pranzi ottimi a cinque euro (Peucezio si è fatto fregare da un ristoratore al cui locale un mio conoscente molto autoctono ha poi dato fuoco, ma è stato fregato da un marocchino che lo ha rincorso, acchiappato e consegnato alle guardie) e la possibilità di conoscere qualche centinaio di notevoli soggetti umani.

                Per dormire, tutti dai valdesi (motivo per cui temo che Mario non ci verrà a trovare, e me ne dispiace).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *