Buon anno

Dal sito Airwars, apprendo alcuni dati interessanti sulla campagna di bombardamenti aerei contro il cosiddetto Stato Islamico.

La campagna è in corso da 872 giorni, sono stati buttati quasi 63.000 bombe e missili in oltre 17.000 azioni e si stimano almeno 2.000 civili uccisi. Delle vittime militari non ci viene detto nulla, anche se sarebbero quelle più utili per valutare l’efficacia della campagna.

santa-hatsPer i bombardamenti del 25 dicembre scorso, i piloti americani buontemponi si sono messi i cappellini da Babbo Natale

Morale della favola: lo “Stato Islamico” è ancora saldamente in piedi.

La risposta dello “Stato Islamico” consiste in una serie di azioni, per la maggior parte in Medio Oriente e di cui non ci occuperemo qui; ma anche alcune in “Occidente”.

E’ difficile fare un confronto preciso, comunque nel 2015, secondo l’Europol, nell’Unione Europea, ci sono stati 17 attentati “jihadisti” (riusciti o falliti) con 150 vittime.

Per avere un’idea, lo stesso anno 13,286 persone persero la vita a causa di armi da fuoco nei soli Stati Uniti. E anche se le due cifre non sono perfettamente paragonabili, colpisce l’elegante sproporzione degli attacchi: 17 dell’Isis, 17.000 contro l’Isis.

Le vittime europee dell’Isis (ma in realtà non tutti gli attentati del 2015 erano legati all’Isis) sono  insignificanti anche sul sul piano militare, mentre possiamo presumere che i 17.000 bombardamenti anti-Isis abbiano colpito, fosse anche solo per sbaglio, qualche combattente o qualche deposito d’armi.

Consideriamo poi che gli attacchi contro l’Isis hanno comportato pochissime perdite per gli attaccanti, mentre quasi tutti gli attacchi condotti dai “jihadisti” hanno comportato perdite dirette del 100%,  oltre a un numero successivo di arresti superiore a quello delle vittime stesse.

Cosa pensare di un esercito costituito da pochissimi volontari, disposto a perderne tre pur di far fuori una sola innocua casalinga?

Se lo scopo fosse davvero quello di “colpire i nostri valori” o addirittura “conquistare l’Occidente”, sarebbe la strategia più autolesionista mai ideata.

Però non è affatto demenziale, se pensiamo che si cerca sostanzialmente di creare uno spettacolo, che susciti alcune reazioni automatiche. Anche perché non dobbiamo mai dimenticare che mentre un “occidentale” possiede un solo mondo, la maggioranza degli abitanti del pianeta, di mondi ne possiede diversi e non sono cretini.

Una caratteristica delle azioni dell’Isis (a differenza di quelle di al-Qaeda) è la provocazione: fanno proprio i cattivi,in un mondo in cui anche i peggiori mostri cercano di farsi vedere buoni. Questo comportamento garantisce un fascino spettacolare straordinario. I giornalisti campano scovando mostri, ed ecco un vero mostro che regala loro, che so, un video di un gruppo di bambini che sgozza dei prigionieri? Permette di ottenere una visibilità mediatica incredibile, a un costo almeno economico ridicolo.

La visibilità mediatica offre molti vantaggi, tra cui il primo è quello di creare l’illusione che il mondo sia diviso in due parti confrontabili tra di loro: da una parte, tutte le potenze politiche, economiche e militari del pianeta, dall’altra un piccolo gruppo di squinternati.

Ma soprattutto serve a suscitare reazioni di estrema ostilità. Idealmente, lo spettatore deve essere indotto a pensare che queste piccolissime e fallimentari azioni di pochi siano il principale problema del mondo; e che bisogna fare qualcosa subito.

E poiché è impossibile fare qualcosa contro un attentatore che ci ha già lasciato le penne, il “qualcosa” deve necessariamente prendere una delle seguenti forme:

1) Il rafforzamento dei dispositivi di sicurezza ovunque: lo Stato deve spendere somme enormi per blindare luoghi, nessuno dei quali sarà attaccato (tanto, un posto non blindato si troverà sempre); e lo spettacolo militare non fa che ricordare in ogni momento lo spettacolo dell’attentato che lo giustifica.

colosseo

perché mai i cattivi monoteisti dovrebbero scegliere proprio il Colosseo, che non era nemmeno un santuario politeista? Ma tutto fa spettacolo e anche questo potrebbe essere un ottimo sfondo televisivo

2) Spingere ad “attaccare la base del nemico“: ma questo è da sempre l’obiettivo – peraltro dichiarato – dell’Isis. Attirando Europa e Russia in Siria, si spera di ripetere il miracolo dell’Aghanistan, dove fu distrutta l’Unione Sovietica.

3) Spingere i non musulmani contro gli immigrati musulmani. La pressione antislamica dovrebbe rimandare idealmente tanti musulmani in paesi islamici, dove saranno coinvolti nella lotta militare; ma di quelli che restano, milioni smetteranno di essere indifferenti e per difendersi contro i governi e le masse dei non musulmani, inizieranno ad armarsi e combattere, creando un focolaio inestinguibile all’interno del territorio nemico. Ripetendo così la parabola del sionismo, che potè conquistare la simpatia di tanti tranquilli ebrei solo grazie all’aiuto dei pogrom zaristi e delle persecuzioni naziste.

Per smascherare il meccanismo, dobbiamo innanzitutto liberarci dall’idea narcisista che i “terroristi odino i nostri valori”, dove “nostri valori” indica un confuso misto di Gay Pride e crocifissi nelle aule scolastiche.

Ricordiamo che  per i cattivi esistono cose infinitamente peggiori di entrambi, ad esempio, secondo loro, striscerebbero su questo pianeta degli esseri immondi che crederebbero che Ali fosse vissuto senza peccato, o che visitare la tomba di Hussein salvi dall’Inferno, i criminali seguaci del giudeo Abdullah ibn Saba, del furbo Harmuzan zoroastriano che finse di farsi musulmano e del trinodeista cristiano, Jafina al-Khalil, i tre che tramarono nell’ombra per assassinare il califfo Omar e distruggere per sempre l’Islam.

Nota: per correttezza, si ricorda che l’Isis di cui stiamo parlando non è l’Isis a cui appartiene Magdi Allam.

Buon anno ai bombardieri con il cappellino di Babbo Natale, ai rapper monoteisti di borgata, ai ragazzi furibondi delle banlieues, ai pellegrini al santuario di Hussein, agli spacciatori marocchini in Santo Spirito al freddo, ai giornalisti a caccia di demoni, ai ragazzotti furbi e affamati che fanno finta di essere profughi, ai turisti cinesi perquisiti mentre fanno le foto al Colosseo e ai paracadutisti di guardia a concerti di Capodanno e alla prossima bambina che morirà ammazzata senza sapere perché, che sia a Raqqa o a Parigi.

E a tutti quelli che in anonimi reparti di ospedale, attendono la morte per inquinamento, per tabacco, per aeroporto, per veleni nelle acque e nell’aria, per solitudine e per mille altre cose di cui non parla mai nessuno.

Questa voce è stata pubblicata in islam, Islam in Europa, riflessioni sul dominio, Terrorismo realtà e mistificazione e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

335 risposte a Buon anno

  1. Mauricius Tarvisii scrive:

    Un augurio per un nuovo squallido anno, parafrasando Futurama. 😀

  2. Roberto scrive:

    Non mi attendo nulla di buonoper il mondo per il 2017, ma vi auguro che sia per tutti voi sia un anno di molto migliore del 2016!

  3. Z. scrive:

    Quelli dell’IS credono davvero che l’URSS sia stata distrutta in Afghanistan, o comunque per via dell’Afghanistan?

  4. Andrea Di Vita scrive:

    @ tutti

    Auguroni a tutti da Bialystok!

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Val scrive:

      Auguri in ritardo! Chiedo venia per l’OT e per l’abuso, ma se AdV avesse la ventura di ripassare di qui, potrebbe gentilmente darmi qualche dritta su Bialystok, dove mi devo recare per una riunione di lavoro (scusa) con la bellissima Magda (vero motivo)? Volare su Varsavia e noleggiare un’auto mi pare la soluzione migliore, me lo confermi? Dziękuję

  5. Moi scrive:

    Se non avete ricevuto abbastanza regali :

    https://en.wikipedia.org/wiki/Glass_ceiling

    … ai é anca “ze glass sìlingh” ! 😉

  6. Tortuga scrive:

    Buon anno nuovo a tutti, giovanotti! 🙂

  7. Miguel Martinez scrive:

    Buon anno a tutti, anche ai cani e gatti terrorizzati dai botti!

  8. Grog scrive:

    Grog auguro un buon ANO NUOVO A TUTTI visto che l’ano vecchio ce lo hanno rotto con tasse e notizie assurde, speriamo solo che nel ’17 (che porta fortuna) non muoiano più tanti musicisti anglo culattoni drogati per cui rompono i marroni in TV in modo indegno e che se proprio devono morire almeno si schiantino in aereo o in auto facilitando il lavoro di quel povero disgraziato del perito settore.
    Grog! Grog! Grog!

  9. Zhong scrive:

    Happy new year!

  10. mirkhond scrive:

    “per solitudine e per mille altre cose di cui non parla mai nessuno.”

    Gli scarti dell’umanità ormai non interessano più nemmeno ai telegiornali, evidentemente perché così tanti, da non fare più notizia.

  11. …Intanto qualcuno qui a Firenze ha messo un qualche tipo di ordigno artigianale davanti ad una libreria affiliata a Boutique Pound, e ne ha fatte le spese un artificiere della gendarmeria.
    Una cosa del genere -ordigno artigianale, ma pieno di chiodi che sforacchiarono l’intonaco di uno stabile umbertino- fu fatta, secondo quanto ho contezza e ricordo, nel novembre 1978 a venti metri in linea d’aria dalla porta di casa mia; c’era una caserma poi spostata di qualche chilometro.

  12. Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

    Buon anno!! 🙂 🙂 🙂

  13. Roberto scrive:

    Un minchione dirige un’orchestra in uno spettacolo per bambini, e chiude dicendo “babbo natale non esiste”
    Lo licenziano (giustamente, se non gli piacevano i bambini doveva fare un altro lavoro)
    ….e “il web lancia l’hastag #babbonatalenonesiste”

    E io rilancio con #tuttoèperduto #ilmondoèimpazzito #avevaragioneumbertoeco #iostoconlozampone #èiniziatopeggiodicomeèfinito

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “Lo licenziano (giustamente, se non gli piacevano i bambini doveva fare un altro lavoro)”

      Non gli piaceva Babbo Natale, mica i bambini.

      Babbo Natale è un tizio importato dagli Stati Uniti nemmeno tanti anni fa, con ricattatorie Letterine e l’obbligo di mentire per tutti i bambini che sanno che è una balla ma non possono deludere i genitori.

      Ah, Babbo Natale non esiste, come ci ricorda Z.

      • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

        @ Miguel

        Però mi pare che la figura di Santa Claus discenda da quella di San Nicola (anatolico naturalizzato pugliese 🙂 ), vero?

      • Roberto scrive:

        Certo adora i bambini e scrive su facciabuco cose tipo
        “I bambini di oggi fanno schifo. Giocano con i telefoni invece che con i giocattoli, e io dovrei rispettarli? Che si fottano”

        Perché lavora in uno spettacolo per bambini?

        • paniscus scrive:

          scrive su facciabuco cose tipo
          “I bambini di oggi fanno schifo. Giocano con i telefoni invece che con i giocattoli, e io dovrei rispettarli? Che si fottano”

          Perché lavora in uno spettacolo per bambini?

          Perché l’hanno pagato per quello:

          hanno fatto una selezione sulla base delle sue capacità musicali e l’hanno scelto per quelle… mica perché gli hanno fatto il test attitudinale di buoni-sentimenti-stucchevoli.

          Se il suo committente aveva problemi morali sull’assoluta necessità di dimostrare buoni sentimenti stucchevoli per essere assunto a dirigere un’orchestra, e se il musicista quelle cose le scriveva liberamente in pubblico… tale committente poteva accorgersene prima e non dargli l’incarico.

          • Roberto scrive:

            Non “sentimenti stucchevoli” ma un minimo di tatto e di pazienza, che si sa che i bambini non sono gli spettatori del concerto di capodanno a Vienna

    • paniscus scrive:

      Sulla vicenda del musicista che avrebbe “dimostrato che non gli piacciono i bambini”, solo perché non gli piace Babbo Natale, che bambino non è di sicuro mi permetto aggiungo un’altra domanda che ho già fatto in altri forum e alla quale nessuno si è degnato di rispondere:

      ma per quale motivo ‘sti genitori (che per anni si sforzano tanto amorevolmente di costruire castelli di scuse imbarazzanti per far credere i figli a Babbo Natale contro ogni evidenza accessibile anche a un 7-8enne) sono così terrorizzati in massa che lo svelamento arbitrario fatto da qualcun altro funzioni davvero?

      Perché ‘sto tizio non è stato accusato semplicemente di aver detto qualcosa di “sgradevole”, o di “antipatico”… è stato accusato esplicitamente di aver distrutto per sempre i sogni di magia di centinaia di bambini innocenti, che fino a quel momento ci credevano ciecamente, mentre d’ora in poi, per colpa di una singola battuta ascoltata occasionalmente, non potranno crederci mai più.

      E allora mi chiedo: perché ‘sti genitori hanno così POCA fiducia nelle proprie capacità comunicative e persuasive verso i figli, da dare per scontato che questi siano prontissimi a credere immediatamente al primo perfetto sconosciuto visto una volta sola, piuttosto che ai loro stessi genitori? Se hanno avuto le risorse di fantasia per farceli credere per anni, avranno PURE le risorse per rassicurarli convincendoli che quel signore si sia sbagliato, o che abbia solo voluto scherzare! Dove sta il dramma irreversibile?

      A me sembra un notevole indizio di coda di paglia…

      • Carlo scrive:

        Ne “I quindici” del 1964 alla voce “Voi e il vostro bambino” spiega che è meglio non inventarsi balle sull’esistenza di Babbo Natale e limitarsi a parlarne ai bambini come di una figura derivata da quello di un personaggio del passato, cioè san Nicola di Bari o di Mira, noto per la sua generosità e l’affetto verso i bambini

    • Roberto scrive:

      Mi sembra evidente, senza bisogno di troppe spiegazioni né masturbazioni mentali e sociologiche, che il tizio era lì per dirigere un orchestra ad uno spettacolo di bambini, che i bambini hanno diritto a credere alle fesserie che vogliono e che i genitori potrebbero aver piacere ad essere loro a far scoprire ai loro figli che babbo natale non esiste, ed infine che il tizio è un vero idiota.

      Non c’è un dramma irreversibile, solo un mentecatto malato di protagonismo che ha fatto un gesto di cattiveria, piccola o grande che sia, totalmente gratuita

      Ps ricordo ancora la mia gioia di aver scoperto da solo (senza bisogno di un mentecatto sconosciuto) la non esistenza di babbo natale confrontando la scrittura sui biglietti dei regali con quella dei miei genitori

      • paniscus scrive:

        “Mi sembra evidente, (…) che i bambini hanno diritto a credere alle fesserie che vogliono “

        …cioè, alle fesserie che vogliono i genitori?

        Non mi dire che tutti i bambini nascono già con la predisposizione genetica deterministica a credere a Babbo Natale e che ci crederebbero in automatico per natura, anche se non gliel’avessero messo in testa i genitori…

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Roberto

        “solo un mentecatto malato di protagonismo che ha fatto un gesto di cattiveria, piccola o grande che sia, totalmente gratuita”

        Intanto, la cattiveria, se esiste, è esclusivamente verso i genitori che hanno raccontato una balla che dovranno pagare prima o poi, quando i figli si accorgeranno che hanno mentito loro per anni.

        Se poi i genitori hanno la coda di paglia, peggio per loro.

        Che poi i genitori attribuiscano ai bambini stessi il piacere personale che provano a raccontare bugie, fa solo peggiorare la situazione.

      • Zhong scrive:

        Ma e’ vero che tanti bambini credono a Babbo Natale??

        A me sembra impossibile.. a meno che no ci siano davvero un intento determinato nella famiglia, ma mi sembra quasi surreale?!

        Io questa cosa non l’ho vissuta assolutamente, primo perche’ i miei genitori non hanno fatto il minimo sforzo, …ma anche perche’ avendo passato l’infanzia viaggiando tra provincie diverse, il tutto divento’ subito sfasato: babbo natale, la befana, santa lucia…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Zhong

          “Ma e’ vero che tanti bambini credono a Babbo Natale?? ”

          Mi sembra che molti bambini fingano di crederci per non dare un dispiacere ai genitori.

          • paniscus scrive:

            Sulla famigerata categoria comunicativa virtuale che passa sotto la definizione generica di “forum di mamme”, ogni anno si ripete puntualmente la stessa sceneggiata, che va avanti sempre identica per decine di pagine e centinaia di messaggi.

            Le tipologie di macchiette caratteristiche e inossidabili sono due:

            – quelle che sono disperate perché il figlio di 7 o 8 anni sta cominciando a manifestare fortissimi e legittimi dubbi, e che chiedono consigli alle altre su quale ennesima arrampicata sugli specchi raccontargli per convincerlo a crederci almeno per un altro anno, perché a loro (mamme) si strazierebbe il cuore a pensare che smettano di crederci così presto, e non sono ancora pronte a un trauma del genere;

            – quelle che invece, al contrario, insistono a giurare e spergiurare che i loro candidissimi pargoli ci credono ancora ciecamente a 11 anni, e che non hanno mai avuto il sia pur minimo dubbio spontaneo, e che chiedono consigli opposti, cioè come fare a introdurre gradualmente l’argomento senza traumatizzare troppo il pupo, ma prima poi bisognerà pure dirglielo altrimenti in prima o in seconda media lo prendono in giro.

            In entrambi i casi, sono sceneggiate esibizionistiche per gratificare l’ego dei genitori, che godono a pavoneggiarsi di fronte ad altri genitori, mentre i figli probabilmente se ne fregano…

            • Roberto scrive:

              Sei una vera abbinata a questi forum!

            • Roberto scrive:

              Abbonata

            • Val scrive:

              Qui mi pare che si voglia giocare per forza agli esperti di pedagogia. Dell’episodio in sé poco conosco e poco mi interessa, a naso mi sembra che il tizio sia un idiota ma che licenziarlo sia stata un’esagerazione. In ogni caso lo archivierei come episodio poco rilevante senza volerlo vedere come la goccia d’acqua in cui si riflette un mondo.

              Sarebbe più interessante una riflessione sulla capacità della cultura popolare di fare propria una figura come Babbo Natale e sul ruolo che ha nella società. A me da piccolo San Nicolò (così è chiamato a Trieste) portava i dolci e un regalino ogni 6 dicembre… poi l’illusione è svanita man mano che crescevo, senza traumi. Ma non si capisce, a ben vedere, perché una figura arrivata da poco dagli Stati Uniti dovrebbe fare schifo mentre un turco vissuto più di mille anni fa dovrebbe essere più credibile come dispensatore di doni ai bambini. Non esiste nessun San Nicola come non esiste nessun Re Mago, Befana o Gesù Bambino, quindi di cosa stiamo parlando?

              Non vedo grandi differenze tra il direttore d’orchestra e gli atei dell’UAAR, che qui vengono considerati normalmente come dei mentecatti. Perché, insomma, allora è giusto che i bambini sappiano che dio non esiste e che nascere da una vergine è una fantasia non meno bizzarra di volare con un carretto attaccato alle renne.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Val

                “Non vedo grandi differenze tra il direttore d’orchestra e gli atei dell’UAAR, che qui vengono considerati normalmente come dei mentecatti. ”

                “qui” è un termine un po’ vago, visto che i commentatori di questo blog sostengono in genere tesi del tutto inconciliabili tra di loro, e pure con la massima determinazione 🙂

                Mettiamola così.

                Francesco è cattolico e quindi crede alla Trinità. Benissimo e libero di crederci.

                Un po’ più discutibile il caso che Francesco sia invece ateo, ma profondamente convinto che non si debba mettere in dubbio la Trinità.

                Un giorno io butto lì, in maniera informale, che non credo nemmeno io alla Trinità. E Francesco mi fa immediatamente licenziare, quando alla Trinità non ci crede nemmeno lui. Manco a dire che io abbia offeso la sua fede religiosa.

                Infatti, il direttore d’orchestra è sostanzialmente sospettato di aver detto una battuta a concerto finito, mentre stava discutendo con gente che faceva casino.

                Ovviamente, la richiesta implicita (anche nei tanti entusiasti del licenziamento, anche su questo blog) è che nessuno, in tutta la società, deve mai fiatare qualcosa che possa mettere in dubbio una cosa che tu hai deciso, di tuo arbitrio, di mettere in testa a tuo figlio.

                La stessa logica che dire, “io a mio figlio ho insegnato che le donne sono tutte troie, guai a te se ti permetti di avvicinarti a cento metri da lui sostenendo che potrebbe essere vero il contrario!”

            • Z. scrive:

              Miguel,

              se ogni tanto abbandonassi il segnapuntismo – capisco che non sia facile per tutti – ti accorgeresti che nessuno esulta.

              Non ci stupisce, questo no. E non vedo perché dovrebbe. Sai cosa succede se alla fine di un processo un avvocato grida in aula “vabbè, tanto lo sappiamo che è tutta una farsa”? magari adducendo che “litigava”?

              Se io sono il prete che dice messa e Francesco il mio organista e alla fine strilla “basta, insomma, che poi Dio nemmeno esiste” secondo te lo richiamo a suonare in chiesa?

              Siamo seri, su 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Non ci stupisce, questo no. E non vedo perché dovrebbe. Sai cosa succede se alla fine di un processo un avvocato grida in aula “vabbè, tanto lo sappiamo che è tutta una farsa”? magari adducendo che “litigava”?”

                No, guarda, Frozen non parla di Babbo Natale, parla della fiaba della Regina delle Nevi. Nessuno ha mai accusato il musicista di negare l’esistenza di tale Regina.

                E’ come se l’organista che suona in chiesa poi se ne esce, in una chiacchierata informale successiva, dicendo che non crede a Huitzilopochtli.

            • paniscus scrive:

              “Qui mi pare che si voglia giocare per forza agli esperti di pedagogia. ”
              ——————————

              No, per quanto mi riguarda è esattamente il contrario: penso sinceramente che gli esperti di pedagogia NON ESISTANO, quindi non c’è nessun motivo per volerli imitare…

            • Z. scrive:

              Miguel,

              nemmeno l’organista che suona in chiesa parla di Dio. Suona e basta.

              E l’avvocato difende il suo cliente: che importano le sue opinioni sulla IVSTITIA?

              Riassumendo: da adulti è bene imparare a tenere a freno gli ormoni, o accettare le conseguenze della propria incontinenza emotiva.

  14. Miguel Martinez scrive:

    Il punto su Babbo Natale non è comunque il diritto di ciascuno di obbligare i propri figli a crederci, che io non contesto.

    Il problema sta nell’imporre l’obbligo di complicità a tutti gli altri.

    Che a questo punto diventa esattamente la stessa cosa dell’Inquisizione o del sistema sovietico.

    Se arriviamo addirittura al licenziamento di una persona accusata di non credere a qualcosa che tutti gli adulti sanno essere una balla…

    • PinoMamet scrive:

      Beh, no dai, Miguel.

      Il tizio è stato licenziato molto semplicemente perché ha rovinato lo spettacolo che era stato chiamato a dirigere.

      Una cosa come se io facessi la pubblicità, che so, dello stracchino di Nonno Nanni, e alla fine dicessi “comunque a me lo stracchino di Nonno Nanni fa cagare al cazzo” 😉

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “Il tizio è stato licenziato molto semplicemente perché ha rovinato lo spettacolo che era stato chiamato a dirigere.”

        Non conosco i dettagli della vicenda. Era un concerto su Babbo Natale, o un concerto di Natale?

        • Zhong scrive:

          Da quanto ho capito il concerto era di musiche di Frozen, quindi Babbo Natale non c’entrava nulla. Verso la fine i genitori stavano portando i bambini fuori in modo scomposto e il direttore ha detto questa cosa per stigmatizzare i genitori maleducati. Secondo me ha fatto l’equazione: genitori maleducati al concerto = genitori che simulano Babbo Natale a casa loro, che magari e’ un atteggiamento un po’ snob.

          • PinoMamet scrive:

            Mi sfugge il nesso…

            secondo me il licenziamento è sicuramente eccessivo, e lui probabilmente avrebbe fatto meglio a tacere (ma quando uno è esasperato non è facile…)

            mi sfugge anche il nesso all’argomento “è giusto e/o probabile che i bambini credano a Babbo Natale”, ma ieri sera ho bevuto un po’ troppo, mi sfuggono tante cose 😀

            • Z. scrive:

              Tra “secondo me” e “sicuramente” c’è una contraddizione niente male 😛

            • Francesco scrive:

              ma Pino è una specie di sindacalista e il principio di non contraddizione non se lo fila per nulla

            • PinoMamet scrive:

              Non c’è alcuna contraddizione tra “secondo me” e “sicuramente”:

              il mio punto di vista è che il licenziamento è sicuramente eccessivo.

              Qualcuno avrà il punto di vista contrario, e sbaglia. 😀

              Ragazzi, mi ricordate il vecchio libro di Fisica, dove c’erano problemi tipo “calcolare quanto ci mette un pollo congelato, del peso di… che scivola su un piano ghiacciato, a raggiungere il punto B…”

              tutto bello, sulla carta. Proprio come la “logica” che siamo abituati a considerare tale: un bellissimo giochino, sulla carta.
              Non che la realtà non sia logica: solo che è molto più complessa.

              I polli del peso di tot grammi non sono tutti uguali, come sa qualunque casalinga, il ghiacchio non è tutto uguale, come sa qualunque pattinatore, e il calcolo viene bene facile e identico alle aspettative solo in teoria, come sa chiunque abbia provato a metterlo in pratica.

              E non c’è nessuna contraddizione tra esporre il proprio punto di vista, per quanto inequivocabilmente giusto, in maniera educata, ed essere certi che il proprio ragionamento funzioni.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Se gli sembra eccessivo può sempre rivolgersi al giudice… ops! 😀

            • PinoMamet scrive:

              Perché ops?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Perché il giudice al massimo ti dà una mancia ormai. E l’ultima possibilità di cambiare le cose è sfumata ieri, grazie a quello che sembra a tutti gli effetti un overruling (in senso restrittivo) della Corte Costituzionale.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Mauricius

                “grazie a quello che sembra a tutti gli effetti un overruling (in senso restrittivo) della Corte Costituzionale.”

                Puoi spiegare? Mi è sfuggito.

            • paniscus scrive:

              “Ragazzi, mi ricordate il vecchio libro di Fisica, dove c’erano problemi tipo “calcolare quanto ci mette un pollo congelato, del peso di… che scivola su un piano ghiacciato, a raggiungere il punto B…”
              ————————-

              La versione italiana del glorioso Halliday? Era pieno di esercizi umoristici, c’era pure la slitta trainata dai pinguini!

            • Francesco scrive:

              >> Perché il giudice al massimo ti dà una mancia ormai. E l’ultima possibilità di cambiare le cose è sfumata ieri

              grazie per avermi ricordato che anche in Italia succede qualcosa di positivo

              ero giusto molto depresso pensando a quando mi diranno che la mia pensione è andata a “cene eleganti”

              🙂

  15. PinoMamet scrive:

    Riguardo alla mitologia infantile: difficile dire cosa i bambini credano davvero e cosa no, cosa fingano di credere ecc.

    Un mio amico ha due bambini di età diverse: il maschietto, più grande, non crederebbe più a Santa Lucia che porta doni (va in seconda elementare), solo che per fare lo spettacolino per la più piccola, che va alla scuola materna, la madre (fissata con il ricreare l’atmosfera della sua infanzia) insiste nel lasciare latte e biscotti per la Santa,che poi con un facile trucchetto il padre fa sparire…
    allora anche il bambino più grande si interroga “caspita, ma allora, vuoi vedere che era tutto vero?”

    E noi ci interroghiamo: vale la pena fare tutta ‘sta mascherata?
    sicuramente no, anche se il mondo infantile è già pieno di fate, lupi (“che non esistono”, mi diceva appunto la bambina in questione, in una gita fuori città, per rincuorarsi in un bosco… io li ho pure visti da vicino ma ho preferito non rovinarle la convinzione 😉 ) streghe ecc.;

    ma una volta fatta, boh, smontare il tutto per dispetto è un gesto poco carino, e in realtà molto infantile, da bulletto delle elementari.

    • paniscus scrive:

      Ma questo punto di vista implica l’assunzione assoluta che tutti i bambini ci credano e che l’esperienza di credulità (prima) e di (disvelamento) poi sia necessariamente identica per tutti.

      Io invece provo a mettermi nei panni di quei bambini che NON ci credono (o perché ci credevano in passato ma hanno già sgamato precocemente, oppure perchè non ci hanno mai realmente creduto e non ne possono più di dover recitare la sceneggiata imbarazzante solo per paura di dare un dispiacere ai genitori – e non parlo certo del contrario, ossia di genitori che hanno paura di scontentare i figli, ma di bambini che devono caricarsi della responsabilità e del senso di colpa verso i genitori!) , e che per una volta si sentono riconosciuti e rispettati nella loro esistenza e nella loro dignità!

      Magari si pensa che siano talmente pochi che non vale la pena di considerarli, o che siano talmente brutti e cattivi e anomali e guastafeste-per-altri-bambini da essersela cercata, ma cazzarola, per una volta che si beccano una soddisfazione!….

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        e che per una volta si sentono riconosciuti e rispettati nella loro esistenza e nella loro dignità!

        È una lettura curiosa del comportamento di questo signore.

    • PinoMamet scrive:

      “Ma questo punto di vista implica l’assunzione assoluta che tutti i bambini ci credano ”

      Mmm no, se rileggi vedrai che il mio punto di vista è che è (copio incollo 😉 )

      ” difficile dire cosa i bambini credano davvero e cosa no, cosa fingano di credere ecc.”
      😉

      • paniscus scrive:

        ” difficile dire cosa i bambini credano davvero e cosa no, cosa fingano di credere ecc.”
        ——————————-

        Ma guarda che io volevo dire proprio questo: siccome non è un obbligo ineluttabile di destino universale, ma è una decisione precisa dei singoli genitori, che riguarda scelte educative private che si fanno in casa propria, sarà legittimo aspettarsi da ogni singolo genitore….

        a) che si prenda le responsabilità delle conseguenze di quello che vuole raccontare al proprio figlio;

        b) che si assuma personalmente l’onere di spiegare al figlio che non tutti condividono le stesse identiche opinioni che si esprimono in famiglia, ma c’è anche qualcuno che crede a una versione diversa;

        c) che si ponga in anticipo il problema di come gestire il fatto inevitabile che il figlio non stia sigillato nella campana di vetro familiare e che prima o poi verrà a contatto con qualcuno che sostiene una cosa diversa?

        Da dove arriva la pretesa a priori che tutti condividano tale abitudine e che tutti si sentano in dovere di assecondarla?

        • Roberto scrive:

          “Da dove arriva la pretesa a priori che tutti condividano tale abitudine e che tutti si sentano in dovere di assecondarla?”

          Uno spera sempre che gli altri esseri umani possano comportarsi con un minimo di tatto e gentilezza…speranza manifestamente infondata

    • PinoMamet scrive:

      In realtà invece è proprio il direttore che dice “Babbo Natale non esiste!” da esasperato che parte dal presupposto che i bambini ci credano…

      ma insomma, quando uno è esasperato è esasperato, e i bambini quando vogliono rompono molto, questo è assodato!
      😉

  16. Grog scrive:

    E’ dimostrato che
    BABBO NATALE NON C’E’
    esiste solo
    GESU’ BAMBINO
    chi dice il contrario è uno sporco angloculattonpedofildrogato.
    Grog! Grog! Grog!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Grog

      “E’ dimostrato che
      BABBO NATALE NON C’E’”

      Licenziato!!!!!

      • Grog scrive:

        PUAH!
        Ti faccio un ex articolo 18(*) e sono cazzi tuoi brutto messicano depotenziato para democristiano anglo american sionista pedofil culattone e pure dell’Oltrarno!
        Grog! Grog! Grog!
        P.S.
        (*) e lo dico alla Camussova che ti aspetterà sotto casa con la Boldrinskaya e Vladimir Luxuria che ti faranno il servizietto zac! zac! zac!

    • Francesco scrive:

      OAAGGGG!!!!

  17. Zhong scrive:

    Ora sulla homepage di Repubblica:

    Premier turco: “Killer non era vestito da Babbo Natale”

  18. Moi scrive:

    Io sapevo la Vulgata Sinistroide che Babbo è diseducativo perché fa(ceva) diventare Democristiani i bambini …

    https://www.youtube.com/watch?v=D2yc9G3qTXU

    … in effetti il Dispositivo Psicologico 😉 è quello lì ! 😉

  19. Moi scrive:

    Mah … a quanto pare Frozen della Disney ha rottamato BN 😉 , che a sua volta con lo Sbarco dei Gringos a debellare gli Alieni Nazisti 😉 aveva rottamato GB 🙂 !

  20. Moi scrive:

    Mah … per me era più facile “crederci sul serio” per i Bambini finché NON c’era tutt’ un’altra infinità di personaggi immaginari creati apposta per loro … ma proprio già con i primissimi “Carosello” dal 1957 (!) in poi, intendo.

  21. Moi scrive:

    a proposito di Frozen della Disney (lascisto così anche in Italiano …niente traduzioni tipo “Surgelato”) … io a queste Principessine Boldrinette Precoci 😉 tipo Elsa della Disney , ghiacci per ghiacci, preferivo e preferisco ancora 🙂 la Frosta :

    https://www.youtube.com/watch?v=Jtj21ttKxmE

  22. Moi scrive:

    Diamo un nome e cognome al Mostro 😉 da sbattere in prima pagina [cit.] :

    http://www.ilpost.it/2016/12/31/direttore-dorchestra-frozen-roma/

    Giacomo Loprieno

  23. Roberto scrive:

    Scusate miguel e lisa,

    Capisco che per qualche motivo a voi babbo natale stia antipatico ma diciamo che:
    – il 99,9999% dei bambini italiani sotto ai sette anni crede a questa favola
    – Il 99,9999% dei genitori italiani si diverte con questa storiella
    – al 99,9999% dei genitori italiani secca se un illustre sconosciuto si arroga il diritto di rompere questo gioco tra loro ed i loro figli.

    Basandoci su questo dato materiale che direi pacifico, come definire se non un grandissimo cretino un tizio che senza nessun motivo si diverte a rompere i giochi altrui? Dico, non per sbadataggine, ma così, giusto per vedere che effetto che fa…

    Immagino che nemmeno voi che odiate babbo natale e siete nello 0,0001% dei genitori che non hanno mai fatto quel gioco di sospensione della realtà con i vostri figli (certamente è un gioco cretino e schiavo della Coca-Cola ma tant’è….), siate mai andati in giro per strada a dire a dei bambini sconosciuti “babbo natale non esiste”, dico bene?
    E perché voi avete mai rotto questo gioco altrui?

    Immagino che la risposta sia “perché chi si comporta così è un grandissimo cretino”…e ritorniamo al mio messaggio iniziale

    • Zhong scrive:

      “Basandoci su questo dato materiale che direi pacifico”

      Indipendentemente dal resto, ma sul 99,9999% sei davvero sicuro?

      Non per altro, e scusa se mi ripeto. ma ci sono tanti posti in cui i regali li porta S.Lucia, la Befana, etc…

      • Zhong scrive:

        PS ho avuto un flashback (!) c’era anche Gesu’ Bambino che portava i regali!

        • Peucezio scrive:

          A me li portava Gesù Bambino.
          Babbo Natale l’ho sempre percepita come un’americanata moderna.
          Gesù Bambino credo sia stato, almeno nella mia famiglia (forse nel nord Italia è tradizionale) una sorta di compromesso nato per adattarsi al fatto che non si usa più portare i regali all’Epifania, quindi non si può più dire che li porta la Befana, come si usava tradizionalmente (almeno in Puglia, ma anche per es. in Spagna, dove i regali li portano “los Reyes”).

          Ad ogni modo sono d’accordo con Roberto: perché guastare la festa ai bambini?

          In Emilia Romagna qual è la tradizione (non quella moderna, quella dei vostri nonni, ecc.), voi che siete informatissimi (mi rivolgo soprattutto a Pino, che è un’autorità assoluta in fatto di storia e cultura emiliana, ma anche agli altri, Z., Moi, Roberto…)?

          • PinoMamet scrive:

            In Emilia Romagna non saprei (mi informerò presso i reggiani e i romagnoli che conosco, sentiamo anche Moi e Z. 😉 ) nel parmense la tradizione era Santa Lucia e la Befana.

            Babbo Natale ovviamente arrivato molto più tardi, e Gesù Bambino credo inserito dal mondo cattolico ufficiale per contrastare Babbo Natale.

            • Moi scrive:

              E poi in Emilia Romagna c’era anche il (un po’ meno, oggi) dimenticatissimo “Befanone” a metà Gennaio , per il quale si “reisuma” 😉 il ” Guareschiano ” (per i più …) indumento del tabarro :

              https://www.youtube.com/watch?v=TRYB_AWVzoU

              che dovrebbe essere Sant’Antonio Abate …

            • Moi scrive:

              riesuma , recupera, rinverdisce …

            • Peucezio scrive:

              Cioè si davano regali sia a Santa Lucia che all’Epifania?
              Ed era proprio Santa Lucia a portare i doni?

              Da noi solo alla Befana e solo ai bambini: non si usavano i regali fra adulti.

            • Z. scrive:

              In Romagna c’era la Befana e riga…

            • PinoMamet scrive:

              I doni li portavano entrambe, ma credo più Santa Lucia

              (boh? probabilmente dipendeva da paese a paese o da famiglia a famiglia… ricordiamo che l’ER è zona di passaggio, il parmense poi è zona di passaggio tra Lombardia, Liguria, Toscana e… resto dell’Emilia naturalmente, oltre ad avere influenze ispano-siculo-napolitane e francesi-austriache a causa delle dinastie che lo governarono…)

              penso che i doni riguardassero solo i bambini, comunque nelle famiglie popolari saranno stati cose molto povere, non dobbiamo pensare chissà che…

            • PinoMamet scrive:

              Una tradizione natalizia parmigiana invece era la pasta condita con sugo alle noci per la vigilia
              (ma nella mia famiglia: rigorosamente “reginette napoletane” e condite in bianco con l’olio)

              e la cena della vigilia a base di pesce, quello che si riusciva a trovare.

              Immancabili i “pesci puttana” (anche “pesci s-ciopini”) una frittura marinata di pesciolini.

              Credo dallo spagnolo “botanas” (ma nessun parmigiano lo sa! e spacciano le teorie più assurde sull’argomento come verità rivelata…)

            • PinoMamet scrive:

              “Pèss putana” in parmigiano, e “pez botana” in castigliano (immagino una forma poco corretta di “botanas de pescado” o robe così) suonano molto simili, la parte “pesce” identica proprio, e poi l’oggetto in questione è proprio lo stesso…

            • Z. scrive:

              Confermo, anche in Romagna i doni della Befana erano solo per i bimbi.

            • Peucezio scrive:

              Grazie a tutti delle informazioni.

              “Botana” comunque in spangolo giuro che non l’ho mai sentito.
              Mi evoca “las botas”, gli stivali, ma non credo sia voce castigliana.

            • Peucezio scrive:

              Devo correggermi:
              dal sito della Real Academia:

              botana

              De bota1.

              1. f. Remiendo que se pone en los agujeros de los odres para que no se salga el líquido.

              2. f. Pequeño tarugo de madera que se pone en las cubas para que no se salga el vino.

              3. f. coloq. Parche que se pone en una llaga para que se cure.

              4. f. coloq. Cicatriz de una llaga.

              5. f. Cuba. botaina.

              6. f. Méx. aperitivo (‖ comida).

            • PinoMamet scrive:

              Suppongo un arcaismo mantenutosi in Messico, come molti arcaismi inglesi si sono mantenuti negli USA.

              Le periferie essendo come noto più conservative.

              Di fatto io conosco le “botanas” da un libro di viaggi in Messico (in Spagna, mai incontrate, solo “tapas”, che tutti conoscono).

            • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

              @ Tutti

              In Sicilia (almeno, dalle mie parti), Santa Lucia non porta doni: però, viene festeggiata il 13 dicembre con un dolce a base di frumento, detto “cuccìa”. Infatti, secondo il mito, la popolazione della Palermo seicentesca (o della Siracusa coeva, a seconda delle versioni), ridotta alla fame da una terribile carestia, venne salvata da una nave carica di frumento, arrivata in porto per intercessione della Santa, che, oltretutto, è la patrona di Siracusa, una delle più antiche diocesi d’Italia (la più antica?) e dell’intera Cristianità.

              Invece, per ciò che riguarda S. Nicola, c’è, sempre dalle mie parti, una tradizione abbastanza curiosa… 🙂 Quando un bambino inizia a predere i “denti da latte”, intorno ai sei anni, lascia sul tavolo il primo dentino caduto 🙂 : S. Nicola, nottetempo, provvederà a ritirare il dente ed a sostituirlo con dolci e giocattoli… 🙂

      • Roberto scrive:

        Se non è 99,9999 sarà 99,9998…..metto nel mazzo sante lucie, befane, San Nicola e tutti i casi di sospensione della realtà legate ai regali di questo periodo….

      • mirkhond scrive:

        Quando ero bambino io, i regali li portava la Befana.
        Che passò le consegne a Babbo Natale, solo quando la festa dell’Epifania fu abolita, agli inizi degli anni ’80.

    • PinoMamet scrive:

      In effetti la vedo come Zhong…

      • PinoMamet scrive:

        Quando andavo alle elementari (l’asilo non l’ho fatto! da una lto sono potuto vivere felicemente selvaggio più a lungo, dall’altro ho fatto più fatica a socializzare con i coetanei, presto passata però)

        quando andavo alle elementari, la maestra chiedeva ” E da te chi passa? Santa Lucia o Gesù Bambino?”
        (La maestra era cattolica, voleva che tutti si credesse a qualche figura cattolica)
        La risposta più comune era
        “Da me passa sia Santa Lucia che Babbo Natale!”
        “Come? Ma i tuoi genitori ti fanno così tanti regali? e poi non esiste Babbo Natale, esiste Gesù Bambino!”
        😉

        • PinoMamet scrive:

          Passava pure la Befana! Erano proprio bambini viziati, in effetti.

          L’ordine in media era così:
          -Santa Lucia: un regalo “medio” come teaser;
          -Babbo Natale (per i più cattolici, Gesù Bambino): regalone;
          -Befana (per i pochi cattolici: Re Magi: regalucci, più che altro dolci)

        • Roberto scrive:

          A me:
          Santa lucia: niente (con nostro grande scuorno visto che a Verona tutti i bambini avevano un regalo per Santa lucia, tranne me e mio fratello)
          Babbo natale: regalo
          Gesù: bambino niente
          Befana: dolci

        • Moi scrive:

          l’asilo non l’ho fatto! da un lato sono potuto vivere felicemente selvaggio più a lungo, dall’altro ho fatto più fatica a socializzare con i coetanei

          PINO

          ————————

          https://www.youtube.com/watch?v=9hhJSj6YSwE

          Buon per te, sul serio! 😉

          • PinoMamet scrive:

            Pensa che questo cartone non l’ho mai visto! uno dei pochi che mi manca, direi 😉

            So della sua esistenza, naturalmente. Leggo due cose:
            -il ragazzo Teppei inizia a praticare kendo (un’altra esperienza che abbiamo in comune 😉 )
            -“Io sono Teppei”, il titolo, nell’originale è “Ore wa Teppei”; “ore wa” è una formula non maleducata ma un po’ rude di dire “io sono” (“watashi wa” la formula più corretta), in linea con il carattere del personaggio.
            🙂

    • paniscus scrive:

      – il 99,9999% dei bambini italiani sotto ai sette anni crede a questa favola

      ————————-

      famo a capirsi: In Italia ci sono circa quattro milioni di bambini al di sotto dei sette anni (secondo la piramide demografica più aggiornata ci sarebbero circa 2,6 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni, compresi i neonati che ancora non hanno idea di che cosa significhi crederci o no, e circa 2,9 milioni di bambini tra i 5 e i 10, quindi prendo circa la metà di questi), e faccio le proporzioni che proponi tu.

      Intendi dire seriamente che in tutta Italia ci siano soltanto quattrocento bambini che non ci credono, e solo quattrocento famiglie alle quali non frega niente se i figli ci credono o no?

      Ma siamo seri!

      Cerca di essere un pochino più pluralista sulla possibilità di diversità di opinioni altrui, e un pochino ottimistico sulle capacità intellettive dei giovanissimi!

      E comunque, non hai risposto alla mia domanda VERA: ossia, per quale motivo, per queste povere creature, la vera o presunta rivelazione da parte del musicista incazzato dovrebbe davvero essere determinante per la distruzione irreversibile di un intero universo di magia e di sogno, che invece i loro stessi genitori si sono tanto sbracciati a costruire dettagliatamente per anni.

      Ossia, perché mai questi bambini dovrebbero mettersi immediatamente in massa a credere a lui piuttosto che alle proprie famiglie.

      Giuro che non ci arrivo.

      • Roberto scrive:

        Ok rispondi almeno a questa domanda:

        Tu vai in giro a dire ai bambini altrui che sono tutte fantasie e che i regali li comprano i genitori?
        Se no, perché no?
        Proteggeresti i bambini che non ci credono come sostieni assurdamente più in altri, sarebbe quasi una buona azione….

        • paniscus scrive:

          “Tu vai in giro a dire ai bambini altrui che sono tutte fantasie e che i regali li comprano i genitori?
          Se no, perché no?”
          ——————–

          Perché nun me ne po’ ‘ffrega’ ‘dde meno di impicciarmi delle loro dinamiche familiari.

          Ma di sicuro non avrei nemmeno accettato l’idea di dover imporre ai miei figli l’obbligo di far finta di crederci perché altrimenti rischiavano di traumatizzare qualcun altro.

          Nelle loro classi delle elementari è sempre stato normalissimo discutere tra chi ci credeva e chi no, e ognuno diceva la sua senza censure.

          Tuttora il secondogenito (di 9 anni) sostiene che in classe sua c’è ancora qualcuno che ci crede, ma appunto lo racconta perché NE DISCUTONO liberamente (e quindi, anche quelli che ci credono sanno benissimo che l’altra metà della classe non ci crede)… non esiste che è vietato agli altri di dire come la pensano.

          • Roberto scrive:

            Ad occhio credo che nella classe di tuo figlio ci siano bambini di 9 anni e che ne discutano tra novenni come è giusto e naturale che sia.

            Ammetterai che non è la stessa situazione di un pirla che alla fine di un concerto invece di dire “arrivederci e grazie” decide di rivelare coram populo la grande notizia della non esistenza di babbo natale….

            Ripeto, è una questione di semplice sensibilità, tatto e buon senso, merci evidentemente assai rare in questi anni bui, dominati dalle manie di protagonismo e dalla voglia di rompere le scatole al prossimo

            • paniscus scrive:

              Ad occhio credo che nella classe di tuo figlio ci siano bambini di 9 anni e che ne discutano tra novenni come è giusto e naturale che sia.
              ——————–
              Ok, ma quelli (pochi) che vogliono ancora crederci a tutti i costi, continuano a crederci…

              …non mi risulta che siano scoppiati in lacrime denunciando un crollo esistenziale di tutte le loro certezze, e che abbiano istantaneamente smesso di crederci in massa non appena si sono resi conto dell’esistenza di qualcuno che diceva il contrario.

              Quindi, se nemmeno il punto di vista dell’amico coetaneo (che conosci bene, che vedi tutti i giorni, e di cui ti fidi su tante altre cose) è abbastanza per fargli cambiare idea…

              … per quale motivo ci si dovrebbe preoccupare del presunto effetto irreversibile della battuta episodica di un perfetto sconosciuto che non si incontrerà mai più?

            • Z. scrive:

              Lisa, neanche se uno insulta un bambino fa crollare tutte le sue certezze e lo getta in un vortice di follia autodistruttiva.

              Infatti tutti quanti da bambini siamo stati insultati o peggio e nessuno di noi, verosimilmente, ha mai subito dei TSO.

              Sintetizzando: hai fatto il burlone, accettane le conseguenze…

            • paniscus scrive:

              Allora, facciamo un altro esempio: una mia amica (e non si parla di 30 anni fa, si parla di una donna più giovane di me, che adesso ha circa 40 anni, e che ha una figlia di 12)… è arrivata al punto di far credere per anni alla figlia che fosse nata col cesareo, anche se non era vero.

              Perché, quando la figlia era piccola, lei SI VERGOGNAVA di spiegarle come facessero i bambini a uscire dalla pancia della mamma in condizioni naturali… e quindi le aveva messo in testa che TUTTI nascessero grazie al dottore che fa un taglio nella pancia (magari anche appoggiandosi all’esempio di qualche amica o parente che aveva davvero partorito così).

              Francamente non so per quanti anni sia durata la pantomima, ma all’epoca mi sconcertò parecchio.

              Non è che fosse proprio ai livelli della credenza nella cicogna, ma quasi.

              Ecco, la fissazione per farli credere a tutti i costi a Babbo Natale mi ricorda una roba del genere…

            • Z. scrive:

              Qui mi pare che si parlasse di altro: della fissazione di un direttore che aveva una necessità insopprimibile di fare il burlone.

              E non sta scritto da nessuna parte che fare il burlone non debba avere conseguenze…

          • CarloGi scrive:

            Ehi, no no fermi tutti. E’ giusto e sacrosanto e doveroso dire ai bambini sempre la verità, come ai malati di cancro. Come si fa a mentire ai bambini? Paniscus faccia un approfondito esame di coscienza per tutte le volte che non ha detto ad un bambino – esempio – quanto era zoccola la madre e cornuto il padre, attributi genitoriali diffusissimi e se permettete anche più cruciali da sapere del babbo natale.

      • Zhong scrive:

        “secondo la piramide demografica più aggiornata ci sarebbero circa 2,6 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni..”

        Vanno anche tolte tutte le famiglie dove a Natale volano i piatti.. ..non credo che abbiano il tempo o la voglia di fare anche Babbo Natale nel frattempo 😀

  24. Miguel Martinez scrive:

    Cerchiamo di capirci bene.

    Personalmente, non ho nulla in contrario a Babbo Natale o ai Pokemon.

    Quello che abbiamo è una situazione molto simile a quella che ad esempio ha portato alla strage alla redazione di Charlie Hebdo: l’obbligo universale a non mettere in dubbio le credenze di qualcuno.

    Con un tocco molto particolare: mentre i musulmani probabilmente più o meno ci credono al Corano, la totalità dei genitori italiani sa di mentire quando dice che il 25 dicembre un lappone vestito di rosso si infila giù per il camino che in casa manco c’è.

    La blasfemia consiste proprio nel violare il consenso, “l’atmosfera magica”, nel “far piangere chi ci crede” per usare il linguaggio da italiani piagnoni, insomma nel fare scandalo pubblico.

    E quello che colpisce è che il primo a dire che “hanno fatto bene” a licenziare il musicista bestemmiatore sia una persona che probabilmente sarebbe contraria a giustiziare qualcuno che ha messo in dubbio la veridicità del Corano.

    Poi è chiaro che siamo in un paese di tarallucci e vino, per cui invece di smitragliare qualcuno, lo si licenzia o gli si chiude il profilo Facebook. Ma il meccanismo è lo stesso.

    Ma è proprio questo che dimostra come certi meccanismi siano universali (e come sia facile scagliare la prima pietra).

    • PinoMamet scrive:

      Comunque, ribadisco, secondo me lincenziarlo è esagerato.

      I bambini a volte farebbero perdere la pazienza anche a Babbo Natale! 😉

      • Miguel Martinez scrive:

        per Pino Mamet

        “Comunque, ribadisco, secondo me licenziarlo è esagerato.”

        Innanzitutto, non sappiamo assolutamente cosa sia successo.

        Come non lo sappiamo nel 99% dei casi di persone accusate di aver sputato su una copia del Corano, di aver usato l’ostia per farci la messa nera o di aver fatto cadere apposta il ritratto di Stalin.

        Però va punito lo stesso.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Secondo me invece, dal poco che ne so, questo non solo poteva essere licenziato per giusta causa (cioè senza preavviso), ma il datore di lavoro gli può persino fare causa per danno all’immagine.

        • PinoMamet scrive:

          A livello legale sicuramente hai ragione tu, ma esiste anche l’umanità e questa ci dice di considerare le attenuanti…
          😉

          (questo mondo il Signore “vide che era buono” perché governato da Giustizia e Misericordia, dice la sapienza ebraica, e non solo da una delle due come quelli precedenti… 😉 )

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            L’unico limite al principio “con quello che è mio faccio ciò che voglio” (che è il fondamento della libertà di licenziare) è quello legale 😀

          • Z. scrive:

            A livello umano fatico a capirlo ancor più che a livello legale, ad essere sincero.

            Cosa ti spinge a comportarti così? hai perso una scommessa?

            Boh, buon anno anche a lui 🙂

          • Roberto scrive:

            Magari umanamente è stato liberato da un lavoro che trovava insopportabile e ne troverà un altro più conforme si suoi talenti, alle sue ambizioni e ai suoi gusti, mentre allo stesso tempo caio che lo sostituisce fa la cosa che gli piace (ed i soldi arrivati all’improvviso gli servono per far curare la vecchia zia malata)

    • paniscus scrive:

      La blasfemia consiste proprio nel violare il consenso, “l’atmosfera magica”, nel “far piangere chi ci crede” per usare il linguaggio da italiani piagnoni, insomma nel fare scandalo pubblico.
      ——————–

      E comunque, nessuno che si sia degnato di rispondere alla domanda principale: PERCHE’ mai ‘sti piagnoni dovrebbero davvero credere che i loro figli credano ciecamente alla battuta dello sconosciuto visto una volta sola, piuttosto che a loro?

      Se a mia nipote, che ha due anni e che adora i gatti, qualcuno dice che “i gatti non esistono”, lei mica si mette a piangere perché le è crollato un mito fondante della sua vita:

      semmai si mette a ridere e pensa che l’interlocutore sia un cretino, anche se ancora non glielo sa dire in maniera articolata.

      A cinque, sei o sette anni, glielo direbbe eccome.

      • PinoMamet scrive:

        Beh ma io non credo che la questione sia mai stata davvero questa (spero, perlomeno…) quanto quello che dice Roberto, cioè di uno che vuole rovinare la festa ad altri.
        L’esistenza di Babbo Natale c’entra solo per caso.

        Che poi la faccenda mi sembra la classica montagna che partorisce il topolino, una cazzata gonfiata ad arte, e una punizione esagerata, ma è un altro discorso.

  25. Moi scrive:

    @ LISA

    PERCHE’ mai ‘sti piagnoni [Genitori, ndr] dovrebbero davvero credere che i loro figli credano ciecamente alla battuta dello sconosciuto visto una volta sola, piuttosto che a loro?

    —————–

    Forse NON vogliono che il resto d’ Immondo 😉 li contraddica nell’ immaginario creato con la e per la propria prole …

  26. Moi scrive:

    @ ZETA

    Perché a ‘sto giro il Vecchione era un Ussaro ?

  27. Moi scrive:

    Poi è chiaro che siamo in un paese di tarallucci e vino, per cui invece di smitragliare qualcuno, lo si licenzia o gli si chiude il profilo Facebook. Ma il meccanismo è lo stesso.

    ——————————————-

    Sempre meccanismo per meccanismo …

    Da noi si dice(va) “bunbardè” , ma è raro sentire in Italiano “bombardati”, per indicare gente che si è alienata dalla realtà inseguendo le proprie idee. Eppure i più “bunbardè” in USA sono loro stessi, con tutta quella propaganda PC Shit 😉 (come adesso che ha vinto Trump qualcuno finalmente comincia a chiamarla anche a livello un po’ più main stream) che fa strame di ogni minimo universale antropologico … come ben concettualizzato da Peucezio.

    Probabilmente l’ espressione “bunbardè” allude alla distruzione di universali antropologici poiché bizzarre idee propagandistiche fungono da bombe.

    • PinoMamet scrive:

      “Bombardato” lo diceva continuamente un mio amico israeliano, che aveva imparato l’italiano un po’ a sproposito, riguardo a.. quasi tutto 😉

      “Mangia uqesto bombolone, è buonissimo, è proprio bombardato di crema!”
      😉

  28. Moi scrive:

    @ Zeta

    Tu non l’avrai mai conosciuto, ma il Befanone c’è (o c’era) anche in Romagna … cmq sta venendo riscoperto proprio perché poco “méinstrììm” 😉

  29. Moi scrive:

    @ LISA

    Scusi, Prof. 😉 … la sua amica icché raccontava sul come “si formano” i bimbi dentro la pancia, cosa ce li fa entrare per formarvisi …

  30. Moi scrive:

    @ PINO & PEUCEZIO

    Io sapevo che fosse da “bodanas” [sic] da “boda” [con “d”] … per dire stuzzichini da rinfresco da matrimonio.

    • Moi scrive:

      quindi non solo da “b” a “p” … ma anche da “d” a “t”, va be’: da “o” a “u” neanche fa notizia 😉 !

      • Moi scrive:

        chi fosse un Parlante Nativo Ispanofono 😉 …icché ne direbbe ?

        … per la GalloItalicofonìa ci pensiam noialtri.

        • Moi scrive:

          di solito ai dialettofoni non interessa minimamente l’etimologia … basta che “renda l’ idea”, anzi: è l’ unica cosa che conta.

  31. Moi scrive:

    ControAltari del Discorso di Capodanno a Mattarella

    ———————-

    quello di Grillo :

    https://www.youtube.com/watch?v=Vs8n5NC5M70

    quello di Salvini :

    https://www.youtube.com/watch?v=Bc7QDFZqEBU

  32. PinoMamet scrive:

    Comunque voglio spezzare una lancia per il direttore lincenziato.

    Io la scena la visualizzo così:

    sei lì, fai il tuo porco lavoro, dirigi le musiche di Frozen, c’è una cantante che non c’entra una cippa con l’orchestra che ti ha fatto perdere meta settimana per imparare tutti insieme le arie di Elsa.
    Speri che il tutto finisca presto, senza commando mascherati che fanno irruzioni e senza guasti al riscaldamento.

    E niente, quel bambino di merda in prima fila continua a pistolare col cellulare. Quell’altro lo accende pure, e ridacchia col primo. La bambina con la faccia da stronza in terza fila dà degli spintoni al bambino negro, perché è l’unico modo che ha imparato per corteggiare, e due genitori continuano a fare foto, un bambino troppo piccolo piange perché è stato trascinato lì dalla sorella, il genitore invece di calmarlo sta palesemente cercando i Pokèmon sul suo cellulare… tre bambini si alzano e iniziano a correre prima della fine del concerto, all’improvviso- mancano due minuti- è il caos totale, tutti i bambini frignano e cellulareggiano, nessuno caga l’orchestra che suona per sè stessa.
    Bene, è finita, ce ne andiamo, metti via il controfagotto e speriamo di non vedervi più…
    uno degli orchestrali, esasperato, si rivolge però a una mamma:
    “certo che siete dei bei maleducati!”
    Apriti cielo!!
    Urla, spari, grida e botte, il direttore difende il controfagottista, le mamme lo vaffanculano, e lui fa la cazzata , rovescia il ritratto di Stalin come dice Miguel, proclama
    “Ma andatevene tutti! sapete cosa vi dico? Non esiste neanche Babbo Natale non esiste!”
    Licenziato.

    Io avrei licenziato i genitori. E i bambini.

    Il giorno dopo, incazzato, scrive su Facebook che i bambini rompono il cazzo: è nato Il Mostro.

    Poi magari le cose sono andate diversamente… ma non credo! 😀

    • Roberto scrive:

      Visto che andiamo di pura fantasia

      Tizio è frustrato perché dopo mille anni di conservatorio si trova a dirigere un’orchestra di merda per un film di merda per un pubblico di merda, mentre avrebbe potuto essere a Vienna a dirigere i philarmoniker.

      Dai facciamo una battuta a sto pubblico di mmerda, così giusto per mandarli a quel paese

      Et voilà

      • PinoMamet scrive:

        Può essere, gli stronzi esistono, ma trovo che la dinamica descritta da me sia più comune.
        Quando senti qualcosa che galoppa di solito è un cavallo, e non una zebra, diceva un inglese molto saggio (purtroppo non ricordo chi, ma saggio), e il cavallo in questo caso è che è raro che qualcuno voglia rovinare la festa a dei bambini per partito preso.

    • CarloGi scrive:

      Pheeegaa, l’Eroe della Resistenza! Ha “rovesciato il ritratto di Stalin”! Si sa che “le Resistenze” iniziano così, perché qualcuno ti rompe il cazzo. Poi ti fai tutta una tua coscienza di classe, io me la sto facendo su quelli che usano l’after shave e vanno in metropolitana. Non li ho trovati citati però né nei Grundrisse né in Lukacs

      • PinoMamet scrive:

        Magari il giorno che li leggi ce li trovi 😉

        • CarloGi scrive:

          Quelli adusi alla lettura di Grundrisse e Lukacs, non avrebbero licenziato né genitori né bambini né tantomeno direttore. Avrebbero mandato il direttore alla Kolyma, dove l’eventuale pubblico sarebbe stato più di suo gradimento, essendovi colà pochi o punti bambini e probabilmente tra i pridurki più adulti rovesciatori a lui affini, anche molti musicisti, anche se qualcuno purtroppo decadente borghese.
          Mi vien da dire Grog Grog Grog non so perché

    • Roberto scrive:

      Poi un’altra cosa

      So che vista dal paese più tamarro e barbaro del mondo sembra impossibile, ma io sono dieci anni che porto i miei figli a concerti e spettacoli per bambini, ed è vero che i bambini sono più rumorosi degli adulti e che gli scappa la pipì nei momenti più improbabili, ma non ho mai, ma veramente mai, visto un bambino giocare con il cellulare a teatro….sarà una moda a sud delle Alpi

      • CarloGi scrive:

        Bravo Roberto, nelle sale da concerto di classica frequentate spesso perlopiù da ottuagenari, sembra di stare in un sanatorio dai colpi di tosse e scaracchiate e scatarrate che vengono intonati nei mesi più freddi. Per par condicio, un direttore potrebbe adombrarsene e ricordare alla platea una verità lampante, ma poco ripetuta: Signore e Signori, morirete presto è tempo di mesi. A totale discolpa del Maestro di questa che potrebbe ritenersi un’indelicatezza, un paio di Nokia Tunes (tipico suono di cellulare da ultra anziano), da diverse parti della sala hanno tolto pathos ai momenti salienti del concerto.

  33. Moi scrive:

    Cmq capisco che lavorare su una roba della Disney sia più frustrante che per un “anime”, almeno quelli che erano una “roba seria”…

  34. Moi scrive:

    Poiché la strage a Istanbul ha messo in sordina la ” bombozza ” a Firenze …

    https://www.youtube.com/watch?v=VmNB0YA2rvM

    Secondo Diego Fusaro, tra Antonio Gramsci e Ezra Pound dovrebbe invece esserci un interscambio d’idee … contro il TurboCapitalismo Finanziario Apolide !

    • Moi scrive:

      Ma mi sa che mettere d’accordo “Zecche” e “Fasci” sia ancor più utopistico che mettere d’accordo Sunniti e Sci’iti ! 😉

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        “Ma mi sa che mettere d’accordo “Zecche” e “Fasci” sia ancor più utopistico che mettere d’accordo Sunniti e Sci’iti !”

        🙂

        Se solo si fosse capaci di uscire dal proprio guscio occidentale, si capirebbero tante cose: lo scontro sunniti-sciiti non è né più né meno sensato, né più né meno sentito, di quello zecche-fasci.

        Casa Pound comunque è una “boutique” del tutto irrelevante, che esiste nella misura in cui viene considerato da taluni il più grande pericolo del 21esimo secolo.

        Non è nemmeno particolarmente interessante come gruppo estremista, i suoi capi sono politici assai moderati.

        Comunque il genio che ha messo la bomba, dopo aver mutilato un poveraccio che non era nemmeno di Casa Pound, verrà sicuramente identificato tra telecamere e Facebook e si farà qualche anno di carcere, mentre la libreria riaprirà per i suoi tre o quattro frequentatori, finché non si annoieranno tutti e passeranno ad altro.

        • Z. scrive:

          È tutto cosplay, solo che a volte qualcuno si fa male.

          Del resto, non ho mai capito perché secondo alcuni sarebbe un’attenuante, se non una scusante, fare del male agli altri “per le proprie idee”.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            “Del resto, non ho mai capito perché secondo alcuni sarebbe un’attenuante, se non una scusante, fare del male agli altri “per le proprie idee”.”

            Beh, non mi sembra strano.

            Rapinatore picchia vecchietta: “volevo scipparle le i soldi per farmi una sniffata di cocaina”.

            Estremista di destra: “ho dato un cazzotto al negro perché volevo salvare la ragazza bianca che sono sicuro che lui voleva violentare”

            Estremista di sinistra: “ho spaccato la vetrina della sede degli estremisti di destra perché volevo salvare il povero immigrato nero che l’estremista di destra stava per picchiare”.

            • Z. scrive:

              Esempio sbagliato 🙂

              Il fascio picchia un maschio adulto. Già è meno grave che picchiare una signora anziana, poi lui lo fa invocando una causa di giustificazione che varrebbe a scriminare il suo gesto.

              Il rosso addirittura non fa che danneggiare un bene materiale!

              Si tratta quindi di ipotesi poco paragonabili tra loro…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Esempio sbagliato :-)”

                Ok…

                1) spacciatore picchia rivale spacciatore perché non gli ha dato i soldi

                2) estremista di destra picchia negro presunto stupratore

                3) estremista di sinistra picchia estremista di destra

            • Peucezio scrive:

              Non solo un bene materiale.
              Una libreria. E questi erano quelli che il nazismo non va bene perché bruciava i libri…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Una libreria. E questi erano quelli che il nazismo non va bene perché bruciava i libri…”

                Calcola che in Toscana, la cosa è un po’ particolare. Per quanto possa sembrare bizzarro, i giovani che fanno queste cose sono mossi in gran parte da ricordi atavici, da storie di pestaggi subiti dai bisnonni contadini o operai, da racconti tramandati sul podestà ricco e prepotente e storie simili.

                La miseria è ancora un ricordo tramandato in molte famiglie.

                L’antifascismo ha un senso sicuramente diverso in Toscana, rispetto ad altre regioni, e questo aiuta a capire (non giustifica) certe follie.

            • Moi scrive:

              @ PEUCEZIO

              NO : semmai l’adagio è o era “bruciare i libri non va bene perché lo faceva il Nazismo !”

              …… Mica l’unico caso nella Storia, però :

              https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_book-burning_incidents

            • Z. scrive:

              Miguel,

              appunto, non vedo cosa avrebbe il primo di peggio del secondo e del terzo.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “appunto, non vedo cosa avrebbe il primo di peggio del secondo e del terzo.”

                Il primo agisce esclusivamente per interesse personale.

                Il secondo anche per evitare un (presunto) male che non è personale: difende una donna da un (atteso) stupro; il terzo difende un uomo innocente da un (atteso) pestaggio.

            • Z. scrive:

              Peucè,

              stavo commentando l’esempio 3 della I serie di Miguel, non i fatti di Firenze.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              — Il primo agisce esclusivamente per interesse personale. —

              Ah, ok, quindi il tuo secondo esempio non era in sé esaustivo, bensì riprendeva la situazione di fatto del primo. Non l’avevo capito, scusa!

              Se è così, il secondo agisce per difendere una donna da uno stupro e il terzo per difendere un uomo da un pestaggio (imminenti, nella testa di chi agisce).

              Questo non c’entra granché col “lottare per le proprie idee”. C’entra con l’impedire un crimine, e infatti in entrambi i casi puoi addirittura essere assolto: noialtri legulei la chiamiamo “legittima difesa putativa”.

              E questo a prescindere da quali siano le tue idee, che in questo contesto sono irrilevanti.

              Mentre davvero non vedo perché picchiare un africano per ideologia (odio razziale) o picchiare un fascista per ideologia (odio politico) dovrebbe essere meglio che picchiare uno spacciatore perché non paga i suoi debiti (rivendicare un credito in modo violento).

              Anzi, credo che nove persone su dieci converrebbero che il terzo picchiatore è il meno esecrabile dei tre.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Questo non c’entra granché col “lottare per le proprie idee”.”

                C’entra.

                Il motore della violenza non è praticamente mai l’odio, è la paura.

                Io cerco di impedire che i marocchini si insedino nel nostro quartiere, perché porteranno eroina e molestie sessuali e alla fine ci impaleranno tutti, appena ne avranno la forza. Per cui inizio adesso agendo contro il primo marocchino, la punta del cuneo.

                Io cerco di impedire che i fascisti impediscano ai marocchini di vivere tranquilli nel quartiere, la libreria in cui possono trovare le poesie di Ezra Pound è il primo passo verso le camere a gas, per cui inizio agendo contro il ragazzo che legge quelle poesie.

                Non agisco solo contro questo particolare stupro o quel particolare atto razzista, cerco di bloccare alla radice la trasformazione dell’Italia in Iraq, o nella Germania nazista.

                Quindi si tratta sempre di “legittima difesa putativa”, se vuoi, ma su scala storica.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              se fosse come dici tu nove italiani su dieci troverebbero meno grave la violenza politica e addirittura quella razziale del pestaggio ai danni dello spacciatore insolvente.

              Ma sappiamo entrambi che è esattamente il contrario. Quasi nessuno prova indulgenza verso la violenza gratuita, ancorché goffamente ammantata di ragioni etniche o politiche: e anzi, di norma è ritenuta più spregevole.

              Al contrario, di fronte a un regolamento di conti in cui uno spacciatore insolvente prende un frullo di botte, quasi tutti direbbero: beh, se l’è cercata.

              E ne hanno ben donde. Dopotutto, le idee hanno fatto molto più male alla specie umana degli spacciatori.

              Però tutti quanti abbiamo un po’ di messianesimo allocco dentro di noi, e ci scappa di pensare “aaah, peeerò, beeeh, quellollà però lotta per le sue idee”.

              Come se essere invasati fosse un merito.

              • Miguel Martinez scrive:

                per Z

                ” ancorché goffamente ammantata di ragioni etniche o politiche”

                Mi sorprende come tu sottovaluti la paura, che da sempre è il principale motore della violenza.

                E che non “ammanta” niente: esiste.

                Quando la maggioranza degli europei crede che “il terrorismo sia il principale pericolo oggi”, possiamo scegliere due strade:

                – dire che mentono apposta, perché odiano gli stranieri e stanno cercando una scusa per aggredirli

                – prendere atto che è così, che per quanto statisticamente demenziale, la paura esiste davvero, e che la gente vuole che si “faccia qualcosa”, non per odio, non perché ce l’hanno con la gente con i capelli più neri dei loro, ma perché hanno davvero paura.

                Guarda nella storia passata, e vedrai che il motore delle cose tremende non è “il fanatismo”, “l’estremismo”, “l’odio”, il “messianismo”, ma la semplice paura.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              non divaghiamo: si stava parlando di idee. Anzi, di leproprieidee: un ente fumoso e dal vago sapore plasticollywoodiano che per qualche motivo dovrebbe giustificare le peggio sconcezze. O per lo meno renderle meno gravi.

              Ora, il tuo ragionamento sembra presumere che leproprieidee sia in sostanza un sinonimo di “paura”. Boh, non sono mica tanto convinto.

              Ma poniamo che sia così.

              Perché qualcosa dovrebbe essere nobilitata o giustificata dal fatto che il movente è la paura – e non, chessò, la libido, l’avidità, la sete di sangue, sentimenti altrettanto umani e comuni?

              E infatti, tirare in ballo leproprieidee è qualcosa che facciamo a livello cerebrale, in un confuso spruzzo di messianesimo astratto: nel mondo reale, quasi tutti noi detestiamo gli invasati.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Non divaghiamo: si stava parlando di idee.”

                Non conosco nessuno che giustifichi la violenza in base a “idee”.

                Ho sempre e solo sentito giustificazioni fondate sulla paura, eventualmente delle “idee” degli altri (“quelli hanno l’idea di obbligarci tutti a matrimoni omosessuali, prima che lo facciano mi difendo”). La peggiore violenza degli Anni Settanta era sempre basata sulla “paura del golpe imminente”, cui molti in buona fede credevano.

                Eventualmente, mi possono venire in mente alcuni reati non violenti commessi con motivazioni non fondate sulla paura: penso a Pannella che si faceva le canne in pubblico, per arrivare all’abolizione di leggi che secondo lui portavano a sofferenze ingiuste per altri, o a chi a volte accoglie gratuitamente in casa stranieri con documenti non in regola.

                In questo caso il motore non è la paura, ma nemmeno una “idea”, piuttosto un’emozione.

                Tutte queste emozioni è vero si “ammantano” se vuoi di idee – la difesa della patria, della democrazia, dei diritti civili, eccetera.

                Ma rimane la differenza fondamentale: lo spacciatore agisce per interesse proprio, il “militante” per quello che lui percepisce come interesse comune.

            • Z. scrive:

              Aggiungo una considerazione di cui ti sono debitore: senza di te non sarei mai stato in grado di farla.

              Leggendo il tuo blog – in particolare nel periodo in cui ti occupavi di sette, fattucchiere e pseudomaghi – ho appreso qualcosa che è controintuitivo per chi ha avuto la mia formazione personale e politica.

              Ho appreso che cialtroneria e fanatismo non si escludono a vicenda, anzi il più delle volte sono ottimi compagni di strada. E mi sono accorto che è proprio la norma: cerca il fanatico, troverai il cialtrone.

              E versavice.

              Per come la vedo, questo è un motivo in più per non portare rispetto a chi commette delitti, o compie idiozie, in nome de leproprieidee.

            • Peucezio scrive:

              Mah, Miguel,
              ‘sto discorso sulla paura mi persuade poco.
              Ci sono due categorie di persone al mondo, semplificando molto: i timorosi e i risoluti. E in genere i violenti sono i secondi, non i primi.

            • Roberto scrive:

              Secondo me miguel sottovaluti l’importanza della cattiveria gratuita mascherata da qualcos’altro

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Roberto

                “Secondo me miguel sottovaluti l’importanza della cattiveria gratuita mascherata da qualcos’altro”

                “Cattiveria gratuita” per me è un termine che non significa nulla.

                Stalin era un uomo molto risoluto, che per paura stroncava i cospiratori prima ancora che iniziassero a cospirare.

                Anche le grandi azioni imperiali sono sempre legate alla paura: pensiamo a quanta parte della violenza inglese nell’Ottocento era legata alla paura che i russi arrivassero al mare.

                Un caso notevole, e documentatissimo, è quello della paura tedesca di venire schiacciati tra Francia e Russia; e mi sembra che tutti abbiano presente la particolare combinazione tra risoluzione e paura che è alla base della politica israeliana.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              il rapinatore comune agisce per l’interesse proprio, che in buona parte non sono i soldi: è l’adrenalina.

              Se è un pelo – giusto un pelo – più cerebrale si convincerà di picchiare per ideologie rozze per gente rozza, tipo la Virilità e la Razza. Ma continua a farlo per l’adrenalina.

              E se lo è di più, e magari è affascinato da chi ha letto qualche libro, si convincerà di farlo per il Komunismo e la Rivoluzione. E continua invece a farlo per l’adrenalina.

              Cambia il colore del costume, ma il cosplayer resta cosplayer.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “definizione di “cattiveria gratuita””

                Certo, ma dubito che il buttatore si sia giustificato adducendo motivazioni ideali.

                Era di questo che si parlava: la differenza tra chi commette reati per motivi “personali” (adrenalina, arricchimento, passatempo) e chi ne commette per motivi che lui stesso vede come “ideali”.

                Z è sorpreso dal fatto che le motivazioni ideali siano considerate in qualche modo un’attenuante: in realtà, nove volte su dieci sono un’aggravante.

                Pensate alla differenza tra sfondare una recinzione per divertimento, e farlo nel contesto di “asssociazione con finalità di terrorismo internazionale”, anche se nel secondo caso lo scopo magari è quello di cercare di impedire che dei bombardieri uccidano delle persone.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “http://www.bolognatoday.it/cronaca/paladozza-colpito-pugno-minorenni-gioco.html”

                Ma io non capisco perché continui a citare casi che NON rientrano nelle “motivazioni ideali”, anzi sono l’esatto contrario.

            • roberto scrive:

              ancora una

              http://www.corrieredellosport.it/news/calcio/2016/03/18-9587589/senza_vergona_tifoso_ceko_urinasu_mendicantea_castel_santangelo/?cookieAccept

              ovviamente per ognuna di queste azioni puoi trovare una scusa più o meno sociologica: la noia, la voglia di essere protagonisti, la paura di essere poveri ecc.

              direi che se non ci siamo capiti ora, possiamo essere d’accordo di non essere d’accordo

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “ovviamente per ognuna di queste azioni puoi trovare una scusa più o meno sociologica: la noia, la voglia di essere protagonisti, la paura di essere poveri ecc.”

                No.

                Qui si parlava della giustificazione ideale, non della motivazione o della scusa.

                Questi casi non c’entrano niente.

                L’attentatore contro Casa Pound, quando verrà interrogato, non credo proprio che dirà “mi annoiavo e non sapevo cosa fare”.

                Dirà che esiste in Italia la minaccia del ritorno del fascismo, della fine della democrazia, di licenziamenti dei lavoratori e di guerra, e che lui ha rischiato in prima persona per aiutare a evitare una sciagura al paese.

                Poi magari si può sospettare sotto sotto che l’abbia fatto perché si annoiava o voleva essere protagonista, ma non è di questo che si parlava.

            • roberto scrive:

              Miguel

              “Ma io non capisco perché continui a citare casi che NON rientrano nelle “motivazioni ideali”, anzi sono l’esatto contrario.”

              hai ragione.
              questo è in realtà solo un rivolo della discussione fra te e Z e che riguarda la tua osservazione

              “Il motore della violenza non è praticamente mai l’odio, è la paura”

              a me sembra un’osservazione troppo ottimistica, perché penso appunto che trascuri quella parte di violenza generata dalla “pura cattiveria” (che non è nemmeno odio, non credo che il tizio che piscia sulla vecchietta odi la vecchietta, mi sembra un gesto puramente gratuito)

            • Z. scrive:

              Miguel,

              scusa, ma un raid a bastonate contro un barbone cosa avrebbe di così diverso di un raid a bastonate contro un africano, a parte il costume da carnevale indossato dai picchiatori?

              Direi niente. Al massimo il secondo gruppo racconta – a sé o ad altri – di farlo per la Razza (e non in tribunale: lì se hanno un buon difensore frignano e basta).

              Ma se l’abito non fa il monaco, figurarsi se lo fa il costume di carnevale.

            • Z. scrive:

              Poi che le cose fatte in nome di idee abiette siano punite più severamente mi sembra il minimo. E quasi tutti – individui, organizzazioni, ordinamenti – la vedono come me.

              Quindi trovo vieppiù curioso l’elogio per chi agisce in nome de leproprieidee. Ma in fondo è solo uno di quei discorsi che quasi tutti facciamo e in cui quasi nessuno di noi crede. Non si vede perché debba stupirmi…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Poi che le cose fatte in nome di idee abiette siano punite più severamente mi sembra il minimo. E quasi tutti – individui, organizzazioni, ordinamenti – la vedono come me.”

                Allora, visto che quasi tutti la vedono come te, di cosa ti lamenti?

                Poi cosa sia un’idea “abietta” è sempre discutibile.

                Poniamo gli obiettori di coscienza prima della legalizzazione dell’obiezione stessa.

                Sicuramente compivano un reato, forse – come diresti tu – per protagonismo o per noia, ma che loro giustificavano con ideali “positivi” (non uccidere). Mentre la maggioranza della popolazione ci vedeva, all’epoca, ideali abietti (pugnalare alle spalle la patria in guerra per viltà).

                In questo caso il “diritto al reato” (scusami l’imprecisione giuridica) venne addirittura concesso SOLO per motivi ideali: leggo infatti su Wikipedia:

                “Il diritto all’obiezione di coscienza nella legislazione italiana venne introdotto per la prima volta dalla legge 15 dicembre 1972, n. 772 che riconobbe il diritto all’obiezione contro il servizio militare di leva in Italia per motivi morali, religiosi e filosofici

                In questo caso, l’opposto di quello che dici tu: i “motivi morali, religiosi e filosofici” non solo non diventavano un’aggravante, ma addirittura davano licenza di compiere qualcosa che per altri sarebbe stato reato.

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              io direi che la violenza è uno dei mezzi di autoaffermazione dell’uomo, attraverso cui appaga la propria ambizione e il proprio narcisismo.
              Nella società attuale normalmente si utilizzano altri mezzi per questo scopo (è molto più qualificante socialmente, quindi più gratificante, essere un grosso imprenditore che un picchiatore di periferia) ma quell’istinto sotto sotto rimane e comunque anche l’arrivismo dell’imprenditore ne è una sublimazione.

              Tu dici che tutto ciò viene da una forma di paura, ma non ho ben capito in che senso la intendi.

              E’ la paura della morte come condizione esistenziale, per cui tutto ciò che ci dà un ruolo di prestigio ci assicura più femmine della specie e più probabilità di perpetuare i geni, esorcizzando così la morte con la sopravvivenza della discendenza?

              O è la paura della propria sopravvivenza personale? Del tipo: “lotto e colpisco prima degli altri in modo da non poter essere colpito e atterrato io”?

              O, più che un timore esistenziale, è una forma di diffidenza, di paranoia indiscriminata e aprioristica verso gli altri uomini: come dire: “non è che di per sé la vita sia una lotta, ma di fatto ho la sfortuna di essere circondato da nemici che tramano contro di me, quindi li devo mettere fuori combattimento”?

              Non so, sono esempi, chiarisci meglio a cosa pensi.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “io direi che la violenza è uno dei mezzi di autoaffermazione dell’uomo, attraverso cui appaga la propria ambizione e il proprio narcisismo.”

                Qui c’è un equivoco di fondo, in cui ci sono cascato anch’io.

                Ci sono due domande diverse:

                1) “perché una motivazione ideale è ritenuta un’attenuante nel caso di un reato?”

                2) “perché esiste la violenza?”

                Intanto, “reato” e “violenza” non sono affatto sinonimi, e in questo mi sono lasciato prendere la mano. Contro tutti i miei principi, peraltro, perché ci tengo molto a distinguere tra “cose brutte” e “cose che lo Stato oggi vieta”: non dobbiamo mai confondere le due cose.

                Ciò che interessava a me erano i reati “a sfondo ideale”, a prescindere dallo specifico ideale in ballo, non la violenza in sé.

                Ora, alla domanda posta da Z (“perchè una motivazione ideale deve essere un’attenuante?”) ha risposto già Z, dicendo che le cose commesse per motivazioni ideali vengono punite più severamente di quelle commesse per cattiveria gratuita. In realtà esistono delle eccezioni – ho citato il caso dell’obiezioni di coscienza, che è l’unico che mi viene in mente, ma ce ne saranno anche altri.

                La tua domanda sulle motivazioni della violenza in generale è interessantissima, ma è un’altra cosa.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              non mi lamento! Prendo atto con ingiustificato stupore dell’enorme differenza tra quel che pensiamo in astratto e quel che pensiamo in concreto, come ne Il gorilla che De André riprese da Brassens 🙂

              Cosa sia abietto o meno è sommamente discutibile, certo. Ogni ordinamento e in certa misura ogni individuo lo discute infatti a suo modo.

              E per capirsi, immaginare che la gran parte dei giovani istruiti del Nord siano stati per decenni bonzi nonviolenti sarebbe difficile da far credere anche a Biancaneve 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “E per capirsi, immaginare che la gran parte dei giovani istruiti del Nord siano stati per decenni bonzi nonviolenti ”

                🙂

                Mi hai fatto venire in mente i due reati “ideali” tipici dei Testimoni di Geova, almeno di una volta:

                1) l’obiezione di coscienza. Al momento della legalizzazione dell’obiezioni di coscienza, c’erano in carcere in Italia 250 Testimoni di Geova, accusati appunto di questo reato. Che compivano appunto per motivi “ideali”.

                2) il rifiuto delle trasfusioni di sangue, in particolare da parte dei genitori che impedivano le trasfusioni ai propri figli.

                Ora, nel primo caso, l’ideale dei TdG ci appare oggi come una cosa buona, sancita ormai anche dal diritto.

                Nel secondo caso, come un delitto contro poveri bambini indifesi.

                Ma la cosa interessante è che si tratta dello stesso identico ideale: ciò che cambia è l’atteggiamento della società, non l’ideale stesso. E’ quindi abietto o non abietto?

            • Peucezio scrive:

              A me più che la questione delle motivazioni ideali m’interessava la questione generale.
              Poi le motivazioni ideali sono la violenza dei ricchi annoiati, quindi è una forma di violenza più odiosa, ma la radice prima è la stessa.
              (Cioè, la stessa si fa per dire, perché le società normali contemplano un tasso di violenza inevitabile e lo disciplinano, in modo da contenerne le conseguenze; sono le nostre società borghesi a contemplare l’idea mostruosa che la violenza possa non essere disciplinata, ma portare all’annientamento dell’altro)

              Invece è interessante la questione del nesso fra violenza e paura e meriterebbe di essere approfondito.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “A me più che la questione delle motivazioni ideali m’interessava la questione generale.”

                Per me, la più profonda analisi della violenza che io abbia mai letto è il Balletto delle Nazioni di Vernon Lee, di cui ho avuto occasione di parlare qui.

                Un breve pezzo teatrale (probabilmente mai recitato) di cui si trova anche una traduzione italiana, più un lungo commento analitico della stessa autrice.

                Credo che come sempre, non bisogna partire da un unico fattore che pure esiste (“interessi economici” “grandi ideali” “autoaffermazione dell’uomo” ecc.)

                Proprio per questo, è geniale l’immagine che usa l’atea Vernon Lee di “Satana, il guastatore delle passioni”.

                Rileggiti la traduzione della parte breve, che dovresti trovare sul mio blog, poi ne riparliamo.

            • Peucezio scrive:

              Ritrovata, poi magari me la stampo, anche se non sono così a mio agio con la scrittura evocativa, poetica, metaforica (è un mio grosso limite: Z., consolati, anch’io sono un po’ “tufagno” in certe cose, come si dice a Bari).

            • Z. scrive:

              Miguel,

              come dicevo, ognuno ha le sue idee su cosa sia abietto.

              Anche per questo nessuno crede davvero ne “lepropridee” come esimente o attenuante. È una di quelle cose che si ripetono e basta, come “buona giornata” 🙂

    • Z. scrive:

      La legge dovrebbe proibire a certa gente di nominare il nome di Gramsci.

  35. Miguel Martinez scrive:

    Per chi è rimasto sorpreso dal discorso su bambini e cellulari, leggo oggi su Repubblica:

    http://www.repubblica.it/salute/2016/12/22/news/bambini_gia_a_un_anno_con_il_cellulare-154682280/?ref=HREC1-38

    Bambini, già a un anno con il cellulare

    Sondaggio del Centro per la Salute del Bambino Onlus sul rapporto fra infanzia e tecnologie digitali. Smartphone e tablet battono ormai la vecchia tv e spesso gli schermi vengono usati dai genitori per spegnere le bizze
    di ELENA DUSI
    Invia per email
    Stampa
    22 dicembre 2016

    IL CELLULARE nasce quasi con loro. Un bambino su cinque in Italia prende contatto con lui nel primo anno di vita. Fra 3 e 5 anni di età, l’80% delle piccole mani è ormai in grado di usare il telefonino di mamma e papà. Insieme al tablet, lo smartphone ha surclassato la “vecchia tv”. Il primo sondaggio condotto nel nostro paese sulla diffusione delle tecnologie digitali fra i bambini al di sotto dei 5 anni arriva oggi dal Centro per la Salute del Bambino Onlus di Trieste in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri. Quasi 1.500 questionari sono stati compilati da altrettante famiglie, in parte online in parte negli studi del pediatra.

    Lo studio. Nel primo gruppo, quello che ha risposto online, la presenza dello smartphone in famiglia è arrivata a un rotondo 100% (la televisione è al 95%) e il tablet al 68%. Nel secondo anno di vita, il 60% dei genitori lascia usare il cellulare o lo smartphone ai figli e nella fascia fra i 2 e i 5 anni questa percentuale sale gradualmente fino a sfiorare l’80%.

    Le tecnologie digitali, in realtà, non sono totalmente demonizzate dai pediatri (ma mai prima dei due anni di età, raccomandano gli autori della ricerca). A ottobre l’American Academy of Pediatrics aveva suggerito che guardare filmati di natura in rete, usare Skype con i nonni, ascoltare musica o cercare ricette per prepararle insieme poteva anzi essere positivo per i bambini. Purché il web non interferisse con sonno, pasti e compiti di scuola.

    Con i genitori. Anche il Centro per la Salute del Bambino è su questa linea: “Quando la televisione, lo smartphone e il tablet vengono usati in modo appropriato e condiviso con i genitori sono utili per il divertimento, lo svago e lo sviluppo di alcune competenze”. Ma, soprattutto prima dei due anni, “le interazioni dei più piccoli con mamma e papà e il mondo che li circonda sono fondamentali per lo sviluppo”.

    Giorgio Tamburlini, pediatra e presidente del Centro per la Salute del Bambino, ricorda però un effetto subdolo degli schermi. “Si tratta di studi su bambini più grandi, di 8-9 anni. Ma si osserva chiaramente che solo la carta permette quella sorta di “lettura profonda” in cui il cervello, leggendo, stabilisce connessioni con altre esperienze precedenti e attiva funzioni molto più complesse rispetto alla semplice scansione di un testo sul video. E questa è un’osservazione che non vale solo per i bambini. Chiunque può farla quotidianamente su se stesso”.

    Gli adolescenti. Fra gli adolescenti, ha dimostrato uno studio del 2015 del network europeo coordinato dalla Cattolica di Milano “Net Children Go Mobile” oltre il 50% tiene il telefono acceso giorno e notte. Già a 9-10 anni il 26% ha un proprio computer portatile, l’11% uno smartphone e il 4% un tablet personale. Quel che il rapporto della Cattolica aveva osservato fra i grandi, ha evidentemente basi solide anche nei piccoli. E buona parte dei genitori usa le tecnologie digitali per fare quello che tutti i pediatri sconsigliano: tenere buono un bambino che fa le bizze. Ricorrere a uno schermo per calmare un capriccio, infatti, non fa altro che incentivare comportamenti simili in futuro. Eppure il 30% dei genitori ricorre a questo espediente nel primo anno di età, per arrivare a oltre il 70% dopo “i terribili due”. La percentuale resta costante (segno che il comportamento si è ormai consolidato) nella fascia fra 3 e 5 anni. “I nuovi media – si legge ancora nel rapporto – rendono i bambini capaci di multitasking, ma riducono la loro capacità di attenzione, aumentando le difficoltà di concentrazione e comprensione”.

    Con mamma e papà. Una buona notizia è che due genitori su tre, in media, usano gli apparecchi elettronici insieme ai figli. E che l’abitudine agli schermi non esclude del tutto la lettura: apre un libro con i figli almeno 4 volte alla settimana il 58% delle famiglie che hanno partecipato al sondaggio attraverso i pediatri e il 77% di quelle che hanno completato il questionario online. Merito anche del programma “Nati per Leggere”, che cerca di promuovere la lettura (tramite la voce di mamma e papà) fin dai primi mesi di vita e fu fondato nel 1999 proprio dal Centro per la Salute del Bambino e dall’Associazione Culturale Pediatri, insieme all’Associazione Italiana Biblioteche.

    Si rischia l’isolamento. “Gli apparecchi digitali – prosegue Tamburlini – sono magnetici per i bambini. Escludono tutte le altre esperienze e il rischio è che ci rendano più autistici e isolati. Ma se questo può essere accettabile, entro certi limiti, per gli adulti, diventa un problema per i bambini. Loro hanno bisogno di relazioni, di interazioni,
    di tempo di qualità trascorso con i genitori. Più che ricorrere a divieti e proibizioni, la via più efficace è quella di farli appassionare ad altre cose. Proporgli un gioco, una lettura, una storia da raccontare o una corsa all’aria aperta”.

    • Roberto scrive:

      Lasciare usare il cellulare ad un bambino di due anni vuol dire essere pronti a spendere un patrimonio in riparazioni

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Roberto

        “Lasciare usare il cellulare ad un bambino di due anni vuol dire essere pronti a spendere un patrimonio in riparazioni”

        E’ lo stesso pensiero che mi viene in mente quando vedo le tipiche scenette da giardino.

        Lapo Baldi, età cinque anni, sta bastonando con determinazione Filomena Bardini, età quattro.

        Mamma Bardini arriva, gridando a Lapo, “o che cazzo tu fai?”

        Mamma Baldi arriva anche lei, “e che te tu ti permetti di parlare così al mio figliolo? Vien via, Lapo, ma sei stanco amore? Vuoi un biscotto? Vuoi il telefonino? Tieni!”

        Mohammed, età quattro anni, arriva e chiede a Mamma Baldi “scusa signora se Lapo non ci gioca più posso avere il suo bastone?”

        • Z. scrive:

          Bellissimo… dimmi che Lapo si usa davvero da voi, come nome per i nuovi nati!!

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Z

            ” dimmi che Lapo si usa davvero da voi, come nome per i nuovi nati!!”

            Eh sì…

          • paniscus scrive:

            Purtroppo sì.

            Io lo troverei accettabile solo per un cane, ma qui c’è ancora qualcuno che pensa che faccia figo per gli umani.

          • paniscus scrive:

            Comunque, di bambini di due o tre anni con lo smartphone in mano se ne vedono eccome, quando devono essere tacitati perché non rompano le scatole ai genitori. Nelle file di attesa o durante le spese è un vero classico, i supermercati sono pieni di ‘sti frugoletti ancora abbastanza piccoli da essere fatti sedere sul carrello, e che spippolano animatamente sul cellulare della mamma mentre questa sceglie la verdura con calma…

            Non si vede più quasi mai nessuno, in giro, che si porti dietro giochini APPOSITI per distrarre il bambino, come era normale fare fino a pochissimi anni fa.

            • Zhong scrive:

              “giochini APPOSITI”

              Hem.. nel cellulare ci sono le app apposite, per fare un disegnino, per colorare, per guardare le foto, etc..

            • paniscus scrive:

              …e questo la dice lunga NON sul meccanismo di adultizzazione precoce del bambino, ma su quello di infantilizzazione inesorabile dell’adulto, visto che lo smartphone in origine era destinato a lui.

  36. Miguel Martinez scrive:

    A proposito di Testimoni di Geova…

    Vi spiego perché non permetterò mai a mia figlia di sposare un avvocato 🙂

    Un Testimone di Geova va in ospedale e dichiara che non vuole trasfusioni di sangue.

    Mentre è in stato di incoscienza, un medico gli fa la trasfusione di sangue lo stesso, salvandogli la vita.

    il TdG, ripresosi, fa causa per danni al medico.

    La vicenda arriva in Corte di Cassazione, che assolve il medico, perché:

    1) se è vero che nessuno aveva il diritto di violare la volontà del TdG da cosciente…

    2) non sappiamo cosa pensasse lo stesso TdG quando era incosciente.

    Non è una barzelletta, è una sentenza della corte di cassazione:

    http://www.altalex.com/documents/news/2007/05/16/rifiuto-delle-trasfusioni-ad-opera-del-testimone-di-geova

    • roberto scrive:

      io terro la mia lontana dai testimoni di geNova… capace che ti fanno morire un nipotino per seguire qualche strana superstizione

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “seguire qualche strana superstizione”

        Veramente se c’è qualcuno che vorrebbe eliminare ogni superstizione dalla faccia della terra, sono proprio i TdG!

        E’ uno dei motivi per cui mi stanno poco simpatici 🙂

      • paniscus scrive:

        “io terro la mia lontana dai testimoni di geNova… capace che ti fanno morire un nipotino per seguire qualche strana superstizione”
        ————————-
        Io mi preoccuperei di più degli antivaccinisti attuali, che sono DI PIU’ dei Testimoni di Geova, e che si bullano pure di essere modernissimi, progressisti e di pensiero tanto autonomo e libero, mica come quei poveracci che si fanno indottrinare dalle sette…

        • Z. scrive:

          …e danneggiano in modo diretto e indiretto tutti noi, a differenza dei TdG.

          Che come non mi stancherò mai di ripetere non mi hanno mai chiesto una lira. Anzi, a volte si fanno problemi ad accettare le donazioni…

      • Roberto scrive:

        In effetti….

    • Peucezio scrive:

      Gli avvocati in tutto ciò ci hanno guadagnato, anche perdendo la causa.
      Perché mai non daresti tua figlia in sposa a un avvocato?

      • Z. scrive:

        Ehm, ragazzi, che vi scuccede? mcia state ancora smaltendo i cotechini di Capodanno?

        Va bene che il divitto è noioso e fave voli pindavici è più intellettualeggiante, ma su, state attenti 😀

        1) Se il medico è stato assolto ciò significa che l’avvocato la causa l’ha vinta, mica l’ha persa. E se davvero ritenete poco condivisibile la sentenza, allora quell’avvocato è stato bravo due volte.

        2) Il principio di diritto espresso dalla S.C. non è quello simpatico e un po’ fantasioso enunciato da Miguel, ma più banalmente questo:

        Se le trasfusioni sanguigne si rendono necessarie per scongiurare il pericolo di vita del paziente, il sanitario che le effettui, seppur a conoscenza del rifiuto del paziente stesso (nella fattispecie in quanto Testimone di Geova), pone in essere un comportamento scriminato ex articolo 54 c.p. che esclude la sussistenza di un qualsiasi danno risarcibile

        e francamente, mi pare una conclusione ineccepibile. Direi incvedibilmente ineccepibile, pev non dive tevvibilmente noiosa!

        😛

        Z.

        PS: comunque, è bene che tua figlia non sposi un avvocato. Statisticamente tenderebbe a finire assieme ad uno squattrinato senza speranze 😀

        • paniscus scrive:

          Se poi fosse la figlia stessa a diventare avvocato (o avvocatA), sarebbe da preoccuparsi ancora di più rispetto all’eventualità che sposi un avvocato…

          • Z. scrive:

            Beh, su questo non ci piove: quasi certamente sarebbe lei ad essere squattrinata.

            Il marito avvocato invece può sempre piantarlo!

            Meglio che si orienti verso una carriera da funzionario o da magistrato, insomma…

            Meglio ancora se non studia legge, certo 🙂

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “Va bene che il divitto è noioso e fave voli pindavici è più intellettualeggiante, ma su, state attenti”

          E infatti, siamo stati attenti.

          La sentenza dice che

          1) i TdG hanno il diritto di rifiutare trasfusioni:

          “il TdG, se in possesso delle sue piene capacità ricognitive e di autodeterminazione, ha il diritto di “rifiutare le cure”1 sub specie di rifiuto delle trasfusioni sanguigne”

          2) Questo però vale finché il TdG è “in possesso delle sue piene capacità ricognitive”, cioè se sviene cinque minuti dopo o (immagino) si addormenta, il medico può fargli quello che vuole:

          “La Terza Sezione si pone, dunque, il problema di accertare, se il rifiuto al trattamento trasfusionale, esternato dal paziente TdG al momento del ricovero, potesse ritenersi operante anche al momento in cui le trasfusioni si resero necessarie, presupposto indefettibile per escludere una illiceità ab origine dell’intervento medico.”

          Capisco i dilemmi reali, etici, coinvolti nella faccenda, e non saprei assolutamente che posizione prendere in merito.

          Ma quello che è insieme criminale e geniale è l’escamotage giuridica. Poi si parla male degli esperti talmudisti e dei dotti della shariah.

          • Roberto scrive:

            Ma perché “criminale”?

            Sul serio non capisco la tua posizione: non è un problema filosofico ma una questione terribilmente concreta: il medico pincopallo, deve pagare un fracco di quattrini per risarcire un danno consistente nell’aver salvato la vita di uno che non si sa se voleva essere salvato?

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Roberto

              “Ma perché “criminale”?”

              Forse “perverso” è un aggettivo più adatto.

              E’ chiaro che il medico suscita la nostra simpatia (e anche la mia).

              Ma mi chiedo che tipo di mente ermellinata (citazione dalle sentenza stessa) sia stata in grado di escogitare questa soluzione, dopo aver detto che:

              1) non si può fare una trasfusione contro la volontà di qualcuno

              2) quella trasfusione era certamente contro la volontà di quel tale

              A quel punto, tutto, ma letteralmente tutto, diventa possibile.

              Forse è anche un bene che sia così, ma ha del diabolico.

            • Roberto scrive:

              Invece a me il ragionamento non sembra neanche così strano: tizio, seduto tranquillamente nel salotto di casa, sorseggiando uno sherry mentre ascolta della buona musica in compagnia dell’affascinante compagna dice “io non voglio le trasfusioni”.
              Siamo sicuri che la volontà di tizio sia la stessa nel momento in cui si contorce dal dolore in un letto di ospedale, con la Signora in Nero già pronta con la falce in mano?
              cambiando le circostanze, uno non può cambiare idea?

              • Miguel Martinez scrive:

                per roberto

                “tizio, seduto tranquillamente nel salotto di casa, sorseggiando uno sherry mentre ascolta della buona musica in compagnia dell’affascinante compagna dice “io non voglio le trasfusioni”.”

                Ma no, quella è la vita che fanno i TdG DOPO la resurrezione 🙂

                Comunque la sentenza dice che lui ha espresso le proprie intenzioni al momento dell’ingresso in ospedale; e il fatto che lui abbia poi fatto ricorso (si dice così?) indica che è rimasto sempre dello stesso parere.

                SOLO quando era stato di incoscienza la pensava in modo diverso…

                Chiaramente con lo stesso ragionamento va a benedirsi il “testamento biologico”. Chi può escludere infatti che io cambi idea mentre sono in coma?

            • Z. scrive:

              Secondo me è sufficiente leggere l’art. 54 c.p. richiamato dal periodo citato sopra per fugare ogni ragionevole.

              Poi io sono di parte, essendo sicuramente molto garantista rispetto alla media. Il leguleio forcaiolo e grillino del blog è il giovine MT 🙂

              Ma per come la vedo io, il problema della responsabilità penale del medico nemmeno si pone.

            • roberto scrive:

              “Chiaramente con lo stesso ragionamento va a benedirsi il “testamento biologico”

              miguel,

              lasciati dare un consiglio: quando leggi un ragionamento giuridico in una sentenza, *devi* ancorarlo ai fatti.

              non sono ragionamenti filosofici, speculativi, morali ecc.
              sono soluzioni di problemi concreti.

              per farti un esempio, è un po’ come dire, quando attraversi la strada guarda sempre prima a sinistra. poi vai in inghilterra (= cambiano i fatti) e se non guardi prima a destra ti fai schiacciare
              dalla prima macchina che passa

              in questo caso il problema è: devo condannare a risarcire un danno un medico che salva la vita ad un tizio, nonostante la volontà presunta del tizio di non essere salvato? ed il ragionamento del giudice si inserisce in quel contesto di fatti.

              il testamento biologico si inserisce in tutt’altro contesto (tizio è morto, cosa fare dei suoi pezzi?) e non credo proprio che il ragionamento del cassazione possa essere preso così, tale e quale.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Roberto

                “devo condannare a risarcire un danno un medico che salva la vita ad un tizio, nonostante la volontà presunta del tizio di non essere salvato?”

                Qui c’è un conflitto tra un medico e un paziente.

                Il medico ha violato un preciso diritto del paziente, che nemmeno la sentenza di Cassazione mette in dubbio.

                Ora, tu, io e i giudici di Cassazione tifiamo tutti per il medico, perché ci sta più simpatico del TdG: la medicina fa parte delle cose che noi condividiamo, gli insegnamenti di Rutherford no.

                E tutti e tre vorremmo truccare il gioco in modo da farla passare liscia al medico.

                Allo stesso modo, tu, io e giudici potremmo invece essere tutti e tre Testimoni di Geova, e quindi tifare contro il medico.

                Oppure tutti e tre cattolici tradizionalisti contrari alla “predazione degli organi”.

                E in quel caso, non vedo perché non potremmo tranquillamente usare la stessa logica: Tizio è vero che quando era cosciente, voleva farsi “espiantare”, ma in coma può aver cambiato idea e quindi il medico che si rifiuta di “espiantare” per motivi di coscienza ha fatto bene.

            • roberto scrive:

              “E in quel caso, non vedo perché non potremmo tranquillamente usare la stessa logica:”

              ripeto: non è così che funziona il diritto.
              non applichi la stessa logica a qualsiasi cosa, ma applichi la stessa logica
              1. agli stessi fatti
              2. a fatti assimilabili

              esistono certo “ragionamenti per analogia” (applico la stessa logica a fatti che non hanno nulla a che vedere fra loro) ma si usano solo proprio quando non si da che pesci pigliare.

              ho ancora nelle orecchie le parole dettemi dal mio ex capo (un giurista di common law, quindi ancora più estremo su questa posizione) nel gennaio 2012, leggendo un ragionamento che avevo preso pari pari da una sentenza che non c’entrava niente con la questione della quale ci occupavamo ma che a me sembrava pertinente :

              “usa ancora un ragionamento per analogia e ti licenzio”

              🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                per Roberto

                ““usa ancora un ragionamento per analogia e ti licenzio””

                🙂

                Credo che la somiglianza dei fatti ci sia.

                Abbiamo un conflitto tra un medico e un paziente, che ruota attorno a due visioni inconciliabili del corpo umano.

                Per la prima, il corpo “va salvato” a tutti i costi: come “vita” adesso e come elementi utili per salvare altre “vite”.

                Per la secondo, il corpo è un oggetto che va conservato incontaminato (dal sangue o da parti di altri corpi estranei) anche al costo della “vita”.

                A un certo punto, diventa quindi una questione di punti di vista, perché i fatti non incontestabili in sé, credo.

            • roberto scrive:

              ritornando al tuo dubbio, brutalmente:

              devi decidere che valore dare ad una espressione di volontà in due casi

              – nel primo caso si tratta di salvare una vita (quella del testimone di geova) contro la volontà del morituro
              la persona che ha espresso la volontà è ancora in vita, e la puoi salvare

              – nel secondo caso si tratta di salvare altre vite usando pezzi di cadavere
              la persona che ha espresso la volontà non c’è più, non la puoi salvare. puoi invece salvarne altre

              proprio non ci vedo nessuna analogia possibile

            • Z. scrive:

              Per come la vedo io il testamento biologico può porre problemi: non quando sei in coma irreversibile (cosa che lo differenzia dal nostro TdG, curabile) ma quando perdi il senno prima di finirci.

              Perché se dopo che hai perso il senno dici che non vuoi la spina staccata, che si fa? Si fa finta di niente? No, per come la vedo io si pensa che potresti essere lucido, e stop eutanasia.

              Qui invece c’è un soggetto in stato di necessità – leggi l’art. 54 c.p. – e un medico che agisce di conseguenza: esercitando, dunque, un proprio diritto.

              Che l’eventuale reato sia scriminato mi sembra piuttosto difficile da contestare. Poi sul piano civile boh, chiedi a un civilista (detto con un tono simile, seppur meno marcato, a quello con cui diremmo “babbano”) 🙂

            • Z. scrive:

              Ah, dimenticavo:

              l’analogia sfavorevole per l’imputato è rigorosamente proibita dalla legge penale!

            • Z. scrive:

              …e dalla costituzione. Ma era proibita anche in epoca fascista. In teoria, ovvio…

            • roberto scrive:

              comunque qui c’è la sentenza che è più chiara del commento

              http://www.miolegale.it/sentenze/cassazione-civile-iii-4211-2007/#

              qui la cassazione cita la corte d’appello (dicendosi poi d’accordo su questo ragionamento)

              “Le conclusioni svolte introducono opportunamente l’esame dell’altro motivo con cui si affronta il nodo fondamentale per la decisione della presente controversia: accertare, cioè, se il rifiuto al trattamento trasfusionale, esternato dal S. al momento del ricovero, potesse ritenersi operante anche al momento in cui le trasfusioni si resero necessarie.

              Il giudice del gravame, conformemente a quello di primo grado, ha ritenuto che “la risposta … è, se non sicuramente negativa, quanto meno fortemente dubitativa” in quanto “è più che ragionevole chiedersi se il S., qualora avesse saputo dell’effettiva gravità della lesione e dell’attuale pericolo di vita, avrebbe senz’altro ribadito il proprio dissenso”. Ciò in virtù delle seguenti considerazioni:

              che anche il dissenso, come il consenso, deve essere inequivoco, attuale, effettivo e consapevole;

              che l’originario dissenso era stato espresso dal S. in un momento in cui le sue condizioni di salute non facevano temere un imminente pericolo di vita, tanto che il paziente era stato trattato con terapie alternative;

              che lo stesso S. aveva chiesto, qualora fosse stato ritenuto indispensabile ricorrere ad una trasfusione, di essere immediatamente trasferito presso un ospedale attrezzato per l’autotrasfusione, così manifestando, implicitamente ma chiaramente, il desiderio di essere curato e non certo di morire pur di evitare d’essere trasfuso;

              che alla luce di questi elementi e di un dissenso espresso prima dello stato d’incoscienza conseguente all’anestesia, era lecito domandarsi se sicuramente il S. non volesse essere trasfuso, …”

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z e Roberto

                ““la risposta … è, se non sicuramente negativa, quanto meno fortemente dubitativa” ”

                Mi chiedo a questo punto come potrei tutelarmi di fronte a gente che mette in dubbio la mia volontà affermata regolarmente ed espressa nell’unica maniera possibile.

                Faccio testamento davanti al notaio a favore di Tizio, poi i miei soldi li danno invece a Caio, perché “probabilmente se io avessi saputo che Tizio era stato bocciato a scuola, avrei cambiato idea”.

                La storia dell’autotrasfusione è la toppa peggiore del buco: il TdG era cosciente che la propria situazione poteva peggiorare e aveva anche suggerito il modo di EVITARE una (etero)trasfusione.

            • PinoMamet scrive:

              “cambiando le circostanze, uno non può cambiare idea?”

              Ehi, aspetta, naturalmente può cambiare idea.

              Ma quando firmi o dichiari espressamente una cosa, ecco, è come un diamante: per sempre 😉

              o almeno, finché non firmi e non dichiari espressamente di aver cambiato idea.

              Uno dichiara di non volere trasfusioni, o di essere d’accordo alla donazione dei propri organi, esattamente per il momento in cui non potrà dirlo a voce, perché incosciente o morto.

              Quindi se i giudici avessero detto “tizio magari da incosciente la pensava diversamente” avrebbero detto, oltre che chiaramente una cazzata, anche una scemenza giuridica.

              SE invece il ragionamento è stato “il medico se ne è fregato della dichiarazione del paziente, e ha fatto bene perché il suo fine ultimo era di salvargli la vita” allora il ragionamento è giusto.

              Nella realtà pratica, tra i due ragionamenti passa la spessore di un capello, e forse neppure, ma si sa che la Giustizia se ne fotte della realtà pratica 😉

            • roberto scrive:

              ok miguel,

              non saremo mai d’accordo.

              io vedo:

              – un tizio che chiede di non avere trasfusioni
              – un medico che gli salva la pellaccia
              – tizio che chiede dei fantastiliardi di risarcimento danni morali

              se fossi stato il giudice avrei sicuramente deciso la stessa cosa (mi dispiace solo per le spese compensate), perché è cosa buona e giusta non rovinare la vita ad uno che fa il suo lavoro (e che potrebbe essere portato a non salvare la mia di vita per evitare rischi….) per tutelare delle buffe ubbie di uno svitato

              se fossi legislatore cercherei di limitare le azioni contro medici ed ospedali (non so come, ci penso)

              se fossi imperatore mozzerei a tutti lo capo a tondo

              prima di chiudere però
              mi piacerebbe ricollegare questo discorso a quello del direttore d’orchestra.
              secondo te la buffa ubbia del genitore che racconta palle al figlio non è meritevole di tutela, mentre quella (ugualmente buffa) del tizio che non vuole trasfusioni si, al punto che chi gli salva la vita va spellato?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Roberto

                “secondo te la buffa ubbia del genitore che racconta palle al figlio non è meritevole di tutela”

                Se il genitore, prima di entrare nel teatro, avesse firmato un rifiuto esplicito di permettere l’esposizione di suo figlio a battute scettiche riguardanti Babbo Natale, e il teatro avesse accolto questa sua richiesta nel proprio Registro delle Obiezioni Natalizie, trasmettendo poi l’obbligo all’Operatore Musicale…

                Per me il genitore avrebbe anche avuto il diritto di chiedere megarisarcimenti, perché no?

            • Peucezio scrive:

              Sono d’accordo con Pino:
              1) da una parte la fissazione per iscritto della propria volontà serve proprio per quando non si è in grado di manifestare una volontà esplicita.
              Semmai ci sarebbe il problema se sia lecito per la legge ipotecare il presente in nome del passato. Per esempio una coppia non può sposarsi stabilendo come clausola che il suo matrimonio non potrà essere sciolto e se facesse un accordo scritto del genere sarebbe nullo: la libertà presente prevale sulla volontà passata di istituire un vincolo non scoglibile.
              2) Ma qui in gioco è un’altra questione. Mentre uccidere per trascuratezza un paziente è reato, salvargli la vita contro la sua volontà è un reato? O al massimo è un abuso, uno scavalcamento della sua volontà?
              Cioè la violazione di una prescrizione escplicita del paziente, quando anche si sia stabilito che tale prescrizione debba essere applicata, è tutt’al più una violazione disciplinare o magari amministrativa, oppure esiste un articolo del codice penale che sanziona il comportamento di chi salva una vita contro la volontà del salvato? Se così fosse, mi parrebbe quantomeno eccessivo.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Mentre uccidere per trascuratezza un paziente è reato, salvargli la vita contro la sua volontà è un reato?”

                Infatti, avessero ragionato così, la questione sarebbe stata interessante e vera… invece gli ermellinati hanno scelto una linea che permette di arrivare a qualunque cosa. Ad esempio a togliere i parlamentari al PD senza passare per le elezioni (“se gli elettori dovessero votare adesso, c’è da pensare che non li eleggerebbero più”).

            • roberto scrive:

              Peucezio

              ” oppure esiste un articolo del codice penale che sanziona il comportamento di chi salva una vita contro la volontà del salvato”

              è proprio il contrario!

              è l’articolo 54 del codice penale che dice

              “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sè od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, nè altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Roberto

                ““Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sè od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, nè altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo””

                E allora che bisogno c’era di inventarsi l’idea che quando siamo incoscienti o addormentati non vale più un diritto riconosciuto?

                Capisco benissimo e condivido che sia moralmente bene tutelare un medico da richieste di risarcimento per aver salvato una vita, ma non è questo il punto.

            • roberto scrive:

              Miguel

              “Per me il genitore avrebbe anche avuto il diritto di chiedere megarisarcimenti, perché no?”

              permettimi di dirti che sono molto contento che tu non abbia ambizioni politiche, ché temo che nella società miguelesca mi troverei maluccio
              🙂

            • Peucezio scrive:

              Al di là del penale comunque, anche il risarcimento in sede civilistica mi suona un po’ singolare.
              Come si fa a quantificare un presunto danno spirituale? Inoltre si presume che il fedele che mette in atto un comportamento peccaminoso non volontariamente, non sia neanche punito dalla sua stessa religione (non commetto peccato se il venerdì santo mi legano e mi infilano in bocca di forza un salame).
              Insomma, risarcimento per quale danno? Dimostrabile e quantificabile come?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Si risarcisce il danno non patrimoniale liquidato equitativamente.

            • Z. scrive:

              Boh, a me al massimo stupisce un po’ che questo procedimento non sia stato archiviato prima del processo.

              Mi sembra che la sussistenza della scriminante non possa seriamente essere messa in discussione, comunque si rigiri la cosa.

              Poi, per carità, trovo anche legittimo che il TdG ci abbia provato. E probabilmente avrebbe pure donato il risarcimento al suo tempio.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Mi sembra che la sussistenza della scriminante non possa seriamente essere messa in discussione, comunque si rigiri la cosa.”

                Ma infatti da profano, non avrei trovato nulla di strano se la Corte di Cassazione avesse detto:

                1) Il TdG aveva tutti i diritti di rifiutare il trattamento

                2) il medico aveva il diritto lo stesso di salvargli la vita, fregandosene del parere del diretto interessato

                Quello che è diabolico, ripeto, è dire che il magistrato, guardando nella sfera di cristallo ermellinato, sa che solo in quel preciso momento il TdG non la pensava più come quando aveva detto esplicitamente che rifiutava il trattamento e come avrebbe poi ribadito anche dopo il trattamento.

                Non capisco come altri non trovino allucinante questa balla.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Da quello che ho capito è un processo civile, non penale. L’accertamento del reato avveniva solo in via incidentale per la risarcibilità del danno non patrimoniale.

            • roberto scrive:

              miguel

              “(…), non avrei trovato nulla di strano se la Corte di Cassazione avesse detto:
              1) Il TdG aveva tutti i diritti di rifiutare il trattamento
              2) il medico aveva il diritto lo stesso di salvargli la vita, fregandosene del parere del diretto interessato”

              devi però trovare una ragione per far prevalere un diritto sull’altro

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Il TdG in astratto avrebbe avuto diritto al risarcimento del danno non patrimoniale, solo che lo ha chiesto per il motivo sbagliato. Premesso che prima del 2008 la materia non era ben definita e che quindi non me la sento di tirare la croce addosso al suo avvocato, il risarcimento si poteva ottenere ex artt. 2059 c.c. e 32 Cost (violazione del diritto costituzionale al rifiuto delle cure). Qui invece il risarcimento è stato chiesto ex artt. 2059 c.c. e 185 c.p., col risultato che l’applicabilità della scriminante ha fatto vincere il medico.

            • Z. scrive:

              Verissimo, era un processo civile.

              Comunque Peucezio per certi versi ha pure ragione. Un conto è il diritto di tutti a rifiutare le cure – perché sì, sic et simpliciter – ma dubito che un TdG possa essere considerato un peccatore se ha subito una trasfusione contro la sua espressa volontà.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “1) Se il medico è stato assolto ciò significa che l’avvocato la causa l’ha vinta, mica l’ha persa. E se davvero ritenete poco condivisibile la sentenza, allora quell’avvocato è stato bravo due volte.”

          Infatti, più è bravo l’avvocato, meno voglio averci a che fare!

          E’ proprio quello il punto.

          • Z. scrive:

            Dipende se sta dalla tua parte o da quella avversa.

            Se sposa tua figlia meglio che sia bravo, considerato che ha già il difetto di essere un avvocato 😛

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          L’avvocato del TdG ha cercato di ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale passando per l’accertamento incidentale del reato. La sentenza è del 2007, quindi non me la sento di giudicare questa scelta, che a posteriori si sarebbe dimostrata sbagliatissima.
          Se la causa fosse stata intentata dopo il 2008 dubito che l’esito sarebbe stato lo stesso.

          http://www.miolegale.it/sentenze/cassazione-civile-iii-4211-2007/

          Questa storia secondo me dimostra ancora una volta che nelle aule di tribunale la vita per i TdG è difficile.

          • roberto scrive:

            mauricius

            “Se la causa fosse stata intentata dopo il 2008 dubito che l’esito sarebbe stato lo stesso.”

            perché?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Perché le famose sentenze di San Martino (una serie di sentenze della Cassazione dell’11 novembre 2008) hanno fatto chiarezza in materia di danno non patrimoniale. In sostanza, essendo il diritto al rifiuto delle cure costituzionalmente riconosciuto, la sua violazione comporta la risarcibilità del danno non patrimoniale.

    • Roberto scrive:

      Io piuttosto vorrei non avere a che fare con uno che scrive come il commentatore della sentenza, ed invece passo le mie tristi giornate a leggere cose scritte anche peggio (mannaggia a me che quando ero in tempo non ci ho dato dentro di più con il basket….)

    • Zhong scrive:

      Gironzolando su Facebook, mi sono fatto l’idea che i testimoni di geova siano per lo piu’ gente che non ha studiato molto, come se fossero una versione dell’opus dei per il popolo… ha senso?

      • paniscus scrive:

        Dalle mie parti, almeno tra gli italiani, non ne esistono quasi più.

        Non so se faccia parte di direttive imposte dai vertici del gruppo, o di strategia di sopravvivenza spontanea, ma ormai fanno proselitismo solo tra gli stranieri di origine cattolica e di condizione culturale molto semplice, soprattutto latinoamericani e filippini.

        Negli ultimi sette o otto anni, le pochissime volte che mi è capitato di imbattermi in un tentativo di abbordaggio spirituale da parte di uno di questi, aveva sempre l’accento ispanico.

        In 15 anni di insegnamento, MAI avuto nemmeno un solo caso di alunno testimone di Geova (qualche altra forma di protestanti un po’ bizzarri, avventisti o pentecostali, sì, ma testimoni di Geova proprio mai).

        Una volta si sarebbe spiegato, appunto, con il fatto che provenissero da famiglie talmente ignoranti che alle superiori non ci andavano proprio, ma adesso l’argomento non regge più, perché l’iscrizione al primo anno delle superiori è obbligatoria per tutti, e non è che io sia stata sempre nei licei, ho visto anche scuole un po’ meno “borghesi”…

        • roberto scrive:

          lussemburgo pullula di TdG

        • PinoMamet scrive:

          Confermo che una conoscenza diventata TdG è in effetti cubana
          (e in realtà di idee religiose già molto variegate in partenza).
          Poi ha lasciato anche i TdG, credo sia ritornata semplicemente “strana”. Pessimo personaggio tra l’altro.

          Concentrarsi sui latino-americani e assimilabili (filippini) credo sia un po’ frutto del caso (uno “proselitizza” quello che trova…) e un po’ una scelta voluta:
          molte sette protestantoidi sono particolarmente attive in America Latina, mentre devono essersi accorte che non è facile vincere giocando “in casa” del Cattolicesimo…

          • Peucezio scrive:

            La questione dell’America Latina è che, almeno nelle classi basse. ci sono meno filtri culturali.
            Si nota nel loro degrado onomastico, nella promiscuità dei loro comportamenti (è rara una donna che abbia fatto figli con un solo uomo), in generale in una certa sciatteria culturale, che si traduce in una permeabilità acritica ai modelli dominanti, o, meglio, alle loro versioni più popolari. Di qui anche il dilagare delle sette nordamericane.
            E’ il contraltare di un certo vitalismo: i popoli asiatici sono più fieri e meno permeabili (almeno sul piano culturale; sul piano materiale e economico siamo ormai tutti sudditi di uno stesso sistema), non chiamano i loro figli col nome dell’ultimo attore di Hollywood trascritto a orecchio, ma sono anche più tristi e repressi.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “La questione dell’America Latina è che, almeno nelle classi basse. ci sono meno filtri culturali.”

              Vero, comunque il motivo sta sostanzialmente nella conquista coloniale.

              1) Cambia radicalmente la cultura. Nulla a che fare con il passaggio da “paganesimo” a cristianesimo, o da cristianesimo a Islam nel Mediterraneo, tutti sistemi profondamente correlati tra di loro. Casomai somiglia un po’ al passaggio da induismo a Islam nel Panjab e nel Sindh.

              2) La nuova cultura impone anche una gerarchia etnica, cosa che non successe con altri grandi cambiamenti (tipo arrivo dei turchi in Anatolia), per cui i ceti inferiori erano emarginati anche dalla nuova cultura.

              3) La distruzione liberale delle comunità contadine nell’Ottocento

              4) La mancanza di un linguaggio anche culturale proprio: l’America Latina “parla” spagnolo/portoghese, cattolico, liberale, nazionalista. Cioè linguaggi che non offrono alcuna protezione contro le forme di dissoluzione che vengono da fuori.

              Il tutto detto senza particolari pregiudizi contro la colonizzazione ispanica, che non ho mai demonizzato.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Zhong

        “mi sono fatto l’idea che i testimoni di geova siano per lo piu’ gente che non ha studiato molto, come se fossero una versione dell’opus dei per il popolo”

        Sicuramente si tratta di gente che non ha studiato molto; ma non vedo la minima affinità con l’Opus Dei.

        Ricordiamo che i TdG hanno poco di devozionale, e sono anche più rilassati come costumi di tanti gruppi protestanti, perché tutto si concentra sul proselitismo, cioè sul continuo reclutamento di nuovi… reclutatori.

        Inoltre, c’è un grande orgoglio organizzativo, “siamo gente semplice che non ha studiato, ma teniamo pulitissimo tutto, costruiamo sedi che sembrano grandi palazzi con le nostre mani”.

        • Zhong scrive:

          Un’altra cosa che mi pare di aver capito e’ che amano molto condividere “conspiracy theories”: scie chimiche, vaccini, il latte e’ avvelenato, teorie pseudoscientifiche varie, etc..

          • paniscus scrive:

            Boh, io penso che quello sia abbastanza un caso, dovuto a un’interpretazione retroattiva di dogmi biblici che avevano già.

            Ad esempio, negli anni ’80, quando cominciò a scoppiare l’allarme sociale sul contagio dell’AIDS, ci sguazzarono come ippopotami, a sostenere che avevano sempre avuto ragione loro a dire che le trasfusioni erano male.

            E allora di sicuro facebook non c’era 🙂

  37. Miguel Martinez scrive:

    A proposito di Lapo…

    I nomi fiorentini attuali, senza giudizio di merito (ma non c’entra niente il trans-agnelli), sono:

    1) Categoria particolare: Lapo, Ginevra, Vieri, Neri, Corso, Leone, Guia

    2) Categoria quasi normale: Lorenzo, Leonardo, Caterina, Costanza, Bianca, Cosimo, Jacopo (con la “acca”), Niccolò (due “c” per non pronunciare con la “acca”).

    Noi Toscani siamo un po’ particolari, specie se veniamo dal Messico e ci chiamiamo Miguel.

    Effetto collaterale positivo: i KEVIN, i MAICOL e le NATASSCIE son passate di moda.

    • Z. scrive:

      Lorenzo? Leonardo? Caterina? perché “categoria quasi normale”? ho conosciuto lorenzi, leonardi e caterine di ogni età e provenienza!

      A parte questo, al Sud oltre ai nomi che si usano anche al Nord hanno i loro nomi, per così dire, tipici: Vincenzo, Ciro, Carmine, Vito.

      Voi avete Lapo, Ginevra e Leone.

      Al Nord no, siamo aridi!

      Da noi già Antonio è una rarità, non parliamo poi di Giorgio, Giuseppe o Giovanni. Da noi, quando si sentono nomi “atipici”, finiscono per essere proprio Chevin, Maicol, Giordan e Gessica (che poi chissà perché anche a me vengono in mente per primi Chevin e Maicol).

      Intendiamoci, Chevin e Maicol, ci sono anche altrove, ma qua coi nomi abbiamo proprio poca fantasia!

      • PinoMamet scrive:

        Mah!
        Io di piccoli e giovanni Giuseppi, Giorgi e Giovanni ne conosco, anche Pietri;

        molti ma molti di più che Kevini e Maicoli, devo dire.

        Rocco, anche in uso settentrionale da ‘ste parti (probabilmente come bizzarria famigliare, ci sono varie località San Rocco… c’è anche San Nepomuceno se è per questo 😉 ma vabbè)

        PS
        Ovviamente per i vecchi parmigiani San Giovanni Nepomuceno era spiegato come San Zvan, nè pu nè meno 😉

        • Roberto scrive:

          Conosco un nepomuceno tedesco (nepomuk)…adesso ha due anni e non cerca ancora un avvocato per citare in giudizio i genitori

        • paniscus scrive:

          Io di piccoli e giovanni Giuseppi, Giorgi e Giovanni ne conosco, anche Pietri;
          ——————-

          Pietro è uno dei nomi più gettonati negli ultimi 15 anni, senza particolari connotazioni locali, ma in tutta Italia…

          Giovanni è ancora piuttosto comune a Firenze per motivi tradizionali, ma non so se sia altrettanto diffuso anche altrove.

          Giuseppe è proprio in via di estinzione, i pochissimi bambini o adolescenti che si chiamano così sono quelli di origine meridionale che si sono beccati il nome del nonno, ma non è che lo portino tanto volentieri… è come chiamarsi Pasquale, Salvatore o Concetta, per capirsi.

          • habsburgicus scrive:

            la laicizzazione (inesorabile ?) si vede anche dalla diminuzione enorme fra le ragazze, di Maria, un tempo portato da almeno il 50 % delle donne..
            forse di più perché spesso nascosto da Grazia e Anna [esistono Anne pure, molte però sono/erano Anne Marie]…come secondo nome, dove, usava Maria era comunissimo..pure fra i maschi-un Giuseppe Maria, un Filippo maria non erano inusuali, forse anche un Giovanni Maria, seppur non utilizzati

            • paniscus scrive:

              E invece qualche ritorno postmderno di “Maria” tra le nuove nascite c’è eccome, ma non per motivi tradizionali, bensì al contrario: perché ormai è diventato talmente raro da essere nuovamente visto come un nome ricercato e raffinato : – )

      • paniscus scrive:

        per Z: non metto in dubbio che Lorenzo o Leonardo siano nomi normali, ma quando in una certa zona geografica ne hai quattro o cinque esemplari in ogni classe, verrebbe voglia di metterli fuorilegge per i prossimi 20 anni…

        • Peucezio scrive:

          Come a Milano che a un certo punto è scoppia la moda di Edoardo, per fare i raffinati, e senti tutti ‘sti Edo in giro fra i ragazzi attuali.
          Ho notato nella stessa generazione una certa inflazione di Matteo.
          Invece la generazione dei Marco e dei Lorenzo è quella degli attuali 40-50enni, quindi anni ’60-70.

          A Bari invece ci sono alcuni nomi femminili che sono esplosi negli anni ’70-’80, almeno fra la borghesia (il popolino oscilla fra i nomi tradizionali e quelli impresentabili americani alla Verdone, meno diffusi).

          • paniscus scrive:

            A Bari invece ci sono alcuni nomi femminili che sono esplosi negli anni ’70-’80, almeno fra la borghesia
            ————-

            Per curiosità, quali sono?

            Qui è un’esplosione di ragazzine che si chiamano Costanza, Virginia, Lucrezia, Beatrice, Matilde, nomi abbastanza normali ma sostanzialmente ottocenteschi, che nella generazione delle madri non c’erano, e magari nemmeno in quella delle nonne…

            (il popolino oscilla fra i nomi tradizionali e quelli impresentabili americani alla Verdone, meno diffusi).

            Cioè, la sorella maggiore che si chiama Assunta o Rosaria e quella minore che si chiama Shakira, Kimberly o Naomi perché l’obbligo di omaggio familiare verso la nonna è stato già assolto? 🙂

            • PinoMamet scrive:

              Magari entrambe le caratteristiche nella stessa persona: Assunta Shakira non sarebbe male!

            • Peucezio scrive:

              Ho trovato inflazionatissime Antonella e Annalisa (forse è un caso, perché ne ho conosciute tante io, ma tieni conto che Bari alla fin fine è un paese, le persone quelle sono).
              Anche Alessandra ha una discreta diffusione. (E siamo a tre che iniziano per A-).
              In generale sono nomi fini, ma non esageratamente leziosi, non troppo aristocratici ma non troppo banali, con una moderata pretenziosità.
              In effetti da delle giovani signore della borghesia barese degli anni ’70-’80 non ci si potrebbe aspettare molto di diverso.

              I nomi maschili oscillano fra quelli tradizionali (l’onnipresente Nicola: non c’è comitiva di baresi di qualunque età in cui, se ci sono almeno cinque persone, non ci siano almeno due Nicola), quelli scontati ma non volgari e quelli pretenzioni, ma non troppo appariscenti.

            • Z. scrive:

              Beh, la cantante si chiama Shakira Isabel dopotutto 🙂

        • Z. scrive:

          Lisa,

          ti dirò, trovo giusto che in Toscana abbondino Lorenzi e Leonardi. E in fondo anche Lapi, che non credo siano ispirati all’agnellide. Avete una storia illustre ed è giusto onorarla!

          A Napoli immagino che esistano classi con quattro o cinque Vincenzi, dopotutto 🙂

    • PinoMamet scrive:

      La categoria 2 mi sembra normalissima, perlomeno in EmiliaRomagna;

      anche qui, senza problemi di acche, abbiamo gli Jacopi e i Niccolò (sì, anche con due c).

      Nessun Lapo, tranne un cane di un tizio incontrato per strada (Lapo el-càn, ovviamente);

      in compenso, un mio parente ha chiamato la figlia Selvaggia, che da queste parti non usa proprio, neanche come nome giustificabile con qualche santo o patrono bizzarro.
      Credo proprio che la colpa sia della Lucarelli…

      • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

        “Lapo el-càn, ovviamente”.

        🙂 🙂 🙂 🙂 🙂

        • paniscus scrive:

          “Lapo el-càn, ovviamente”.
          ———————-

          No, io non pensavo assolutamente a quello.

          Proprio a un nome da cane, adatto sia a un vero cane vivo, sia a un personaggio canino dei fumetti, tipo “Lapo, cane lupo”.

          • paniscus scrive:

            Comunque, per restituirgli un minimo di dignità storica, nell’onomastica toscana medievale “Lapo” era semplicemente una variante di “Jacopo”, probabilmente originata da qualche forma di lessico familiare infantile che ebbe fortuna imprevista… esattamente come “Rita” era una storpiatura familiare di “Margherita”, quindi niente di grave : – )

          • PinoMamet scrive:

            Sì, Lapo era usato come nome “da cane” da queste parti
            (e in effetti, le prime apparizioni dell’agnelloide hanno generato le inevitabili domande “ma doveva dargli proprio un nome da cane?”)

            poi ha fatto il giro di 360 gradi, ed è tornato nome da cane (da queste parti, anche per il traino del cognome Elkann, che suona molto cinofilo 😉 )

            interessante come fenomeno!

      • paniscus scrive:

        in compenso, un mio parente ha chiamato la figlia Selvaggia,
        (…)
        Credo proprio che la colpa sia della Lucarelli…
        ———————————–

        L’ultimo caso analogo che ho sentito, di nome “indotto” esclusivamente da un personaggio televisivo o mediatico: KASIA, che dovrebbe venire da Kasia Smutniak, attricetta di alterne fortune e vedova di uno dei più clamorosi coatti-da-grande-fratello della prima ora.

        Magari qualcuno pensa che sia un nome dal suono originalissimo, se non fosse che è un normale diminuitivo slavo di “Caterina”, ossia è assolutamente identico a “KATIA”, solo che uno è russo e l’altro è polacco.

        Però il nome Katia, in Italia, è diventato popolare da 50 anni, quindi è entrato a tutti gli effetti nel novero dei “nomi da vecchie”, invece questo è nuovo!

        • PinoMamet scrive:

          La ex polacca di mio fratello si chiamava in effetti Katarzina, o qualcosa del genere, insomma, Caterina
          (poi mi spiegherà magari Habs perché i polacchi sbattono le z ovunque, anche dove proprio non hanno senso)
          e uno dei diminutivi era appunto Kasia.

          • Peucezio scrive:

            Te lo spiego io: perché lì la palatalizzazione avanti vocale anteriore o avanti /j/ è resa anche grafematicamente, perché è più accentuata rispetto alle lingue slave orientali e meridionali.

            • PinoMamet scrive:

              Grazie!

              PS
              altro diminutivo che ricordo, Kaska

            • habsburgicus scrive:

              Si infatti…rende quel suono…che esiste, almeno in modo nitido, solo più in polacco e in ceco (la “rz” polacca sta per “ř” ceca)..in russo, in serbo, in bulgaro non esiste
              Il polacco Przemyśl è trascritto in ceco Přemyšl
              é una famosa città polacca ai confini con l’Ucraina, teatro di un drammatico assedio da parte delle truppe russe imperiali nel 1914-1915 che si concluse con la conquista russa il 22/3/1915 che destò commozione nell’intero Orbe facendo sembrare spacciata Vienna e che contribuì al nostro intervento ! forse senza la caduta di quella città non ci sarebbe mai stato il Patto di Londra del 26/4/1915 o comunque sarebbe stato ritardato e, l’offensiva vittoriosa tedesca e asburgica del 2/5/1915, sfondamento di Gorlice, avrebbe portato a resipiscenza le élites italo-massoniche 😀 dunque è anche a causa della presa rusa di Przemyśl che morirono 600.000 italiani !
              Stalin se la pappò dopo la sua pugnalata alla schiena alla Polonia vinta il 17/9/1939 annettendola all’Ucraina, ma la “restitui’ alla Polonia in via di marxistizzazione nel 1944/1945 esattamente come accadde a nord per Białystok (sovietica 1939-1941..financo Łomża era sovietica !), che tuttavia fu russa, dapprima un oblast’ e dal 1843 nel gubernija di Hrodna/Grodno, e non polacca stricto sensu dal 1807 al 1915;
              a Przemyśl c’era un vescovo unito, vale a dire greco-cattolico, che cessò con la comunistizzazione sino a c.a 1990 per quanto in Polonia la Chiesa unita non fu mai abolita de iure a differenza di URSS (1946 in Galizia e 1949 in Transcarpazia), RO (1948) e CS (1950…ma solo fino al 1968, a qualcosa Dubček è servito :D) semplicemente fu “sospesa” e lasciata “vacante”, ma ormai gli uniti sono pochi poiché son tutti polacchi, cattolici latini

            • habsburgicus scrive:

              il vescovo ortodosso di Przemyśl proclamò l’adesione all’Unione nel 1691 (c’era già un vescovo unito, dal 1693 la diocesi tornò una)
              nel 1700 il vescovo di L’viv proclamò l’Unione e nel 1708 la proclamò la confraternita stauropigiale di L’vi (dunque dipendente dal Fanar direttamente), fino ad allora centro del più fanatico ortodossismo..
              la storiografia russa quando additittura oggi parla di ‘ste cose usa una violenza impressionante contro Roma, i polacchi e i gesuiti !!! 😀
              Nel 1702 proclamò l’Unione il vescovo di Luc’k
              rimase solo 1 vescovo ortodosso nell’intera Rzeczpospolita, precisamente in G.D di Lituania a Mahiloŭ (oggi BY), e si provvide a tenerlo vacante anche se poi le pressioni russe obbligarono a provvederlo di un titolare
              nel primo sessantennio del XVIII secolo diventarono uniti quasi tutti gli ortodossi (specialmente dal 1730), pare ci fossero solo più 50 chiese ortodosse nella Corona di Polonia nel 1760 (contro oltee 1000 unite !), tutte presso il confine russo, che allora era quasi a Kyïv (c’era un voivodato polacco di Kyïv, ma non comprendeva la città che era russa !) e qualcuna in più in G.D Lituania (ma in molte parti della Lituania storica erano uniti proprio tutti, financo a Minsk ! solo nel sud-est era diverso)
              bastavano altri 50 anni di Rzeczpospolita e l’ortodossia sarebbe scomparsa !
              non fu così
              ci sarà Caterina II
              che distruggerà la Chiesa unita in Ucraina 1794-1796, processo continuato in Bielorussia da Nicola I nel 1839

            • roberto scrive:

              come passare da kasia smutniak alla confraternita stauropigiale di L’vi

              straordinario come sempre habsb!

            • habsburgicus scrive:

              😀
              grazie ! 😀
              😀

  38. Pingback: L’ultimo giovane maschio del villaggio | Kelebek Blog

  39. Val scrive:

    per Miguel

    “qui” è un termine un po’ vago, visto che i commentatori di questo blog sostengono in genere tesi del tutto inconciliabili tra di loro, e pure con la massima determinazione 🙂

    Giusto, ho generalizzato. Anche se sull’UAAR mi è sempre parso di notare una certa unanimità di giudizio (negativo), in effetti abbastanza sorprendente data la diversità di posizioni su molte altre cose.

    Ovviamente, la richiesta implicita (anche nei tanti entusiasti del licenziamento, anche su questo blog) è che nessuno, in tutta la società, deve mai fiatare qualcosa che possa mettere in dubbio una cosa che tu hai deciso, di tuo arbitrio, di mettere in testa a tuo figlio.

    Questa è un’osservazione molto interessante, su cui vale la pena discutere. Le contraddizioni sono molte. Siamo una società genuflessa di fronte ai bambini, e il caso del licenziamento del direttore è speculare, ma forse solo apparentemente opposto, a quello della polizia che arresta il padre che molla un ceffone al figlio disobbediente. Nel mondo della scuola, poi, le contraddizioni esplodono (Paniscus mi corregga se dico sciocchezze): da un lato i genitori delegano l’educazione dei figli alla scuola (dove sono parcheggiati ormai otto ore al giorno) e dall’altro le negano in tutti i modi l’autorevolezza e l’autonomia per farlo.

    Ciò detto, nel caso concreto, per come è stato raccontato, immagino che questo direttore abbia fatto la sua uscita su Babbo Natale in maniera un po’ astiosa, per ripicca verso i genitori chiassosi.* Il che, fosse vero, classificherebbe il tutto come una battuta antipatica e un po’ velenosa che difficilmente può essere descritta come espressione di un punto di vista alternativo. Immagino cioè che ciò che ha fatto la differenza sia stata la forma, non tanto il contenuto della battuta.

    * Lasciamo ad altro momento la discussione sul presuntuoso direttore che ritiene di officiare un rito sacro e che ritiene oltraggioso che i genitori chiacchierino invece di ascoltare in ossequioso silenzio la sua arte… 🙂

    • Z. scrive:

      Odifreddi, ce l’abbiamo con Odifreddi!

      Ma personalmente, quando si occupa del suo campo, lo ritengo una persona eccezionale.

      Per me è la personificazione dell’effetto Dunning–Kruger…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Val

      “Nel mondo della scuola, poi, le contraddizioni esplodono (Paniscus mi corregga se dico sciocchezze): da un lato i genitori delegano l’educazione dei figli alla scuola (dove sono parcheggiati ormai otto ore al giorno) e dall’altro le negano in tutti i modi l’autorevolezza e l’autonomia per farlo.”

      Infatti, verissimo.

      Da una parte, non esiste più la possibilità di trasmettere nulla della propria esperienza, per cui i figli sono necessariamente abbandonati; ma prima venivano delegati a un’istituzione che si riteneva fosse in grado di forgiare il Cittadino Nuovo, e oggi anche questa istituzione è alla frutta.

      Il risultato dovrebbe essere proprio il parcheggio non autorevole.

      • paniscus scrive:

        Vero… peccato che poi, contemporaneamente, alla scuola si richiede anche di dimostrare la propria validità e la propria “produttività” attraverso una vera o presunta documentazione dei risultati ottenuti…

        …ovvero allevare orde di ragazzini che riescano bene nelle “prove oggettive” statistiche nazionali, o che qualche anno dopo riportino buoni risultati nei loro curriculum universitari o nel loro successo nel trovare lavoro.

        E come si dovrebbe fare a sfornare delle leve massicce di giovani dalle competenze eccellenti, se fino al giorno prima ci è stato richiesto esattamente il contrario, cioè di promuovere cani e porci, di abbassare l’asticella delle richieste in modo che tutti possano prendere la sufficienza, e di “gratificare” tutti regalando loro voti più alti possibile con il minimissimo sforzo?

        Voglio dire, come è possibile che la stessa scuola che nei rapporti di valutazione ministeriali viene considerata “VIRTUOSA” perché ha pochissime bocciature, pochissimi abbandoni, pochissimi esami di setteembre e pochissimi dplomati con voti bassi, e ha una percentuale altissima di gente che ha diritto a strumenti di ausilio personalizzati perché altrimenti non ce la farebbe… poi, contemporaneamente, venga considerata inadeguata perché sforna gente poco preparata?

        Scusate il cinismo, ma NON E’ POSSIBILE avere la scuola dell’accoglienza coccolosa che aiuta tutti, che gratifica tutti, che faa il piano di studi personalizzato a tutti per non mettere nessuno in difficoltà, e che promuove tutti… e contemporaneamente la scuola dell’eccellenza che garantisce una preparazione a livelli alti.

        Decidiamoci su quale delle due si vuole, e poi ci si organizza, ma tutte e due insieme non sono possibili.

        • Z. scrive:

          E’ un po’ il problema dell’avvocatura.

          Vogliamo un avvocatura come in Germania, con un esame d’accesso assai difficile che può essere tentato un numero limitato di volte, con limiti rigorosi a ciò che il professionista può fare o meno?

          O un’avvocatura come negli Stati Uniti, dove questo sbarramento non c’è ed è tutto ampiamente rimesso alle fluttuazioni del mercato?

          In Italia l’accesso alla professione è praticamente privo di barriere, i numeri sono a dir poco spropositati eppure si vorrebbe un Ordine sempre più potente e una professione rigorosamente regolata e guai a parlare di mercato…

          A volte certe posizioni sono mutualmente esclusive, e bisognerebbe decidere 🙂

      • roberto scrive:

        “non esiste più la possibilità di trasmettere nulla della propria esperienza”

        In che senso?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          ““non esiste più la possibilità di trasmettere nulla della propria esperienza””

          sì, sono stato telegrafico, lapidario ed enigmatico, tutto insieme 🙂

          La differenza tra chi poteva insegnare un mestiere al proprio figliolo, e chi invece sa che del proprio mestiere tra poco non resterà nulla e che quindi non serve a niente. Al massimo può accompagnare il figliolo a scuola e comprargli un televisore al plasma dove può imparare da altri.

          Tutto questo non è necessariamente tragico, ma cambia completamente i ruoli in famiglia.

          Il problema è che oggi non esiste nemmeno il futuro che si affidava alla scuola (non so in Lussemburgo!).

        • roberto scrive:

          non sono così convinto

          certo, io non ho un “mestiere” da trasmettere ai miei figli (che però a partire dai sei anni avevano già una idea di come funziona un processo più precisa di quella della media della popolazione, tant’é che adesso se li sgrido è un continuo “non hai le prove” “ho il diritto di difendermi” ecc.)
          ma questo valeva pure per i miei genitori (infatti ho seguito un percorso che non ha nulla a che fare con quello che hanno fatto loro) e pure per i loro genitori…insomma nella famiglia robelux siamo già alla terza generazione che non trasmette un “mestiere” alla generazione successiva. sarà un caso isolato? non credo proprio….

          mentre non ho dubbi sul fatto che se fossi medico, o pizzaiolo, o avvocato o allevatore di pecore, effettivamente avrei un mestiere da tramettere.

          piuttosto ci sono due aspetti
          1. è probabilmente vero che esisto oggi molti più “mestieri intrasmissibili”
          2. è sicuramente vero che oggi le nuove generazioni non sono sempre interessate ai mestieri dei genitori, mentre fino ad un po’ di tempo fa la trasmissione era ineluttabile o quasi

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Val

      “* Lasciamo ad altro momento la discussione sul presuntuoso direttore che ritiene di officiare un rito sacro e che ritiene oltraggioso che i genitori chiacchierino invece di ascoltare in ossequioso silenzio la sua arte”

      Anche questa è una riflessione interessante – almeno in generale, nel caso specifico penso che il direttore fosse rimasto stizzito dal vedere i pargoli che stavano tutto il tempo a spippolare sui telefonini, presumo in silenzio.

      Tempo fa, venne da noi l’orchestra degli strumenti a fiato del Maggio Fiorentino. Abituati al classico pubblico compunto, si innamorarono invece dei nostri bambini (e genitori) che si mettevano a ballare, a battere il tempo e a cantare, e a toccare gli strumenti.

      • Val scrive:

        La scena dei bimbi ipnotizzati dai cellulari purtroppo non faccio fatica a immaginarla. Probabilmente se il direttore avesse avuto un po’ più di senso dell’umorismo, invece che negarne l’esistenza, avrebbe dovuto augurare ai bambini che Babbo Natale smettesse di regalare loro quegli stupidi, stronzissimi, infernali aggeggi…

        Quanto alla fruizione dell’arte, si apre un capitolo senza fine. Senza scomodare Bordieu e il capitale culturale, è evidente che il con-testo (il silenzio sacrale con cui si è tenuti ad ascoltare Beethoven o la sala di museo grande come una cattedrale dove è esposto uno stronzo di gallina in vetroresina) è fondamentale e spesso è segno di differenziazione sociale

  40. Moi scrive:

    Bocciato Referendum su Art. 18 … possa questo 2017 rivelarsi l’ Anno della Grande Trasformazione della Rabbia in Forza : Distruggere il PD nelle Urne, sperando prima che scatti il Vitalizio per una NeoColonia di EndoParassiti Sistemici ! L’ unica (!) vera e propria “buona notizia” del 2016 è stata la Vittoria OltreOceano dell’ Uomo della Provvidenza : ma è stata soltanto finora l’ Alba (!) di una Nuova Era … ognuno faccia la sua parte; possa Marine Le Pen ergersi trionfante e colpire la Testa dell’ EuroKraken Massonico, possa ogni altro Paese recidere il proprio Tentacolo che l’ avvinghia !

    • Z. scrive:

      Al prossimo pranzo eurocratico al romeo ci vieni anche tu, eh…

      voglio sentire dal vivo se queste cose le pensi davvero!

      (non lo diremo a nessuno ovviamente)

      Z.

      PS: per adesso, tra voucher e referendum, questo anno inizia male per la CGIL, più che altro. Ma male male male. Camusso dimissionaria e Landini segretario generale?

      • Francesco scrive:

        Gentiloni PDC, Landini alla CGIL, i Prof di nuovi unico motivo d’essere della scuola, un freddo siberiano … mica siamo nel ’17 sbagliato? ci siamo trasferiti a Mosca un secolo fa?

        🙂

  41. Moi scrive:

    Diciamo che il Nuovo Trend per star nel sicuro di aver sempre ragione è fare i Bastian Contrari rispetto all’ Establishment e i Media Main Stream …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *