L’orgoglio di amare il proprio orticello

Una di quelle paroline manipolatrici, care ai politici, è “Nimby“: chi ama e custodisce il luogo in cui vive, anziché accettare che venga usato come discarica da qualcuno più ricco di lui, sarebbe un egoista nemico del Progresso.

Noi la pensiamo in modo diverso.

Il solito micro-esempio sanfredianino.

Da anni, i residenti di Via de’ Serragli – una stradina medievale sconnessa e quasi senza marciapiedi – si oppongono al fatto di venire usati come l’autostrada che porta fuori dal centro.

L’Amministrazione Comunale ha quindi cambiato alcuni percorsi di autobus, spostandoli su Borgo San Frediano, altra stradina medievale sconnessa e quasi senza marciapiedi. E visto che c’era, ha deciso anche di aprire tre piazze verso Borgo San Frediano alla sosta a pagamento di non residenti, perché altrimenti la gente rischierebbe di lasciare l’auto a casa quando viene in Oltrarno.

Ora, la gente di Via de’ Serragli, che di queste cose ha ormai pratica, sta aiutando la gente di Borgo San Frediano a ribellarsi contro un simile modo di spostare il problema.

E hanno scoperto, tra l’altro, che l’assessore alla mobilità, un anno e mezzo fa (allora era stato da poco eletto), aveva promesso pubblicamente e per iscritto una serie di cose diametralmente contrarie a quelle che sta imponendo oggi.

Da qui possiamo trarre diverse piccole lezioni che valgono, sospetto, almeno dal Cile a Vladivostok.

Uno. Quando un politico è stato eletto, farà  il contrario di ciò per cui lo hanno votato. Quindi importa poco il diritto di votare ogni cinque anni, mentre importa tanto il diritto di controllare i politici tra un’elezione e l’altra.

Due. Se si pensa in termini piccoli e locali, si riesce a incidere, perché si è in grado di formulare proposte sensate e di vegliare dalle finestre di casa, giorno dopo giorno.

Tre. La prima cosa da fare, quando vedi che il tuo problema lo stanno scaricando addosso a qualcun altro, è aiutare anche quell’altro a difendersi.

Se tutti impariamo che abbiamo un orticello; che gli possiamo voler bene; che ha bisogno della nostra protezione; che non deleghiamo nulla a nessun partito di nessun colore… allora non potranno spostare il traffico da Via de’ Serragli a Borgo San Frediano.

Dovranno imparare a pensare a una città con meno traffico.

Ed ecco a voi il nostro orticello, direttamente attaccato alla Chiesa del Carmine.

Ieri una delle mamme che si vede nelle foto, ci diceva, “io vengo da Roma, e lì queste cose manco ce le sognamo… volevo dirvi grazie per tutto quello che ci avete fatto scoprire e vivere”.

La convivialità può essere contagiosa.

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177 risposte a L’orgoglio di amare il proprio orticello

  1. izzaldin scrive:

    Grandissimi ortisti! 🙂
    questa è la risposta migliore a chi vuole distruggere il vostro quartiere.
    Ma l’orto è all’interno del giardino Nidiaci o è da un’altra parte?
    Comunque complimenti! cosa state piantando?
    p.s.
    mi piace molto l’osservazione sulla parola Nimby. effettivamente è applicata con disprezzo a chi cura gli interessi della propria comunità; e a usare con disprezzo la parola nimby sono gli stessi che poi parlano dei sacrosanti diritti individuali di proprietà privata etc..

    • Miguel Martinez scrive:

      Sì, è dentro il giardino, dietro l’abside del Carmine.

      C’era Vittorio (quello con i capelli bianchi) che da quando è andato in pensione, non sa stare fermo, e allora si è messo a zappare come faceva da giovane lui e come hanno fatto tutti i suoi antenati.

      Dietro a pomodori, cipolle e cetrioli, ha coinvolto un gruppetto assai misto di cristiani, ebrei e musulmani 🙂

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        “Uno. Quando un politico è stato eletto, farà il contrario di ciò per cui lo hanno votato. Quindi importa poco il diritto di votare ogni cinque anni, mentre importa tanto il diritto di controllare i politici tra un’elezione e l’altra.”

        Verissimo. L’unico freno che ha il politico è la paura di perdere la poltrona a vantaggio id un altro politico. Questa paura può essere rinfocolata da un’opinione pubblica attenta. Sta al politico creare consenso attorno alle proprie scelte. Anche se rimane vero che un politico che insegue sempre e solo il consenso è il classico politicante che distribuisce posti e prebende ma non decide e non risolve mai nulla. E’ lo statista quel politico che -avendo in testa un’idea di lungo periodo- occasionalmente decide anche a costo di perdere consensi immediati – un po’ come la Merkel con gli immigrati. E lo statista migliore è quello che riesce a convincere gli elettori della bontà delle proprie idee di fondo anche contro quelli che appaiono come interessi più immediati.

        “Due. Se si pensa in termini piccoli e locali, si riesce a incidere, perché si è in grado di formulare proposte sensate e di vegliare dalle finestre di casa, giorno dopo giorno.”

        Verissimo. La libertà è partecipazione. Ecco perché rifuggere dalle Grandi Soluzioni Epocali tipo “reddito di cittadinanza”, ecc.)

        “Tre. La prima cosa da fare, quando vedi che il tuo problema lo stanno scaricando addosso a qualcun altro, è aiutare anche quell’altro a difendersi.”

        Verissimo. Si chiama “solidarietà”, e di solito può scattare più facilmente fra persone che hanno in comune i rapporti con i mezzi di produzione, ovvero all’interno della stessa classe.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

      • Lanzo scrive:

        Si spera che Vittorio non goda di una pensioncina di invalidita’ altrimenti se un occhiuto funzionario dell’INPS leggesse delle prodezze di Vittorio…
        Non credere che siano solo 40 gatti a leggerti.

  2. Mauricius Tarvisii scrive:

    “Quindi importa poco il diritto di votare ogni cinque anni, mentre importa tanto il diritto di controllare i politici tra un’elezione e l’altra”

    Sì, ma sono materie “molto tecniche” (cit.) e deve essere la politica ad occuparsene perché la popolazione non capisce. E poi basta con questi controlli, questi lacci, questo ostruzionismo: democrazia è sì confrontarsi e discutere, ma anche decidere, fare, e finalmente c’è una classe politica che fa (ricit.).

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mauricius tarvisii

      “La democrazia è una forma di governo. Se non governa, non è democrazia.”

      (G. Toraldo di Francia, “Il rifiuto”, Einaudi, 1975)

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        E’ sulla definizione del verbo “governare” che dissento dalla vulgata.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ mauricius tarvisii

          “governare” = “scegliere una rotta piuttosto che un’altra” (e infatti proviene dal gergo marinaresco. “Kybernetes” è il timoniere in Greco antico).

          Il che significa che in generale chi governa scontenterà comunque qualcuno.

          Tanto per esser chiari, come diceva uno che ne capiva ben più di me – e che ha dato il nome al sistema operativo recentemente adottato da un non partito politico Italiano:

          “una vera democrazia non è mai esistita né esisterà mai”

          e la democrazia diretta è

          “un governo tanto perfetto da non convenire agli uomini”

          (Lo stesso ha anche scritto “I depositari del potere esecutivo non sono i padroni del popolo, bensì i suoi funzionari […]; esso può nominarli o destituirli quando gli piaccia. “. Ricorda qualcuno.)

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “governare” = “scegliere una rotta piuttosto che un’altra” (e infatti proviene dal gergo marinaresco. “Kybernetes” è il timoniere in Greco antico).

            Una volta al liceo in un’ora di filosofia dopo l’ennesimo giochetto etimologico dissi che la Arendt per me era un’imbecille (non usai questo termine, ma fui comunque sgarbato). Quindi con me queste cose non attaccano 😀

            Governare vuol dire semplicemente essere responsabili di decisioni di governo, fare o non fare cose. Il non fare una cosa di per sé è governare se a non fare quella cosa è chi è investito della responsabilità di governo.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ mauricius tarvisii

            “Arendt”

            Anatema!!! 🙂 🙂 🙂

            (Mi leggo e mi rileggo la Arendt appena posso. Ho inghiottito “Le origini del totalitarismo” anni fa, prima ancora di “Eichmann a Gerusalemme”. E’ arrivata alle stesse conclusioni di Orwell sulla natura del potere partendo da un’esperienza di vita completamente diversa. Poi era anche un tipino che diceva pane al pane e vino al vino, il che non guasta).

            “fare o non fare”

            Beh, è vicino a quello che ho detto io, no? Come scrisse Chesterton, “chi sceglie di scendere dal tram a Piccadilly non può mica allo stesso tempo di scendere alla fermata di Trafalgar Square”. Bene o male questo il politico lo fa tutti i giorni, a nome di tutti.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

          • izzaldin scrive:

            @Andrea Di Vita

            “Mi leggo e mi rileggo la Arendt appena posso. Ho inghiottito “Le origini del totalitarismo” anni fa, prima ancora di “Eichmann a Gerusalemme”. E’ arrivata alle stesse conclusioni di Orwell sulla natura del potere partendo da un’esperienza di vita completamente diversa. Poi era anche un tipino che diceva pane al pane e vino al vino, il che non guasta”

            non solo ha anticipato Orwell, ma ha saputo leggere la realtà dei suoi giorni in maniera così profonda da anticipare temi e problemi attualissimi oggi nel 2016, nello specifico quando parla di profughi e rifugiati e che il problema vero di questpersone è principalmente la mancanza dei documenti per la permanenza in un dato luogo.
            In questi giorni stanno sbarcando migliaia di “richiedenti asilo”, cioè richiedenti documenti. La sua lettura della questione, credo in Eichmann in Jerusalem, è straordinariamente attuale

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ izzaldin

            “anticipato”

            Non so se Arendt abbia anticipato Orwell o viceversa, visto che “1984” è uscito nel 1948 e “Le origini del totalitarismo” nel 1951.

            Probabilmente non sapevano nemmeno dell’esistenza l’uno dell’altra, il che rende ancora più preziosa la concordanza fra le idee espresse in certe pagine delle loro opere (cito a braccio: la trinità ideologia-linguaggio-terrore nel totalitarismo inteso come forma radicalmente nuova di dominio, l’equiparazione fra nazisti e comunisti, l’arbitrarietà e la mobilità del potere come condizione necessaria della sua permanenza, l’auto-referenzialità del discorso ideologico, la presenza di molteplici radici del totalitarismo nella storia precedente, la vocazione al dominio mondiale, la tecnologia come strumento di alienazione, l’esaltazione della ribellione individuale come unico antidoto).

            “documenti”

            Quello della precarietà come base del potere è un altro dei temi comuni ai due (lo sradicamento della ‘plebe’ in Arendt, la paura del licenziamento in “Fiorirà l’aspidistra”) ad anche ai personaggi della “Schiuma della terra” di Koestler. Tutti e tre a un certo punto sono stati o profughi o in contatti con profughi, sia pure in condizioni differenti: Koestler apolide in Francia dopo la vittoria di Franco, Orwell trotzkysta in fuga dalla Barcellona dominata dagli stalinisti, e la Arendt al contatto con l’emigrazione Ebraica dalla germania nazista in Francia e negli USA.

            Tutti e tre -in accordo col Primo Levi di “Se questo è un uomo” (“distruggere l’Uomo è difficile, o Tedeschi…”) e col Musil di “L’uomo senza qualità” individuano il male nella perdita di profondità dell’individuo, cioè quella riduzione a una sola dimensione che lo rende incapace di “parlare in modo articolato” (l’essenza della natura umana degli eroi omerici nell’Iliade): il non parlare più con se stessi (il non essere più “due in uno”) in Arendt, il duckspeaking di Orwell, la giaculatoria finale di Gletkin-Neanderthal di “Buio a mezzogiorno” in Koestler.

            L’individuo nella “plebe” di Arendt (o nei “Due minuti d’odio” orwelliani), sradicato, senza più corpi sociali intermedi cui fare riferimento (“non c’erano più leggi” in Oceania), terrorizzato, precarizzato (diremmo noi oggi) da un potere che gli comunica di occuparsi fraternamente di lui (il Big Brother) in nome di slogan vuoti si chiude nella sua monade individuale al prezzo di ripetere a pappagallo “Quattro gambe buono, due gambe cattivo”…

            Ogni riferimento alla situazione attuale è puramente voluto. Gli Alti, i Medi, i Bassi..

            Ciao!

            Andrea Di Vita

          • Z. scrive:

            Mi pare che Arendt conoscesse Orwell e che l’avesse pure letto.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Z

            “Arendt conoscesse Orwell”

            Hai mica delle fonti? Mi interessa! 🙂

            Ciao!

            Andrea Di Vita

  3. roberto scrive:

    Miguel,
    se mi permetti una battuta, con la tua filosofia del “piccolo borgo autosufficente = piccola patria indipendente”, sei il più italiano di tutti noi
    🙂

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Secondo me non è una tendenza solo italiana. Ho letto il libro di uno storico del diritto portoghese in cui si dice che questa per le piccole patrie e per il “piccolo è bello” sarebbe un’idea globale o – se non altro – europea o occidentale.

      • roberto scrive:

        non so nulla del portogallo,
        ma per, esempio, in francia o in germania a nessuno verrebbe in mente di pensare al proprio quartiere come una repubbica indipendente ed autosufficiente

        (si lo so che siamo tutti collezionisti di assurdità e adesso qualcuno mi trovera un Pinkopallen che ha dichiarato l’indipendeza del suo quartiere, ma non è normale)

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Be’, c’era quel paesino inglese citato tempo fa. Oppure ho visto in TV un documentario su dei tizi guidati da un architetto francese che si sono creati le proprie case autosufficienti costruendole con la spazzatura in non mi ricordo che deserto. E poi i vari giuristi “pluralisti”.
          Magari non una repubblica indipendente per ogni quartiere, ma certamente di teorizzazioni fuori dall’Italia della necessità di un’emancipazione almeno parziale delle comunità locali dal potere centrale ne esistono molte.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ roberto

          “Pinkopallen”

          In Liguria non ci facciamo mancare niente:

          http://www.principatodiseborga.com/pds/

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Z. scrive:

          In materia di piccole patrie, faccio sommessamente notare che la Rumagna (nb: la prima “a” va pronunciata spenta) ha già dichiarato la propria autonomia e indipendenza.

          http://www.nationstates.net/nation=rumagna

          Vi si producono automobili alla portata di tutti, fabbricate sul blueprint delle vecchie Trabant; esporta fucili da caccia di ottima qualità, coi quali i più provetti cacciatori amano tirare a lepri e fagiani; è rinomata per il turismo sulla Riviera e per l’originalità e apertura di vedute delle sue case editrici.

          I giovani riempiono gli skatepark di cui la giovane Nazione è piena – e tutti, grandi e piccini, amano concedersi lunghe passeggiate nelle sue verdi e odorose pinete.

          Il Duca non approverà l’irriverenza che molti rumagnul mostrano verso la religione, ma certo apprezzerà gli investimenti che il governo effettua nei settori dell’istruzione, del lavoro e della sanità. Con un’aliquota marginale media del 21,5%, e un’imposizione sul reddito fortemente progressiva, la giovane Repubblica non permette che i suoi cittadini più bisognosi siano lasciati indietro.

        • Lanzo scrive:

          Christiania.. Danimarca, credo.

    • Miguel Martinez scrive:

      Oggi si parla del nostro amico Andrea sulla Nazione:

      http://www.lanazione.it/firenze/pranzo-5-euro-1.2063168

      una storia molto toscana…

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        Eccellente.

        Ma -se posso permettermi- è un esempio pericoloso.

        Fossi in lui mi aspetterei prima o poi una visitina di qualche solerte ispettore dell’Ufficio Igiene.

        C’e’ troppa gente che sulla ristorazione a prezzi folli ci campa, nel centro storico delle città d’arte (lo dico per esperienza, da turista di lungo corso)

        Ciao!

        Andrea Di Vita

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ roberto

      Concordo! 🙂

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mauricius tarvisii

      Geniale!

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ tutti

      OT, ma questa lunga citazione che segue è una chicca che ben s’adatta, credo, al contenuto del post di Martinez:

      “I governi democratici possono diventare violenti e anche crudeli in certi momenti di grande effervescenza e di pericolo, ma queste crisi saranno rare e passeggere. Quando penso alle piccole passioni degli uomini del nostro tempo […] non temo che essi troveranno fra i loro capi dei tiranni, ma piuttosto dei tutori. Credo, dunque, che la forma d’oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che l’hanno preceduta nel mondo, […] poiché le antiche parole dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome. Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all’autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente all’infanzia; ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l’unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere? Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l’uso del libero arbitrio, restringe l’azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l’uso di se stesso. L’eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche considerarle come un beneficio. Così, […] il sovrano estende il suo braccio sull’intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore. Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo. […] In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.”

      A. de Tocqueville, La democrazia in America, 1840
      https://it.wikiquote.org/wiki/Alexis_de_Tocqueville

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        Bellissimo

        ma il nostro ha anche descritto qualche regime in cui vi sia vera libertà?

        sennò siamo messi al solito tra zuppa e pan bagnato

        😉

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Francesco

          ça va sans dire, mon cher Francesco!

          “La rivoluzione in Inghilterra è stata fatta unicamente in vista della libertà, mentre quella di Francia è
          stata fatta principalmente in vista dell’eguaglianza.”

          E tuttavia:

          “Non temo affatto di affermare che il livello medio degli animi e delle menti non cesserà di
          degradarsi fino a quando uguaglianza e dispotismo procederanno insieme.”

          Infatti:

          “Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle
          mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un
          passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente
          della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e
          quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
          Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di
          ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i
          diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso
          riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia
          sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a
          rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il
          solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un
          momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini
          vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.
          Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi
          uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale
          immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro
          piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che
          mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo.”

          Ciao!

          Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      In effetti, se si vuole fare una politica di potenza ed essere temuti e rispettati, tocca avere in casa e sotto controllo le risorse strategiche, cioè quelle che in caso di guerre NON ti venderebbero

      Sono perplimuto: Miguel sta velocissimamente arrivano all’anarco-capitalismo, che la piccola comunità è una specie di foglia di fico del singolo individuo (e viceversa).

      Terzo: a Milano mi hanno tolto il candidato di centro destra indipendente, mi restano solo quello di CSX e quello di CDX. 🙁

      Quarto: ma Casaleggio non era molto oltre il cristianesimo cattolico?

      ciao

      • roberto scrive:

        sul quarto, sappiamo benissimo che basta non essersi suicidati par aver diritto ad un bellissimo funerale religioso

        • Francesco scrive:

          davvero? solita Chiesa di manica larga che mi delude un pò ogni volta

          dopo tutto Lui ha parlato di Porta stretta, almeno per le dichiarazioni di principio dovrebbe valere? passi le azioni (siamo tutti peccatori), passi il foro interiore (che è imperscrutabile) ma le dichiarazioni chiare e nette?

          mi sembra che si trattino degli adulti come dei 12enni

          ciao

          • izzaldin scrive:

            Casaleggio faceva un mischione mitologico in cui convivevano San Franesco e la tecnocrazia da Silicon Valley. Non ho idea se in privato fosse o meno religioso.
            p.s.
            ma è possibile che il candidato sindaco di cdx Parisi sia più a sinistra del candidato sindaco del csx Sala, “mr Expo”?

          • Francesco scrive:

            possibile e irrilevante

            conta solo che è più indipedente dai propri alleati abominevoli, SEL e Pisapia da una parte, Lega e La Russa dall’altra

            😀

  4. Tortuga scrive:

    Un saluto a tutti!
    Che bello l’orto Nidiaci! 🙂

  5. mirkhond scrive:

    La casetta che si vede alle spalle, nelle foto, è il capanno degli attrezzi, oppure la casa di uno dei contadini della foto?

    • PinoMamet scrive:

      Mi’, è un quartiere di Firenze. Comunque guardando le foto sembrerebbe che la parte con i mattoni a vista sia l’estremità dell’abitazione giallina che si vede nelle ultime due foto.

      PS
      “Capanno” non fa un po’ doppiaggio di film americano?
      Sono quei termini che anche se perfettamente italiani, fanno subito pensare a realtà architettoniche un po’ lontane, come la “staccionata”.
      Da noi ci sono semmai baracche e cancelli, non capanni e staccionate.

      PPS
      Però secondo me gli orti in città li fanno anche a Roma, e oserei dire un po’ ovunque, non per sminuire l’Oltrarno eh? però davvero non mi sembra una cosa così fuori dal mondo.

    • Miguel Martinez scrive:

      La casetta, o più precisamente bicocca, alle spalle di Vittorio, era alcuni decenni fa l’abitazione della mitica custode dell’Ardiglione, Carla Senatori, ricordo indelebile per i 40-e-più-enni di San Frediano, amica della contessa Mazzei, di Ghita Vogel l’ebrea convertita (oggi 92enne, dimostra 60 anni) e del prete in moto, Don Cuba.

      Attualmente è abitata, nessuno sa bene a che titolo, da un ex-guardacaccia che ripara organi di chiesa e un litigioso cantante lirico, che non si rivolgono reciprocamente la parola.

      Un po’ più avanti c’è una misteriosa caldaia, in perenne funzionamento, che un meravigliato architetto del Comune ci assicura sarebbe in grado di riscaldare un quartiere intero, ma che pare serva unicamente a riscaldare un bagno mezzo abbandonato. Paga ovviamente il Comune.

  6. PinoMamet scrive:

    Secondo me le piccole patrie non possono esistere: possono solo non-esistere.

    Il confine deve essere sempre lasciato al gusto all’immaginazione del singolo (io ci tiro dentro tutti i comuni di Postaccione, Monghibrullo e Roncosdereno, il mio vicino solo il quartiere di Lavamacchina, l’altro vicino si sente compatriota anche degli abitanti di Pratocardo) e le leggi devono sempre essere basate sull’opposizione alle leggi ufficiali e sulla resistenza organizzata con telefonate, battute, sottintesi e strizzate d’occhio.

  7. mirkhond scrive:

    “Capanno” non fa un po’ doppiaggio di film americano?
    Sono quei termini che anche se perfettamente italiani, fanno subito pensare a realtà architettoniche un po’ lontane, come la “staccionata”.
    Da noi ci sono semmai baracche e cancelli, non capanni e staccionate.

    Francamente non ho capito cosa intendi.
    Capanno è un termine toscano, che compare nel Decamerone (il Capannetto degli attrezzi agricoli, dove Masetto di Lamporecchio seduce e viene sedotto 😉 dalle monachelle vogliose, nel convento in cui lavora come ortolano…..)

    • PinoMamet scrive:

      Voglio dire che, mentre capanno è sicuramente un termine italiano, in Italia non ho mai visto un capanno… dai tempi di Boccaccio.

      E non ho mai neanche conosciuto qualcuno che usi il termine comunemente, per indicare il luogo in cui ripone gli attrezzi agricoli o di giardinaggio; magari in Toscana? non so.
      Altrimenti ho sempre sentito “baracca”, “rimessa” (nel senso che chiamano così il luogo deputato agli attrezzi) o più italicamente spesso “garage”, o anche “cantina” (nel senso che gli attrezzi li tengono in garage o in cantina).

      Al contrario, sento parlare, in altri ambiti, di “capanna”, “capannina”, “cabina” e altre voci etimologicamente collegate.

      Ma uno che dica

      • PinoMamet scrive:

        Idem per la “staccionata”, che a me pare solo il luogo che qualche Huckleberry Finn o Tom Sawyer (li ho sempre confusi) doveva ridipingere (e dozzine di altri personaggi statunitensi come lui).

        Ma le rarissime volte in cui ho visto una vera e propria staccionata in Italia:
        -mi è parsa costruita a bella posta a imitazione di quelle viste nei film;
        -la mia reazione è stata “che strano, sembra l’America!”
        😉

        Invece un cancelletto metallico, fatto dal fabbro, ce l’ha qualunque caslen’na di umarell.

        C’è la stessa relazione, tra staccionata e cancelletto, insomma, di quella che passa tra scoiattolone grigio da cortile americano, e merlo da sobborgo residenziale italiano…

        • MOI scrive:

          o Nino Castelnuovo (ex Renzo Tramaglino TV Anni ’60) che la satava “a scavalco” … paradossalmente si trovano più video di “emuli” da ArciUISP che l’ originale dell’olio di mais !

          o Daniel San … scena di addestramenti “simili” al precedente (!) Italico Ku Fu ? Dalla Sicilia con Fuorore con Franco Franchi (senza Ciccio Ingrassia !) …

      • Z. scrive:

        “Capanno” qua si dice eccome. C’è il capanno di legno, dove si ripongono attrezzi e utensili – specie da giardino – e il capanno da pesca, altresì detto “bilancione” o “padellone” 🙂

  8. mirkhond scrive:

    “Secondo me le piccole patrie non possono esistere: possono solo non-esistere.”

    Se diventano paradisi fiscali, esistono eccome!
    Vedi Montecarlo e il Liechtenstein…..

    • roberto scrive:

      montecarlo e liechtenstein esistono da molto prima delal nascita dell’idea di paradiso fiscale

      • mirkhond scrive:

        Ma si sono “salvati” proprio perché sono diventati paradisi fiscali.
        Montecarlo nel 1949, quando Ranieri ne divenne principe, era sull’orlo della bancarotta, e sul punto di essere annesso alla Francia, di cui è feudo dal 1861 (quando fu ceduto dai Savoia con Nizza e la Savoia).
        Ranieri salvò Montecarlo, sposando Grace Kelly, attirando in tal modo i capitali statunitensi e di altri ricconi……

  9. mirkhond scrive:

    Dopo il Brennero, a quando il nuovo, possente Vallo Sarzana-Senigallia, contro i Marocco?

  10. mirkhond scrive:

    Fissato?
    E tutti i valli che stanno sorgendo in Europa, cosa sono, fissazioni?

    • PinoMamet scrive:

      Mi’, l’Austria può chiudere le frontiere perché l’Austria:

      1- esiste

      2-ha delle frontiere

      Per ora non esiste uno Stato della… boh? Padania? (termine che in realtà non sento dire in televisione da quando Bossi e la sua banda si sono autoeliminati, e che non sembra nell’ordine di idee del suo successore Salvini, che sta facendo una politica nazionalistica e cerca consensi in tutt’Italia)

      e la frontiera tra le due particolari località marittime per ora l’ho sentita solo da te 😉

      PS
      se mai ci sarà una secessione in Italia, escludendo le isole che sono un caso a parte, i più probabili autori saranno i meridionali…
      ma non ci sarà alcuna secessione, perlomeno non in tempi prevedibili a vista umana.

      Tra 500 anni chissà, se non saremo tutti su Marte…

  11. mirkhond scrive:

    Mattarella predica l’Europa dei Popoli, pure oggi davanti ai massoni della Trilateral, e intanto vengono ripristinate quasi ovunque, le vecchie frontiere…….

    • roberto scrive:

      scusa ma tu che odi profondamente l’europa bankstermassonica dovresti rotolarti a terra per la felicità per il ripristino delle vecchie frontiere!

      sembri invece disturbato da questo fenomeno, o sbaglio?

      • mirkhond scrive:

        Diciamo che non mi piace l’insensibilità verso i disgraziati che affollano le nostre frontiere.
        Poi certamente, non ho mai creduto nella comunità europea e queste vicende drammatiche me ne danno la conferma.
        Come da costante storica, quando avvengono processi di omologazione, scaturiscono per reazione, quelli di differenziazione.
        Dalla spinta centripeta alle spinte centrifughe…….

  12. mirkhond scrive:

    “se mai ci sarà una secessione in Italia”

    Più che secessione, si rimarcherebbe il confine tra due italie diverse.
    E non potendo “salvare” tutta l’Italia dalla sommersione “maruchein”, se ne sacrificherà la parte a SUD del Vallo Sarzana-Senigallia, linea più difendibile e con tratti costieri minori e più pattugliabili rispetto all’Intera Penisola bagnata per tre lati dal Mediterraneo……
    Salvini bleffa, perché nel profondo continua a disprezzarci, esattamente come il suo connazionale Sizzi, anche se quest’ultimo adesso fa l’italianissimo…..a targhe alterne! 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Mah, a me sembra che tu metta insieme cose diversissime, senza, come dire, il senso della prospettiva.

      Mettiamole invece in ordine, dalle più vicine alle più lontane e ipotetiche:

      -a Salvini non importa niente né della successione né dell’unità nazionale. Come a tutti i leghisti eh? beninteso. A lui interessa fermamente una sola cosa, prendere voti, e dirà a ciascun elettore quello che secondo lui vuol sentirsi dire.

      -la presenza di immigrati ha poco a che fare con la geografia: attualmente in Italia sono concentrati soprattutto in Lombardia, Emilia e Lazio, e in Europa in Germania, Francia eccetera.

      -il tentativo di Austria, Ungheria e altri di fermare l’immigrazione costruendo dei muri o rimettendo controlli alle frontiere è un misero palliativo e penso che gli stessi politici austriaci e ungheresi sappiano che lo stanno facendo “alla Salvini” per compiacere una certa parte dell’elettorato;

      -in ogni caso, sul Brennero esiste una frontiera, a Sarzana no 😉

      -nessuno al Nord, tranne forse un paio di ubriaconi nella Val Brembana, ha intenzione di costruire una frontiera a Sarzana, o a Levanto se è per questo, e crede che questo lo salverebbe dai marocchini che già ci sono ;

      -i leghisti non ce l’hanno mai avuta con gli islamici (semmai quella è la linea nuova nazionalista di Salvini) ma semmai con i meridionali… e in più di 30 anni di Lega, non hanno costruito nessuna frontiera, e non sono mai andati, nella realtà dei fatti, oltre a qualche richiesta di decentramento fiscale, condita da moltissimo folklore;

      -l’autonomismo sardo e siciliano mi sembrano assai più storici e radicati (e motivati) di quello lombardo; un’identità “lombarda” la vedete solo tu e Sizzi, mentre quella sarda e siciliana, come quella veneta, sono fatti acquisiti. Di fatto, al Nord, solo i veneti potrebbero essere seri nelle loro richieste di autonomia/secessione, peccato che i veneti non siamo mai seri… 😉

      insomma, dispiace deluderti, ma non ci sarà alcun Vallo, e se vuoi liberarti della Pianura Padana ti tocca telefonare a qualche Borbone e convincerlo…
      buona fortuna 😉

      • mirkhond scrive:

        Il fatto che io voglia liberarmi dalla Pianura Padana, mi sembra ampiamente ricambiato da parte di chi è nato ed è abitante della suddetta Pianura Padana…… 😉
        E poi, non dovevi trasferirti a Napoli?

      • PinoMamet scrive:

        “Il fatto che io voglia liberarmi dalla Pianura Padana, mi sembra ampiamente ricambiato da parte di chi è nato ed è abitante della suddetta Pianura Padana…… 😉 ”

        Mi’, sono finiti gli anni Cinquanta… 😉

        • mirkhond scrive:

          Leggendo tra le pieghe, Moi e Zanardo, sembrerebbe proprio di no……
          Per non parlare di ciò che ho udito da chi è vissuto in quelle contrade……

        • PinoMamet scrive:

          Nel frattempo, nella realtà 😉 :

          da quando vado alle elementari, in qualunque ambiente che frequenti ho sempre trovato moltissime persone di origine meridionale; in certi casi direi praticamente solo loro;
          e l’unica cosa negativa successa sono stati degli sfottò reciproci, e anche questi, l’ultima volta, è stata quando facevo le scuole medie…

          tendiamo sempre a scordarci (lo scrissi già riguardo a questioni di linguistica) che il tempo passa

          poi cosa hai contro Moi e Z. onestamente devo ancora capirlo, Mi’, e forse quelle pieghe le vedi solo tu 😉

  13. mirkhond scrive:

    Tra 500 anni chissà, se non saremo tutti su Marte…

    Che bella vita rinchiusi in grandi campane irrorate di luce artificiale, mentre fuori è una buia distesa desertica ghiacciata e senza ossigeno……

  14. mirkhond scrive:

    “tendiamo sempre a scordarci (lo scrissi già riguardo a questioni di linguistica) che il tempo passa”

    Verissimo.
    Però proprio non riesco a sentirmi connazionale di Salvini e di Sizzi…..

  15. mirkhond scrive:

    Così come provo disagio quando Peucezio, da buon fascista :), se la canta e se la suona con la solfa dell’unico popolo italiano, considerando con disprezzo fascista, identità “fittizia” ciò che è stata la NOSTRA PATRIA per 800 anni.
    Per non parlare di differenziazioni ancora più antecedenti……

    • Peucezio scrive:

      Come riesci a distorcere il mio pensiero, malgrado l’abbia più volte espresso chiaramente…
      Il fascismo – spero di non dovermi ripetere – è una mera conseguenza e per quanto mi riguarda l’identità italiana lo trascende incommensurabilmente.
      Il fascismo ha valore in quanto italiano, non è l’Italia che prende valore dal fascismo (sarebbe una follia).

      Per me l’italianità risiede nella complessità, nel fatto che dalla Sicilia alle Alpi ogni paesino di merda è ricco d’arte, mentre, appena varchi le Alpi, ci sono villaggi squallidi e per trovare opere d’arte e architetture notevoli, devi andare in pochi centri più grandi. Risiede nel fatto che da un paese all’altro cambia la parlata, mentre altrove, pur nella varietà diatopica, c’è molta meno eterogeneità (forse si può fare eccezione per il mondo di lingua tedesca, soprattutto delle regioni centromeridionali, comprese Svizzera e Austria).
      Risiede nel fatto che fino a un secolo e mezzo fa c’erano tanti stati e tante corti (anche in questo la Germania è affine, anche se storicamente è diversa la struttura della maglia insediativa, le caratteristiche degli insediamenti, il rapporto fra città e campagna, ecc.).
      Insomma, proprio nell’eterogeneità sta l’essenza dell’Italianità e la sua realtà inoppugnabile: dove non c’è varietà e alterità, non c’è Italia. E proprio tu, con il tuo estremo nazionalismo “napoletano”, sei una dimostrazione dell’italianità e seiitalianissimo. E sei tanto più italiano, quanto più ti contrapponi alle altre regioni.

  16. MOI scrive:

    Orticello, Paese, Pianeta … solo questione di dimensioni ? 😉

    • PinoMamet scrive:

      Di gente fissata.
      Quello che trova il maggior numero di convintoni, vince, indipendentemente dalle dimensioni e dalle ragioni dei convintoni.

      • MOI scrive:

        Però “tradizionalmente” in Italia la convenienza concreta “identitaria” è sempre stata nel Familismo o nel Corporativismo (Tribalismo Statale …il più Italico degli ossimori, impensabile altrove … almeno in “Occidente”), cioè fuori (!) delle Istituzioni …

  17. Grog scrive:

    Impalare la dirigenza PD fiorentina in Oltrarno?
    E’ COSA GIUSTA E SANTA
    Grog! Grog! Grog! Grog! Grog! Grog! Grog! Grog!

  18. MOI scrive:

    @ PINO

    La staccionata “tradizionale” da parco in Italia l’ ho sempre vista “a X sdraiata” …

    http://www.recinzionicenter.com/foto/stacc_legno_02.jpg

    quella “a H stretta con le punte” in effetti è molto da “Ammerregani” …

    http://www.gardenarcobaleno.com/362-large_default/-staccionata-ornamentale.jpg

  19. MOI scrive:

    Il gesto atletico in sé “della staccionata” credo che derivi da Lucha Libre Mesicana e Puroresu Giapponese (spettacoli sportivi più simili che diversi …), usata anche come calcio doppio … resa famosa come 619 – Sìchs-Uàn-Nàin da Óscar Gutiérrez Rubio alias Rey Mysterio in USA

    https://www.youtube.com/watch?v=Qxq72haIbFg

  20. MOI scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=onWI7wPVuHM

    Francesca Reggiani imita MARIA ELENA BOSCHI e GIORGIA MELONI – Intervista Doppia (Cedimento al Sessismo InfraGender 😀 )

  21. mirkhond scrive:

    “Forse è una fissazione mia, può essere, ma per me capanni e staccionate fanno “America rurale” e relativo doppiaggio…”

    Perché vedi le cosa da un prospettiva emiliana…….

  22. MOI scrive:

    @ Z

    Ma i videi mica devi vederli per forza con Fàierfòchs 😉 , puoi usare anche Gùgol Krom ;)[cit.] e comunque non è raro che puntate integrali di trasmissioni vengano messe su Iùti’ûb o su Déili Móscion … 🙂

  23. MOI scrive:

    Kiedo venia :

    https://en.wikipedia.org/wiki/Crom_(fictional_deity)

    …. Skritto kon la “C” ?! 😉 … Va be’ ke anke “Conan” … 🙂

  24. MOI scrive:

    … e dire che Arnoldo Neronegro 😉 l’ è un Tugnén di vicino a Graz …

  25. MOI scrive:

    @ ANDREA DI VITA

    Di’, la Verità 😉 … che almeno un po’ ti identifichi nell’Ing. Bottini che istruisce Enrico :

    https://www.youtube.com/watch?v=jh_gQybFrU4

    L’ing. Bottini spiega al figlio Enrico alcune scene del Ballo Excelsior.
    Dallo sceneggiato “Cuore”
    di Luigi Comencini – 1984

    ———————————————

    Spettacolo storicamente (!) esistito, Apoteosi dell’ Era dei Baffi a Manubrio, benché sia una licenza poetica rispetto alla Tàim Làin 😉 De Amicisiana !

    https://it.wikipedia.org/wiki/Ballo_Excelsior

  26. MOI scrive:

    Sul “Familismo” Identitario :

    http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/intervista-a-salvo-riina-vespa-si-difende-a-saddam-niente-domande-_3001943-201602a.shtml

    Bruno Vespa

    “Se Adolf Hitler risalisse per un giorno dall’inferno e mi offrisse di intervistarlo, temo che dovrei rifiutare. Vedo, infatti, che dopo il ‘caso Riina’ vengono messi in discussione i parametri di base del giornalismo”.

  27. mirkhond scrive:

    “Come riesci a distorcere il mio pensiero, malgrado l’abbia più volte espresso chiaramente…”

    Fino a questo intervento però, non mi era affatto chiaro…….

    • Peucezio scrive:

      Chiedo venia allora.
      In una discussione precedente avevo accennato al fatto che per me il fascismo era una conseguenza e non la base del mio senso di italianità, ma fra le migliaia di commenti del blog, un passaggio è normale che possa sfuggire.

    • Peucezio scrive:

      Per inciso, proprio gli aspetti che sottolineavo, paradossalmente non sono stati valorizzati dal fascismo. La politica urbanistica per i centri storici è stata devastante e non parliamo della politica linguistica, positiva per la difesa dai forestierismi, ma deteriore per l’ostilità verso i dialetti e le lingue locali e anche per la scelta romanocentrica, che ha annacquato la base toscana della lingua, di fatto corrompendola con idiotismi fonologici romaneschi.

      Del fascismo apprezzo altro; la base filosofica idealista e soprattutto la critica alla modernità borghese e marxista, pur all’interno della modernità stessa.

      • PinoMamet scrive:

        ” ha annacquato la base toscana della lingua, di fatto corrompendola con idiotismi fonologici romaneschi”

        questo mi incuriosisce: qualche esempio?

        Comunque, se il Fascismo ha fatto questo, direi che è da mettere nel numero delle scelte giuste 😉

        (fascisti! ricordarsi di aggiungere “romanizzazione della lingua” al novero delle scelte ir-re-vo-ca-bi-li compiute dal DVCE per il bene della Nazione la cui evidenza va sbattuta in faccia ai lavativi borghesi plutocratici e disfattisti!
        VNO! bonifica delle paludi pontine!
        DVE! i treni arrivavano in orario!
        TRE! romanizzazione della lingua e purga del decadente toscanismo d’accatto di una generazione di scrittorucoli infiacchiti dai vizii o indeboliti nello spirito e nel corpo da una morale femminea!)

  28. mirkhond scrive:

    “E proprio tu, con il tuo estremo nazionalismo “napoletano”, sei una dimostrazione dell’italianità e seiitalianissimo. E sei tanto più italiano, quanto più ti contrapponi alle altre regioni.”

    Non saprei. Quando sono stato a Viterbo e ad Ascoli Piceno, non mi sono sentito un estraneo, anzi!
    Mi sono trovato benissimo, pur queste due città non furono parte della Napolitania (Ascoli solo per brevissimo e tormentatissimo periodo nel 1395-1400 circa).
    Mentre salendo più a nord delle Marche, non mi sono MAI sentito come a casa mia.
    E regioni come, ad esempio, l’Emilia-Romagna mi hanno sempre suscitato un senso di profonda estraneità.
    Vuoi per quell’interminabile pianura altamente antropizzata.
    Vuoi per i troiai turistico della Riviera Romagnola, vuoi per quello studentesco da sradicati cosmopoliti di Bologna.
    Vuoi per le nebbie da Avalon. 🙂
    Vuoi infine per quella cultura altamente materialistica e con una spiritualità vicina allo ZERO.
    E soprattutto per quell’anticlericalismo di massa, che per me costituisce un mistero e un disagio nello stesso tempo…..

  29. mirkhond scrive:

    pure queste due città, non avendo fatto parte ecc.

  30. PinoMamet scrive:

    Vabbè, ma qui entriamo nel grande calderone dei gusti personali, Mi’.
    Tu non ti sei sentito a casa, molti altri meridionali sì, e vabbè.

    Quello che dice Peucezio invece è che tra le cose che uniscono l’Italia c’è proprio il sentimento di appartenenza e valorizzazione della propria cultura locale, e la sua contrapposizione orgogliosa con altre, parimenti italiane (con le culture straniere gli italiani sono in genere più tolleranti, tranne nei periodi di “infiammazione”, direi, contro l’una o l’altra).

  31. mirkhond scrive:

    “VNO! bonifica delle paludi pontine!”

    Che fu il compimento di un’analoga e meno nota bonifica della campagna tra Roma ed Ostia, compiuta da braccianti romagnoli nel 1884-1894, sotto il regno di Umberto I di Savoia (1878-1900).
    Bonifica necessaria, per il nuovo stato piemontitaliano, in quanto Roma, soprattutto verso le aree costiere della foce del Tevere, era un insieme di paludi e pantani malarici.
    E nel secolare dominio papale, non vi erano state opere di bonifica, se non un tentativo nelle Paludi Pontine nel tardo ‘700, sotto Pio VI (1775-1799), che era romagnolo.
    Dunque nel 1884, il governo massonico liberale di sinistra, permise a 500 braccianti romagnoli, socialisti e anarchici di tradizione garibaldina, di scendere ad Ostia per bonificarla, visto che a Roma e nel nuovo “Lazio” non vi erano manovalanze adatte al duro compito.
    I Romagnoli, arrivati in treno a Roma, vennero inizialmente guardati male dalla popolazione locale, culturalmente ancora papalina, e le stesse autorità piemontesi fecero circondare il treno da poliziotti onde evitare che i romagnoli scendessero dal treno, e vi fossero scontri con i romani.
    Giunti ad Ostia, i focosi braccianti romagnoli si misero all’opera, dissodando, incanalando, rendendo salubre quello che era stato per secoli un deserto malarico.
    La loro tenacia e laboriosità suscitò l’ammirazione dello stesso re Umberto che ne incoraggiò l’opera, e perfino della Chiesa, nonostante il duro anticlericalismo di questi braccianti.
    Come premio, ottennero le terre che avevano bonificato e vi fecero richiamare le famiglie dalla Romagna.
    Si formò così ad Ostia una folta popolazione romagnola, che finì col fondersi coi nativi romani.
    Leggevo su wikipedia che, ancora oggi alcune famiglie di Ostia conservino in famiglia l’avita parlata romagnola, ma su questo mi piacerebbe saperne di più.

    • PinoMamet scrive:

      In realtà conosco anche io un romana di origine romagnola.

      Più strano ancora, conosca gente di Rieti che ha origini trentine, sempre risalenti allo stesso periodo.

      • mirkhond scrive:

        E sa parlare anche in Romagnolo?

        • PinoMamet scrive:

          Mi pare di sì.

          • mirkhond scrive:

            Quindi, forse non fu a caso, che Fellini scelse Ostia antica per girarvi gli esterni della Rimini della sua infanzia, e la campagna di Ostia per girarvi la scena del podere (quella in cui Ciccio Ingrassia da di matto), e in cui appare la contadina che parla in Romagnolo…….

          • PinoMamet scrive:

            Beh, secondo me lo ha scelto per semplici motivi produttivi:
            costava meno spostare la troupe.

            Come decine di film ambientati nelle città statunitensi sono girati in Canada per motivi di economia (costa meno), o al contrario gli esterni più esotici vengono ricostruiti in studio a Hollywood, oppure Dario Argento che gira a Roma un film ambientato a Torino e così via…

          • Z. scrive:

            Molti romagnoli lavoravano come braccianti stagionali nell’Agro romano, a quanto leggo, e c’è chi fa risalire ad allora la nascita del termine “burino”.

            https://it.wikipedia.org/wiki/Burino

          • MOI scrive:

            mah, il “buris” è talmente universale …

  32. PinoMamet scrive:

    Poi Mi’, senza polemica ovviamente, ma lasciami dire una cosa sul tuo rapport con l’Italia del Nord.

    A te non piace, e sono gusti più che legittimi.

    Però ne parli abbastanza spesso, e posso dire che ne parli conoscendola pochissimo, e spessissimo fraintendendola.

    Va bene anche questo: siamo su questo blog esattamente per fare questo 😀

    Però, per esempio:

    di tutte le ragioni che adducevano i leghisti per la loro idea di dividere l’Italia (che credo sia mai stata presa sul serio solo da 4-5 persone, quelle famose del “tanko” veneto, non di più…) ce n’era una sola che avesse una qualche base storico-culturale, ed è proprio l’unica che non citi mai e alla quale dai meno valore.

    Non la citi, e non le dai valore, prima di tutto perché non conosci il Nord Italia: per te è una terra straniera, ok, solo che questa terra straniera te la immagini piuttosto diversa dalla realtà, e soprattutto ne ignori direi completamente lo spirito e la mentalità.
    Inoltre, ma non meno importante, la ignori perché è antica , mentre secondo te il mondo è nato nel Medioevo 😉 e credi perciò che ogni ragione vada trovata in quell’epoca storica.
    Che per inciso ha lasciato moltissimo agli italiani (direi tre cose: la lingua toscana, i comuni e il campanilismo, la litigiosità; un’altra cosa, la struttura sociale anarchica caotica, c’era già prima);
    ma non la divisione tra Longobardi e Bizantini, che non corrisponde tra l’altro alla divisione Nord/Sud, e non è arrivata fino ai nostri giorni in nessuna forma particolare (mentre sono esistiti dei “neo-guelfi”, non ho mai sentito parlare di “neobizantini”, per esempio, né le parole di origine longobarda sono usate solo nella larga parte d’Italia colonizzata dai Longobardi, e così via…).

    Invece, l’unica cosa che divide l’Italia settentrionale da quella centro-meridionale è il vago sostrato celtico dei dialetti e secondo me anche della mentalità.

    Ripeto e sottolineo: vago.

    Vago- sostrato- di un popolo strettamente affine ai popoli italici, e che in Italia era ampiamente mescolato ai medesimi ed agli Etruschi.

    Questo per mettere le cose in prospettiva.

    Ecco, questa singola cosa, che è sottilissima ma piuttosto evidente per gli abitanti del settentrione d’Italia, è secondo me l’UNICA che abbia una qualche influenza divisiva, ed è proprio l’unica che ti sfugge, Mi’.

  33. mirkhond scrive:

    E ciò mi fa venire in mente, una scena del celebre Amarcord di Fellini.
    Girato nella campagna di Ostia (nel film è il contado di Rimini), vi appare una contadina che rimprovera il figlio più grande nel più puro (e per me incomprensibile) dialetto romagnolo.
    Ora, pensavo che questa donna fosse una contadina romana-comparsa, doppiata in Romagnolo, ma dopo aver scoperto la storia della bonifica di Ostia da parte dei braccianti romagnoli alla fine dell’800, mi chiedo se la signora in questione non fosse una discendente di quei braccianti (anche se nel film, la donna seduta nel cortile della sua casa colonica, cullando il figlio più piccolo, guarda la Madonna dipinta sul mur sopra la porta di casa, facendosi il segno della Croce, con ai suoi piedi un maiale; forse Fellini con questa piccola scena “nascosta”, volle simboleggiare la religiosità romagnola, molto carnale…..).

  34. mirkhond scrive:

    “non conosci il Nord Italia: per te è una terra straniera, ok, solo che questa terra straniera te la immagini piuttosto diversa dalla realtà, e soprattutto ne ignori direi completamente lo spirito e la mentalità.

    ………..

    Invece, l’unica cosa che divide l’Italia settentrionale da quella centro-meridionale è il vago sostrato celtico dei dialetti e secondo me anche della mentalità.

    ………

    ed è proprio l’unica che ti sfugge, Mi’.”

    Beh, questo prova che si tratta di un paese ALTRO e STRANIERO, proprio perché non lo comprendo. 🙂

  35. mirkhond scrive:

    In effetti quando parlo con te, e soprattutto con Moi e Zanardo, mi sembra di parlare proprio con degli stranieri, tanto sono profonde le differenze di mentalità.
    Differenze che tu stesso, finalmente e dopo tanto tribolare ;), finalmente riconosci e confermi……

  36. mirkhond scrive:

    Vago- sostrato- di un popolo strettamente affine ai popoli italici, e che in Italia era ampiamente mescolato ai medesimi ed agli Etruschi.

    I popoli del bacino del Po, di epoca preromana, avevano sicuramente un forte substrato etrusco derivato dai Villanoviani.
    Però a parte gli Umbri che si spingevano fino alle sorgenti del Tevere (Sarsina, oggi in Romagna, era umbra ancora nel III-II secolo a.C.), gli unici Italici o meglio affini agli Italici, erano i Venetici.
    Che però erano stanziati solo nella fascia piana e costiera dell’attuale Veneto e Friuli.
    Il resto erano popolazioni celtiche, e liguri, genti mediterranee, forse lontanamente imparentati con i Baschi e i Berberi, e, successivamente in parte celtizzate.
    Dunque l'”italicità” a cui accenni, è il frutto dell’opera colonizzatrice di Roma, tra III e I secolo a.C., la cui lingua latina soppiantò tutte le locali parlate preromane (come del resto nell’Italia “vera e propria” nello stesso periodo).
    Dando origine alle parlate romanze dette gallo-italiche.

    • PinoMamet scrive:

      “avevano sicuramente un forte substrato etrusco derivato dai Villanoviani.”

      Mica solo quello. Insediamenti etruschi veri e propri sono stati trovati in Emilia, fino all’Emilia occidentale (ne ho uno a pochi chilometri da casa…)

      in realtà penso che la “dodecapoli padana”, speculare a quella tirrenica, non fosse solo una speculazione degli storici antichi… noi crediamo sempre di saperla più lunga degli antichi, ma alla fine nell’antichità ci vivevano loro 😉 non stupisce che l’archeologia man mano dimostri che avevano ragione!

      “Però a parte gli Umbri che si spingevano fino alle sorgenti del Tevere ”

      Ma no, gli antichi sapevano bene, e scrivevano, e credo che l’archeologia confermi, che gli Umbri abitarono un bel po’ della pianura padana.

      • mirkhond scrive:

        Quest’ultima, mi sembra però una vaghezza.
        E’ possibile che, provenendo dall’Europa Centrale, in un primo tempo abbiano abitato ANCHE in vaste aree della Pianura Padana.
        Ma gli Umbri “storici” tra VII e I secolo a.C., non andavano più a nord dell’area di Rimini……

  37. mirkhond scrive:

    “mentre secondo te il mondo è nato nel Medioevo”

    Non il mondo Pino, ma le identità europee giunte fino ad oggi.

    • PinoMamet scrive:

      Sincerament Mi’, e dico davvero, ne dubito.

      La Francia avevano una sua identità da prima che si chiamasse Francia. La Spagna idem (vabbè, si chiamava già Spagna…)

      Certo, erano grossi conglomerati di popoli uniti (perlopiù) dalla stessa lingua, e soprattutto dalle stesse abitudini, in parte imposte da gruppi egemoni, o copiate per influenza, in parte derivate dalle caratteristiche del territorio stesso…
      però, sta di fatto che Gallia e mondo iberico si sono preservate, sostanzialmente, nei loro confini.

      I Germani erano Germani da prima del Medioevo: hanno avuto un periodo di fortissima espansione, poi mille cambiamenti politici, si sono mescolati, come è inevitabile, con altri, si sono divisi in stati eccetera….
      e alla fine continuano a parlare tedesco e lingue affini, e a stare sostanzialmente nei loro confini storici, con l’eccezione della Britannia che hanno conquistato (in parte).

      Invece di medievale c’è questo:
      gli Slavi sono quelli che forse si sono espansi di più fuori dai loro confini storici, ma alla fine hanno di fatto eroso la presenza illirica-romana nei Balcani, altri grossi risultati non ne hanno avuti.

      I popoli turanici si sono sovrapposti a quelli romeofoni in Anatolia (ma sono convinto che prima o poi ci sarà una rinascista romea).

  38. mirkhond scrive:

    “Tu non ti sei sentito a casa, molti altri meridionali sì, e vabbè.”

    Ce ne sono altrettanti che NON si sono sentiti a casa, e che hanno fatto di tutto per tornarsene qui.
    E alcuni li ho conosciuti io.
    Il nord è per i forti, i non depressi e, specie a Milano, Bologna e la Riviera Romagnola, per i casinisti.
    Come, ce ne sono a bizzeffe da queste parti…… 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Beh, io conosco parecchi meridionali che non tornerebbero al Sud per tutto l’oro del mondo, se non in vacanza o in visita ai parenti.

      Per esempio la mia vicina siracusana, moooolto siciliana, in perenne lite con i vicini palermitani (“brutta gente…”), con il figlio sposato alla tunisina (e divorziato);
      quando è dovuta tornare a Siracusa, che pure è una città bellissima, ne ha fatta una tragedia…

      ma non credo che c’entri la depressione o la forza di carattere:
      anzi, secondo me ci vuole molta più forza di carattere per vivere in un quartieraccio meridionale che per vivere in una brutta periferia settentrionale.

      • mirkhond scrive:

        Perché tu sei un settentrionale, nato e vissuto al nord.
        Ma per noi la prospettiva è diversa.
        Anch’io ho conosciuto gente come dici tu, ma ne ho conosciuti altrettanti che vi si sono trovati MALE.

  39. mirkhond scrive:

    Quanto a Peucezio, lui ama il nord perché ci vive da quando era piccolissimo, e infatti parla con l’accento milanese (ma padroneggia bene anche il dialetto barese 😉 ).
    E naturalmente lui vede Milano diversamente da me.
    Ma per un DEPRESSO che si reca in quelle contrade proveniendo da aree più soleggiate, se soffre di solitudine a casa sua, a maggior ragione si troverà male in queste terre straniere e così a nord.

  40. mirkhond scrive:

    “ma non credo che c’entri la depressione o la forza di carattere”

    Tipica risposta di chi NON ha mai conosciuto la depressione.
    Per sua fortuna, naturalmente.
    Ma che, inevitabilmente lo porta a NON comprendere chi viene da luoghi e da situazioni molto diverse dalla sua……

    • PinoMamet scrive:

      Guarda che non sto sottovalutando la depressione, solo credo che non sia la causa principale dell’amore/disamore per il Nord o per il Sud.

      Secondo me ci sono cose molto più concrete, tipo:
      ho dei vicini di casa simpatici o meno? trovo un lavoro che mi piace? i servizi (trasporti, sanità, scuola) sono buoni? mi sento sicuro?
      e anche, perché no: il paesaggio mi piace? e la vita sociale?

      Guarda, è indubitabile che la pianura padana industrializzata sia più brutta della costiera amalfitana.
      Non esiste un pazzo che dica il contrario.

      Però non tutto il Nord sono capannoni nella nebbia, qualunque cosa se ne dica, e non tutto il Sud è la costiera amalfitana;

      inoltre, ci sono fattori diversi (“ok, l’inverno è freddino, però ho una bella casa e a me piace uscire e qui ci sono più locali” oppure “la gente non mi guarda male perché sono lesbica” e così via).

      • mirkhond scrive:

        Quanto a Peucezio, lui ama il nord perché ci vive da quando era piccolissimo, e infatti parla con l’accento milanese (ma padroneggia bene anche il dialetto barese 😉 ).
        E naturalmente lui vede Milano diversamente da me.
        Ma per un DEPRESSO che si reca in quelle contrade proveniendo da aree più soleggiate, se soffre di solitudine a casa sua, a maggior ragione si troverà male in queste terre straniere e così a nord.

        • Miguel Martinez scrive:

          “Ma per un DEPRESSO che si reca in quelle contrade proveniendo da aree più soleggiate, se soffre di solitudine a casa sua, a maggior ragione si troverà male in queste terre straniere e così a nord.”

          Caro Mirkhond, concordo con te, ma il problema non è il Soleggiato/Nebbiato.

          Il problema è l’Asfaltato. E’ quello che porta depressione e fa stare male anche persone come me, che decisamente non sono depresse.

          • mirkhond scrive:

            Forse hai ragione.
            Guardandomi vecchie foto di città come Vercelli, mi verrebbe voglia di visitarle.
            Poi però, se penso all’eccessiva cementificazione e all’Asfalto come giustamente dici, mi passa tutta la voglia……
            Il mondo che cerco, non esiste più……

          • Z. scrive:

            A me non mette tristezza la nebbia, che trovo anzi per molti versi affascinante. Me ne mette però la pioggia, che da un decennio a questa parte ha preso ad abbondare da queste parti nelle stagioni equinoziali (specie in autunno).

            Col sole sono sempre stato più di buon umore, sin da ragazzo. Anche accontentandomi, eh, dato che giornate di sole limpide a Bologna non sono comuni, e fino a qualche anno fa erano proprio rare.

            Quest’anno, verso febbraio, c’è stato qualche giorno di caldo fuori stagione. Uno di questi giorni è stato anche una giornata un po’ più ventosa del solito (qua non è come a Roma, purtroppo: l’aria tende ad essere stagnante) e mi è successo qualcosa di strano.

            La sera le luci – tutte le luci, anche quelle artificiali – erano più brillanti del solito. E ho sentito un forte odore di prato, di parco erboso, del tutto inusuale. In particolar modo per la stagione, che non prevede falciature.

            C’era letteralmente qualcosa di diverso nell’aria, che sapevo che non sarebbe durato a lungo: forse dipendeva dal vento? Non so, fatto sta che ho provato una sensazione di curiosità e serenità davvero particolare e ho guidato più lentamente per godermela di più.

          • PinoMamet scrive:

            “La sera le luci – tutte le luci, anche quelle artificiali – erano più brillanti del solito. ”

            Qusto è un fenomeno strano che comincia a essere piuttosto comune dalle mie parti.
            Il mio non-capoluogo e provincia stanno diventando dei posti di bellissime albe e tramonti, con cieli tersi, poche nuvole scenograficamente illuminate e luci brillanti, squillanti direi.

            Non sono il solo ad essersene accorto, quindi non si tratta di un’allucinazione 😉 e foto di albe e tramonti locali, per i quali prima nessuno avrebbe dato cinque centesimi, cominciano a riempire le pagine dei social network.

            Può essere che questo dipenda da un certo mutamento climatico:
            le giornate non solo di sole, ma limpide, terse, sono a memoria d’uomo sempre state rare da queste parti, ora invece cominciano a diventare comuni.

            Inoltre c’è chi dice, meno poeticamente, che dipenda dalla qualità di polveri sottili nell’aria, in aumento, che in qualche maniere rifletterebbero la luce in modo particolare (ma sono evidentemente invisibili…)

            non so, comunque chi si aspetterebbe la classica “padania nebbiosa” credo in effetti che rimarrebbe deluso
            (piacevolmente o spiacevolmente secondo i gusti).

          • izzaldin scrive:

            su albe e tramonti particolari.
            due volte in vita mia sono passato da Bergamo per prendere un aereo, ed entrambe le volte ho visto tramonti con colori magnifici, giallo/fucsia.. chissà da cosa dipende

  41. mirkhond scrive:

    “Sincerament Mi’, e dico davvero, ne dubito.”

    Tutti veniamo sempre da qualcuno che è vissuto prima di noi.
    Però, le identità europee attuali, sono figlie delle dinamiche sviluppatesi a partire dal V-VI secolo dopo Cristo.

  42. mirkhond scrive:

    Pino

    Il depresso vede le cose diversamente da un casinista o da uno forte caratterialmente e psicologicamente.
    E conosco infatti gente con tali aspetti (casinista e psicologicamente forte) che a Riccione, Rimini, Bologna o Milano, si trova benissimo (anche per motivi che hai citato, tipo ricchioni e lesbiche che a Bologna hanno trovato la Terra Promessa).
    Però, ripeto, per il depresso conta il paesaggio della mente e dell’anima.
    Che può essere molto diverso da quello reale e/o percepito dai forti caratterialmente e psicologicamente, e dai casinisti.

  43. mirkhond scrive:

    “I popoli turanici si sono sovrapposti a quelli romeofoni in Anatolia (ma sono convinto che prima o poi ci sarà una rinascista romea).”

    Sovrapposti più linguisticamente e religiosamente, visto che il Turco medio, antropologicamente è un anatolico non molto diverso da un ittita, un luwita o un romeo o un armeno.
    Per la “rinascita romea” alludi alle profezie di Padre Paisios (1924-1994), monaco romeo nato in Cappadocia, poco prima di esserne scacciato con tutta la famiglia, dai kemalisti?

    • PinoMamet scrive:

      Non ho idea delle sue profezie, ma secondo me l’impianto kemalista della Turchia ha schiacciato e continua a schiacciare le identità locali o precedenti
      (tipo i kurdi);
      in fondo si tratta del primo, e più fortunato, dei vari Mussolini europei, ma non può durare per sempre, neanche nella sua versione più islamica attuale.

      • mirkhond scrive:

        In effetti, da quando c’è ERdogan, stanno riemergendo qua e là nuclei prima “sommersi” di Armeni, sia nella Grande Armenia storica, che in varie località dell’Anatolia.
        Così come nuclei romeofoni in aree costiere come Marmaris e, soprattutto nel Ponto.
        Per non parlare di Giacobiti e Nestoriani nel sud-est della Turchia.
        Certo si tratta di un processo “a chiazze” e non sono sicuro che tutti coloro che appartengono a tali gruppi, abbiano la possibilità o la volontà di uscire allo scoperto.
        Dopo gli spaventosi traumi subiti tra 1894 e 1924, e l’eredità kemalista che, seppure oggi parzialmente scalfita, ha ancora una pesante influenza sulla mentalità turca di oggi.
        Purtroppo!

  44. mirkhond scrive:

    “A te non piace”

    Diciamo che ho sempre avuto un rapporto tormentato col nord Italia.
    Se nel profondo l’ho sempre sentito come un paese straniero, però alcune aree mi hanno sempre affascinato, tipo le Langhe, il Monferrato, le montagne liguri, Vercelli.
    Oppure in certi periodi, mi è piaciuto il Lago Maggiore e il Varesotto.
    Il Veneto lo conosco poco e non mi dice nulla; idem il Trentino.
    Sull’Emilia-Romagna ho già parlato e non ci ritorno. 🙂

    • Zhong scrive:

      “Il Veneto lo conosco poco e non mi dice nulla; idem il Trentino.”

      Mi spiace contraddirti sempre, lo faccio in amicizia 🙂 Se ti piace la natura incontaminata, le dolomiti sono una delle cose piu’ spettacolari che si possano trovare in Italia, secondo me almeno…

  45. MOI scrive:

    Anche Checco Zalone sembrava destinato a trovarsi male lassù alle Svalbard (ormai è “spoilerabile” …) 😉

    • MOI scrive:

      La scena della bandiera Norvegese è oggidì (!) più “ControCultura” e “KontroKultura” di tutti i Cosplayers messi assieme :

      http://www.elle.it/var/elleit/storage/images/showbiz/checco-zalone-nuovo-film-quo-vado/zalone-davanti-a-bandiera-norvegese-maurizioraspante/18561844-1-ita-IT/Zalone-davanti-a-bandiera-norvegese-MaurizioRaspante_oggetto_editoriale_720x600.jpg

      [Prima del Concilio Vaticano II si sarebbe detto Fides Spes Desperantium in un simile frangente …]

      ———————–

      Giusto ieri pomeriggio, nella celeberrima Piazza dell’ Unità, ove nelle cui adiacenze nacque il PDS* … dei Cosplayers, di una Balotta Kalergica 😉 autodefinita “Bologna Meticcia” 🙂 [ove però i Taroni se la tirano indebitamente da Autoctoni !] , si spellavano le mani dagli applausi a un “Pako” 😉 …

      in un Italiano di gran lunga migliore di quello del Cosplayer medio, costui sottolineava l’importanza di Ricongiungimento Familiare in nome del fatto che nessuna Legge dell’ Uomo può essere anteposta alle Legge di Dio del Diritto Inalienabile di un Bambino di avere un Uomo che gli faccia da Padre e di una Donna che gli faccia da Madre.

      Ad applaudirlo, come testé indicato, gli stessi Cosplayers tutti Berci&SbroKKi 😉 SE le stesse cose le dicesse un Femilideista 😉 o una SentinellaInPiedi …

      *
      Un umarell esclamò “è nato un bel maschietto !”; subito la replica Femminista : “Maschilista !” [ “sessista” , dall’AngloAmericano “sexist”, ancora non aveva varcato l’ Atlantico …] MA la risposta fu pronta : “Mo no, mo no: par caz’èrl int al cul a cal ninén ed Bettino !”

      ————

      Ho pensato all’ Islam come al GrilloTalpa, che fa Piazza (dell’ Unità ? 🙂 ) Pulita dei Parassiti delle Radici delle Piante (i Cosplayers), ma le sue Fauci (la sua Dottrina) sono talmente potenti da danneggiarle irreparabilmente anche involontariamente.

      Intelligenti Pauca

      😀

      • MOI scrive:

        il Cosplayer è al tempo stesso Antitesi e Avanguardia assieme del (presunto !) Male Assoluto dell’ Uccidente 😉 … in ogni caso, “cry ‘n’ fuck style” 😉 .

  46. MOI scrive:

    e si pensa in termini piccoli e locali, si riesce a incidere, perché si è in grado di formulare proposte sensate e di vegliare dalle finestre di casa, giorno dopo giorno.

    [cit.]
    ……………………………………….

    https://www.youtube.com/watch?v=eE88Xe4ksXI

    Going ‘glocal’ – think global, act local

  47. MOI scrive:

    OTA !

    … Off Topic Apparente :

    Mondo Reale Oltrarnino Vs La Televisione, ossia il Potere in Salotto :

    https://www.youtube.com/watch?v=qta2v8tmJGE

    by Dieguito Fusaro

  48. Moi scrive:

    @ ZETA

    Iùti’ùb ha rivelato la tua Identità Segreta :

    https://www.youtube.com/watch?v=wGLOE7y4B8I

    certo, uno Sbarbo Cosplayer RiBBelle che fa perdere le tracce di sé spacciandosi per un Maturo Solone D’Alemoide del PD è stata una trovata geniale !

    😉 😀

  49. Tortuga scrive:

    Miguel, hai una mail sul solito indirizzo.

  50. Peucezio scrive:

    Ben ritrovata, Tortuga!!

    Pino,
    sul toscano romanizzato poi ti rispondo con calma.
    Se non lo faccio, ricordamelo.

  51. Moi scrive:

    @IZZALDIN

    Neppure te ricordi la Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj ?!

    siamo nell’ Internettocene 😉 e “non ero ancora nato” NON è più una scusa 🙂 … che fra l’altro per il caso dell’ Ing. Giorgio Rosa vale anche per me ! 😉

    Ma fra i Bagnini Romagnoli il ricordo restò ben vivido almeno fino agli Anni Ottanta, insomma non pensavano soltanto alle Krukkenfeigen 😉 TudèsKi 😀 !

    • Z. scrive:

      Sono certo che Izz sappia di cosa stai parlando; a parte questo, forse proprio perché siamo nell’Internettocene ciò che è nato e morto in tempi recenti ma al di fuori di quell’epoca spesso viene trascurato.

  52. Andrea Di Vita scrive:

    @ Moi

    Oggi chi riprovasse con qualcosa tipo Isola delle Rose come minimo finirebbe a Guantanamo come sospetto filo-ISIS.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  53. Pingback: Come Sesto Fiorentino ti regala la fiducia nel genere umano | Kelebek Blog

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