Vestiti per un pollo che si crede un’aquila

La vera questione non è economica, sociale, nazionale, etnica.

E’ che il pianeta è una ludoteca per polli che si credono aquile.

Foto scattata stamattina alla vetrina di Stefano Ricci (Luxury Lifestyle for Men) dietro Palazzo Strozzi.

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1.393 risposte a Vestiti per un pollo che si crede un’aquila

  1. PinoMamet scrive:

    Sembra un dio egizio…
    certo era più nobile e suggestivo il costume antico (un cencio sulle palle) che giacca e cravatta;
    difficile trovare un abito più assurdo degli attuali giacca e cravatta, forse quello degli aristocratici francesi del Settecento?

    La cosa che fa più strana di giacca e cravatta, nella loro incarnazione attuale perlomeno, è che hanno perso qualunque funzionalità, sono diventate un mero simbolo.

    Allora, davvero, tanto varrebbe tornare ai mantelli e alle toghe, che almeno si drappeggiano drammaticamente, e nascondono anche molto meglio pancette e flaccidità varie.

    • mirkhond scrive:

      La cravatta non piace neanche a me, che l’unica volta che l’ho indossata è stata per la discussione della mia tesi di laurea.
      Dopodiché nemmeno ai matrimoni sono riusciti ad impormela.
      Soprattutto per quelli estivi! 🙂

      • Francesco scrive:

        ecco, lamentatevi ancora delle vostre vite!

        io devo indossarla il 95% del tempo e quel 5% solo perchè ogni tanto ho il quarto d’ora anarchico e mi vesto casual

        per me è un atto di sadismo dei ricchi e potenti, che possono avere abiti su misura comodi anche in quel formato demenziale

        Miguel, meglio polli scemi o polli da combattimento? che si scannano per quasi nulla?

        • mirkhond scrive:

          Non immaginavo che fossi u elegantone! 😉
          Ti credevo piuttosto un tipo all’americana, con camicie hawaiane…. 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Francesco, dall’alto del tuo americanismo, ribellati!
          E imponi almeno il venerdì “libero” o come si chiama, insomma il fine settimana in cui negli uffici statunitensi si va in camicia/polo/maglione (secondo il clima) e “chinos”/”khakis”/al limite anche jeans…

          poi lo usi come base per ulteriori conquiste!

          (basta che non ti arrivi all’estremo opposto di andare al lavoro vestito da rapper, sennò vengo col lanciafiamme!! 😉 )

        • Francesco scrive:

          elegantone!

          sai quanto costa un vestito da uomo?

          sembro uno che ha saccheggiato la Caritas, mi sa

          🙂

        • Roberto scrive:

          Pure io sempre giacca e cravatta, tranne il venerdì (benedetto casual friday per chi come me lavora con un capo inglese o irlandese) sbraco totale appena esco dall’ufficio

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          @ Mirkhond
          Dipendenti e assimilati hanno l’obbligo di divisa

        • paniscus scrive:

          E perché mai DEVI indossarla? Cioè, scusa la brutalità, ma se non la indossi che succede? Ti sanzionano? E in base a quale normativa?

          Non ho capito se fai un lavoro di vendita o di consulenza diretta a contatto con i clienti (nel quale caso potrei anche ammettere che ci sia un codice di abbigliamento standard, anche se personalmente è la cosa più lontana dalla mia mentalità che possa immaginare)… ma se invece fai un normale lavoro di ufficio, a contatto solo con i colleghi, a chi mai dovrebbe fregargliene qualche cosa se hai la cravatta o no?

          L.

        • Roberto scrive:

          Per quanto mi riguarda, ovviamente non c’è nessuna normativa (tranne un generico obbligo di decoro). Giusto una convenzione sociale che fa che gli uomini si vestono in giacca e cravatta (le donne si vestono da ufficio). Credo che sia per distinguere quelli che lavorano da quelli che sono in vacanza (infatti il casual friday adorato dai britannici è schifato da tutti gli altri)

        • Roberto scrive:

          Comunque sulla divisa, al tempo in cui ero un giovane praticante avvocato e mi occupavo di diritto del lavoro, mi aveva molto colpito un cliente che, visti gli avocati in jeans e maglietta ed il giudice in jeans e camicia fantasia (all’epoca a Bologna così si usava per “avvicinare la giustizia al cittadino”), mi disse “ma a nessuno gliene frega niente del mio caso?”

        • Peucezio scrive:

          Lisa, fammi capire, hai mai lavorato in un’azienda privata?
          Io no (non ho mai fatto nemmeno un’ora di lavoro dipendente in vita mia, ma sempre libere prestazioni), però so per certo che in molte realtà aziendali le regole non sono una cosa per finta, a cui ti conformi se ti gira e se non ti va non le rispetti.

        • paniscus scrive:

          Io vorrei semplicemente capire cosa gliene frega all’azienda privata se il suo impiegato medio generico porta la cravatta in ufficio o no, tutto lì.

          Ho specificato chiaramente che posso pure capirla se si tratta di un lavoro a contatto col pubblico, in cui ci si aspetta che la presentazione fisica dell’azienda conti qualcosa nell’impressione percepita dall’utente (ma anche quello, ovviamente, è tutto finto, ossia non è che al cliente gliene freghi davvero qualcosa se il venditore porta la cravatta o no, gli basta che il prodotto funzioni e e che il servizio sia fatto bene… semplicemente anche il cliente “se la aspetta” perché è convinto che tutti se la aspettino, ed è convinto che il venditore si aspetti che lui se la aspetti, e chosì via all’infinito).

          Ma anche ammettendo questo, non riesco proprio a capacitarmi per quale motivo debbano valere le stesse prassi per lavoratori completamente interni all’azienda, di cui ai superiori interessa solo come lavorano e quanto producono.

          Non mi spiego perché mai imprenditori e manager, che normalmente hanno obiettivi e preoccupazioni molto più concrete, debbano perdere tempo ed energie mentali a stare a pensare a una cosa tanto irrilevante come il look del dipendente all’interno dell’ufficio.

          L.

        • Peucezio scrive:

          Lisa, l’abito, checché se ne dica, fa il monaco, è così.
          E non è neanche detto che sia un male.
          Esiste l’estetica nel senso dell’arte, del genio creativo, ma c’è anche l’estetica spicciola delle cose quotidiane, il decoro.
          Se io mi facessi una grossa macchia d’inchiostro sulla camicia, per esempio, dopo un po’ sarebbe secca, non rischierebbe di sporcare né me né altri e non farebbe nessun danno, ma ciò non toglie che io, appena posso, mi cambio la camicia e la metto a lavare, non me la rimetto il giorno dopo con tutta la macchia.
          E per la giacca e la cravatta, in modo meno rigido, accade qualcosa di simile.
          Sono convenzioni, se vuoi, ma la società è fatta anche di convenzioni, che sono una specie di bussola per orientarsi un minimo.

          Da noi siamo abbastanza equilibrati in questo (e mediamente più eleganti). Pensa che in Spagna esistono regole assurde: tantissimi locali per giovani dove non puoi entrare con le scarpe sportive (e non ti fanno entrare davvero!); addirittura in un ristorante vidi una scritta che proibiva di entrarvi in abito da sposa! Tipo quelle leggi assurde americane come “di mercoledì di giorno dispari non devi tirare il collo alla gallina ammenoché non sei vicino alla chiesa e non c’è bel tempo”.

        • Roberto scrive:

          Lisa, è semplicemente una convenzione, che varia da società a società.

          Da me:
          Giacca e cravatta = stai lavorando e non scarichi casse di verdura ai mercati generali.
          Con un sacco di codici da osservare e capire.
          Es. sei un capo? Fai il cavolo che ti pare (ed infatti ho visto il mio capo presentarsi ad una riunione molto importante e formale con calzini gialli dei simpson….)
          Sei un quadro, ma ultimo arrivato? Vestito scuro e camicia bianca
          Sei un tecnico (informatico)? Camicia e pantaloni senza giacca

          Ho raccontato di quando facevo il praticante, beh nel mio studio la cravatta era “sconsigliata” (=vietata)

          Poi aggiungo che personalmente trovo sano distinguere il più possibile il momento in cui si lavora dal resto della vita, quindi non mi pesa avere una “divisa” in ufficio

        • Francesco scrive:

          Nel posto dove lavoro io, non indossare l’uniforme è una dichiarazione di inaffidabilità e di non voler lavorare, un insulto all’Istituzione.

          Che la cosa sia una totale stronzata non si discute ma le regole sociali esistono eccome, e di solito sono delle totali stronzate.

          In più, in una struttura in cui il conformismo e la simulazione di lavoro sono un dogma, l’uniforme è obbligatorissima.

          E adesso non chiedetemi perchè sono ancora qui invece che in un altro posto, a lavorare.

          🙁

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Alla fine è un’uniforme che è ottima per chi come me non ha voglia di decidere la mattina cosa mettersi.
      Ah, non ho diritto a nessun venerdì casual, ma quando vado in giro a fare roba mi permettono di mettermi i jeans (visto che non uso quelli strappati o scoloriti) 😀

      La cravatta finché non mi ci sono abituato era una tortuta. Invece non la trovo così scomoda la giacca… se non abbottonata.

      • Peucezio scrive:

        “per chi come me non ha voglia di decidere la mattina cosa mettersi.”

        Magari! Invece ci sono le giacche grige, blu, melange, gessato, nere, per non parlare dell’obbobbriosa moda della camicia sotto al giaccia celeste, a righine, rosa, gialla ecc. anziché bianca tinta unita, come sarebbe normale.

        Fosse per me, che per ora non ho obblighi di giacca e cravatta, mi sceglierei una camicia di un colore che mi piace, un paio di pantaloni in tono, un maglione altrettanto intonato e mi comprerei una quindicina dell’una, degli altri e dell’altro e mi metterei solo quelli, a rotazione.
        Solo che poi la gente penserebbe che ho una sola camicia, un solo paio di pantaloni e un solo maglione, quindi farei la figura del pezzente o, peggio, dello sporcaccione che non si cambia mai.

        • PinoMamet scrive:

          ” , per non parlare dell’obbobbriosa moda della camicia sotto al giaccia celeste, a righine, rosa, gialla ecc. anziché bianca tinta unita, come sarebbe normale.”

          I milanesi di solito indossano giacca e camicia azzurrina; i romani, più formali per tradizione ministeriale e burocratica, la camica bianca.
          Sperimentato con osservazione autoptica in un aeroporto: funziona!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Di giorno la giacca deve essere grigia, perché quella blu è per la sera. La camicia azzurra, invece, va bene ed è quella tipica dell’impiegato, se l’occasione non è troppo formale.

        • PinoMamet scrive:

          ” Di giorno la giacca deve essere grigia, perché quella blu è per la sera.”

          Questa non l’avevo mai sentita, ma può essere una delle infinite declinazioni mondiali dei canoni imposti dai soliti anglosassoni
          (“giacca e cravatta” nella forma indossata dal resto del mondo non è che la forma standardizzata dell’abbigliamento formale inglese di fine XIX- inizio XX sec.)

          Blu (anzi, “navy”) e grigio io sapevo che erano i due colori accettati universalmente per il lavoro;
          gessato, già meno formali;
          vari toni di marroncino, per non parlare di tweed e altre cose, sono invece “rus in urbe” e possono essere indossati da eleganti sfaticati per mostrare che non stanno lavorando.

          Gli inglesi stessi non credo siano molto informati di queste regole attualmente, se non a livello puramente istintivo/imitativo, e comunque le rompono quanto noi, gli americani non parliamone…

        • Peucezio scrive:

          “I milanesi di solito indossano giacca e camicia azzurrina; i romani, più formali per tradizione ministeriale e burocratica, la camica bianca.”

          Le merdate arrivano sempre da Milano.

        • Francesco scrive:

          io sarei per le camicie quasi fosforescenti, tinta unita, abito grigio e cravatta

          ma non ne trovo in giro, di camicie crucche come dico io!

          urge trasferta a Dusseldorf

          😉

  2. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Miguel, meglio polli scemi o polli da combattimento? che si scannano per quasi nulla?”

    Mi sembra la stessa identica cosa.

    Per comprare un vestito Stefano Ricci, devi come minimo aver venduto tua madre, o rubato una ludoteca ai bambini:

    http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201310161306526221&chkAgenzie=ITALIAOGGI

    «Il prezzo è la cosa che blocca di meno i nostri clienti», racconta a ItaliaOggi Niccolò Ricci, amministratore delegato della family company. «In tempi giudicati difficili abbiamo venduto capi di altissima gamma (si legga prezzo), lavorato più coccodrillo del normale (18 mila metri) e avuto più ordini per la decorazione di interni con la nostra yacht division in collaborazione con i cantieri Benetti e Mondomarine. Un cliente ha voluto un deck intero decorato con i nostri tessuti provenienti dall’Antico setificio fiorentino, azienda rilevata dalla famiglia Pucci».

    • Francesco scrive:

      stai mettendo in discussione come le aquile spendono i loro sudati soldini?

      io è dei polli che mi preoccupo

      ciao

    • Z. scrive:

      L’avidità è ciò che permette la corretta riallocazione delle risorse dal più inetto al più capace, dopotutto.

      Comunque la giacca non è male, bisogna dirlo 🙂

      (PS: Miguel, dovresti includere il segno $ nel link altrimenti non funzia!)

    • PinoMamet scrive:

      è una giacca a vento? a me sembra di pelle… e se è di pelle, fidatevi, non li vale.

      Restando nel regno di persone che vogliono una giacca di pelle (non è nei miei gusti, ma contenti loro…) e non l’imitazione punto per punto di un reperto storico della II guerra mondiale,le più ambite direi che le fa Aero leathers e di recente il suo rivale Alexanders, tutti e due dello stesso paesino scozzese.
      Siamo sulle 400-600 sterline massime, però.

      Pelle di ottima qualità, lavorazione anche, modelli adattati su misura o creati ex novo (“bespoke”).
      A me non piacciono (le trovo tutte un po’ “boxy”, se posso fare il coglione usando i loro termini, con delle spallone enormi adatte forse a un boscaiolo scozzese o canadese), ma gli appassionati ne vanno matti.

      C’è un pazzoide americano (Lost World qualcosa del genere) che le fa simili e più costose, aveva un sito pieno di imprecazioni contro i clienti che non capiscono niente e gli europei e la loro fottuta moda da froci che ha rovinato il bla bla bla.
      Più care.

      Poi c’è Lewis Leather, inglese, molto anni ’60-’70, se un cantante inglese di quell’epoca ha una giacca di pelle, di solito è roba loro. Facilmente riconoscibili.
      Assieme al new yorkese Schott sono forse gli unici che fanno cose gradevoli e portabili (Lewis molto più caro)

      • PinoMamet scrive:

        Io ‘ste cose le cose perchè ho contatti nella moda e la passione per il vintage, ma mica le porto!

        Non perchè sono di pelle, ma perché:
        -se ho 700 euro da buttare, piuttosto faccio un viaggettino;
        -non mi piacciono
        -credo che anche 100 euro per un capo di abbigliamento siano, da tutti i punti di vista, troppi.

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Z

    “L’avidità è ciò che permette la corretta riallocazione delle risorse dal più inetto al più capace, dopotutto.”

    Da inetto, mi permetto di difendermi, nella misura in cui posso.

    Non ho un amore sviscerato per “i più capaci”.

    • Z. scrive:

      Dubito che spenderesti 7750 sterline per una giacca a vento, Miguel.

      E se qualcuno lo fa, beh, merita che le sue risorse vengano – appunto – riallocate.

      🙂

    • paniscus scrive:

      E comunque, per quale motivo “il più capace” dovrebbe essere riconoscibile da come si veste, o da quanto costano i suoi vestiti?

      • Roberto scrive:

        Avevo capito dal post di Z che il più inetto è quello che porta una giacca da 7000 sterline, il più capace quello che ha le 7000 sterline nel portafoglio

        • Moi scrive:

          E’ un discorso secondario : prima bisogna capire cosa ti porta a vere nel portafoglio 7 ,0 70, o 700, o 7000 euro …

          PS

          Non ho molta fiducia che il “Massonico Regno delle Tenebre, della Troika e del Male” 😉 abbia davvero le settimane contate …

        • Moi scrive:

          Forse però, finalmente (!), NON sarà più possibile stampare o mettere on-line i soliti panegirici sulla UE in cui non compare mai neppure una volta la parola “Massoneria” !

        • Roberto scrive:

          Moi,
          Sai che mi stai simpatico e ti voglio telematicamente bene ma come cavolo fai ad arrivare da qualsiasi discorso all’ue e ai massoni?!?
          🙂

        • Moi scrive:

          Chaos Ab Ordine 😉

      • Z. scrive:

        Lisa, forse non mi sono spiegato bene…

        Il senso era: se qualcuno è così desideroso di spendere quasi ottomila sterline in una giacca a vento altro non merita che di essere privato di quel denaro. E chi lo incassa se lo merita tutto.

        La riallocazione delle risorse, dunque, ha seguito la sua strada corretta 🙂

  4. Moi scrive:

    @ Z / TUTTI

    Travaglio “plagia Manzonianamente” Buonanno ?!

    http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/11566020/Travaglio—Laura-sei-peggio.html

    … su* Boldrini ?

    *Oramai d’ordinanza il pradosso,”sfornerato” chissà dove, di togliere il “la” al cognome per non essere BieKi MasKilisti ! Ah, il BieKo MasKilista sei ovviamente tu, Z : una volta Laura Boldrini tu (!) l’ hai definita “Ex Funzionario” con la “o”, dell’ ONU … o di quel che l’era !

    ———-

    [Accento Marchigiano Centrale, già irritante di suo quando viene “ghignosamente parlato addosso” come se fosse dizione perfetta … se poi ci aggiungi “un affettato pigolìo vagamente roco per meglio farci il rimbrotto”! ] :

    “Badate bene, e mi rivolgo soprattutto alle più giovani, che questo è [pausa] sessismo. Sì, avete capito bene: “Sess-SSi-Ssmò”. Credete che esageri ?! Ebbene: sappiate che io ho esperienza internazionale, e vi dico che un qualsiasi altro Paese la risposta è no ! No ! Noooo ! Nooo-ooo-ooo [simil-belato] !” Le Donne rappresentano il 50% della Popolazione Femminile” [sic!!!] e pertanto il linguaggio, il linguaggio; il linguaggio … il linguaggio: il linguaggio. Il nostro lin-guàààà-ggiooo riflette la nostra anima. Chi parla male, badate bene, pensa (!) male. Chi pensa male, badate bene, parla (!) male. Nel Regno Unito evitano il sessismo nel linguaggio [in Inglese è fin troppo più facile, ndr] . ” Le Donne rappresentano il 50% della Popolazione Femminile” [sic!!!] e pertanto il linguaggio, il linguaggio; il linguaggio … il linguaggio: il linguaggio.

    Io sono stata lA FunzionariA: per una Battaglia i Civiltà, farò ristampare a spese del contribuente tutti i giornali e tutte le riviste, tutti i siti internet dove c’ è scritto “iL FunzionariO” Laura Boldrini !” Perché, può essere accettabile ?! Ebbene: sappiate che io ho esperienza internazionale, e vi dico che un qualsiasi altro Paese la risposta è no ! No ! Noooo ! Nooo-ooo-ooo [simil-belato] !” Le Donne rappresentano il 50% della Popolazione Femminile” [sic!!!] Il nostro lin-guàààà-ggiooo riflette la nostra anima.

    Badate bene, e mi rivolgo soprattutto alle più giovani, che questo è [pausa] sessismo

    [L’ HO IMITATA BENE ?]

    PS

    Ma … non poteva “sbagliarsi” e regalare i tozzi di pane ai BanK$t€rs e i 7,5*10^9 di euri (pubblici) ai “negretti” (si vedono lo virgolette ?) in Africa ? Nel caso, si poteva soprassedere su “tailleurs haute couture avec le cul d’autrui” fra i suddetti “negretti” (si vedono lo virgolette ?) e “canotte e braghini bio-equo-solidal-kilometrozero” alla Camera dei Deputati, non trovate ?

    ——–

    PS (@ Z)

    No, ma … davvero hai tradito Cuperlo, diventando Renziano ?!

  5. Moi scrive:

    **** ANGLOBALE ****

    Chissà se ‘sta c.d. “pay off” i Giappi della Suzuki l ‘han fatta solo per l’ Italia: non mi meraviglierei … troppo.

    http://www.appartamento67.it/suzuki-swift-fun-cool/

    … e commenti :

    http://blog.terminologiaetc.it/2013/08/23/ambuguita-volgarita-in-pubblicita/

    … roba un po’ vecchiotta, ma tant’è !

  6. Moi scrive:

    Sembra un dio egizio…
    certo era più nobile e suggestivo il costume antico (un cencio sulle palle)

    [CIT.]

    PinoMamet

    ——————–

    It sigur 😉 ? Non è che intendevi … ” s-palle” ?! 😉

  7. Moi scrive:

    *** Altra Perla Taronista ***

    Ensi Terrone _ by Terron Enzino

    http://www.youtube.com/watch?v=n6JwariJVaY

    😉 🙂

    • Moi scrive:

      Cmq credo che Z ti concederebbe Asilo in Romagna Indipendente se tu fossi costretto come Profugo dopo la Secessione Veneta … 😉

      • mirkhond scrive:

        Basta che attraversi il Po! 🙂
        E poi non c’è solo Zanardo, ma anche tu! 😉

        • Z. scrive:

          Sì, ma così si scoprirebbe l’identità segreta di Moi.

          Scopriremmo che è una persona normale, di trentasei-trentasette anni, leggermente in sovrappeso, magari con un po’ di stempiatura.

          Mentre a noi piace immaginarcelo così: cubista, vulcanico e inafferrabile, fucina inesauribile di immagini nuove!

  8. Moi scrive:

    Comunismo nel 2014 e … “Atarassia” [sic] :

    http://www.youtube.com/watch?v=Q4HOnPeu5Jg

  9. L’avidità è ciò che permetterebbe la corretta allocazione (non riallocazione) delle risorse dal più inetto al più capace, dopotutto, se la moneta con cui scambiarsi le risorse non fosse continuo oggetto di stupro da parte di banche centrali e/o stati…

    Sì, lo so: mi piace sognare.

  10. Pietro scrive:

    Miguel cogli nel segno, la crisi non e’ economica ma culturale. E stanno facendo di tutto per farcelo dimenticare. Ho sentito un politico (almeno formalmente) dire che i manifestanti devono pagare una tassa per coprire eventuali danni. Personalmente un mondo dove si perdono di vista le connessioni del reale mi fa paura, si rimuove la violenza e quando esplode si resta attoniti reagendo in maniera scomposta.

  11. mirkhond scrive:

    “la crisi non e’ economica ma culturale. E stanno facendo di tutto per farcelo dimenticare.”

    Forse perché NON hanno le risposte a tale crisi epocale, visto che continuano col mantra di crescita, sviluppo e innovazione, come sentito ieri al tg rainews 24, in relazione al vertice europeo tenutosi proprio a Firenze!

  12. mirkhond scrive:

    O meglio le risposte, ci sarebbero , ma sarebbero TALMENTE DURE, da rischiare guerre civili, disordini ed un’ ULTERIORE impopolarità, nell’avviare il processo di decrescita NECESSARIA!

  13. Moi scrive:

    @ LISA

    L’idea è che chi ha i vestiti più costosi, guadagnando di più è il “fittest” … in termini di Darwinismo Sociale. Ad esempio, in “una società che premia troie e leccaculo” (come viene sintetizzato il Ventennio Berlusconiano da Sx, tirandosene fuori più del dovuto)… i “fittest” sono le persone che meglio sanno fornire i suddetti allusi servizi, NON altri che eccellono in altri àmbiti.

    PS

    L’ idea poi che il Merito dei Migliori sia la Panacea Sociale, di solito viene enunciata trasognando “gli Anglosassoni” come fa Beppe Severgnini, e usando il termine “Mediterraneo” come il peggiore degli insulti … per poi “cadere dal pero” quando si scopre che per l’ Avvocato Gay Politically Correct AntiRazzista Anglosassone è inconcepibile sentirsi in colpa a tavola per i negretti denutriti ricoperti di mosche in Biafra !

    Ma credo che questo meccanismo sappia spiegarlo meglio Pino.

    • Moi scrive:

      Certo, si può spendere per sé un minimo di quel che si guadagna … però non è molto frequente. Ciò non toglie che conobbi personalmente un Umarell Romagnolo che aveva almeno 4 o 5 appartamenti da compravvendere ma viaggiava con una vecchia 131 a metano, fedele al vecchio detto (in tutta Italia) che “soldino risparmiato, due volte guadagnato” !

  14. Moi scrive:

    l tempo in cui ero un giovane praticante avvocato e mi occupavo di diritto del lavoro, mi aveva molto colpito un cliente che, visti gli avocati in jeans e maglietta ed il giudice in jeans e camicia fantasia (all’epoca a Bologna così si usava per “avvicinare la giustizia al cittadino”), mi disse “ma a nessuno gliene frega niente del mio caso?”

    ROBERTO
    ——-

    Interessantissimo ! Di solito ‘sti aneddoti si trovano solo su siti CattoTradizionali !

    • Roberto scrive:

      Per completare, il cliente era un marocchino (aveva lavorato per un po’ in una pizzeria senza contratto e poi era stato scaricato da un momento all’altro) che era venuto all’udienza con un completo scuro perfetto, sembrava lui l’avvocato…e chissà dove l’aveva trovato visto che era un povero disgraziato letteralmente senza una lira

    • Francesco scrive:

      confermo che l’idea è nella testa di quelli che mi pagano, che pure sono veri imprenditori e, magari, di loro non disdegnano di sporcarsi le mani in officina

      del resto, i vecchi comunisti non dovevano essere vestiti meglio* dei padroni, a dimostrare di essere più seri?

      * perfettamente in ordine, intendo

      • Moi scrive:

        Altri tempi, Francesco … prova ad andare in una sKuola oKKupata e a citare il VeKKio Kompagno Giancarlo Pajetta che “l’ istruzione è obbligatoria ma l’ ignoranza è facoltativa !” Ti linciano dandoti del “Fascio !”

        PS

        Per la cronaca, anche Togliatti era “retrofuturisticamente” un OmoFFoBBBo !

        • Moi scrive:

          Ah, e il Kompagno Mao aveva liberato (!) il Tibet dal Misticismo e dalla Tirannia Lamaisti !

          Altro che bandierine zozze solidali al Tibet fuori dai balconi … Dicono i Buddhisti Lamaisti di Rinpoche che NON si devono lavare … che, anzi, è blasfemo lavarle !

          Perà mica mi convincono. … Pino ? … Tortuga ? … Come la sapete ‘sta faccenda ?

        • Francesco scrive:

          altri tempi, altri comunisti, anche se neppure Guareschi può far dimenticare in che mare di sangue nuotassero, quei gentiluomini

  15. Moi scrive:

    A proposito del Politically Correct e delle Sensibilità Retroattive :

    http://www.youtube.com/watch?v=CvYr5PrB-3A

    Per me, ‘ste robe NON sono da censurare … ma da mostrare previa lezioncina introduttiva, ovviamente il meno pallosa possibile.

  16. Moi scrive:

    OT

    Israele vs Paesi Arabi …

    http://www.youtube.com/watch?v=sVwu-ppcmgE

    … storie di botte e disarmi da coltelli. 😉

  17. Miguel Martinez scrive:

    Per Z

    “Dubito che spenderesti 7750 sterline per una giacca a vento, Miguel.

    E se qualcuno lo fa, beh, merita che le sue risorse vengano – appunto – riallocate.”

    Sì, però per cortesia, NON riallocatele al signor Ricci, che di soldi ha già un’indigestione.

    A me viene in mente TANTA gente dalle parti nostri cui si potrebbero riallocare…

    • Z. scrive:

      Capisco quel che vuoi dire. E ad esempio, a me piacerebbe che il tuo amico che fa belle composizione floreali riuscisse a saltare gli intermediari e a guadagnare appieno ciò che merita.

      E mi piacerebbe che tante altre persone nella sua situazione – e in Italia davvero non si contano – ci riuscissero.

  18. Moi scrive:

    Stranamente, nulla da dire su questo spot (abbastanza peso) :

    http://www.youtube.com/watch?v=Lfts0lCXRIk

    Qualcuno lo votò al Quirinale “a spregio”,visto che nel 2013 il “Sessista” aveva ancora 49 anni :

    http://www.youtube.com/watch?v=74InRqHZTjM

  19. Moi scrive:

    @ LISA la Prof. Anticonformista …

    Quindi se (!) dovessero arrivarti in aula adolescenti in look ultra-truzzo tamarration/sgallettation (con attenzione al “genere”) come se anziché a scuola dovessero andare in discoteca … non avresti nulla da ridire ? 😉 🙂

    • Moi scrive:

      @ LISA

      In termini puramente scientifici di “Alpha Male”, ” Lek “, “Mating” * 😉

      http://www.youtube.com/watch?v=rCdl3EJgis8

      E-voluzione , In-Voluzione, Ri-Voluzione o Circum-Voluzione della Specie ?

      * Che curiosamente è anche la moneta Albanese …

    • paniscus scrive:

      Guarda che non ho minimamente parlato di truzzaggine o di volgarità, ho parlato di vincoli e imposizioni formali completamente INUTILI e IRRILEVANTI all’interno di una possibile varietà di abbigliamento che comunque rimane socialmente normale, dignitosa e perfettamente accettabile da chiunque.

      Tu ovviamente hai dato per scontato che l’alternativa alla giacca e cravatta fosse la maglietta da spiaggia o il pantalone stracciato. Ma gente NORMALE che indossa, che so, un bel maglioncino informale, ma in buone condizioni, ordinato e pure gradevole da vedere, non ne conosci?

      E soprattutto: se il dipendente invece che giacca e cravatta indossa tale maglioncino, per il suo dirigente cosa cambia, tanto sempre alla sua scrivania deve starsene, e sempre dello stesso lavoro deve rendere conto?

      • Z. scrive:

        Per dire la mia, penso che ci siano situazioni che richiedono una divisa: quando l’hai addosso sei un addetto inserito in un certo sistema (militare, tranviere, avvocato, medico…). Quando termina la tua giornata di lavoro la dismetti e diventi una persona come gli altri, libera di dedicarsi alle proprie faccende e ai propri interessi personali.

        Separare la vita professionale da quella privata è importante e salutare, a mio avviso, e la divisa da mettere e da dismettere può esserci di aiuto.

      • Peucezio scrive:

        Lisa,
        aggiungerei alle mie osservazioni di prima il fatto che forse l'”uniforme” tranquillizza il datore di lavoro, nel senso che il fatto che il dipendente si adegui a certi canoni dà il senso della sua disciplina, accettazione a conformarsi.
        Il che non è proprio l’ideale di come vorremmo fosse un lavoro, ma d’altronde in un rapporto di lavoro ci sono componenti implicite e in qualche modo parassite di cui dobbiamo tenere conto.
        Idealmente il lavoro dovrebbe essere un rapporto in base al quale io ti fornisco delle prestazioni, tu mi paghi per questo e guardi solo all’utilità per te di tali prestazioni. In realtà entrano in gioco una serie di fattori e implicazioni, legati a meccanismi di potere, controllo ecc.
        D’altronde, nel momento in cui si eliminassero la giacca e la cravatta, questi meccanismi, lungi dallo scomparire, prenderebbero delle forme più casual, più falsamente spontaneiste, che sono molto peggio, oltre ad essere di pessimo gusto, mentre il vecchio capo un po’ all’antica che vuole la giacca e la cravatta, a cui danno fastidio i capelli lunghi, in fondo è abbastanza innocuo ed è un manipolatore e un sopraffattore molto meno abile.

      • Roberto scrive:

        Sono d’accordo con peucezio e z

      • Roberto scrive:

        Che poi il discorso di peucezio può estendersi al darsi del tu o del lei su lavoro.
        Fosse per me darei del lei a tutti (amici a parte) mentre la moda del tu di finta amicizia imperversa

        • paniscus scrive:

          Roberto, ti informo che non è detto che sia “moda” fatta apposta per fingere amicizia, può essere anche una cosa spontanea.

          Io per esempio, se fosse per me, darei del tu a tutti, istintivamente mi verrebbe da considerare il lei come una cosa riservata alle situazioni eccezionalmente formali (o magari alle persone molto più vecchie di me, o a quelle che rivestono un ruolo particolarmente “ufficiale” in quel momento).

          Ma in tutti gli altri casi, faccio una fatica terribile a dare del lei, specialmente ai miei coetanei; ovvio che quando serve lo faccio, ma non mi viene naturale, me lo devo proprio imporre artificiosamente.

          Ma non mi sembra affatto, per questo, di sostenere il modello sociale di “finta amicizia personale diffusa” con tutti di cui parli tu… è proprio che non vedo alcuna relazione tra le due cose.

        • Peucezio scrive:

          Mah, io credo che ci siano entrambe le cose.
          Anch’io complessivamente mi sento più a mio agio col tu, anche se in certi contesti lo trovo un po’ fuori luogo, mi dà fastidio.
          E in generale una minore formalità dei rappporti va nel senso di una maggiore naturalezza: quarant’anni fa due persone di trent’anni (ma persino di venti) che non si conoscevano, si davano del lei, oggi, fuori da certe situazioni formali di lavoro, sarebbe impensabile.
          Però in molti contesti la cosa viene anche ostentata proprio in nome di quel finto spontaneismo che si diceva. E questo mi dà terribilmente sui nervi.
          Inoltre certe cose, spontanee o no che siano, le trovo di per sé criticabili: ormai nel resto d’Europa gli alunni danno del tu agli insegnanti, sia in università che a scuola. Io questo lo trovo opinabile, perché un minimo senso dei ruoli e delle gerarchie in quei contesti ci vuole.

        • Roberto scrive:

          Lisa,
          Grazie dell’informazione (ma perché hai sempre questo modo polemico di rispondere? Dai, rilassati)

          Comunque, fammi capire, se tu avessi una segretaria/un segretario molto più giovane di te le/gli daresti del tu?
          Io trovo che questo caso sia una classica situazione da finta amicizia, o meglio, paternalismo, abbastanza seccante. Poi è vero anche che vivo in un paese in cui se vai dal pescivendolo ti dice “bonjour monsieur” e si risponde “bonjour monsieur”

        • Roberto scrive:

          Peucezio,
          Non so qual è la situazione in tutta europa, ma in Germania e Francia a scuola gli insegnanti e gli alunni si danno del lei (voi per i francesi) a partire dalle elementari!
          Mia figlia che fa la quarta elementare e segue il sistema tedesco chiama la maestra Frau Dingsda e le da del lei. La maestra la chiama per nome e le da del tu, ma a partire dalla prima secondaria (cioè a 11 anni) sarà lei per tutti
          Per i primi tre anni c’era moltissima tolleranza, ma già in prima elementare la maestra è frau ed il maestro herr

        • paniscus scrive:

          Comunque, fammi capire, se tu avessi una segretaria/un segretario molto più giovane di te le/gli daresti del tu?
          ———————–

          E secondo te io sono abituata a pensare negli stessi termini di chi trova normale “avere la segretaria”??????

          Ma ROTFL!!!!!!!

        • PinoMamet scrive:

          Ma comunque gli daresti del tu o no?

        • Roberto scrive:

          Lisa,
          Dove hai letto che secondo me tu “sei abituata” ecc. ecc.?
          Ho scritto semplicemente “se tu avessi…”. Questo significa che so perfettamente che non hai una segretaria ma ti chiedo “come faresti se ne avessi una”.
          Poi che sarà mai avere una segretaria…..

  20. Miguel cogli nel segno, la crisi non e’ economica ma culturale.
    Economia è cultura, fa parte della cultura: disgiungerla da quest’ultima fa solo il gioco di chi ce la impone.

  21. mirkhond scrive:

    Frau Dingsda

    Dingsda è il nome della maestra, o significa proprio maestra?

  22. MOI scrive:

    In Italia è “tu + nome” verso la classe e “lei prof.” verso gli insegnati …

    • MOI scrive:

      Parlando da studenti/esse coi “Prof.” di altri “Prof.” (termine che NON pone problemi di “gender” perché è un’ abbreviazione neutra !) si dice o direttamente il solo cognome o “la + cognome” … ma forse ora con il Fornerismo-Boldrinismo è sparito il “la” dal cognome anche per le “Prof.”.

      • MOI scrive:

        solo cognome per i “maschietti prof” 😉 e cognome + “la” per le “donne prof.” … come si faceva comunemente fino all’ ultimo Governo Silvio 😉 per i / le Parlamentari nei “tòlch sciò” 😉

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Noi venivamo prontamente richiamati quando facevamo robe del genere: è “il prof Tizio” e “la prof Caia”.

        • PinoMamet scrive:

          ?
          Così severi erano da voi?
          Da noi era normalmente “l’ora di Rossi” oppure “l’ora della Bianchi”

        • MOI scrive:

          Ma proprio anche da Prof. a sudenti/esse :

          “Avete fatto Pascal in fisica con la Caietti ?” “E in filosofia con De Tizionis ?” “Ebbene, era anche un grande letterato …”

        • MOI scrive:

          A scuola infatti imperversa il verbo “fare” …

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          In gergo “fare” significa trattare

        • paniscus scrive:

          Noi venivamo prontamente richiamati quando facevamo robe del genere: è “il prof Tizio” e “la prof Caia”.
          —————

          Se dovessimo impiegare tempo a richiamare TUTTE queste singole intemperanze formali, semplicemente impiegheremmo l’intero tempo-scuola a fare solo quello, e non faremmo più lezione.

          L’unica volta che mi sono presa la soddisfazione di farlo notare, fu quando un simpaticone, scappando via frettolosamente per il corridoio, mi salutò con un allegro “Ciao, profe!” e io risposi gelidamente: “ArrivederLa, signor Conti.” (nome di fantasia), e sono convinta che pure il maiuscolo della L si sia sentito.

        • Z. scrive:

          A me par di ricordare che in ogni ordine di scuola che ho frequentato – dalle elementari in avanti, intendo – gli stessi insegnanti si riferissero spesso ai colleghi dicendo “Tizio” o “la Caia”, senza titolo. Anche quando parlavano in classe, durante la lezione. Né ricordo di alcun compagno di classe che sia stato rimproverato per aver detto “Tizio” o “la Caia” anziché “il Prof. Tizio” o “la Prof.ssa Caia”.

          Beninteso: posso sbagliarmi e ricordare male. Sono passati, come dire, un certo qual numero d’anni 🙁

  23. Roberto scrive:

    No significa “tizia”.

  24. MOI scrive:

    @ LISA
    Da lei, Prof. 😉 come funzia, come quando ne si parla in terza persona ? “La Paniscus” …”La Prof. Paniscus” …

    • paniscus scrive:

      Moi, rifletti un attimo e cerca di essere serio: secondo te io dovrei sapere dettagliatamente in quali termini parlano di me in terza persona, e in particolare in mia assenza? E soprattutto, dovrebbe importarmene qualcosa?

      Probabilmente la maggioranza dei miei alunni, parlando di me in terza persona, usa soprannomi gergali, o in qualche caso anche parolacce e insulti (NON perché io ritenga di essere particolarmente odiata, ma perché penso che lo facciano rigorosamente con tutti i miei colleghi), ma francamente non può fregarmene di meno…

      L.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Credo vogliano sapere se quando parlano di te in un contesto formale con un altro insegnante usino o meno l’apposizione.
        Poi è ovvio che dietro le quinte cada ogni formalità, come succedeva anche da noi.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Anch’io complessivamente mi sento più a mio agio col tu, anche se in certi contesti lo trovo un po’ fuori luogo, mi dà fastidio.”

    Mi sembra che l’Italia sia il paese più tutoyant – come si dice in francese – d’Europa: in inglese il “tu” è addirittura sparito a parte qualche isolatissimo dialetto; ma dove sopravvive, come in tedesco, inglese, spagnolo messicano (dello spagnolo della Spagna non so dire), ma anche turco e farsi (e mi dicono anche in russo), il pronome formale mi sembra che sia la norma, il “tu” un’eccezione che riguarda situazioni particolari.

    Poi devo dire che qui non capita quasi mai di dare del “lei” a qualcuno, ma non so se sia una doppia particolarit toscana e metropolitana.

    • PinoMamet scrive:

      Vero, però in inglese ci sono altri modi per indicare i livelli di famigliarità o rispetto;
      da queste parti il “lei” resiste bene (come anche il congiuntivo) credo per calco da dialetto, che se non è parlato comunemente da tutti ha lasciato una certa influenza di sostrato, e fa uso abbondante di espressioni con il “lei” (e di congiuntivi e condizionali, per fortuna): “c’al ma diga…” e mai “dim!”
      Molto usato fino agli anni Cinquanta, in dialetto, anche il “voi”, che capita di sentire saltuariamente da qualche anziano molto formale.

    • Roberto scrive:

      “in inglese il “tu” è addirittura sparito”

      Ho una curiosità su questo punto. Come si fa a dire se “you” detto nel 2014 è un tu o un voi? A naso mi verrebbe da dire che gli inglesi danno del tu a tutti, ma è vero che chi è linguisticamente più avvertito dice quello che scrivi tu

      • habsburgicus scrive:

        Diciamo che, alla buona, è un “tu”..ma filogicamente è un “voi”..
        Su questo non ci possono essere dubbi, tanto più che il “thou” esisteva…i verbi alla seconda persona avevano una coniugazione particolare, thou art, thou hast…you are, you have senza dubbio, in pura teoria, sono dei “voi siete, voi avete”…
        anche in Germania il “Du” per quanto ancora esistente (eh, non esageriamo :D) mi pare in caduta libera, almeno nel discorso “educato”..cioé, rivolgersi ex abrupto ad uno con il DU, in Germania, oggi, mi parrebbe essere percepito come un po’ rude..o no ?

        • roberto scrive:

          “ma filogicamente è un “voi””

          si grazie, questo lo so, ma appunto, volevo sapere nella testa di un anglofono del 2014 (filologi esclusi 🙂 ) cosa è quel you

    • Moi scrive:

      All’ interno dell’Italia, il Paese più “tutoyante”, la zona più”tutoyante” mi rsulta essere nelle Marche centrali e centro-meridionali … ove odi addirittura robe tipo “Scusa, tu signore/a … “

      • mirkhond scrive:

        Quando andavo alle scuole medie, un ragazzo semianalfabeta diceva al professore di matematica: SENTI professore! invece di senta professore!
        In Terra di Bari dare del tu invece del voi o lei, è antica consuetudine, specialmente dei cozzali, con qualche eccezione tra i ceti medi, come ricorda il cappellano militare don Giuseppe Buttà (1826-1886), nel suo Un Viaggio da Boccadifalco a Gaeta, relativo alle tremende vicende della fine delle Due Sicilie nel 1860-1861, viste attraverso la lente del 9° reggimento cacciatori del nostro esercito.
        Padre Buttà, cita infatti un chirurgo militare di Terra di Bari che dava sempre del tu, e il buon sacerdote siciliano attribuiva questa peculiarità proprio alla gente della mia terra!

        • Peucezio scrive:

          Da noi infatti si diceva segnerì, cioè “vossignoria”, anche ai genitori, ma sempre coniugando il verbo alla II singolare e i dialettofoni abituali, almeno gli anziani, hanno seria difficoltà a usare un’altra persona verbale come forma allocutiva.
          Il voi invece lo usava la borghesia e oggi lo usano i dialettofoni che hanno buona confidenza con l’italiano, mentre il lei rimane confinato agli usi formali più lontani da una lingua con una forte caratterizzazione locale.

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      allora probabilmente la mia impressione è dovuta alla frequentazione col mondo ispanofono o, meglio, con la Spagna, dove fra un po’ l’usted probabilmente sparità del tutto.
      A scuola da anni ormai nessun alunno dà del lei agli insegnanti e in tante altre situazioni in cui in Italia si usa il lei, lì si usa il tu.
      A nessuna amica spagnola di mia madre do del lei, sarebbe completamente fuori luogo. Per la verità neanche a quelle italiane, ma in quel caso sono stato io ad abituarle così in virtù del fatto che ho sempre avuto più facilità di rapporti con gli anziani che coi coetanei e quindi ho teso sempre a stabilire un rapporto rispettoso ma abbastanza paritario.

    • Peucezio scrive:

      Aggiungo che da qualche parte, ma non ricordo dove, ho sentito dire che nelle università estere si tende a un uso generalizzato del tu.

  26. paniscus scrive:

    Comunque, è interessantissimo notare come tutti quelli che, quando si parlava di limitazioni alla guida dell’automobile, mi erano saltati alla gola accusandomi di essere un’antidemocratica illiberale che mette in dubbio i sacrosanti diritti fondamentali all’autodeterminazione dell’individuo…

    …adesso si rivelano acquiescenti come pecorelle di fronte alla “normalità” che, nella vita quotidiana, l’individuo stesso debba obbedire a qualcuno che gli ordina come vestirsi, anche quando il suo abbigliamento non fa la minima differenza pratica nei risultati delle sue azioni o nell’interferenza con i diritti altrui.

    L.

    • Roberto scrive:

      Basti pensare che:
      1. tu suggerivi un’odiosa discriminazione sul censo (patente cara= il figlio di papà la prende lo stesso. Il povero disgraziato no)
      2. La macchina è uno strumento necessario per chi non vive in posti centralissimi serviti da mezzi pubblici. Invece una cravatta od un pullover cambia francamente pochissimo nella vita di una persona
      Non mi sembrano esattamente due cose paragonabili

      Poi sbaglierò, ma non mi ricordo che qualcuno ti sia saltato alla gola (a meno che questo non sia un toscanismo per riferirsi ad espressioni tipo “non sono per niente d’accordo”)

    • PinoMamet scrive:

      ” adesso si rivelano acquiescenti come pecorelle di fronte alla “normalità”

      In realtà ho sostenuto il contrario.

    • PinoMamet scrive:

      ” anche quando il suo abbigliamento non fa la minima differenza pratica nei risultati delle sue azioni”

      e anche questo è discutibile, perchè se il tuo datore di lavoro ti “consiglia” (quando non impone) un determinato abbigliamento, indossarlo o meno fa una differenza;

      inoltre un mio famigliare stretto mi dice che ha notato che in presenza di investimenti elevati, ha notato che riesce a concludere l’affare, statisticamente, se indossa la cravatta; osservazione senz’altro empirica, ma alla quale ha tenuto fede (con ottimi risultati).

      Si veda anche l’esempio del cliente marocchino di Roberto, che di fronte a un abbigliamento “casual” ha avuto l’impressione di disinteresse nei suoi confronti.

      • paniscus scrive:

        E dai, Roberto, quella secondo cui è giusto che tutti si adeguino ad accettare un’imposizione autoritaria del tutto superflua e gratuita, solo perchè “tanto il sacrificio è piccolo”, non si può proprio sentire, eh…

        Oltretutto, lo decidi tu, a nome degli altri, se il sacrificio è piccolo o no, solo perché tu lo vivi così. Io personalmente preferirei di gran lunga subire delle forti limitazioni all’uso della macchina, piuttosto che l’imposizione di mettermi camicette e tailleur 🙂

        L.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Io personalmente preferirei di gran lunga subire delle forti limitazioni all’uso della macchina”

          Anche se abitassi lontano dal luogo di lavoro in una zona non servita dai mezzi pubblici?

          Perché a ‘sto punto conta anche il mio interesse a ruttare liberamente in aula…

        • roberto scrive:

          Lisa,

          credo proprio che sulla questione macchina tu non colga un punto essenziale. in certe situazioni (frequenti, ahimé) la macchina è semplicemente *necessaria*. non è un vizio, un piacere, un lusso ma proprio una cosa senza la quale fai veramente fatica a fare una vita normale, in particolare se hai una famiglia

          personalmente se non avessi la macchina non potrei:
          1. portare i figli a scuola ed arrivare in orario (più o meno) in ufficio;
          2. uscire alle 18.30 (quando finisce il mio orario di lavoro) e recuperare i bambini a scuola;
          (e tieni conto che mia moglie quando non è in missione fa gli stessi orari miei e lavora nello stesso edificio, solo che lavora una settimana su due);
          3. andare a fare la spesa (qui nel villaggio c’è solo un panificio ed una farmacia), se non ovviamente trascinandomi la spesa per quattro persone in autobus;
          4. uscire di casa il sabato sera e la domenica (il che tra l’altro mi fa escludere le babysitter non automunite per le rare volte che usciamo senza bambini).

          per dire, oggi, domenica, mia moglie è partita per andare a bruxelles, visto che domani mattina lavora lì.
          senza macchina avrebbe dovuto camminare o andare in bici (sotto il diluvio universale ovviamente, ché mica viviamo in riva al mediterraneo) una decina di km fino alla prima fermata dell’autobus che funziona la domenica, e fare un percorso di circa un’ora per arrivare alla stazione (devi cambiare due autobus e la domenica gli autobus passano una volta ogni morte di papa). il tutto con mini 24 ore + enorme valigia di documenti. in macchina sono 20 minuti fino alla stazione.
          lunedi sera, arriverà alle 22.30 in stazione. da lì a quell’ora autobus non ne passano più.
          nel frattempo ho portato i bambini a due feste di compleanno diverse (circa 10-15 km da casa ed in direzioni diverse) e sono andato a riprenderli.
          e non è un fine settimana eccezionale, è veramente la norma, ed è la norma di tutti quelli che non vivono nel centro di una città.

          insomma, anche a me piacerebbe andare in ufficio in camicia e maglioncino (tranne ovviamente nei giorni di contatto con il pubblico per i quali vale la parabola del pizzaiolo marocchino) però se mi impongono la cravatta, vabbé non mi piace ma pazienza, ma se mi vietano la macchina, mi condannano più o meno a restare a casa, o a cambiar casa (avessi i soldi per prendermi una casa in centro lo farei anche stasera). e questo detto da uno che ha vissuto con piacere e senza nessuna difficoltà per anni senza macchina: e te credo a bologna a 500 metri dalle due torri e a parigi in pieno 5ème arrondissement!

          quindi le due situazioni, divieto di maglioncino/divieto di uso della macchina, sono proprio oggettivamente diverse.

        • roberto scrive:

          poi un’altra cosa, sempre per lisa:

          “è giusto che tutti si adeguino ad accettare un’imposizione autoritaria del tutto superflua e gratuita, solo perchè “tanto il sacrificio è piccolo”, non si può proprio sentire, eh…”

          io non ho detto “è giusto che tutti si adeguino”, ho detto semplicemente che tra la limitazione della scelta dell’abbigliamento in ufficio e la limitazione del mezzo di trasporto c’è una bella differenza (e ho cercato di spiegarla)

          sul “è giusto che tutti si adeguino”, noterai che mi sono limitato a descrivere una situazione sui codici vestimentari. non so se sia “giusto” e non ho nemmeno detto che ci si debba adeguare. se qualcuno vuole fare il rivoluzionario avrà anche la mia simpatia (entro certi limiti…), ma non ho voglia di iniziare io.
          mi sentirei però di consigliare a chi si affaccia al mondo del lavoro di osservare gli altri prima di buttare tutto a mare.

    • Z. scrive:

      Lisa, ma davvero è necessario esasperare sino a questo punto qualsiasi scambio di opinione? Essù, via 🙂

  27. mirkhond scrive:

    “spagnolo messicano”

    In cui si dice ustedes al posto di vosotros?

    • Moi scrive:

      “Ustedes” è “Lor Signori/e” … che in Italiano fa o ridere o fa pensare alla satira sociale contro i Borghesi: ai tempi di Fortebraccio erano di Dx, ai tempi di Silvio sono i RadicalChic.

      In LatinoAmerica c’è anche “Vos” …

      Invece in Portoghese Brasiliano “Você” ha avuto una sorte analoga a quella di “You” in Inglese, con la differenza di essere pressocché sparito nella lingua in “versione Europea”.

  28. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    “Come si fa a dire se “you” detto nel 2014 è un tu o un voi? “

    Certo, quello che intendo è che il ” voi” (you, ye) ha distrutto il “tu” (thou), creando una situazione inedita: “you” è semplicemente la persona o le persone cui mi rivolgo.

    Il rispetto (o la singolarità o pluralità) emergono da altri elementi: in particolare l’equivalente del tutoyer è to be on a first name basis with someone, cioè lo chiami “John” e non “Mr Smith”.

    E’ più sentita l’esigenza di distinguere singolare da plurale, come si vede da forme diffusissime come “youall”, “youguys” e simili, che sono praticamente dei nuovi pronomi di seconda persona plurale.

    • roberto scrive:

      ok grazie, quindi possiamo piuttosto dire che gli americani si danno del tu e gli inglesi del lei (vista la facilità con la quale gli americani si chiamano per nome)?

  29. Miguel Martinez scrive:

    Sulla giacca e la cravatta (o tailleur, ecc.)…

    E’ un argomento interessantissimo, perché è un obbligo che non sta scritto da nessuna parte; eppure in moltissimi campi determina il destino delle persone.

    Non basta certamente, ma è un elemento indispensabile – sempre in molti campi – per distinguere chi può pulire i cessi precariamente, e chi può invece guadagnare abbastanza da “fare la bella vita”.

    Evidentemente ha una funzione decisiva, altrimenti non verrebbe imposto con tanta determinazione da persone pratiche come sono gli imprenditori.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      E’ una consuetudine. Insomma, non eravamo per il realismo giuridico e per il “ci gestiamo da soli”? Ecco, questo è un esempio classico dei risultati del “ci gestiamo da soli”.

    • Moi scrive:

      Poi c’è la “non-cravatta” (diverso, ovviamente 😉 , da “senza cravatta”) tipica dei politici che vogliano recuperare un minimo di credibilità in periodi di crisi d’ immagine …vedi un oggi irriconoscibile Dario Franceschini imberbe ai tempi delle Primarie del PD vinte da Bersani; Pierluigi Bersani stesso appena eletto; Matteo Renzi ora …

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Curiosamente, invece, Berlusconi è sempre stato in doppiopetto scuro, camicia bianca e con cravatta a pois

        • Moi scrive:

          Sì, ma lui, nel bene o nel male, “è di un’ altra” 😉 (categoria) … nel senso che ha un abbigliamento formale, ma poi fa le corna in foto, le battute sessiste-che-fan-ridere, i commenti alla partita di “pallonate”, e innumerevoli altre cose che ne “annullano” l’ abbigliamento.

          E , stranamente, nessun (!) comico (come Maurizio Crozza) o nessuna comica (come Sabina Guzzanti) e altri sembrerebbe capire che _ come diceva Pino_ NON può essere “caricaturizzato”.

          Personaggi simili che mi vengano in mente sono per lo più dei Leghisti e Padre Livio.

        • Francesco scrive:

          adesso gira ance in pullover nero sottogiacca

          che lo invecchia molto

          il problema (mio) è che la giacca ha le tasche e quelle servono

  30. Miguel Martinez scrive:

    L’abito – giacca-e-cravatta o tailleur – indica innanzitutto che la persona nega, in qualche modo soffoca o strozza, se stessa. Almeno per gli uomini, si tratta di un abbigliamento sommamente scomodo e poco pratico, che si rovina al minimo contatto con la sporcizia, il sudore, insomma con la vita.

    Ogni contaminazione da parte della vita si rivela quindi visibilmente su tale abbigliamento; e chi lo porta deve quindi poter contare su una fatica femminile (moglie, donna di servizio) per ripristinare ogni giorno questa specie di corazza.

    Chi indossa una tale divisa porta su di se un segno di sottomissione, come ha colto bene Peucezio. Io sono solo una funzione dell’azienda, il cui potere si manifesta attraverso il mio corpo irrigidito. Non puoi comunicare con me, ma solo con ciò che mi pagano per fare.

    La cosa interessante è che esibisce la stessa sottomissione, in genere, anche il predatore allo stato apparentemente libero, che indossa la sua armatura (come nella foto che abbiamo pubblicato qui) sottomettendo la propria vita ai propri interessi.

    Questo spiega anche una caratteristica particolare dell’abbigliamento capitalistico: l’assenza del colore, che era invece una caratteristica dell’abbigliamento aristocratico.

    E questo proprio in tempi in cui sembra che si cerchi la massima originalità.

    Il predatore deve incarnare il flusso del denaro, dei contratti, dei regolamenti, tutte cose che non hanno colore, come ci insegnano gli Uomini in grigio di Michael Ende.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “Questo spiega anche una caratteristica particolare dell’abbigliamento capitalistico: l’assenza del colore, che era invece una caratteristica dell’abbigliamento aristocratico. ”

      Mi pare che in realtà l’assenza di colore discenda dalla moda puritana, cromofobica: tra la borghesia anglofona il retaggio era ancora molto forte e l’austerità era considerata comunque elegante. Ed era la stessa ragione per cui la Ford non produceva macchine che non fossero nere.

      • PinoMamet scrive:

        I colori “formali” di adesso li ha inventati Lord Brummel a fine Settecento, e per un unico motivo: la tenuta aristocratica precedente (pizzi, merletti, ciprie e abiti vistosissimi pieni di colori e di ricami) era francamente ridicola…

    • Moi scrive:

      Penso che tu abbia appena spiegato (senza aver letto la mia obiezione) la “non-cravatta” … basta, appunto, anteporvi un “non”. 😉

    • Z. scrive:

      Credo che in quel che dici ci sia del vero: chiunque indossa una divisa (l’uniforme del poliziotto, il camice del medico, la toga del magistrato…) diventa parte di un rituale e ne accetta le regole e i doveri. Com’è bene che sia, direi.

      • paniscus scrive:

        per Z: scusa, ma che c’entra la “divisa”???

        La divisa è un abbigliamento totalmente standardizzato, uguale per tutti, FORNITO dal datore di lavoro, e soprattutto FUNZIONALE al lavoro che si deve fare. Qua si sta parlando di imposizioni “indirette” su qualcosa che in teoria può anche variare un po’, purché non troppo, e che comunque ti devi comprare di tasca tua, però rispecchiando i gusti e le esigenze di qualcun altro.

        Che c’entra con la divisa?

        • PinoMamet scrive:

          Anche la divisa rispecchia gusti ed esigenze di qualcun altro, non è detto che sia molto funzionale al lavoro che si svolge
          (i carabinieri si lamentano dell’ingombrante, e perfettamente inutile ai nostri giorni, cinturone bianco; i militari odiano la “drop”, che del resto è perfettamente inutile per il loro lavoro)
          e qualche volta è pagata di tasca propria (per esempio le uniformi di molte scuole private britanniche).

          Dai, il paragone ci sta eccome!

      • Z. scrive:

        Lisa,

        pagata in proprio o dal datore di lavoro, sempre divisa resta.

        Ad esempio, l’avvocato deve pagarsi la toga – o comunque procurarsela con mezzi propri quando richiesta – mentre al dipendente di McD è fornita dall’impresa. Il medico libero professionista deve comprarsi il camice, al militare l’uniforme è dal suo corpo (almeno credo, io ho fatto l’obiettore!). Ma sempre di divisa si tratta.

        Quanto alla funzionalità, dipende. Se un cameriere si vestisse con braghette corte e camicia hawaiana non credo che farebbe più fatica a servire in tavola, e una divisa militare da ufficio non mi sembra particolarmente più funzionale al lavoro da ufficio di un qualsiasi altro tipo di abbigliamento.

    • paniscus scrive:

      Almeno per gli uomini, si tratta di un abbigliamento sommamente scomodo e poco pratico, che si rovina al minimo contatto con la sporcizia, il sudore, insomma con la vita.

      Ogni contaminazione da parte della vita si rivela quindi visibilmente su tale abbigliamento; e chi lo porta deve quindi poter contare su una fatica femminile (moglie, donna di servizio) per ripristinare ogni giorno questa specie di corazza.

      No, scusa se faccio la pedante, ma è molto PEGGIO di così: quel genere di abiti, di solito (tranne forse le camicie), non sono gestibili nemmeno dalle più indefesse fatiche femminili domestiche, ma possono essere ripuliti solo con le tecniche delle tintorie professionali. Che cosa pensavi, che le giacche formali si buttassero nella lavatrice di casa? Ovviamente, di solito, non è il diretto interessato a portarle in lavanderia, ma viene appunto delegata la moglie.

      Ma TUTTO ti devo spiegare????

      Adesso penseranno che, oltre a essere uno sciattone tu, c’hai pure la moglie cialtrona! 🙂

      E invece nessuno pensa alla spiegazione più semplice, ossia che si vive benissimo anche vestendosi in altro modo…

      • PinoMamet scrive:

        Sì, ma devi sempre spiegarlo ai datori di lavoro…
        ai clienti che se non hai la cravatta, mmm, il contratto forse anche no…
        e a quel signore marocchino che se ti presenti in maglioncino pensa che lo stai sottovalutando e non lo aiuterai davvero.

        Io ti auguro di farcela!

        • Z. scrive:

          In questo senso, effettivamente, l’abbigliamento prescritto è un po’ come l’automobile: se hai la fortuna di non averne bisogno può capitare di non renderti conto di quanto sia importante per altri.

      • roberto scrive:

        “Ovviamente, di solito, non è il diretto interessato a portarle in lavanderia, ma viene appunto delegata la moglie.”

        ah, che nostalgia di voi donne del sud!
        se io delego a mia moglie una cosa del genere come minimo mi brucia il televisore…
        🙂

        • paniscus scrive:

          …e perché, secondo te io porto la roba in tintoria?

          In una bottega del genere, credo di esserci entrata UN’unica volta negli ultimi 15 anni, e per portare a lavare dei tappeti, e non certo degli abiti da indossare…

        • roberto scrive:

          no tu sicuramente no, mi riferivo alle mogli dei “di solito”

        • PinoMamet scrive:

          Ma cosa c’è di malvagio nel portare gli abiti in tintoria?

          Ce n’è una vicina a casa, gestita da una coppietta, è molto economica, e viene comodissima per lavare/smacchiare le cose difficili.
          Anche gli abiti, nel caso.
          A meno che uno non preferisca buttarli dopo averli indossati… so’ gusti!
          😉

        • paniscus scrive:

          No, io preferisco semplicemente limitarmi a indossare roba lavabile in lavatrice senza troppe complicazioni…

  31. PinoMamet scrive:

    Ecco dei tizi che indossano giacca e cravatta senza che nessuno li obblighi:

    http://www.permanentstyle.co.uk/

    http://asuitablewardrobe.tumblr.com/

  32. PinoMamet scrive:

    Invece per quanto riguarda gente che indossa giacca e cravatta come uniforme lavorativa, tre esempi americani:

    -vado in un locale con amici, vedo un sacco di giovani in giacca e cravatta, chiedo informazioni a una tizia del nostro gruppo che mi spiega “vogliono sembrare persone con un buon lavoro, per fare colpo…”
    -How I met your mother, l'”erede morale” della fortunata serie Friends: il personaggio del cinico ma in fondo simpatico indossa sempre giacca e cravatta; il che ci porta a
    -Mad Men, altra serie Tv ambientata tra i pubblicitari degli anni Sessanta, un’epoca “lontanissima” in cui si indossava sempre giacca e cravatta, si fumava, si era maschilisti e un po’ razzisti (mi pare che ci sia anche un po’ di rimpianto, sotto sotto, perché il politically correct ha rotto le palle anche negli USA)

  33. Moi scrive:

    Di solito in ‘sto genere di post arriva Rock&Troll, con la solita menata dell’ invidia sociale … però è da un pezzo che latita.

    • PinoMamet scrive:

      Ma qui l’invidia sociale non c’entra niente, perché, come hai perfettamente dimostrato, il gusto dei tamarri e quello dei nobili del Settecento corrispondono!!
      🙂

      (per quanto riguarda giacca e cravatta: ho alcuni completi, perché:
      – mi sono laureato;
      – sono stato ospite a diversi matrimoni e altre occasionali “formali”
      – ne ho ereditati un paio

      bene, la giacca più elegante che ho, sfoggiata a un matrimonio, mi è costata ben 10- leggasi dieci- euro, in offerta da Oviesse. Direi che l’invidia sociale non c’entra proprio niente… 😉
      ad averlo saputo quando mi stavo per laureare!!)

      • PinoMamet scrive:

        Ho anche dei pantaloni “principe di Galles”, stessa provenienza, costo 5 euro!

        Accompagnato amica appassionata di moda (ci lavora anche) in negozio fighetto: gli stessi pantaloni (ho toccato, anche il tessuto era identico) erano esposti a millantamila euro.
        La marca, ovviamente, diversa.

        La padrona del negozio mi guardava malissimo…

  34. Moi scrive:

    Di solito i “grembiulisti” dicevano che a scuola il grembiule era una divisa anticlassismo … ricordo di averlo portato solo per pochi anni, nero per maschietti e bianco per femminucce. C’erano sia arcaizzanti con laccioni dietro, che classici a bottoni davanti che moderni con cerniere zip / “a lampo” davanti.

    Credo che l’ ultimo baluardo della divisa scolastica in Europa sia il Regno Unito … con tutte le “concessioni” tipo turbanti sikh o hijab ecc …

    • PinoMamet scrive:

      Il “grembiulino”, che poi in realtà era un camice o giubbottino, lo ho portato anche io alle elementari, per tre anni.
      Da noi era nero per tutti, maschi e femmine.

      Però i genitori lo compravano in proprio e sceglievano il modello. La spesa credo fosse comunque esigua, quindi pochissimo cambiava, era solo questione di gusto.

      E le maestre di solito lo presentavano come utile, oltre che per motivi pratici (i bambini si sporcano) anche per evitare inutili “sfoggi” di abitini firmati.

      Poi è cominciata la moda degli zaini (quando ero in prima media o giù di lì, credo) e vaffanculo, è stato il trionfo del classismo e dello sfoggio.

      In compenso, finita l’ondata liberista-berlusconiana, mi pare di notare una certa rinascenza grembiulistica nelle scuole elementari: ma nelle foto che vedo ora, sono quasi tutti azzurri.

      Anche in una scuola privata, dove sono stato a sostituire un tizio che… i ragazzini indossavano delle divise (maglietta e pantaloni, niente di astruso… oppure, molto frequentemente, la tuta da ginnastica col logo della scuola).

      La trovo una misura lodevole ed educativa.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Dipende dalle scuole. Noi l’avevamo nero, la scuola accanto blu

      • paniscus scrive:

        Posso anche capire (in parte) l’idea che il grembiulino scolastico sia “educativo” perché incoraggia a sentirsi parte di un gruppo e a valorizzare l’identità collettiva della classe o della scuola.

        Ma che sia educativo perché serve a mascherare le differenze di abbigliamento, e quindi le disparità di classe sociale, è una balla di dimensioni cosmiche, e lo era già almeno 30 anni fa. Forse era buona negli anni sessanta o fino all’inizio del settanta, ma era già insostenibile quando ero a scuola io, e di adesso sicuro fa ridere i polli.

        Le differenze di classe sociale, oggi, tra i ragazzini, non si vedono affatto dall’abbigliamento… che è estremamente standardizzato, e pochissimo curato in generale, sia per i ricchi che per i poveri: io vedo solo una gran massa di jeans consunti uguali per tutti, nonché maglie e felpe dozzinali, sempre delle stesse tre o quattro marche che si trovano anche nei mercati per strada (non parlo di copie taroccate, parlo proprio di marche che in origine erano state lanciate APPOSTA per servire il giro dei mercati in strada, e che poi sono diventate popolarissime). Anche nel caso di capi che costano un po’ di più della media, si tratta pur sempre di firme standardizzatissime a marketing planetario, che si comprano in qualsiasi centro commerciale di massa, e non certo di capi di sartoria, o di boutique pretenziosa.

        Le differenze di possibilità economiche si vedono innanzi tutto dagli accessori di abbigliamento (scarpe, borse, occhiali, e simili) e dagli oggetti tecnologici posseduti (cellulari, lettori di musica e affini, ma anche banalissimi accessori scolastici come le calcolatrici), e già su questo non c’è grembiule che tenga…

        …e poi, soprattutto, si vedono dalle abitudini di vita tenute fuori di scuola, dagli sport e attività ricreative praticate, dai veicoli con cui si viene accompagnati a scuola, e via dicendo (differenze di vita quotidiana che sono tenute ben presenti dai ragazzi stessi, anche se in teoria, elle ore passate in classe, non si vedono).

        Dire che portando il grembiule tali differenze si attenuerebbero mi sembra un capolavoro di patetica ipocrisia. Al massimo qualcuno si illude che, in tal modo, siano gli insegnanti a non notarle, ma non certo i ragazzi tra di loro…

        • Peucezio scrive:

          Riflessione interessante.
          In effetti devo dire che quell’argomento in favore del grembiulino non mi aveva mai convinto del tutto, ma l’avevo sempre preso più o meno per buono. Evidentemente ne intuivo l’inconsistenza.

      • PinoMamet scrive:

        Mah!
        Il grembiulino era ed è comunque una cosa delle prime classi delle elementari, e quindi non serviva affatto (né mai le maestre lo hanno presentato come tale) per mascherare le differenze sociali dei bambini tra loro anche perché a quell’età di solito non gliene frega niente;

        ma, ripeto, a evitare inutili sfoggi da parte dei genitori .

        Poi infatti le differenze sociali sono esplose nelle scuole medie, con gli accessori (lo zainetto in primis).

        Se da voi tutti i ragazzi si vestono nello stesso modo, a poco prezzo, buon per voi: qua ho notato invece che le robe firmate (per carità, identiche per stile e qualità a quelle non firmate, lo stile adolescente è sempre e comunque identico) “vanno” parecchio, e in una delle classi dove facevo “attività integrative” mi si diceva anzi di alcuni ragazzi di famiglie immigrate che svenavano i genitori per avere la felpa “giusta”.

        Poi è ovvio che le differenze sociali salteranno sempre fuori
        (per esempio per colpa degli insegnanti, e del loro simpatico temino “Dove sei andato in vacanza quest’anno”, un grande classico della sensibilità del corpo docente 😉 )

        ma lo scopo della terribile,bieka e ovviamente fascistissima uniforme 😉 è di educare al fatto che queste non devono avere peso nei rapporti scolastici, perché a scuola si sarebbe tutti uguali…

        • paniscus scrive:

          Il grembiulino (…) non serviva affatto per mascherare le differenze sociali dei bambini tra loro anche perché a quell’età di solito non gliene frega niente;
          ma, ripeto, a evitare inutili sfoggi da parte dei genitori.

          —————————

          E in tal caso, lo capisco ancora meno.

          Perché se c’è qualche genitore talmente scemo da bardare il figlio di cinque, sei, sette anni con capi raffinati e costosi, e soprattutto da metterglieli per andare A SCUOLA (dove è normale che a quell’età ci si riempia di macchie, graffi, strappi e pasticci di tutti i tipi), ci pensa la selezione naturale a penalizzarlo di suo, senza bisogno che glielo impedisca la maestra. Al secondo o terzo maglioncino di cachemire sfilacciato o camicetta di seta padellata col pennarello, i casi saranno due: o smetteranno di conciarli in tal modo, e il pietoso caso umano si risolverà da solo; oppure continueranno a farlo imperterriti, accettando di spendere cifre abominevoli per rinnovare il guardaroba ogni volta che si acciacca, e saranno doppiamente cavoli loro.

          Proprio perché, come dici tu stesso, i bambini non capiscono la differenza tra un vestito e l’altro, e non si accorgono minimamente che qualcuno stia tentando di fare sfoggio, che problema c’è? Che li lascino cucinare nel loro brodo, no?

          L.

        • PinoMamet scrive:

          Io ricordo casi successi non nella mia classe, ma in quella di mio fratello, alle elementari:
          in cui perlomeno una mamma particolarmente danarosa era strenua oppositrice del “grembiulino”, e infatti mandava comunque a scuola il figlioletto con abiti costosi sotto al medesimo; finchè mio fratello non gli disegnò una barchetta sul didietro dei pantaloni bianchi…

          non credo comunque che le divise scolastiche siano una panacea, né che debbano essere obbligatorie per forza

          (mi pare però che le abbiano adottate con convinzione molti paesi del non-primo mondo: ho visto foto di studenti peruviani, indiani, africani- di non so dove- e letto commenti dei medesimi a favore del loro uso, sul blgo The Sartorialist)

          però in generale mi pare che funzionino nell’appiattire un minimo le discrepanze, e creare un qualche senso di unione.

        • paniscus scrive:

          Pino… nel caso da te riportato, i sottocasi sono due:

          – o tuo fratello l’aveva fatto apposta per prendere di mira PROPRIO il damerino in questione, sapendo di che avrebbe fatto un dispetto particolare proprio a lui e alla sua famiglia, e quindi se ne dedurrebbe che non è vero che “i bambini non facciano caso” alla differenza di abbigliamento tra l’uno e l’altro;

          – oppure, è un puro caso che l’abbia fatto con quel capo d’abbigliamento pregiato, ma aveva semplicemente voglia di disegnare una barchetta sulle chiappe di qualcuno, e se fossero stati un paio di jeans con le toppe sarebbe stato lo stesso 🙂

          L.

        • PinoMamet scrive:

          Indubbiamente, spero che comunque la cosa sia servita di lezione alla madre del damerino 🙂

        • Francesco scrive:

          confermo che a Milano la “gerarchia” dei vestiti firmati inizia prestissimo. e sono fottutissimi soldoni che volano

          però direi che c’è che resiste nei limiti del suo portafoglio, chè la vera gerarchia è più personale e meno di famiglia: i deboli patiscono soldi o non soldi

          brutto l’atteggiamento “non vedo non sento non so” della parte insegnanti e presidi

        • paniscus scrive:

          Francesco, abbi pazienza: se la pretesa fanatica di volersi mettere i “fottuti vestiti firmati” o di volerli mettere ai propri figli, costa dei bei soldoni che volano, il problema è solo ed esclusivamente di chi si ostina a voler usare quegli abiti, e che è volontariamente disposto a spenderci quei soldoni (e che quindi, come quasi tutti sostenevano all’inizio del thread, merita di essere consensualmente spennato).

          Ma figuriamoci se spetta agli insegnanti porsi il problema (rischiando oltretutto contestazioni incazzosissime da parte dei genitori in questione, che li accuserebbero subito di scavalcare indebitamente il proprio ruolo e di essere i soliti statalisti illiberali che “vogliono intromettersi nelle sacrosante scelte private delle famiglie”).

          I genitori scemi hanno voglia di spendere un sacco di soldi per mandare a scuola il bambino di sei anni ricoperto di roba di lusso, della quale a lui stesso non importa nulla, e che finirà stracciata o macchiata indelebilmente nel giro di pochi giorni? Ma prego, facciano pure, si chiama selezione naturale…

  35. mirkhond scrive:

    La solita obiezione cattolica.
    Che certamente ha fondamento se, quel che viene riportato corrisponde al vero, l’eutanasia venga applicata indiscriminatamente e SENZA il previo consenso dell’ammalato.
    E’ una questione molto delicata, su cui bisognerebbe agire e regolarsi caso per caso.
    Comunque se l’eutanasia INDISCRIMINATA non è accettabile, tantomeno lo è il VITALISMO A TUTTI I COSTI, la nuova bandiera di un Cattolicesimo che ci vuole tutti come dei Cristi in CROCE.
    CROCI che durano però, MOLTO DI PIU’ dei due giorni tra Passione e Morte di Cristo!
    Ciò che tanto cattolicesimo oggi tende bellamente ad ignorare!
    Vorrei solo sapere DOVE sono tutte queste anime belle di fronte ad un sofferente VERO e ad i suoi famigliari più stretti, LASCIATI SOLI nella TRAGEDIA, e con ferite dell’anima che durano anni e che ti cambiano la vita!
    Ma, per certuni è molto più facile fare i froci coi culi degli altri!

  36. mirkhond scrive:

    bene, la giacca più elegante che ho, sfoggiata a un matrimonio, mi è costata ben 10- leggasi dieci- euro

    Esistesse anche qui un negozio del genere, che è da un anno e più che un amico m sta mettendo in croce, perché mi vuole al suo matrimonio a Milano, dove penserebbe tutto lui per il mio soggiorno, ma pretende che vi vada conciato come un damerino!
    Puah! 🙂
    Almeno non dovessi spendere 100-200 euro per un completo!

  37. mirkhond scrive:

    Ho anche dei pantaloni “principe di Galles”, stessa provenienza, costo 5 euro!

    15 euro in tutto, un vero affare!
    Nel mio caso però la cravatta non potrei proprio indossarla, neanche costrettovi, perché non me la so mettere!

    • PinoMamet scrive:

      Io per la laurea sono andato senza, ma a un matrimonio dovevo fare il testimone, e ho imparato a farmela… 😉 la teoria è facilissima!

      quando si sposa il tuo amico? potresti fare tappa da me!!
      🙂

  38. Peucezio scrive:

    Pensare che ai tempi della scuola media, per mia scelta, non potevo uscire di casa senza cravatta (siete pienamente autorizzati a pensare che sono pazzo) e se mi fossi messo un paio di jeans avrei avuto la stessa sensazione che avrei oggi se andassi in chiesa con lo strumento di fuori.
    Devo dire che l’abbigliamento casual-giovanile è immensamente più comodo, ma esteticamente non è che dia grandi soddisfazioni. L’ideale in effetti sono i colorati abiti pre-borghesi, dell’aristocrazia d’Ancien Régime. Se non fosse che purtroppo esistono un minimo di convenzioni che impongono di non andare in giro come se fosse carnevale, penso che mi vestirei così o, più probabilmente, con qualche abito tradizionale pugliese settecentesco.

    • PinoMamet scrive:

      Se la mettiamo sui gusti personali 😉 io ho sempre avuto una propensione per gli abiti esotici: probabilmente mi vestirei così
      (magari le scarpe no…)

      http://www.rarefashiontrend.com/wp-content/uploads/2013/07/graceful-Mens-Salwar-Kameez-fashion-3.jpg

      oppure così:
      http://pontian.info/costumes/costumemen.htm

      • Roberto scrive:

        Camicione e pantaloni sono belli (quando ero magro giovane ed atletico avevo un completo così per il mare, avendo speso 3 lire da un pakistano). Le pantofole a punta orrende (io mettevo dei mocassini)

        • PinoMamet scrive:

          Io ho due camicioni arabi, riportati dal Marocco: indossati solo per il mare…
          ma preferisco la versione indiana-pakistana (camiciona più corta e pantaloni) quella che avevi tu, cercherò in giro se la trovo a un costo irrisorio 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Riportati non da me, da un amico che ci andò, fece un rito strano per scherzo (buttare delle uova a delle anguille, boh) e dopo pochissimo mise incinta la moglie, come predetto dalla guida 😉

      • Peucezio scrive:

        Carino, ma troppo popco sgargiante per i miei gusti.

        • PinoMamet scrive:

          Anche quello pontico? Stivaloni, coltello, fucile, bandoliera con cartucce è troppo poco sgargiante? 😉

          Nota antropologica-pantaronistica (e che può interessare anche Moi):
          ho visto dei filmati di una danza delle spade pontica. In realtà sono coltellazzi turchi (ma diversi dai coltellazzi turchi dei cretesi, che si vestono più o meno uguali; immagino che molte piccole differenze di costume siano dovute più che altro alle Pro-Loco 😉 ).

          Beh, insomma, molte movenze sono simili a quelle della pizzica-scherma o come se chiama, che si fa giù in Salento;
          leggo che si fa da qualche parte anche in Calabria, dove pare sia una tradizione rom.

          Che poi sono le stesse movenze delle varie tradizioni di duello col coltello e/o bastone, diffuse un po’ ovunque in Italia (anche al Nord, dove però non le ricorda più nessuno, non fosse per il lavoro di qualche appassionato, spesso meritorio).

          Il nome di “pirrica”, che qualcuno dà alla danza pontica in questione, è forse una forzatura storica, però penso ci siano abbastanza indizi per immaginarsi una rimanenza popolare, in area romea/latina, di tradizioni coreutico-marziali (ammazza quanto so’ figo) dell’epoca romana.


          Visto che abbiamo nominato gli zingari e i coltelli:
          tradizionalmente agli zingari viene attribuita un'”arte” nell’uso della roncola o ronchetto.
          Non so se abbiano memoria i diretti interessati, ma googlando i due termini si ottengono- te pareva- diversi risultati relativi ad assalti e rapine in cui i rom avrebbero utilizzato questo attrezzo.
          Lo stesso attrezzo, proprio uguale uguale alla normale roncola o “pennato” italiano, è un’arma indiana (aruval), nel cinema, per convenzione, attribuita ai “cattivi”.

        • Z. scrive:

          Ma non sono gli zigani a usare la roncola. Sono i fanti dell’esercito di S.M. il Re d’Inghilterra.

          http://en.wikipedia.org/wiki/Bill_%28weapon%29

          Gli zigani, com’è noto, rapinano gli autisti dopo averli costretti a fermare il veicolo a suon di granate allo zabaione.

          Non ci credete? Siete uomini di poca fede.

          http://attivissimo.blogspot.it/2011/08/allarme-bambini-esca-per-rapine-e.html

          In Inghilterra oltre alle uova tirano anche il bacon. Così dopo aver abusato di voi e avervi rubato la macchina si fermano pure a fare una nutriente e sostanziosa colazione.

        • Z. scrive:

          Oh, era un bel po’ che non combinavo guai con il corsivo. Era ora di tornare alle usate tradizioni 😀

        • PinoMamet scrive:

          “Sono i fanti dell’esercito di S.M. il Re d’Inghilterra.”

          Colpa del lessico italiano!
          tu intendi quella a manico lungo, antenata dell’alabarda;
          io intendo questa qua:
          http://it.wikipedia.org/wiki/Roncola_%28attrezzo%29

          ovvero

          http://en.wikipedia.org/wiki/Aruval

          (in campagna le ho viste entrambe, usate con grande maestria, non da rom però).

        • mirkhond scrive:

          Pino è mai stato in India?

        • PinoMamet scrive:

          In realtà mi spaventa un po’, ma ho parenti che ci sono andati così spesso da essere veri e propri habituè…

          non escludo di andarci prima o poi, ci sono molte cose che mi attirano, però anche molte che mi mettono a disagio!

  39. mirkhond scrive:

    Nel Tamil Nadu, e in genere nel sud dravidico molti uomini portano una specie di gonna lunga, che sono curiosi se li vedi baffuti e in giacca! 🙂

  40. mirkhond scrive:

    Comunque, se dipendesse da me porterei la djellaba e la kefiah o il turbante, ma con sotto i pantaloni.
    Mi piace anche la foggia pontica e persino quella indiana, ma sempre con i pantaloni lunghi, che gonnelloni e bermuda mi farebbero sentire una checca! 🙂
    Però, per vestirmi in modi simili a quelli amati da Pino, e magari accompagnato da una donna in chador o in sari, dovrei vivere in quelle terre….
    Anche l’India è bella, però fa un po’ paura, e poi con la vicenda dei marò e dell’Indutva, bah!

    • Francesco scrive:

      detesto i pantaloni, l’idea di un bel camicione lungo e di aria libera lì sotto mi attrae moltissimo

      idem per sandaloni alla tedesca

      insomma, potessi vestirmi in libertà sarei un felice orrore

      🙂

  41. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Un’altra cosa che differenzia _ seppur in una comune tamarraggine, come giustamente dice Pino, il Nord e Sud in Italia sono i nomi propri … soprattutto (!) quelli a sfondo religioso.

    In parte, soprattutto in Romagna, ci sono anche “qui” nomi strani, ispirati all’ Opera o meno coltamente alla TV… oppure quelli politicizzati, me dubito che possano esisterne tipologie successive agli “Ulivo” [sic] nati nel 1996 !

  42. habsburgicus scrive:

    @Moi
    http://adev.ro/n5d5m1
    il titolo dice “la prossima settimana [questa] Bucarest diviene il centro della vita massonica internazionale”, sul quotidiano Adevărul (La Verità), di centro-sinistra, erede diretto del comunista Scînteia (che uscì per l’ultima volta il 22/12/1989..poi uscì, già in clima rivoluzionario, con il nome di Scînteia poporului, ma per soli due, massimo tre giorni)
    probabile che i “fratelli” discutano dell’Ucraina (e della Moldova) e preparino qualche “cosetta” ad maiorem G.A.D.U gloriam 😀
    possibile anche che vogliano (misteri per noi profani :D) lanciare un’offensiva contro la Chiesa ortodossa romana (peraltro ben massonizzata nelle sue alte gerarchie), che dal 1990 al 2010 circa ha acquisito indubbia influenza..ciò finora è stato tollerato, direi quasi “favorito”..chissà, qualcuno forse a Bruxelles (o altrove) ha detto basta !
    ovviamente la grande stampa italiana, laicissima e timidissima (di fronte ai Poteri veri :D) probabilmente non dirà nulla 😀

  43. izzaldin scrive:

    @paniscus
    “Io per esempio, se fosse per me, darei del tu a tutti, ”

    In Spagna ormai è cosi (rispondo così anche a Miguel che si chiedeva “spagnolo messicano (dello spagnolo della Spagna non so dire”). Ustedes neanche col Re si usa più.

    Provai forte impressione quando all’università spagnola dove sono stato gli alunni si rivolgevano alla docente “Hola Maria, puedes abrir la ventana?”

    Io abituato all’Università di Palermo dove i professori ci manca poco che chiedano il Vossia…

    E comunque al Nord il “lei” è moooolto meno utilizzato rispetto al Sud, anche se pure qui le cose stanno cambiando.

    Per dire, ai suoceri si dà del Lei anche dopo quarant’anni di matrimonio, al Nord penso di no, poi certo dipende.

    Io personalmente uso il Lei per rispetto e consuetudine con gente più grande o con semi-sconosciuti, ma molti al Nord la vedono come una distanza dura da sopportare, o come una specie di fastidioso sigillo di anzianità.
    saluti,
    Izzaldin.

  44. Z. scrive:

    izzaldin,

    — Per dire, ai suoceri si dà del Lei anche dopo quarant’anni di matrimonio, al Nord penso di no, poi certo dipende. —

    In Romagna questa era la tradizione. Nella prima metà del secolo scorso, tra l’altro, spesso si usava dare del tu anche ai propri genitori!

    • Z. scrive:

      Chiedo scusa, intendo: si usava dare del VOI anche ai propri genitori!

      • izzaldin scrive:

        Fantastico.
        Se leggi i libri di Verga, ma forse anche di Sciascia per non dire di Manzoni, i suoceri vengono chiamati usando il “Voi”, e non escludo che in qualche anfratto della Sicilia più arcaica si continui a farlo.
        Saluti,
        Izzaldin

        • Z. scrive:

          Beh, se si tratta di una di quelle zone – non necessariamente isolate, oltretutto – dove sopravvive il “voi” mi sembra del tutto naturale che ai suoceri si dia del “voi”.

      • PinoMamet scrive:

        ” si usava dare del VOI anche ai propri genitori!”

        Confermo, anche in Emilia.

  45. roberto scrive:

    per quanto riguarda la francia, il voi ai suoceri è ancora usato moltissimo (anzi direi che è la regola).
    in generale si da del voi a tutti tranne quando si è già amici.
    proprio venerdì abbiamo accolto nella nostra squadrina di basket un francese (sui 35 anni) che ha dato del voi a tutti per metà dell’allenamento, finché non abbiamo minacciato di affogarlo nel cesso se non la piantava. è passato all’inglese scusandosi per il mancato tu…. “je n’ai pas l’habitude”

  46. MOI scrive:

    @ MIRKHOND / TUTTI

    In Emilia Romagna “dare del Voi ai genitori” è un ricordo d’infanzia di Umarèll e Zdàure (e po’ ed quî piò vic’ !)… destinato a morire per sempre assieme a loro. Con “al Dialàtt” (e tutti gli aspetti culturali tipo proverbi & termini agricoli-motanari-borghigiani-marinari), la “Fede Sciamanica Popolare” e un sacco di altre robe che potranno rivivere solo in rappresentazioni poetiche. Che già ci sono, però … “Questo, è … triste !” [cit.].

    Non importa in quale forma, non importa chi siano stati gli esecutori materiali della distruzione … la Retorica della Futura Umanità ha agito come “Mano Invisibile”. La “Marucònia”, buon per essa, vi ha resitito e vi sta resistendo meglio … ma non so per quanto a lungo ancora !

    @ PINO

    L’ assimilazione di gusto fra Truzzi del Ventunesimo Secolo e Nobili del Diciottesimo Secolo ,’ è venuta ripensando un attimo che :

    I)

    A Cattolica, (che nome, per una Sodomagomorra Romagnola ; -) della Secolarizzazione Nazional-Popolare !) c’è _ o c’era _ una discoteca truzzissima dal bizzarro nome “Le Rock’o-Ko” [sic], che già nel nome fondeva lo stile “Rococo” con la truzzaggine … e in effetti erano e sono* due stili dall’ aspetto esteriore diversissimo ma in fondo basati sugli stesi princìpi estetici d’ un “gusto” fine a sé stesso che non teme mai, in nessun caso, l’ esagerazione estetica.

    *Vedi Madonna, Lady Gaga nonché un film “flop” (ma l’ idea in sé mi piaceva, credo però che sia stata sfruttata male !) con una Kirsten Dunst che interpretava una Maria Antonietta “truzza extralusso tipo Paris Hilton” : anacronismi voluti, tipo set da trucco decisamente troppo moderno nonché colonna sonora di tastiere e chitarre elettriche. Una specie di “Versailles” assimilata a Hollywood & Beverly Hills ; il film era “Marie Antoinette” (2006), per la regia di Sofia Coppola: regista sopravvalutata e pretenziosa … a detta di molti critici.

    Ma forse i primissimi a “giocarci sopra” furono i membri del gruppo Anni ‘80 “Rondò Venziano” : fusioni di musica classica (molta) ed elettronica (poca) , copertine che reinventavano un’ estetica tutta “cyborg & space age” in una Venezia “turistica e futuristica” (assonanza casuale ?) da Carnevale Settecentesco; con tutti i cliché a base di “Casanova, Gran Dame, Belle Madamigelle, Galantuomini [*** In dialetto “da Noi” è rarissimo e di dubbia correttezza dire “unèst”… a vantaggio di “galantòman” ***], Cicisbei, ecc …”

    ****************

    Come mai però tutto ciò ? Cosa accomuna i Truzzi di Oggidì ai Nobili del Settecento ? … Un Apologeta Cattolico direbbe “Aver dimenticato Dio, e con Lui _ il Padre Eterno_ il Senso del Limite* !”. Sarà vero ? Be,’ sì. Tutto qui o c’è dell’ altro ? Chiedo a voi … @ TUTTI.

    *Quello che secondo Giovannino Guareschi Peppone riusciva a conservare per “vestigiale cultura cattolica” … cosa che a Don Camillo dava un “feeling” (diremmo noi) NON possibile invece con il Pretino dello Spirito del Concilio, Don Chicchì !

    II)

    Il nome d’arte “Gaga” dovrebbe derivare da qui :

    http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/G/gaga.shtml

    Vedi anche “Giacomino il Gran Gagà” (1955) di Fred Buscaglione (1921 _ 1960)… altro personaggio incompreso, ingiustamente “semi-dimenticato” e decisamente troppo avanti per l’ Italia degli Anni Cinquanta !

    Mi parrebbe che, anche se non (!) lo dicono,i “Flaminio Maphia” di “Che Idea” (2005) perlomeno vi si ispirino.

    III)

    Per quella faccenda delle “braghe” … t’ hè fat benessum !

    Ci sono difatti tre “categorie essenziali” di negozi di abbigliamento :

    1

    Ove si paghi e la firma/marca e la qualità.

    2

    Ove si paghi solo la firma/marca.

    3

    Ove si paghi solo la qualità.

    … Quest’ultima “categoria essenziale” è indubbiamente la migliore.

    C’è anche un vecchio aneddoto del “solito” Luciano De Crescenzo su di un Avvocato di Napoli che riteneva un Dovere Etico Assoluto difendere i “Vucumprà” [sic]* della roba “taroccata” … considerando quanto già gli Stilisti si approfittino della firma.

    In realtà _ ma gli è un altro paio di maniche _ era un brano volto soprattutto a dimostrare la travolgente teatralità greco-mediterraneo-levantina dei Napoletani in opposizione al contenuto rigore celto-longobardo-mitteleuropeo dei Milanesi … e difatti Luciano De Crescenzo l’ ha riciclato più volte in contesti diversi; scilicet, in libri diversi. In un certo senso, ribadendo in un “metalinguaggio” (o giù di lì) lo stereotipo del Mercante Levantino tanto affabile e simpatico … ma naturaliter imbroglioncello.

    ————————————————

    *Termine spregiativo “marxianamente” un po’ emblematico di Fine Anni Ottanta – Inizio Anni Novanta, oramai desueto … anche perché, oggigiorno, quella roba lì è quasi tutta smerciata direttamente dentro ai “China Trade Market / Store”: ex capannoni industriali di periferia riadattati.

    @ MIRKHOND

    Forse t l’ avevo già chiesto, non ricordo però particolari commenti tuoi … l’ hai mai visto questo film qui, del 1999 e della celeberrima regista AltoAtesina (NON certo di curriculum “politically correct”…) Lina Werthmüller ? Che ne pensi ? Questa caratterizzazione del Personaggio Storico come “O’ Principe Lazzarone”, ha un fondo di verità ? O perlomeno di documentazione storiografica ?

    http://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_e_Carolina

    Ovviamente, alludo a fonti DuoSiciliane … NON Piemotesi che notoriamente ne hanno scritto peste e corna, eh !

    @ IZZALDIN

    “[…] All’Università di Palermo, dove i professori ci manca poco che chiedano il Vossia [ …] ”

    [cit.]

    … Addirittura ?! … Qualche aneddoto o battuta memorabile ?

    Ma in Spagna, “ la Lucha contra el Usted” (da turista l’ ho sempre usato senza offendere nessuno, al massimo richiedevano il “tú” … ) ha un “retroterra” (in _ ahem _“Italiano” non esiste solo “background” ! ) AntiFranchista ?

    Ma ‘sto “Vossia” … è ancora usato, in Sicilia ? Fa un po’ “Mafia Movie” stereotipato, ambientato dagli Anni Cinquanta in giù … o no ?

    ———–

    “Io personalmente uso il Lei per rispetto e consuetudine con gente più grande o con semi-sconosciuti, ma molti al Nord la vedono come una distanza dura da sopportare, o come una specie di fastidioso sigillo di anzianità.”

    [cit.]

    Forse perché il Nord si è emancipato dalla Chiesa / secolarizzato nei costumi prima, rigettando tradizioni e consuetudini (di “genere” , di età …) prima ?

    … E appare così assurdo, pertanto, che i “Migranti” molto attaccati alle proprie tradizioni ci (Italia secolarizzata, ovunque sia !) stiano tendenzialmente naturaliter “poco simpatici” ; -) ?

    Si parla oltre, va be’, il piacevole esotismo estetico (ritenuto innocuo)… un conto è il sari variopinto e sgargiante, un conto è la palandrana “a saccone di juta nero” per così dire “ più da suora di una suora” … o no ?! Mi pare che faccia una notevole differenza la cui comprensione dovrebbe essere antropologicamente universale, ma temo che l’ ideologismo invece prevalga.

    @ ROBERTO

    [circa il tuo video “look e soccorsi” … so che NON sei un politico scortato in armi !]

    ** Versione Sintetica : Dire “ve’ che stronzi !” mi pare condivisibile, ma un po’ troppo semplicistico ! ***

    ** Versione Analitica […] **

    Il Luogo Comune, lo Stereotipo è un ancestrale meccanismo psicologico istintivo di difesa … e qui, su questo, a parte Peucezio, pochissimi concorderanno. NON sto dicendo che lo Stereotipo “è vero” (anzi, spesso sarà anche “falso”), ho detto solo che viene “vissuto come vero” per un ancestrale meccanismo psicologico istintivo di difesa. Dubito che esistano esseri umani del tutto privi di idee pre-concette (concepite prima che un fatto si verifichi) sotto determinate circostanze. SE esistono, questi “Cittadini” hanno un istinto di sopravvivenza ridotto al minimo, e confidano in tutto e per tutto _ a cominciare dalla loro stessa sopravvivenza_ nello Stato Moloch. Una realtà che rappresenta sé stessa cpme esistente da sempre, ma così NON è. Oppure, chi non ha alcuna idea “pre-concetta” … vive in una piccola comunità molto ristretta e chiusa ove “tutti si fidano di tutti”.

    Ora, qui NON voglio assolutamente giustificare l’ Omissione di Soccorso … solo che è troppo facile dare addosso ai “cittadini medi”, sostanzialmente dei limoni umanoidi il cui unico diritto è quello di venire spremuti. Troppo facile aizzare dei “cittadini medi” contro dei consimili sociali.

    Credo che le diverse reazioni siano da rapportare a quel che si suppone dagli “indizi-pregiudizi” piccolo-borghesi sul ”Vestito Male” :

    “Sarà il solito drogato / ubriacone che se la va a cercare … cazzi suoi ! Anzi: peggio ! Magari fa finta di sentirsi male poi da dietro arriva il complice che chissà cosa mi fa in imboscata, come da [presunta, ndr] vecchia tecnica degli zingari !“ [Luogo Comune !]

    Il principale motivo per cui, almeno in Italia, è stato istituito un reato di “Omissione di Soccorso” era appunto il timore delle “finte tattiche” da delinquenti di strada. Ah, già: nessun testo giuridico ve ne parlerà mai. Come si dice , NON rientra nel Gran Giuoco delle Parti. D’altronde, nessun testo giuridico vi dirà mai neppure che la “proporzione fra difesa e attacco in strada” … è tutta a vantaggio del delinquente abituale, per il quale la violenza è appunto pane quotidiano e sa gestirla benissimo. Lui.

    “Caino poverino … Abele, invece, cazzi suoi. Tanto è morto ! ”

    Ripeto : NON rientra nel Gran Giuoco delle Parti. Altri esempi, forse, si potrebbero riportare … ma in tempi di Boldrinismo si rischia troppo.

    Il Gran Giuoco delle Parti vuole che venga definita “micro” la criminalità (per nulla cogliona, anzi !) che se attaccasse chi ha la scorta farebbe una brutta fine certa. E quindi, ovvio, attacca chi la scorta NON ce l’ha.

    Quando si dice che la colpa della suddetta “microcriminalità” è delle Ingiustizie della Società Borghese, oserei dire che magari è anche vero (!) MA … “guarda caso”, la Borghesia Alta che vive di (!) politica è la prima a mettersi le chiappe al sicuro. E lo fa manifestando l’ Amore per gli Ultimi mediante l’ Odio per i Penultimi … stando fra i Secondi contro i Primi.

    *Attenzione :

    “Malvestiti” è un vecchio termine spregiativo coniato dagli Intellettuali del PCI per disprezzare gli elettori democristiani, già accennato un’altra volta ma … mai chiarito. Anche Michele Serra, finché ha avuto nel PCI un ruolo analogo a quello di Majakovskij nel PCUS, parlava di Classe Dirigente Meridionale della DC con i “calzini corti” e mentalità “da Signorotti Manzoniani” (in Spagna ancora NON c’era Zapatero, perciò i RadicalChic nostrani della Spagna ne dicevano peste e corna !) e neppure capace di parlare un Italiano decente. Sì, insomma: i l prototipo Clemente Mastella del “Tarone Democristiano”.

    Va be’, dài : tutte cazzate “populiste” : il PD , la UE e quella roba lì che ha linkato Habsburgicus (che non esiste, o se esiste è filantropica, oppure è una fissa clericale ottocentesca ! ) per la Romania porteranno la Salvezza e il Paradiso in Terra … siv cuntént ?

    • Roberto scrive:

      Moi,
      Vedendo quel filmato, la prima cosa che ho pensato è che di gente sdraiata a terra a Parigi c’è ne è a frotte e che quindi la non reazione dei passanti sia semplice segno di assuefazione all’orrore

  47. mirkhond scrive:

    Per Moi

    Si, ho visto il film della Werthmuller, che ho trovato simpatico.
    La stessa regista infatti, non ha nascosto le sue simpatie per i Borbone-Napoli, ed in particolare per il “Re Lazzarone”, termine con doppio senso, dispregiativo per l’intellighenzia giacobina aristocratico-ricco-snob-fighetta, che dopo aver amoreggiato a lungo con la corte reale, ed esserne stata abbondantemente beneficata, tra 1793 e 1799 la tradì passando con la Francia rivoluzionaria, accusando i sovrani napoletani di essere dei riformatori troppo “mosci”!
    Ma “Re Lazzarone” è anche un termine affettuoso con cui i sudditi del popolo “vascio”, soprattutto a Napoli, ma anche nel resto del Regno, definivano un sovrano che, pur di origini franco-spagnolo-parmensi, era napoletano fin nel midollo, con tutti i pregi e i difetti del nostro popolo, soprattutto di quello della Capitale!
    Quindi il giudizio su Ferdinando IV di Napoli, III di Sicilia e I delle Due Sicilie (1759-1825) (unione istituita nel 1816, e causa di sciagure che contribuirono al crollo e alla conquista della nostra patria e della stessa Sicilia), è ovviamente condizionato da diversi e contrapposti punti di vista, anche se, l’immagine negativa di un re vongolaro, maccaronaro, “berlusconiano”, tamarro e poco o nulla serio, è quella prevalente, e non solo tra la storiografia giacobino-liberale-sinistroide.
    Anche intellettuali cattolici conservatori come lo spagnolo Francisco Elias de Tejada, confessarono di non amarlo, preferendogli i più seri Ferdinando II (1830-1859) e Francesco II (1859-1861).

  48. MOI scrive:

    “Giacomino” di Fred Buscaglione

    http://www.youtube.com/watch?v=xFXkW2hUjys

    “Che Idea” dei Flaminio Maphia

    http://www.youtube.com/watch?v=KTaOpotQy38

    in particolare però mi pare un po’ ispirata a “Eri Piccola Così”, sempre di Fred Buscaglione

    http://www.youtube.com/watch?v=NSiGcGgOtZw

    • PinoMamet scrive:

      Guarda, questa la so perché me l’hanno detta:
      “Che idea” dei Flaminio Maphia è il rifacimento di “Ma quale idea”, di Pino d’Angiò.
      Non sono neanche i primi rapper a rifarlo!

      Però ci sei andato vicino, come gusto, e se non me lo avessero detto non lo avrei saputo neppure io 🙂

  49. mirkhond scrive:

    Unione del 1816 con cui Ferdinando si autonominò I delle Due Sicilie, unificando i due regni di cui portava le corone, e che erano separati dalla guerra del 1282-1372, che aveva sancito la nascita di due DIVERSE nazioni, quella napoletana e quella siciliana!
    Il più grave errore dei Borbone-Napoli!

  50. MOI scrive:

    Rondò Veneziano

    http://www.youtube.com/watch?v=5Z3oAcZT3oI

    Venezia … 2000 ! … Nel 1983 ! Solo che al posto dell’ Astronave c’ è la Nave Costa Mona 😉

    http://www.youtube.com/watch?v=2O8y7Xe6hb8

    (Live)

  51. mirkhond scrive:

    (George Washington)

    Mah, se non sbaglio, tranne Kennedy, i presidenti usa per tradizione sono tutti massoni!
    E poi, come ci ha spiegato Martinez, negli Usa la massoneria conosce anche un livello popolare, persino da loggette studentesche da college, sconosciuto in Italia, dove invece resta un fenomeno elitario…..

    • paniscus scrive:

      Veramente anche in Italia esiste la categoria dei massoni sfigati di seconda fila…

    • habsburgicus scrive:

      pare che Nixon, incredibile dictu, non fosse massone..e ciò spiegherebbe perché nessuno sia intervenuto per “ammorbire” con le buone (o, se necessario, con le cattive :D) coloro che indagavano su di lui sul Watergate

      • Moi scrive:

        Ah, sì : roba da proteste anti “Legge Quadro Jervolino” … tempi in cui gli insulti sessisti erano ancora contestualizzabili 😉 🙂 !

        • Z. scrive:

          Moi, va bene il cubismo al cubo, ma ora devi spiegarmi cosa c’entrano Nixon e la massoneria con le proteste contro Rosa Russo Jervolino!

        • Moi scrive:

          Colpa della dispersività del blog … volevo rispondere su Socialismo Rivoluzionario. Però un nesso Jervolino-Nixon … ci sarà ! 😉

        • Z. scrive:

          Oddio, se proprio ci sia non lo so. Ma sono sicuro che tu sapresti trovarne uno in un tempo ragionevolmente breve!

  52. habsburgicus scrive:

    forse da voi in Toscana, ove la massoneria è in un certo senso fenomeno di (quasi) massa…
    nel resto d’Italia (con qualche eccezione), pur essendoci grande differenza di potere effettivo degli affiliati, quasi tutti i massoni appartengono comunque alle élites (alcuni in alto, altri più in basso)..e per “élites” non intendo certamente una posizione di particolare rilevanza intellettuale…questo oggi, purtroppo, non conta più nulla !…intendo che, pur essendo magari semianalfabeti :D, sono inseriti, chi più chi meno, nelle strutture di potere

    • Z. scrive:

      La Toscana a quanto pare è un mondo a parte.

      Voglio dire – non conoscono il diffuso fenomeno degli alternativi di buona famiglia, i militanti di SR fanno (o almeno facevano) gli operai anziché gli studenti e soprattutto non c’è l’operatore con la bilancia nel reparto gastronomia dei supermercati!

      ( 😉 )

      • Moi scrive:

        “SR” … cuss’éla 😉 ?!

        “non conoscono il diffuso fenomeno degli alternativi di buona famiglia”

        In “Ovosodo”, opera prima (?) di Paolo Virzì … c’era un personaggio importante “così”. Ma appunto, evidentemente, il film del regista Toscano voleva sbalordire la propria (!) regione. 😉

        • Z. scrive:

          Vero.

          Comunque io mi baso sulle testimonianze di Lisa e di NSCO, che abitano entrambi a Firenze se ben ricordo. Magari in altre città funziona diversamente.

          Non ricordi Socialismo Rivoluzionario? C’era qualche militante a Bologna una ventina d’anni fa, dopodiché mi sembra che se ne siano perse le tracce. A quanto mi risulta in Toscana sopravvive ancora.

      • paniscus scrive:

        I militanti di SR, sempre che esista ancora, non possono essere studenti, per il semplice motivo che sono tutti al di sopra dei 40 anni (come minimo), e credo che l’età media complessiva di tutto il gruppo sia intorno ai 60. Io a dire la verità ne ho conosciuto qualcuno che era giovane studente, mooolti anni fa, ma adesso sono sempre gli stessi, con pochissimo afflusso di gente nuova nel frattempo. Se fossero ancora studenti, mi preoccuperei seriamente per loro, ancora di più di quanto non fossero preoccupanti già all’epoca…

  53. mirkhond scrive:

    Ciò che dicono Lisa, Habsburgcus e Zanardo, mi convincono sempre più che quando parliamo di realtà considerate “comuni”, Italia, massoneria, cattolicesimo, scuola, differenze sociali ecc. alludiamo a realtà VISTE e SENTITE come DIFFERENTI, perché DIFFERENTI sono i nostri vissuti non solo personali, ma anche etno-sociali!
    Siamo POPOLI diversi!

    • Z. scrive:

      Ognuno trova sempre infinite conferme delle proprie teorie in quello che vede, e tu come storico lo sai molto meglio di me.

      Non so quanto sia vero, ma si dice che dalla guerra di Spagna Stalin abbia confermato il suo sospetto che non valesse la pena assistere i comunisti nell’Europa occidentale, i Francesi abbiano deciso che i carri armati erano poco utili proprio come loro già pensavano e che i Tedeschi abbiano viste confermate le loro teorie sull’importanza del bombardamento terroristico.

      Da tutto questo, invece, io traggo la conferma della teoria di cui al primo periodo di questo commento.

      😀

    • Francesco scrive:

      invece direi che se ti facessi un giro nella bergamasca ti troveresti a casa, tranne la lingua che è un orpello irrilevante (nella sostanza, i bergamaschi NON sanno parlare)

  54. mirkhond scrive:

    E Zanardo cosa vede?

  55. mirkhond scrive:

    Quando il Moi parla della vostra Romagna e dell’Emilia, non vedo affatto tante affinità tra il sentire dei nostri popoli, ma trovo invece conferme all’ESTRANEITA’ che mi suscitano i vostri vissuti etnici.
    Estraneità che non vuol dire necessariamente ostilità, ma appunto storie DIFFERENTI!

    • PinoMamet scrive:

      Secondo me Moi è solo questione di sensibilità differenti, non tra Emilia e Romagna e Bari o tra Nord e Sud, ma tra persone: tu tendi a essere sensibile alle differenze (e fai benissimo a puntualizzare che essere diversi non significa mica odiarsi!) noi per esempio tendo a vedere ciò che ci unisce;

      mi manca solo di essere di bocca buona a mangiare (al contrario, ahimè, sono un gran rompicazzo) altrimenti sarei il tipo di persona che sta bene un po’ ovunque, posto che ci sia un po’ di sole, perchè riduco le cose al loro comun minimo denominatore:
      “che è ‘sta salsina araba? ah.,vabbè, tranne questo ingrediente è come quella di mia nonna, vie’ qua, fratello!” 😉

  56. izzaldin scrive:

    @roberto
    capisco il tuo amico cestista francese! anche per me è una violenza dovermi privare del “Lei”! 🙂

    @tutti
    ricordiamoci che usare il “lei” è una pratica antifascista, visto che Mussolini lo vietò addirittura per legge! 🙂

    @Moi
    1- il Vossia non si usa praticamente più fra chi ha meno di sessant’anni. mi sento di escluderlo dalla lingua parlata corrente, forse solo qualche arcaicismo in qualche paese sperduto, ma non ho certezze a riguardo. Magari sta tornando di moda.. boh?

    2- credo che la “lucha contra el ustedes” sia comparsa nel periodo della Transiciòn Democratica Post-Franchista, e affermatosi definitivamente con la grande secolarizzazione degli anni ’90-’00 ma non sono sicuro. dovrei informarmi.

    3- aneddoti veri e propri sui prof di Unipa… i più duri, quelli che vivono davvero nell’Empireo irragiungibile sono quelli di Giurisprudenza, la migliore facoltà della Ateneo panormita e fra le massime a livello nazionale. Lì davvero i professori sono di una razza superiore, molti ex membri del CSM e membri di commissioni parlamentari, non puoi parlargli se non tramite richiesta scritta etc.. ma forse sono atteggiamenti baronali presenti in tutta Italia. Magari a Palermo è più difficile trovare un prof in orario di ricevimento, ed è quasi impossibile che se un “professorone” debba fare esami sia poi lui effettivamente a farli.. d’altro lato a Palermo si vedono cose “informali” che a Bologna o in Italia non accadrebbero mai.. ho visto coi miei occhi un prof di Storia Medievale accarezzare un cane randagio (coperto di chewing gum secche 🙂 ) entrato nell’aula magna di lettere durante un intervallo… a Bologna neanche esistono i cani randagi, figurati se è possibile che, chessò, il fratello di Prodi o il deputato Carlo Galli si abbassino ad accarezzarli durante una lezione.. ma forse sono andato off topic.

    4- la secolarizzazione sicuramente ha influito. Voi avete avuto Napoleone, noi no. Noi abbiamo avuto il vicerè Caracciolo, illuminista settecentesco, colto e moderno, e odiato da popolo e baroni per il razionalismo e proprio per la mancanza di rispetto verso le consuetudini.

    saluti,
    izzaldin

  57. izzaldin scrive:

    @habsburgicus
    “nel resto d’Italia (con qualche eccezione)”
    hai detto bene, con qualche eccezione. ci sono realtà periferiche dove fenomeni del genere sono radicatissimi.
    mi vengono in mente, oltre alla calabria, due città di estrema periferia come sassari e trapani.
    sassari, che tanti statisti ha donato all’italia, si può capire perchè punta del regno che ha “donato la corona ai savoia” e quindi aperta al complotto ateo-laico-ma$$onico-imperialista 🙂 torinese..
    .. e trapani si può capire pure in quanto provincia di marsala e di calatafimi e quindi bene disposti verso l’ateismo – ma$$onico rivoluzionario garibaldino.
    (a proposito, gustatevi le foto della rievocazione dello sbarco di Marsala.
    http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/05/11/foto/a_marsala_tornano_le_camice_rosse-85854057/1/#2
    diciamo che il natante utilizzato non rende giustizia al Piemonte e al Lombardo con cui l’Erore toccò il Sacro Suolo 🙂 )
    in calabria immagino esistano dinamiche simili.
    infine, fanno bene i massoni a proporsi pubblicamente per non dare adito al folle complottismo che li circonda ultimamente.

    @moi
    fantastico il nuovo stemma dell’italia! fenomenale.

    saluti,
    izzaldin

  58. Z. scrive:

    Moi,

    — “Comunismo” NON è questione di “cosa uno pensa che sia” ma “di cosa è stato fatto storicamente in suo nome dai movimenti politici ufficialmente tali” —

    Davvero? Quindi, nel caso della nostra città, amministrazione onesta, pace sociale, servizi pubblici efficienti, basso livello di disoccupazione, alta qualità della vita, scuola per l’infanzia presa a modello, periferie popolari dignitose e ben servite? Stai dicendo che questo è “comunismo”?

    Ho capito bene?

    🙂

    • Francesco scrive:

      “basso livello di disoccupazione” c’entra col Comune come Galliani col Milan in questi ultimi anni!

      per il resto, che il PCI abbia spesso amministrato bene è abbastanza noto e riconosciuto

      PS non ricordo bene, vivi a Topolinia o nel Villaggio Puffo?

      • Z. scrive:

        Siamo sicuri? Se l’amministrazione garantisce pace sociale e tranquillità, non sei indotto come imprenditore a stabilirti qui piuttosto che altrove? Poi l’economista sei tu e chiaramente non voglio sconfinare nel tuo campo, ci mancherebbe…

        Che il PCI abbia spesso amministrato bene è cosa certamente risaputa. Solo che, secondo la tesi di Moi – che a ben vedere un frammento di verità lo contiene – questo è il “comunismo”!

        Z.

        PS: Dove abito? Abito in una città con molti difetti, ahimè, che solo in parte assomiglia a quella amministrata dal PCI sopra descritta.

  59. mirkhond scrive:

    “In realtà mi spaventa un po’”

    Anche a me!

    “ci sono molte cose che mi attirano, però anche molte che mi mettono a disagio!”

    Che cosa ti mette disagio di quelle realtà?
    A me attira soprattutto la bellezza di molte sue donne…. 😉

    • PinoMamet scrive:

      Mi spaventa e mi mette a disagio (come credo a tutti)

      -la povertà estrema, molto diffusa;
      -la scarse igiene dei posti affollatissimi con enormi quartieri in cui si vive precariamente;
      -traffico e caos;

      mi attirano (sempre come a tutti) le culture, i costumi, le lingue e la bellezza delle indiane ovviamente 🙂

      per il clima non mi faccio problemi, basta evitare il monsone 😀

      • mirkhond scrive:

        Concordo pienamente!

        • habsburgicus scrive:

          la bellezza di molte sue donne…

          mah..de gustibus 😀
          intendiamoci è chiaro che, su oltre 1 miliardo di persone, ci siano pure donne bellissime (specialmente nelle caste alte)..
          in più non sono mai stato in India e dunque non posso parlare per esperienza diretta…
          però a me sembra che in generale, il livello di bellezza delle indiane sia fra i più bassi del mondo 😀
          peggio sono solo le andine 😀 (il peggio in assoluto, le aborigene australiane :D)
          nulla di paragonabile, per restare in Asia, alle filippine (peraltro non eccezionali, spesso), alle thai, alle siniche (grande Cina, Vietnam ecc), alle persiane (forse, a parte le libanesi, le più belle delle asiatiche..purtroppo off limits per noi :D) e le libanesi appunto !
          se poi, ci spostiamo oltre l’Asia, e contiamo anche brasiliane, venezuelane, colombiane, cubane… l’India recede, e di molto 😀
          ma non siamo ancora al meglio (tranne qualche perla in Brasile e anche altrove, che effettivamente c’è, da 10)….
          l’italiana, specialmente nel Nord-Est, in Puglia e a Napoli, ma anche in Sicilia, è spesso bellissima per quanto di carattere pessimo e con un esagerato concetto di sé..diciamo inavvicinabile, tranne per chi ha certe note caratteristiche 😀
          e poi, sempre più su, scandinave, certe inglesi (non tutte ! c’è una variazione enorme fra le suddite albioniche), tedesche…
          e poi, ancor meglio…romene, moldave, “russe” (incluse ucraine e bielorussie)..ma anche le serbe (non simpaticissime) e soprattutto le montenegrine sono “di qualità oro”
          infine il non plus ultra..lituane e lettoni 😀
          si narra che Talleyrand dicesse “chi non ha vissuto prima della rivoluzione, non ha conosciuto la gioia di vivere”..io mi permetto di chiosare “chi non ha mai conosciuto una lituana, non conosce cosa sia una gnocca !”
          a quelle le indiane fanno un baffo 😀
          ecco, vi ho fatto una (personalissima) ricostruzione dell’avvenenza femminile nell’intero globo terracqueo !!!
          a voi la parola 😀

        • PinoMamet scrive:

          Mi pare di capire che tu, Habsburgicus, sia di gusti “nordici”…

          però la quasi totalità delle ragazze indiane che vive qua è di un’avvenenza notevole, come fisico e come lineamenti;
          non è difficile incontrarne di quelle che potrebbero tranquillamente fare una carriera da modella-showgirl ecc.
          (che per carità, non auguro loro!)

        • PinoMamet scrive:

          Anche le persiane che ho conosciuto sono in effetti molto belle (e hanno queste fama, evidentemente meritata, perlomeno dai tempi di Senofonte…)

          anche alcune ragazze albanesi, che mi sembrano, tutto insieme, la versione simpatica delle italiane (quindi, a conti fatti, il meglio 😉 )

          cubane, brasiliane ecc. non sono il mio tipo, thai e compagnia non parliamone. Aho’ so’ gusti.
          Invece molto molto gradevoli alcune studentesse giapponesi del conservatorio, qua da me.

          Nordiche e slave proprio non rappresentano il mio ideale di bellezza…

        • roberto scrive:

          Habsburgicus,
          non posso che incoraggiarti a fare i concorsi per l’eurocrazia, così pure tu avrai delle colleghe lituane
          🙂

          comunque, a proposito di indiane, all’entrata dell’edificio in cui lavoravo prima c’era una ragazza indiana con gli occhi azzurrissimi pur essendo scuretta (vabbé immagino che qualche suo antenato/a abbia fraternizzato con i colonizzatori)…tipo aishwara rai ma più scura. era un ottimo motivo per alzarsi la mattina ed andare a lavorare
          🙂

      • roberto scrive:

        concordo anch’io ma aggiungo che mi attira molto anche il cibo

  60. mirkhond scrive:

    “.. e trapani si può capire pure in quanto provincia di marsala e di calatafimi e quindi bene disposti verso l’ateismo – ma$$onico rivoluzionario garibaldino.
    (a proposito, gustatevi le foto della rievocazione dello sbarco di Marsala.
    http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/05/11/foto/a_marsala_tornano_le_camice_rosse-85854057/1/#2
    diciamo che il natante utilizzato non rende giustizia al Piemonte e al Lombardo con cui l’Erore toccò il Sacro Suolo 🙂 )”

    E che ci hanno guadagnato?
    Capisco l’abbaglio di allora per la novità e l’illusione di poter migliorare…
    Ma oggi?
    Che senso hanno questi festeggiamenti?
    L’astio antinapoletano non si è ancora del tutto spento dopo oltre 150 anni? 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Mah, festeggiamenti… dalle foto mi sembrano 4 gatti!
      😉

      ho visto in TV un pezzo di un servizio sulla rievocazione dell’arrivo di Napoleone all’Elba, e non c’era paragone!
      Costumi ben fatti e indossati da persone abbastanza in ruolo, gente numerosa, una serie di eventi (mi pare di aver capito) che si svilupperà per tutta l’estate, e poi il condottiero in questione arrivava su un bel veliero storico, mica su un motoscafo!

      http://www.lanazione.it/livorno/cronaca/2014/05/04/1061058-sbarco-napoleone-isola-elba.shtml#2

      • mirkhond scrive:

        Si, dalle foto, sembra una cosa fatta bene e in fondo posso capirli gli abitanti dell’Elba, che piccola isola, per quasi un anno fu un piccolo regno governato da un sovrano che per un ventennio aveva messo a ferro e fuoco l’Europa! 🙂

    • izzaldin scrive:

      @mirkhond
      Beh, la presenza di Giuliano Gemma (nelle vesti dell’Eroe) in una città come Marsala è pur sempre un evento! 🙂 e poi quelle ragazzine saranno state contente di conciarsi con abiti ottocenteschi, no?
      A parte gli scherzi, è divertente come cosa, e Garibaldi merita di essere omaggiato dai Marsalesi e da tutti, non scherziamo.
      E con lui la truppa internazionale di lombardi, genovesi, ungheresi, emiliani, inglesi, polacchi etc che lo seguirono nell’impresa siciliana.
      Non esageriamo, non diamo a Garibaldi la colpa dei disastri dei centocinquantanni successivi!
      saluti,
      Izzaldin

      • izzaldin scrive:

        @mirkhond
        Astio anti-napoletano non ce n’è, anzi c’è una certa simpatia per Napoli e la musica dei quartieri popolari è quella dei neomelodici napoletani, chi sa cantare a Palermo sa parlare napoletano.
        Certo, se Napoli dovesse mai tornare a essere la capitale di Palermo, l’odio ritornerebbe, ma al momento è sparito, soprattuto in confronto al resto d’Italia, visto che l’odio verso i napoletani che c’è in Italia adesso è a livelli altissimi

      • mirkhond scrive:

        Garibaldi era solo l’agente di interessi molto più grandi, e che comunque non mi sembra che abbiano fatto il bene della Sicilia.
        Fu Garibaldi ad ingannare e tradire gli insorti siciliani del 1860 che speravano nella vostra indipendenza e nella giustizia sociale.
        CHI mando Bixio a massacrare gli insorti di Bronte?
        La studiosa Lucy Riall, non certo sospettabile di biekiSSime simpatie borboniko-napoletane, nel suo “Garibaldi: l’invenzione di un eroe (2007)”, afferma che nei primissi giorni dello sbarco garibaldino tra Marsala e Calatafimi, l’11-15 maggio 1860, i garibaldini non avrebbero poi trovato tutta quell’accoglienza e quel clima di festa, come riportato dalla propaganda successiva.
        Al contrario si sarebbero aggirati tra paesi e genti sospettose e diffidenti e trovando porte chiuse quasi ovunque!
        Fu poi, l’opera di convincimento delle note elites, locali in primis, a mediare il successivo (e MAL riposto) consenso.
        Ancora in Storia della Sicilia di Finlay, Duggan, Mack Smith, edita dalla Laterza, si afferma che a Marsala, il primo anniversario dello sbarco dei “mille” fu salutato con una SOMMOSSA (11 maggio 1861)!
        Infine l’illuminista e ANTIborbonico Leonardo Sciascia, nel suo saggio I Pugnalatori di Palermo, ambientato proprio dalle tue parti, nel 1862-1863, afferma che se un reggimento borboniko (orrore degli orroriiii!!!!! 🙂 ), fosse sbarcato in Sicilia, l’INTERA ISOLA sarebbe insorta a FAVORE di Francesco II!
        Ecco perché, solo una memoria MISTIFICATA puo’ favorire tali festeggiamenti!
        Posso capire se festeggiaste le insurrezioni del 1820, 1837 e soprattutto quella del 1848-1849, che tendevano, soprattutto la prima e la terza ad un’AUTENTICA vostra indipendenza!
        Ma lo sbarco a Marsala!

        • mirkhond scrive:

          E dov’era infine il “buon” Garibaldi nel 1866, durante l’insurrezione di Palermo, repressa nel sangue dai Piemontesi?

        • izzaldin scrive:

          @mirkhond
          abbiamo posizioni diverse, ma il tuo intervento è corredato da fonti, alcune le ho studiate altre no, e ti ringrazio di averle condivise.
          1- è verissimo quello che dici. all’inizio c’era molta diffidenza verso i Mille. a Marsala venivano visti come “straccioni” (non avevano una divisa unica e molti erano in abiti borghesi). ma già a Castellammare e a Salemi i pastori venivano a inginocchiarsi di fronte a Garibaldi.
          Tu (e Gramsci con te 🙂 ) avete ragione quando dite che il Risorgimento al Sud fu una rivoluzione tradita, e ci furono degli eccessi.
          ricordiamoci però che la situazione era estremamente frammentaria, e ricordiamoci che chi (come il grande Sciascia ricorda nel saggio da te citato e che non conoscevo ma mi procurerò subito) nel 1862-1863 avrebbe riaccolto i borboni faceva parte della gente che i borboni contribuì a cacciarli pochi mesi prima.
          c’era una situazione rivoluzionaria, complessa e frastagliata, e Garibaldi, appoggiato dalla popolazione, non dimentichiamolo, sparigliò le carte col suo genio tattico e col suo carisma.
          I “picciotti”, unitisi ai Mille, abbandonarono la spedizione una volta conquistata l’isola. Come a dire che non gli importava poi molto di quello che sarebbe successo dopo.
          grazie ancora per i pugnalatori di Palermo,
          saluti,
          Izzaldin

        • izzaldin scrive:

          @mirkhond
          “E dov’era infine il “buon” Garibaldi nel 1866, durante l’insurrezione di Palermo, repressa nel sangue dai Piemontesi?”

          non lo so, probabilmente a Caprera a struggersi per le sorti del paese che aveva contribuito a formare..

          non so dove fosse nel ’66, ma so che nel ’82, quando tornò a Palermo prima di morire, venne accolto da una città festante e commosa, scesa compatta in piazza per onorarlo.

          e all’epoca non si può certo parlare di falsificazione della storia, visto che i protagonisti del ’60 era ancora in vita..
          saluti,
          izzaldin

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          non ho molta simpatia per Garibaldi, Mazzini, Cavour e la banda che realizzò la riunificazione politica dell’Italia

          ma le fole di giustizia sociale mi stupisco ben poco che non fossero di interesse di quasi nessuno, tra tutte le elites del tempo

          e chi più ne parlava – Marx era già in giro – meno ne ha sapute realizzare

          questo senza contare che la situazione economica e sociale del Meridione era disperante, non per nulla sarebbero emigrati a milioni, non appena il miglioramento delle condizioni sanitarie portò al calo della mortalità

          il problema c’era, anche se Garibaldi e il Piemonte furono una cattiva risposta

          ciao

  61. mirkhond scrive:

    Sempre per Pino

    A proposito del discorso che si faceva sul diverso colore della pelle, in una telenovela tamil:

    http://youtu.be/Zxfb_3SgXkk

    Da notarsi che i poliziotti hanno i tratti dei Tamil che vedo qui a Bari, mentre gli attori protagonisti hanno l’aspetto “aryo” del nord, compresa Sundari, la protagonista che è una donna delle pulizie, e i suoi tre figli!

    In quest’altra puntata invece, la serva Sridhevi è più scura rispetto ai padroni (che poi sono la stessa famiglia dell’ex donna delle pulizie Sundari, diventati benestanti:

    http://youtu.be/AKx765T4Dk0

    La serva (bona 😉 ) compare a partire dai minuti 5:00-7:00

    • PinoMamet scrive:

      Ho fatto un paio di ricerchine e mi paiono comunque attrici dell’India del Sud, che recitano in serie in lingua tamil, telugu, malayalam o kannada (sono comunque lingue dravidiche con un’origine comune, non credo sia molto diverso dallla Carrà in Spagna 😉 )

      io ho visto diversi filmati sul kalaripayattu, per vecchi interessi “MOIani” sulle arti marziali, e devo dire che sono restato colpito dalla vairabilità del colore di pelle degli indiani del sud, davvero molto elevato anche in contesti in cui il casting non c’entra:
      http://www.youtube.com/watch?v=oahViUjB_ws

      non so se c’entri la casta (il kalaripayattu lo praticano tutti, anche se agli esaltati “marziali” occidentali, per qualche mistero della loro psiche, piace ripetere che è una roba “della casta guerriera degli kshatryia”; è una palla, ma lo strano è che non riesco a capire che beneficio ne traggano gli esaltati di cui sopra…)

      forse c’entra semplicemente la variabilità di un popolo dalle origini molto miste.

      In Il ragazzo giusto (A suitable boy) di Vikram Seth, un bel romanzone sull’India post-indipendenza, c’è na scena di un matrimonio, accuratamente compinato con la catsa “giusta”, in cui però lo sposo è parecchio scuro, e alcune acide parenti si lamentano che “avranno dei nipotini neri”.
      Altri però se ne fregano..

  62. mirkhond scrive:

    “Nordiche e slave proprio non rappresentano il mio ideale di bellezza…”

    Concordo col “fratello borbonico” parmense Pino, in fatto di bellezza femminile, rispetto al troppo norreno 😉 Habsburgicus!
    Anni fa, a Bari, un giovane laureando o già laureato (sono passati ormai molti anni), aspettava la madre all’uscita di una polleria.
    Ad un tratto, incrociò tre studentesse di scuola media superiore intorno ai 15-16 anni.
    Due erano baresi e non dicevano nulla, quella al centro era indiana o di origine indiana, di pelle bruna, grandi occhi neri e capelli nerissimi, raccolti come fanno le donne indiane.
    La ragazza indiana aveva tali POSSENTI grazie da non lasciare indifferente il giovane all’uscita della polleria.
    Quando gli furono passate davanti, una delle amiche baresi disse all’indiana:
    – ma sempre TUTTI a TE vogliono! –
    E lei, che continuava a leccarsi il suo gelato con gli occhi chiusi e un sorriso di soddisfazione…. 🙂
    Giuro che è tutto vero, che il giovane in questione ero IO! 😉

  63. mirkhond scrive:

    Ognuno c’ha i suoi gusti, ma grazie a Dio, non riesco proprio a condividere il giudizio di Habsburgicus sulle donne indiane, che anch’io trovo BELLISSIIIMEEEEEE!!!!! 😉
    La serva bonazza e POSSENTE della telenovela tamil Azhagi, la Sridhevi che ho già citato, assomiglia molto a quella ragazza che incontrai a Bari tanti anni fa e a cui ho accennato sopra…

  64. mirkhond scrive:

    “Ho fatto un paio di ricerchine e mi paiono comunque attrici dell’India del Sud”

    La protagonista di Azhagi, Sundari, è infatti un’attrice e imprenditrice tamil!

    Purtroppo, non sono invece riuscito a trovare i nomi delle attrici che interessano a me!

    Comunque, questa varietà cromatica tra i Dravidici, puo’ essere frutto di antiche migrazioni dal nord aryo, vedasi la dinastia Pallava (secc. III-IX dopo Cristo), che quasi certamente proveniva dal Gujarat, e forse costituiva un ramo degli Arsacidi del regno parto-saka, ramo cadetto degli Arsacidi dell’Iran, e regnante con una classe dominante di Saka iranico-induizzati tra il Sistan e Gujarat, tra il I secolo a.C. e il II secolo dopo Cristo, e che, secondo alcuni studi sarebbero legati col re Gondophares, che avrebbe ricevuto l’Apostolo Tommaso intorno al 45 d.C.!
    Per non parlare dell’influenza parsi, portoghese, olandese, francese, danese e inglese, soprattutto nelle aree costiere come Chennai!

  65. mirkhond scrive:

    kalaripayattu

    Sembra una specie di danza delle spade o un karate danzato….

    • PinoMamet scrive:

      Raccontata da uno storico o antropologo serio o da un bravo intrattenitore con un occhio ai dettagli, e non dal solito esaltato spaccotutto di turno, la storia delle “arti marziali” cosidette potrebbe essere interessante, specialmente in casi, come quello indiano o persiano, dove pare di rivadere resti di quello che era l’atletismo europeo antico, quando “palestre” e “ginnasi”, per costruzione e atmosfera, erano simili ai kalari del Kerala o alle zukhanè persiane

      http://www.youtube.com/watch?v=7LUwjD2PpCQ

  66. mirkhond scrive:

    “polacchi”

    Il popolo cattolicissimo continuo fornitore di soldati alla massoneria franco-britannica, fin dall’epoca napoleonica!
    Medita, Habsburgicus, medita…… 😉

    • habsburgicus scrive:

      li ha menzionati Izzaldin, non io 😀
      a me i polacchi stanno antipatici, subito dopo i francesi..e MOLTO di più degli anglosassoni 😀
      le stesse polacche, pur belle (ne ho in mente qualcuna che vive non lungi da me..ma anche altre) sono senza dubbio le meno avvenenti dell’Est (in generale)…io le metterei non solo dopo lettoni/lituane/russe (inarrivabili), ma anche dopo romene/moldava (ottime) e dopo ucraine, slovacche, serbe, croate e montenegrine (molto buone)…al livello di ungheresi, bulgare e albanesi, anzi un po’ di meno
      quindi non sono polonofilo..della Polonia apprezzo solo la “diga” all’Est (ma senza essere anti-russo..se la Russia si volge altrove ha il mio appoggio al 500 % :D)..ma anche lì preferirei una diga fatta da ucraini e bielorussi de-moscovizzati 😀 (molto difficile per i primi, ormai impossibile per i secondi)
      e fra Polonia e Germania, beh non continuo 😀
      Stettin, Danzig und Allenstein sind deutsche Städte unter Besatzung !

    • Francesco scrive:

      forse perchè erano tra i pochi a non opprimerli direttamente, visto quello che facevano i cattolici Austriaci, gli ortodossi Russi e i luterani Prussiani

      difficile fare gli schizzinosi in quella situazione, non credi?

      ciao

      • PinoMamet scrive:

        comunque, per dirla tutta, i polacchi stanno un po’ sulle balle anche a me.
        Non ho mai capito bene perché (per i francesi, per dire, ho ben chiare le ragioni di ciò che mi piace e ciò che mi fa incazzare, idem per tedeschi e inglesi…) però non sono il mio popolo preferito, ecco.

      • habsburgicus scrive:

        @Francesco
        gli austriaci non opprimevano proprio nessuno (almeno dal 1815 in poi), anzi dal 1867 al 1914 permisero ai polacchi di opprimere i ruteni greco-cattolici 😀
        non è molto noto ma all’interno dell’Austria i polacchi avevano, dopo il 1867/1873, quasi la posizione degli ungheresi, all’esterno (dal 1867 come è noto )

  67. mirkhond scrive:

    Izzaldin

    Concordo sulle diverse posizioni, ma mi chiedo COSA ci troviate di positivo in QUEL personaggio, che agì con logiche non dissimili da un Cortez o soprattutto da un Pizarro, in salsa massonica ottocentesca!
    Ripeto, capisco il vostro sentimento nazionale, capisco che vi stavamo sulle palle, però non è certo santificando chi ha ingannato la VOSTRA gente, che rendete giustizia ai vostri avi!

  68. mirkhond scrive:

    Tu (e Gramsci con te 🙂 ) avete ragione quando dite che il Risorgimento al Sud fu una rivoluzione tradita, e ci furono degli eccessi.

    Quello della “rivoluzione tradita” è un mito marxista, nato dall’evidente constatazione del NON bene che i poveri di tutta “Italia”, ma soprattutto da noi e da voi, ricevettero da quella rivoluzione.
    Che però NON era una rivoluzione socialista, ma un confuso e contraddittorio coacervo di sogni intellettuali e interessi geopolitici di elites degli stati italiani, e soprattutto delle due grandi potenze massoniche dell’800: la Francia e l’Inghilterra.
    Per le quali, la penisola italica fu tra 1793 e 1870 il terreno di lotta di un GRANDE GIOCO inteso al DOMINIO del Mediterraneo, gioco fattosi ancora più lucroso, con l’inizio dei lavori del canale di Suez (1859) che consentiva a chi ne avesse il controllo, l’accesso facilitato all’India e alla rotta del benessere.
    In QUESTO contesto gli stati italiani servivano come PEDINE per tale intrigo internazionale, e Garibaldi fu uno di quei burattini usati da Sua Maestà Britnnica per i PROPRI interessi coloniali.
    Se i Borbone-Napoli si fossero attenuti al trattato-capestro del 1816 che consegnava DE FACTO l’economia siciliana all’Inghilterra, la storia d’Italia sarebbe andata molto diversamente.
    Mentre Ferdinando II di Borbone (1830-1859), a partire dal 1836 cercò di spezzare il monopolio britannico sulle zolfare siciliane, per favorire lo sviluppo delle DUE Sicilie e NON dell’Inghilterra.
    Che ovviamente non poteva accettare che un piccolo paese al centro del Mediterraneo cercasse di sottarsi al controllo della più grande potenza mondiale dell’epoca.
    E dunque agì di conseguenza, prima aizzando i vari separatismi, poi cercò di costituire un unico stato a guida sabauda, sufficientemente forte da garantire tali interessi da minacce interne, ma sufficientemente debole, se avesse osato ripercorrere la carta del’orgoglio “nazionalistico” borbonico.
    Come poi, in un’epoca e in contesto del tutto diverso, avrebbe cercato di fare Mussolini nel 1940-1943, e coi risultati che conosciamo!
    Tornando alla presunta rivoluzione “tradita”, nel confuso e contraddittorio magma risorgimentalistico, agivano differenti idee, come quella repubblicano-unitarista di Mazzini, il vero ideologo dell’unitarismo italiano, con la sua giovine italia, posizioni federaliste come quella di un Carlo Cattaneo, movimenti separatisti dagli stati di cui erano parte, come quello siciliano antinapoletano più che antiborbonico, quello milanese e quello veneto nei confronti dell’Austria, quello ligure nei confronti del Piemonte, ecc.
    C’era il neoguelfismo di padre Gioberti, che voleva una lega federale capitanata dal Papa e quello di padre Rosmini, il quale immginava un nuovo Sacro Romano Impero Federale, con capitale Vienna o Roma, che andasse dalla Danimarca alla Sicilia, o quelle del ministro toscano Baldasseroni che, nel 1850-1851, immaginava uno zollverei italiano, simile a quello tedesco e pure presieduto dagli Asbiurgo!
    E infine l’espansionismo sabaudo che, più che ad uno stato italiano “nazionale”, voleva semplicemente riprendere il tradizionale drang nach osten verso la Valle del Po!
    Lo stesso Cavour ancora nel 1856 sognava uno stato sabaudo fermo alla cresta dell’Appennino Tosco-Emiliano, e ancora nel 1859 non pensava ad un’Italia unita come poi PURTROPPO si realizzò.
    Ora, in tutto questo differente coacervo di sogni e interessi ELITARI, il mazzinianesimo sembrava quello più vicino ad istanze popolari, ma Mazzini, massone e anch’egli longa manus degli interessi di Londra, era ben lontano da una sensibilità “socialista”, in quanto per lui solo un volta unita (quando? come? da chi?) l’italia e sotto un governo repubblicano (cosa possibile per un paese sudamericano postcoloniale, ma non certo per l’Italia di allora), solo allora con una sorta di “accordo tra le classi” si sarebbero potute risolvere vecchie e nuove questioni sociali!
    Ora, anche questa pur MOOLTO MODERATA posizione, era comunque di difficile se non impossibile soluzione, perché gli stessi “patrioti” e “rivoluzionari” provenivano da quegli stessi ceti ABBIENTI, per i quali la rivoluzione, consisteva al massimo, nel modificare assetti POLITICO-ISTITUZIONALI, e liberarsi del Cattolicesimo, ma NON certo quello di dare la terra ai PROPRI braccianti e/o di migliorare le condizioni salariali e di salute del nascente proletariato operaio!
    Dunque di QUALE tradimento parliamo, visto che, tranne qualche ISOLATO SOGNATORE, per la maggioranza degli attori e beneficiari di questa TRAGICA farsa, si trattava solo di cambiare padrone, per poter mantenere o ACQUISIRE un MAGGIOR potere?

    • izzaldin scrive:

      Mirkhond,
      ti consiglio un libro recente (se non lo conosci già).
      si chiama Borbonia Felix – Il Regno delle Due Sicilie alla vigilia del crollo, scritto da Renata De Lorenzo, storica dell’Università Federico II di Napoli per i tipi di Salerno Editrice.
      E’ un libro molto ben fatto e ben documentato, che non lascia spazio alla retorica mitizzante tricolore nè alla retorica neoborbonica, ma si basa sui fatti, come ogni storico dovrebbe fare.
      Io capisco il tuo astio verso ciò che è risultato dal Risorgimento, ma non bisogna pensare che la Borbonia fosse veramente Felix prima del crollo.
      Penso che una maggiore comprensione verso gli studenti “calavrisi” di idee liberali delle bettole di Napoli avrebbe evitato un crollo del consenso così rapido e vasto.
      Qualsiasi regno o impero crolla quando non ha più la forza interna per legittimare la propria esistenza. ed è esattamente ciò che è successo al Sud.
      I sovrani borboni hanno fatto troppi errori, una serie infinita di errori, e il crollo sarebbe arrivato comunque.
      Ti consiglio vivamente questo libro, è molto interessante e molto ben fatto.

      Su Garibaldi, paragonarlo a Cortez o a un semplice mercenario/conquistatore è inaccettabile, te lo dico da collega storico. è una visione troppo semplificatoria.
      è come dire che i partigiani erano nient’altro che la longa manus degli americani, suvvia..
      TI ripeto, io rispetto molto le tue idee perché sono documentate e perché le porti avanti con vigore e con fonti storiche. Ma non bisogna lasciarsi accecare dall’odio ideologico e dovremmo giudicare con maggiore serenità un periodo storico straordinario di mutamento e innovazione. poi le cose sono andate come sono andate, ma non facciamone colpa a chi rischiò la propria vita in prima persona e col consenso di gran parte del popolo.
      saluti,
      izzaldin.

      p.s.
      anche a me sta sulle palle Mazzini e soprattuto la “Mazzineria” come la chiamava Garibaldi 🙂 , però anche lì c’erano personaggi degni di nota.
      ( tipo lui http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Nathan )
      come è vero che c’erano personaggi degni di nota fra i briganti e fra la reazione borbonica, gente che poi avrebbe arricchito le fila dell’antagonismo anti-Stato fino ai giorni d’oggi.

      Genny a Carogna grande leader della Vandea campana 🙂 !!
      si scherza, eh!

      • habsburgicus scrive:

        @Izzaldin
        premetto che leggo sempre con attenzione i tuoi sempre interessanti interventi, dunque non vorrei essere frainteso…
        mi stupisco però che, fra tanta gente, tu possa trovare degno di ammirazione proprio quel personaggio lì 😀
        quella era il peggio del peggio ! (e non a livello personale, non mi interessano queste cose…fossi stato un suo contemporaneo e magari un suo collega, allora sì, meglio aver a che fare con un galantuomo che con una canaglia :D)
        era massonissimo, fanatico nell’odio verso la Chiesa di Roma, come del resto ci si aspetta date le sue origini 😀
        settario, fanatico, retorico, esterofilo e non-italiano lui stesso..l’itaglia peggiore, ben diversa dall’ITALIA 😀 un degno “antenato” de “La Repubblica”, degli eurocrati, dei pro-gay e dei più sordidi occidentalisti di oggi 😀 per carità, magari sono quelli i tuoi modelli 😀 in tal caso, taccio..io rispetto sempre le opinioni altrui (e ancor più la coerenza logica)
        però, secondo me, se proprio vogliamo trovare un modello nell’Italia laicissima e radicale di quegli anni, troviamolo piuttosto in Amedeo Crivellucci (1850-1914), massonissimo e fanatico nel suo anticericalismo (mitica la sua prulusione anticlericale nella Roma ove sindaco il suddetto 😀 che scandalizzò molti), ma almeno italiano di etnia..e uomo dotto, studioso dei Longobardi (da lui rivalutati..mise correttamente in ridicolo le calunnie degli ambienti pontificali del tempo e notò la loro Fede profonda..troppa, per lui :D)..questione in cui, sia detto per inciso, mi trovo spesso più d’accordo con lui che con i clericaloni 😀
        sarà un mio certo “ghibellinismo” che mi rende conservatore e pro-Papato ma “con juicio” (avebbe detto il Ferrer manzoniano :D) !
        comunque a me i Longobardi piacciono, come tutti i Germani (tranne i Franchi, ma dal IX/X secolo in poi :D)..perché si è forse già capito che non sono un “adoratore” dei Galli 😀
        dunque almeno in una cosa sono favorevolissimo a voi siciliani (popolo che ammiro)..i Vespri Siciliani 😀

        • habsburgicus scrive:

          scusate per alcuni errori (questo vale anche per le altre volte)…
          1°, vado di fretta
          2°, la mia tastiera certe volte non prende 😀
          (purtroppo non si può correggere, a differenza di altri blog !)

        • Moi scrive:

          “Errori” tipo i diacritci dell’ ortografia Ungherese Arcaica o l’orario (!) di un giorno in cui si tenne una battaglia tre secoli e mezzo fa in Pomerania 😉 ?

          Be’, dài … fa uguale, via ! 😉

  69. mirkhond scrive:

    uno zollverein

  70. mirkhond scrive:

    Gli “eccessi”

    Se ti riferisci alle repressioni piemontesi nell’ex Regno delle Due Sicilie, quegli eccessi si spiegano se visti per quello che furono: la CLASSICA brutalità del COLONIALISMO, non dissimile a tanti paesi e epoche della storia.
    Nel 1862 ad un osservatore inglese indignato (o che fingeva d’indignarsi; gli inglesi erano molto bravi a guardare le travi pesanti altrui, ma non quelle proprie altrettanto pesanti) per il DURISSIMO trattamento a cui il Piemonte sottoponeva i sudditi dell’ex Regno delle Due Sicilie, l’ufficiale piemontese che lo accompagnava rispose:

    – Le Due Sicilie sono le NOSTRE Indie! Voi tenetevi le vostre! –

    Da Carlo Alianello, La conquista del Sud, 1972, Rusconi editore

    • Francesco scrive:

      sbaglio o non c’erano indiani nel governo di Sua Maestà a Londra all’epoca?

      invece gli ex-sudditi dei Borbone mostrarono assai presto una spiccata attitudine all’attività politica

  71. mirkhond scrive:

    “ricordiamoci che chi nel 1862-1863 avrebbe riaccolto i borboni faceva parte della gente che i borboni contribuì a cacciarli pochi mesi prima.”

    Semplicemente perché, vivendo tutte le dolcezze di un VERO e BRUTALE regime coloniale, le pur opinabili politiche dei biekiSSimi BorbonE apparivano ORO.
    Tipo l’introduzione di corsi di taglio e cucito per ragazze povere e a forte rischio prostituzione, o prostitute “redente”, l’inesistenza dal 1834 della leva obbligatoria nell’Isola, a differenza che da NOI (i due reggimenti composti da sicilini, Palermo e Messina, erano formati da VOLONTARI), un sistema fiscale MITE, la sostanziale bonarietà degli stessi monarchi, sempre pronti al perdono e alla rconciliazione, l’assenza di migrazioni di massa, come invece dopo la conquista del 1860, a cui il “buon” Garibaldi ha tanto contribuito, insomma la gente i suoi due bravi conti in tasca su chi era MEGLIO, se li erano fatti!
    Solo che era ormai TROPPO TARDI perché gli interessi internazionali seppure, potevano lasciare qualche ESILISSIMO spiraglio per una restaurazione borbonica in Napolitania, MAI E POI MAI l’avrebbero permessa in Sicilia!
    Dunque, furono lacrime di coccodrillo col rimpiangere questo BABBEO di BorbonE, al confronto col DURISSIMO regime COLONIALE piemontocratico!

  72. serse scrive:

    “Posso anche capire (in parte) l’idea che il grembiulino scolastico sia “educativo” perché incoraggia a sentirsi parte di un gruppo e a valorizzare l’identità collettiva della classe o della scuola.

    Ma che sia educativo perché serve a mascherare le differenze di abbigliamento, e quindi le disparità di classe sociale, è una balla di dimensioni cosmiche, e lo era già almeno 30 anni fa. Forse era buona negli anni sessanta o fino all’inizio del settanta, ma era già insostenibile quando ero a scuola io, e di adesso sicuro fa ridere i polli.

    Le differenze di classe sociale, oggi, tra i ragazzini, non si vedono affatto dall’abbigliamento… che è estremamente standardizzato, e pochissimo curato in generale, sia per i ricchi che per i poveri: io vedo solo una gran massa di jeans consunti uguali per tutti, nonché maglie e felpe dozzinali, sempre delle stesse tre o quattro marche che si trovano anche nei mercati per strada (non parlo di copie taroccate, parlo proprio di marche che in origine erano state lanciate APPOSTA per servire il giro dei mercati in strada, e che poi sono diventate popolarissime). Anche nel caso di capi che costano un po’ di più della media, si tratta pur sempre di firme standardizzatissime a marketing planetario, che si comprano in qualsiasi centro commerciale di massa, e non certo di capi di sartoria, o di boutique pretenziosa.

    Le differenze di possibilità economiche si vedono innanzi tutto dagli accessori di abbigliamento (scarpe, borse, occhiali, e simili) e dagli oggetti tecnologici posseduti (cellulari, lettori di musica e affini, ma anche banalissimi accessori scolastici come le calcolatrici), e già su questo non c’è grembiule che tenga…

    …e poi, soprattutto, si vedono dalle abitudini di vita tenute fuori di scuola, dagli sport e attività ricreative praticate, dai veicoli con cui si viene accompagnati a scuola, e via dicendo (differenze di vita quotidiana che sono tenute ben presenti dai ragazzi stessi, anche se in teoria, elle ore passate in classe, non si vedono).

    Dire che portando il grembiule tali differenze si attenuerebbero mi sembra un capolavoro di patetica ipocrisia. Al massimo qualcuno si illude che, in tal modo, siano gli insegnanti a non notarle, ma non certo i ragazzi tra di loro…”

    Scusate, ho riportato tutto l’intervento perché in un blog che ha come ragione sociale l’immaginario collettivo mi sembra fantastico!

    Mi chiedo come mai le camice rosse siano diventate arancione?
    Magari è una questione di candeggio o di temperatura di lavaggio.

  73. mirkhond scrive:

    Izzaldin

    Ho letto il testo della De Lorenzo.
    Sai chi è il direttore della collana?
    Lo storico PIEMONTESE Alessandro Barbero, noto antirevisionista, il quale in un suo recente studio su Fenestrelle, sostiene quasi che il Piemonte tratto i coscritti nostri FORZATI, come da albergo a 5 stelle!
    Sono BORBONICO, e lo sono diventato leggendo non Padre Buttà o Giacinto de Sivo (quelli sono venuti dopo), ma proprio i libri della PROPAGANDA di quella “splendida” rivoluzione a te così cara e a me NO!
    Nel libro PIENO DI DISPREZZO fin dal titolo “Borbonia felix” (e che è sta Borbonia? chi l’ha mai sentita? Io conosco solo Longobardia minor/Puglia/Regno di Napoli o Napolitania e Sicilia, dal 1816 Due Sicilie), Barbero e i suoi accoliti, tentano la tipica reazione neorisorgimentalista.
    La quale, sgomenta dall’emergere di un “bieko” revisionismo antiunitario, che pur non è scevro da errori, cantonate e grossolanità (e su cui ovviamente Barbero&company traggono acqua al proprio mulino), cerca dunque tale reazione (non sono tali solo quelle “sanfediste”, eh! 🙂 ), di screditare anche studi seri come quelli di Fulvio Izzo o di Gennaro De Crescenzo, o di Michele Topa e Angelo Mangone, Nicola Zitara, tutta gente che è giunta alle mie stesse conclusioni lavorando in proprio, in solitudine, guardati col tipico DISPREZZO FIGO-SNOB, di una certa intellighenzia accademica di stampo azionista-sinistroide, erettasi a PELOSA custode del dogma del risorgimentalismo unitarista.
    Intellighenzia dotata di fondi economici, di appoggi accademici e politici, che gli storici revisionisti (che parolaccia! pussa via, sciò perfidi biekiSSimi, oskurantiSSimi neobarbonici) NON hanno.
    Gente che ha faticato e fatica da UNA VITA per cercare finalmente di rendere giustizia ad una delle più efferate ed IPOCRITE (perché non riconosciute come tali) conquiste PREDATORIE e COLONIALI della storia!
    Ora dopo anni di studi in solitudine e circondati da indifferenza e disprezzo, l’accademia moralista, che fino a ieri ha snobbato con aria di sufficienza tali faticose ricerche, oggi parte all’attacco, tirando in ballo le grossolanità di tanti “storici della domenica” autoimprovvisatisi, per colpire IN REALTA’ quegli studiosi SERI ma FUORI dai circuiti ideologici dell’accdemia, che stanno portando a galla e smascherando le MISTIFICAZIONI della SCHIFOSA epopea ricco-figo-snob colonialista chiamata “risorgimento”!
    Nel testo della De Lorenzo si arriva al “ridicolo”, quando, pescando nelle memorie scritte A POSTERIORI da quegli ufficiali borbonici che TRADIRONO il loro giuramento di soldati e di sudditi, tradirono LA LORO PATRIA, perché…poverini…si commuovevano a sparare sugli insorti garibaldini!
    Ci sarebbe da ridere se invece non si tratasse di una TRAGEDIA, dell’ennesimo BACIO di GIUDA di gente che, invece di fare il proprio dovere contro una PLETORA di SACCOMANNI STRANIERI, si sarebbe unita ad essi per…per…per commozione di fronte allo spargimento del sangue.
    Quando poi, quegli stessi TRADITORI non avrebbero esitato a MASSACRARE altri connazinali, rimasti FEDELI al legittimo sovrano e far strame di contadini sulla Sila, tacciando tutti indistintamente di “brigantaggio”, come un certo Bernardino Milon (1829-1881) da Termini Imerese, nel 1868-1869.
    E dove passava questo “signore”, i villaggi silani si svuotavano, anche se era PIENO INVERNO!
    Evidentemente erano preferibili le notti all’addiaccio che il piombo e le prigioni di sua maestà ma$$onica sabauda!
    E’ comodo anni dopo, giustificare il tradimento, inventando PRESUNTE commozioni che lasciano il tempo che trovano!
    Viva o Rrè!

  74. mirkhond scrive:

    “I sovrani borboni hanno fatto troppi errori, una serie infinita di errori, e il crollo sarebbe arrivato comunque.”

    E gli altri sovrani, repubbliche e quello che cappero ti pare e piace, errori non ne hanno fatti? Non ne fanno?
    Tenendo conto che OGNI realtà umana è OPINABILE, l’unico vero errore che i MIEI sovrani BorbonE hanno fatto, è stato quello di non darvi l’indipendenza, in modo da non fornire alibi alla propaganda che tanto ti sta a cuore!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      L’errore che pagarono, secondo me, fu il seguire idee economiche colbertiste fuori dalla storia, invece di non tesaurizzare e sfruttare tutto il surplus di bilancio per investimenti. Questo e l’ostilità al costituzionalismo, che invece avrebbe soltanto rafforzato il regno, pur indebolendo il sovrano.
      Furono queste chiusure a costare caro in stabilità, ricchezza e popolarità.

      • mirkhond scrive:

        La chiusura alla costituzione come fonte di impopolarità?
        E da parte di chi?
        Di quegli stessi ambienti ELITARI che volevano fin dal 1820 la costituzione, solo per RAFFORZARE il proprio POTERE, PRESTIGIO e RICCHEZZA, ampliatesi con la crisi del feudalesimo nel XVIII secolo, e l’emergere dei nuovi ceti borghesi, avidi però quanto e più degli antichi baroni!
        Furono QUESTI ceti a vendere il Regno allo straniero!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Se si scontentando i ceti emergenti si paga in termini di stabilità. A meno che non volesse fare la riforma agraria e regalare la terra ai fittavoli e ai mezzadri, era chiara la direzione da prendere per allargare la base di consenso oltre l’ormai fragile aristocrazia.

        • mirkhond scrive:

          Dal 1836, Ferdinando II, cominciò a concedere terre da coltivare ai contadini più poveri.
          Certo i decreti con cui nel 1838 e nel 1843 ricostituiva il Demanio Silano, massacrato da Murat nel 1810, scontentarono 100.000 contadini, perché i possidenti usurpatori arricchitisi grazie alle generose donazioni murattiane, ostacolarono in tutti i modi la giusta ripartizione, creando ceppi ai funzionari regi ancora alla vigilia del 1860!
          Nel 1848 i moti napoletani nella Calabria silana, toccarono anche tale questione, eppure all’apparire dell’armata reale i contadini si unirono ad essa nel dar la caccia ai liberaloni che pretendevano di agire in loro nome!
          Tra il 1850 e il 1854 Ferdinando II concesse ulteriori appezzamenti di terra ai braccianti e nel 1855 emanò la Legge agraria che costringeva i latifondisti a favorire le istanze contadine!
          Certo, se la vediamo col senno di OGGI, i BorbonE avrebbero dovuto agire con più durezza verso i grandi possidenti, magari espropriandoli ;), ma ciò non toglie che col senso di IERI, fossero insensibili alle istanze dal basso.
          Ciò spiega come la maggiorparte dei Napoletani durante invasioni straniere e crisi istituzionali, finisse sempre collo schierarsi col Sovrano!
          Come riconosciuto anche da oppositori liberali!
          Non furono le cause INTERNE a provocare il crollo delle Due Sicilie, come tetragonamente si ostina a ripetere la storografia accademica finanziata dai fondi pubblici, quanto dai rapporti di forza INTERNAZIONALI che dal 1836 videro i BorbonE in lota col colosso britannico!
          Che ce la fece pagare cara!

        • mirkhond scrive:

          Non toglie che non fossero sensibili ecc.

        • mirkhond scrive:

          Non fossero insensibili

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Borboni comunque è corretto. Mica correggi Plantageneti, Piasti, ecc…
          Sono forme arcaiche che derivano da periodi precedenti al definitivo bando della declinabilità dei nomi propri in italiano (che invece è presente in altre lingue).

        • Francesco scrive:

          >> Se si scontentando i ceti emergenti si paga

          temo di dover sottoscrivere questa durissima affermazione

          poi pare che il Borbone stesse a tirare colpi al cerchi e alla botte, facendo un pò favori ai latifondisti, un pò ai liberali, un pò ai contadini poveri, col risultato di non fare contento nessuno e di non sviluppare l’economia e l’industria del suo Regno

  75. mirkhond scrive:

    Su Garibaldi, paragonarlo a Cortez o a un semplice mercenario/conquistatore è inaccettabile, te lo dico da collega storico. è una visione troppo semplificatoria.

    Mica tanto. Cambiano solo i contesti ideologici, che Cortez e Pizarro agivano (anche) in nome del Cattolicesimo del ‘500, mentre Garibaldi e i suoi saccomanni agivano in nome dell’umanitarismo massonico dell’800.
    Ah già, ma non sono uguali, perché i primi sono degli spregevoli avvoltoi, gli altri agivano per il bene dell’umanità!
    Come se la sete di oro, di bottino, di una vita migliore, non fossero da sempre il maggior movente delle guerre di conquista, in cui gli ideali ci sono pure, altro che, ma spesso NEI FATTI, servono più da supporto all’AVIDITA’ umana.
    Ah, ma Garibaldi è morto povero?
    Sì,ma solo per non aver saputo gestire i profitti accumulati grazie a si nobili imprese, per non parlare dei debiti di cui lo riempirono figli e parenti, avventatisi nella speculazione edilizia, nel “Sacco di Roma” post 1870, con crediti concessi dal Banco di Napoli e poi regolarmente NON onorati dai Garibaldi.
    E si trattava di risparmi dei contribuenti napoletani, quelli già scampati al primo grande sacco garibaldino del 1860, che come i conquistadores iniziò col saccheggio “privato”, e poi finì con quello istituzionalizzato dal governo regolare piemontese, di cui Garibaldi dal 1859 era un PUBBLICO UFFICIALE, con stipendo da generale.
    Altro che “spontaneismo” rivoluzionario!
    Però paragonarlo ad un Cortez ed un Pizarro è troppo semplicistico!

  76. Moi scrive:

    @ Z

    Il “Comunismo” dell’ Emilia Romagna per me è stato la “vera” (o quasi) SocialDemocrazia” …

    Interessante questa riflessione, già presentata da Mirkhond più volte.

    http://www.europaoggi.it/content/view/2000/94/

    […] Augusto Del Noce in “Il suicidio della rivoluzione” […]

    […] Il vuoto ideologico nato dalla crisi del marxismo è stato riempito dal liberalismo di sinistra, dal radicalismo relativista, “trasformando il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata” […].

    [cit.]

    Parole solo in apparenza di chi “aveva torto” … poiché in realtà “ebbe ragione troppo presto”.

    *** Può sembrare in contraddizione con quel che ho detto prima, ma mi sono recentemente rinfrescato la memoria di certi “sovenirs d’enfance” con il buon documentario di Veltroni su Berlinguer. Ve lo consiglio … qualunque età abbiate. Anche “in negativo”, Francesco ***

    @ ROBERTO

    Mi sa che il tuo stesso video sul finto “clochard” che simula di sentirsi male vicino alla “bouche du métro, à Paris” non (!) l’ hai visto fino alla fine … be’, guardaci : NO spoiler !

    @ PINO

    Un’ esibizione coreutico-marziale che drammatizzava la ricostruzione d’ un duello all’ arma bianca, l’ ho visto in versione Sarda; ci sarà, ovviamente, “potenzialmente” qualcosa del genere presso tutti i popoli che vogliano “riscoprire” il proprio passato. Non di rado, una “riscoperta” inscindibile dalla “reinvenzione” a tinte forti e pittoresche. Ma tant’è : così è almeno fin dal Romanticismo Ottocentesco ! Un elemento universalistico è il duello di spada quanto interpretano i Nobili e di pugnale (in Sardegna il più popolare è “sa pattada”) quando interpretano i Briganti.

    @ MIRKHOND

    “Pino è mai stato in India ?”

    [cit.]

    —————-

    … E’ l’ India che è venuta da Pino ; -) !

    @ MAURICIUS

    Quella storia interessante sui colori della Ford agli albori* dell’ automobile … donde l’ hai “strolgata” ?

    *Secondo alcuni, qui, fu allora che “Satana si sciolse dalle Catene” !

    ; -) : -) [cit.]

    • Moi scrive:

      Nel senso che a Parma e a Brescia, nel giro di dieci minuti, vedi più Sikh che a Bologna e a Modena in 10 mesi ! 😉

    • Roberto scrive:

      Si, lo visto fino in fondo e alura?

      • Moi scrive:

        Quando si ripresenta “in ghingheri” a fare la stessa roba … le reazioni degli astanti mutano sensibilmente, perché NON pre-pensano a un “drughè” né sospettano “trappole”.

        Riconduciti al messaggio precedente sul tema, ora.

        • Moi scrive:

          Uff … m’hai fatto spoilerare !

          Più descritto di così un filmato ” ‘unn pole ” 😉 essere .

        • roberto scrive:

          a me pare che diciamo una cosa abbastanza simile.

          io parlo di “assuefazione all’orrore” tu di “istinto di sopravvivenza” che sono due facce della stessa medaglia.

          sono d’accordo sul fatto che è troppo facile dire “guarda ‘sti stronzi”, per quanto il tutto mi sembri una cosa infinitamente triste.

  77. mirkhond scrive:

    “invece di non tesaurizzare e sfruttare tutto il surplus di bilancio per investimenti.”

    Gli investimenti ci furono eccome, nel 1830-1860, solo che, dovendo essere pagati coi soldi di TUTTI, avvenivano graduamente, a differenza delle gradi opere sabaude cavouriane, pagate con l’indebitamento estero e l’AFFAMAMENTO del popolo!
    E sotto un regime LIBERALE e COSTUITUZIONALE!
    Contro cui invano, nel 1853 si sollevarono le popolazioni piemontesi, incluso l’assalto al Palazzo Cavour!
    Le politiche di Quintino Sella (1827-1884) tanto care al “nostro” attuale capo dello stato, trovano in QUESTE istanze ideologiche, le loro premesse!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Gli investimenti furono sottofinanziati, come dimostra lo straordinario surplus del tesoro reale. I soldi che furono usati dai Savoia per ripianare i debiti erano soldi dei contribuenti meridionali che non erano stati investiti.

      Per capirci, la politica economica borbonica era simile a quella della Troika: spendi poco e fai rimanere le entrate superiori alle uscite. Questo migliora le finanze pubbliche, ma sottrae risorse all’economia e agli investimenti.

      • mirkhond scrive:

        Aridaje!
        Il riformismo borbonico era lento, per NON sovratassare i contribuenti, come riportato dagli studi di Nicola Zitara!
        Però era meglio AFFAMARE un popolo, per avere una grande rete ferroviaria, un esercito moderno e ben attrezzato, ecc. ecc.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          No, era meglio la giusta via di mezzo: non essere esosi e nello stesso tempo investire TUTTO ciò che si prelevava.

          Ok, è parlare col senno di poi (in Italia c’erano ancora molti colbertisti, all’epoca), ma è anche dire le cose come stanno.

        • mirkhond scrive:

          Ok, è parlare col senno di poi

          Qui, ovviamente concordo.

  78. Moi scrive:

    ** A proposito di “Toys & Gender & Education” :

    http://www.scienzaevita.org/rassegne/97dc33c772638982507aa5e3bfd76519.pdf

    Direi che tutto dipende dal punto di vista interpretativo del “toy” da parte del “gender” :

    mi viene in mente un compagno di scuola delle medie (“mezzo di qua e mezzo di giù” etnicamente ; -) , per i canoni popolazionistici di allora parlando …) talmente eterosessuale che … giocava con le dismesse barbie della sorellona ormai già over 20 ; -) . A modo proprio. Senza poterlo sapere, difatti, le usava (o diceva di usarle, specie alludendo alla piacevole iper-lunghezza delle gambe; che manco le modelle del “Postal Market”* … ) proprio come il presunto (già visto !) inventore Nazista avrebbe voluto. Perfino se “miniaturizzata”.

    *La rivista più “fraintesa” ; -) nella Storia d’ Italia … si dice. Assieme al “fraintendimento” ; -) delle televendite “Monika Sport” / “Amerika Star”.

    Eh, se Sigmund Freud avesse potuto farsi criogenizzare a Inizio Novecento per 80-100 anni almeno … altro che l’ intervista “visionaria” di Corrado Augias, personaggio sempre più stancamente retrofuturista !

    • Moi scrive:

      Scusate se ho ricordato un aneddoto così poco fine (mai avuto modo di verificare, ma non mi meraviglierei affatto …), ma di ‘sti “Gender Studies” Boldrinisti-Senonoraquandisti-Popoloviolisti in cui non esistono più le personalità individuali mi sono stufato ! Roba da rimpiangere la smània di Astrologia … che almeno lì di personalità ce n’erano 12 e “mixabili” mediante gli ascendenti !

    • PinoMamet scrive:

      ” ** A proposito di “Toys & Gender & Education” :

      http://www.scienzaevita.org/rassegne/97dc33c772638982507aa5e3bfd76519.pdf

      L’articolo mi sembra abbastanza cauto (non il solito esaltato/a 😉 che vorrebbe crescere tutti i bambini “indifferenziati” fino a 5, 6, 7… 100 anni 😉 ) e fa alcune osservazioni con cui sono anche d’accordo;
      ma il sottotesto mi sembra sempre quello, a qualcuno non piace che le bambine giochino con le cose “da femminuccia”, e i bambini con quelle “da maschietto”.

      Su base individuale, da un lato hanno ragione, dall’altro dicono un’ovvietà: sono sempre esistiti i maschietti che giocano con le bambole (e a meno che non le usassero come l’amico di Moi 😉 sono poi quelli che saranno omosessuali, mi pare) e le bambine “maschiaccio”.

      Su base sociale, posso capire che la polarizzazione estrema dei “generi” (non so negli USA dove sono fatti a modo loro, ma qui mi sembra semmai meno marcata di una volta) sia foriera di grandi cretinate, ma abolirla totalmente, in nome di chissà cosa (“rafforzano stereotipi che poi nel mondo del lavoro…” eh vabbè, allora estinguiamoci completamente come esseri umani, con la nostra non politicamente corretta natura che mangia, caga, piscia e sente impulsi sessuali, e non pensiamoci più!) mi sembra altrettanto o più rischioso.

      • mirkhond scrive:

        “eh vabbè, allora estinguiamoci completamente come esseri umani, con la nostra non politicamente corretta natura che mangia, caga, piscia e sente impulsi sessuali, e non pensiamoci più!) mi sembra altrettanto o più rischioso.”

        Il fatto è che si è perso il lume della ragione in nome di folli ideologie!

  79. Moi scrive:

    @ Z

    Insomma: “Comunismo” è una parola il cui significato “da noi” ha corrisposto a quello di “SocialDemocrazia” altrove, “corrispondendovi” anzi “in meglio”.

    Però è vero anche che con gli Anni ’90 c’è stata una trasformazione dalla cultura marxista a quella “liberal” (senza “e” finale !) … e che ha trovato nell’ AntiBerlusconismo un “distrattore” funzionalissimo ed efficientissimo !

    • Z. scrive:

      Tralasciando di commentare il buffo articolo da te linkato, sono sostanzialmente d’accordo sull’accostamento alla socialdemocrazia – anche se non del tutto, ma il discorso si farebbe lungo e complicato. E pure sul fatto che “comunismo” (come del resto “liberalismo”) ha assunto significati profondamente diversi a seconda delle circostanze di tempo e di spazio.

      Neppure sul “liberal” hai tutti i torti, e anzi se volessimo addentrarci nel problema temo che verrebbe fuori impietoso il già citato “anche se” di cui al paragrafo che precede.

      Dissento sull’antiberlusconismo, che – dati alla mano – si è rivelato ben poco funzionale ed efficiente. Direi anzi che la sinistra c.d. “istituzionale” ha fatto regolarmente finta che Berlusconi non esistesse, un po’ come ora Renzi fa finta che Grillo non esista. Se si tratta del semplice costume italiano di fingere che i problemi non esistano nella speranza che scompaiano da soli, oppure un problema dovuto a carenza di idee, poi, non saprei dire.

      • Moi scrive:

        E del documentario di Veltroni su Berlinguer che ne pensi ?
        … Non dire che non l’ hai visto, eh !

      • Francesco scrive:

        x Z

        ma di che nazione parli? l’antiberlusconismo ha permesso di passare sopra alla morte del marxismo come teologia non vissuta e non creduta ma proclamata, chè in un giorno gli ex-comunisti sono diventati gli anti-berlusconiani

        facendo finta che il problema della sinistra (e dell’Italia, che per la sinistra è solo una sua appendice moralmente e intellettualmente sottosviluppata) fosse Berlusconi e non la mancanza di idee e ideologia

        e che quella versione molto abborracciata della socialdemocrazia ufficiosamente adottata (ma i laburisti/democratici o i socialisti? mai scelto) fosse vitale e desiderabile

        il tutto con fortissime pulsioni a non fare neppure questo e aggiungere al moralismo comunista/berlingueriano quello repubblicone/anti-berlusconiano e quello politicamente corretto

        fortuna che alla fine è arrivato Renzi!

  80. mirkhond scrive:

    TI ripeto, io rispetto molto le tue idee perché sono documentate e perché le porti avanti con vigore e con fonti storiche.

    Lasciamo perdere il “rispetto” che puzza tanto d’ipocrisia.
    Si devono (dovrebbero) rispettare le persone, non le idee, se le troviamo discutibili.

    “Ma non bisogna lasciarsi accecare dall’odio ideologico e dovremmo giudicare con maggiore serenità un periodo storico straordinario di mutamento e innovazione. poi le cose sono andate come sono andate, ma non facciamone colpa a chi rischiò la propria vita in prima persona e col consenso di gran parte del popolo.”

    Il mio “accecamento da odio ideologico” è frutto di anni di studi, fatti attraverso la propaganda a te cara!
    Chissà come mai sono giunto a conclusioni OPPOSTE alle tue!
    Non parliamo poi “periodo storico straordinario ecc.”, che mi viene solo da ridere, se non fosse stato un’autentica TRAGEDIA per la maggiorparte della gente che lo visse, a cominciare da quei milioni di poveri che videro solo PEGGIORARE le loro condizioni, col crollo anche di quelle poche tutele fornite dal bieko “paternalismo” dei sistemi premassonici!
    Fare la colpa a chi FU PARTE SALDA ED ESSENZIALE del sistema PREDATORIO?
    Gliela facciamo eccome, proprio perché non era un’impresa di quattro romantici scanzonti, ma come già per i conquistdores cinquecenteschi, o gli avventurieri wasp alla David Crockett nel Texas messicano del 1835-36, di vere e proprie IMPRESE MERCENARIE “PRIVATE” con tanto di FINANZIAMENTI dai POTERI INTERESSATI e agenti, sia pure in un contesto “guascone” sotto PRECISI ORDINI E INTERESSI di DETERMINATI POTERI FORTI!
    Garibaldi dal maggio al novembre 1860, agì e firmò proclami e documenti SEMPRE in nome di Vittorio Emanuele II, esattamente come Cortez e Pizarro in nome di Carlo I di Castiglia, V imperatore.
    E come già con Cortez e i fratelli Pizarro, Garibaldi fu poi rimpiazzato dall’apparato statale-militare governativo “ufficiale” ad impresa quasi compiuta!
    Non vedo dunque perché dovrei commuovermi alle “gesta” di sì tali NON disinteressati “eroi”.
    I pastori siciliani che baciarono le mani al conquistatore NORRENO, lo fecero perché instradati dai loro capi-mafia e dai rappresentanti del locale baronato!
    Se fossi un siciliano preferirei commemorare i Vespri del 1282, le rivolte del 1820, 1837, 1848-49, ma non certo quella che se si è lucidi, non appare altro che una FREGATURA, a voler essere gentili.
    Gli studenti calabresi appartenenti a ceti RICCHI-FIGHI-SNOB, nelle bettole di Napoli ci andavano solo per fottere con le puttane e gozzovigliare.
    Com’è giusto e comprensibile per dei figliuoli lontani da casa e che cercano di divertirsi, tra una lezione e l’altra! 🙂

    • Francesco scrive:

      io farei la mia personale classifica di gradimento

      1) Cortez, grande uomo
      2) Garibaldi, uomo degno di nota
      3) Pizarro, bandito?

      al primo posto, naturalmente, Carlo V

      ciao

  81. mirkhond scrive:

    E veniamo infine alla questione del consenso della “maggiorparte” delle popolazioni alla ladresca impresa coloniale del maggio-novembre 1860.
    Ormai da qualche anno, la reazione neorisorgimentalista, vedasi il loro maggior organo di stampa Repubblica, ci fracassano i coglioni dicendo che Garibaldi fu seguito da folle di popolani!
    C’è del vero, naturalmente.
    Ma bisogna vedere dove, come e da QUANTI!
    Un breve calcolo numerico.
    L’Italia unificata nel 1861 aveva 22.000.000 di abitanti.
    Il Regno delle Due Sicilie nel 1860 aveva 9.000.000 di abitanti, di ci 7.000.000 napoletani e 2.000.000 siciliani.
    Ora QUANTI furono i garibaldini!
    Le stime ufficiali parlano di circa 53.000 uomini al momento del loro congedo, nel novembre 1860.
    Tra costoro, si afferma, che vi fossero anche molti napoletani e siciliani!
    Quanti per l’esattezza?
    Qui le fonti variano.
    Secondo Franco Molfese, nel suo studio sul brigantaggio, circa 30.000 tra napoletani e siciliani.
    Per Alessandro Barbero circa 25.000.
    Per Patrick Keyes O’ Cleary, storico e uomo politico irlandese (1849-1913), circa 11.000, prevalentemente calabresi e siciliani.
    Per Gennaro De Crescenzo circa 8.000.
    Dunque le cifre variano tra gli 8000 e i 30000.
    Ma, prendiamo per buona la cifra di Molfese,
    Embè? Che sono 30000 (trentamila) persone di fronte ad un Regno di 9.000.000 di abitanti?
    Consenso popolare?
    Questo fu molto forte prevalentemente in Sicilia, per le ragioni di cui abbiamo parlato e che con il sentimento unitarista italiano non c’entravano un tubo!
    Se pare che 20.000 picciotti supportarono Garibaldi nel maggio-agosto 1860 solo in Sicilia, questi, nel migliore dei casi combattevano per la SICILIA.
    Per cui credevano, o gli VENNE fatto credere, che la “Talia” fosse la moglie di Vittorio Emanuele II 🙂 (Finlay, Duggan, Mack Smith, Storia della Sicilia, Laterza editore) !
    Dunque lo SCONOSCIUTO Vittorio Emanuele II, nel cui NOME agiva il conquistador Garibaldi, era da questa povera gente, considerato il nuovo re di SICILIA!
    Le cose, ovviamente, andarono in tutt’altro modo!
    Il consenso napoletano invece, quale che fosse l’entità della cifra, tra quelle fornite, fu MOLTO PIU’ MODESTO.
    Anzi sappiamo che, dopo l’ingresso del “libertador” a Napoli, il 7 settenbre 1860, nacquero molti arruolamenti-truffa. Gente che andava ad arruolarsi, intascava un modesto stipendio, e poi si DILEGUAVA quando si doveva andare a combattere per davvero :), come sul Volturno nel settembre-ottobre 1860!
    Per cui, seppur vi furono elemnti popolari “meridionali” tra le file dei conquistadores norreni in camicia rossa, si trattò nel migliore dei casi di una MINORANZA, che poi finì col DISSOLVERSI quando si doveva combattere per DAVVERO contro ciò che restava del nostro esercito (oltre 50.000 uomini sui 100.000 ufficiali, in realtà 93.000, di cui 70.000 effettivi al momento dell’invasione piemontese del maggio 1860), e poi quando dall’ottobre-novembre 1860 si impose l’effettivo apparato politico-militare piemontese, (che tranne un cospicuo gruppo di PROPRI soldati camuffati in uniforme garibaldina, e presenti con Garibaldi già dal maggio 1860, al 1 ottobre 1860, alla Battaglia del Volturno, gettarono la casacca rossa e combatterono direttamente in divisa piemontese, e ciò in spregio al diritto internazionale, che fino al 6 ottobre 1860, vedeva ancora le relazione diplomatiche tra Regno di Sardegna e Due Sicilie!).
    Quindi gli uomini su cui Garibaldi (e i Savoia dietro di lui) poterono contare DAVVERO, oltre agli infiltrati regolari piemontesi, pseudo”disertori”, poi, “graziati” da Vittorio Emanuele con decreto del 29 dicembre 1860, furono i volontari raccolti da ogni parte nell’Italia “norrena” tosco-padana, oscillanti tra i 23.000 e 40-45.000 uomini, a seconda delle cifre!

    • mirkhond scrive:

      Ovviamente non ho tenuto conto dei mercenari ungheresi, polacchi, inglesi, romei, tedeschi ecc. che dovrebbero figurare tra quei 20-45.000 garibaldini.

      • Francesco scrive:

        e neppure di quanti appoggiarono Garibaldi e i piemontesi pur senza prendere le armi

        e invece conti donne e bambini nel totale!

        dai, anche io sono per l’indipendenza delle due Sicilie (e della Sardegna) (e dello Stato della Chiesa) (e se si riuscisse pure di Aosta e Bolzano) ma la Storia si deve fare seriamente!

        ciao

        • mirkhond scrive:

          ” Storia si deve fare seriamente!”

          E la si fa.
          Ma, spesso, purtroppo fuori dai circuiti di POTERE politico-accademico, dietro cui PURE TU vai dietro!
          E leggeteveli gli studi di Nicola Zitara, Angelo Mangone, Michele Topa, Gennaro De Crescenzo, invece di continuare a ripetere i soliti TRITI E RITRITI luoghi comuni della storiografia di regime!

        • Francesco scrive:

          >> Che sono 30000 (trentamila) persone di fronte ad un Regno di 9.000.000 di abitanti?

          il paragone a capocchia lo hai proprio fatto tu, caro Mirkhond

          un problema dei “neoborbonici” è che devono espungere quasi tutti gli intellettuali e le elites del Regno dal popolo, manco fossero marziani piovuti dal cielo

          ciao

  82. mirkhond scrive:

    Borboni comunque è corretto.

    No, perchè il nome della gens è BorbonE.
    Borboni poi oggi viene utilizzato in modo spregiativo!

    • Z. scrive:

      Quindi per non esserli offensivi bisognerebbe chiamarli “senza fissa dimora”, visto che sono stati cacciati da Garibaldi?

    • Peucezio scrive:

      Vabbè, non vorremo mica applicare le logiche politicamente corrette alle posizioni legittimiste.
      Possono usare in modo spregiativo quello che vogliono. Originale per originale, dovremmo chiamarli Bourbon allora, visto che erano francesi, in origine.
      L’idea che il linguaggio abbia un valore offensivo e quindi debba essere emendato non esiste fuori dal politicamente corretto contemporaneo e come tale va respinta.

      Ovviamente, a parte questa nota linguistica, sono pienamente d’accordo con te, Mirkhond.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Davvero ogni volta che si nominano i sovrani spagnoli e francesi ci si mette del disgusto? E quando si parla di Piasti e Plantageneti pure dobbiamo aspettarci piagnistei da parte dei sostenitori di quelle due dinastie?
      Giusto per capire, eh!

  83. mirkhond scrive:

    Beh, una dimora ce l’hanno, in Francia, la loro terra d’origine! 🙂
    ovviamente mi riferisco ai Borbone-Napoli, che quelli di Spagna, stanno a Madrid!

  84. Moi scrive:

    Il Re Esseffedì ?!

    • Moi scrive:

      SFD = Senza Fissa Dimora … lo spiegò Z : classica “deumanizzazione-impersonalizzazione” del “Dispositivo”, parlando per sigle asettiche.

      PS

      @ Z : Cum la mittàggna adès’a, con Antonio Genovese e Primo Greganti ? NON si era fatto il “Repulisti” 😉 nel Partito ?!

  85. mirkhond scrive:

    “ma le fole di giustizia sociale mi stupisco ben poco che non fossero di interesse di quasi nessuno, tra tutte le elites del tempo

    e chi più ne parlava – Marx era già in giro – meno ne ha sapute realizzare”

    Ma infatti proprio per questo non ha senso parlare di “rivoluzione tradita” rispetto al coacervo risorgimentalista, che a tutto pensava tranne che a riforme sociali in senso marxista.
    Quindi si tratta nient’altro che di mitologia marxista, sviluppatasi nella storiografia italiana a partire dagli anni ’60, per cercare di spiegarsi il “divario” tra una rivoluzione (che nella prospettiva marxista è sempre un fatto positivo) e il PEGGIORAMENTO delle condizioni dei poveri in SEGUITO a tale rivoluzione!

    “questo senza contare che la situazione economica e sociale del Meridione era disperante, non per nulla sarebbero emigrati a milioni, non appena il miglioramento delle condizioni sanitarie portò al calo della mortalità”

    Questo non è vero, e da noi non si stava affatto peggio che in altri stati italiani.
    L’emigrazione fu dovuta alle politiche di affamamemto piemontesi che distrussero ciò che restava dell’antico ordine clerico-feudale che, seppur in chiave “paternalistica”, forniva degli ammortizzatori sociali per quanto imperfetti.
    La fola del miglioramento delle condizioni sanitarie e del calo di mortalità (dove? quando? e l’epidemia di colera del 1884?) lasciamole ai nostalgici dell’unitarismo massonico all’Andrea Di Vita :)!

    “il problema c’era, anche se Garibaldi e il Piemonte furono una cattiva risposta”

    I problemi c’erano come c’erano e ci sono DAPPERTUTTO.
    Il VERO problema furono casomai i sogni romantici di Ferdinando II, nell’affrancare le Due Sicilie dalla pesante tutela britannica.
    Cosa che un piccolo paese NON puo’ permettersi, pena risposte durissime, come TANTE VOLTE è accaduto nella storia d’Italia, anche UNITA, vedasi Mussolini, Mattei, Aldo Moro, e persino Craxi e Andreotti con le loro politiche filopalestinesi e filoiraniane, Sigonella ecc.
    L’Italia, divisa o unita, è condannata ad essere un paese feudatario fin dai tempi in cui il re dei Franchi Pipino il Breve (751-768 d.C.), costrinse il re longobardo Astolfo (749-756 d.C.) a rinunciare alla conquista di Roma e alla devoluzione al Papa dell’Esarcato/Romagna, e della Pentapoli tra Adriatico e Perugia, nel 754-756 d.C.!
    Se un PICCOLO paese osa ribellarsi al vassallaggio verso una grande potenza, allora tutti i suoi problemi interni non sono mai troppo pochi per farlo crollare!
    Voglio vedere se Napoleone III avesse osato strumentalizzare la povertà del proletariato inglese e irlandese per invadere e annettersi le due isole!
    Per favore, guardiamo agli scenari INTERNAZIONALI per capire come e perché fu possibile la malaunità d’Italia!

    • PinoMamet scrive:

      ” L’Italia, divisa o unita, è condannata ad essere un paese feudatario fin dai tempi in cui il re dei Franchi Pipino il Breve (751-768 d.C.), costrinse il re longobardo Astolfo (749-756 d.C.) a rinunciare alla conquista di Roma….”

      è un punto di vista interessante, ma io credo che l’Italia sia costretta a essere un paese “feudatario” dai tempi in cui Colombo scoprì l’America, o Magellano circumnavigò il globo, rendendo il Mediterraneo progressivamente secondario nello scenario dei traffici internazionali.

      A questo si è aggiunta la mancata unificazione o ri-unificazione d’Italia, sempre vagheggiata dalle elites, ma che per realizzarsi nel concreto avrebbe avuto bisogno di un progetto comune tra gli Stati italiani che è sempre mancato (tantomeno è stata voluta dalle potenze internazionali che di volta in volta governavano la penisola, in certi casi quasi totalmente, come la Spagna in certi periodi).

      A entrambe le cose è stato posto rimedio tardivamente e malamente, con l’unificazione ladresca dei Savoia, e poi con la loro politica coloniale raffazzonata e avventurista.

      Negli stessi periodi, il “gemello diverso” dell’Italia, il Giappone, ha avuto invece la fortuna di essere riuscito a imporre l’unificazione del paese alle varie dinastie locali; nel contempo, le potenze straniere erano troppo in declino (la Cina) o troppo lontane (gli europi) per creare un vero problema, fino perlomeno alla navigazione a vapore… che infatti è significata la fine dell’isolamento nipponico, e la corsa giapponese a una politica coloniale aggressiva, per trasformarsi in una vera potenza.

    • Francesco scrive:

      mirkhond

      non ho tempo di andare a spulciare gli annali di demografia

      ma credo che dipingere un Sud felice quanto il resto del paese sia abbastanza difficile, tu stesso ammetti che NON facevano gli investimenti necessari per non alzare le tasse

      • mirkhond scrive:

        Niente NON CAPISCE proprio.
        Io NON ho parlato di “Sud” (che è stò Sud?) felice, ma di un luogo NON DEL TUTTO DISSIMILE DAGLI STANDARDS DEI TEMPI!
        Dov’era il benessere della Norrenia polentona?

        • Francesco scrive:

          Mirkhond,

          dov’erano i fucili e i cannoni e gli uomini del Regno quando Garibaldi invase? per chi si schierarono gli industriali e i generali e i capi di quel popolo?

          ammesso che fosse veramente tanto ricco quanto il resto del paese, e ne dubito, perchè si sfaldò di fronte a un siffatto attacchetto?

          forse la differenza più profonda tra noi è che per me essere deboli è la prima colpa, se poi si è più deboli di quanto i mezzi permetterebbero la colpa è immensa

          ciao

  86. izzaldin scrive:

    cercherò di rispondere al profluvio di commenti. allora
    prima glosserò habsburgicus:

    -premetto che leggo sempre con attenzione i tuoi sempre interessanti interventi, dunque non vorrei essere frainteso…-
    grazie! la cosa è reciproca, per te e per tutti qui dentro!
    -mi stupisco però che, fra tanta gente, tu possa trovare degno di ammirazione proprio quel personaggio lì 😀
    quella era il peggio del peggio ! (e non a livello personale, non mi interessano queste cose…fossi stato un suo contemporaneo e magari un suo collega, allora sì, meglio aver a che fare con un galantuomo che con una canaglia 😀 )
    era massonissimo, fanatico nell’odio verso la Chiesa di Roma, come del resto ci si aspetta date le sue origini :D-
    effettivamente odiava la chiesa cattolica, ma aveva molti amici preti e non era un ateo irrispettoso, di fronte alla fede altrui era abbastanza comprensivo, portava i rosari alla madre e cercava di rispettare il cristianesimo quando lo considerava sincero. poi, certo, odiava i preti, ma era ben ricambiato. Ricordiamoci che il suo braccio destro Sirtori era uomo di chiesa così come il grande bolognese Ugo Bassi.
    -settario, fanatico, retorico, esterofilo e non-italiano lui stesso..l’itaglia peggiore, ben diversa dall’ITALIA 😀 un degno “antenato” de “La Repubblica”, degli eurocrati, dei pro-gay e dei più sordidi occidentalisti di oggi 😀 per carità, magari sono quelli i tuoi modelli 😀 in tal caso, taccio..io rispetto sempre le opinioni altrui (e ancor più la coerenza logica)-
    guarda, sono d’accordo su questa descrizione al 95%. l’unico aggettivo che non condivido è settario. i mazziniani erano settari, lui combattè a fianco di gente di tutti i tipi, senza badare troppo alle sfumature ideologiche.. era un uomo d’azione, un marinaio, non certo un teorico politico come mazzini. Basti vedere la sua adesione alla Prima Internazionale, tutta da ridere.. Lui diceva che sì, partecipava in quanto “primo fra gli internazionalisti”, ma rifiutava con sdegno le teorie tipo “la proprietà e l’eredità sono un furto.. ma che scherziamo!” 🙂 immagina la reazione di Marx, Engels o Bakunin a sentire cose del genere dalla superstar invitata al loro banchetto! Questa sua rozzezza, questi sui ideali di cosmopolitismo e volontarismo secondo me (per i miei valori, sia chiaro) sono molto positivi, un nazionalismo tutto sommato accettabile rispetto a quello che caratterizzerà l’Italia nei decenni successivi. e poi le sue avventure in sudamerica furono davvero poemi epici.. come disse Aleksandr Herzen, “se fosse nato qualche secolo prima sarebbe diventato protagonista di un poema epico e sarebbe entrato nella leggenda”

    -però, secondo me, se proprio vogliamo trovare un modello nell’Italia laicissima e radicale di quegli anni, troviamolo piuttosto in Amedeo Crivellucci (1850-1914), –
    non conoscevo Crivellucci e mi informerò. di personaggi spettacolari ce n’erano tanti all’epoca, dall’una e dall’altra parte.

    @ Mirkhond e M. Tarvisii

    “Questo e l’ostilità al costituzionalismo, che invece avrebbe soltanto rafforzato il regno, pur indebolendo il sovrano.”
    d’accordo con Mauricius.

    Mirkhond, è vero che le idee risorgimentali erano tutto sommato elitarie e non c’era grosso seguito popolare, ma allora perchè i ducati sono crollati così facilmente? perchè la gente non si è stretta attorno al sovrano?
    E dire che il Re Borbone a Gaeta si comportò in modo coraggioso ed esemplare.. perchè il popolo non si immolò per lui?
    La situazione era troppo frastagliata e confusa, e poi Lo Stato Borbonico fu debolissimo, e fu questa debolezza, questa sottomissione alle potenze straniere (Inglesi e Piemontesi su tutti) a decretarne la fine. Ti porterò solo due esempi di sudditanza psicologica Borbonica che portò allo sfacelo, entrambe relative allo sbarco di marsala:
    1. lo sbarco poteva essere evitato, e si ptoeva facilmente far colare a picco i mille con garibaldi, se la marina napoletana non avesse avuto PAURA di cannoneggiare il Piemonte e il Lombardo, PAURA di colpire le navi mercantili inglesi che scaricavano nel porto le casse di vino Marsala. bastavano due colpi di cannone e addio Garibaldi, invece la sudditanza verso gli inglesi lo impedì. se cedi porzioni di sovranità così ampie sul tuo territorio allora il crollo si sta avvicinando
    2. Il Lombardo, una delle due navi dello sbarco, si incagliò in una secca nel porto di Marsala e venne abbandonata dai Mille. la Marina Borbonica la disincagliò e la portò a Napoli come bottino di guerra. Ebbene, appena i diplomatici piemontesi fecero notare che “ufficialmente non c’era nessuna guerra con Napoli”, la nave fu riconsegnata ai piemontesi! Ti rendi conto di che gestione pessima della situazione? Invece di scoprire le carte e dichiarare guerra e giocarsi tutto, non si riusciva neanche a tenere un bottino così misero. una mancanza di polso che favorì lo sconquasso finale.

    Poi io non nego le responsabilità di Garibaldi a Bronte o altrove, ma ricordiamo che il conflitto fra lui e i Savoia c’era e continuò per decenni ancora, e ci sarà un motivo se nel 1946 al referendum la Corona Sabauda era contrapposta al volto barbuto del Nizzardo.. 🙂

    scusami se non ti ho risposto punto per punto, ma ho saltato un giorno e il discorso è andato avanti, comunque è sempre un piacere discutere di questi argomenti!
    saluti,
    Izzaldin

    • habsburgicus scrive:

      @Izzaldin
      forse c’è stato un piccolo equivoco..dovuto a oscurità mia, beninteso…
      il “peggio del peggio” non era riferito a Garibbà (visto che parli di Sudamerica :D) ma ad Ernesto Nathan !
      P.S: fra l’altro, io non amo Garibaldi ma mai lo avrei definito non italiano !!!!..che diàcine, Nizza è italianissima, toltaci (melius, depredataci) dai vili galli nel 1860, uno dei crimini di Cavour e della sua cricca !(forse “inevitabili”, ma per i loro insani progetti :D)..l’italianità è per me una delle sole cose positive del personaggio..sulla cui vantata onestà ricordo che “La Civiltà Cattolica” lo chiamava “l’eroe dei due milioni” ! 😀

      • izzaldin scrive:

        perfetto, non avevo capito.
        però come urbanista Nathan non fu male, costruì il bel quartiere Prati. (quartiere dal quale è impossibile scorgereere il Cupolone di San Pietro.. malvagio nathan 🙂 lo fece apposta! )

        saluti,
        Izzaldin

  87. mirkhond scrive:

    Scusa ma qui non ci capiamo proprio.
    Le Due Sicilie erano un PICCOLO stato di fronte al COLOSSO britannico.
    Per cui ribellarglisi , significò colare a picco!
    Ma credi che se i Savoia avessero fatto la stessa cosa, gli sarebbe andata meglio?
    Si sarebbero giocati tutto per tutto?
    L’esercito napoletano da chi era composto nella bassa ufficialità e nella truppa?
    Da fighetti? Non da gente di popolo?
    Popoli che si immolano?
    E dove? E quando? La “gente” pensa a farsi gli affari propri, tranne QUANDO VIENE COLPITA DIRETTAMENTE, come accadde sotto i tuoi cari piemontesi!
    E allora dagli alle immolazioni?
    Le tue risposte scusami, confermano solo ciò che penso da anni, e cioè che un PICCOLO stato NON puo’ ribellarsi ad una GRANDE potenza, pena il suo crollo!
    La marina borbonica COSA poteva fare di fronte alla POTENZA inglese?
    Cosa puo’ OGGI fare l’Italia UNITA a te così cara, per liberare i due marò costretti a soggiornare in India?
    Una guerra all’India?
    Questo giusto per considerare che sono i RAPPORTI DI FORZA INTERNAZIONALI a determinare equilibri e svolte politiche, sfruttando i problemi interni che hanno TUTTI gli stati.
    Solo che se sei un COLOSSO come Inghilterra e Francia allora, Usa, Russia, Cina ed India OGGi, quei problemi NON ti porteranno certo a vederti il paese invaso da una potenza STRANIERA.
    Mentre se sei un piccolo paese e osi ribellarti al potente di turno, tutte le tue problematiche interne non saranno mai abbastanza come PRETESTI per minarti e farti crollare!
    Come accadde nel tremendo 1860-61!
    Quanto poi alle tue simpatie garibaldine, scusami, ma mi dai proprio l’idea di un inguaribile INGENUO che crede ancora alla FAVOLA del libertador altruista e disinteressato.
    Cosa NON corrispondente alla realtà, nemmeno i Sudamerica dove lo pseudo “Che Guevara” che tanto ti commuove, fu uno spietato combattente per conto dei grandi latifondisti massoni tra Brasile, Uruguay e Argentina, nel 1836-1848, insieme a veri e propri atti di pirateria seguiti da saccheggi, omicidi e stupri, incendi, ad opera della sua legione “italiana”!
    Per non parlare del suo soggiorno in Perù nel 1851-1853, dove, agli ordini dell’armatore ligure Don Pedro De Negri, Garibaldi avrebbe diretto almeno un viaggio tra Cina e Perù, per il trasporto di lavoratori cinesi, utilizzati per la raccolta del guano nelle Isole Chinchas, che definire SCHIAVI non era certo un eufemismo.
    Dunque ladro, grassatore, omicida, stupratore, incendiario e perfino trafficante di schiavi!
    Proprio un bel curriculum il tuo biondo libertador!
    Come ammise lo storico Giorgio Candeloro nel 1982, in occasione delle commemorazioni del centenario della morte di tale gentiluomo.
    Un “eroe” certamente senza paura, ma non certo privo di MACCHIE!

  88. mirkhond scrive:

    “conflitto fra lui e i Savoia c’era e continuò per decenni ancora”

    Dove? Nel mondo dei sogni?
    COSA HA FATTO CONCRETAMENTE il TUO eroe CONTRO i Savoia dal suo rientro in patria nel 1854?

    • Francesco scrive:

      persino io sono al corrente del conflitto (non certo armato) tra Garibaldi e il Piemonte

      solo che il primo era un patriota e un nazionalista, non avrebbe scatenato una guerra contro quelli che vedeva come gli unici possibili unificatori della Patria

      inoltre non era un fesso con manie suicide

      • mirkhond scrive:

        Garibaldi dal 1854 era a servizio dei Savoia, come ordinatogli dalla massoneria britannica di cui era un agente!

        • Francesco scrive:

          cobelligeranza, non servizio

          e poi Garibaldi lo conosciamo, non farne il consapevole burattino di altri che non le sue manie di grandezza

  89. mirkhond scrive:

    comunque è sempre un piacere discutere di questi argomenti!

    Per me invece NO, perché tu e quel rinnegato di Maurizio difendete un ‘”epopea” che ha solo causato DOLORE e IMMENSE TRAGEDIE, ma avvenute sotto il marchio dell’umanitarismo massonico!
    Ed é QUESTO il MOTIVO per cui VI ACCANITE a difendere dei CRIMINALI e a sputare MERDA su una dinastia che pur non essendo priva di difetti (come TUTTI), però fu assai MIGLIORE di ciò che venne dopo!
    L’INCORREGGIBILE VIZIO ILLUMINISTA di ritenere ciò che viene DOPO come SEMPRE E OVUNQUE MEGLIO di ciò che c’era prima!
    Dunque io NON provo alcun piacere ad affrontare queste vicende talmente dolorose, e che mi fanno più male se vedo dei “meridionali” difendere chi ce l’ha messo nel culo!
    Ma evidentemente c’è gente che ama farsela mettere a quel posto!

    • roberto scrive:

      “Per me invece NO, perché tu e quel rinnegato di Maurizio difendete un ‘”epopea” che ha solo causato DOLORE e IMMENSE TRAGEDIE, ma avvenute sotto il marchio dell’umanitarismo massonico!”

      però mirkhond sono cose di 150 anni fa, non eravamo nati né noi né i nostri nonni, non ti sembra il momento di prenderle in modo un po’ meno personale?
      per dire, i bisnonni tedesco e francese di mia moglie si sono sparati a vicenda intorno al 1918 (erano sullo stesso fronte nello stesso momento in trincee opposte) e il francese è pure stato gasato e ha perso un braccio…eppure quasi un secolo dopo in case ne parlano come “storia” non come una ferita ancora fresca

      (e come ben sai io te siamo amici visto il mio parente che ha cannoneggiato garibaldi 🙂 )

      • mirkhond scrive:

        Fratello Roberto 😉

        Ciò che dici è giusto, nella misura in cui le cose vengono riconosciute come tali!
        Invece, purtroppo, ANCORA OGGI, ci sono oltre che italiani “norreni”, anche dei nostri connazionali e dei siciliani che SI OSTINANO a difendere un’infame epopea coloniale, solo perché avvenuta sotto una DETERMINATA etichetta!
        Pazienza per i siciliani le cui ragioni antiborboniche posso capire, ma non seguire (anche se a maggior ragione non capisco perché osannare un farabutto del calibro di garibaldi), ma addirittura dei NAPOLETANI, o ORIUNDI, come Maurizio!
        Mi fanno solo venire il voltastomaco!
        Quando finalmente vedrò la storiografia accademica, l’intellighenzia, le aurorità, il presidente della repubblica riconoscere FINALMENTE ciò che è stato DAVVERO il risorginulla e la malaunità d’Italia (senza per questo sfasciarla l’Italia OGGI!), allora e SOLO ALLORA, la mia ira si placherà!
        Anche perché vorrei tanto discutere con Pino, di bonazze tamil 😉 ecc., che invece mi danno molto più da sognare…. 🙂
        ciao!

        • Francesco scrive:

          beh no, non hai ragione

          il Risorgimento (voto 4) ha effettivamente portato all’Unità politica d’Italia (sigh), sotto l’inevitabile regime liberale (e massonico) (voto 4-)

          il “progresso” economico e industriale del paese è stato perseguito (inevitabilmente) imponendo condizioni durissime ai poveri (tutti i poveri)

          oggi stiamo incomparabilmente meglio (materialmente) dei nostri antenati e siamo ancora uniti (ri-sigh)

          si poteva fare meglio? non so se questa domanda abbia senso per uno storico

          ciao

        • mirkhond scrive:

          Quando riconoscerete le VOSTRE colpe?

        • Francesco scrive:

          e smettila con questa lagna!

          io sono un cattolico reazionario, per cui le colpe dei masso-liberali non me le accollo certo

          il tema storico è se ci fosse un’altra via, per l’unificazione prima e per lo sviluppo economico dopo

      • PinoMamet scrive:

        Io una cosa non la capirò mai, e cioè la tua fissazione per il termine “norreni” 😉

        davvero, Mi’, va bene tutto, ma sarebbe come se io chiamassi “fenici” i meridionali…
        😉

  90. mirkhond scrive:

    questa sottomissione alle potenze straniere (Inglesi e Piemontesi su tutti)

    No caro, la debolezza era SOLO nei confronti dell’Inghilterra, LONGA MANUS PROTETTRICE del PICCOLO Piemonte, per i motivi di strategia di dominio sul Mediterraneo a cui si è accennato ieri.
    Piccolo Piemonte che potè fare quello che ha fatto, proprio perché aveva le SPALLE PROTETTE dal VERO REGISTA della tragica farsa, ovvero il COLOSSO britannico!
    Inoltre lo stesso Francesco II non aveva il carattere focoso di suo padre e a lungo sperò nella dipolomazia, soprattutto francese nella (rivelatasi purtroppo vana) speranza di salvare almeno la Napolitania, rinunciando alla Sicilia!
    Il Piemonte nel 1859, si vide gli austriaci a 50 km da Torino, e sarebbe stato travolto facilmente se non avesse avuto la POTENTE protezione di Londra e di Parigi.
    Cosa che invece MANCAVA ai BorbonE, proprio per il nazinalismo, questo sì DAVVERO romantico, e perciò destinato a FALLIRE, di Ferdinando II.
    Per cui, se proprio mi devo scegliere un paladino, un “pupo” :), preferirò sempre Ferdinando II, piuttosto che il norreno eroe dai due volti!

  91. mirkhond scrive:

    Quanto infine alle insorgenze popolari

    Esse scoppiarono già PRIMA dell’arrivo di garibaldi a Napoli, ad Ariano di Puglia (oggi Ariano Irpino) il 4 settembre 1860, quando la popolazione massacrò 140 liberali.
    Il che provocò la vendetta di garibaldi che inviò gli ungheresi di Stefano Turr il 23 settembre 1860 ad Ariano a compiere rappresaglie.
    E i morti erano visibili ancora per parecchi giorni, poiché gli unghresi in camicia rossa, avevano proibito di seppelliri.
    Ma insurrezioni scoppiarono anche nei paesi intorno a Napoli, come a Sant’Antimo il 14 settembre 1860, in Irpinia, in Capitanata nell’ottobre del 1860 sotto la guida di un gruppo di 1500 soldati borbonici “sbandati” , in Basilicata il 14-21 ottobre 1860, e poi negli Abruzzi e nel nord della Terra di Lavoro!
    Francesco II, quasi stupendosi di tale improvvisa reazione, già il 14-23 settembre 1860, istituì una brigata partigiana composta da 400 soldati veterani, al comando del colonnello prussiano, ma da anni residente nel Regno, Teodoro Klitsche de la Grange (1797-1868), figlio illeggittimo del re di Prussia (almeno così si diceva :)), il quale tra settembre e novembre 1860, guidò l’insurrezione popolare tra Sora e l’Aquila, dando filo da torcere ai garibaldini e alle subentranti truppe piemontesi che, il 12 ottobre 1860 avevano varcato il Tronto calando dal nord.
    Ad Isernia (5 ottobre 1860) e a Pettoranello (17-18 ottobre 1860) una colonna di 1000 garibaldini comandata da Francesco Nullo, venne ANNIENTATA, dagli insorti contadini guidati dagli ufficiali borbonici De Liguoro e Teodoro Salzillo (che di quell’esperienza scriverà delle memorie, edite dalla editrice Controcorrente alcuni anni fa), che agivano di concerto col Klitsche de la Grange.
    Francesco II, sperava con questa guerriglia di avere appoggi dalla Francia, sempre nel tentativo di salvare la Napolitania, ma Napoleone III invece, dopo aver permesso al Piemonte di annettersi Marche ed Umbria, costrinse il Klitsche de la Grange a capitolare e a passare il confine di ciò che aveva concesso come residuo dello Stato Pontificio (6 novembre 1860), anche se il grosso degli uomini, al comando del forestale Luigi Alonzi di Sora detto Chiavone, CONTINUARONO a combattere contro il Piemonte!
    Il cosiddetto plebiscito-farsa del 21 ottobre 1860, in cui grazie e nonostante minacce e brogli, non partecipò più del 19% della popolazione, vide esplodere diverse insurrezioni in Napolitania, come quelle già ricordate, a cui aggiungo quelle di alcuni paesi dell’Aspromonte, con un supporto di un piccolo contingente inviato dalla Cittadella di Messina, ultima roccaforte borbonica in Sicilia (cadrà solo il 12 marzo 1861) e nel catanzarese ad opera di un certo Pellicano Spina, già guardia d’onore di Ferdinando II.
    L’impopolarità dell’annessione al Piemonte fu tale, che già nel novembre 1860, il nuovo vicerè Farini, subentrato a Garibaldi dopo il 7 novembre, in un rapporto a Cavour ammise che “su 7.000.000 di Napoletani, non arrivano a 100 coloro che vogliono unirsi al Piemonte”!
    Queste insurrezioni, aggravate dalle leve forzate che il Piemonte andva facendo tra i soldati nostri, ufficializzate con decreto del 20 novembre 1860, furono solo l’inizio di una LUNGA lotta antipiemontese, il cosiddetto “brigantaggio”, che fino al 1866-67 ebbe aspetto legittimista, e poi (per sconfessione di Francesco II esule a Roma, e per pressioni francesi, e per la stanchezza di una lotta purtroppo incostruttiva nella resturazione della nostra indipendenza) comunque come guerra di desperados ancora fino al 1875 circa!
    In tutto questo il signor garibaldi dov’era?
    COSA fece per questi sventurati?

    • Francesco scrive:

      erano il nemico dell’Italia, quindi il suo nemico!

      che domande senza senso sono, Mirkhond?

      piuttosto, è grave che con un tale appoggio popolare il Re non sia stato capace PRIMA di organizzare le sue forze armate e la sua resistenza a quattro gatti garibaldini

      e neppure il suo governo prima dell’intervento militare norreno

      • mirkhond scrive:

        Veramente la risposta senza senso è la tua, visto che non ho capito un cazzo di quello che vuoi dire!
        E vaffanculo norreno di merda!

        • Francesco scrive:

          tu chiedi cosa fece Garibaldi e io ti rispondo che lui combatteva per l’Italia, non per i poveri, cosa non capisci? questo fa di lui un cattivone? forse sì

          ti faccio notare che se Francesco II era così popolare e amato, se tanti suoi sudditi erano disposti a combattere e morire , avrebbe dovuto riuscire a resistere molto meglio di come fece

  92. mirkhond scrive:

    Infine riguardo alla mancata reazione popolare nei ducati lombardi cispadani (che nel 1860 furono riuniti alla Romagna ex papalina per formare il monstrum 🙂 Emilia), lo storico Nicola Guerra, in questi ultimi anni, almeno per il Ducato di Modena, e in parte per quello di Parma, ha riscoperto un’insorgenza dimenticata, e svoltasi sulle montagne tra Lunigiana, Garfagnana e appennino parmense,modenese e durata tra 1859 e 1864, con gruppi di contadini guidati da ex ufficiali e soldati dell’esercito ducale parmense e in parte modenese.
    Il Guerra inoltre, sempre appoggiandosi alla documentazione, ha scoperto un vero e proprio regime di TERRORE LIBERALE nell’area di Massa Carrara nel 1859-1860, con un sistema delatorio poliziesco di stampo “stalinista” teso a colpire i sostenitori della dinastia estense che non era affatto impopolare, come provano le CONTINUE fughe di renitenti alla leva piemontese, per raggiungere il Duca e il suo piccolo esercito, la Brigata Estense, rifugiatasi a Bassano del Grappa nel Veneto ancora asburgico.
    Tali fughe portarono gli effettivi della brigata nel 1863 a 3500 uomini agli ordini del generale Agostino Saccozzi, e ne sarebbero giunti molti altri, se il governo di Vienna, pressato da quello inglese, fu costretto a far sciogliere la brigata nel settembre 1863, e a consentire il ritorno in “Italia” dei suoi effettivi.
    La metà dei quali però non solo si rifiutò, ma confluì nell’esercito austriaco nei cui ranghi si sarebbero battuti contro il Piemonte nel 1866!

  93. mirkhond scrive:

    non fosse stato costretto ecc.

  94. mirkhond scrive:

    poi pare che il Borbone stesse a tirare colpi al cerchi e alla botte,

    Che è più o meno ciò che fanno tutti i governanti non dominati da ideali estremistici!
    Ditemi voi in QUALE paese al mondo sono TUTTI contenti dei propri governanti? 🙂

    • Francesco scrive:

      è che erano TUTTI scontenti, e tutti appoggiarono inizialmente il cambiamento

      salvo poi scoprire, in molti, che era una fregatura

      al confronto, il Savoia emerge come uno che alla fine seppe allearsi con la borghesia emergente e gli industriali

      • mirkhond scrive:

        “è che erano TUTTI scontenti”

        Falso

        “e tutti appoggiarono inizialmente il cambiamento”

        Altrettanto falso, perché in MOLTI furono non solo DIFFIDENTI, ma con Garibaldi NON ancora giunto a Napoli, GIA’ iniziarono a ribellarsi.
        Ma tanto ai TUFI di qua dentro che NON si documentano, restando fermi alle propoagande dei vincitori, la cosa NON entra proprio!

        “al confronto, il Savoia emerge come uno che alla fine seppe allearsi con la borghesia emergente e gli industriali”

        Si, AFFAMANDO il PROPRIO STESSO POPOLO, ma essendo FEDELE VASSALLO della Gran Bretagna!
        Cercate di schiaffarvelo nella zucca una volta per tutte: furono i rapporti di forza INTERNAZIONALI a creare l’unità d’italia, non i problemi interni delle Due Sicilie e di TUTTI gli altri stati preunitari!

        • Francesco scrive:

          e se mettessimo un “anche”?

          e ti ricordo che il vero problema del Piemonte erano gli Austriaci, non i vari regnanti italiani, molto ma molto deboli

          Cavour seppe manovrare per avere l’appoggio inglese e francese, gli altri caddero come pere mature (cosa che erano, evidentemente)

  95. mirkhond scrive:

    temo di dover sottoscrivere questa durissima affermazione

    Ovvio, tra LIBERALI… 😉

  96. mirkhond scrive:

    “di non sviluppare l’economia e l’industria del suo Regno”

    Che invece erano notoriamente sviluppatissime nell’Italia norrena…..
    Vedasi i 2.000.000 di Piemontesi emigrati negli anni 1840-1861, come riferito molti anni fa sulla Stampa da Giorgio Bocca, o i Lombardi e i Veneti, considerati i TERRONI dell’Austria!

    • Francesco scrive:

      OK, non ho fatto i compiti a casa ma 2 milioni di piemontesi sono sicuramente un numero esagerato!

      quanti erano in tutto gli abitanti del Piemonte?

      poi, da storico, sai che il Bocca non è esattamente una fonte affidabile ma un vecchiardo bilioso

      PS il problema è proprio che il Sud era più sottosviluppato del resto dell’Italia, già povera di suo

      • mirkhond scrive:

        “il problema è proprio che il Sud era più sottosviluppato del resto dell’Italia, già povera di suo”

        La solita menzogna DURA A MORIRE!

        • mirkhond scrive:

          Secondo te il Piemonte, si caricò di debiti, affamò la sua stessa popolazione, ha imposto sacrifici economici e in vite umane al suo popolo per andare a conquistare una landa sottosviluppata?
          La tua è la coscienza sporca polentona che getta sul violentato le colpe del violentatore!

        • Francesco scrive:

          1) menzogna non è una affermazione che ti dispiace ma una che non rispecchia i fatti. di nuovo ti chiedo quale è la fonte storica della tua tesi

          2) la mia coscienza è pulitissima, sai bene che cosa vorrei

        • Francesco scrive:

          >> Secondo te il Piemonte, si caricò di debiti, affamò la sua stessa popolazione, ha imposto sacrifici economici e in vite umane al suo popolo per andare a conquistare una landa sottosviluppata?

          detto sinceramente, da lombardo colonizzato dai piemontesi, la risposta è SI, era epoca di nazionalismo e di gloria, al re interessava quello, a Cavour mettere le mani su tutta una nazione di rilevanza europea, lo sviluppo economico sarebbe venuto DOPO e GRAZIE all’unità politica

  97. mirkhond scrive:

    Il (relativamente) mancato nostro sviluppo ci fu IMPEDITO dall’impossibilità di poter disporre delle zolfare siciliane, che davano i maggiori proventi, perché in mano britannica.
    E questo cattivone di Ferdinando II che nel 1836-1840, tentò appunto di scuotere tale giogo, provocò le conseguenze di cui ho accennato.
    Comunque quanto odio, disprezzo, pressapochismo, menzogne e sarcasmo spocchioso presenti ANCORA OGGI verso una dinastia, che, pur con i suoi limiti, ha cercato di portare avanti il nostr paese!
    Che SCHIFO mi fate con questa vostra saccenza, sia norrena che illuminista “meridionale”!

    • Francesco scrive:

      1) di che parli? pure simpatici mi stanno, i Borboni, solo che non hanno saputo fare il loro mestiere abbastanza bene da restare al trono

      2) hai qualche sostegno alla tesi della centralità delle solfatare sicule? non so nulla ma ne parli come se fossero state i giacimenti di petrolio dell’epoca

      ciao

      • mirkhond scrive:

        Fino al 1913, le zolfare siciliane erano per l’industria britannica, l’equivalente attuale del petrolio.
        Il che spiega la lotta intorno ad esse e il crollo del Regno, da quando i nostri sovrani cercarono di ottenerne il controllo per favorire il NOSTRO sviluppo.
        ciao!

        • Francesco scrive:

          OK ma la fonte di questa tua certezza? il mondo è grande, l’Impero immenso e l’unico zolfo è siciliano?

          nel 1913 l’equivalente del petrolio era il petrolio e i britannici erano a malapena riusciti a fregare gli statunitensi in giro per il mondo, su questo tema

  98. mirkhond scrive:

    Infine, l’insospettabile Francesco Saverio Nitti, affermò nei suoi studi di economia che un Regno mantenutosi indipendente, tra 1860 e 1900, avrebbe raggiunto lo sviluppo che l’Italia NORRENA (e lo dico con tutto il DISPREZZO possibile, specie dopo le ultime uscite di francesco) ci ha IMPEDITO, in combutta con l’Inghilterra e i nostri latifondisti!

    • Francesco scrive:

      Mirkhond

      sai bene quanto valgono gli studi “alternativi”

      a me pare che il Regno dei Borbone avrebbe avuto le potenzialità ma non le capacità per svilupparsi e che nei decenni precedenti l’unità questo sia abbastanza evidente

      e me ne dispiace, sai che sono separatista, ognuno libero e felice a casa sua è il mio ideale

      • mirkhond scrive:

        Le incapacità sono derivate dai problemi di politica internazionale a cui ho accennato.

        • Francesco scrive:

          1) la solita solfa per cui la colpa è degli altri, perchè invece non provi a spiegare la mancata costruzione di una rete ferroviaria?

          2) Nitti fu persona degnissima ma io devo guardare la luna, non il dito. e la luna è che non ci sono prodromi di sviluppo economico meridionale nei decenni precedenti l’unificazione militare

          almeno a mia conoscenza

      • mirkhond scrive:

        sai bene quanto valgono gli studi “alternativi”

        Già tutti biekiSSimi komplottisti.
        A differenza invece dei serissimi, equilibratissimi, e sempre veritieri storici di regime!

        • mirkhond scrive:

          Francesco Saverio Nitti, non solo non era di simpatie borboniche (suo nonno, liberale, fu ucciso a Melfi dai partigiani borbonici nell’aprile 1861), ma fu un uomo politico e ministro del regno d’italia nel 1919-1920.
          Ed era liberale!
          Quindi anche Nitti è uno di quegli storici “alternativi” non degni di credito secondo i TUOI canoni di credibilità?

  99. habsburgicus scrive:

    L’Italia, divisa o unita, è condannata ad essere un paese feudatario fin dai tempi in cui il re dei Franchi Pipino il Breve (751-768 d.C.), costrinse il re longobardo Astolfo (749-756 d.C.) a rinunciare alla conquista di Roma e alla devoluzione al Papa dell’Esarcato/Romagna, e della Pentapoli tra Adriatico e Perugia, nel 754-756 d.C.!

    quella è appunto l’epoca che il laicissimo Crivellucci, nella Terza Italia laica, radicale, massonica, vede come dirimente e fondamentale…
    nella sua rivista “Studi Storici” batte sempre lì :D…sulle origini dello Stato Pontificio che lui vede come una catastrofe 😀 e sui Longobardi 😀 i suoi allievi a Pisa (fra cui ci fu G. Volpe) lo chiamavano il “longobardo” ! poi ogni tanto, come gli antiberlusconiani di oggi :D, fa degli excursus, nel testo o in nota, sulla situazione contemporanea, contro i clericali, contro il non expedit (che lo scandalizzava tanto nel 1900, elezioni di giugno), contro i polacchi clericali 😀 e pro-Garibaldi !
    e non ha tutti i torti…anch’io non riesco del tutto a razionalizzare la scelta anti-longobarda (Francesco magari ci riesce :D)..scelta di puro potere, che non aveva ALCUNA motivazione religiosa..come invece avrebbe potuto avere la separazione dalla Bisanzio iconoclasta (che tuttavia, e anche qui Crivellucci credo abbia ragione e del resto de facto collima il Duchesne con cui ebbe una memorabile polemica :D, mai tese seriamente a diffondere l’eresia in Occidente, neppure sotto Costantino V)
    io però risalirei più indietro..alla conquista giustinianea che pose fine al regno ostrogoto e all’invasione longobarda (568 d.C)…i bizantini saranno abbastanza forti da impedire ai Longobardi di conquistare tutta la Penisola (per non parlare della Sicilia) ma abbastanza deboli da rendere impossibile un’espulsione dei Longobardi
    sull’emergenza di un potere pontificio dobbiamo andare ancora più in là, all’assenza (sin dal pagano Diocleziano) di un Imperatore a Roma…
    ci immaginiamo i Papi divenire potenti nelle questioni civili con a fianco, nei secoli, un Imperatore ? io francamente no

    • Francesco scrive:

      ecco, hai appena giustificato l’alleanza con i Franchi, cattivone

      la libertà del Papa, e quindi della Chiesa e di conseguenza la sua universalità, come premio per la debolezza dell’Italia

      ci sto, che sarò italiano ancora per pochi decenni ma l’anima è immortale!

      😀

      poi i Longobardi e i Goti non mi piacciono affatto, meglio l’anarchia italiana che produsse i Comuni e il Rinascimento e tutto il resto che siamo

  100. Moi scrive:

    @ HABSBURGICUS

    della Polonia apprezzo solo la “diga” all’Est

    [cit.]

    “Diga” … sicuro d’intenderla NON con invece la “F” ? ; -)

    @ PINO

    A parte il filmazzo “Noah” con Russell Crowe …. Ma non le trovi un po’ inquietanti le analogie dei “Midrashim”* con Decrescismo-Veganismo-Animalismo ideologici (!) odierni … ?

    *(In termini teologici, un tripudio di Demoni ancora NON domati da “Hashèm” … o no ?)

    @ TUTTI (senza distinzioni di etnia o residenza !)

    Carlo Bombrini …

    http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Bombrini

    http://www.gioiadelcolle.info/2012/09/27/i-meridionali-non-dovranno-piu-intraprendere-prima-parte/

    … chi era Costui ?

    Ciò tuttavia NON toglie quanto sia stato devastante per i Meridionali, dal Secondo DopoGuerra al C.A.F. (Craxi-Andreotti-Forlani), la proposta politica della “Corruzione Conveniente per tutti”. Una “policy” non soltanto, anche se soprattutto, mafio-democristiana. Nel suddetto documentario di Veltroni si vede come Berlinguer mise in guardia da questo un PCI che , purtroppo, NON ne sarebbe restato immune.

    Berlinguer, difatti, restò inascoltato e anzi contestato. Perché lo Zoccolo Duro pensava che “tanto è roba soltanto da Boss della DC Mafiosa & Scagnozzi del Pentapartito Massonico !”

    … A s’ è vésst !

    PS

    @ gli “ Enrichi “ ; -) di tutta Italia :

    La fonte di questo è talmente nota che nemmeno serve più citarla :

    “Oggi è un lutto nazionale. Ieri sera è morto Garibaldi. Sai chi era? È quello che affrancò dieci milioni d’Italiani dalla tirannia dei Borboni. È morto a settantacinque anni. Era nato a Nizza, figliuolo d’un capitano di bastimento. A otto anni salvò la vita a una donna, a tredici, tirò a salvamento una barca piena di compagni che naufragavano, a ventisette, trasse dall’acque di Marsiglia un giovanetto che s’annegava, a quarant’uno scampò un bastimento dall’incendio sull’Oceano. Egli combatté dieci anni in America per la libertà d’un popolo straniero, combatté in tre guerre contro gli Austriaci per la liberazione della Lombardia e del Trentino difese Roma dai Francesi nel 1849, liberò Palermo e Napoli nel 1860, ricombatté per Roma nel ’67, lottò nel 1870 contro i Tedeschi in difesa della Francia. Egli aveva la fiamma dell’eroismo e il genio della guerra. Combatté in quaranta combattimenti e ne vinse trentasette. Quando non combatté, lavorò per vivere o si chiuse in un’isola solitaria a coltivare la terra. Egli fu maestro marinaio, operaio, negoziante, soldato, generale, dittatore. Era grande, semplice e buono. Odiava tutti gli oppressori; amava tutti i popoli; proteggeva tutti i deboli; non aveva altra aspirazione che il bene, rifiutava gli onori; disprezzava la morte, adorava l’Italia. Quando gettava un grido di guerra, legioni di valorosi accorrevano a lui da ogni parte. Signori lasciavano i palazzi; operai le officine, giovanetti le scuole per andar a combattere al sole della sua gloria. In guerra portava una camicia rossa. Era forte, biondo, bello. Sui campi di battaglia era un fulmine, negli affetti un fanciullo, nei dolori un santo. Mille Italiani son morti per la patria, felici morendo di vederlo passar di lontano vittorioso migliaia si sarebbero fatti uccidere per lui; milioni lo benedissero e lo benediranno. È morto. Il mondo intero lo piange. Tu non lo comprendi per ora. Ma leggerai le sue gesta, udrai parlar di lui continuamente nella vita; e via via che crescerai, la sua immagine crescerà pure davanti a te; quando sarai un uomo, lo vedrai gigante, e quando non sarai più al mondo tu, quando non vivranno più i figli dei tuoi figli, e quelli che saran nati da loro, ancora le generazioni vedranno in alto la sua testa luminosa di redentore di popoli coronata dai nomi delle sue vittorie come da un cerchio di stelle, e ad ogni italiano risplenderà la fronte e l’anima pronunziando il suo nome. “

    TUO PADRE

    ***Matteino cresce, e qualche proverbiale “pugno sul tavolo” inizia davvero a batterlo … ***

    http://www.agi.it/politica/notizie/201405141726-pol-rt10235-renzi_altro_attaccao_alla_ue_pensa_a_pesce_spada_e_no_tragedie

    @ HABSBURGICUS

    della Polonia apprezzo solo la “diga” all’Est

    [cit.]

    “Diga” … sicuro d’intenderla NON con invece la “F” ? ; -)

    @ PINO

    A parte il filmazzo “Noah” con Russell Crowe …. Ma non le trovi un po’ inquietanti le analogie dei “Midrashim”* con Decrescismo-Veganismo-Animalismo ideologici (!) odierni … ?

    *(In termini teologici, un tripudio di Demoni ancora NON domati da “Hashèm” … o no ?)

    @ TUTTI (senza distinzioni di etnia o residenza !)

    Carlo Bombrini …

    http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Bombrini

    http://www.gioiadelcolle.info/2012/09/27/i-meridionali-non-dovranno-piu-intraprendere-prima-parte/

    … chi era Costui ?

    Ciò tuttavia NON toglie quanto sia stato devastante per i Meridionali, dal Secondo DopoGuerra al C.A.F. (Craxi-Andreotti-Forlani), la proposta politica della “Corruzione Conveniente per tutti”. Una “policy” non soltanto, anche se soprattutto, mafio-democristiana. Nel suddetto documentario di Veltroni si vede come Berlinguer mise in guardia da questo un PCI che , purtroppo, NON ne sarebbe restato immune.

    Berlinguer, difatti, restò inascoltato e anzi contestato. Perché lo Zoccolo Duro pensava che “tanto è roba soltanto da Boss della DC Mafiosa & Scagnozzi del Pentapartito Massonico !”

    … A s’ è vésst !

    PS

    @ gli “ Enrichi “ ; -) di tutta Italia :

    La fonte di questo è talmente nota che nemmeno serve più citarla :

    “Oggi è un lutto nazionale. Ieri sera è morto Garibaldi. Sai chi era? È quello che affrancò dieci milioni d’Italiani dalla tirannia dei Borboni. È morto a settantacinque anni. Era nato a Nizza, figliuolo d’un capitano di bastimento. A otto anni salvò la vita a una donna, a tredici, tirò a salvamento una barca piena di compagni che naufragavano, a ventisette, trasse dall’acque di Marsiglia un giovanetto che s’annegava, a quarant’uno scampò un bastimento dall’incendio sull’Oceano. Egli combatté dieci anni in America per la libertà d’un popolo straniero, combatté in tre guerre contro gli Austriaci per la liberazione della Lombardia e del Trentino difese Roma dai Francesi nel 1849, liberò Palermo e Napoli nel 1860, ricombatté per Roma nel ’67, lottò nel 1870 contro i Tedeschi in difesa della Francia. Egli aveva la fiamma dell’eroismo e il genio della guerra. Combatté in quaranta combattimenti e ne vinse trentasette. Quando non combatté, lavorò per vivere o si chiuse in un’isola solitaria a coltivare la terra. Egli fu maestro marinaio, operaio, negoziante, soldato, generale, dittatore. Era grande, semplice e buono. Odiava tutti gli oppressori; amava tutti i popoli; proteggeva tutti i deboli; non aveva altra aspirazione che il bene, rifiutava gli onori; disprezzava la morte, adorava l’Italia. Quando gettava un grido di guerra, legioni di valorosi accorrevano a lui da ogni parte. Signori lasciavano i palazzi; operai le officine, giovanetti le scuole per andar a combattere al sole della sua gloria. In guerra portava una camicia rossa. Era forte, biondo, bello. Sui campi di battaglia era un fulmine, negli affetti un fanciullo, nei dolori un santo. Mille Italiani son morti per la patria, felici morendo di vederlo passar di lontano vittorioso migliaia si sarebbero fatti uccidere per lui; milioni lo benedissero e lo benediranno. È morto. Il mondo intero lo piange. Tu non lo comprendi per ora. Ma leggerai le sue gesta, udrai parlar di lui continuamente nella vita; e via via che crescerai, la sua immagine crescerà pure davanti a te; quando sarai un uomo, lo vedrai gigante, e quando non sarai più al mondo tu, quando non vivranno più i figli dei tuoi figli, e quelli che saran nati da loro, ancora le generazioni vedranno in alto la sua testa luminosa di redentore di popoli coronata dai nomi delle sue vittorie come da un cerchio di stelle, e ad ogni italiano risplenderà la fronte e l’anima pronunziando il suo nome. “

    TUO PADRE

    ***Matteino cresce, e qualche proverbiale “pugno sul tavolo” inizia davvero a batterlo … ***

    http://www.agi.it/politica/notizie/201405141726-pol-rt10235-renzi_altro_attaccao_alla_ue_pensa_a_pesce_spada_e_no_tragedie

  101. Moi scrive:

    @ HABSBURGICUS

    della Polonia apprezzo solo la “diga” all’Est

    [cit.]

    “Diga” … sicuro d’intenderla NON con invece la “F” ? ; -)

    @ PINO

    A parte il filmazzo “Noah” con Russell Crowe …. Ma non le trovi un po’ inquietanti le analogie dei “Midrashim”* con Decrescismo-Veganismo-Animalismo ideologici (!) odierni … ?

    *(In termini teologici, un tripudio di Demoni ancora NON domati da “Hashèm” … o no ?)

    @ TUTTI (senza distinzioni di etnia o residenza !)

    Carlo Bombrini …

    http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Bombrini

    http://www.gioiadelcolle.info/2012/09/27/i-meridionali-non-dovranno-piu-intraprendere-prima-parte/

    … chi era Costui ?

    Ciò tuttavia NON toglie quanto sia stato devastante per i Meridionali, dal Secondo DopoGuerra al C.A.F. (Craxi-Andreotti-Forlani), la proposta politica della “Corruzione Conveniente per tutti”. Una “policy” non soltanto, anche se soprattutto, mafio-democristiana. Nel suddetto documentario di Veltroni si vede come Berlinguer mise in guardia da questo un PCI che , purtroppo, NON ne sarebbe restato immune.

    Berlinguer, difatti, restò inascoltato e anzi contestato. Perché lo Zoccolo Duro pensava che “tanto è roba soltanto da Boss della DC Mafiosa & Scagnozzi del Pentapartito Massonico !”

    … A s’ è vésst !

    PS

    @ gli “ Enrichi “ ; -) di tutta Italia :

    La fonte di questo è talmente nota che nemmeno serve più citarla :

    “Oggi è un lutto nazionale. Ieri sera è morto Garibaldi. Sai chi era? È quello che affrancò dieci milioni d\’Italiani dalla tirannia dei Borboni. È morto a settantacinque anni. Era nato a Nizza, figliuolo d\’un capitano di bastimento. A otto anni salvò la vita a una donna, a tredici, tirò a salvamento una barca piena di compagni che naufragavano, a ventisette, trasse dall\’acque di Marsiglia un giovanetto che s\’annegava, a quarant\’uno scampò un bastimento dall\’incendio sull\’Oceano. Egli combatté dieci anni in America per la libertà d\’un popolo straniero, combatté in tre guerre contro gli Austriaci per la liberazione della Lombardia e del Trentino difese Roma dai Francesi nel 1849, liberò Palermo e Napoli nel 1860, ricombatté per Roma nel \’67, lottò nel 1870 contro i Tedeschi in difesa della Francia. Egli aveva la fiamma dell\’eroismo e il genio della guerra. Combatté in quaranta combattimenti e ne vinse trentasette. Quando non combatté, lavorò per vivere o si chiuse in un\’isola solitaria a coltivare la terra. Egli fu maestro marinaio, operaio, negoziante, soldato, generale, dittatore. Era grande, semplice e buono. Odiava tutti gli oppressori; amava tutti i popoli; proteggeva tutti i deboli; non aveva altra aspirazione che il bene, rifiutava gli onori; disprezzava la morte, adorava l\’Italia. Quando gettava un grido di guerra, legioni di valorosi accorrevano a lui da ogni parte. Signori lasciavano i palazzi; operai le officine, giovanetti le scuole per andar a combattere al sole della sua gloria. In guerra portava una camicia rossa. Era forte, biondo, bello. Sui campi di battaglia era un fulmine, negli affetti un fanciullo, nei dolori un santo. Mille Italiani son morti per la patria, felici morendo di vederlo passar di lontano vittorioso migliaia si sarebbero fatti uccidere per lui; milioni lo benedissero e lo benediranno. È morto. Il mondo intero lo piange. Tu non lo comprendi per ora. Ma leggerai le sue gesta, udrai parlar di lui continuamente nella vita; e via via che crescerai, la sua immagine crescerà pure davanti a te; quando sarai un uomo, lo vedrai gigante, e quando non sarai più al mondo tu, quando non vivranno più i figli dei tuoi figli, e quelli che saran nati da loro, ancora le generazioni vedranno in alto la sua testa luminosa di redentore di popoli coronata dai nomi delle sue vittorie come da un cerchio di stelle, e ad ogni italiano risplenderà la fronte e l\’anima pronunziando il suo nome. “

    TUO PADRE

    ***Matteino cresce, e qualche proverbiale”pugno sul tavolo” inizia davvero “a batterlo” … ***

    http://www.agi.it/politica/notizie/201405141726-pol-rt10235-renzi_altro_attaccao_alla_ue_pensa_a_pesce_spada_e_no_tragedie

    • PinoMamet scrive:

      ” Ma non le trovi un po’ inquietanti le analogie dei “Midrashim”* con Decrescismo-Veganismo-Animalismo ideologici (!) odierni … ?”

      Sì e no, nel senso che ce n’è per tutti i gusti; il problema (come per gli apocrifi cristiani ecc.) è che andrebbero sempre letti, se non da specialisti, almeno cum grano salis

      “*(In termini teologici, un tripudio di Demoni ancora NON domati da “Hashèm” … o no ?)”

      il discorso ebraico su angeli&demoni come argomento è complesso, e non credo di averlo ancora capito.

      Però non c’è niente di dogmatico (l’unico “dogma” dell’ebraismo sono i 13 Princìpi elaborati dal filosofo aristotelico Maimonide: esiste Dio, è eterno, unico, onnipotente; Mosè è stato il profeta più importante degli ebrei, la Torah è immutabile ecc.) quindi va bene così 😉

    • habsburgicus scrive:

      @MOI
      “Diga” … sicuro d’intenderla NON con invece la “F” ? ; -)

      😀 😀

  102. Moi scrive:

    Scusate, devo aver combinato qualche casino con i codici che approvano i commenti … li riconosco: sono come quelli per i daltonici. Ma più (!) ardui, visto che non sono mai risultato daltonico.

  103. Moi scrive:

    @ FRANCESCO

    Come la prenderesti se saltasse l’ Expo 2015 ?! Come Borghese Meneghino-Brianzolo senz’altro male … ma come AntiKomunista / Anti-KooperativeRoSSe ?!

    • Moi scrive:

      @ FRANCESCO

      Nel caso, dovresti appoggiare Grillo … l’unico a dire che deve saltare tutto quanto il magna-magna in blocco !

    • Francesco scrive:

      odio Expo, fin dall’inizio

      non deve saltare per non convincere vieppiù gli italiani di essere dei totali incapaci, il cui unico destino è imprecare e odiarsi, andando dietro a perfetti cialtroni che sono pupazzi di chissachì

      e quindi ho risposto anche alla seconda domanda

      🙁

  104. mirkhond scrive:

    Ringrazio Moi per l’articolo su Bombrini

    In fondo, fin dagli anni dopo la malaunità, e poi con gli studi di Francesco Saverio Nitti, che queste cose si dicevano di fronte ad un ‘intellighenzia e ad un pensiero “polentone” che affrmava, ieri come oggi di essere il vero motore d’Italia e di essersi in fondo andato a prendere la “zavorra ” duo-siciliana per “aiutarla”, coi propri “generosi” contributi, mentre fu l’esatto contrario.
    Ma de resto si fanno debiti, si affama una popolazione per amare un esercito, e si invade un paese straniero che NON TI HA FATTO NIENTE, così, per la fratellanza? Per l’umanità?
    Si perdono soldi e vite umane per tali ideali o non piuttosto per ricavarne dei CONCRETI interessi economici?
    Oggi una storiografia dal basso, fuori dai circuiti del potere accademico ufficiale, fermo a posizioni conservatrici pro-unitariste, sta producendo notevoli risultati nella conoscenza storica di quel periodo e di una dinastia, di un Regno e di popolazioni troppo a lungo bistrattate dalla menzogna del vincitore “polentone” che in fondo, si doveva ripulire la sua cattiva coscienza col gettare tutte le colpe addosso al vinto.
    Ma anche menzogna di una storiografia “terrona” accademica, formata da uomini di potere di orientamento prima liberale, e poi anche marxista e democristiano, che anch’essa un po’ per la sindrome del violentato che getta su se stesso le colpe della violenza subita, un po’ per ideologia illuminista, progressista, tesa a vedere in ciò che viene dopo sempre il meglio rispetto a prima, e tesa a giustificare il tradimento delle classi dirigenti di allora, finì col contribuire tantissimo alla leggenda nera antiborbonica e antiduosiciliana, ancora oggi ben presente anche su questo blog e difficile da scalfire, come mostrano alcuni interventi a difesa di certi “eroi” e di certe “epopee” che non ne meritano alcuna!
    Comunque, grazie a Dio, viviamo in un’epoca in cui il MONOLOGO risorgimentalista è finito, per cui se ci saranno sempre dei difensori di quella storia ce ne saranno altrettanti che la contesteranno!

  105. Moi scrive:

    @ Andrea

    Anche Enrico Berlinguer era Sardo, segnatamente di origine Sardo-Catalana … ma si parlava dei voti delle masse. En passant, a Bologna fece “relativamente scandalo” il vino rosso nel brodo di tortellini da parte dell’ allora Sindaco Sergio Cofferati, secondo la consuetudine culinaria tipica della “sua” Cremona.

    • PinoMamet scrive:

      In effetti mi sembra un’usanza decisamente barbara!

    • habsburgicus scrive:

      @MOI
      presumo, così a occhio :D, che Berlinguer sia una “sardizzazione” del noto cognome catalano Berenguer, portato da un Primo Ministro regio nel 1930-1931 (ci fu ancora un Aznar, poi la Repubblica rossa :D) e credo anche da conti medievali

      P.S
      non c’entra nulla, ma della tesi che financo in Gallia del nord si continuò a parlare latino (imbarbarito, chiaro) sino a c.a 770, forse sino all’800, che ne pensi ?
      e della tesi dell’americano James Westfall Thompson su Speculum 1926 che i Giuramenti di Strasburgo dell’842 d.,C furono originariamente in latino (in Nithard), non in “vecchio-francese” e furono tradotti in “vecchio-francese” solo nel X secolo da un copista, forse all’epoca di Carlo il Semplice, fra 911 e 922/923
      e della tesi del medesimo, che in Gallia del nord (anche nel parigino e più a ovest) si parlava predominantemente “tedesco” sino alla fine del IX secolo e che solo nel X secolo il “romanzo” (vecchio-francese) conquistò l’egemonia ?

    • PinoMamet scrive:

      Che poi vor dì Berengario, no?

      Mi ricordo così, a orecchio, un Berenguer come legato alle vicende del Cid (un Raimon Berenguer, sempre a orecchio e a memoria) ma su due piedi non so altro.
      Comunque ho sempre pensato anch’io che l’origine del nome Berlinguer fosse quella.

      PS
      Non sono Moi, ma non vedo proprio perché nel nord della Gallia avrebbero dovuto parlare più tedesco che nel sud…
      secondo me il confine tra celti (poi latinofoni) e germani, è stato spostato a occidente del Reno dalle migrazioni germaniche, ma non credo abbia fatto molti progressi da quello se non per le elite o piccoli gruppi.

      I Longobardi in Italia si latinizzarono linguisticamente piuttosto in fretta (già Paolo Diacono- che conosceva anche il greco quindi non era proprio l’ultimo arrivato- quando parla della lingua dei Longobardi- ai quali pure si vantava di appartenere- dice “la loro lingua” )

    • roberto scrive:

      però quella del vino rosso nel brodo è una tradizione ben radicata nel cremonese e nel mantovano.
      intendiamoci, ne do’ lo stesso valore che il tradizionale pasto di carne umana degli indigeni in papa nuova guinea, o del tradizionale pescespada macerato nella pipì deglli islandesi, o ancora degli uccellini macerati nella carcassa di una foca dei groenlandesi. però non si può rimproverare a cofferati di aver infranto una “tradizione”, ne ha solo rispettata una barbara e senza senso
      🙂

  106. mirkhond scrive:

    Stando allo storico Ernesto Sestan, l’aristocrazia della Francia occidentale, anche dopo Verdun (843 d.C.) continuava ad essere quantomeno bilingue e a mandare i propri figli a studiare all’Abbazia di Prum in Renania, perché vi imparassero il “Tedesco” cioè l’AVITO Francone!
    Penso comunque che, con la separazione definitiva nell’888 d.C. tra i Franchi orientali/Tedeschi e quelli occidentali latinofoni, la latinofonia monoglotte finì per prevalere anche nell’aristocrazia franco-occidentale!

  107. mirkhond scrive:

    Diciamo che fin dal formarsi del Regno dei Franchi, l’avanzata del Francone, uno dei successivi dialetti del Tedesco avanzò oltre il Reno, ma già dall’insediamento in Toxandria di gruppi di Franchi permesso da Giuliano l’Apostata già dal 358 d.C., l’attuale paese fiammingo fino a Dunkerk era un paese germanofono.
    Poi con i Merovingi ci fu un lento avanzamento ad ovest, con gruppi di aristocratici insediatisi nell’antica Gallia latinofona almeno fino alla Loira.
    Infatti il Regno franco era formato da una Neustria in prevalenza latinofona e da un’Austrasia germanofona.
    Con la vittoria del Maggiordomo (primo ministro) dell’Austrasia Pipino di Heristal nel 687 d.C., e il suo dominio DE FACTO sull’Intera FRANCIA, cioè il Regno dei Franchi, una nuova aristocrazia proveniente dall’Austrasia germanofona, si insediò in Neustria, rivitalizzando la germanofonia e il bilinguismo del gruppo franco neustriano.
    Come poi si vide col la spartizione del Sacro Romano Impero, tra Francia occidentale/Francia e Francia orientale/Germania, a partire dall’843 d.C., e definitivamente nell’888 d.C., ma appunto con una classe dirigente franco-occidentale, tra cui i Robertingi di Parigi, futuri Capetingi, e da cui discendono pure i Borbone, che CONTINUAVANO a parlare il francone germanico e il romanzo settentrionale neustriano, la futura Lingua d’Oil/Francese!
    Dove invece l’elemento franco dovette essere davvero scarso, fu in Aquitania, a sud della Loira fin dalla conquista di Clodoveo nel 507 d.C.
    Qui ancora nei secoli VIII-IX, i Carolingi dovranno penare assai per sottomettere queste terre meridionali latinofone (tranne un ‘area vascona/guascona sempre più erosa fin nei contrafforti pirenaici), la cui classe dirigente pur essendo di parziale origine franca, era ormai latina monoglotte!

  108. mirkhond scrive:

    Duunkerke/Dunkerque

  109. mirkhond scrive:

    Credo che Habsburgicus abbia ragione nel ritenere che la latinofonia monoglotte conquistò l’aristocrazia franco-occidentale solo nel X secolo, una volta resa impossibile la riunificazione del Frangistan ad opera dei re franchi-orientali/tedeschi della dinastia di Sassonia, gli Ottoni (919-1024 d.C., dal 962 sacri romani imperatori).
    Insomma gli ultimi Carolingi, re dei Franchi occidentali/Francia fino al 987 d.C., e i Robertingi/Capetingi che gli succedettero, a quel’epoca erano dei latinofoni monoglotti!

    • habsburgicus scrive:

      Thompson infatti scrive che il primo Re franco (occidentale) a non conoscere il “tedesco” fu Ugo Capeto (987-996 d.C)…
      sugli ultimi carolingi la situazione è meno chiara..Luigi IV (936-954 d.C) conosceva il germanico (o solo l’anglo-sassone, essendo stato in esilio in Anglia ?), Lotario (954-986 d.C) e Luigi V (986-987 d.C) è incerto…Freeman li voleva germanofoni, ma lo stesso Thompson su questo punto mi pare cauto

      • mirkhond scrive:

        Interessante….
        Qual’è il titolo delle opere dei due autori citati?
        Sono reperibili in internet?
        ciao!

        • habsburgicus scrive:

          James Westfall Thompson in Internet credo ci sia solo in JSTOR (c’è tutto Speculum e molti altri giornali, soprattutto in inglese ma anche Aegyptus in italiano e qualche altro nella nostra lingua)..però JSTOR non è accessibile liberamente, Calvino non perdona 😀 nel mondo anglosassone purtroppo tutto ha un prezzo 😀 però lasciano (lasciavano ?) leggere gratis 3 articoli ogni 15 giorni, se uno si registra (gratis) a MyJSTOR, quello si può fare 😀
          Freeman probabilmente si trova gratis, in archive books (è ottocentesca)…archive books (che è free) ha per certo “Romania”, rivista plurilingue di studi romanistici [P.S vedo adesso che è in manutenzione e quindi inaccessibile 😀 speriamo non mutino policy]
          Invece Persee, in francese, è gratis..altra cultura 😀 c’è anche la Revue des études byzantines che, penso, ti interesserebbe

        • mirkhond scrive:

          Grazie!
          Ciao!

  110. mirkhond scrive:

    Il fatto che il “Tedesco” in Francia occidentale fosse solo una lingua d’elite, lo prova anche il rapido latinizzarsi linguisticamente dei Norreni danesi insediatisi nel 911 d.C. nella regione franco-occidentale che da loro prese nome: la Normandia!

  111. mirkhond scrive:

    “Per tornare all’India più seriamente (non che le belle ragazze non siano un argomento serio!);

    un articolo trovato per caso, su come molte caste “tradizionali” siano creazioni di epoca moderna (proprio nel senso dei libri di storia) emerse molto gradatamente e nebulosamente, poi diventate “fisse” solo con le regole imposte dai britannici:

    http://anatomylesson.wordpress.com/2008/12/30/dirk-a-h-kolff-naukar-rajput-and-sepoy-the-ethnohistory-of-the-military-labour-market-in-hindustan-1450-1850/

    In sostanza il sistema castale si sarebbe “irrigidito” solo in epoche recenti?
    Interessante…..

  112. mirkhond scrive:

    Per sempio, sarebbe interessante capire se il sistema castale fosse un retaggio della conquista arya dell’India a partire dal 1500 a.C., oppure fosse già presente nella società dravidica prearya!
    Insomma nel sud dravidico le caste furono un’importazione settentrionale arya oppure un prodotto di uno sviluppo autonomo?

  113. PinoMamet scrive:

    Riassumendo, direi che si tratta di errori di prospettiva (viste da lontano, le cose si appiattiscono, e si tende a credere a tutto) + propaganda coloniale.

    Mi spiego: se un nobile europeo del Settecento avesse detto di discendere dai patrizi romani dell’età degli Orazi e dei Curiazi, gli avresti creduto? certamente no…

    I famosi “quattro varna” sono una specializzazione dell’idea arcaica indoeuropea della società tripartita. Se mai sono esistiti come classi rigidamente distinte altrove che nei testi sacri sanscriti, e della loro tendenza classificatoria, è certo che all’epoca di Ashoka erano già ampiamente superati e “mescolati”, come si lamentavano i brahmini stessi.

    La rinascita brahaminica ha portato davvero a un certo irrigidimento dell’idea, per reazione; scontrandosi però sia con tendenze anche interne all’induismo che negavano l’idea, sia con la realtà dei fatti, che era molto più mobile e complessa (scontri tra regni di origine più varia e i loro immensi eserciti, popolazioni che si spostavano ecc.), e che comunque era molto evoluta rispetto all’epoca dei Veda.

    Per esempio si lamentava la perdita dell’intero varna “kshatryia”, rimpiazzato da altri…

    I vari gruppi che poi hanno rivendicato questa origine (Jat, Rajput, Maharatta, Nayir ecc.) sono, non a caso, la maggioranza assoluta dei rispettivi paesi: perché sono, semplicemente, il “popolo” di quei paesi, la classe dei coltivatori che di volta in volta veniva arruolata dai vari eserciti, oppure si dava al brigantaggio se i raccolti erano scarsi ecc.
    L’autore citato non a caso li paragona a fenomeni europei come le jacqueries.
    (Si potrebbero fare esempi più antichi anche in Occidente, ma non divaghiamo).

    Queste popolazioni, stando ai resoconti di storici e viaggiatori, erano pesantemente armate, e trovavano nella carriera militare un modo di migliorare la propria posizione sociale, “diventando”, di volta in volta, rajput (originariamente era solo un altro termine per indicare “soldato”, non una designazione etnica) ecc. ecc., persino “persiani” o “turchi”, secondo la dinastia che li impiegava al momento.

    Sono state le potenze coloniali a disarmarli, e a tentarne classificazioni in base all’antica teoria dei varna, trovandosi di solito in imbarazzo nell’applicarla:
    si scopre che i “nobili” rajput sono in realtà di origine umilissima, oppure classi come i kayastha sono “kshatrya” da una parte, “shudra” da un’altra, brahimini altrove.., oppure i già citati “mahar”, per un buon centinaio di anni tra i migliori soldati “britannici”, si “scopre” che sono intoccabili e non vengono più arruolati (fino alla I Guerra mondiale…)

    la situazione, nonostante l’irrigidimento britannico e le sue bizzarrie razziali (con classi che vengono spostate o create ex novo in base ai gusti personali degli amministatrori in fatto di “portamento” o “colore della pelle”) continua lo stesso a rimanere molto più fluida di quanto “sperato”, attraverso i mezzi dello spostamento fisico e del cambio di nome:
    per esempio, ancora nel 1918 molti hindu cambiano nome in Singh, per arruolarsi nelle “brigate Sikh” dell’esercito e fare carriera…

    • PinoMamet scrive:

      Ovviamente, va aggiunta anche la creazione propagandista della “leggenda nera” del maltrattamento delle classe umili da parte dei brahmini, una cosa molto gonfiata dalla propaganda coloniale, per poter presentare i colonialisti come liberatori, da un lato, e per poter rappresentare a loro stessi gli appartenenti alle classi basse come “da sempre sottomessi”, a scopo di controllo sociale

      (mentre la realtà era che, lungi dall’essere sottomessi, non erano mai stati controllati di fatto altro che blandamente dalle precedenti dinastie, che dovevano mercanteggiare il pagamento delle tasse da parte di popolazioni semi-autonome dedite a una costante guerriglia…)

  114. mirkhond scrive:

    Ringrazio Pino per questa interessante presentazione della società indù.
    Quanto alle menzogne dei colonizzatori, tesi a gettare sui colonizzati tutte le nefandezze possibili per giustificare il loro potere e i loro saccheggi, è un mantra che purtroppo vedo ripetersi anche per altre epoche, altre società, anche più vicine a noi, purtroppo anche qua dentro, da persone tutt’altro che stupide e sprovvedute……

  115. mirkhond scrive:

    Per chi non vuol vedere e sentire.

    Ecco la testimonianza insospettabile, perché viene da un PIEMONTESE, il conte Alessandro Bianco di Saint Jorioz, capitano del corpo reale di stato maggiore generale sabaudo del 1863:

    “Non scrivo teoriche di economia, rilevo fatti e ne accenno con qualche ragione. Niente però di mio. Il 1860 trovò questo popolo del 1859 vestito, calzato, industre, con riserve economiche. Il contadino possedeva una moneta. Egli comprava e vendeva animali; corrispondeva esattamente gli affitti; con poco alimentava la famiglia; tutti, in propria condizione, vivevano contenti del loro stato materiale. Adesso è l’opposto; i ricchi non sentono pietà; gli agiati serrano gli uncini della loro borsa; i restanti indifferenti o impotenti. La pubblica istruzione era sino al 1859 gratutita; cattedere letterarie e scientifiche in tutte le principali città di provincia. Adesso veruna cattedra scientifica. Per educare un figlio nella capitale sapete che ci vuole?”

    Da Michele Topa, Così Finirono i Borbone di Napoli, Fratelli Fiorentino editore, p.19

    • Francesco scrive:

      trattasi di inutile geremiade, vaga oltre ogni possibile utilità

      > tutti, in propria condizione, vivevano contenti del loro stato materiale.

      come no, infatti è in queste condizioni che i regni crollano!

      robaccia, in gergo da storici

      però credo che il particolare del “calzato” sia falso

      PS guarda che non sto mica negando che il Sud divenne ancora più povero negli anni successivi all’unificazione, che le politiche economiche puntarono sulle industrie del Nord e penalizzarono l’agricoltura del Sud. è che tu fai il passo più lungo della gamba

  116. mirkhond scrive:

    Sempre dal testo del Topa:

    ” L’economia del Regno ebbe mutamenti profondi sotto Ferdinando II, con rilevanti riflessi sociali e divenne abbastanza prospera: anzi si puo’ persino parlare, per servirsi di una espressione dei nostri giorni, di “miracolo economico”. Al rifiorire dell’agricoltura si accompagnò un poderoso sviluppo delle industrie, che si giovarono di un’accorta politica protezionistica e dell’afflusso di capitali esteri, che però fu contenuto dal Sovrano, sempre diffidente verso gli stranieri. La politica protettiva era, senza dubbio, almeno inizialmente, l’unica possibile – data la scarsità o mancanza totale di materie prime essenzialissime come ferro e carbon fossile – per avviare il Reame a dotarsi di sue proprie industrie, formare maniodopera specializzata, acquisire tecnologie e rafforzare l’indipendenza e la neutralità del Regno. Ma nel 1846 Ferdinando – che, come riferisce una testimonianza di W. Nassau Senior, ” era, in materia commerciale, di tendenze più liberistiche che qualsiasi dei suoi ministri” – riducendo i dazi su oltre un centinaio di prodotti esteri, dette il via a un corso orientato verso il liberismo, che fu elogiato al Parlamento inglese da Lord Peel. Lo statista disse: ” Il governo napoletano è stato uno dei primi ad affrettarsi a seguire questa linea di politica commerciale. Devo dire, per rendere giustizia al Re di Napoli, che ho visto un documento scritto di sua mano, e questo documento racchiude principi tanto veri quanto quelli sostenuti dai più illuminati professori di economia politica”.
    ….

    “Il “colosso” dell’industria napoletana e italiana, (…), era l’opificio di Pietrarsa, situato tra Portici e San Giovanni a Teduccio. Lo stabilimento, enorme, che dava lavoro a mille operai e disponeva anche di una fonderia, produceva artiglierie terrestri e navali, macchine a vapore “sì di mare che di terra”, locomotive, tenders, rotaie, tornii, gru, ruote per piroscafi, macchine speciali per lavorare metalli e spianatoi per levigarli, fucine portatili, martelli a vapore, tubi di ferro, fusioni di bronzo, argani, caldaie, bombe e granate.
    Nell’opificio si eseguivano anche lavori che “richiedono magistero più minuto e gentile, come l’apparecchio per ricoprire di seta i fili metallici de’ telegrafi elettrici e le belle e intricate macchine che questi richieggono”. Notevole era anche l’importanza della Real Ferriera della Mongiana (in Calabria ndr.) – il cui sviluppo Ferdinando seguì con particolare interesse perché si riprometteva di farne “il primo arsenale de Mediterraneo” – della Real Fabbrica d’armi di Torre Annunziata, della Real Fonderia di Poggioreale, del’Arsenale militare di Napoli, dei cantieri navali di Castellammare, allora più grandi e moderni d’Italia e che “sotto il governo borbonico avevano già iniziata la trasformazione per la costruzione di navi di ferro”.
    ……

    Per disegnare un panorama necessariamente incompleto, ma pur sempre indicativo, delle industrie esistenti nelle provincie siculo-napoletane al’59 (1859 ndr.), abbiamo tre punti di riferimento: la Mostra Industriale di Napoli del 30 maggio 1853; gli Annali di Agricoltura, Industria e Commercio del 1862; il censimento del 1863, i cui dati erano stati raccolti due anni prima. Uno sguardo ai prodotti esposti nella Mostra e una disanima dei premi distribuiti in quella occasione indicano, anzitutto, la vasta gamma di attività che si svolgevano nel Sud: dalla macchina a vapore dell’opificio Zino e Henry, alle macchine agrarie e al progetto di bacino di carenaggio di Raffaele Rinaldi; dai telescopi di Labarbera e dai cannocchiale di Tartarelli, agli strumenti geodetici di Giuseppe Spano; dai saggi di ferro della Mongiana, alla “campana palombara” di Tarsia, agli strumenti chirurgici di Salvatore Raimo; dai pianoforti di Di Meglio, Helzel e Sievres, alle armi da fuoco di Salvatore Mazza, Pilla ed Izzo ad Avellino; dalla macchina pneumatica di Giovanni Bandiera, ai prodotti chimici di Ferrara, Nunziante e Campanella; dai caratteri per stampa di Salvatore Barbieri, ai lavori in acciaio di Villani; dalle bilance, stadere, pendoli, orologi di Redaelli, al motore elettromagnetico di Del Puente; dai lavori in ferro fuso della Reale Fonderia, a tutti i tipi di articoli tessili, alla calzoleria, alla pelletteria, ai vetri, cristalli, gioielli di oro e argento, carta e cartone di ogni genere, profumi, saponi, oli, zucchero, maioliche, tabacco, robbie, ecceterea.
    Questo elenco non comprende che le “voci” principali, e pochi nomi di INDUSTRANTI, come si diceva allora; parte dei prodotti esposti provenivano dalle mani di artigiani, ma un’altra usciva da stabilimenti, che avevano strutture di veri e propri complessi industrali, nel senso moderno che ha questa espressione, cioè fabbriche, con macchinari e migliaia di operai con turni di lavoro.”

    Michele Topa, ib. pp. 67-69

  117. mirkhond scrive:

    Ancora dal Topa:

    “Settore tessile. Dal crollo del regime napoleonico e dalla cessazione del blocco continentale contro l’Inghilterra, si assistette a un deciso sforzo del governo, che con incoraggiamenti e agevolazioni, nell’ambito di una politica protezionistica, poi mitigata come si è detto nel’46 (1846 ndr.), attirò capitali e tecnici stranieri, in maggioranza svizzeri e tedeschi, che crearono una catena di opifici in Terra di Lavoro e nel Salernitano. In pochi lustri, la Valle del Liri meritò il nome di “Valle delle Industrie”, essendovisi concentrati in Sora, Isola, Arpino Castelluccio i grandi lanifici (quindici) di Polsinelli e Zino, di Ciccodicola, Manna e Lamberti. Pannilana producevano a Chieti anche i fratelli Oderisio. Nella sola Arpino, settemila operai erano distribuiti in trentadue fabbriche minori. I castori e altri panni ordinari erano di così buona qualità da far dire che nessun prodotto del genere poteva gareggiare con essi “o contrastar loro il primato nel Regno e in tutta la Penisola italiana”. Si impiegava lana indigena (erano stati introdotti i merinos) sino a 99000 chili l’anno. Nella Valle del Liri e in quella di Atina erano occupati docimila operai; altri 3.400, uomini e donne, lavoravano nelle fabbriche di panni del Salernitano; 1300 nella vasta filanda di Egg a Piedimonte d’Alife; altre migliaia erano negli opifici dei Vonwiller, Escher, Zueblin, Mayer, Webner, Schlaepfer, Wilmay, Weemals.
    Antonio Scialoia, nel suo scritto Industria e Protezione del 1864, dice che la sola industria cotoniera (produzione di due milioni di libbre di filati, dodici milioni e 400.000 metri di stoffa) nella provincia di Napoli, Terra di Lavoro e Salernitano dava lavoro a 60.297 persone, mentre una relazione della Giunta provvisoria di Commercio di Napoli al Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio del giugno 1861 afferma che il valore dei prodotti manifatturati dei cotonifici del Mezzogiorno poteva calcolarsi in diciassette milioni di ducati (la nostra moneta ndr.), cioè 72.250.000 lire – oro del tempo.
    …..
    L’inglese J. Goodwin in un articolo pubblicato sul Journal of the Statistical Society of London (1842) rilevava che le maggior filande napoletane impiegavano da 200 a 300 operai e mettevano in moto, ciascuna, da tremila a diecimila fusi.
    L’industria della seta, antichissima in queste province, che contendevano il primato a Lione, faceva concorrenza sui mercati esteri a quella francese; essa, oltre al grandioso e famosissimo stabilimento di San Leucio, i cui prodotti erano ricercati dalle signore chic di tutta Europa, contava decine di manifatture, con macchinari a vapotre, in Calabria (Reggio, Catanzaro, Monteleone, Cosenza), in Lucania (Matera), nel Teramano (i De Vincenzi, De Felici, Coppa, Mapai), in Sicilia (Trapani, Messina, Palermo), a Portici, Barra, Angri, San Giorgio a Cremano e nella stessa Napoli. Tessitori, tintori, macchinisti erano molto esperti, abilissimi. Nel 1853 si esportarono sete grezze e lavorate per complessive 762.000 libbre; la produzione si manteneva su una media di un milione e 400.000 libbre.
    Erano molto ricercati i rasi, i gros, i velluti napoletani.
    Alla produzione di lino, nonostante il generale convincimento che il clima meridionale vi fosse contrario, si dedicavano migliaia di tessitrici, con migliaia di telai a mano “sparsi”, ma grandi stabilimenti per il solo lino con telai meccanici sorgevano a Piedimonte d’Alife (Egg), a Salerno (Cilenti, Di Mauro e Quaranta), Cava dei Tirreni, Scafati (Weemals), Sarno, Napoli e paesi vicini. La fabbricazione di lino aveva fatto progressi anche in Calabria: a Colosimi, Coraci, Scigliano.
    Rinomate nella provincia di Napoli – scrive Arias, citando da relazioni della Società economica per il 1845 – le filande dei Matera, Tadiglieri, Finizio, Panico, dalle quali uscivano velluti di seta e stoffe intessute di seta e lana, broccati a gran disegno, levantine, marcelline, amoerri, ermellini e ogni altra specie di stoffe.”

    Topa, pp. 69-70.

  118. mirkhond scrive:

    “La lavorazione delle pelli e del cuoio quindici fabbriche soltanto a Napoli, oltre a trecento imprese di carattere artigianale) erano diffuse un po’ ovunque nelle province continentali del Reame e si era riusciti a non importare più prodotti di cuoio inglesi, francesi e tedeschi; uno stabilimento di notevoli dimensioni era quello di Eugenio Salabelle a Posillipo; altre fabbriche c’erano a Castellammare, dove primeggiava quella di Bonnet, a Solofra, Atessa, Teramo, Elice, Maglie, per citare le maggiori. Vanno ricordati per Solofra, gli stabilimenti di cuoio e pelli di Raffaele De Rosa, Francesco Stella, Stanislao Vernieri e Donato Grasso.
    Sullo sviluppo industriale di Salerno, Arias trasse più particolareggiate informazioni da uno scritto inedito di Anselmo Mauri, segretario della Società Economica del Principato Citeriore (prov.di Salerno ndr.) (anno 1853). Esistevano due grandi fabbriche di tessuti stampati: una sull’Irno e l’altra a Scafati, due tintorie di rosso Adrianopoli a Scafati, una terza anch’essa sull’Irno che produceva tessuti di svariate tinte, e una quarta alla Molina, villaggio di Vietri, nonchè altre di secondo e terzo ordine. Molti gli opifici che producevano lana: il maggiore era quello della Società del Sebeto. Esistevano anche un laboratorio di prodotti chimici, una fonderia, fabbriche di lastre, campane e altri oggetti di vetro, nonché di vetro nero, nove cartiere, dieci faenzieri in Vietri, otto ferriere, tre ramiere, sei fabbriche di cremore di tartaro, due grandi tratture di seta ad Angri e a Nocera, parecchie concie, fabbriche di potassa e per la distillazione dell’acquavite, pastifici, fabbriche di cera, di sapone, di argilla cotta, di lavori di corno e osso, di coltelli.
    Le cartiere – tra cui notissim quella del Fibreno in Terra di Lavoro che esportava in Europa, Africa e Americhe la sua CARTA INTERMINABILE – erano concentrate soprattutto a Isola Liri, Cannello, Picinisco, Sant’Elia; gli stabilimenti erano nove e lavoravano con le cosiddette MACCHINE CONTINUE, le più moderne dell’epoca; cinquantatré imprese, lungo la costiera di Amalfi, usavano ancora il metodo della lavorazione a mano.”

    Topa, pp. 71-72

  119. mirkhond scrive:

    “La vigorosa spinta data dal governo all’industrializzazione e alla meccanizzazione attraverso le Società economiche provinciali e le apposite commissioni comunali, dette i frutti migliori in Campania, dove l’iniziativa privata (si conoscono almeno venticinque società per azioni, con un capitale complessivo di circa cento milioni di lire-oro di allora) fu accompagnata da un massiccio intervento della finanza pubblica, volto soprattutto a creare un’industria pesante. Scrive Arias :” Vi era senza dubbio in quegli anni una Napoli industriale, che nulla perdeva al confronto delle città nordiche, della stessa Milano. Erano alcune industrie napoletane particolarmente pregevoli per la finezza dei prodotti….”. A Napoli c’erano le grandi fabbriche di panni di Raffaele Sava, quelle di calze leggere per uomo e donna; quelle dei guanti, fiorentissime; delle scarpe, stoviglie, per citare alcuni articoli di uso quotidiano; quelle grandiose dei tabacchi con centinaia di dipendenti; concerie, pelletterie, cristallerie; fabbriche di cera, di armi bianche, di carrozze, di materiale per telegrafia, di mobili, colle, colori, profumi. Non si crederà, eppure dal Sud si esportavano profumi perfino in Francia, per 96.605 sterline all’anno. A Napoli e dintorni era nata anche una industria chimica (le cui esportazioni pareggiavano le importazioni), con fabbriche di amido, cloruro di calcio, acido nitrico e muriatico, ed acido solforico per il quale veniva impiegato lo zolfo siciliano.”

    Topa, pp. 72-73

  120. mirkhond scrive:

    “Ma il settore più avanzato era, nonostante la penuria di materie prime, quello siderurgico e metalmeccanico: Si va – dice Petrocchi – dalle piccole fonderie private al “colosso” di Pietrarsa, – dalle “piccole” libertà di lavoro alla grandiosa industria di Stato”.
    Le ferriere di Calabria (Mongiana, Bivangi, Razzona) sfruttavano in attigue fabbriche il metallo indigeno, producendo armi ed utensili per usi civili; materiale ferroso dell’Elba e altro di importazione dall’estero alimentavano le fonderie di sezione Mercato, lo stabilimento siderurgico di Atina, la ferriera di d’Agiout a San Sebastiano (Avezzano), il grande opificio siderurgico di San Donato (Sora) chiuso nel 1861, l’opificio meccanico di Oomens, la fabbrica Guppy e Pattison alla Strada Marina, che produceva “verghe all’inglese”, barre e lamiere, nonché chiodi e “punte di Parigi”, come si rivela dalla relazione dell’inchiesta Saredo. Dalla stessa fabbrica uscivano macchine agricole per le nostre campagne. Il d’Agiout fabbricava anche “apparecchi da bucato”, cioè lavatrici automatiche a vapore: una, installata al Real Albergo dei poveri, lavava duemila lenzuola; una seconda, all’Asilo di Santa Maria della Vita, lavava mille camicie.
    Altri importanti stabilimenti: quello di Macry-Henry alla Maddalena, con centinaia, se non migliaia di operai, che producevano ghisa e macchinario vario; quello di Zino ed Henry; l’opificio militare di Capua, nonché varie altre officine nelle quali si temperava acciaio per alcune centinaia di tonnellate all’anno; e parte di questo acciaio “si lavorava ottimamente – dice Barbagallo – in Abruzzo, a Campobasso, i cui coltelli, temperini, rasoi, fabbricati esclusivamente a mano, erano certo costosi, ma spesso più belli di quelli francesi e inglesi”.
    Al di sopra di queste fabbriche, centro della siderurgia e metallurgia napoletana, si elevava – come si è già detto – il “colosso” dell’industria italiana dell’epoca: l’opificio meccanico e pirotecnico di Pietrarsa, che occupava una superficie di 34.000 metri quadrati (e non bastava, si voleva ampliarla), che servì da modello a quello di Sampierdarena, costruito sei anni dopo, anch’esso per volontà regia, ma con soli 480 operai.
    Alcuni prodotti di Pietrarsa erano costosi rispetto a quelli di altri opifici partenopei, per non parlare di quelli inglesi, ma il governo, o meglio Ferdinando, protesse sempre l’immenso stabilimento che non solo era destinato ad “emancipare il nostro paese dall’influenza estera”, ma era una scuola unica, eccezionale di manodopera e tecnici: vi fu annessa una sezione per formare macchinisti e togliersi dai piedi quei piantagrane di inglesi. Collegate a Pietrarsa erano due fabbriche sul Sebeto e ai Granili, con complessivi 1200 operai. Altra gente trovava lavoro nella fabbrica d’armi di Castelnuovo, in quella di Torre Annunziata, nella Real Ferriera di Poggioreale, produtrice anch’essa di ordigni bellici, terrestri e navali. Non era assente, in questo settore, l’iniziativa privata: abbiamo accennato allo stabilimento di Mazza, ma c’erano anche quelli di Oliva a Foggia, presso i quali era impegato un numero imprecisato di lavoratori.
    Molti erano gli addetti all’industria alimentare, in cui primeggiavano i produttori di maccheroni, che esportavano ziti e zitoni, perciatelli, bucatini, lasagne, tagliatelle, stelline, vermicelli e spaghetti in tutta la Penisola e fin nelle Americhe e in Russia, oltre che in Germania, nell’Austria-Ungheria, in Svezia, Impero ottomano, Algeria, Tunisia, Grecia, Malta, come ci informa Angelo Mangone, nel volume già citato (L’Industria del Regno di Napoli 1859-1860. Fausto Fiorentino Editore, Napoli 1976, ndr.), che andrebbe ristampato.
    “L’industria molitoria – scrive lo studioso pugliese – contava moltissimi impianti, oltre trecento, di una certa importanza e si incominciavano a diffondere quelli azionati a vapore, che si imponevano prepotentemente in quanto eseguivano la molitura a prezzi molto inferiori (12-20 grana al tomolo) a quelli dei mulini tradizionali (25-35 grana al tomolo)”. Le più grandi fabbriche di paste alimentari (non meno di un centinaio) erano raggruppate, con annessi impianti per la molitura, a Napoli, Torre Annunziata, Gragnano, ma ce n’erano anche in Calabria, Puglia e Sicilia. Vanno poi ricordati i caseifici, che in Campania, Calabria e Puglie producevano formaggi caprini e vaccini, e, col latte di mucca, una gran varietà di latticini, con quella di bufala le saporitissime mozzarelle.
    Accanto a questi prodotti, vanno citati il pesce in salamoia, soppressate, salami, salsicce, capicolli, prosciutti (specie quelli irpini) e ventresche. Fiorente era anche l’industria dolciaria e dei liquori: “Gli opifici – scrive Mangone – erano oltre un migliaio, davano lavoro a ventitremila persone, producendo un valore aggiunto annuo di quattro milioni e 200.000 ducati”, pari, cioé, a circa diciannove milioni di lire-oro.
    Altri 3500 operai dipendevano dai cantieri navali di Castellammare di Stabia, dove, come si è accennato, già si costruivano vascelli con scafo metallico, e dall’Arsenale di Napoli, che vantava il primo bacino di carenaggio in muratura che si fosse costruito in Italia. I cantieri di Castellammare, assieme ad un’altra quarantina di minori, lavoravano a pieno ritmo. La Marina mercantile siculo-napoletana, che totalizzava 8000 tonnellate nel 1824, nel 1832 già raggiungeva le 99.800 tonnellate e nel 1856 contava 11.500 legni per complessive 292.853 tonnellate, diventando per tonnellaggio la terza in Europa. E non erano pochi i battelli a vapori: se ne contavano una ventina. A Napoli, nel 1856, erano registrate venticinque Compagnie di navigazione, con un capitale di venti milioni di ducati, fra le quali primeggiavano la “Società di navigazione delle Due Sicilie”, allora “la più poderosa in Italia” (Nisco* Nicola Nisco, nemico dei Borbone, ndr.).
    Navi napoletane toccavano non solo i porti del Mediterraneo, ma anche quelli portoghesi, olandesi, tedeschi, britannici, danesi, norvegesi, svedesi, russi e – come scrive il Salzano – “attraversavano l’Atlantico e facevano sventolare la Real Bandiera a New York, Boston, Filadelfia, nel Brasile, nelle altre regioni dell’emisfero”, e, verso la fine del regime borbonico, “la nostra marina a vela padroneggiava i mari degli Stati Uniti, del Messico, dell’Argentina, delle Indie, e si estendeva sino ai porti della Malesia e dell’Oceania”. Scuole nautiche avevano Meta, Carotto, Castellammare, Procida, Gaeta, Bari e Reggio Calabria; a Palermo c’era un collegio navale e identiche scuole a Messina, Trapani, Siracusa, Giarre, Riposto, Catania. Molti alunni di questi istituti, alla fine dei corsi, venivano ammessi, dopo un esame, nei quadri della Marina da guerra.
    Da questa rapida rassegna – da cui abbiamo escluse le imprese di costruzione che pure davano da vivere a molta gente – da questa rassegna, dunque, approssimata per difetto, che per il suo stesso carattere puo’ rappresentare soltanto un avvio a quel discorso critico sulla situazione economico-sociale nel Mezzogiorno di cui dicevamo all’inizio; da questo esame, incompleto ma non privo di significato e suggestione, si puo’ dedurre che sia pure nel quadro di una economia essenzialmente agricola, esistevano nel Sud, specialmente in Campania, delle industrie e una manodopera specializzata e tecnici di primo ordine. Del resto era essenzialmente agricola, cento e trenta anni fa, tutta l’economia della povera, arretrata Italia dell’epoca, dove, in Lombardia SI USAVA ANCORA L’ARATRO DI LEGNO (1), il bracciantato PADANO ” appariva SOTTO LA FORMA DI UN FENOMENO PAUROSO DI PAUPERISMO” (2), e i terrazzani erano flagellati da FEBBRI e dalla PELLAGRA, perché mangiavano, per spender meno e riempirsi la pancia, soltanto mais; dove i lavoratori dei campi VENETI alloggiavano “in casolari di canne e loto”, tuguri “in cui si recluta la popolazione dei furti, necessario supplemento ai miseri guadagni, e vivono torme di POVERI, che infestano i mercati e le città, e che sfilano in lunga processione, il sabato, dinanzi alle abitazioni” (3). E – intuibile- CHIEDEVANO L’ELEMOSINA.

    …….

    Un’altra curiosità, se così possiamo chiamarla: i medici e chirurghi erano 2610 in Piemonte e Liguria; in Lombardia 2204; in Toscana 1320; nelle Romagne 953, in tutto 7087, su una popolazione di tredici milioni di abitanti; nelle province napoletane erano 6871, in Sicilia 2519, quindi in tutto il Sud 9390, per poco più d nove milioni di cittadini.
    Un dato indicativo sulla situazione igienico-sanitaria fu messa in luce, nel marzo 1970, in un’intervista al mensile “Vitalità”, da Giovanni Berlinguer: “Cento anni fa – disse – ed ancora all’inizio del nostro secolo, i livelli più bassi di mortalità infantile si avevano in Campania, negli Abruzzi, in Sardegna. E sino alla fine del secolo scorso, i livelli PIU’ ELEVATI si registravano nelle regioni del Nord: Lombardia, Piemonte, Emilia – Romagna. Ora invece la situazione è invertita: la regione a mortalità infantile più elevata è la Campania dove l’indice è del 50 per mille (….) Indici elevati si hanno anche in Lucania, nelle Puglie e in altre regioni meridionali. Il dato statistico non è discutibile, nè possono esservi errori di rilevazione. Scoprire che, un secolo fa,il Sud era all’AVANGUARDIA ed ora è alla retroguardia richiede un RIESAME di molti nostri PUNTI DI VISTA e suggerisce varie interpretazioni. Non credo di nutrire….simpatie borboniche. Le ragioni, penso, vanno ricercate nella storia economico-sociale dell’Italia” .”

    Michele Topa, Così finirono i Borbone di Napoli, Fratelli Fiorentino Editore, Napoli, 1990, pp.73-77.

    Note:

    (1) Denis Mack Smith, Storia d’Italia dal 1861 al 1958.
    (2) Tullio Martello, Storia dell’Internazionale, citata da Gramsci ne Il Risorgimento, e l’Inchiesta Jacini (1855) sulle popolazioni agrarie nella Bassa Padana.
    (3) Carlo Stivanello, Proprietari e coltivatori, Venezia 1873.

    E. Cione, infine, nel suo Napoli Romantica 1830-1848, Arti Grafiche SAV, Napoli 1957, sostiene che : ” L’igiene era oggetto di cure attente e scrupolose, particolarmente in materia ospedaliera, mentre si giungeva ad immunizzare con l’innesto contro il vaiuolo il 90 e talora il 93 per cento dei neonati.”

    • Alessandro Thomas d'Agiout scrive:

      Buon giorno, ho letto tra i vari scambi opinione sui alcuni argomenti relativi all’industria napoletana e ad un certo punto lei cita un d’Agiout . vorrei chiederlo se fosse possibile alcune informazioni in merito. Grazie.

  121. mirkhond scrive:

    Questo sarebbe il Regno abitato da desperados sgovernato da una dinastia di incapaci?
    Certa gente, invece che fare dello squallido sarcasmo coi culi degli altri, farebbe meglio a DOCUMENTARSI, prima di sparare CAZZATE RAZZISTE!

    • Francesco scrive:

      1) chi si fa togliere il regno da 1.000 scalzacani e poche teste calde come lo definisci? più pompi i risultati ottenuti prima dell’aggressione garibaldino-piemontese, più grande deve essere stata l’inettitudine di chi ha perso

      2) meno polemicamente … ora fuggo

    • Francesco scrive:

      eccomi tornato

      interessante, e utile, la statistica proposta dal Berlinguer (figura peraltro pessima della storia patria)

      SE possiamo prenderla come indizio della situazione generale del regno di Napoli, mi rimane la domanda di fondo: come può un paese prospero, sano, con una significativa industria, farsi fottere dalle manovre di un ministro torinese, di un guerrigliero biondo, di un re fesso, manovre ben note? come può non comprare (con accordi ragionevoli) la tregua dagli inglesi e dai siciliani? come può non preparare abbastanza forze da sconfiggere con irrisoria facilità le scorribande dei “patrioti”?

      l’esito della guerra di invasione mi dice molto più delle tue citazioni, che pure fanno onore a chi tanti dati ha cercato (e onestamente scrive che è solo un inizio per poter valutare il grado di sviluppo delle varie parti d’Italia)

      ciao e smettila di arrabbiarti, che perdi lucidità di studioso

  122. mirkhond scrive:

    Quanto infine alla “gloria” e all'”idea d’Italia unita che avrebbe animato i FRANCOFONI Cavour e Vittorio Emanuele II, ricordiamo ad libitum, nella vana speranza di rompere certe tufaggini DURE A MORIRE, che l’idea d’Italia era un confuso coacervo di romanticherie intellettuali, e gli stessi Savoia erano animati dalla SECOLARE FAME di ingrandire i loro domini.
    Lo prova platealmente il fatto che il primo re d’italia continuò a farsi chiamare SECONDO, nella numerazione dinastica, e il cambio della capitale fu una necessità impostagli dalla Francia di Napoleone III, in relazione alla Questione Romana.
    Lo stesso Cavour, proclamando Roma capitale d'”Italia” il 27 marzo 1861, sperava NEI FATTI di MANTENERLA a Torino, in quanto Napoleone III, aveva fatto di Roma il PIEDE FRANCESE per la sua influenza sulla penisola.
    IL trasferimento della capitale del Piemonte a Firenze, avvenne proprio per tranquillizzare Napoleone III, che la intese come rinuncia DEFINITIVA a Roma.
    Fu solo con la sconfitta francese a Sedan nel settembre 1870, e la fine della monarchia bonapartista, a permettere al Piemonte di papparsi quel feudo francese!
    Vittorio Emanuele, la cui avidità NORRENO-POLENTONA doveva essere pari a franze$co, comunque si rendeva perfettamente conto che un italia unita, grazie alla REGIA BRITANNICA, da sola non valeva di più dei precedenti stati PREunitari, come potenza politica-militare.
    E dunque per lui, unificare la “Talia” era solo UN TRAMPOLINO DI LANCIO per UN ULTERIORE ESPANSIONE COLONIALE, tesa a formare un impero che andasse dall’Egeo all’Atlantico.
    Ciò spiega il successivo colonialismo italiano che con Mussolini giunse al culmine e al ROVINOSO CROLLO per le ragioni che conosciamo.

    • Francesco scrive:

      direi che la verità è all’opposto: una volta unita, l’Italia ebbe la forza per iniziare le sue avventure coloniali, che nessuno staterello avrebbe mai potuto compiere

      sulla miseria umana dei Savoia e dei piemontesi in generale, sfondi una porta aperta: furono disperatamente impari al compito che si erano assunti

      e il mare di sangue che scorse nel Sud nei decenni successivi all’unità è una prova di quel fallimento

      • habsburgicus scrive:

        dei Savoia e dei piemontesi in generale

        non sarebbe ora di ricordare che tanti risorgimentisti erano lombardi (e anche veneti) ?…proprio quelli che oggi blaterano tanto di secessione :D..ma andè a dè via i ciapp come credo si dica da voi 😀
        siete voi lombardi che avete incominciato a rompere le scatole con l’unità d’Italia (si, lo so, voi in segreto volevate Milano capitale en :D) e con il “giogo” austriaco..orrore 😀
        Il Piemonte ha una sola colpa, grande (e, mi pare, sufficientemente espiata)..quella di avervi dato spago fin dal 1848
        risultato
        stravolgimento del vecchio Piemonte, dal 1848 al 1859, quando NOI per primi conoscemmo le delizie del liberalismo, appoggiato dai tanti esuli (meridionali come De Sanctis e Mancini; veneti come Paleocapa, un’infinità di lombardi) e, credimi, il popolo ne avrebbe fatto volentieri a meno !
        perdita della capitale, col massacro dei torinesi (1864)
        perdita della Nazione, al più tardi entro fine ‘800
        smembramento delle terre avite, a noi unite da secoli e che ci dicono molto di più di quelle oltre-Ticino (1860)
        progressiva esclusione dei piemontesi dall’amministrazione statale (entro gli 1880’), dal R. Esercito (entro il 1915/1922), dalla diplomazia (al più tardi entro l’Età fascista)
        fine dell’ultimo residuo legame con la nostra Storia millenaria (1946)
        in più le colpe, in buona parte vostre o degli emiliano-romagnoli (Cialdini, modenese; Fanti; Farini; Minghetti) o dei toscani (Ricasoli) ce le affibbiate a noi ! e, mi spiace lo facciano anche i meridionali
        ora basta, eh 😀

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Cialdini eseguiva ordini impartiti dall’alto, eh.
          Quindi ora l’unità è stata una sciagura per i poveri piemontesi che non poterono trattare il Sud come una colonia per troppi decenni?

        • Francesco scrive:

          gli è che a Milano era pieno di teste calde e a Vienna di teste di cavolo

          però il potere se lo sono preso quasi subito i meridionali, se ricordo bene

          che lo abbiano perso i piemontesi non mi stupisce, piccolo popolo di piccolo paese

          😀

        • habsburgicus scrive:

          piccolo si, ma che tuttavia aveva una tradizione statuale (cosa che a Milano si sognano, almeno dal 1535 in poi se togliamo la parentesi napoleonica, folle anche in questo :D) ed anche una discreta forza militare..e rispettata
          il mondo riderà del Regio Esercito italiano (ahimè, spesso ma non sempre, a ragione) ma non rise mai dell’Esercito sabaudo che nel XVII e soprattutto XVIII secolo mantenne le residue tradizioni militari italiche! (altrove limitate a grandi capitani, al servizio dell’Impero, Montecuccoli ecc)

  123. mirkhond scrive:

    Colonialismo reso possibile, come già l’unificazione piemontocratica dell’Italia, dall’interesse imperiale di avere in mani sicure, le rotte verso l’India.
    Non a caso le prime colonie sabaude vennero create sulla sponda eritrea del Mar rosso e in Somalia!

  124. izzaldin scrive:

    cerco di chiudere qui lo scambio di vedute on mirkhond.
    io apprezzo i tuoi insulti, nei miei confronti, davvero, perché sono espressione di uno studio lungo e appassionato.
    vorrei però chiarire due-tre cose.
    1) io non sono un cosplayer garibaldino, non vivo nel passato, guardo con simpatia e cerco di studiare un periodo storico che mi interessa, tutto qui.
    2) tu mi accusi di simpatie sabaude, ma non è così e mai ho detto qualcosa del genere. non volevo insultarti parlando di odio ideologico (tu hai studiato l’argomento probabilmente più di me, e le tue idee sono legittime), sarà il mio carattere, ma io preferisco la complessità e il dubbio alle tesi granitiche.
    3) per dirti quanto poco mi interessi l’onore di casa Savoia, sono totalmente convinto che il comportamento dell’ultimo re Borbone sia stato di una dignità e di un coraggio che tutti i Savoia del Novecento messi insieme non ebbero. figurati quanto me ne frega di difendere il Regno d’italia. A me i Savoia stanno generalmente antipatici e tifo Gaetano Bresci.
    4) in tutte le cose che hai detto, tutte giuste e tutte basate su fonti documentali di cui sei prodigo (cosa per cui ti ringrazio ancora) ce n’è una che però è falsa: quella che Garibaldi avrebbe commerciato in schiavi, i cosiddetti “coolies” cinesi.
    Infatti è l’unica tesi che non hai corredato con auterevoli fonti. E’ una diceria diffusa in ambienti neoborbonici ma non c’è la “pistola fumante”, non esiste documenti che provino inoppugnabilmente queste voci. si sa che Garibaldi affrontò il Pacifico per motivi commerciali, ma non ci sono documenti che attestino il fatto che fosse schiavista. Anzi, è documentato che in Sudamerica liberò schiavi e combattè al fianco di battaglioni di schiavi liberati afroamericani.

    Io sono contentissimo di dialogare con te e ti rispetto come persona che merita massima stima, e rispetto anche le tue idee, legittime e frutto di anni di studio.
    Sappi che in realtà le nostre posizioni sono meno distanti di quanto appaiano.

    saluti,
    izzaldin.

  125. mirkhond scrive:

    Per Izzaldin

    Ho citato Giorgio Candeloro che, nel 1982, si pose il dilemma sulle ombre di Garibaldi, proprio in riferimento alle sue esperienze sudamericane.
    Tieni conto che Garibaldi, che fu molto meno stupido di come lo ha dipinto una storiografia a lui favorevole, già in vita, già negli anni sudamericani fu un abile propagandista di se stesso, un po’ come i successivi Pancho Villa e il comandante afghano tagiko Massud.
    Si attorniò di abili propagandisti come Giuseppe Cuneo, che ne scrissero elogi entusiasti e commossi, facendo nascere ed alimentandone quella leggenda dell’eroe puro e disinteressato che ancora oggi fa breccia in tanti cuori in buona fede.
    Non è una leggenda neoborbonica il soggiorno di Garibaldi in Perù, e nemmeno che lavorasse per il suo conterraneo, l’armatoreligure Don Pedro De Negri, che si arricchì col trasporto dei Chinos, come SCHIAVI nelle miniere di guano delle isole Chinchas, come sappiamo dalle memorie dello scrittore anch’esso ligure, Jack La Bolina (1840-1932), che nel 1865, ufficiale di leva nella marina piemontese, in una sosta a Lima, fu ospite proprio del connazionale De Negri, ormai ricco e facoltoso imprenditore naturalizzato peruviano, e con cui discussero del soggiorno peruviano di Garibaldi, di cui è appurato almeno UN viaggio dal Perù alla Cina e viceversa, tra l’ottobre 1851 e gli inizi del 1852, la cui nava caricava anche “Los Chinos”!
    Certo La Bolina dice che Garibaldi li avrebbe trattati bene, li avrebbe fatti “scoppiare di salute”!
    Sarà, ma quei “chinos” in Perù non andavano a farsi la costa crociera ma a sostituire i neri (la cui schiavitù in Perù fu abolita nel 1854) come SCHIAVI nelle suddette miniere. E questo fino al 1884!
    Dunque o il cosidetto eroe era all’oscuro dei traffici del suo sodale De Negri, e dunque era davvero quel beota che una propaganda, anche a lui favorevole, lo dipinge, oppure…oppure i dubbi di Giorgio Candeloro hanno un fondamento!
    E non possiamo certo affermare che Candeloro fosse un biekiSSimo borboniko,eh? 😉
    Per il resto mi scuso se ti offeso, ma sai è che sono stanco di una dura lotta che si ripete sempre uguale da tanti anni, contro i tanti che invece di cecarsi gli occhi su testi di difficile reperimento, ingobbirsi e vivere in solitudine le loro ricerche, debbono poi sentirsi canzonare dal solito “storico della domenica” (che NON sei tu, s’intende), che non fa che ripetere vecchie propagande di regime, lette su testi scolastici a 18 anni, e che poi si è occupato d’altro!
    ciao!

  126. mirkhond scrive:

    Per Francesco

    Appurato che i “mille” erano solo lo stato maggiore di un’avanguardia molto più consistente, come i 50 re e condottieri micenei chiusi nel ventre del Cavallo di Troia, ti chiedi come mai il mio paese è crollato sotto questa invasione norrena!
    Perché Troia cadde sotto i Micenei, con cui anni prima aveva rapporti commerciali?
    Perché il Tauantisuyo cioè l’Impero Incaico, abitato da milioni di persone sparse per la cordigliera andina dalla Colombia meridionale al Rio Maule, al centro del Cile, cadde sotto i colpi di 170 spagnoli?
    Ataualpa, come poi Francesco II avrebbe potuto facilmente avere ragione di quel piccolo manipolo, ma la sua curiosità nel capire chi fossero, e tanta, tanta SFORTUNA, rivoltarono in maniera incredibile la situazione!
    Francesco II, giunto al potere a 23 anni, il 22 maggio 1859 era un ragazzo colto, sensibile, molto religioso da rasentare il bigottismo, ma aveva un carattere DEBOLE, a differenza del defunto genitore Ferdinando II.
    Di cui volle continuare la nobile politica di assoluta neutralità che però nel 1856 aveva portato le Due Sicilie in un isolamento politico-diplomatico.
    Politica romantica, nobile, ma purtroppo utopistica che solo un gigante come Ferdinando, dotato di forte carisma e volitività, poteva portare avanti.
    Nel 1848, in un contesto che avrebbe fatto tremare chiunque altro, Ferdinando II non perse la calma (i capelli però gli si imbiancarono a 38 anni), restò a Napoli, e alla fine, quasi esclusivamente con le sole forze interne alla nazione, riuscì a schiacciare la rivoluzione massonica, e a preparare la riconquista della Sicilia, un po’ come oggi Assad in Siria!
    Francesco non aveva queste doti, e l’unica cosa ragionevole che avrebbe potuto fare, era, appena incoronato, rinnegare la politica paterna, rimettere in vigore la costituzione del 1848 (che Ferdinando aveva sospeso il 13 marzo 1849, anche per la forte IMPOPOLARITA’ che suscitava nella maggioranza dei napoletani, con petizioni scritte giuntegli da comuni di tutto il Regno, che lo imploravano di ABOLIRLA, visto il magna magna, le ruberie di denaro pubblico e la mala e confusa gestione del potere in quei mesi caldi del gennaio luglio 1848; che è facile gridare sologans da parte di agitatori e piazzisti ideologici, poi però bisogna misurarsi con i FATTI della cosa pubblica, e la le cose si fanno complesse ed ostiche per ciarlatani improvvisati, ieri come oggi 😉 🙂 ):
    Dunque ripristinare l’IMPOPOLARE costituzione (che però piaceva ai POTERI FORTI di Londra soprattutto), e spartirsi lo Stato Pontificio coi Savoia, come gli scrisse segretamente lo stesso Vittorio Emanuele II.
    Insomma Francesco doveva RIsottomettersi ai desiderata britannici, come avevano fatto i suoi predecessori fino al 1836.
    Francesco, riprese le relazioni dipolomatiche con Francia e Inghilterra, ma rimise in vigore la costituzione solo il 25 giugno 1860 con Garibaldi in Sicilia, e quindi dando segno di debolezza.
    Spartirsi lo Stato Pontificio coi Savoia, manco a parlarne per non ferire il Papa e beccarsi una scomunica, ma anche perché in fondo ai Borbone le terre a nord di Ascoli Piceno non avevano mai interessato, anche per la loro sostanziale povertà!
    Infine l’apertura dei lavori del Canale di Suez, e il pericolo di vedersi sottrarre gli accessi al Mar Rosso dalla Francia, accelerarono i piani inglesi, con una vasta rete di sobillatori pagati dai fondi britannici, ed attivi in Sicilia dal luglio 1859, con il loro principale agente Francesco Crispi (1818-1901), e in Napolitania dall’aprile 1860.
    La classica storia bollata come “complottismo” da tutti coloro che credono (o vogliono far credere) che le vicende e i rivolgimenti politici e geopolitici siano sempre alla luce del sole.
    In sostanza gli agenti britannici, con Crispi a capo, sfruttarono l’astio antinapoletano della gran parte dei siciliani, facendo balenare un cambio dinastico che avrebbe portato all’indipendenza della Sicilia.
    Del resto già nel 1848-1849 il governo indipendentista siciliano aveva offerto la corona ad un Savoia, quel Ferdinando duca di Genova, fratello di Vittorio Emanuele II, e padre della futura regina Margherita (1851-1926), che però aveva dovuto rifiutare per le pressioni della Russia, il più forte alleato delle Due Sicilie!
    Nel 1859 dunque Francesco avrebbe potuto salvare il suo trono e la nostra indipendenza riaccodandosi al carro britannico, nel 1860 era troppo tardi.
    Francesco tentò di sfruttare la rivalità franco-inglese sperando nell’aiuto di Napoleone III, a costo della rinuncia alla Sicilia, nell’estate 1860 e fino alla capitolazione di Gaeta nel febbraio 1861.
    Francesco aveva in mente la delusione francese, per le vicende tosco-padane del 1859-1860, in cui gli accordi di Plombieres (luglio 1858) tra Francia e Piemonte sulla spartizione dell’Italia erano andati a farsi benedire.
    L’Inghilterra infatti aveva pressato Cavour a sconfessarli di fatto, e a procedere con l’annessione dell’intero “pacchetto” di territori tosco-padani sottratti all’Austria e al Papa, dando a Napoleone III il “contentino” di Nizza e Savoia, tanto care al nostro Habsburgicus e a ragione (aprile 1860).
    Dunque Francesco II poteva sperare (e a lungo sperò invano) nel risentimento francese contro Londra e Cavour che lo avevano gabbato dopo Solferino e San Martino (giugno 1859).
    Perché però Napoleone III non sostenne i Borbone?
    Perché voleva sì, salvare le Due Sicilie, ma come FEUDO FRANCESE, nella persona di Luciano Murat, figlio di Gioacchino, che fu nostro re usurpatore nel 1808-1815.
    Ora, Luciano Murat nel Regno era un perfetto sconosciuto, e dunque Napoleone accettò di far affondare i Borbone, negandogli la copertura navale delle nostre coste.
    L’Austria poi non sarebbe mai potuta intervenire, in quanto essa stessa era sulla difensiva, dopo la sanguinosa serie di ribellioni del 1848-49, ed in debito con l’Inghilterra che aveva contribuito a salvarla in concorso con la Russia.
    Francesco Giuseppe, essendosi rassegnato a cedere l’Italia tosco-padana sua, non avrebbe a maggior ragione potuto impegnarsi per salvare Napoli.
    E la Russia? Il nostro grande alleato?
    Anche l’alleanza con la Russia, voluta da Ferdinando II in funzione antibritannica, purtroppo, con la Guerra di Crimea (1853-1856), andò a farsi benedire, in quanto gli zar disponevano di una potenza continentale ma non di una flotta con cui contrastare Londra.
    Per cui, il nuovo zar, Alessandro II (1855-1881), nel 1858-1860 de facto abbandonò Napoli al suo destino, continuando “il Grande Gioco” contro l’Inghilterra in altri fronti di terra più congeniali alla Russia come l’Asia Centrale!
    Insomma nel 1860 nessuno voleva o poteva mettersi contro l’Inghilterra, e le tardive concessioni di Francesco II al partito massonico, fatte in un momento di grave debolezza interna ed internazionale, provocarono il crollo del Regno!
    Bisogna dire infine, che Napoleone III, uno dei più grandi pasticcioni che la Francia ha conosciuto al potere, nella primavera del 1861 di fronte al rafforzarsi della guerriglia napoletana antipiemontese, cambiò ancora idea e decise, nacostamente di appoggiarla, favorendo nel settembre-dicembre 1861, l’impresa del generale catalano carlista, Josè Borjes (1813-1861), che viveva in esilio modestamente, proprio in Francia.
    Napoleone in realtà voleva usare la guerriglia borbonica per restaurare le Due Sicilie, ma sempre sotto suo cugino Luciano Murat, il quale a liberazione avvenuta, sarebbe dovuto subentrare a Francesco II, allora esule ed ospite del Papa a Roma, con quei trucchi e giochi di prestigio di cui i potenti sono molto abili.
    In sostanza Napoleone riprendeva il discorso di Plombieres, in chiave antipiemontese, e pare, che la stessa morte improvvisa di Cavour (6 giugno 1861) dopo solo una brevissima malattia, fosse attribuibile ad un agente napoleonico, una cameriera, come apparve in un libro in Francese, anonimo, pubblicato nel 1871.
    Perché allora le cose andarono ancora a favore del Piemonte?
    La spiegazione è nella spartizione del bottino duosiciliano tra Francia ed Inghilterra.
    Londra alla fine del 1861 (anche per venire incontro a proteste di una minoranza dell’opinione pubblica britannica, accortasi tardivamente, del carattere di brutale conquista coloniale della cosiddetta unità italiana), Londra dunque era disposta alla restaurazione dell’indipendenza napoletana, ma MAI E POI MAI avrebbe ceduto la Sicilia.
    Non aveva certo cacciato i Borbone per mettervi la Francia, eh!
    Ma a Napoleone III interessava l’INTERO PACCHETTO duosiciliano, portando avanti le rivendicazioni francesi del 1799 e del decennio bonapartista-murattiano del 1806-1815, mentre Londra prospettava proprio il ripristino degli assetti del 1799 e 1806-1815 con la Due Sicilie DIVISE, questa volta con i Savoia in Sicilia e Luciano Murat a Napoli!
    Il rifiuto di Napoleone III di rinunciare alla Sicilia, (che gli avrebbe fornito un anello di collegamento con i domini algerini, più le ricche zolfare, base industriale dell’Inghilterra), portò al crollo del progetto, col Borjes abbandonato dal capobanda Crocco, che in realtà era pilotato dalla Francia, e frettolosamente silenziato con una rapida esecuzione a Pietrasecca, nei pressi di Tagliacozzo, in Abruzzo, alla frontiera collo Stato Pontificio, l’8 dicembre 1861 (Vittorio Emanuele, avrebbe emesso un decreto di grazia, il 9 dicembre 1861, ad esecuzione avvenuta!).
    Napoleone dunque, sfrutterà il “brigantaggio” antipemontese, continuando per anni, almeno fino al 1864-1866, ad ingannare i Napoletani, e in realtà per fare pressioni su Torino, con l’apertura dei mercati italiani ai prodotti francesi a prezzi di favore, e soprattutto su Londra per avere mano libera nelle imprese coloniali, come la disastrosa campagna messicana del 1863-1867, e la conquista dell’Indocina (dal 1863), e di ampliamenti in Africa!
    In sostanza furono le esitazioni del buon Francesco II ad abbandonare geopolitiche nobili, ma non realistiche, e i rapporti di forza internazionali, le VERE cause del crollo del Regno!
    E ciò spiega l’apparente contraddizione tra un relativo benessere del Regno, e poi il suo improvviso, inspiegabile altrimenti crollo.
    In Italia, divisa o unita, chi si ribella al vassallaggio di turno, finisce col venirne sempre schiacciato. Ieri come oggi. Purtroppo!
    ciao!

    • Francesco scrive:

      1) oltre ai Mille chi c’era sul campo?
      2) troppo facile sobillare la Sicilia direi … che cribbio di governo avevate?
      3) tutto quello che scrivi non modifica la sostanza del problema: il Regno era morto dentro per crollare così in fretta, anzi anche per finire così isolato e mal guidato

      ciao

      • mirkhond scrive:

        Vedi, il nostro problema, l’ETERNO problema napoletano e siciliano E’ nelle sue classi dirigenti.
        Le quali hanno una mentalità clanico-clientelare, che spesso nella nostra storia le ha portate a tradire il sovrano regnante con uno straniero, perché “tutto cambi, purché nulla cambi” come disse, a ragione, il grande Tomasi di Lampedusa.
        Nel 1860 è avvenuto il solito copione. Così come nel 1943!
        Da noi le classi dirigenti pensano solo al PROPRIO interesse non a quello del popolo.
        Nel 1860 nelle Due Sicilie ci fu l’ennesima congiura dei baroni.
        Solo che questa volta non ci fu solo un cambio dinastico, ma la perdita della nostra indipendenza.
        Ora, di fronte a un ‘elite simile, sono necessari o sovrani col polso d’acciaio come Ferdinando II, oppure ruffiani docili ai diktat del potente straniero.
        Un Francesco II, troppo mite, gentile, cavalleresco e BUONO, non poteva reggere in un simile frangente!

        • Francesco scrive:

          Carissimo, mi rendo conto che questo ci distanzia ma … hai appena dato ragione storica a Cavour.

          Se il Regno delle Due Sicilie era quella roba che descrivi, non aveva senso che rimanesse. E purtroppo chi si è fatto avanti per farlo cadere e sostituirlo non era un bianco cavaliere immacolato ma un uomo di mondo e di affari.

          Ad aggravare le cose, una impressionante incapacità militare, pur sapendo cosa stava facendo il Piemonte (la guerra di Crimea avrebbe dovuto essere un bel campanello d’allarme).

          Crispi è quello poi divenuto ministro e capo del governo?

        • mirkhond scrive:

          Ovviamente continuiamo a girare a vuoto senza capirici.
          Io ti sto dicendo cosa accade ad un piccolo paese se sfida un colosso, e tu mi tiri fuori presunte incapacità di gestione politica, ecc.
          Continui cioè (e poi da uno con simpatie leghiste!) a seguire la vecchia stantia propaganda del vincitore.
          Quello che è successo ai Borbone, è accaduto anche all’italia UNITA, quando Mussolini nel 1940-1943, si illuse di potersi liberare del giogo del vassallaggio verso un potentato straniero!
          In sostanza in Italia chi alza la testa contro il potente straniero di turno, viene prontamente riabbassato.
          Questo accadde nel 1860, e poi nel 1943!

        • mirkhond scrive:

          Se il Regno delle Due Sicilie era quella roba che descrivi, non aveva senso che rimanesse.

          Dopo infatti è stato tutto un radioso fiorire di benessere, onestà, sotto un governo norreno, giusto?
          Francesco ma che ti è successo?
          Tu che sei leghista, da un paio di giorni stai dando d’aceto ripetendo le fregnacce trite e ritrite della storigrafia dei vincitori?
          Ma non è che in realtà sei Andrea Di Vita :), con un diverso nick? 🙂

        • Francesco scrive:

          1) io sono indipendentista, non leghista, infatti non li ho mai votati

          2) se hai 10.000 soldati e il tuo nemico ne ha 20.000, mettiti d’accordo con lui prima della battaglia (cit)

          3) il problema è che non vuoi vedere i terribili errori (interni prima di tutto) dei Borbone e preferisci dar la colpa alla Perfida Albione. eppure uno stato piccolo ma organizzato e unito può fare molto per resistere alle pretese di un impero, non certo uno conciato come tu lo descrivi … quello deve ringraziare il cielo per ogni giorno in cui non viene invaso

          4) giudizio pari pari per Mentone il dilettante

          ciao

      • mirkhond scrive:

        oltre ai Mille chi c’era sul campo?

        L’Inghilterra, e le sue immense risorse diplomatiche, economiche e umane!

      • mirkhond scrive:

        “che cribbio di governo avevate?”

        Un governo, che aveva scoperto benissimo la “gladio” britannica guidata da Crispi, grazie ad un serio e onesto alto funzonario di polizia, il siciliano Salvatore Maniscalco (1811-1864), che la Mafia, tentò di assassinare nel 1859-1860, mentre era a Messa con la moglie incinta, ad opera di un sicario, tale Farinella, a Palermo.
        Maniscalco e il governo borbonico, dunque erano venuti a conoscenza di questa rete, ma non poterono agire più di tanto, perché questi agivano sotto copertura britannica!
        La cui base era l’ambasciata britannica a Napoli!
        Ripeto ancora una volta: un piccolo paese NON puo’ ribellarsi ai diktat di un IMPERO, se alle spalle non ne ha UN ALTRO!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Stai dicendo che mancava addirittura il controllo del territorio?

        • mirkhond scrive:

          No. Ma che quel controllo passava attraverso vecchi e nuovi baroni, che potevano decidere il passaggio o meno di intere aree da un governo all’altro.
          Come accadeva fin dai tempi, se non dei Normanno-Svevi, dall’epoca angioina!
          In Sicilia poi più che in Napolitania, perché qui il baronaggio era molto più potente e con poteri di negoziazione maggiori, rispetto a quello napoletano, già indebolito a partire dall’epoca del viceregno spagnolo (1503-1707)!
          Infatti lo storico Angelo Mangone, che avemmo il piacere di conoscere nel lontano 1993, in una sua conferenza su Maria Sofia, ultima regina delle Due Sicilie, ci disse che il vero errore dei Borbone-Napoli fu quello di non aver rinunciato alla Sicilia.
          La Sicilia fu la chiave di volta del complesso gioco geopolitico internazionale, che portò al crollo del Regno!
          I Savoia, in fondo, furono molto più fortunati di quanto si creda a dover perdere la Sicilia a favore della Sardegna nel 1720.
          In quanto la Sardegna era povera, e dopo secoli di dominio catalano-spagnolo, molto più docile (tranne durante i moti del 1793-1796), perché aveva un baronaggio, quasi tutto di origine catalana e senza quella potenza, ricchezza e capacità di contrattazione e ricatto di quello siciliano.
          La povertà della Sardegna, rendeva le sue classi dirigenti più disponibili ad accettare una dominazione straniera.
          In Sicilia invece, già dopo i Vespri del 1282, i sovrani, sia residenti nell’Isola, che fuori, in Spagna, Austria e poi Napoli, per regnare dovevano trattare con questi potentati.
          I quali avevano molta presa sui propri contadini, attraverso i loro agenti, i gabelloti, le loro milizie private, futuro nerbo della picciotteria mafiosa!
          Nel 1852, Ferdinando II, fece un viaggio nell’Isola, teso a riconciliarsi con i ribelli del 1848-49.
          A Messina e a Catania il viaggio e l’accoglienza furono trionfali.
          a Messina il re abolì una tassa, quella sulle finestre, istituita dal governo rivoluzinario indipendentista del 1848, abolizione richiestagli dalla cittdinanza.
          Anche a Palermo si preparavano accoglienze fastose, ma Ferdinando non vi si recò “Pè fà nu dispietto a’Palermitani” disse.
          Non perdonava infatti alla città che gli aveva dato i natali, nel 1810, di esserglisi rivoltata, e per giunta proprio il 12 gennaio 1848, il giorno del suo compleanno!
          Questo astio ferdinandeo, fu fatale, perché l’aristocrazia palermitana se la legò al dito, prestando orecchio alle note trame britanniche!
          L’errore borbonico fu di sfidare Londra, avendo a che fare con un potere nei fatti MOLTO MENO ASSOLUTO di quel che si crede, e soprattutto in Sicilia, FORTEMENTE FILTRATO E CONDIZIONATO dal baronaggio.
          Le origini delle politiche mafiose, come ricerca di consenso, hanno questa origine.
          Mussolini infatti, nel 1941 progettò di deportare gli impiegati e i funzionari siciliani di stanza nell’Isola, poiché temeva che avrebbero favorito uno sbarco britannico.
          Cosa poi verificatasi nel 1943 con gli Alleati e ci ceti dirigenti isolani, nuovamente gestori del passaggio da un governo ad un altro.
          Ciò non toglie che non vi fossero siciliani sinceramente devoti ai Borbone (come nel 1943 al Fascismo), vedasi la rivolta borbonica di Partanna nel 1848 contro la giunta rivoluzionaria, o i volontari arruolatisi nelle file regie borboniche, con lo sbarco delle nostre truppe a Messina nel settembre 1848.
          Molta gente in quel tremendo frangente, schifata dalle atrocità commesse in nome dell’indipendenza, vide con gioia il ritorno dei Borbone.
          L’astio vero era contro Napoli e noi, non contro la dinastia in quanto tale.
          Idem nel 1943, c’era gente, soprattutto nelle zone orientali dell’Isola che piangeva di DOLORE nel vedere le truppe italiane ritirarsi verso il continente!
          Ripeto, il male, fu la potenza di vecchi e nuovi baroni con la lorio capacità di condizionare con le buone e con le cattive, intere aree a loro soggette.
          Senza Sicilia, sarebbe stato molto più difficile per Garibaldi e i Savoia invadere il Regno.
          Come prova il grottesco e fallito tentativo di Garibaldi, allora a capo di 6000 volontari della Repubblica Romana, di entrare nel Regno dalla frontiera settentrionale, venendo respinto a Sora dalla nostra gendarmeria, nel maggio 1849!

        • mirkhond scrive:

          Inoltre la Sicilia, fin dal XVIII secolo era un perno degli interessi britannici, paragonabile al Bengala in India, solo amministrato per interposta persona, tramite la stessa struttura del potere baronale, gabelloti, milizie private delle varie aziende britanniche, che controllavano interi settori dell’economia isolana, come le già citate Zolfare, l’industria del Marsala, alcune tonnare e industrie della lavorazione del tonno, ecc.
          Insomma tra baroni e compagnie private britanniche, il potere regio in Sicilia subiva molte limitazioni.
          Da qui l’impossibilità per Maniscalco e la polizia borbonica di stroncare una “gladio” massonica baronale, a guida inglese, di cui Crispi fu uno dei principali agenti nel 1859-1860.
          La riconquista borbonica nel 1848-49, fu ritardata ad arte proprio dall’Inghilterra, che solo nel maggio 1849, avendo deciso assieme alla Russia, di mollare le rivoluzioni europee, per timore di creare nuovi equilibri favorevoli alla Francia, mollò la presa, consentendo al generale Filangieri (1784-1867) di entrare vittorioso a Palermo il 15 maggio 1849, dopo aver proclamato un’amnistia generale secondo gli ordini del re, tranne per una cinquantina di dirigenti indipendentisti cui fu permesso l’esilio, come Ruggero Settimo!

  127. Moi scrive:

    @ PINO

    “Leggenda nera” del maltrattamento delle classe umili da parte dei Borbone, una cosa molto gonfiata dalla propaganda Piemontese, per poter presentare i Massoni come liberatori, da un lato, e per poter rappresentare a loro stessi gli appartenenti alle classi basse come “da sempre sottomessi”, a scopo di controllo sociale”

    [cit.]

    Ho fatto una piccola “mudéffica” ; -) a quel che dicevi … so che in fin dei conti non hai da ridire sull’ universalità del meccanismo; mi rendo conto, però, che mettere in discussione il “come” dell’ Unità d’Italia è ancora molto “tabù”. A meno che non si accetti proprio malgrado lo stigma culturale di “Revisionisti alla Pummarola” [cit.] … L’India NON rimette in discussione l’ “identità” dell’ Italia contemporanea, e quindi è ovvio che si possa parlarne in termini “coloniali” con maggiore disinvoltura. Certi suddetti “Revisionisti alla Pummarola” dicono che le “Due Sicilie” divennero in tutto e per tutto una Colonia Piemontese; solo che, siccome confinava, era facile nasconderlo. Esagerano ? Forse. Nel caso, sarebbero gli unici a esagerare ? Assolutamente no ! Ancora nei primi Anni Novanta del Nove(!)cento, Giovanni Spadolini* elargiva premi in “Secchioneria Risorgimentale Propagandistica” (si chiamava con un altro nome, pretenzioso e spocchioso … ma significava questo !) nelle pubbliche (!) scuole .

    Questa idea dei Meridionali “sottomessi da sempre”, adusi NON “all’ esercizio del diritto” ma “allo scambio di favori”; NON “alla conquista sociale nelle istituzioni” ma “all’ influenza degli amici degli amici” … è sempre nondimeno riecheggiata anche nella propaganda del PCI sulle modalità di controllo del Sud da parte della Mafia e relative speculazioni di mercantilismo Stato-Mafia da parte della DC. Quindi le antichissime (taciutissime da una parte, censuratissime dall’altra) origini nel PCI di non pochi Personaggioni della Lega NON sorprende.

    … E va’ là che Gianfranco Miglio “sa tutto del Sud” (si vedono le virgolette ?) dalla lettura di Luciano De Crescenzo !

    *

    Nel caso conosciate un pittore “Macchiaiolo” dallo stesso cognome, era suo padre. Giovanni Spadolini organizzava i seguenti eventi in doppiopetto [taglia XXXL, ndr] e cravatta , ma erano decisioni prese in cappuccione e grembiulino [sempre taglia XXXL, ndr] …

    @ FRANCESCO

    Norennia Italica Felix prima del 1861 ?! … Macché : miseria e pellagra (giusto per dirne “solo” due), anche sopra (!) al Po ! E ancora per moltissimo tempo anche dopo !

    … Di Carlo Bombrini non dici nulla ?! Tutto gli si può dire, tranne che abbia fallito … purtroppo per l’ ITALIA.

    Eppure, si può ammirare il suo busto di Padre della Patria (ma di quale “Patria” si parla ?!) alla Banca d’Italia di Firenze :

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f9/Palazzo_della_banca_d%27italia%2C_fi%2C_piano_terra%2C_sala_1%2C_busto_bombrini_2.jpg

    @ (QUASI, che altri lo sanno meglio di me … )TUTTI

    Pino Loricato Bianco, varietà del Pollino (fra Calabria e Lucania)… legno incredibilmente resistente ai tarli, veniva usato per mobili e casse panche; per il popolo dell’ Ex Regno delle Due Sicilie non tardò ad arrivare , nel giro di appena un lustro dall’ Unità d’ Italia, il tristissimo notorio dilemma “o Briganti o Migranti”. La prima grande ondata e-migratoria fu fuori dall’ Europa; quella di nemmeno un secolo dopo fu invece all’ interno dell’ Europa e della stessa Italia. Ebbene, ai tempi della prima ondata migratora (fenomeno demografico dapprima sconosciuto nel Regno delle Due Sicilie … chissà come mai. Va be’ …) ancora non esisteva la produzione industriale di cellulosa e cartone (vedi il cliché Anni ’60 “Terrone con valigia di cartone”) e fu usato perciò il miglior legno più disponibile in natura.

    Ma … gli “emigranti” furono statisticamente così tanti che il suddetto Pino Loricato Bianco rischiò di estinguersi (!) nel proprio habitat naturale del Pollino come specie vegetale colà presente da milioni (!) di anni nella propria varietà botanica .

    I “Nuovi Italiani del Sud” erano oramai irrimediabilmente immiseriti dai salassi Piemontesi istituiti per cercare di risanare gli spaventosi debiti economici di guerra. Debiti contratti soprattutto con l’ Inghilterra Vittoriana, vera “regista” dell’ Impresa dei Mille. Non mancavano neppure enormi “investimenti” Piemontesi di denaro pubblico per contrastare i “Briganti” nell’ unico modo possibile in una cultura e in un territorio del tutto sconosciuti : avvalersi della “collaborazione” (presto sfuggita di mano … lo vediamo oggi benissimo : proprio con l’ Expo 2015 !) delle organizzazioni malavitose come Mafia, Ndrangheta, Camorra, Sacra Corona Unita. Le quali esistevano certamente anche prima, ma non ebbero mai un simile spropositato potere come dal 1861 a Oggi e ahinoi avranno ancora in Futuro a lungo !

    PS

    L’ Italia è nata come “Piemonte Sabaudo Ipertrofico” … ma già soltanto questa semplice definizione diventa “bestemmia in chiesa” in qualunque scuola d’Italia. Figurarsi tutto il resto. Per le istituzioni la verità è soltanto ciò che si insegna nelle scuole. Quando una verità non si può più negare oltre … scatta l’accusa di “voler sfasciare il Paese !”

    • Francesco scrive:

      epperò io questa del Piemonte ipertrofico la ho studiata a scuola (liceo classico statale) da una prof decisamente patriottica ma intelligente e colta

      non esageriamo

      • PinoMamet scrive:

        In questo concordo con Francesco.
        Le critiche alla conquista e alla gestione sabauda dell’Italia post-unitaria sono “pane quotidiano” nelle scuole da un bel po’.

        L’argomento, ammetto, mi ha sempre appassionato poco, per meglio dire niente: sono di gusti più esotici, o più antichi.

        Nel merito, credo sia impossibile dare una valutazione complessiva dopo 150 anni: sarebbe bello dire “è tutta colpa dei Savoia ladri”, “no sono i Borbone che non hanno sviluppato abbastanza il paese”;
        ma il fatto è che in questi 150 anni sono successe un bel po’ di cose, per responsabilità di tutti.

        Poi, io non ho simpatie personali indipendentiste, e sto discretamente a mio agio da “italiano unito”, ma sono anche per l’autodeterminazione.
        Facciamo un bel referendum (ma vero, no su internet) e vediamo come va a finire.

    • Andrea scrive:

      @ Moi

      “…modalità di controllo del Sud da parte della Mafia e relative speculazioni di mercantilismo Stato-Mafia da parte della DC…”.

      Be’, comunque la si pensi, associare il “mercantilismo” – inteso nell’accezione economico-politica – al voto di scambio e alla permeabilità dei poteri alla criminalità organizzata, mi sembra un po’ eccessivo, per una ragione, se non altro: i mercantilisti si proponevano come obiettivo primario l’incremento della ricchezza nazionale, il che è difficilmente conciliabile con gli interessi di una “classe” essenzialmente parassitaria…

      Per quanto riguarda l’associazione mafia-DC, ripeto quello che credo di aver già detto altrove: non è una questione di colore o di vessillo, perché la criminalità organizzata ha bisogno del Potere, qualsivoglia esso sia. Ed effettivamente, in Sicilia, il fenomeno mafioso probabilmente ha tratto origine proprio dalla classe “intermedia” (campieri e gabelloti) incaricata di esercitare la forza nei riguardi dei contadini per conto dei baroni… Lungi da me giustificare la DC (che, in effetti, non ho alcun interesse a difendere: anche se, come dicevo, ci sono [stati] democristiani e democristiani…), ma rapporti di natura assistenzialistico-clientelare assimilabili al fenomeno mafioso sono presenti in tante società, per altri aspetti diverse e distanti (dall’Egitto alla Russia)…

      Per il resto, sottoscrivo pienamente l’idea di una (ri-)lettura dell’Unità (d’Italia) in chiave critica e decostruttiva, anziché “oleografica”…

  128. mirkhond scrive:

    Su un punto concordo con l’amico Habsburgicus

    L’unità d’Italia fu un fatto di elites e di alta geopolitica.
    I popoli da nord a sud, nel migliore dei casi sono solo STATI USATI in tale processo!
    Del resto ieri ho accennato proprio all’insurrezione piemontese del 1853, che giunse persino all’assalto di Palazzo Cavour!
    Gli insorti di Valle d’Aosta e Piemonte, tutta gente umile guidata dai loro parroci, volevano infatti che Vittorio Emanuele II, abbandonasse i sogni espansionistici, pagati sulla pelle della povera gente con tasse pesantissime e aumento del numero dei coscritti di leva, oltre che con l’emigrazione.
    In sostanza la gente ribadiva la sua fedeltà al suo sovrano, ma richiedeva ad egli il ripudio delle politiche liberali di Cavour (che tra l’altro colpendo anche la Chiesa, oltre a ferire nel profondo i sentimenti di un popolo molto religioso, toglievano anche l’unico ammortizzatore sociale che aiutava proprio i più derelitti, da qui il mio fiero antiliberalismo! 🙂 ).
    Vittorio Emanuele però, probabilmente perché pressato da Londra (e dunque timoroso della carta mazziniana che gli poteva esser rovesciata contro), e per la secolare avidità e sete di espansione territoriale, non potè soddisfare le richieste dei suoi pur devoti sudditi!
    Perciò è comprensibile la rivolta torinese del 21-22 settembre 1864 contro il trasferimento della capitale, dopo anni di sacrifici economici e di vite umane (quanti piemontesi e sudditi sardi in genere, hanno perso la vita, o ne sono usciti menomati nel fisico e nella psiche, dalle guerre del 1848, 1849, 1859 e 1860-1875?).
    Anche se, Torino, privata del suo ruolo di capitale politica (con grande dispiacere di Vittorio Messori), verrà poi abbondantemente ricompensata con diventare parte del triangolo industriale del nord.

    • Francesco scrive:

      ma il popolo “umile” era così estraneo all’idea dell’Unità d’Italia?

      le rivolte per la fame, le tasse, la leva, sono un’altra cosa, dal punto di vista logico e ideale, rispetto all’idea di nazione che mi pare fosse potente e diffusa.

      solo che non sono uno storico e non ho nulla di concreto per capire

      ciao

      • mirkhond scrive:

        Francesco, se c’era una cosa ESTRANEA all’idea della gente umile, che come sai meglio di me, è concreta e va dietro a ciò che vede e sente più vicino, era proprio l’idea d’Italia unita!
        Come potevano gli umili dei vari stati, da SECOLI divisi e con storie e vissuti MOLTO DIVERSI, provare un sentimento esistente solo nelle menti di elites colte, e in un coacervo pure molto confuso?
        Il soldati piemontesi combatterono per obbedienza al loro sovrano, ma continuavano a sentirsi piemontesi e NON italiani.
        A maggior ragione i sudditi degli altri stati preunitari!
        I Siciliani appoggiarono Garibaldi per la SICILIA INDIPENDENTE, e abbiamo ricordato l’aneddoto della “Talia” 🙂 creduta dai popolani siciliani essere la moglie di Vittorio Emanuele II!
        Quei garibaldini di varie parti della Penisola, ma in grande maggioranza settentrionali seguivano Garibaldi per un confuso ideale di un qualcosa di INESISTENTE, oppure perché attratti da una (sia pur malriposta) idea di GIUSTIZIA SOCIALE!
        No, l’Italia a livello dei suoi popoli era qualcosa di SCONOSCIUTO e INCOMPRENSIBILE!
        Come ha anche ricordato l’ottimo Habsburgicus!

        • Francesco scrive:

          diciamo che la pur eccellente opinione tua e di has, e qualche simpatico aneddoto, sono un pò pochino

          rispetto per esempio al peso che a livello di TUTTO il popolo poteva avere la posizione di un Alessandro Manzoni o un Giuseppe Verdi

          ciao

          🙂

          PS città vs campagna?

        • mirkhond scrive:

          Gli analfabeti che si esprimevano solo in dialetto, capivano Manzoni?
          Ma stai bene?

        • Francesco scrive:

          diciamo che ho qualche dubbio sull’ignoranza effettiva degli analfabeti

          una cultura popolare c’era in Italia o no?

          sembri un illuminista ….

          ripeto: ha senso parlare di una contrapposizione tra città e campagna in quell’Italia?

  129. mirkhond scrive:

    Per Moi

    A titolo personale, e come napoletano TI RINGRAZIO per aver saputo cogliere con quel tuo humour delle contraddizioni ;), la realtà delle vicende che portarono all’unificazione dell’Italia, e soprattutto del PERCHE’ ancora OGGI, dopo 150 e passa anni da quegli eventi, questo argomento suscita bagarre e polemiche a non finire, e la pronta reazione dei poteri politico-accademici contro i “revisionisti alla pummarola”!
    I crimini coloniali sono solo quelli avvenuti altrove, al massimo nei domini italiani d’Africa e nei Balcani.
    Riconoscere che la fratellanza tra italiani è una mistificazione, è un tabù troppo spinoso da infrangere, perché si teme che faccia crollare lo stesso edificio unitario!
    ciao!

  130. Moi scrive:

    Don Ugolino Giugni :

    http://www.youtube.com/watch?v=1dcskgTYZ-w

    … Un prete con messa in Latino e Bandiera dei BorbonE sull’ altare, proprio a Torino !

    • Moi scrive:

      ” Santa Messa in suffragio di tutti i caduti, massacrati nel nome di una unità italiana, voluta solo dalla massoneria e fatta contro gli Italiani è stata celebrata domenica, 7 luglio 2013, nella Chiesa dell’oratorio del Sacro Cuore in Torino. Don Ugolino Giugni ha celebrato il sacro, mesto e commosso rito, a memoria di tutti coloro che sono morti per difendere la loro Patria contro l’aggressione massonica, che ha portato ad una malaunità. Lo stesso celebrante ha benedetto anche le due corone di fiori, in onore dei martiri, ed ha benedetto il glorioso stendardo del Regno delle due Sicilie. ”

      [cit.]

      • Francesco scrive:

        Ora, va bene andare controcorrente ma i preti non dovrebbero dire le bugie.

        L’unità d’Italia fu voluta da moltissimi italiani, non solo dai massoni, è sbagliato dimenticare quanto il nazionalismo e il patriottismo fossero forti in quel secolo.

        Anche perchè basta leggere qualsiasi poeta o romanziere dell’epoca per capirlo benissimo.

        Questo per la cronaca, poi aveva ragione Gioberti e torto Cavour ma questo è rivangare il passato e non serve tantissimo.

        😉

        • habsburgicus scrive:

          L’unità d’Italia fu voluta da moltissimi italiani

          Bisogna distinguere fra due cose ben differenti…
          1° La percezione diffusissima che esistesse una Nazione italiana (e qui il nostro Mirkhond è ben più radicale :D), comunissima anche a molti conservatori, cattolici tutti di un pezzo; pensiamo da noi in Piemonte al Solaro della Margarita ma anche al De Sivo, pur strenuo difensore delle Due Sicilie; ciò però NON implicava il desiderio di unità politica, ma solo quello di stretta alleanza politica, cooperazione culturale, economica ecc, riconoscendo (già allora) che di fronte agli esteri, siamo tutti italiani (mai frase fu più vera :D); il Solaro dice bene, gli Stati italiani avrebbero dovuto riconoscere la loro comune identità etnica come gli Stati greci dell’Antichità, senza assolutamente “fondersi” in un tutto; anzi la diversità e pluralità dell’Italia era la sua forza (e così fu storicamente..pensiamo solo al Rinascimento)
          2° L’idea unitarista tipica solo di massoni settari e anticlericali (e sino al 1848 e oltre, neppure di tutti, pensiamo al Cattaneo), che NON era certo, non dico maggioritaria ma neppure ben rappresentata, nella classe colta e tantomeno nel popolo !; un caso inspiegabile resta il Manzoni, non a caso lombardo; era di certo cattolico, anche devoto, per quanto traspare; era unitarista ? (intendo già prima del 1855 circa)..se è così, rara avis 😀 è l’eccezione che conferma la regola; del resto il Manzoni è strano; ormai anzianissimo, non risulta che dopo il 20.IX.1870, abbia protestato contro la “sacrilega” (così definita allora dai cattolici) presa di Roma né abbia mai pensato di dimettersi da senatore del Regno; il genovese Brignole Sale (già nostro R. Ambasciatore a Parigi sino al 1848) per molto meno si dimise dal Regio Senato sbattendo la porta nel 1861, rifiutando la creazione del Regno d’Italia (e, ciò piacerà a Mirkhond, ricordò oltre alle spogliazioni dei territori papali, la detronizzazione vergognosa dei Borbone)… il siciliano Vito D’Ondes Reggio, nemico dei Borbone e dunque nel 1860 indirettamente pro-Garibaldi (chissà quanto avrà rimpianto poi la sua azione in quei tempi calamitosi 😀 ma la sicilianità prevalse :D), unico deputato cattolico nella X Legislatura eletta nel 1867 (il piemontesi conte Crotti, eletto a furor di popolo nella valdostana Verres, si vide l’elezione annullata perché aggiunse al giuramento la frase “salvis legibus divinis ac ecclesiasticis”, poi fu riammesso, indi morì appunto nel 1870), rifiutò di ricandidarsi per l’XI Legislatura (dopo la presa di Roma) e divenne intransigentissimo (dal 1870 al 1904 non ci sarà più un solo cattolico nella Camera della Terza Italia, e dagli anni 1890′ c.a neppure al Senato)….dunque il comportamento di Manzoni stona (secondo me il Vaticano decise di non colpirlo solo per la sua popolarità immensa e per i suoi meriti letterari..ma credo che in privato avranno fatto certi commenti :D)…. però è lombardo, l’ho già detto 😀 non a caso CL avrà lì la sua maggior forza; in Lombardia, Cattolicesimo e dané vanno molto d’accordo 😀 e Manzoni, non per essere maligno, era certamente ricco e comunque legato a quella grande borghesia a cui l’Unità conveniva anche economicamente 😀

        • Francesco scrive:

          la diversità e la pluralità dell’Italia sono anche quello che permisero a tutti gli stati europei di venire a fare il bello e cattivo tempo nella penisola …

          ciao

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          I neoguelfi cancellati dalla Storia…

          Vabbe’, vi lascio di nuovo ai vostri ragionamenti.

        • Francesco scrive:

          MT

          scusa ma chi erano i neoguelfi? li ho sentiti nominare ma non ricordo

          spandi conoscenza

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Generalizzando, sostenitori della nascita di una federazione italiana guidata dal Papa. Ovviamente il comportamento di Pio IX, dovuto al timore di uno scisma in Austria, fece naufragare tutte le velleità in tal senso.

    • Peucezio scrive:

      Moi,
      ma conosci persino don Ugolino???

  131. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Mi risulta che una volta rimasti senza Papa-Re … i Vescovi, soprattutto ex Pontifici come i “nostri” di Bologna e (!) Romagna, cercarono di trattare con le Logge per ritagliarsi poteri personali di Diocesi, tipo nell’ Islam 😉 🙂

    • habsburgicus scrive:

      Però la nostra Italia (ed è la sua bellezza :D) è strana…a parziale, e apparente contraddizione, di quanto da me detto prima, ricordo di aver letto una volta l’articolo di un francese (mi pare cattolico) che negli anni 1880’ contrapponeva la “Francia irreligiosa” alla “credente Italia” 😀
      Anni 1880’, mi capite ? quando la Massoneria aveva il potere assoluto, non c’era un solo cattolico nelle Istituzioni..gli attacchi al Vaticano erano moneta corrente 😀 nel 1881 i massoni cercarono di buttare nel Tevere le spoglie mortali di Pio IX, i pellegrini (specie francesi) erano presi regolarmente a botte e gli studenti scioperati si univano sovente ai cortei irredentisti e anticlericali
      Eppure un francese, dunque esterno, notava che il nostro popolo era ancora cristiano e ciò colpiva un gallo transalpino ! (le eccezioni, se posso chiosare, credo fossero all’epoca solo alcune città della Romagna più Livorno e poco altro..Modena stessa era ancora cattolica)
      Dunque, per tornare a Moi, i vescovi forse fecero bene a fare così !

  132. mirkhond scrive:

    Beh, ma è quello che in grande, fece la stessa Santa Sede, già a partire dal 1865, e soprattutto dopo il 1870, prendendo atto di un assetto politico ormai ineluttabile.
    Il Non Expedit di Pio IX del 1874, rinnovato da Leone III nel 1886, servivano più che altro sul piano teorico della difesa di un diritto violato.
    Mentre all’atto pratico DE FACTO si accettava la realtà delle cose, permettendo la patecipazione cattolica nelle politiche comunali, poi estesa da Pio X nel 1904 e poi col Patto Gentiloni del 1913, anche alla vita politica parlamentare.
    Insomma, i Patti Lateranensi del 1929 non furono che il compimento di un processo iniziato già sotto l’ultimo Pio IX, e volto oltre che alla sopravvivenza, al tentativo di riconquistarsi nuovi spazi di potere e influenza nel nuovo ordine massonico-unitario!

  133. mirkhond scrive:

    Leone XIII (1878-1903)

  134. Dif scrive:

    Ciao, vorrei fare una domanda agli storici del blog. Avete parlato molto di come il popolo del Sud abbia vissuto l’unità d’Italia, ma vorrei chiedervi un cosa: nel Centro, nei territori ex pontifici, com’era la situazione? Vi chiedo questo perchè vengo da Frosinone, e mi sembra che dalle nostre parti ci sia una totale ignoranza della storia locale, come un buco nero che va dall’ Impero Romano al ‘900, quindi mi piacerebbe sapere la gente cosa pensasse all’epoca, se erano sinceramente legati al Papa Re, o se fossero nel complesso favorevoli all’unità.

    • Francesco scrive:

      e nel resto del centro? Toscana e Modena e staterelli? dove pare si stesse bene

      lì che effetto fece l’Unità d’Italia?

      • habsburgicus scrive:

        Modena era certamente anti-unitaria e devota alla dinastia estense…solo Modena, in tutta Italia, diede (fatte tutte le proporzioni) molti più soldati al suo Duca (anche DOPO il 1859, nell’esilio veneto, come è già stato ricordato) rispetto agli unitari (liberali, garibaldini e compagnia asssortita :D)
        Parliamoci chiaro, se Francesco II avesse avuto un Esercito come quello del quasi omonimo Francesco V, Garibba’ se la prendeva in un posto menzionato sovente da Grillo 😀
        L’Italia essendo l’Italia :D, però già a Reggio (pur sotto Modena) era un po’ diverso…la devozione agli Estensi era forte anche lì, ma i liberali incominciavano a farsi sentire; diciamo che nello Stato estense il sentimento anti-unitario, in ordine decrescente, era: 1. Modena (allora cattolicissima e bianca); 2. Lunigiana (vedi le citazioni fatte da Mirkhond); 3. Reggio (molto meno)
        Per Parma la massima autorità vivente è Pino Mamet 😀 lasciamo che ci dica lui :D; a me pare che i parmensi sostanzialmente se ne fregassero; vi era un’ indubbia devozione alla Duchessa reggente (come manifestarono nei fatti con la contro-rivoluzione di inizio maggio 1859), ma non fino al punto da opporsi, mutate le condizioni, agli unitari; dunque, ricapitolando, mi sento di escludere che a Parma vi fosse una vera volontà di unirsi agli altri per fare l’Italia, ma quando ciò accadde, per forza maggiore, si adeguarono senza troppi sforzi; qualcosa mi dice che forse Piacenza forse fu più unitaria e liberale della dinastica Parma
        La Toscana si “liberò” dei Lorena (pure non odiati..la stessa storiografia di epoca unitaria come è noto riserverà ai Lorena ben altro trattamento dei Borbone :D) con sorprendente facilità, il 27-28/4/1859..con un “golpe”, chiaramente di stampo massonico (siamo in Toscana, no ?)..per la Toscana credo che il popolo fosse indifferente (con un certo sentimento di indipendenza toscana e di orgoglio granducale, avesse potuto scegliere) ma l’élite-l’unica che contasse-aveva probabilmente scelto in blocco (nel chiuso dei templi massonici) di aderire all’unitarismo, tranne qualche dissenzienziente..così fu fatto..e l’opposizione anti-unitaria rimase debole e a livello della critica e della mormorazione (anche se qualcosa durò fino al 1866, credo ne abbia scritto il Salvagnoli)

        • habsburgicus scrive:

          a Parma, giocò evidentemente a favore dell’unitarismo anche una personalità come Giuseppe Verdi (influentissimo anche altrove)

        • PinoMamet scrive:

          Per Parma concordo con la valutazioni di Habsburgicus.

          Maria Luigia restò una figura popolarissima nella coscienza popolare fino algi anni Cinquanta del XX sec.;
          ma, a dire il vero, più che altro a Parma città e nella metà provincia che le gravita attorno, a ovest del famoso ponte sul Taro che fece costruire (noto luogo di meretricio) non la calcolava già più nessuno.

          I parmigiani però (più ancora, credo, i parmensi) mostrarono un certo entusiasmo nell’unirsi a Garibaldi: ho già scritto in altre occasioni che ho letto l’elenco dei garibaldini parmensi, e non pochi erano anche di origini e lavori piuttosto umili, per cui mi sento di poter dire che la retorica unitaria fosse piuttosto viva da queste parti, anche fuori dalle elites.

    • habsburgicus scrive:

      @Dif
      Per quanto ne so, almeno nel Lazio (dunque incluso FR) il sistema di governo papale non aveva alcuna seria opposizione ed era accettato come qualcosa di naturale, che avrebbe potuto durare per altri secoli, fosse dipeso dagli abitanti :D…dopo il 1870 vi fu (pare) un certo rimpianto che tuttavia non si espresse in azioni concrete..con il tempo, e con la scomparsa di chi aveva vissuto quell’epoca, i risultati sono quelli che tu dici, cioè l’oblio di oltre un millennio di Storia 😀
      In Umbria e nelle Marche la situazione era simile, a livello popolare..parte delle classi agiate erano però anti-papali
      Solo nelle Romagne l’opposizione al dominio pontificio (per quanto esagerata da certa storiografia sensazionalistica) aveva una base consistente, in alcune aree forse maggioritaria

  135. mirkhond scrive:

    “il problema è che non vuoi vedere i terribili errori (interni prima di tutto) dei Borbone e preferisci dar la colpa alla Perfida Albione. eppure uno stato piccolo ma organizzato e unito può fare molto per resistere alle pretese di un impero, non certo uno conciato come tu lo descrivi … quello deve ringraziare il cielo per ogni giorno in cui non viene invaso”

    Il problema è che tu sei Andrea Di Vita in incognita ;).
    NON scherzi a parte, NESSUN piccolo paese può resistere ad una grande potenza, se la geografia, avendolo posto al centro di interessi geopolitici internazionali, cerca di reclamare la sua LEGITTIMA autonomia!
    Assad, senza l’Iran e la Russia, sarebbe caduto da un pezzo!
    E noi non siamo i Pashtun, asserragliati tra le loro formidabili catene montuose, che ne hanno forgiato uno spirito guerriero che tuttora impedisce di averne ragione, anche a grandi potenze!

    • Francesco scrive:

      Mirkhond

      siete caduti come pere mature con una resistenza del tutto inadeguata! e non avevate contro le armate di Bush I nella Guerra del Golfo ma Garibaldi e gli intrighi del Crispi!

      il problema è una situazione folle in Sicilia e poco migliore in Napoletania

      peccato, forse

      ciao

      • mirkhond scrive:

        Ancora co’ sto Garibaldi!
        C’avevamo contro L’INGHILTERRA!
        L’INGHILTERRAAAAAA!!!!
        YOU UNDERSTAND?

        • Francesco scrive:

          ma non è arrivato una solo soldato inglese a spararvi! te lo ricordi questo? e alla fine quello è il criterio

          non è all’Impero Britannico che vi siete arresi e/o venduti ma al Regno di Sardegna!

          dietro c’erano gli inglesi? e non li avete neppure saputi far venire fuori

          vergogna 🙂

        • mirkhond scrive:

          C’erano almeno un migliaio di inglesi tra i garibaldini.
          E la flotta britannica a vegliare…
          Lo stesso Garibaldi più volte riconobbe che senza l’aiuto britannico non avrebbe potuto neanche mettere piede, non a Napoli, ma addirittura in Sicilia!
          ps. Gli Inglesi erano un po’ più furbi degli americani, a fare fare le guerre per procura :), quando non ritenevano necessario impegnarsi direttamente.
          Del resto in India, una vera e propria amministrazione pubblica britannica si costituì solo nel 1858, mentre per il secolo precedente la faccenda venne appaltata ad una compagnia commerciale, sì britannica, ma PRIVATA.
          Ed era questa impresa PRIVATA a fornire amministratori e truppe per il dominio sull’India!
          Il Piemonte venne armato e coperto diplomaticamente perché riuscisse in un’impresa altrimenti inspiegabile.
          Che nel maggio 1859, a guerra dichiarata all’Austria, questa arrivò a 50 km da Torino, se non fosse intervenuto Napoleone III in ossequio agli accordi di Plombieres del 1858!
          Cavour seppe arrufianarsi i poteri giusti!
          Ciò di cui si accusa i Borbone, vale anche per l’italia UNITA, qualora i suoi politici si ribellassero al potente di turno di cui sono vassalli.
          Vedasi le vicende di Mussolini, Enrico Mattei, Aldo Moro, Craxi e Andreotti.
          Se Renzi o Grillo, oggi cercassero DAVVERO di ribellarsi ai diktat usani o eurocratici, quanto credi che durerebbero?
          Che fine farebbe l’Italia?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Mille inglesi sbaragliano l’esercito delle Due Sicilie? Stiamo parlando di quel regno che conosco io che aspirava al ruolo di potenza regionale nel Mediterraneo centrale, con l’industria pesante di cui ci parli e con una discreta marineria, oppure di una qualche nazione esotica ominima digiuna delle minime nozioni di guerra moderna? Perché solo in India, stando alla pur trionfalistica storiografia albionica, gli inglesi riportavano risultati simili con sproporzioni analoghe…

          E’ sempre questione di coerenza interna, non di chissà che ricerca storica…

        • Francesco scrive:

          1) che lo sbarco in Sicilia sia stato reso possibile dalle flotte inglese (e francese) me l’hanno insegnato a scuola

          2) interventi ulteriori delle flotte europee non ne conosco

          3) tanto meno ho mai sentito parlare della presenza di soldati inglesi tra le truppe garibaldine (mille uomini? mi pare veramente improbabile che non ne parli nessuno)

          insomma, mi sa che sul terreno il Regno delle Due Sicilie sia stato proprio sconfitto dal Garibaldi (i piemontesi arrivarono a cose fatte per prendersi il territorio e togliere grilli dalla testa di Beppe) e dalla disponibilità dei generali a farsi comprare

          ciao

        • Z. scrive:

          Francesco,

          — togliere grilli dalla testa di Beppe —

          Se era intenzionale, sei intenzionalmente geniale. Altrimenti lo sei inconsciamente.

          Tertium non datur, perbacco 😀

        • Francesco scrive:

          inconscio, sigh

          grazie comunque

          🙁

  136. mirkhond scrive:

    Non capisco comunque, questa tua improvvisa conversione al più abietto unitarismo piemonto-norreno-massonico, ma forse centra la cattiva coscienza della tua gente, subito affiancatasi ai Savoia nel 1859, a formare quella che Nicola Zitara, chiamò non a caso “La Banca Tosco-Padana”, il dispositivo politico-militare-imprenditoriale che, sotto la regia britannica, fece la talia!
    komplottista! orroree! Tutto avviene sempre alla luce del sole! l’italia era una cosa sentita da tutti da sempre, ma condannata a restare divisa da un destino cinico e baro! hiip hiip hurraa! E vaffanculo a chi le cose le studia da una vita, che poi è condannato a fare la figura del fesso, davanti al primo ignorante improvvisatosi storico della domenica, che dopo aver letto il sussidiario scolastico, non conosce altro che la gazzetta dello sport, però si permette di farti la lezioncina condita con tanto scanzonato sarcasmo dall’alto della sua crassa saccenza, giusto per il gusto di mettersi in mostra!

    • Francesco scrive:

      quando mi insulti, potresti citarmi esplicitamente? siccome di solito mi accusi di roba che con me non c’entra nulla, spesso non si capisce che ce l’hai con me

      😀

      infatti ancora non capisco se mi hai davvero dato dell’unitarista (tanto vale che mi dai del musulmano o dell’interista)

      Banca Tosco-padana cosa sarebbe? quando ha agito? che fine ha fatto Roma e la classe politica delle tue parti?

  137. mirkhond scrive:

    “ben altro trattamento dei Borbone”

    I Borbone si sa, DEVONO essere sempre bieki, inetti, abietti, incapaci, non ne devono mai combinare una buona.
    Sgovernano un Regno di 9.000.000 di bruti sul gradino più basso d’italia per povertà, istruzione, legalità.
    Sono dei vongolari, maccaronari, camorristi, spergiuri.
    Hanno un esercito di merda che fa ridere tutto il mondo, con soldati che fuggono al solo apparire di 1000 scalzacani in camicia rossa!
    Ma E’ VERO?
    Da molti anni, diversi studiosi, spesso in solitudine e lontani dalla retorica del vincitore ancora dominante nell’accademia, e bollati come “revisionisti alla pummarola” dai sapientoni di regime, citati da Moi!
    Perché, come diceva Michele Topa, sembra che non possa esistere un’italia unita se ogni giorno non ci sia un Borbone da abbattere, da sbeffeggiare.
    E da gente che dovrebbe invece guardarsi le travi che si ritrova tra i deretani e le cattive coscienze di chi ha tanto rubato, tanto fatto del male, che ha arricchito le sue terre, derubandone altre, pur fingendo di considerarle abitate da “fratelli”.
    Gente che come è tipico del violentatore butta tutta la colpa sul violentato!
    – In fondo è colpa sua, di quella bottanazza, che mostava tutto a tutti, mica nostra che ne abbiamo solo approfittato! –
    Ecco, questa gente che non vuol vedere, non vuol sapere, non vuol capire, perché sa già tutto, ha già capito tutto, ha visto tutto, dovrebbe poi fare i conti con la propria coscienza sporca di sangue e merda tipica dei farisei che si credono sempre nel giusto!
    Che schifo di persone!

    • mirkhond scrive:

      Da diversi anni, volevo dire, tanti studiosi in solitudine e tra il sarcasmo e lo snobbismo di chi crede di sapere tutto, stanno tirando fuori una storia molto diversa di come si svolsero quelle vicende, restituendo orgoglio e onore a chi troppo a lungo da “italiano” è stato disonorato e infangato da altri “italiani”, che però si dicevano e si dicono (come e quando fa comodo a lorsignori però, vedasi matteo salvini e relativa lega celoammusciata) “fratelli”
      “Fratelli” più “civili”, “colti”, “istruiti”, “emancipati” perché percorsi dal calvinistico “vento del nord”, e dunque autonominatosi “redentori” di quell’orreida “Barbonia” , naturaliter et semper infelix.
      Mentre, tale infelicità ha epoche e responsabilità precise, che, sono ANCHE tra noi, ma che partono proprio da quelle terre NORRENE, aldiqua e aldilà delle alpi, sempre pronte a farci la lezioncina con la loro scorreggia…ehh….vento del nord!
      Anche Venticello scorreggiava, ma le sue erano le scorreggie di un bambino innocente.
      Queste invece sono scorregge celebrali e orali, fatte in perfetta malafede da gente con una coscienza più lurida di un escremento!

  138. mirkhond scrive:

    Sono stanco dei gratuti insulti razzisti di tanti norreni, che mi confermano solo la MENZOGNA dell’INESISTENTE unico popolo italiano!
    Da un lato si vogliono separare, poverini, perché il “Sud” kattivo e kamorrista gli sukkia il sangue del loro onesto (?) lavoro, però nello stesso tempo continuano sempre a puntare il loro dito SPORCO DI MERDA verso i “fratelli” terroni, sempre pronti a fargli la lezione per il “malgoverno” barboniko che li avrebbe resi quei paraSSiti che sono!
    Giusto, mister dollaro?

  139. mirkhond scrive:

    Mi dispiace solo per il buon Pino, l’unico “norreno” buono, e che ha trovato grazia agli occhi del Padre Eterno, che solo per TALE GIUSTO di quella nazione, non l’ha ancora incenerita come merita!

    • PinoMamet scrive:

      Che dire… spero che nei miei confronti il Padreterno la pensi come te! 😉

      Ma da un lato mi fai troppo onore, dall’altro sbagli a immaginarti i “padani” (che non esistono) come tutti ferocemente anti-meridionali.
      Non è affatto così e lo sai bene!

      Per quanto riguarda i norreni, chi li ha visti mai! Conosco uno svedese solo, e non lo vedo da almeno due anni…
      😉

      • mirkhond scrive:

        Anche sei sei filogaribbaldino (sob!) non ne hai la spocchia norrena di franze$co, improvvisamente convertitosi al più trito luogocomunismo della retorica unitarista.
        Sarà il nuovo corso di salvini? 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Ma io non sono filogaribaldino! io dico solo che, io personalmente, sto abbastanza bene da italiano… il giudizio su quegli anni lo lascio ad altri!

        • mirkhond scrive:

          Voglio dire che mi ricordi quegli spagnoli BUONI, che a conquista avvenuta del Sudamerica, prendevano le DIFESE degli Indios!
          In te vedo IL GIUSTO!
          ciao!

        • Peucezio scrive:

          Anch’io, che mi sento italiano al 100%, senza remore o riserve di sorta (d’altronde non è un nome che hanno inventato i settentrionali o i giacobini, visto che in origine designava l’estremo sud della Calabria e prima di Augusto si fermava alla linea gotica), a Garibaldi e alla sua masnada li avrei appesi per le palle, insieme a Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuale e il resto della canaglia.
          Sono stati i veri anti-italiani affossatori dell’Italia.

  140. mirkhond scrive:

    Ecco un’interessante riflessione del già citato Michele Topa, sul suo purtroppo poco noto ancora oggi studio sui Borbone-Napoli:

    “Ma capovolgiamo la situazione: facciamo partire dal Sud un esercito liberatore, animato dal sacro fuoco dell’Unità. Che cosa avrebbero scritto a nobildonne napoletane un principe Pignatelli-Strongoli, un duca di Sangro, un conte Statella (generali napoletani ndr.), dopo essersi imbattuti nei miseri contadini della Padania, rosi dalle febbri, divorati dalla pellagra, che si cibavano solo di mais, e spingevano faticosamente aratri di legno? Lì ” il problema del bracciantato appariva sotto forma di un fenomeno pauroso di pauperismo” dice Tullio Martello. (1) E che cosa avrebbero scritto, i nostri patrizi, dei contadini veneti, rintanati in tuguri di sterpi e fango, ladri per necessità: torme spaventose di pezzenti coperti di luridi cenci? E che cosa avrebbero narrato, infine, dei fanciulli sfruttati nelle fabbriche lombarde e piemontesi? A Lecco, su 4503 operai, 2296 erano ragazzini; 8186 erano i piccoli che per qualche soldarello penavano ore e ore in Aziende del Piemonte: si legga il Mittermeier, Delle condizioni d’Italia (1845)”

    (1) Storia dell’Internazionale di Tullio Martello, economista, che parla del problema del bracciantato padano come appariva durante il risorgimento.

    Sempre nel suo Libro, il Topa, ricorda l’esperienza dello svizzero Henri Dunant (1828-1910), il fondatore della Croce rossa, presente come barelliere a Solferino, quando dopo la sanguinosa battaglia del 24 giugno del 1859, orde di contadini mantovani si gettarono come avvoltoi sulle migliaia di feriti, rimasti senza soccorso per tre giorni, e “fraternamente” li rapinarono, li spogliarono di quanto avevano addosso, persino degli stivali! (2)

    (2) Henri Dunant, Un ricordo di Solferino. Dunant rimase talmente scioccato dalla ignominia e inumanità dei contadini mantovani, da trovare quella spinta a fondare proprio la Croce Rossa, nel 1864!

  141. mirkhond scrive:

    “per cui mi sento di poter dire che la retorica unitaria fosse piuttosto viva da queste parti, anche fuori dalle elites.”

    Forse un bisogno di giustizia sociale, unito perché no, al desideri di riunirsi ai fratelli LOMBARDI e padani in genere! 😉

    Il nerbo della truppa garbaldina era in effetti costituto proprio dai “norreni”, padani, che nella sola conquista delle Due Sicilie, ammontavano tra i 20.000 e i 45.000 uomini, a seconda delle fonti, che ho citato qualche giorno fa!
    Durante la guerra all’Austria del 1866, solo da Ferrara, partirono 800-1000 garibaldini, tra cui una fruttivendola arruolata come vivandiera e infermiera.
    Lo stesso Garibaldi ammette che tra i norreni padani, soprattutto bergamaschi e cispadani, Romagnoli soprattutto, aveva le sue truppe migliori!

    • PinoMamet scrive:

      Mah, onestamente non credo che c’entrasse questa specie di regionalismo, alla quale all’epoca nessuno pensava.

      Invece sicuramente dovevano esserci sogni di giustizia sociale, insieme a tutto l’apparato retorico dell’ “andiamo a liberare i fratelli meridionali”, al quale molti, ingenuamente, penso credessero davvero.

      Come sicuramente ci saranno stati avventurieri e personaggi loschi.

      • mirkhond scrive:

        Mah, il “regionalismo” è riferito all’antico Regno Longobardo-Carolingio, rinverdito da Napoleone col più recente Regno Italico (1805-1814), la cui memoria, credo, fosse ancora presente tra le popolazioni padane.
        QUELLA era l’Italia che in molti, anche tra le elites risorgimentali, Cavour compreso fino al 1856-1859, avevano in mente!
        L’arrivo nelle Due Sicilie invece, nonostante le retoriche, provocò un senso di diversità, di differenza dovuta alla sostanziale INCOMPRENSIONE di una DIFFERENTE CIVILTA’ dei “fratelli da redimere” siciliani e napoletani.
        Tracce di questo autentico “shock” si ritrovano già in scrittori garibaldini come Ippolito Nievo (1831-1861), che riteneva necessario AFFORGARE tutti coloro abitanti dal Tronto IN GIU’.
        Tale giudizio, si sarebbe rafforzato col successivo insediarsi dell’apparato piemontese/tosco-padano, dopo lunghi e sanguinosi anni della guerra del “brigantaggio”, coi racconti dei reduci norreni nelle proprie terre e famiglie, che alimentarono tutta quella propaganda giunta fino ad oggi!
        Come detto da Claudia Petraccone (questa volta un’accademica, finalmente! 🙂 ), dell’Università di Napoli, nel suo studio di qualche anno fa, Settentrionali e Meridionali, ETNIE a confronto, in cui ritroviamo molti luoghi comuni e reciproche ostilità e incomprensioni, che riappaiono in questi anni!
        Pino, ripeto, è la felice eccezione, e come tutti coloro che sono davvero buoni, tende a vedere buoni dappertutto!
        La realtà purtroppo invece, è molto diversa, come confermato dal “cattolico” mister franky! 🙂

      • PinoMamet scrive:

        “Mah, il “regionalismo” è riferito all’antico Regno Longobardo-Carolingio, rinverdito da Napoleone col più recente Regno Italico (1805-1814), la cui memoria, credo, fosse ancora presente tra le popolazioni padane.”

        Ma, io all’epoca non c’ero, ma direi che lo cose non stavano così.
        All’epoca la retorica italiana c’era, e sicuramente il Regno Italico di Napoleone sarà stato letto in quest’ottica;
        ma nessuno parlava di un’identità politica “longobarda” o nord-italiana da contrapporre a una meridionale.

        Altrimenti avrebbero “fatto la Lombardia”, mica l’Italia 😉

        La contrapposizione è semmai nata in epoca successiva all’unità d’Italia, e se ne possono trovare i precorsi in quello shock che dici, e nella retorica colonialista del sud “arretrato, incivile, ecc. ecc.”

        Prima di quello, sulla stampa locale (ricordo nuovamente) delle mie parti, si esaltavano anzi “gli amici napoletani” e la loro cultura…

        • habsburgicus scrive:

          All’epoca la retorica italiana c’era, e sicuramente il Regno Italico di Napoleone sarà stato letto in quest’ottica;
          ma nessuno parlava di un’identità politica “longobarda” o nord-italiana da contrapporre a una meridionale.

          qui non posso che dare ragione a PinoMamet…
          PURTROPPO nessuno pensava in termini longobardi, o piemontesi e, tranne forse alcuni rari casi (che meriterebbero uno studio serio, senza cadere negli estremi del risorgimentismo e del proto-leghismo :D), neppure veneziani (io interpreto Venezia 1848 come passo per un’unità futura dell’ Italia..certo, se Venezia si fosse mantenuta, e l’Italia non fosse mai nata, poteva cambiare tutto, eh)
          la differenza, ribadisco, era fra
          1. unitari, disposti a fare tabula rasa di tutto (sino al 1859/1860 probabilmente con dubbi sulle Due Sicilie…ma teoricamente, già allora, per questi settarti l’obiettivo era la fine del Regno borbonico)
          2. conservatori cattolici, che volevano il mantenimento delle Dinastie e degli Stati, PUR riconoscendo ed enfatizzando la COMUNE italianità, negata da nessuno…e questa, vista a posteriori, fu una debolezza per le Dinastie legittime…diciamo che da questa posizione, fosse andato diversamente, poteva nascere un “Impero” italiano sul modello germanico (bastava aspettare 10 anni..poi avremmo avuto la Germania da “copiare” :D), mantenendo dinastie e specificità (ma c’era il Papa, di mezzo..e complicava tutto 😀 il Papa non lo puoi ridurre a tuo vassallo come il Re di Sassonia 😀 né, nel XIX secolo, è fattibile una sua presidenza confederale politica)
          non vi erano altre possibilità..anche se Cavour si fosse limitato al Nord (tenendo fede a Plombières, più o meno glossato) sarebbe stata solo una mossa temporanea dovuta alle contingenze politiche !….i liberali unitari, come dice il nome, la volevano tutta, unita (sotto di loro, per depredarla meglio :D)..e fra i più sfegatati c’erano i liberali del Mezzogiorno 😀
          non obliamo il fatto che il Piemonte nel 1848 non adottò una bandiera nazionale, bensì il tricolore cioè un simbolo rivoluzionario indipendente da ogni Stato italiano, simbolo che era proprio dei liberali “avanzati” di Sicilia, Napolitania, Stati della Chiesa, Veneto ecc
          è un po’ come la bandiera rossa adottata da Mosca nel nov 1917..non era un simbolo “russo”, ma un simbolo internazionale rivolto (in teoria) ai “proletari” di tutto il mondo..e tale avrebbe dovuto essere l’URSS, nei sogni di Lenin 😀
          il Piemonte liberale era più moderato..si “accontentava” dell’Italia, non del mondo :D..ma la bandiera dimostrava che i liberali non sarebbero stati sazi se non nel momento in cui avrebbero avuto tutto !..ciò venne dopo 13 anni (1848/1861..a parte Veneto e Roma)..poteva venire dopo 79 anni..oppure mai :D..ma la posizione di principio resta !

        • mirkhond scrive:

          Sarà così a livello di pensiero politico delle elites.
          Ma la conquista piemontese delle Due Sicilie, culturalmente segnò uno shock tra le differenti nazioni italiane, con quel discorso di incomprensioni reciproche, fondate sul razzismo “norreno” verso i “fratelli” del “sud”.
          Insomma una retorica ufficiale che voleva tutti fratelli, e una REALTA’ fatta di PROFONDE DIFFERENZE e ODII RECIPROCI, a fasi alterne giunta fino ad oggi, come spiegato dallo studio di Claudia Petraccone!
          Del resto, quando sono stato nel Nord, ho sempre avuto la sensazione di trovarmi in paese STRANIERO, anche se personalmente nessuno mi ha mai trattato male.
          Insomma un’italianità retorica e delle italianità varie reali!

  142. mirkhond scrive:

    I dati di Tullio Martello, riportati da Michele Topa, ci aiutano a spiegare perché l’Italia unita non poteva che avvenire ad opera dei Savoia, seguita dal grosso della Norrenia tosco-padana!
    Solo chi era POVERISSIMO, era anche animato dallo spirito dei conquistadores, sperando come quelli del’500, di arricchirsi col bottino della terre conquistate.
    L’Italia dunque ha senso come Banca Tosco-padana con il suo impero coloniale, costituito dalle Due Sicilie, e poi dai domini africani, egei e balcanici!

    • Francesco scrive:

      Considerando cosa costava e quanto era complesso organizzare un esercito moderno nel 1860, mi pare difficile che il Piemonte fosse più povero del Regno delle Due sicilie

      Fosse vero, sarebbe solo una vergogna per questi ultimi, come se i Talebani arrivassero a conquistare New York!

      Vedi, Mirkhond, tu ignori i fatti: il Regno perse prima l’appoggio delle sue stesse elites, poi sul campo (e per favore rispiegami come fecero a moltiplicarsi i Mille). E questa è storia, non propaganda.

      • Peucezio scrive:

        Sì, però Mirkhond ha ragione: “mi pare difficile” non è un argomento.
        Se ti risulta che fosse più ricco, devi pure poggiarti su dei dati o delle fonti.
        Io sono ignorantissimo sulla storia del Risorgimento, che trovo noiosissima e mi deprime, perché, come la II Guerra Mondiale, non è una storia a lieto fine ma una storia che finisce con noi che la pigliamo in culo. Quindi non la studio. Ma ammiro Mirkhond e chi come lui ha lo stomaco di ripercorrere tutti quei disastri e di arrivare a conoscerli bene, per contribuire a una coscienza storica della realtà.
        Certe cose sono scontate per me o per Mirkhond, ma non lo sono per la maggior parte della gente, quindi è un bene che ci sia chi come Mirkhond le studia e può illustrarle qui dentro, e che ci siano altri che ci pubblicano libri.
        Ma proprio per questo, Francesco, ti sconsiglio di entrare in contrasto con Mirkhond sul piano delle vicende storiche: ne usciamo tutti con le ossa rotte (tranne habsburgicus), perché ne sappiamo un centesimo di lui.
        Altra cosa è l’interpretazione o il giudizio e lì ognuno è libero di avere il suo.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Mi pare che in nessun campo del sapere viga il principio di autorità: puoi elencare nozioni finché vuoi, ma se il sillogismo non torna, allora evidentemente hai trascurato qualcosa.

          Infatti mi è stato contestato l’assunto per cui il governo napoletano non investisse abbastanza in opere pubbliche con “eh, ma è stato fatto questo, questo e questo…” eppure si trascura il dato fondamentale, ovvero l’attivo di bilancio del tesoro delle Due Sicilie.
          A meno che non vi siate trasformati tutti in sostenitori dell’austerity e delle politiche della Troika da un giorno all’altro solo perché oggi fa comodo, ma non voglio nemmeno pensarlo.

        • mirkhond scrive:

          Peucezio

          Credimi, anche per me quella è una storia che fa male, proprio perché come dici, ce la siamo pigliata in culo.
          Ma non perché eravamo i più inetti di tutti, i peggiori di tutti, come troppo a lungo ci ha descritto la storiografia del vincitore, a cui purtroppo, ha dato un pesante contributo l’intellighenzia del vinto, e per il principio illuminista che ciò che viene dopo è sempre meglio di ciò che c’era prima, e per l’ammirazione per il potente di turno che anima il servilismo più turpe di chi gode nel prendersela in culo.
          Chi sputa merda sui Borbone, finge di dimenticare che il destino dei pesci piccoli è quello di soccombere se si ribellano alla legge del più forte.
          Ma allora è sbagliato lottare per la propria dignità, la propria autodeterminazione, il non essere più ruffiani di nessuno e padroni in casa propria?
          Sbagliò Ferdinando II di Borbone, il più calunniato e infangato dei re?
          Sbagliarono Mussolini, Enrico Mattei, Aldo Moro, Craxi e Andreotti, nell’italia unita a perseguire un’aspirazione simile?
          Se i risultati possono fallire, l’aspirazione è sempre una cosa nobile.
          Tranne evidentemente per chi ha come unica religione il denaro e dunque deve per forza ammirare delinquenti e farabutti di ogni risma, mossi solo dall’intento di arricchirsi, cosa che avviene sempre a scapito di qualcun altro, anche in nome di bugiarde retoriche di inesistenti oppressioni e inesistenti fratellanze.
          Che la realtà poi ha crudelmente smentito.
          Ma lo studio di queste cose è materia lunga, ostica, che provoca dolore, perché per me non è stata affatto scontata, ma nasce da una vita di studi.
          Ecco perché a me NON fa piacere parlare di questi argomenti, perché mi acutizza il dolore di non avere la mia patria, di non potermi dichiarare NAPOLETANO, senza prima chilometri di spiegazioni a destra e a manca, a gente che ha rimosso tutto, non sa nient’altro che la propaganda del vincitore, e se dici Napoli, pensa al massimo alla Campania, alla Camorra e alla munnezza!
          Sono stanco di questa cappa di ignoranza diffusa!
          E pazienza se norreni come franze$co ci buttano tonnellate di merda addosso, se Pino ama sentirsi italiano come se da nord a sud fossimo un’unica nazione.Loro in fondo sono degli stranieri, sono gli eredi dei “conquistadores” di quelle vicende.
          Ma mi fa male che ancora tanta nostra gente ha talmente introiettato le menzogne dei norreni, da godere di prendesela nel culo e dire che ce lo siamo meritati!
          E invece non ce lo siamo meritati per niente, perché non abbiamo fatto male a nessuno, e non eravamo peggiori di altri, anzi in molti casi eravamo i migliori.
          Quando nel lontano 1734, la regina di Spagna, Elisabetta Farnese, ultima della celebre dinastia romano-parmense, incitò il figlio infante don Carlos di Borbone, a strappare Napoli e Sicilia agli Asburgo, gli disse:
          – Va, la PIU’ BELLA CORONA D’ITALIA ti aspetta! –
          Che il nord stesse messo peggio lo provano proprio le politiche sabaude e il seguito garibaldino in alcuni ambienti popolari di quelle terre.
          Londra aveva visto giusto a puntare sui Savoia per i suoi disegni egemonici nel Mediterraneo, perché solo gente affamata ed avida poteva, coi dovuti aiuti e protezioni, affrontare una conquista coloniale.
          Noi, come ripetuto ad libitum, non ne avevamo bisogno, e quando nel 1831, al giovanissimo Ferdinando II, da poco salito al trono, un gruppo di massoni offrì la corona d’Italia, il nostro sovrano ringraziò ma cortesemente rifiutò, perché non sapevamo che farcene delle POVERE terre a nord di Ascoli Piceno!
          ciao!

        • mirkhond scrive:

          Certo sono loro che puzzano, naturalmente!
          Il che, naturalmente giustifica l’invasione di “conquistadores” stranieri, che vengono solo a portare il bene a quedi boveri zulù ignoranti e sgovernati!

        • mirkhond scrive:

          “puoi elencare nozioni finché vuoi”

          Veramente, mi sono limitato a riportare STUDI DOCUMENTATI dalla fatica di gente che vale molto più di me.
          E a cui si risponde con stantìe beceraggini trite e ritrite di chi NON accetta che le cose non siano andate come insegnato dai propagandisti interessati di regime!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Io ti metto solo davanti ai fatti.
          1) E’ vero o no che il bilancio del Regno era in attivo?
          2) E’ vero o no che questa politica (entrate pubbliche superiori alle uscite) è la stessa che è stata chiesta ai paesi deboli dell’Eurozona negli ultimi anni?
          3) E’ vero o no che hai definito questa politica in passato “eurobanksteraggio” e altre espressioni poco tenere?
          Non serve nemmeno che le scrivi le risposte: tienitele per te, se preferisci, ma fai almeno in modo che siano sincere, sempre che tu ci riesca.
          Poi raccontati le storielle che vuoi, fatti i tuoi film sui bei tempi che furono e sul paese di Bengodi e altre cazzate (salvo poi accusare me di vendere favole, quando sono l’unico che non ha mai idealizzato un bel niente), ma ti chiedo il minimo sforzo di essere un briciolo coerente con te stesso prima di ergerti a supremo censore e insultare dando del traditore a destra e a sinistra.

        • Peucezio scrive:

          Mauricuus,
          di che principio d’autorità vai cianciando, rispondevo con tono scherzoso a Francesco di non cimentarsi in una gara con Mirkhond, perché ha una cultura storica sterminata.
          Mentre, più seriamente, gli dicevo che non basta dire “a me pare”, ma bisogna poggiarsi su dei dati.

          Circa il bilancio in attivo, non ti sfiora la possibilità che un bilancio in attivo può essere virtuoso, non perché affama la propria popolazione, ma perché funziona, evita sprechi. Come un padre di famiglia, che non fa debiti inutili in giro, per far vivere nella tranquillità la sua famiglia.
          Il debito non è mai stato una soluzione a nessun bilancio, ma solo un modo di differire il problema: oggi dai da mangiare razione doppia ai figli, sapendo che domani gli toglieranno pure la sedia da sotto il sedere e il tetto da sopra la testa.
          Quello che fa la speculazione è esattamente l’opposto, fa come lo strozzino: ti presto in modo che così sarai sempre schiavizzato da me, non ti consento mai di restituire il tutto e ti strozzo con gli interessi, senza mai ucciderti, se no finisce il gioco.
          Infatti non mi sembra che in virtù dei vincoli europei l’Italia abbia il bilancio in attivo: ha semmai un debito gigantesco che continua a crescere ogni secondo.
          L’Europa impone tasse, tassare significa spostare il debito dallo stato ai privati, per impoverire la società, senza che peraltro il bilancio dello stato migliori, perché se affossi i contribuenti, da dove prendi i soldi poi?
          Se l’Europa imponesse tassazione minima, stato minimo, basta sprechi, privilegi dei dipendenti pubblici, eliminazione dell’apparato elefantiaco statale e ossigeno ai privati e all’imprenditoria, sarei dalla sua. Ma non lo farà mai, perché se così facesse, l’Italia rinascerebbe, che è proprio ciò che vogliono scongiurare.

        • Z. scrive:

          Peucezio, finanziarsi con il debito pubblico mica significa dilapidare il proprio patrimonio, avere una bilancia commerciale negativa o che so io. Sia l’Italia che la Germania emettono titoli di stato, per capirsi.

          L’idea poi che l’Europa voglia costringerci a indebitarci fino alla morte mi sembra inedita: se non ho capito male, gran parte dei politici di destra e di sinistra si lamentano sostenendo che l’Europa non ci permette di indebitarci a sufficienza e ci costringe a una politica troppo rigorosa. Dici che è il contrario? vogliono a tutti i costi che ci indebitiamo e che abbandoniamo la nostra nota tradizione di inflessibile rigore? 🙂

        • Peucezio scrive:

          No, vogliono che gli stati ammazzino di tasse i ceti produttivi, per affossare l’economia dei paesi.
          L’idea non è: smettete di sprecare e dimagrite lo stato. E’: continuate a sperperare, ma a scapito dei cittadini.

          Dalle mie parti si dice che se i prestiti fossero una cosa buona, si presterebbero le mogli.

        • Roberto scrive:

          “No, vogliono che gli stati ammazzino di tasse i ceti produttivi, per affossare l’economia dei paesi.”

          E perché? Just for the fun of it?

        • Z. scrive:

          Peucezio,

          — No, [gli eurocrati] vogliono che gli stati ammazzino di tasse i ceti produttivi —

          Per “ceti produttivi” intendi imprese e professionisti, immagino. E allora come mai l’Europa ha applaudito Monti, che invece ha stangato alla grande dipendenti, pensionati e patrimonio immobiliare (prime case incluse)? 😀

          — Dalle mie parti si dice che se i prestiti fossero una cosa buona, si presterebbero le mogli. —

          Dalle tue parti, così come dalle mie, si dicono tante cose. Comunque, se dalle tue parti non si facessero prestiti, quelli che tu chiami “ceti produttivi” non esisterebbero proprio. E così pure dalle mie.

        • Z. scrive:

          Roberto,

          –E perché? Just for the fun of it? —

          Eurocracy doesn’t need a purpose; eurocracy is its own purpose. You don’t ask why a plague spreads or a field burns. Don’t ask why we destroy economies.

          http://magiccards.info/4e/en/5.html

  143. mirkhond scrive:

    “Considerando cosa costava e quanto era complesso organizzare un esercito moderno nel 1860, mi pare difficile che il Piemonte fosse più povero del Regno delle Due sicilie”

    Invece lo era, ma te NON ti entra in quella zucca!
    Uno, affama il proprio stesso popolo, si indebita con Francia e Inghilterra, per armare un esrcito che non è stato in grado di vincere UNA sola guerra CON LE SUE SOLE FORZE, vedasi 1848, 1849, 1859, 1860-61 (che i nostri in condizioni disperate, una volta fatta pulizia dell’ufficialità traditrice sul Volturno, a Gaeta e a Civitella le MENARONO ai tuoi piemontesi di merda, che poterono vincere solo con i NOTI PROTETTORI), 1866 ecc. ecc.

    “Vedi, Mirkhond, tu ignori i fatti”

    Il bue che da del cornuto all’asino!
    Non solo è un ignorante sesquipedale che NON ha aperto un libro di storia dalla fine del terzo liceo, ma si permette pure di dare lezioncine, per pulirsi quella coscienza norrena sporca di sangue e merda!
    Hai proprio rotto!
    E STUDIA prima di sparare cazzate!

  144. mirkhond scrive:

    Dicevo che uno non IMPONE quel po’ po’ di sacrifici al proprio popolo, per cosa…
    Perché si fanno le guerre? Perché si fanno le conquiste?
    Per gli ideali?
    Si, della PAGNOTTA!
    E il nord era quello MESSO PEGGIO!
    Ecco perchè quest’italia di merda l’avete fatta VOI, perché c’avevate tutto da guadagnare.
    Noi invece non ne avevamo bisogno, che ci avremmo solo rimesso per aiutare quei PEZZENTI ROGNOSI che ERAVATE, e magari ci avreste pure detestato.
    Come poi COMUNQUE avete fatto, dopo che ci avete ripulito di tutto, salvo uscirvene che ci mantenete pure!
    Studia MERDOSO, studia.
    Leggiti gli studi di Nicola Zitara, BESTIA NORRENA!

  145. mirkhond scrive:

    e per favore rispiegami come fecero a moltiplicarsi i Mille

    Primo te l’ho già spiegato, secondo non capisco se ci SEI o lo FAI lo STRONZO, visto che queste cose sono state dette, ridette e STRADETTE.
    Ma che cazzo vuoi da me!
    E vaffanculo una volta per tutte!

    • mirkhond scrive:

      “diciamo che ho qualche dubbio sull’ignoranza effettiva degli analfabeti

      una cultura popolare c’era in Italia o no?”

      Sì, e NON era quella degli INTELLETTUALI RICCHI-FIGHI-SNOB che fecero quel tuo risorginulla!

      “sembri un illuminista ….”

      Veramente sei tu a ripetere le stronzate degli illuministi

      “ripeto: ha senso parlare di una contrapposizione tra città e campagna in quell’Italia?”

      Sai quanti erano i cittadini? E quanti i contadini?
      E nelle città quanti erano gli istruiti e quanti gli analfabeti?
      E sai tra gli istruiti, quanti erano quelli che si facevano le seghe mentali sulla tua italia del nulla?

      Ma questo è scemo proprio!
      Vabbe, lo fa apposta, perché deve provocare, che nemmeno lui ci crede alle stronzate che sta scorreggiando dal un paio di giorni!

  146. mirkhond scrive:

    Invece di sparare cazzate a raffica, perché una volta tanto non porti TU una documentazione a SUPPORTO delle stronzate che dici?
    Oppure sei solo bravo a scorreggiare col cervello?

  147. mirkhond scrive:

    “Poi raccontati le storielle che vuoi, fatti i tuoi film sui bei tempi che furono e sul paese di Bengodi e altre cazzate (salvo poi accusare me di vendere favole, quando sono l’unico che non ha mai idealizzato un bel niente), ma ti chiedo il minimo sforzo di essere un briciolo coerente con te stesso prima di ergerti a supremo censore e insultare dando del traditore a destra e a sinistra.”

    Le storielle qua dentro se le fa fa il piccolo travaglietto, dall’alto della sua infinita saccenza e sempre pronto a sputare merda sul suo paese d’origine, salvo riconoscere lui stesso quanto i suoi ideali si siano infranti nella DURA REALTA’ del razzismo provato dai suoi cari!
    Allora chi è che le racconta le storielle, piccolo giacobbino saccente?
    Sei peggio di franze$co che ha almeno la “scusante” di appartenere alla razza dei conuistadores, mentre tu sei il tipico giacobino TRADITORE pronto solo a sputare merda su chi ti porta agromenti di studiosi che si sono fatti il mazzo, lontano dai circuiti accademici, tra gli sghignazzi e il sacrcasmo degli STRONZI come TE, sempre pronti a unirsi ai polentoni contro i “revisionisti alla pummarola”!
    Sai che ti dico?
    Preferisco essere un revisionista alla pummarola, che almeno la pummarola è buona, piuttosto che un negazionista alla cassola o a che cappero di porcherie vi mangiate, a cominciare dal saputello stronzetto che non sei altro!

  148. mirkhond scrive:

    “1) E’ vero o no che il bilancio del Regno era in attivo?
    2) E’ vero o no che questa politica (entrate pubbliche superiori alle uscite) è la stessa che è stata chiesta ai paesi deboli dell’Eurozona negli ultimi anni?
    3) E’ vero o no che hai definito questa politica in passato “eurobanksteraggio” e altre espressioni poco tenere?
    Non serve nemmeno che le scrivi le risposte: tienitele per te, se preferisci, ma fai almeno in modo che siano sincere, sempre che tu ci riesca.”

    Se il cretinetti si leggesse ciò che ho postato e che viene da chi ne sa di più di me e del signor solone, avrebbe osservato come le politiche dei biekiSSimi Borbone fossero un misto di protezionismo, necessario per sviluppare un ‘industria nascente e nello stesso tempo un incentivo all’iniziativa di investitori e capitali esteri!
    Chi ha mai detto che qui era il bengodi?
    Ma non era nemmeno quel terzo mondo che vostra saccenza dall’alto della prestigiosissima cattedra di spocchiosità che occupa, continua a ritenere, che tanto di quegli studiosi che abbiamo citato, non ne ha mai letto nemmeno i sunti!
    Era un paese normale che, nel contesto dei tempi, cercava semplicemente una sua via di sviluppo, che pur con i suoi difetti e le sue lentezze, non era inefficiente e che solo i maneggi britannici su quelle cazzo di zolfare siciliane e poi la conquista dei TUOI amici al soldo del Regno Unito, ci hanno impedito!
    La cosa che mi disgusta è l’esistenza di MERDE come te che continuano a sputare letame sulla nostra patria, ripetendo gli assiomi del vincitore, e credendosi pure agenti in nome della carità di quella stessa patria.
    La gentaglia come te la conosco sin dai tempi del liceo, la stessa spocchia, la stessa saccenza “illuminista”, quella stessa aria di “supponenza impegnata” che ti guarda con commiserazione dall’alto in basso come un buffo attardato che non vuol capire che il bene viene solo dai noi, giusti, onesti, purissimi, integerrimi, perchè liberali, risorgimentalisti, unitaristi, cristani “adulti”, gente che sa tutto, che ha capito tutto, che è l’unica autolegittimata a conoscere e a far comprendere il vero bene a questi boveri ignorandi oskurandisdi di barbonici!
    Meglio barbonico che massoniko!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Perché citi le domande se poi cominci a parlare di protezionismo (che ha poco a che fare con la politica di bilancio), di investimenti stranieri e poi di complotti, massoni, quanto sono kattivo e come ho ucciso la mamma di Bambi?
      La buona fede sarà anche presunta, ma è una presunzione iuris tantum.

      • mirkhond scrive:

        Leggiti ciò che ha citato Michele Topa, non il bovero ignorande barbonico a cui sua signoria si è pure sporcato ed abbassato a rispondere!
        Ma che schifo questi barbonici!

      • mirkhond scrive:

        Non sei cattivo.
        Sei solo spocchioso!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Diciamo che potrebbe essere un mio difetto, che comunque c’entra ben poco con i tre monosillabi che ti ho chiesto di scrivere, una serie di sì/no.

          Tre monosillabi che, però, so benissimo che tu non scriverai mai e sappiamo anche bene perché.

        • mirkhond scrive:

          Se le risposte ce le hai già che le chiedi a fare a me, bovero ignorande osckurandisa barboniko, visto ghe gui abbiamo a ghe fare gon un insigne esperto di tuttologia?
          Mi chiedo perché perdi tempo qua dentro a parlare con dei poveri analfabeti, viste le tue enormi competenze degne da ministro dell’economia, giustizia, lettere, scienze, finanze, interni, esteri che l’illustre dottor professore avvocato ecc.
          Tu e quell’altro milanese come cappero si chiama, siete davvero sprecati qua dentro, con le vostre notevoli competenze, le vosttre risposte e i vostri interventi sempre azzeccati, utili, senza una piega, il vostro sapere tutto di tutti, mentre gli altri sono dei boveri ignorandi….
          Dovreste guardare più in alto, vista la vostra scienza davvero sprecata qua dentro….

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Sai, dal basso del mio esamino di economia politica mi sono dovuto studiare Keynes, nonché la nozione di PIL, nonché le ragioni per cui Colbert sbagliava.
          E da frequentatore di questo blog, mi sono sempre diligentemente letto tutti i tuoi interventi, inclusi quelli in cui affermavi di non concordare con l’attuale politica economica europea.

  149. mirkhond scrive:

    La buona fede di chi?
    Il travaglietto fallo con qualcun altro

    • Z. scrive:

      Credo che avrei ritegno a chiamare “travaglietto” il mio peggior nemico 😀

      • mirkhond scrive:

        Non è un complimento, data la stima che ho di gente come Travaglio. 🙂
        Gente che non sbaglia mai, dei tuttologi fanatici della perfezione, che se andassero al potere replicherebbero le delizie di un robespierre, incorruttibile come loro.
        E perciò pericolosissimi…..

        • Z. scrive:

          E che strillano “pregiudicato! pregiudicato!” a destra e a manca, quando il loro idolo politico è pregiudicato a sua volta – direi pluripregiudicato, ma potrei sbagliarmi – e quando sono pregiudicati loro stessi.

          Almeno Robespierre, oltre ad essere per certi versi meno fanatico di altri – a quanto ne so si oppose alle stupidaggini tipo “Dea Ragione” chiamandole, giustamente, “mascherate anticattoliche” – era davvero una persona onesta dal punto di vista intellettuale.

  150. Roberto scrive:

    Sono sicuro che moi troverà qualche cosa da dire su questa campagna pubblicitaria delle parrocchie della bassa Normandia che cercano finanziamenti per il clero
    🙂

    http://youtu.be/OYOi8s-y3tc

    • Moi scrive:

      Be’, si tratta di una libera iniziativa gestita privatamente visto che in Francia manca l’ istituzione dell’ Ottopermille, no ?

  151. Moi scrive:

    Dicono che fra una Settimana per gli Eurocrati sarà l’ Inizio della Fine …

    • habsburgicus scrive:

      beh, è il mio punto di vista…
      SI all’Europa (anzi dovremmo tornare a gloriarcene)..”europenses” compare, se non mi sbaglio, per la prima volta nella cronaca dello pseudo-Isidoro di Beja (o Cronaca del 754 d.C) a metà VIII secolo d.C proprio per definire i Cristiani in lotta contro i Saraceni, portatori di una civiltà a noi aliena
      NO alla antieuropea UE !

    • Roberto scrive:

      Nigel farange è il mio eroe!

      Tuona un giorno si è l’altro pure dall’Inghilterra contro gli eurocrati non eletti prendendosi 15.000 euro al mese per stare al parlamento europeo e poi che fa? Assume sua moglie (la tedesca kirsten) come assistente parlamentare (pagata ovviamente dal parlamento europeo).

      🙂 🙂 🙂

  152. Moi scrive:

    http://www.ilgiornale.it/news/esteri/leuropa-ci-rende-pi-poveri-andiamo-e-staremo-meglio-1015791.html

    Olanda … possiamo già iniziare il “càuntdàun” 🙂 “UE – 1” ?

  153. Moi scrive:

    Scambio di doni Kyenge – Salvini

    http://www.serviziopubblico.it/2014/05/la-banana/

    http://www.serviziopubblico.it/2014/05/i-regali-di-salvini-alla-kyenge/

    Miracolo di “Sant’ Oro” 😉 … il Patron dell’ Informazione Ggggiovane di “AnnoUno”; così denominata ” Uno ! ” perché è il primo anno con Silvio fuori del Parlamento.

    PS
    “Van De Sfroos” significherebbe (ma qui sentiamo per conferme o smentite Francesco, è che è di madrelingua …) “vanno sottobanco” in Milanese&Dintornese; l’ allusione è ai “bootleg” (termine gergale usato in tutto il mondo *) . Come avrete senz’altro notato, c’è l’elemento “Arlecchinesco” (Ma subito sopra le Alpi NON esiste distinguo fra Arlecchino e Pulcinella !) di scrivere una frase in dialetto come se fosse un cognome Olandese … per “giocare a fare” (!) i Nordici; secondo l’ osservazione di Gianfranco Miglio che la “Penisola Italiana” inizia sotto al Po … la parte sopra è invece “Europa Continentale”. Che faceva “il tandem” con la “Napoli Ateniese” di Luciano De Crescenzo.

    *

    http://it.wikipedia.org/wiki/Bootleg

    • paniscus scrive:

      “Van De Sfroos” significherebbe (ma qui sentiamo per conferme o smentite Francesco, è che è di madrelingua …) “vanno sottobanco” in Milanese&Dintornese; l’ allusione è ai “bootleg” (termine gergale usato in tutto il mondo *)
      ————————————-

      Veramente a me non risultava che si riferisse ai bootleg, cioè alle copie pirata di dischi e film d’autore di età contemporanea… bensì proprio ai contrabbandieri di vecchia data, quelli che andavano a trafficare portando carichi a spalla per i valichi di montagna, quando i bootleg non esistevano.

      “Van de sfroos” sarebbe una traduzione dialettale dell’espressione “andare di frodo”, cioè commerciare illegalmente, fare i contrabbandieri. Ma quelli veri, di una volta, NON i copincollatori di file digitali crackati!

      L.

  154. Moi scrive:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_lagh%C3%A9e

    Salvini non sarà un dialettologo né un glottologo, ma ha parlato di dialetto “Laghée” …

  155. PinoMamet scrive:

    Francamente spero che l’Unione Europea prenda un bello scossone in termini di voto, con forte aumento dei partiti euroscettici di qualunque orientamento, in modo che a Bruxelles e dintorni capiscano che se vogliono sopravvivere devono cambiare rotta, sia in termini di gestione economica, sia in termini di idea di “Europa”;

    ma tanto non lo capiranno, e non sopravviverà.

    Lo dico perché sono ottimista… 🙂

  156. Moi scrive:

    Come (!) si vota … con Quote Rosa Incorporate

    http://www.youtube.com/watch?v=PtO0RXRJshA

    tanto vale fare le croci solo sui simboli.

  157. Roberto scrive:

    I danesi sono pazzi, ma il video di voteman abbastanza divertente

    http://m.youtube.com/watch?v=Bpsuq354Sao

  158. Moi scrive:

    Voteman assicura nessun “hipster” è stato maltrattato durante le riprese …

    Ma cosa sono esattamente e in parole povere ‘sti ” Hipsters ” ?! Ultimamente li tirano fuori dappertutto ! E … anche il Movimento Svedese Nazionalista è stato definito “Nazipster” [sic] ad AnnoUno !

  159. Z. scrive:

    Il seguito – come va di moda al giorno d’oggi – tira in ballo Hitler, i Lager e altre cose che c’entrano pressappoco come i cavoli a merenda (oltretutto pensare che Grillo sia “un pazzo” significa confondere la messa in scena con la realtà, e da Berlusconi non te lo aspetti) ma questo periodo mi sembra pressoché ineccepibile:

    (…) vorrei spiegare agli italiani che votano Grillo che non votano un progetto politico, che non c’è, ma lo votano perché sono disperati, sono furiosi, sono inviperiti, sono incazzati

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/18/elezioni-berlusconi-contro-grillo-e-un-pazzo-lo-votano-i-disperati/989863/

    Che poi gli italiani siano disperati, furiosi etc. in buona parte grazie a lui è un’ipotesi che ovviamente non considera. Ma il concetto resta difficile da contestare.

  160. mirkhond scrive:

    Peucezio

    Ti ringrazio per la stima mal riposta nei miei confronti, ma credo che certe difficoltà ad accettare ciò che affermano i biekiSSimi revisionisti alla pummarola, siano quelle analizzate con grande acume da Moi.
    Modestamente aggiungo che questi ambienti antirevisionisti vadano distinti in tre gruppi:
    1) settentrionali
    2) intellighenzia/saputeria meridionale
    3)progressisti

    I primi sono i discendenti biologici o geografici (magari figli o nipoti di “meridionali”, o meticci), i quali non vogliono sentirsi rinfacciare le colpe di una delle tante conquiste coloniali della storia, in cui i conquistadores sono stati loro, con tutte le nefandezze del caso.
    E’ facile indignarsi per le porcherie inglesi in India, molto meno per le proprie, e per lo più verso gente che per la retorica ancora oggi dominante, sono considerati dei “fratelli” e “connazionali”.
    I secondi sono gli eredi se non biologici, certamente culturali dei “giacobini” e dei “patrioti” meridionali, tutta gente saccente, figa-snob, in passato spesso appartenente ai ceti benestanti.
    I quali non possono ammettere che il pensiero elitario a cui vanno dietro, nei fatti si trasformò in tradimento non solo verso i propri sovrani, ma anche verso il proprio “popolo vascio”, colpevole ai loro occhi di non averli voluti seguire nelle loro elucubrazioni ideologiche, le uniche a loro detta, “giuste” ricette per salvare il “Sud”.
    E dunque dopo aver avuto SEMPRE bisogno dello STRANIERO per imporsi sul proprio stesso popolo, come nel 1798-1799, 1806-1815 e 1860-1875, l’ultima cosa che faranno è quella di considerarsi per quello che sono, e cioè dei TRADITORI.
    I quali, poiché il popolo “vascio” da “redimere” si è dimostrato “incorreggibile”, continuano a disprezzarlo, pur dichiarando sempre di parlare e agire per il suo bene!
    Infine ci sono i progressisti di ogni risma, del nord, del sud, dell’est e dell’ovest, i quali ritenendo che ciò che viene dopo sia sempre meglio di ciò che c’era prima, che una rivoluzione è sempre un fatto positivo, poi di fronte allo shock di una realtà che contraddice i loro assunti, non potendoli rinnegare, al massimo si inventa il mito della “rivoluzione tradita”, per poter almeno salvare la presunta bontà del principio.
    Da qui questi tre insiemi, non sempre uniti, e a volte in armonica disarmonia si coalizzano contro il reprobo di turno, che giunto a conclusioni OPPOSTE alle loro non per gusto da bastian contrario, non per educazione familiare, non per antenati che avrebbero fatto questo e quello, e avrebbero combattuto contro questo e quell’altro, ma solo perché, iniziando ad interessarsi della faccenda, dai libri della LORO propaganda (che altri non erano facilmente disponibili, accessibili e anzi per molto tempo se ne ignorava addirittura l’esistenza), si è accorto che nel racconto, c’erano differenti sbavature, che molte cose suonavano storte, e dunque partendo dall’analisi di quei fatti, giunge a differenti conclusioni.
    Che però NON possono essere accettate a cuor leggero da lorsignori per i motivi ben descritti da Moi, a cui si possono aggiungere queste ttre categorie divise su tante cose, ma non sul biekiSSimo Borbone da demonizzare e su cui gettare tutto il letame possibile per coprire e nascondere ben altre vergogne!

    • Francesco scrive:

      Mirkhond

      quindi non riesci a concepire che ci possa essere un settentrionale che non si sente per nulla colpevole di quanto fatto da altri settentrionali 150 anno fa? anzi, tendenzialmente non gliene frega quasi nulla e non lo ritiene nè più interessante nè più pertinente a sè di, che so, quanto fatto dagli Assiri contro i Babilonesi (0 era il contrario?)

      Ti giuro che siffatta gente esiste eccome!

      ciao

    • Roberto scrive:

      Confermo quanto detto da Francesco.

      La stragrandissima maggioranza non si sente né colpevole né ferita per storie di 150 anni fa (non a caso ti facevo l’esempio della famiglia di mia moglie, li si parla di storie di almeno 60 anni dopo, e di persone conosciute, mia suocera ha conosciuto il nonno “senza braccio per colpa dei tedeschi”….eppure ha sposato un tedesco ed è andata a vivere in Germania)

      Già il fatto che ci siano persone interessate hai fatti di 150 anni fa è, ahimè, straordinario. Figurarsi i sentimenti di colpevolezza, vergogna, rivalsa ecc…

  161. mirkhond scrive:

    Non direi vista la comprensibile reazione di un settentrionale verso una versione storica non coincidente con le dogmatiche ufficiale, ma di cui si discute ormai da decenni presso la cosiddetta “revisionistica alla pummarola”.
    E la reazione a tale revisionismo, oggi trova tra i suoi cantori, storici e giornalisti PIEMONTESI come Alessandro Barbero e Aldo Cazzullo, Ernesto Galli della Loggia, oltre al toscano Sergio Romano.
    Poi la maggioranza delle persone di TUTTA italia, se ne fregano in generale di tali vicende, ma ciò non significa che per quei settentrionali che invece se ne occupano, sia pure tra sfumature e coloriture politiche differenti, tali reazioni non ci siano!
    Lo stesso Paolo Sizzi :), pur da razzista assoluto qual’è, in un suo intervento, trovò un certo disagio ad accettare i crimini coloniali dell’esercito sabaudo nel “Sud”.
    Idem dei professori e persone colte LOMBARDE con cui anni fa parlai dell’argomento.
    Mi si rispose che i soldati erano contadini che obbedivano agli ordini.
    Giustissimo! Verissimo!
    Però anche i nazisti obbedivano agli ordini!
    Ma quelli, unicum nella mentalità corrente, avrebbero invece dovuto disobbedire! 🙂

    • habsburgicus scrive:

      toscano Sergio Romano.

      ma non era friulano ? 😀

    • Z. scrive:

      Duca, ma che ti frega di Sizzi o di Cazzullo, con tutto il rispetto per entrambi…

      Il passato è pieno di orrori. Non è che possiamo farcene una croce da portare da qui all’eternità, a meno che non sia proprio questo che vogliamo: celebrare lo sconfittismo, la nostra croce eterna da portare addosso.

      Nessuno qui sta dicendo che non ci furono atrocità – che peraltro, seppure in parte e molto sommariamente, ricordo di aver studiato al liceo – ma semplicemente che non dovrebbero costituire motivo di senso di colpa, di vergogna o di rivalsa per nessuno di noi, dopo un secolo e mezzo.

      • Peucezio scrive:

        Va bene, ma le vie e piazze intitolate a Mazzini, Garibaldi e Cavour ci sono ancora!
        Allora io voglio quelle dedicate a Göring, Hitler e Goebbels e se qualcuno protesta dirò: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, non fate i piagnoni vittimisti e non rompete i coglioni!

        • Z. scrive:

          Esiste via Cavour? Peucè, ti do una notizia: esiste pure via Caio Mario, nonostante abbia gestito in modo diciamo spiccio i Cimbri e i Teutoni. Comodamente raggiungibile a piedi dalla fermata Ottaviano della metro, oltretutto:

          https://www.google.it/maps/@41.908479,12.4615177,19z

          Insomma, credo che via Cavour resterà. Ma se proprio ci tieni che anche i gerarchi nazisti abbiano strade loro dedicate, prova a fare un salto in Germania a raccontare ai tedeschi che Cavour e Hitler per te pari sono e che zio Adolfo almeno un vicoletto lo merita.

          Nel caso, però, ti consiglio di tenere il motore acceso!

        • Peucezio scrive:

          Sì, peccato che non sono le stradine di periferia quelle dedicate a Cavour, Mazzini, Garibaldi e Vittorio Emanuele.

          Quanto a me, non tengo a nulla, fosse per me la toponomastica sarebbe legata a pure ragioni locali.
          Mi limito a rilevare l’antivittimismo a intermittenza.

        • Z. scrive:

          Peucè, che vuoi farci – per qualche “incomprensibile” motivo, pare proprio che i tedeschi di intestare vie e piazze a Hitler non vogliano proprio saperne. Assurdo, no? Però è così, che ci vuoi fare…

          😀

        • habsburgicus scrive:

          tedeschi di intestare vie e piazze a Hitler non vogliano proprio saperne

          chissà, può essere (visti i risultati di 12 anni di NS nel 1945) 😀
          però, forse, ciò dipende anche dal fatto che sono in vigore leggi draconiane (imposte nel 1945 dai vincitori e, se possibile, inasprite poi) che condannerebbero presumo a decine di anni di lavori forzati chi osasse fare una proposta simile 😀 (in Germania, finisci in fortezza se solo osi “criticare” la versione canonica della II GM :D)
          vabbè, lo so che per voi della sinistra laica e progressista, la libertà di opinione è un optional se riguarda i (giustamente) aborriti “ultradestri” 😀

        • Z. scrive:

          Per come la vedo io, i problema è tutto dei nazi: vogliono spaccare il mondo in due e piagnucolano per l’assenza di democrazia, nascondendosi dietro la Costituzione come un bambino spaurito si nasconde dietro la sottana della madre? Ma dico, Habs, ti sembra un comportamento degno di un eroe di pura razza ariana DOP? Blut e Boden si difendono con fucile e baionetta, mica con vili piagnistei vittimistico-parlamentari, perbacco. Quella roba da donnicciole va lasciata ai traditori di novembre 😀

          Comunque, se ai tedeschi quelle leggi vanno bene un motivo ci sarà. Come ci sarà un motivo se in certi Paesi dell’Est Europa è proibita la ricostituzione del disciolto partito comunista.

        • roberto scrive:

          habs
          quindi intestare una strada ad hitler sarebbe “esercizio della libertà di espressione?”
          temo che ci sia un equivoco sul contenuto della libertà di espressione che non è un lasciapassare per tutto.

          vedi, io credo che il cretino che mi ha tagliato la strada stamattina non dovrebbe guidare, ma non posso bruciargli la macchina e strappargli le braccia e poi dire “fermi tutti! ho solo espresso un’opinione! tana libera tutti!”

        • PinoMamet scrive:

          Aldilà della provocazione, e aldilà del dibattito sulla libertà di espressione (sapete come la penso: sì, ha dei limiti, proprio come qualunque altro diritto)

          penso proprio che i tedeschi non abbiano la minima intenzione di intitolare una strada a Hitler!

        • Z. scrive:

          Già, e chissà perché. Sono proprio incoerenti, questi tedeschi! 😀

          Tutto ciò, tra l’altro, mi ricorda i discorsi di quelli che dicono cose tipo “se sei contro la guerra in Kosovo perché non vai anche manifestare contro la guerra civile in Sierra Leone?”.

          Persone a cui invariabilmente della guerra civile in Sierra Leone non frega un tubo, e che il più delle volte neppure saprebbero collocarla su un mappamondo.

        • habsburgicus scrive:

          @Z
          io mi riferivo al fatto che le leggi repressive vietano di onorare anche persone che non erano NS, ma semplicemente nazionalisti…
          ad esempio Ludendorff è stato eliminato da tutta la Germania..e SE potessero (sei libero di non credermi :D) almeno in certe aree dell’ex-Reich, Ludendorff sarebbe onoratissimo ! 😀
          credo che Ludendorff sia rimasto sino al 1948 allorché gli alleati, nello sforzo–riuscitissimo, chapeau !-di eliminare ogni traccia di sentimen to nazionale tedesco, lo proscrissero 😀 c’era un famoso ponte, Ludendorff
          in “DDR” andarono oltre e fecero fuori pure Hindenburg e tutte le personalità tedeschi degne (gli anni folli finirono con Honecker, va detto, quando un minimo di coscienza nazionale tornò a farsi strada :D)
          all’Ovest, Adenauer riuscì a salvare Hindenburg e gli Hohenzollern..eliminati poi, in molti casi, dall’SPD 😀

        • PinoMamet scrive:

          ” credo che Ludendorff sia rimasto sino al 1948 allorché gli alleati, nello sforzo–riuscitissimo, chapeau !-di eliminare ogni traccia di sentimen to nazionale tedesco…”

          sì, devo dire che l’antigermanismo dei tedeschi mi stupisce.
          Va bene l’autocritica, cavolo, ne hanno combinate delle grosse…
          però a volte mi pare che si vada proprio oltre (gli “antideutsche” nominati su questo blog).

          E non la vedo come una cosa positiva, perché poi non farà altro che far rinascere il suprematismo sotto nuove forme, più “a la page”, più adatte a questa epoca.

          Adesso mi pare che abbia assunto quella apparentemente innocua dei “primi della classe”:
          -siamo i più corretti, i più laboriosi, i più produttivi, i più rispettosi dei diritti…

          ci vuole un attimo perché qualcuno aggiunga, a mo’ di chiusa:
          -e invece voi scorretti, improduttivi ecc. ecc. vivete alle nostre spalle

          perché si torni a capo e dodici.

          E questo mi spaventa (se fa pe’ ddì, non è che non ci dorma la notte) e mi infastidisce più di tutte le vie intitolate a qualche tedescone del XIX sec.-inizio XX, e persino più della Grosse Zapfenstreich con le fiaccole e gli elmetti lucidi…

        • roberto scrive:

          habsburgicus,
          posso rassicurarti sul fatto che nonostante l’SPD a trier c’è una Hindenburgstrasse
          🙂

        • roberto scrive:

          comunque scherzi a parte sull’antitedeschità dei tedeschi avete ragione, ma a me sembra di notare un sempre maggiore nazionalismo, in genere in antipatica reazione ai tedeschi di origine turca o slava (credo che ormai gli italiani siano piuttosto considerati tedesco tedeschi).
          non so cosa sia meglio

      • Peucezio scrive:

        Per inciso, per me i settentrionali non c’entrano nulla, non c’è nessun fattore etnico.
        Il risorgimento e l’unità non l’hanno fatta né i contadini veneti, né gli operai o gli artigiani lombardi o piemontesi. L’ha fatta una piccola élite di massoni e borghesi, che non erano minimamente rappresentativi dei popoli dell’Italia settentrionale.

        • Francesco scrive:

          ho qualche dubbio su questa visione delle elites al potere come marziani senza rapporto con i popoli che guidano

          ciao

        • PinoMamet scrive:

          Devo dire che concordo con Francesco.

          Dopo un secolo buono in cui il mito era stato quello del “Risorgimento”, cioè del risorgere più o meno improvviso in tutti gli italiani di una coscienza nazionale, per almeno trent’anni ci è stato insegnato nelle scuole il mito opposto, cioè quello dell’unità d’Italia voluta da una ristretta elite di “marziani”.

          Io, che non sono uno storico, ci avrei anche creduto: in fondo, mi “scagionava”, come residente al nord (“nordico” non credo di esserlo, “padano” è un’invenzione di tal Gianni Brera e comunque no, neppure, “norreno” è una simpatica invenzione di Mirkhond ma meno che mai… e comunque manco “settentrionale”)
          dai casini combinati al sud dai “piemontesi”.

          Ci avrei anche creduto: ma ho visto, dico per la millesima volta, la lista dei garibaldini di questa provincia, con i rispettivi mestieri (non di rado “umilissimi”) e no, l’idea che fossero tutti notai e avvocati massoni o conti sfaccendati Lord Byron de noantri, non sta in piedi.

          Che poi non c’è mica bisogno di avere studiato per aderire a un ideale, per bislacco che possa sembrarci adesso.

          La gran massa dei votanti PCI, o DC se volete, mica era formata da avvocati massoni e conti sfaccendati…
          Nè lo sono i tifosi di questa o quella squadra;

          è che adesso, a noi sembra strano che ci si possa scaldare- anche uno del popolino- per un ideale nazionale.

          All’epoca non lo era, come a Bisanzio non era strano fare a botte per strada per dispute teologiche…

        • Francesco scrive:

          ecco, credo che l’ottimo Pino con l’esempio di Bisanzio abbia centrato il problema: a noi italiani del XXI secolo della Patria non ce ne potrebbe fregare di meno, per cui tutto il Risorgimento, da tutte le parti da cui fu combattuto, diventa incomprensibile.

          dobbiamo cercare secondi e terzi fini e farli diventare gli unici fini, per riuscire a credere di capirci qualcosa

          un pò come la Guerra dei Trent’anni: chi oggi penserebbe ad ammazzare qualcuno per o contro il Papa?

          ciao

        • habsburgicus scrive:

          se è per questo neppure durante la Guerra dei Trenta Anni ammazzavano/si facevano ammazzare per il Papa 😀
          Pino Mamet ha, in parte, ragione e non c’è dubbio che in alcune aree il risorgimentismo ebbe consensi diffusi (fra cui, visto che non ho motivo di dubitare di quanto scrive, Parma..ma direi anche la Lombardia, per quanto i lumbard di oggi amino dimenticarselo 😀 e poi aggiungerei le Romagne, Torino città ma non il resto del Piemonte, Livorno e forse pure Firenze città, Venezia città ecc)
          insisto nel sostenere che all’epoca l’idea di Italia e di italianità era generale (anche al sud, anche fra i “borbonici”..e qui dissento da mirkhond), MA solo una parte era unitarista…e costoro erano in genere ricchi, laici e anticlericali !…tranne in Lombardia, Parma e qualche altra realtà dove l’unitarismo raggiungeva elementi popolari (anticlericali sempre ? non è detto, almeno per la Lombardia)

        • PinoMamet scrive:

          Sai che non saprei a quando risale l’anticlericalismo qua?

          Ipotizzo che non possa essere più antico della prima diffusione delle idee socialiste.
          Il che non significa che prima fosse un’area particolarmente bigotta o di sentimenti “papisti”.

          credo che i garibaldini non avessero in particolare simpatia i preti per vari motivi
          (“virile disprezzo delle tonache”: il soldato che beve, va a donne, e bestemmia, insomma; libero pensiero; vaghe idee di giustizia sociale; gusto per la provocazione)
          e anche perché identificavano il Papato come un ostacolo all’unità d’Italia
          (avendo scelto la strada opposta rispetto alle idee neo-guelfe);

          ma non il contrario, cioè, non è che volessero l’unità d’Italia perché odiavano il cattolicesimo.

  162. mirkhond scrive:

    Zanardo

    Ovviamente da parte mia nessuna critica nei tuoi confronti e verso altri.
    E giustamente come dici, bisogna guardare avanti.
    Però c’e gente che pensa che per tenere unita l’italia bisogna sempre sputare merda su chi c’era prima.
    E la cosa mi irrita, soprattutto quando studi storici hanno mostrato che la realtà fu diversa.
    Lungi da me fare una battaglia tipo “giornata della memoria” che francamente mi mette a disagio, proprio per le strumentalizzazioni di tragedie vere quali le foibe, l shoah, che però sono utilizzate oggi in tutt’altro contesto e per tutt’altri scopi.
    Dunque a me va benissimo che i morti riposino in pace, e non vengano usati per fare politica.
    Io sono il primo che accetta la realtà politica di OGGI, così com’è pur non amando il tricolore, perché consapevole proprio da ciò che imparato, che fare il “48” è facile, poi governare davvero, prendersi le proprie responsabilità, il necessario sporcarsi le mani sono tutt’altra cosa, e come tutto ciò che è umano, non esente da critiche.
    E tu che hai il terrore di Beppe Grillo lo comprendi meglio di me.
    Quindi sì ad una revisione storica, no ad utilizzare tale revisione per seguire nostalgie di un’epoca che con luci ed ombre, è ormai tramontata per sempre.
    La mia incazzatura è nel vedere infangare un periodo, un regno, una dinastia che appatengono ad un passato non più ripetibile, non per fare crociate cntro “nordisti” o altri…..
    ciao!

    • mirkhond scrive:

      “E che strillano “pregiudicato! pregiudicato!” a destra e a manca, quando il loro idolo politico è pregiudicato a sua volta – direi pluripregiudicato, ma potrei sbagliarmi – e quando sono pregiudicati loro stessi.

      Almeno Robespierre, oltre ad essere per certi versi meno fanatico di altri – a quanto ne so si oppose alle stupidaggini tipo “Dea Ragione” chiamandole, giustamente, “mascherate anticattoliche” – era davvero una persona onesta dal punto di vista intellettuale.”

      Zanardo

      Proprio tu che temi la deriva autoritaria di Beppe Grillo e della sua “crociata degli onesti”, a maggiore ragione dovresti diffidare un Travaglio.
      Quello se governasse, manderebbe me e te dritti a Fenestrelle! 🙂
      E QUESTO è il motivo per cui non ci capiamo COL Maurissio.
      Perché ragiona come un travaglio!
      Spero solo che sia dovuto alla sua giovanissima età e che l’esperienza della vita, lo aiuti ad avere toni e atteggiamenti meno rigoristi.
      Altrimenti si diventa un robespierre! O un travaglio! 🙂

      • Z. scrive:

        Duca, temo di essermi spiegato male. Non sono esattamente un simpatizzante di Travaglio.

        Anzi, lo ritengo una delle persone più furbescamente ipocrite dello show business: se la prende con chi ha procedimenti penali in corso, quando è pregiudicato; se la prende coi giornalisti che ritiene di parte, quando da anni – per ragioni economiche, oltre che politiche – fa campagna elettorale per Grillo; tuona a morte contro gli evasori fiscali, salvo quando il capo del suo partito fa una raccolta fondi per sostenerne gli eredi. E così via.

        E ti dico di più. Le mie opinioni su Travaglio sono le stesse da oltre dieci anni. Ma ne conosco tanti a cui Travaglio e le sue storielle andavano bene – e anzi benissimo – finché si limitava a prendersela con D’Alema e Berlusconi. E che ora mi dicono: “in effetti tu l’hai sempre detto, avevi ragione”.

        Proprio per questo trovo che “travaglietto” sia un insulto che non mi sentirei di affibbiare a nessuno. Tanto meno al giovine Mauricius. Che tra poco terminerà i suoi studi, e se – Iddio non voglia – avrà a che fare col magico mondo forense, avrà modo di rendersi conto di persona dell’immenso divario che passa tra la teoria e la pratica 🙂

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Ma, esattamente, che diavolo c’entra Travaglio con la discussione?

        • mirkhond scrive:

          Zanardo.
          Adesso mi è chiaro cosa vuoi dire, e gli in bocca lupo che fai a Maurizio, sono anche i miei, nonostante le reciproche incomprensioni, che in altri tempi, ci avrebbero visto su opposte barricate, lui col tricolore giacobino e poi massonico-unitarista e la camicia rossa, io col Giglio dei Borbone e la Bianca bandiera nazionale napoletana! 🙂

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          O, meglio, con il tricolore con lo stemma di Casa Borbone

        • Z. scrive:

          1) Maurì: se la rileggi capirai tutto;
          2) Duca: mica detto. La parte dalla quale stai dipende in larga misura dal caso. Oltre tutto, la famiglia di Mauricius è della tua regione, se ho ben capito, quindi all’epoca le avreste prese alla grande ambedue 😛

    • Z. scrive:

      Tornando in tema, Duca, io non penso che molti al giorno d’oggi si interessino ai Borbone, ma neppure ai Savoia. Parliamo di una dinastia che è finita come sappiamo, e della quale non conosco nessuno che abbia il minimo rimpianto (ne conoscevo uno, molti anni fa, ma oramai anche lui – da tempo – ha cambiato idea).

      Per questo credo di poter dire con certezza che né Francesco, né Mauricius, né AdV né alcun altro qui dentro esaltare casa Savoia. Né men che meno oltraggiare il Meridione né le sue genti, del presente come del passato. Sono altrettanto certo di un’altra cosa: discutendone dal vivo sarebbe ancora più chiaro che si tratta non di attacchi personali a te o alla storia che senti come tua, ma di normali divergenze su considerazioni legate ad eventi storici. Su cui molte persone hanno le idee più disparate: un tuo collega medievista pisano, di cui non farò il nome perché tanto è facile facile da trovare, scriveva – e forse scrive ancora – su di una rivista che sostiene che non ci sia mai stato un genocidio degli indigeni d’America…

      Detto questo, come ti dicevo, a me le atrocità dei piemontesi le fecero studiare – ci portarono addirittura a vedere Bronte, un film davvero emozionante, che irritò molto alcuni miei compagni di scuola di destra. Ci insegnarono che il brigantismo non può essere sbrigativamente assimilato alla delinquenza comune. E così via. Del fatto che il Sud sia stato chiamato in molteplici occasioni a sacrificarsi per il Nord, poi, non può dubitarne nessuno che abbia un briciolo di cultura storica a livello liceale.

      Ciò che credo, però, è che questo non ci obblighi a credere che quello borbonico fosse uno stato solido e ben funzionante, né particolarmente attento alle esigenze dei suoi sudditi.

      • mirkhond scrive:

        “né particolarmente attento alle esigenze dei suoi sudditi.”

        Su quest’ultimo punto, ovviamente dissento. 🙂
        Per il resto d’accordo con te!
        Ciao!

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          eppure a favore dei più poveri tra i sudditi ci sono alcune misure estemporanee, probabilmente limitate alla capitale Napoli

          il resto del paese era praticamente abbandonato nelle mani dei nobili e notabili locali, con un Re forte come Ferdinando del tutto incapace di fare quello che un Ivan il Terribile o un Luigi XIV avevano fatto secoli prima

          mi sembri scambiare la bontà d’animo di una persona con la capacità di governare di un Re

          ciao

        • mirkhond scrive:

          Anche questo è vero solo in parte, vista la sollecitudine con cui re Ferdinando ordinava agli intendenti (gli attuali prefetti) di venire incontro alle esigenze dei più umili.
          Il che poi spiega la sostanziale fedeltà della maggioranza del popolo alla dinastia, proprio nei periodi più critici, incluso l’ultimo.
          Il solo fatto della mitezza fiscale, di limitazioni e agevolazioni della leva, anche dove era obbligatoria come in Napolitania, l’assenza di politiche guerrafondaie, contribuirono a tale popolarità.
          Infine, e concludo, le critiche di “debolezza” che spesso vengono rivolte ai Borbone, valgono anche pr l’Italia unita, perché tipiche della geografia e della geopolitica italiana, che dai tempi di Pipino il Breve, ci condanna ad una situazione di nanismo politico, puntualmente rinfrescata, ogni volta che un leader politico cerca di rialzare la testa.
          Come dimostrano anche vicende politiche e storiche più vicine a noi.
          Sono convinto che la sostanziale esterofilia degli italiani sia dovuta proprio a questa consapevolezza, e cioè di essere dei giganti nelle arti, nella cultura, nelle scienze, in alcuni settori dell’economia, ma non in politica se politica significa sovranità piena e capacità di farsi rispettare nel consesso internazionale.
          In questo i limiti borbonici furono gli stessi dell’Italia unita, sia pur con governi differenti.
          ciao!

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          posso provare a correggerti? lo strapotere dei “feudatari” in pieno 1800 non era affatto tipico di tutta l’Italia ma solo del Regno delle Due Sicilie

          tu stesso ricordi come la politica del Re verso la Sicilia fosse compromessa da elementi infantili quali “si era offeso con Palermo”

          dove erano i Cavour (politici veri, spietati, cinici, con un progetto politico) del Regno? non sono certo stati i Savoia a fare qualcosa

          ciao

        • mirkhond scrive:

          La Sicilia non era la Napolitania.
          E ripeto ad libitum, che il difetto di tanta storiografia italiana è stato ed è quello di ritenere che il crollo del Regno fosse dovuto a cause interne, mentre deve essere visto alla luce degli eventi geopolitici internazionali che ho citato più volte e su cui non torno.
          Quando i politici dell’Italia unita hanno tentato di seguire una linea “ferdinandea” in politica estera, l’Italia unita non ha avuto una capacità di resistenza maggiore delle Due Sicilie.
          Vorrei sapere infine cos’hanno fatto Cavour e i Savoia in genere per migliorare le condizioni della Sardegna.
          Le leggi sulle chiudende del 1820-1869 che eliminarono l’antico feudo e gli usi civici sardi, in favore di una grande proprietà più di tipo capitalista, aggravarono pesantemente le condizioni dei contadini e dei pastori!
          Uno strano riformismo, quello sabaudo, teso a modernizzare un paese, affamandone gran parte della popolazione!

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          cosa ci trovi di strano?

          che io sappia, più o meno tutti i paesi del mondo si sono sviluppati in quel modo, facendo figli e figliastri

          sulla politica estera autonomia, chiaro che un vaso di coccio deve stare attento ai vasi di ferro, ma basta l’esempio di Andreotti per dimostrare che è possibile

          devi averne le capacità, oltre che la volontà

          ciao

    • Z. scrive:

      Infine, su Grillo:

      io non ho paura di Grillo: è solo un imprenditore molto acuto che ha scelto con molta avvedutezza il suo settore merceologico. Questo gli vale la mia stima e il mio rispetto.

      Ho paura di molti dei suoi elettori, questo sì.

      Quando vedi una dozzina di persone che circondano un ragazzo, lo insultano, gli fanno gesti minacciosi urlandogli in faccia e lo spintonavano, beh, a volte fatichi a rimanere freddo. Però devi riuscirci, perché altrimenti non sai come va a finire e chi ci va a finire e come (la storia di Miguel in centrale insegna molto, da questo punto di vista).

      Ho visto un ragazzo di vent’anni in un angolo, terrorizzato, con un sessantenne che gli metteva le mani addosso, davanti allo sguardo stupito di un candidato grillino che è venuto a scusarsi con noi dicendo che lui con quelle cose non era d’accordo e che gli dispiaceva che i suoi camerati avessero deciso di comportarsi in quel modo.

      Ho sentito quel ragazzo terrorizzato, poi, ripetere tutta la sera che non aveva mai avuto simpatie per i grillini ma che aveva sempre trovato ingiustificato tutto quel che si diceva di allarmante sul loro conto, che alla fine fosse tutto qualcosa di innocuo, che non si sarebbe mai immaginato niente del genere.

      Il giorno dopo sono andato a leggere sul loro giornale di partito. Quell’esperto che sostiene che i picchiatori coi forconi sono la vera lotta di classe di oggi spiegava che bisogna avere grande rispetto e stima per quel buon signore sessantenne e per quella dozzina di bravi ragazzi descritti sopra, perché essi sono la nuova sinistra.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Quindi è la prima volta nella storia della seconda repubblica che ci sono stati spintoni? Capisco che è brutto, ma essere addirittura terrorizzati…

        Ma poi che c’entrano i forconi con Grillo? Non erano un altro partito/movimento/quello che è?

        P.S.: grazie per la riforma dei contratti a termine, eh! Casomai mi preoccuperei di quella

        • Z. scrive:

          Brutto? Ma no, va benissimo. Che c’è di male a circondare qualcuno in dodici, urlargli in faccia e mettergli le mani addosso? Sicuramente, se fosse capitato a te, ti saresti divertito tantissimo.

          Il fatto poi che ci sia un governo che approva leggi che non ci piacciono, naturalmente, ci dà il pieno diritto di farlo.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          OK, quindi dodici deficienti violenti sono una minaccia nazionale. Buono a sapersi, così è chiara la deriva securitaria a “sinistra”

        • Francesco scrive:

          beh, non sono quei 12, sono i milioni di elettori di Grillo che giustificano questa violenza, addirittura come reazione a leggi che a loro non piacciono

          in democrazia se la maggioranza passa una legge che mi fa schifo non alzo le mani, in democrazia

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Dubito che quei dodici deficienti alzassero le mani per qualcosa di diverso dal gusto di farlo. È il trasformarli in problema che ci dovrebbe riguardare che mi pare la classica arma di distrazione di massa, per cui libertà di fare porcate perché noi ci occupiamo dei teppisti

        • Z. scrive:

          MT,

          — OK, quindi dodici deficienti violenti sono una minaccia nazionale. —

          Ma figuriamoci. Neppure se un paio di persone ti gonfiano di botte o peggio è una “minaccia nazionale”, se è per questo. Quindi nel caso tutto OK, chissene.

          E magari si potrebbe anche giustificare dicendo che te lo meriti, ad es. perché a qualcuno non piace come governa Pizzarotti (o nel mio caso, chessò, Fassino).

        • Z. scrive:

          MT,

          — Dubito che quei dodici deficienti alzassero le mani per qualcosa di diverso dal gusto di farlo —

          Già. Il fatto che se la siano presa con qualcuno identificato come un contestatore di Grillo, e che per farlo gli abbiano fatto la posta aspettando che le FF.OO. se ne andassero, è un fatto puramente casuale.

          — È il trasformarli in problema che ci dovrebbe riguardare che mi pare la classica arma di distrazione di massa, per cui libertà di fare porcate perché noi ci occupiamo dei teppisti —

          Mauricius, ma perché scrivi come uno Scanzi in sedicesimo, quale non sei? Che c’entrano le “distrazioni di massa”? Ti sembra che qualcuno ne abbia parlato in prima serata? E chi ha detto che Tizio o Caio sono “liberi di fare porcate”?

          Almeno tra di noi, tra gentiluomini, lasciamo da parte slogan e frasi fatte.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Ho detto quello che mi hai messo in bocca?
          Ho detto che era violenza simile a quella tra tifosi, priva di vero contenuto ideologico. Mi dispiace che non appaia a tutti così evidente

        • Z. scrive:

          Beh, certo. Se un gruppo di militanti del M5S fa la posta a un tizio che si oppone al M5S, lo circonda, lo aggredisce e – tra un “chi ti paga” e compagnia bella – gli mette le mani addosso intimandogli di stare zitto, è evidentissimo che l’ideologia politica non c’entra assolutamente niente.

          Mauricius, io ti voglio bene, lo sai. Ma a volte te ne approfitti, e non dovresti 🙂

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Se un gruppo di milanisti picchia un interista c’entra qualcosa il calcio, oppure è puramente un pretesto? Stessa cosa in questo caso: c’entra con l’istinto di branco, con il bullismo, con il teppismo, ma cosa ci sia di politico nell’aggredire un tale per nessun fine concreto me lo devono ancora spiegare.

        • Z. scrive:

          In effetti è qualcosa di molto difficile da spiegare: cosa c’entra la politica in un’aggressione a sfondo politico? boh, vattelapesca!

          Come non c’entra niente la xenofobia, chessò, con una dozzina di militanti di destra che aggrediscono un africano di colore…

          Maurì, seriamente: sai cosa mi ha colpito di più? Sì, mi rendo conto che a dirlo fa un po’ ridere (non è che i fanatici debbano avere due teste o tre occhi) ma mi ha colpito constatare che sembravano persone ordinarie, come me e te. Insomma, non persone abituate a picchiarsi, allo scontro fisico. Sicché mi costa quello che sto per dirti, ma se davvero hai deciso che quella è casa tua, iscriviti al M5S e cerca di renderlo più civile, nei limiti del possibile, dalle tue parti. So che per chi studia e lavora il tempo che residua è pochissimo, ma è bene che ognuno faccia il possibile per migliorare casa propria.

          Vado a farmi una birretta. Buona serata 🙂

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Veramente mica voto per loro a ‘sto giro. Semplicemente mi danno fastidio le generalizzazioni dovute alla rivalità politica, come mi dava fastidio quando B diceva che Bersani doveva scusarsi per Tartaglia.

        • Z. scrive:

          Infatti non penso che Grillo avrebbe motivo di “scusarsi” per l’episodio che ho raccontato. Perché mai dovrebbe? Anzi, credo che lo troverebbe divertente: è indice del suo successo, dopotutto.

          Astensione o Tsipras?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Tsipras, anche se mi convince poco. Io non mi astengo mai, alla farsa ci tengo 😀

        • Francesco scrive:

          x chi gliene può interessare qualcosa

          stavo per decidere (di nuovo, ammetto la recidiva) di tapparmi il naso e votare FI – pur di votare PPE e non potendo pensare di votare Fratelli d’Italia o NCD

          poi ho letto l’elenco dei candidati qui nel nord-ovest e mi sono perso: chi cavolo sono? MOI, tu che conosci tutti, ne sai qualcosa?

        • PinoMamet scrive:

          Io voto Tsipras, poi fate voi!

        • Z. scrive:

          Meglio Tsipras che astensione – anche se temo che non raggiungerà lo sbarramento, il che finirebbe per equiparare nella sostanza le due scelte.

          Spero tanto di sbagliarmi.

        • roberto scrive:

          per sfiga mi perdo queste elezioni (la prima volta da quando ho 18 anni!) sennò sarebbe stato tsipras anche per me (con ma grande esitazione per tutto il cucuzzaro che si porta dietro in italia, da moni ovadia a barbara spinelli)

        • Z. scrive:

          Oddio, a me Ovadia non dispiace. E qualche anno fa ho letto un bel libretto di Barbara Spinelli, così che le perdono volentieri qualche stramberia recente.

          http://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858102381

          Poi alle europee ci sono le preferenze, sicché se non si vuole votare Tizio o Caio si può sempre scrivere “Sempronio”.

          Detto questo Robè, una domanda: come mai ti saresti spostato su Tsipras? Per stima verso Tsipras persona, per protesta verso Renzi o per indurre discontinuità nel Parlamento europeo?

        • roberto scrive:

          un po’ stima per tsipras (nonstante non lo vorrei come presidente della commissione, vista l’evidente inesperienza, ma è nu bravo uaglione), un po’ perché vorrei una vittoria risicata del PSE che lo obblighi a cercare appoggi a sinistra (e perché no, pure nei verdi), così giusto per dare un significato alla parola “socialista”. un po’ perché renzi mi sta sulle palle 🙂

      • roberto scrive:

        scusate ma a cosa fate riferimento?
        mi è sfuggita la notizia

        • Z. scrive:

          Non è una notizia che ho letto sui giornali. Ero presente di persona.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Quindi se un giorno vedrò un piddino tirare una manata ad un tizio che la pensa diversamente, sarà colpa di Renzi, oppure dovremo aver paura della violenza che connota intrinsecamente tutti gli elettori piddini?

        • Z. scrive:

          Il giorno che vedrai una dozzina di militanti PD circondare e aggredire come descritto un supposto oppositore del PD raccontacelo e ne parliamo volentieri.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          No, non me ne uscirei con un’affermazione del genere perché sarebbe una sciocchezza, scusa: sembra davvero la vecchia leghista che dice “ho visto un negro (o venti negri, eh, se dodici sono ancora troppo pochi) spacciare, quindi tutii negri sono criminali”.

        • Z. scrive:

          Infatti io non ho detto “sono tutti criminali”. Come ti ho detto, non credo neppure che quelli che ho visto fossero persone particolarmente violente.

          Ho detto: quando vedrai dodici simpatizzanti/iscritti PD circondare un grillino e fare quanto sopra, ne riparliamo assieme più che volentieri. E mi racconterai cos’hai fatto, cos’hai provato, e cosa ne pensi.

  163. mirkhond scrive:

    Per Habsburgicus

    Effettivamente la sacra wiki 🙂 lo dice nato a Vicenza.
    Ma in una presentazione di un suo libro, c’era scritto che era nato a Siena.
    Probabilmente un errore.
    Giusto per chiudere con una questione senza importanza! 😉
    ciao!

  164. Miguel Martinez scrive:

    OT

    Mi girano questo testo, che racconta non solo tutta Firenze, ma anche tutto ciò che significa Matteo Renzi, il maestro del nostro piccolo Dario Nardella:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/18/firenze-nardella-al-servizio-del-denaro-a-sua-insaputa/990106/

    Firenze, Nardella al servizio del denaro. A sua insaputa
    di Tomaso Montanari | 18 maggio 2014

    Dario Nardella ha dichiarato che non sapeva che la sua stessa amministrazione avesse noleggiato – per la miseria di 20.000 euro – una chiesa monumentale della sua città ad una delle più potenti banche d’affari del mondo.

    Dobbiamo credergli?

    Nardella non è il primo che passa. È in politica da dieci anni tondi, è vicesindaco di Firenze da cinque, ora è sindaco reggente e candidato a sindaco. Davvero non sa cosa succede a Palazzo Vecchio?

    Se lo sapeva, e ora ci prende in giro, Firenze rischia di avere un sindaco che fa della menzogna uno strumento politico. Non sarebbe una novità: per Matteo Renzi è stata un’abitudine. Un solo esempio, che ci fa restare in tema. Durante le polemiche per l’affitto di Ponte Vecchio allaFerrari, Renzi disse che il ricavato era di 120.000 euro e che sarebbe servito a finanziare le vacanze di bambini disabili tagliate dal governo. Come dimostrano incontrovertibilmente i documenti, era tutto falso. L’incasso del Comune fu di 17.989 euro, e nessuno aveva tagliato le vacanze di quei bambini. E false non erano solo le dichiarazioni di Renzi, ma anche le carte: l’occupazione di suolo pubblico fu rilasciata solo la mattina dopo l’evento, con la relativa prescrizione di lasciare un passaggio per le ambulanze (ovviamente non rispettata, essendo stata ‘imposta’ il giorno dopo).

    D’altra parte, anche Nardella non scherza, in quanto a balle. Per giustificare la chiusura di Santa Maria Novella – interdetta a fedeli e turisti per un giorno intero, mentre si allestivano le mense per i paperoni – ieri ha dichiarato che «quando hanno chiuso il Louvre e la sala della Gioconda per una sfilata di Ferragamo, a Firenze applaudivamo». Nardella si riferisce ad una sfilata del giugno 2012: che si tenne però in un cortile (non dentro il museo, e non sotto le opere!), e senza chiudere le sale nemmeno per un minuto. Quanto bisogna essere provinciali per pensare che il Louvre possa chiudere anche solo un minuto per un privato?! Forse l’aspirante sindaco ignora che in Francia lo Stato c’è, a differenza che in Italia. Accanto alle balle, le omissioni: Nardella si guarda bene dal dire che quella sfilata fruttò al Louvre alcuni milioni, non gli spiccioli fiorentini. Ancora una volta: o Nardella non sa quello che dice, o mente.

    Ma se davvero Nardella ignorava tutto, sulla Morgan Stanley, i fiorentini stanno per avere un sindaco che letteralmente non sa quello che fa. E non è un’ipotesi da escludere. A organizzare la cena a Santa Maria Novella è stata la responsabile della Direzione Cultura di Palazzo Vecchio, Lucia De Siervo: che appartiene al cerchio magico renziano, ed è sorella di Luigi, amicissimo di Renzi e possibile prossimo Direttore Generale della Rai. Se davvero la De Siervo non ha detto nulla a Nardella, significa che a Firenze si profila un governo di gruppo della corte, in cui ognuno va per i fatti suoi, forte del rapporto diretto col Re Sole che splende a Roma. D’altra parte, Nardella ha un po’ il profilo del fratello, come dire, meno d’impatto: un po’ alla Paolo Berlusconi o alla Andrea Della Valle.

    E questa debolezza si è manifestata clamorosamente nella toppa che ha provato a mettere: una toppa ben peggiore del buco. Per mezza giornata ha difeso l’operazione, poi – travolto dal ridicolo – ha chiesto alla Morgan Stanley lo «sforzo» di arrivare a 40.000 euro. Lo «sforzo», capite? Alla Morgan Stanley!! Che gestisce oltre 3000 miliardi di dollari! Ora, sono personalmente felice che un mio articolo su il Fatto Quotidiano abbia fruttato al mio Comune 20.000 euro (sempre che la banca quello sforzo, alla fine, lo faccia), ma sono interdetto dalla dabbenaggine del vicesindaco.

    Forse Nardella ignora che se due ragazzi fiorentini vogliono sposarsi nel ‘loro’ Salone dei Cinquecento nel ‘loro’ Palazzo Vecchio devono pagare 5000 euro. Come può pensare che sia equo chiederne 40.000 a un simile colosso finanziario, per una cena con 120 persone? Un prezzo equo sarebbe forse 400.000 euro, altro che 40.000!

    Personalmente penso che sarebbe stato comunque un errore, anche per un milione. Credo che debbano esistere cose che il denaro non può comprare, e il patrimonio monumentale pubblico è tra quelle. Perché è un luogo di eguaglianza e cittadinanza: uno dei pochi antidoti alla dittatura del mercato e all’esclusione basata sul lusso. Ma mi rendo conto che questa è un’idea di sinistra: una sinistra che con Renzi e Nardella non ha nulla a che fare. E come cristiano (cresciuto proprio a Santa Maria Novella) non posso che essere d’accordo con quello che ha scritto il padre domenicano Alberto Simoni quando ha appreso che i banchieri avevano banchettano sotto le immagini affrescate dei santi domenicani: «quello che più mi indigna è pensare a Domenico, a Tommaso e ai Frati Predicatori (e come non pensare al Savonarola?) spettatori di un mondo che sono chiamati a combattere vangelo alla mano! Se potessero muoversi, probabilmente ripeterebbero il gesto di Gesù: “Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe” (Mc 11,15)».

    Ma, comunque la si pensi, è intollerabile che un’amministrazione racconti balle ai suoi concittadini. E, a Santa Maria Novella, il cartello che ha respinto per una intera giornata fedeli e turisti accampava «motivi liturgici». Un cartello infame, che – mentendo – provava a dare la colpa alla preghiera dei frati. Un cartello che travestiva da riti sacri gli affari delle banche, e dei politici loro amici.

    In una qualunque competizione elettorale americana il Nardella di turno sarebbe stato costretto a ritirarsi, se la sua amministrazione fosse stata beccata a mentire sulla gestione privata di un bene pubblico. Mentre, purtroppo, in Italia si dà per scontato che il culto del denaro e del potere abbia le sue liturgie. E i suoi rosari di menzogne.

    • Francesco scrive:

      è sempre un piacere non leggere il Fatto quotidiano

      perchè c’è una miseria d’animo irredimibile, da cui è bene tenersi lontani

      per la cronaca, negli USA citati esiste un giornalaccio paragonabile al FQ?

      • PinoMamet scrive:

        Nooo Francesco, come può venirti in mente?
        Gli USA sono il paese senza difetti, perfetto per definizione, e chi vi vive raggiunge ipso facto la santità…

        • mirkhond scrive:

          🙂 !

        • Francesco scrive:

          io ho solo chiesto una indicazione, è il FQ che indicava l’America come il paese in cui un Nardella sarebbe stato cacciato dalla vita pubblica in malo modo

          quindi prendetevela con loro

          😀

        • PinoMamet scrive:

          Con Il Fatto Quotidiano? molto volentieri.

          E comunque si sbaglia, Renzi e Nardella vari mi sembrano anzi perfettamente “american style”, anche più del “buon” B.

        • Francesco scrive:

          non lo so, io mi ricordo un candidato democratico alla presidenza distrutto, molti anni fa, dalla notizia di una sua infedeltà coniugale

          certo, di ladri si parla molto meno, in parte è che i soldi questi li prendono alla luce del sole e gli elettori sono abituati? rassegnati? gli va bene?

          però un regalo fatto con un bene pubblico potrebbe suonare male anche là

          ciao

  165. mirkhond scrive:

    in cui affermavi di non concordare con l’attuale politica economica europea.

    ” Nel novembre 1954, nel corso di un’intervista a Mendès-France, chi scrive, dopo aver detto al presidente del Consiglio francese di essere napoletano, gli chiese su che si fondasse la sua perplessità sulla CEE, la neonata Comunità Economica Europea, o Mec. Mendès-France rispose:
    “Voi, italiani del Sud, potete capirmi: io temo che nel Mercato comune europeo le industrie e l’intera economia della Francia possano fare la fine che fecero, nell’Italia unita, la industria e l’intera economia del Regno delle Due Sicilie”.
    Questo timore il “premier” espresse poi all’Assemblea Nazionale e le sue parole furono pubblicate ne “Le Monde”. ”

    Michele Topa, Così finirono di Borbone di Napoli, Fratelli Fiorentino Editore, Napoli 1990, p.82.

    * Nota per Roberto:

    Michele Topa, nato a Napoli, aveva una moglie tedesca e visse negli ultimi anni della sua vita in Germania, nella Franconia, dove è morto nel 1999 a 74 anni.

  166. Roberto scrive:

    Conoscevo questo discorso di mendes france, dove effettivamente fa riferimento al l’unità d’Italia

    http://mobile.agoravox.fr/actualites/europe/article/discours-de-pierre-mendes-france-145788

    • Moi scrive:

      ha scoperto che l’Italia è piena di anziani votanti che ignorano del tutto internet e guardano solola tivvù …

      • Z. scrive:

        Seguirà un’altra grande scoperta:

        molti, anzi moltissimi, utilizzano sì internet, ma non per farsi la propria opinione politica!

        Quindi il problema va oltre ai vecchi: riguarda anche i cittadini di mezza età e anche – oddio! – i giovani.

        A questo punto che fare con tutti quelli espulsi perché andavano in TV?

        Massì, chissene. Per uno che oggi dice “abbasso Genny la carogna” e domani “viva Genny la carogna” che problema c’è. L’importante è arricchirsi sulle spalle dei gonzi. E ci sta riuscendo ben bene 😀

  167. mirkhond scrive:

    Voltando pagina

    Pino, beandomi gli occhi 😉 nel guardare alcune attrici tamil, nella telenovela che ho citato qualche giorno fa, ho notato che i dialoghi, i discorsi sia pure in tamil e per un pubblico tamil, contengono vari anglicismi.
    Per esempio dicono sir, per indicare un funzionario di polizia, o un professore o una persona distinta, coffee, sorry, please, thanks ecc.
    E tra tamil che dialogano tra di loro, e in un contesto in lingua tamil per un pubblico tamil!
    ciao!

    • PinoMamet scrive:

      Io ho notato lo stesso fenomeno in film in lingua hindi, ma anche in un documentario in punjabi (sottotitolato in inglese) sui lottatori di quella regione.

      La cosa mi stupisce un po’ perché (a differenza forse dei filippini di cui abbiamo già parlato) si tratta in questo caso di lingue di lunga tradizione letteraria, che non dovrebbero avere bisogno di ricorrere a prestiti per colmare lacune lessicali.

      E del resto. a quanto dici anche tu, più che di prestiti necessari alla comunicazione, mi sembrano, come dire, “parole simbolo”, usate per far capire di appartenere allo stesso strato sociale degli (ex) dominatori.

      • PinoMamet scrive:

        Anche il buon Benny Lava, reso famoso in Italia dai suoi sottotitoli in italo-pugliese
        (non so come si chiami il procedimento: si sottotitola con quello che si capisce a orecchio, anzichè traducendo, con risultati comici)
        usa diversi anglicismi, ora che ci penso.

        Un po’ è un peccato, visto che il tamil ha fama di lingua estremamente poetica (e uno dei compositori di poesia in lingua tamil, e non dei minori, è tal Viramamunivar ossia Costanzo Beschi:
        http://en.wikipedia.org/wiki/Veeramamunivar )

      • mirkhond scrive:

        Questo è un aspetto interessante che cogli, e a cui non avevo pensato.
        Bisognerebbe indagare il rapporto psicologico degli indiani, sia arya che dravida verso il dominatore britannico.
        Forse accanto all’ostilità e al risentimento verso il colonizzatore, probabilmente vi è stata e vi è tuttora anche ammirazione per coloro che, UNICI nella storia dell’India, riuscirono ad unificare TUTTO il paese, cosa non riuscita nemmeno a grandi sovrani come Ashoka (274-232 a.C.) e ai Moghul, con Aurangzeb (1658-1707).

        • PinoMamet scrive:

          Sì, credo ci siano entrambi sentimenti: un sikh di queste parti, amico di mio padre, si mostra parecchio risentito verso gli inglesi;
          contemporaneamente, quasi tutti gli studenti indiani che ho conosciuto negli USA, come ti dicevo, si mostravano orgogliosi di essere “inglesi madrelingua” e ritenevano che il sistema educativo indiano fosse valido “perché basato su quello inglese”
          (contenti loro…)

          in generale l’India è stata forse la colonia più longeva, e molto probabilmente la più importante in assoluto per le sorti dell’impero britannico;
          anche l’unica “non bianca” a essere cooptata in ruoli anche dirigenziali
          (a partire dall’esercito: l’esercito imperiale britannico era nel periodo delle due guerre mondiali, in gran parte, un esercito “indiano”, e certi ruoli vitali, ancorché rischiosi/faticosi, erano anzi svolti esclusivamente dalle truppe indiane).

          Credo che gli inglesi abbiano contribuito moltissimo a loro volta a plasmare l’identità indiana, a rimescolare la società (non sempre con esiti negativi) e a creare le basi di uno Stato unitario (almeno prima della “partition”), quindi una certa identificazione con loro è anche logica.

          Poi erano, in gran maggioranza, degli odiosi razzisti, ma questo è un altro discorso…

        • Francesco scrive:

          confermo che l’India era “la gemma” dell’impero britannico, ai tempi in cui ne parlavano con fierezza

          del resto, io trovo affascinante che una fottuta isoletta con pochi milioni di abitanti sia riuscita a realizzare un impero mondiale e in più a dominare e unificare qualcosa di immensamente più grande come l’India

  168. mirkhond scrive:

    “1) che lo sbarco in Sicilia sia stato reso possibile dalle flotte inglese (e francese) me l’hanno insegnato a scuola”

    A me invece no.

    “2) interventi ulteriori delle flotte europee non ne conosco”

    Bastavano ed avanzavano quelle due.

    “3) tanto meno ho mai sentito parlare della presenza di soldati inglesi tra le truppe garibaldine (mille uomini? mi pare veramente improbabile che non ne parli nessuno)”

    Ne parla Michele Topa nel testo sovrcitato, affermando che costoro, il 27-28 ottobre 1860, nei pressi di Caserta, dopo essersi ubriacati, stavano per accoppare Vittorio Emanuele II :), scambiato per Francesco II!

    “insomma, mi sa che sul terreno il Regno delle Due Sicilie sia stato proprio sconfitto dal Garibaldi (i piemontesi arrivarono a cose fatte per prendersi il territorio e togliere grilli dalla testa di Beppe) e dalla disponibilità dei generali a farsi comprare”

    La disponibilità alla corruzione di parte dell’alta ufficialità borbonica purtroppo è cosa risaputa, cosa che non toglie nulla al valore dei 70.000-80.000 effettivi dell’esercito rimasti fedeli fino alla caduta del Regno, e, in molti, casi anche oltre.
    Garibaldi era pesantemente sostenuto dalla potenza britannica, senza la quale non avrebbe potuto sbarcare nemmeno in Sicilia, e tra quella “scalcagnata ” truppa in camicia rossa vi erano soldati piemontesi camuffati da “disertori”, poi prontamente “amnistiati” da Vittorio Emanuele II a conquista avvenuta, e che già alla battaglia del Volturno dell’1-2 ottobre 1860 gettarono l’insulsa camicia rossa combattendo con la propria divisa, nonostante ancora a quella data il governo piemontese fosse ufficialmeente ancora in rapporti diplomatici con le Due Sicilie (le relazioni saranno rotte solo il successivo 6 ottobre), e Cavour continuasse a negare spudoratamente l’evidenza dell’aggressione piemontese iniziata dal precedente maggio.
    Ma si sa, la colpa è sempre del violentato, mai del violentatore!

    • PinoMamet scrive:

      ” “3) tanto meno ho mai sentito parlare della presenza di soldati inglesi tra le truppe garibaldine (mille uomini? mi pare veramente improbabile che non ne parli nessuno)”

      Credo che quando si parli dei garibaldini molti facciano confusione tra i “Mille” originali, del primo sbarco (tra cui c’era una dozzina/ventina di stranieri) e l'”esercito meridionale”, cosiddetto, di Garibaldi, molto più numeroso, fatto da gente di ogni parte d’Italia, e nel quale i volontari stranieri erano parecchi
      (compresa una “legione inglese”)
      http://it.wikipedia.org/wiki/Esercito_meridionale#I_volontari_stranieri

      • Francesco scrive:

        grazie, finalmente un riferimento!

        PS Mirkhond, 70-80.000 soldati napoletani sconfitti? da truppe raccogliticce e necessariamente prive di armamento pesante? io lo terrei nascosto, fossi in un neo-borbonico

        ciao

        • mirkhond scrive:

          Vabbè, se non provoca non è contento, continuando a far finta di non capire che l’esercito napoletano NON fu annientato da truppe raccogliticce, ma da esperti mercenari, a cui si unirono le truppe piemontesi, sotto le note coperture internazionali.
          Se Vittorio Emanuele II NON avesse varcato il Tronto il 12 ottobre 1860, Garibaldi sarebbe stato annientato, vista la vittoria STENTATA ottenuta sul Volturno il 1-2 ottobre 1860, l’unica battaglia in cui z’Peppe NON potè corrompere i generali nemici, perché erano passati dalla sua parte già prima, ovviamente per interesse!
          Quei 70.80.000 invece rimasero FEDELI nella stragrande maggioranza, RISCATTANDO l’onore napoletano!

        • Francesco scrive:

          “esperti mercenari” chi?

          quanta parte dell’Esercito meridionale di Garibaldi era composto da esperti mercenari, se erano quasi tutti sudditi del Regno delle Due Sicilie arruolatisi volontari?

          perchè i libri di storia forniscono dati per dubitare della tua visione, fatto salvo l’onore dei soldati rimasti fedeli al loro Re

          ciao

        • Francesco scrive:

          >>> se erano quasi tutti sudditi del Regno delle Due Sicilie arruolatisi volontari

          direi che posso toglierlo in attesa di maggiori informazioni

  169. mirkhond scrive:

    Aggiungo a ciò che Pino ha riportato, che la “Compagnia estera” formata da disertori borbonici passati a Garibaldi, era composta da circa 100 svizzeri dei reggimenti esteri borbonici.
    Questi reggimenti svizzeri, costituiti da Francesco I nel 1825 e in numero di 4, mi sembra all’incirca 8000 uomini, fino al 1859 costituirono un gruppo di soldati fedeli, reclutati anche nei cantoni protestanti, e ovviamente tutti volontari.
    Alcuni, al termine del servizio, restavano nel Regno diventandone cittadini, un po’ come per i legionari stranieri in Francia.
    Dopo la morte di Ferdinando II (22 maggio 1859), il governo svizzero varò una legge in cui si proibiva ai propri cittadini arruolati all’estero, di utilizzare le insegne cantonali.
    Ciò provocò il 7 luglio 1859, la sollevazione di alcuni reparti di Svizzeri a Napoli, e di conseguenza lo scioglimento dei reggimenti, e l’incorporazione dei soldati più fedeli nei reparti nazionali, tra i quali ci furono i 100 disertori passati a Garibaldi in Sicilia, molti altri che invece restarono fedeli fino alla fine, venendo poi rimpatriati dal governo piemontese tra il dicembre 1860 e il marzo 1861.
    A tal proposito nel febbraio-marzo 1861, il generale Fanti emise un decreto in cui se, questi soldati esteri fossero stati presi tra le fila dei “briganti” sarebbero stati giudicati come mercenari nemici e punibili anche con la morte!
    Francesco II dopo il tumulto del 7 luglio 1859, aprì i ranghi esteri dell’esercito a volontari bavaresi e persino boemi sudditi asburgici.
    E sui quali la propaganda britannica, con mezzi di persuasione finanziaria, cercò di far leva, per passare con Garibaldi!

    • PinoMamet scrive:

      Un elemento affascinante di tutti gli eserciti, fino agli albori dell’era nazionale, era il loro essere conglomerati di avventurieri e disgraziati delle più diverse nazionalità.
      Svizzeri, belgi e irlandesi sembrano presenze costanti in tutti gli eserciti europei (e dei vari stati italiani: ci sono ancora famiglie di origine irlandese a Parma…), continuando una tradizione di mercenariato “celtico”, proprio da quelle zone, che risale a tempi pre-romani…

      ma per esempio l’esercito Borbonico ha avuto un reggimento Real Macedone (di albanesi, slavi, greci…) che continua la lunga tradizione dell’impiego in Italia di truppe balcaniche (stradiotti o “cappelletti”, cimarioti, sfaxioti e schiavoni “veneziani”, panduri “austriaci”, arnauti in servizio persino in Francia e Spagna…)
      e addirittura un reggimento africano!
      http://it.wikipedia.org/wiki/File:7_reggimento_fanteria_di_linea_Real_Africano.png

      • mirkhond scrive:

        Il Real Africano servì sotto i Napoleonidi (1806-1815), ma comunque in linea con la tradizione borbonica ed europea in genere.
        Sul Real Macedonia, esso venne sciolto nel 1820, durante il breve periodo liberale del generale massone Guglielmo Pepe (1783-1855), e mai più ricostituito, per ragioni che non conosco.
        Quanto ai fiamminghi e ai valloni, la loro presenza nell’esercito napoletano risale già a Carlo VII di Borbone (1734-1759), il restauratore della nostra indipendenza dopo il lungo viceregno spagnolo-asburgico (1503-1734), e ancora nel 1860, vi erano ufficiali come i Dusmet, fedelissimi alla Dinastia, uno dei quali, comandante della guarnigione di Reggio Calabria, venne assassinato a tradimento il 21 agosto 1860, per agevolare la altrimenti non accessibile presa garibaldina della città!

      • habsburgicus scrive:

        e dei vari stati italiani: ci sono ancora famiglie di origine irlandese a Parma…),

        l’ultimo Ministro delle Due Sicilie a Vienna (1862-1866, dunque quando già lo Stato non esisteva più di fatto…ma l’Austria non riconobbe il nuovo “ordine” sino all’autunno 1866) si chiamava Antonio Winspeare..dunque presumo di famiglia irlandese (o anche inglese cattolica)

  170. mirkhond scrive:

    In sostanza, quella che la storiografia ufficiale ha fatto passare per un’avventura di pochi guasconi romanticoni, fu in realtà un’impresa preparata da tempo con le risorse finanziarie britanniche, la presenza di mercenari di varia origine e provenienza, tra cui esperti soldati già a servizio dei Borbone, e pochi idealisti, per una conquista coloniale iniziata già nel maggio 1860, ma “ufficializzata” solo nell’ottobre succesivo, a compimento del lavoro.
    Un po’ come le amministrazioni coloniali spagnole subentrate ai “contractors” dei vari Cortez e Pizarro, a cui era stata appaltata la fase iniziale della conquista del Sudamerica!

    • Francesco scrive:

      secondo la solita Wikipedia, una parte importante nella nascita del brigantaggio la ebbero gli ex-volontari garibaldini del Regno delle Due Sicilie, che una volta abbandonati dal Piemonte volsero le armi contro l’Italia

      dubito lo facessero in nome di Francesco II, però

      • mirkhond scrive:

        Sì, vi furono anche degli ex garibaldini, come ad esempio un tal Cosimo d’Oria di Terra di Bari che nel 1861 combatte in nome di Francesco II agli ordini dell’ex sergente borbonico Pasquale Romano di Gioia del Colle (1833-1863)!
        Inoltre, vi furono anche dei disertori “piemontesi”, provenienti dalla Toscana o addirittura dallo stesso Piemonte, che dalle mie parti si unirono ai partigiani BORBONICI guidati da Pasquale Romano nel 1861-1863, come Carlo Gastaldi di Graglia presso Vercelli, classe 1834, soldato di leva piemontese dal 1855, decorato a San Martino nel 1859, e disertore il 1 dicembre 1862 da Taranto dove era di servizio, e che raggiunse il comandante Romano nei boschi presso Gioia del Colle.
        Romano lo nominò vicecomandante del gruppo.
        Quando fu catturato, il 19 gennaio 1863, Carlo Gastaldi, condannato a 20 anni di carcere per diserzione e “brigantaggio”, si giustificò dicendo di combattere appunto per Francesco II!
        Del resto, Fulvio Izzo, nel suo “I Lager dei Savoia” Controcorrente Editore, Napoli 1999, afferma che, nell’estate 1861, giovani renitenti alla leva piemontese degli ex territori pontifici di Marche e Umbria, fuggiti a Roma si offrirono di combattere per Francesco II, preferendolo a Vittorio Emanuele II, dovendo scegliere tra un sovrano straniero ed un altro!

        • Francesco scrive:

          farei una differenza tra i disertori e i renitenti alla leva e chi invece partì volontario per Garibaldi e finì a combattere contro Vittorio Emanuele: giovanotti confusi? socialisti? boh?

          ciao

        • Z. scrive:

          Socialisti mi pare improbabile. Confusi… oddio, magari erano rimasti disillusi…

  171. mirkhond scrive:

    “in generale l’India è stata forse la colonia più longeva, e molto probabilmente la più importante in assoluto per le sorti dell’impero britannico;”

    Infatti. E proprio per difendere quella che consideravano la loro perla, che combatterono nel Mediterraneo, e con al centro l’Italia, una guerra contro la Francia tra 1793 e 1870, e di cui l’unificazione dell’Italia costituisce un capitolo importante.
    Come detto da Augusto Del Noce, molti anni fa.
    Guerra contro la Francia iniziata anche in India nel 1756-1763, di fronte alla minaccia di vedersela strappare da questa, grazie all’opera di Frontenac nel Golfo del Bengala negli anni 1749-1754!
    La stessa regina Vittoria (1837-1901), nel 1876 assunse il titolo di imperatrice delle Indie, quasi a voler significare una qualche continuità con l’impero Moghul (1526-1858), ma anche l’importanza che, come hai giustamente ricordato, aveva l’India per la corono britannica!
    Dunque l’Italia fu unita per tutelare la dominazione britannica in India dalla minaccia francese!

  172. mirkhond scrive:

    “Credo che gli inglesi abbiano contribuito moltissimo a loro volta a plasmare l’identità indiana, a rimescolare la società (non sempre con esiti negativi) e a creare le basi di uno Stato unitario (almeno prima della “partition”), quindi una certa identificazione con loro è anche logica.”

    Gandhi infatti tentò di liberare l’India dal dominio inglese, ma mantenendone intatta l’unità raggiunta da essi, e con quelle che considerava le migliori conquiste culturali del dominio britannico, unite alla sua simpatia per Islam e Cristianesimo, da lui ritenute a ragione componenti essenziali della nuova India.
    E che provocò la reazione del fanatico indù che lo uccise!

  173. mirkhond scrive:

    Del resto, come già ricordato, senza l’Inglese come lingua franca, l’Unione Indiana seguirebbe le sorti del Pakistan, divisosi nel 1971 in due stati, che la comunanza religiosa, e a volte la stessa appartenenza ad una comune famiglia linguistica non sono sufficienti collanti identitari per un’unità “nazionale”!

    • PinoMamet scrive:

      Che poi l’ hindi e l’urdu sono in pratica la stessa lingua (fino agli anni Cinquanta si parlava di “indostano”), semplicemente scritta con alfabeti diversi…

  174. Francesco scrive:

    a proposito di polli che si credono un’aquila, posso esprimere il mio divertito disgusto per le cazzate di Casaleggio e Grillo?

    le loro scombiccherate richieste di dimissioni del Presidente della Repubblica e di nuove elezioni, nel caso che alle elezioni europee (!!! quelle dove gli italiani votano da sempre a casacccio) riescano a prendere più voti del PD esprimono una concezione della democrazia che la confronto Berlusconi è Toqueville

    ma ci credono o è solo propaganda elettorale?

    • izzaldin scrive:

      Non so se loro ci credono, ma gli italiani sì.
      Rischiano di essere il primo partito alle europee.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Secondo me se ne autoconvincono

      • Francesco scrive:

        e quando le loro richieste venissero respinte al mittente che fanno, iniziano a farsi esplodere nelle metropolitane?

        al massimo avranno il 30% dei voti nelle elezioni meno sentite e partecipate dagli italiani, a me francamente pare poco poco per governare

  175. mirkhond scrive:

    “esperti mercenari” chi?

    “quanta parte dell’Esercito meridionale di Garibaldi era composto da esperti mercenari, se erano quasi tutti sudditi del Regno delle Due Sicilie arruolatisi volontari?

    perchè i libri di storia forniscono dati per dubitare della tua visione, fatto salvo l’onore dei soldati rimasti fedeli al loro Re”

    QUALI libri di storia? Ne puoi citare almeno UNO per favore?
    Per il resto non fai che sparare cagate da tre giorni, nonostante ti si portino dati che SMENTISCONO quanto sostieni.

  176. Z. scrive:

    Tranquillo, non ci credono. I loro elettori sì, loro no.

    Un po’ come quando certi discorsi li faceva Berlusconi, insomma.

    Piuttosto:

    1) se quelli stanno lì è in parte colpa tua;
    2) se quelli stanno lì è in parte colpa mia (meno che tua comunque :P);
    3) hai un rapporto difficile con le c: a Bismarck a Tocqueville le fai fuori dai nomi propri senza pietà né ritegno 🙂

    • Z. scrive:

      (era una risposta a Francesco, ma per qualche ragione è finita qua sotto)

      • Francesco scrive:

        a cosa servone le c se hai già messo le k e le q? e poi a scuola non mi hanno insegnato abbastanza 🙁

        dove hanno appreso tutta quell’ignoranza gli elettori di Grillo? credo sia una materia che va insegnata al popolo, per convincerlo così in profondità

        • Z. scrive:

          Oh, dipende. Ad esempio, io ne conosco uno che era un grande appassionato di gombloddi illuminatico-massonici già da prima che Grillo presentasse le sue liste…

          E poi, se da vent’anni i berluscones – ma non solo – ci rivendono con successo la stessa teoria pop del “premier non passato per le urne”, tanto che la gente se la beve ampiamente a destra come a sinistra, di che ci dobbiamo stupire?

        • Francesco scrive:

          caro Z

          mi raccomando di non stupirti quando le turbe grilline, prima di infilarti la testa decollata in cima a una picca, ti chiameranno ‘papà’

          che il padre di Grillo è l’arcigno difensore della centralità del Parlamento e dell’irrilevanza dell’elettore, la mamma la CostituzionePiùBellaDelMondo

          a sinistra un giorno capirete cosa avete combinato

        • PinoMamet scrive:

          Il mio non-capoluogo è amministrato da un cinquestelle e a dire il vero non ho visto molte teste infilzate sulle picche.

          Ho visto un tizio che si barcamena con le ristrettezze dell’austerity, invece, facendo non più e non meno di un qualunque amministratore, senza grandi luci è vero, ma almeno senza le macroscopiche ombre delle amministrazioni precedenti.

          Non lecca il culo al pubblico dei votanti di sinistra e alle loro infinite richiestine di favorini (“la amia associazioen quest’anno non è stata finanziata per la tradizionale festa antirazzistaaa! vergognaaa” ma dove sta scritto che devono arrivare sempre i soldi a te, scusami? anche se sei antirazzisti, sempre con le pezze al culo stiamo), per cui passa per “terribile dittatore”;

          e neanche a quello bi-partigiano dei partiti e infrociamenti vari e delle loro richiestone di favoroni, per cui passa per “privo di una visione strategica”.

          Si barcamena, e non sarà un fulmine di guerra, ma non è neanche Mao o i sanculotti, via.

        • Z. scrive:

          Francesco,

          — mi raccomando di non stupirti quando le turbe grilline, prima di infilarti la testa decollata in cima a una picca, ti chiameranno ‘papà’ —

          Eh, sai che roba! Sinora mi hanno gridato “pidocchio”, “radical-chic”, “comunista”, “chi-ti-paga” e così via. Non me la sono presa, e men che meno mi scandalizzerò se vorranno chiamarmi “papà” 😀

          — che il padre di Grillo è l’arcigno difensore della centralità del Parlamento e dell’irrilevanza dell’elettore, la mamma la CostituzionePiùBellaDelMondo —

          Lo vedi che non stai mai attento, miseriaccia? il Parlamento lo vuole scoperchiare e la Costituzione stravolgere, con obbligo di mandato imperativo dell’elettore…

          — a sinistra un giorno capirete cosa avete combinato —

          Insomma, almeno noi qualche speranza futura ce l’abbiamo 😀

          Cosmesi a parte – ma noi qui si è tutti gentiluomini schietti, che non considerano la cosmesi una cosa seria – il grillismo si può etichettare abbastanza correttamente come “berlusconismo 2.0”.

          Il che non significa che la sinistra – nel senso più lato del termine – non abbia le sue responsabilità.

        • Z. scrive:

          Pino,

          devo dire che stai confermando grosso modo la mia impressione da esterno (sindaco che si barcamena un po’ come può ma comunque meglio dei precedenti. Non che ci volesse tantissimo, a quanto ne so).

          Le opinioni che ho raccolto, però, sono abbastanza contrastanti, in particolare sull’asserita incapacità del sindaco di opporsi al proliferare dell’edilizia. A tuo giudizio sono critiche fondate o eccessive?

        • PinoMamet scrive:

          Non sono troppo addentro alla questione (io abito in provincia di Parma solo per modo di dire, quelli sono “parmigiani”, noi siamo emiliani…) ma mi pare che il problema ci sia;
          credo dovuto a imperizia più che altro, ma oltre a questo non saprei dare un giudizio.

          I parmigiani in compenso si stanno comportando da perfetti… parmigiani, prima votandolo poi nascondendo la mano 😉

        • Francesco scrive:

          Pino

          infatti il Pizza non piace per nulla a Grillo. A me abbastanza ma è sparito dai media nazionali.

          Z

          Berlusconi voleva riformare in meglio la Costituzione, Grillo vuole cancellarla, trova tu la differenza. Il bello è che a furia di renderla immodificabile avete dato fiato e ragioni a Grillo …

          saluti

        • Z. scrive:

          Francesco,

          — Berlusconi voleva riformare in meglio la Costituzione, Grillo vuole cancellarla —

          Il centrodestra aveva architettato un pasticcio contraddittorio, con il livello centrale di governo che da un lato aveva più potere e dall’altro meno: il secondo contentino alla Lega Nord (dopo la “rivoluzionaria” legge di riforma della legittima difesa). I vostri stessi elettori, peraltro, hanno concorso a bocciarlo al referendum: prenditela con loro, semmai, non con me!

          — trova tu la differenza —

          Francamente, come dicevo, mi sembra soprattutto cosmetica. Entrambi entrano in politica per convenienza personale, entrambi sostengono indifferentemente una tesi o quella opposta per pure ragioni di convenienza contingente, entrambi alzano continuamente la posta per raccattare voti, entrambi raccontano fantasie belle e buone (al più velatamente camuffate). La differenza principale, forse, è che Grillo non aveva in corso particolari problemi con la giustizia quando ha iniziato la sua attività politica: può darsi che avesse ancora qualche carico pendente di poco conto, questo non lo so, ma in ogni caso direi niente di più.

          –Il bello è che a furia di renderla immodificabile avete dato fiato e ragioni a Grillo … —

          Lo vedi che sei un distrattone? La riforma costituzionale promossa dal centrosinistra è stata approvata nel 2001. Cinque anni prima della bocciatura della riforma del centrodestra. Che sia stata o meno una buona riforma è un altro discorso, ma c’è stata, e non è stata neppure l’unica riforma portata a casa dal centrosinistra al governo (ricordi la riforma dell’art. 111?).

          Questo più per amor di discussione che per altro: francamente dubito che siano così tanti gli elettori profondamente interessati, per un verso o per l’altro, alle riforme costituzionali.

        • Francesco scrive:

          1) “dubito che siano così tanti gli elettori profondamente interessati, per un verso o per l’altro, alle riforme costituzionali.”

          Infatti di fondo gli italiani si meritano di affondare, in larghissima misura si sono rovinati con le loro mani. E questo risponde anche al referendum razzista che bocciò la riforma costituzionale del centrodestra.
          Prendi l’ottimo Mirkhond: se cerchi di spiegargli qualcosa di economia sbuffa e si annoia e non vuole, poi si affida alle “idee” di Grillo …

          2) rafforzare i poteri delle Regioni e al tempo stesso rafforzare l’Esecutivo centrale, distinguendo le competenze, era la parte migliore della riforma

          3) la porcata fatta dal CSX con la riforma del titolo V non merita commenti, esprime bene la totale incapacità mentale di quella parte politica. Poi uno si chiede come si fa a sopportare Emilio Fede e Daniela Santanchè!

          ciao

        • roberto scrive:

          “Poi uno si chiede come si fa a sopportare Emilio Fede e Daniela Santanchè”

          domanda che ti fai con pericolosa regolarità quando ti avvicini ad un seggio elettorale
          🙂

          ciao

        • Francesco scrive:

          roberto

          per quanto Fede sia (fosse) un pessimo giornalista, non solo non era peggio di Manisco o De Zulueta ma era molto meglio del tipico professore costituzionalista, e spesso pure del giudice costituzionale

          forse avrei dovuto dedurne che era meglio emigrare, invece di votare il partito di Fede

          mah

        • Z. scrive:

          Francè,

          non entro nel merito del titolo V, perché sarebbe un discorso lungo e complesso. Qualsiasi critica si voglia fare alla riforma, però, non ne giustifica un’altra che – semplifico brutalmente, e spero vorrai perdonarmi – da un lato delocalizza a casaccio e dall’altro reintroduce un arbitrario principio di overruling da parte del potere centrale. E che mi diede l’impressione di essere pensata più come un contentino per tener buona la Lega (tipo la riforma della legittima difesa, appunto) che non come un progetto in cui chi contava, al governo, credeva davvero.

          Questo significa che dovevamo emigrare? Non so, come non so tante altre cose. Fatto sta che ad oggi siamo qui, e comunque sia è il nostro Paese.

  177. mirkhond scrive:

    Francesco

    Vedo che non ti manca il gusto di provocare.
    E’ un lato evidentemente del tuo carattere.
    Però per favore se fai delle affermazioni che ti vengono puntualmente SMENTITE portando delle testimonianze e nomi di storici che a differenza tua, il mazzo su questi argomenti hanno avuto almeno il pregio di farselo, gentilmente potresti fornire le TUE di documentazioni, a parte wikipedia?

    • Francesco scrive:

      Mirkhond,

      tu confondi i giudizi di alcuni storici con i dati oggettivi. Non a caso, non hai ancora portato UN dato che confronti, che so, i Redditi nazionali dei vari stati pre-unitari, che è poi l’unica cosa che sarebbe utile per trasformare la nostra discussione in qualcosa che arriva a conclusione.

      Se volevi dimostrare che i comizi di Bossi erano una sequela di fesserie razziste, potevi chiedercelo e te lo avremmo confermato gratis. A scuola si studia che la prima ferrovia in Italia fu la Napoli-Portici, però non basta per fare sviluppo industriale, eppure pare che nel 1859 la rete ferroviaria del Regno fosse poco più di quello (o almeno assai inferiore a quelle del nord carolingio).

      I tuoi storici hanno trovato annuari di produzione industriale? tonnellate di ghisa e acciaio? cannoni e fucili? tonnellaggio di navi prodotte? qualcosa di concreto e confrontabile (come i dati di mortalità infantile citati da Berlinguer)?

      Sulle forze di Garibaldi: sei tu che hai parlato di “esperti mercenari”, io ho trovato dati su molte centinaia di volontari stranieri, forse alcune migliaia. Però sembra che la grande maggioranza di quei soldati fossero volontari del Sud Italia, corsi a combattere con Garibaldi … sembra, infatti ti ho chiesto spiegazioni.

      Ciao

    • Francesco scrive:

      PS lo ammetto, sono un rompiballe 😉

  178. mirkhond scrive:

    Le spiegazioni casomai dovresti darmele TU, visto che io ho fornito quantomeno una BIBLIOGRAFIA a cui potresti accedere, mentre sempre TU, continui solo a fare il rompiballe come tu stesso riconosci, ma CONTINUANDO a NON portare UNA testimonianza di quello che affermi e che ti è stato RIPETUTAMENTE smentito.
    Per cui debbo dedurre, che il tuo è solo u gusto alla provocazione, visto il tuo continuo ripetere cose che sono state confutate, da studi che TU non leggerai mai!

  179. mirkhond scrive:

    Ripeto ancora, e poi spero che cambiamo discorso perché come mi sono rotto io, penso si siano rotti anche altri che qua dentro vogliono parlare d’altro, e ai quali questi discorsi non interessano.
    Dunque per l’ennesima (e si spera l’ultima) volta :), partiamo dalla questione che ti sta più a cuore, e cioè quella dei volontari “meridionali” che avrebbero distrutto le Due Sicilie appresso al guascone “improvvisatore” Garibaldi (il quale Garibaldi poi, a sentire TE, non si capirebbe per conto di CHI agisse, come se appunto la sua impresa fosse una improvvisata guasconata, ma lasciamo perdere…)
    Dunque partiamo dai dati ufficiali, sui 53.000 garibaldini registrati al momento del congedo, nel novembre 1860, i sudditi borbonici, a seconda delle cifre riportate dai vari storici che ho citato e che non ripeto, varierebbero dagli 8000 ai 30.000.
    Prendiamo per buona questa ultima cifra, citata da uno storico serio come Franco Molfese (1916-2000).
    Ora chi sono questi 30.000? Da quali aree della Napolitania e della Sicilia provengono?
    Come e quando furono davvero operativi?
    Ora, lasciando da parte la BALLA dell’armata stracciona guascone di quattro avventurieri improvvisati, giustamente ci si chiede COME truppe considerate in massima parte raccogliticce, potessero sconfiggere 70.000, massimo 80.000 uomini armati ed addestrati?
    Se diamo un’occhiata ai luoghi dove Garibaldi sbarcò (Marsala, feudo britannico de facto) e il luoghi in cui l'”eroe” ebbe un autentico sostegno popolare, possiamo dire che in MASSIMA PARTE di trattava di siciliani, specie delle aree occidentali dell’Isola, e quelle più ostili a Napoli.
    Però tali picciotti, poterono dare un contributo militare piuttosto modesto, tranne pochi esperti miliziani dei baroni e sgherri mafiosi, in quanto le vittorie sul campo, furono frutto del denaro britannico che Garibaldi portava con se, piuttosto che di veri e propri scontri, che quando ci furono per DAVVERO, videro infatti i garibaldini ridotti a mal partito!
    Dunque una serie di “match truccati” da Calatafimi al Volturno, e quando gli ufficiali non si facevano corrompere, come il colonnello Antonio Dusmet a Reggio Calabria, poterono essere eliminati solo con tecniche mafiose!
    Lo stesso Garibaldi aveva in così alta considerazione tali volontari, che già prima di Bronte (agosto 1860), ne aveva ordinato lo scioglimento della maggiorparte.
    Lo stesso coi napoletani che lo seguirono e che come per i siciliani, servivano soprattutto da propaganda retorica per mascherare una conquista straniera e coloniale!
    Quando Garibaldi combattè la sua prima VERA battaglia a Caiazzo il 19-21 settembre 1860, le sue truppe LE PRESERO DI SANTA RAGIONE dai nostri, perché se non il denaro, evidentemente si erano esauriti i generali pronti a vendersi!
    E in questa, come nella successiva Battaglia del Volturno dell’1-2 ottobre 1860, dove Graibaldi si salvò per il rotto della cuffia, i volontari “meridionali” arruolati alla bell’e meglio, se la dettero a gambe levate!
    Per non parlare di quelli che si erano GIA’ IMBOSCATI PRIMA, dopo essersi arruolati ed aver ottenuto una modesta paghetta!
    Dunque, tranne una MINORANZA di “meridionali”, i VERI garibaldini su cui il cosiddetto eroe senza macchia potè davvero contare, furono quei 20-40.000 volontari settentrionali, in gran parte già veterani della guerra del 1859 (i cacciatori delle alpi), più un numero non quantificabile di soldati piemontesi camuffati da “ribelli” e una pletora di MERCENARI provenienti da ogni parte d’Europa, molti già anch’essi esperti militari, alcuni già a servizio dei Borbone come abbiamo visto.
    E NONOSTANTE questa truppa VERA, Garibaldi per vincere ebbe bisogno della copertura navale e diplomatica britannica, e poi dell’arrivo dello stesso Vittorio Emanuele II nell’ottobre 1860 con altri 50.000 piemontesi a completare il lavoro (che in realtà si rivelerà un osso DURISSIMO da rodere, vista la TENACE resistenza delle ultime tre fortezze borboniche di Gaeta, dove c’erano i reali, Messina e Civitella del Tronto, capitolate tra il 13 febbraio e il 20 marzo, dopo che Napoleone III rifiutò di aiutare Francesco II!).
    In sostanza il “volontariato meridionale” fu una faccenda più propagandistica, salvo poi a vittoria conclusa vantare un aumento del numero dei “prodi” per intascare prebende e onori, un po’ come i tanti divenuti partigiani DOPO il 25 aprile del 1945 nel Nord Italia!

    • izzaldin scrive:

      Dunque una serie di “match truccati”

      E la diversione di Corleone?

      • mirkhond scrive:

        Truccato anche quello, per timore di prenderle dalla colonna del maggiore Ferdinando Beneventano di Bosco e di Luca von Mechel!

    • Francesco scrive:

      1) molte delle cose che dovrei dimostrare non le ho mai sostenute, quindi me ne esimo volentieri. la pianificazione dietro la spedizione di Garibaldi è storia accettata , per esempio

      2) da 8.000 a 30.000 meridionali, su un esercito di al massimo 50.000 uomini, è una forbice un pò troppo ampia. insomma, un conto è se Garibaldi aveva 42.000 soldati, un conto se ne aveva 20.000, tutto sommato. dì alle tue fonti di mettersi d’accordo

      3) en passant, ti faccio notare che in ogni caso erano meno dei soldati borbonici “fedeli”, se la tua stima di 70/80.000 soldati è corretta

      4) tolte poche centinaia di svizzeri ex-borbonici, non hai mai citato fonti in base a cui risulti che gli altri garibaldini fossero mercenari esperti (ma ammetto che tra mercenario e volontario può esserci un’ampia area grigia) … però la questione è da approfondire

      5) forse sarebbe stata una buona idea scegliere meglio i propri generali e affrontare per davvero Garibaldi PRIMA di perdere Napoli …

      ciao

      PS mi sa che Garibaldi sapeva combattere davvero, comunque, al di là della leggenda aurea

      • PinoMamet scrive:

        ” mi sa che Garibaldi sapeva combattere davvero, comunque, al di là della leggenda aurea”

        Lo credo anche io, o perlomeno lo credettero in Europa e America per un bel po’ di tempo.
        Aldilà appunto della leggenda aurea, credo fosse un bravo generale, forse con una fama superiore al reale ma neppure l’ultimo dei pirla.

        • mirkhond scrive:

          Nessuno qui ha messo il dubbio ne il suo coraggio, ne il suo carisma di capobanda.
          Altrimenti Londra non avrebbe scelto lui per la conquista delle Due Sicilie.
          E’ piuttosto sull’aura romantica di tale impresa, che invece i dubbi e le contestazioni appaiono legittimi, alla luce di un esame critico della vicenda!

        • PinoMamet scrive:

          Che dire… concordo!

  180. mirkhond scrive:

    capitolate tra il 13 febbraio e il 20 marzo 1861

  181. mirkhond scrive:

    La prova più schiacciante del carattere NON improvvisato, ma ATTENTAMENTE STUDIATO A TAVOLINO, dell’impresa dei “mille”, è la vicenda dei 320 di Carlo Pisacane (1818-1857), napoletano, ufficiale disertore borbonico nel 1847, per uno scandalo legato ad una nobildonna sposata, e poi ufficiale mazziniano di sinistra nella Repubblica Romana del 1849, Pisacane dicevo, rappresentante l’ala di sinistra del mazzinianesimo, tentò un’impresa nel suo paese, sperando di farvi esplodere una rivoluzione repubblicana da cui unificare l’Italia partendo da NAPOLI!
    Ora, Pisacane, probabilmente a sua insaputa, fu aiutato dalla longa manus britannica e dal Cavour, i quali volevano con tale “cavia”, saggiare il tallone d’Achille delle Due Sicilie.
    E così si giunse alla famosa spedizione di Sapri del giugno-luglio 1857, tanto osannata dal poema di Luigi Mercantini e che a scuola ci hanno scassato le palle per farcelo imparare a memoria! 🙂
    Dunque Pisacane, “anticipando” in un certo senso Garibaldi, con un atto di “pirateria” s’impadronì della nave sarda Cagliari su cui era imbarcato con pochi compagni, e la costrinse sbarcare a Ponza, in cui c’era un pentenziario napoletano.
    Qui l’avventuriero mazziniano reclutò circa 320 uomini, in gran parte delinquenti comuni, coi quali, sempre a bordo del Cagliari, sbarcò a Sapri in Napolitania.
    Pisacane, sperava di provocare l’insurrezione contadina e che le stesse truppe mandate a sgominarlo si unissero a lui!
    E invece, grazie anche ai saccomanni e agli avanzi di galera che lo seguivano, la popolazione fece quadrato attorno alle truppe aiutandole a sgominare questa gentaglia!
    Il Pisacane si uccise, e i resti del suo “esercito” finirono nelle patrie galere, dopo esser stati graziati dal biekiSSimo Ferdinando II, e poi liberati da Garibaldi nel 1860!
    Dunque questa impresa davvero raccogliticcia, sia pur ispirata dai Soliti Noti, servì ai governi di Londra e di Torino, a valutare con più precisione il punto debole delle Due Sicilie, e del resto lo stesso Garibaldi a cui pure era stata offerta la conduzione del “raid esplorativo”, si era rifiutato, conscio a ragione, che senza un minimo di preparazione militare e un minimo di consenso popolare, tale impresa sarebbe stata un disastro!
    E i ricordi del 1849 gli bruciavano ancora!
    Dunque alla luce di queste vicende, l’impresa garibaldina appare sotto una luce meno guascona, meno romantica, ma più REALISTICA, e cioè di un IMPRESA DI CONQUISTA COLONIALE GIA’ ACCURATAMENTE PIANIFICATA!
    E chi vuol intendere, intenda!

  182. mirkhond scrive:

    Francesco

    Visto che UNA FONTE TUA qua dentro non la porterai MAI, ma ESIGI che siano sempre altri a farlo (come se nomi e testi qui non fossero stati forniti, e a chi interessasse potrebbe anche andarseli a consultare) e dunque?
    E dunque qual’è la TUA tesi?
    Che è giusto invadere, derubare saccheggiare un paese ESTERO che si fa i cazzi suoi, che non è in guerra con nessuno, tantomeno col Regno di Sardegna? E tra l’altro senza prendersi nemmeno la briga di uno straccio di DICHIARAZIONE DI GUERRA, visti i motivi INESISTENTI a tale pretesto?
    E’ giusto DISTRUGGERE un paese PACIFICO solo perché NON vuole più essere il vassallo di nessuno?
    Evidentemente per te si, visto l’amore per il denaro e dunque il TURARSI IL NASO, sui MODI in cui si fa tale denaro!

    • Francesco scrive:

      1) non tanto fonti quanto dati. 1.000 persone che gridano “al lupo al lupo” non fanno un lupo, una statistica affidabile invece è qualcosa di più.

      2) è questo il tuo problema? allora non abbiamo problemi, sono pienamente d’accordo che la Spedizione di Mille è stata un’aggressione premeditata e a tradimento, una guerra senza alcuna giustificazione in diatribe tra gli stati

      3) non posso però negare che quell’aggressione ha prodotto lo Stato italiano: fu un bene questo? non lo so proprio, oggi che esiste l’Unione Europea non ne sento alcun bisogno

      ciao

  183. mirkhond scrive:

    Qui si continua sempre e solo a gettare sul violentato le colpe del violentatore!

  184. mirkhond scrive:

    “dì alle tue fonti di mettersi d’accordo”

    E’ come dire di mettere d’accordo i 4 Vangeli canonici! 🙂

    3) en passant, ti faccio notare che in ogni caso erano meno dei soldati borbonici “fedeli”, se la tua stima di 70/80.000 soldati è corretta

    Oltre 50.000 garibaldini più 50.000 piemontesi nell’ottobre 1860, più le solite coperture navali e diplomatiche britanniche, fanno una cifra superiore.

    Infine a mio parere, la questione del numero effettivo dei garibaldini del 1860 è pari a quello dei partigiani del 1943-45, e le cui cifre esatte non sapremo mai, dati gli imboscamenti, gli arruolamenti farlocchi e i molti che si spacciarono per tali DOPO la conquista!

    • Francesco scrive:

      epperò quando arrivano i piemontesi la guerra è già decisa o sbaglio? il Re è quasi solo, la Sicilia e Napoli perse, il mondo intero lo considera sconfitto (pure Napofesso che scopre l’entità delle mire di Cavour)

      o mi sbaglio?

      e quindi il conto 50.000+50.000 non funziona, perchè i piemontesi servivano più contro Garibaldi che contro Francesco II, mi sa

      se poi l’esercito di Garibaldi era pure meno di 50.000 uomini …

      bada bene, questo è solo un abbozzo di giudizio militare e politico, non morale, da parte mia

      nei tuoi termini: un donnone di 75 kili che viene abusata da una nanetto di 50 kili?

  185. mirkhond scrive:

    L’invasione piemontese comincia nel MAGGIO 1860.
    I Piemontesi non combatterono l’esercito garibaldino, ma i nostri e le presero anche loro nonostante fossimo stati abbandonati da tutti!
    C’è stato chi ha tradito, e c’è stato chi ha riscattato tale tradimento combattendo fino alla fine, anche se la storiografia del vincitore non puo’ ammetterlo.
    E comunque io i dati te li ho forniti.
    Sta a te, continuare a scorreggiare a vanvera, oppure prenderti quantomeno la briga di andartele a studiare le cose.

    • Francesco scrive:

      scusa non ho capito bene: la avete vinta voi quella guerra? com’è che è finita con l’Unità d’Italia? 🙂

      PS più seriamente, è grave che il Re e il governo del regno non abbiano saputo trovare amicizie e alleati nel mondo, e sì che gli inglesi stavano sulle palle a un sacco di gente, che avrebbe volentieri dato una mano a mettergli i bastoni tra le ruote

      ciao

      • habsburgicus scrive:

        PS più seriamente, è grave che il Re e il governo del regno non abbiano saputo trovare amicizie e alleati nel mondo,

        In quel frangente (1860), Francesco, pochi avevano la possibilità di opporsi all’Inghilterra..l’Austria aveva i suoi problemi (NON fu in grado di restaurare il fido Duca di Modena; perché mai avrebbe dovuto rischiare per una Dinastia che non era certo “austriacante” ?), la Russia pure (inoltre Alessandro II e Gorčakov desideravano essere in buoni rapporti con Napoleone III e, entro certi limiti, pure con Cavour)..la Francia avrebbe potuto, ma desiderava anch’essa veder la fine dei Borbona (certo, con altri piani :D)
        ciò non toglie che, da un punto di vista equanime e imparziale, Ferdinando II sbagliò ad isolarsi dall’Europa..avesse coltivato l’amicizia austriaca, avesse fatto la corte ai russi anche dopo la morte di Nicola I (2/3/1855), avesse tenuto meglio presente la Prussia (benché protestante), forse le cose andavano diversamente….chissà, una maggiore sensazione di solidarietà europea con i Borbone avrebbe forse trattenuto Londra dal dare il suo appoggio totale ai garibaldini
        purtroppo Ferdinando II, grande Re all’interno e uomo migliore di Ferdinando IV (I), cristiano devoto e marito esemplare, aveva idee geopolitiche errate..
        credeva che bastasse il mare e il Papa a proteggerlo (la famosa frase dell’ “acqua salata” e dell’ “acqua santa”)…un tempo, forse..non nel secolo decimonono ! (e, per l’acqua, anche prima era triste…se uno aveva conto la potenza talassocratica par excellance)
        invece l’appoggio al Papa, è doloroso dirlo, non solo non servì a nulla, ma fece crescere l’odio contro di lui e la sua famiglia..
        pochi dicono che i Borbone avevano una carta “segreta” (che poi è il segreto di Pulcinella), da giocare nel 1859, forse addirittura nel1860 (ma in tal caso forse per la Sicilia era troppo tardo)…massonizzarsi 😀
        espellere il Nunzio, varare leggi laiche ed invitare con fanfare “missionari evangelici” inglesi a diffondere la Luce fra i “cafoni” delle Calabrie 😀
        un po’ come fece il settario Cavour da noi (fra l’altro sono sempre più convinto che per Camillo Benso l’anti-cattolicesimo era un mezzo politico..lui era, ovviamente, non-credente o almeno ai limiti dell’eresia e dell’agnosticismo, ma dubito, da saggio politico quale indubbiamente era, che gli convenisse offendere il sentimento religioso del popolo e correre il rischio di indebolire la Monarchia A MENO CHE ci fosse qualcosa di più grande, almeno per lui, in palio: il “placet” di Londra e della massoneria internazionale, in grado di controllare anche quel ciarlatano di Napoleone III, ai suoi progetti espansionistici ! e così avvenne..furono la persecuzione dei cattolici in Piemonte, l’invito esplicito ai protestanti di Lord Shaftesbury, che non combinarono nulla :D, la solenne inaugurazione del Tempio Valdese nella cattolica Torino che fu uno schiaffo per TUTTI i piemontesi non degenerati, che resero alla lunga possibili le “vittorie” diplomatiche del 1859-1860..in un certo senso Cavour, per come lo interpreto io, era un politico amorale e cinico quali pochi mai vissero; in un certo senso, senza teorizzarlo, precorse Stalin “quante divisioni ha il Papa ?”; si sarà detto fra sé, e chi se ne fotte di ‘sto Papa ? quello non conta nulla, il Medievo è finito..invece le logge e il loro strumento, l’Inghiltera, mi possono dare un Regno più grande ed hanno il futuro dalla loro..allora, W le logge ! dirò di più, anche se non avremo mai la controprova: proprio perché l’anti-cattolicesimo di Cavour era “cerebrale” e “politico”, non derivava da fanatismo come quello di tanti epigono della Terza, probabilmente, fosse vissuto, avrebbe cambiato politica e si sarebbe riavvicinato ai cattolici 😀 proprio per consolidare quanto arraffato :D)

        • habsburgicus scrive:

          qui tocchiamo per incidens un altro argomento
          certi “ragionamenti” (tipo quelli da me attribuiti al Gran Massone) si potevano fare perché c’era Pio IX, Santo, amato dalle masse, puro, ma digiuno di arte diplomatica e troppo diretto…
          ci fosse già stato Leone XIII (1878-1903), astutissimo, diplomatico e “souple”, le cose sarebbero state diverse
          per dire, un Leone XIII “mafiosamente” :D, forse avrebbe fatto aizzare gli irlandesi per ricordare a Londra di non tirare troppo la corda 😀
          salvo abbandonarli, e mettersi d’accordo con gli albionici una volta trovato un accordo soddisfacente per la Chiesa 😀
          certo, se Cavour avesse avuto di fronte un Leone XIII, vinceva meno facile 😀 ammesso che avrebbe vinto, e non è detto 😀

          P.S
          Leone XIII era grandissimo nella diplomazia..non lo si confonda però con un “Papa del Concilio”, di quelli che mandano in sollucchero Mauricius 😀
          Leone XIII fu forse il Papa più anti-massonico, nel magistero..fu anche un Papa molto ostile ai “fratelli maggiori” che non alzavano tanto la cresta, allora :D..basta leggere la “Civiltà Cattolica” di quegli anni 😀
          aveva però il senso del politico e del possibile
          tesi e antitesi 😀 più sintesi 😀
          durezza estrema nella teoria, spregiudicatezza in questa valle di lacrime 😀
          a me piace molto perché anch’io sono un po’ così…fermo nei principi, aperto a varie combinazioni nella pratica ! 😀

  186. Moi scrive:

    1)

    http://www.loccidentale.it/node/104764

    A proposito di “securitario” [cit. ; “Mauricius vs Z”] … e NON dite che ‘sto giornalista è razzista, con quel cognome (NO spoiler !) lì ! ; -)

    2)

    Tornando allo scambio di doni Kyenge – Salvini … NON credevo che proprio “quel libro lì” (… NO Spoiler !) sarebbe stato applaudito dalla claque di Sant’Oro ; -) , segno che i tempi cambiano !

    3)

    Animalismo Ideologico … la piccola grande eccezione :

    http://www.lastampa.it/2014/05/16/italia/politica/grillo-vivisezione-per-dud-coro-di-critiche-da-forza-italia-il-cane-diventa-un-caso-politico-nlm7Gpgv1x6TkZUkYxPYdI/pagina.html

    … e relative contraddizioni !

    per colpa, beninteso, di chi il cagnino c’ha per padr … pardon proprietario; anzi no : impresario !

    In ogni caso Borghesia Produttiva KapitalistiKa e Borghesia Improduttiva RadiKalChiK concordano nello stimare più importante il destino dei propri insulsi saKKetti di pulci petulanti-spissaglianti-scaglianti che NON invece i’ (p)Popolo !

    PS

    Vittorio Messori, parecchio tempo fa ma sempre attualissimo, scrisse che per mandare in corto cortocircuito cerebrale un Idealista in generale e un Comunista in particolare … basta mostrargli una semplice chiave, e chiedergli di giustificarne l’ esistenza.

    Finché esisteranno chiavi, gli esseri umani continueranno a NON fidarsi gli uni degli altri … ergo gli Idealisti in generale e i Comunisti in particolare continueranno a parlare sempre a sproposito.

  187. Moi scrive:

    @ PINO

    A me quell’ asinata linguistico-musicale lì piace (anche) dal Russo :

    http://www.youtube.com/watch?v=ZkDrXSObZZ4

    all’ Italo-Pugliese (?!)

    • PinoMamet scrive:

      Copio e incollo dal commento di un tale:

      ” Sta qui la brodizza = zh tak bylo vljubit’sja
      Né magoo e né ketchup = – Ne mogu i ne khochu
      Poi la jeep che m’evi lascet = Polozhitel’nojj dlja vsekh”

      (ho tolto le frasi in alfabeto cirillico, lasciando solo la traslitterazione, per evitare di finire nella spam di Miguel).

      trovo affascinante come il cervello ci faccia scherzi con le lingue che non conosciamo, facendoci sentire parole più famigliari anche quando la somiglianza non è poi così esagerata…

      ma ancora più interessante, per me, sarebbe indagare l’altro fattore, cioè quanto si discosti realmente la pronuncia dalla sua raffigurazione grafica (anche in quelle lingue dove questa è più vicina all’effettiva resa fonetica)

      • PinoMamet scrive:

        e in questo secondo me conta anche la sillabazione, che nella realtà non tiene conto degli “spazi” tra una parola e l’altra

        (“poi-la-jeep” = “po-lo-zhit…”)

        se ci si aggiunge anche la metrica delle canzoni (o il suo uso criminale da parte di cantanti stile 883 😀 ) è facile capire come da “sei tu la luna che splende nel cielo sopra il college” si passi a “ah lurida vien quando mi lavo” 😀

      • PinoMamet scrive:

        Ovviamente mi riferisco a lui 🙂

        http://www.youtube.com/watch?v=esFYBM7ywBM

      • Moi scrive:

        Credo che ci sia un inconscio ritorno del meccanismo psicologico di quell’ umorismo “da elementari” sui “più grandi” stranieri …

      • izzaldin scrive:

        Il modo in cui uno straniero intende una lingua non sua è qualcosa che può aprire dei mondi. Proprio oggi ho letto questo testo di Daniele Luttazzi che affronta il modo in cui Nabokov e altri scrittori si dilettavano a giocare con assonanze e analogie sonore fra idiomi diversi. Moolto interessante.
        ecco il link

        http://luttazzifans.wordpress.com/2014/05/11/la-traduzione/

        saluti,
        izzaldin

        • Moi scrive:

          C’è una roba simile anche ne “Il Nome della Rosa” … forse è troppo simplicistico :

          la fonetica umana (!) ha un numero elevato di “fonemi” ed elevatissimo numero di combinazioni per assemblarli in “morfemi”, “lessemi” e tutti quei robi lì.

          Ma, per quanto _ ripeto_ immenso, il numero di ‘ste combinazioni è un numero finito e con delle relativamente ricorrenti coincidenze statistiche.

          Indubbiamente c’è anche il discorso di “adattamento” che rende simile ciò che è diverso, come “proiezione di sé nell’ altro”.

          Boh !

        • Moi scrive:

          Ad esempio, sforzandosi un po’ la “polizia” in Ungherse si può ricondurre al “Rendere Seghe” 😉 🙂

          http://helyitipp.hu/ujkepek/2012/05/rend%C5%91rs%C3%A9g.jpg

          una poliziotta attraente e il gioco prende il via …

          http://www.112.hu/sites/default/files/rendorseg_5.jpg

        • roberto scrive:

          c’è poi il famoso “katso merte” che in finlandese dovrebbe voler dire “guarda il mare”

        • Moi scrive:

          … Che stando ad Anna Falchi (madre Finnica, di cognome “Palomaki”) si pronuncia molto simile a “cazzo merda !”

  188. Moi scrive:

    Stranamente la ZAZ dell’ Ex URSS però NON ha il Mercato del Nostalgico della Trabant dell’ Ex DDR …

  189. Moi scrive:

    http://1.bp.blogspot.com/-C97ufZIJFR4/UL_0hjnyL0I/AAAAAAAAAgM/UWmKmdK83KE/s1600/English+Mastiff+(1).jpg

    A differenza di Dudù, questo si guadagnerebbe la bistecca … permettendo di risparmiare sulla scorta.

  190. Moi scrive:

    A scrivere “italianizzata” su youtube esce pure “della Corea” !

    http://www.youtube.com/watch?v=RhKpPVRTips

    http://www.youtube.com/watch?v=NFOlDXI1dCc

    http://www.youtube.com/watch?v=waaKrNvqXcA

    http://www.youtube.com/watch?v=8SVcSAbEXMM

    oltre a Tamil,Punjabi, Farsi … già segnalati da Pino e Mirkhond

  191. Moi scrive:

    SE (!) c’è qualche assonanza col Turco, ne saran contenti i Turanisti !

    PS

    Mi pare che il primo sia stato Leone di Lernia.

    • PinoMamet scrive:

      ma è il mitico Sharham Shapbareh!

      mi pare abbia tenuto un concerto in Italia l’anno scorso, solo non so se sapesse che almeno metà del pubblico presente, probabilmente, lo conosceva come Ascanio Miccoli!
      😀

  192. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=sf-m4Iae0kQ

    Un’altra “Russo-Italiana” … 😉 po’ basta !

  193. Moi scrive:

    Seriamente (nei limiti …) , le “canzoni straniere italianizzate” ; chissà se anche all’estero , verso altre lingue o dialetti fanno ‘ste robe. Magari sì, non mi meraviglierei … magari i Turanisti.

  194. Moi scrive:

    Pare che il fenomeno abbia il nome in English di “Misheard Lyrics” … più due lingue sono diverse, più è divertente 😉 !

  195. Moi scrive:

    Sarebbe interessante, infine, sapere se chi “prende in mezzo” queste lingue le ha studiate oppure no … forse alcuni sì, altri invece no. Probabilmente … i più, no.

  196. Dif scrive:

    A proposito di Nord e Sud, avete visto l’ultima di Paolo Sizzi? Pare che il lumbard per eccellenza abbia compiuto una “maturazione” ideologica, uscendo dai confini della Lombardia per arrivare ad abbracciare il nazionalismo italiano.
    http://www.giornalettismo.com/archives/1455583/la-conversione-di-paolo-sizzi/

    • habsburgicus scrive:

      Si..ho controllato su fb (il suo è visibile a tutti, mai andato prima d’oggi.. non è fra i miei contatti :D)
      é divenuto italianissimo e devoto della grandezza di Roma :D… e (resta ? diventa ?..non l’ho mai seguito) molto anti-cristiano..
      Poi posta foto di profili, di crani 😀 (si spinge fino ai berberi :D)
      Diciamo la vecchia antropologia “razziale” degli USA di inizio XX secolo 😀

      • PinoMamet scrive:

        …che per inciso sarebbe molto divertente, a patto di prenderla come un mero passatempo!

        • habsburgicus scrive:

          c’è pure su twitter 😀
          sentite che scrive 25 minuti fa
          O si è Europei o si è cristiani, non si può essere le due cose contemporaneamente.

          molti di questi etnonazionalisti finiscono per sposare le tesi del più becero massonismo che dicono di odiare e combattere..mah 😀

  197. Moi scrive:

    ** A proposito, vagamente, di (Funny Fake) Mis-Heard … **

    Nel Secondo Dopoguerra, “da Noialtri”, si esorcizzava l’ Orrore del Nazismo facendo macchiette caricaturali del Tedesco come lingua … con espressioni dialettal-teutoniche ; -) tipo “sinkägen, kißpurgen !” / “Se non cagano, che si purghino !” Una specie di “Strumtruppenese ante Litteram”, su base dialettale meglio adattabile che su base Italiana … Certo , in questo caso si tratta di “ricreare” anziché di “reinventare” ! … Chiaro, no ?

  198. Moi scrive:

    @ MAURICIUS

    Sei favorevole o contrario che salti l’ ” Expo 2015 : Nutrire la Kasta “… o come si chiama ?!

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/13/expo-grillo-lunica-soluzione-e-fermare-tutto/983814/

    [Le ragioni del “No Expo” … rarissime a sentirsi ! NON si capisce perché mai, visto che TAV e Ponte sullo Stretto di Messina NO … Expo2015 invece SI’ ! ]

    @ Z & PINO

    Barbara Spinelli dovrebbe essere un’ Ebrea Che Odia Sé Stessa, se NON vado errato …

    http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=47123

    @ DAOUDA (se ancor ci legge)

    Achtung bitte :

    http://gwnblog.lanuovabq.it/8-esercizi-di-stile-per-i-giornalisti/

    otto nuove possibili tipologie di reato d’ opinione anti-gay !

    Sarà, d’altronde, almeno dai tempi di Alfred Kinsey che la Giurisprudenza NON è più una disciplina autonoma in materia di sessualità … nel bene o nel male.

    • PinoMamet scrive:

      Moi
      “Barbara Spinelli dovrebbe essere un’ Ebrea Che Odia Sé Stessa, se NON vado errato …”

      sai che non ne ho la minima idea? Vabbè, per Informazione Corretta il mondo si divide in antisemiti, ed ebrei che odiano sè stessi…

      l’articolo della Spinelli non l’ho capito tanto (forse perché è del 2001? boh) in compenso l’introduzione è in classico stile IC:
      gli europei (cioè, i campioni di qualche sondaggio) hanno detto di “non provare simpatia per gli ebrei” = “gli italiani sono tutti antisemiti”…

      mi pare comunque che un libro del buon Meotti, troppo filo-israeliano anche per i flo-israeliani, e pieno di “ebrei che odiano sè stessi”, sia stato accolto così male dal mondo ebraico, che il povero Meotti ha chiesto a gran voce di poter replicare su un sito ebraico “serio”, “altrimenti siete dei fanatici non democratici”.

  199. Moi scrive:

    Tsipras ?!

    Lo “supporta” Vendola … che ci ha rifilato la Boldrini ! Pessima premessa !

    • Z. scrive:

      Un giorno dovrai spiegarmi cosa ti ha fatto Laura Boldrini, che addirittura consideri sufficiente a contaminare Tsipras attraverso Vendola…

      (del resto, sennò, che Peste Rossa sarebbe?)

    • Roberto scrive:

      Ammetto che anche io non ho mai capito perché la boldrini susciti tutto questo odio.

      • Francesco scrive:

        state scherzando vero?

        se non fosse vera, sarebbe inverosimile, l’Idealtipo weberiano della Radical Chic

        saccente, belloccia, vanitosa, superba, stronza, di sinistra, di classe alta o altissima, funzionaria pubblica, politically correct …

        una Summa di tutto il male

        🙂

        • PinoMamet scrive:

          OMDAF

          (tranne per belloccia: ma dove?)
          😉

          PS
          Dopo anni in cui ci si è sgolati a difendere il diritto di satira, arriva una che per un fotomontaggio si incazza e parla di “violenza sulle donne”… dai… quando è troppo è troppo

        • roberto scrive:

          il fatto è che

          a) belloccia, di sinistra, di classe alta o altissima, funzionaria pubblica, politically correct non mi sembrano difetti ed in ogni caso difetti tali da scatenare vero e proprio odio

          b) non pare saccente, vanitosa, superba, stronza,
          (via, al limite un po’ cagacazzi su certi temi)

          c) mi pare semplicemente che sia inadeguata al ruolo che ha. anche li politicamente è criticabilissima (ed infatti la critico) ma la caccia all’uomo che le è stata fatta mi pare un po’ esagerata, manco fosse brunetta o salvini!

          però concordo con il PS di pino, lì l’ha chiaramente fatta fuori dal vaso

        • PinoMamet scrive:

          ” non mi sembrano difetti ed in ogni caso difetti tali da scatenare vero e proprio odio”

          ma non credo che si tratti di vero e proprio odio!
          Però mi sembrano difetti più che sufficienti a generare una ben motivata antipatia…
          😉

        • Z. scrive:

          Quella di Moi non mi sembra semplice antipatia. Ce l’ha davvero a morte!

        • Francesco scrive:

          roberto

          è il totale che fa la somma (cit.)!

          una per una quelle caratteristiche sarebbero neutre o sopportabili, tutte insieme no

          🙂

    • Roberto scrive:

      Devo dire sinceramente che quella del parlamento con pochi poteri mi ha, con rispetto parlando, veramente frantumato gli zebedei.

  200. serse scrive:

    Concordo perfettamente: andrebbe immediatamente abolito!

    • Roberto scrive:

      Mah vedi, questa è un’opinione, sciocchina a parer mio, ma che vuoi, pur sempre un’opinione. Quell’altra una palla.

      La differenza è come quella che c’è tra dire
      “Naomi Campbell non mi piace” (opinione rispettabile quanto stravagante)
      E
      “Nomi Campbell è bianca”

    • PinoMamet scrive:

      Eh?? Io ho capito che i Piceni chiedono che i Longobardi tornino sulle rive dell’Elba…
      sono immigrati clandestini?
      😀

  201. serse scrive:

    Visto che non ha provveduto Moi (almeno mi pare) linko questa interessante recita giovanile di Renzie.
    http://www.video.mediaset.it/video/striscialanotizia/servizio/460580/matteo-renzi-ha-sempre-pensato-agli-amici-.html

  202. maura scrive:

    Moi!
    Fornerismo boldrinismo di sta…..
    Oh certo fa tanto di moda l’antipoliticamente scorretto! fan tanto moderno e fico la retorica dell’antiretorica e l’ultraconformismo dell’ anticonformista. Uno può finalmente essere fascista, maschilista, omofobico, razzista ed essere pure a la page. E’ lo stesso motivo per cui uno può tornare a essere ricco, comprare una maglia di 15.000 euro, sfoggiare pelli di coccodrillo, che finalmente ci siamo liberati del ciarpane pauperistico catto comunista e dell’animalismo!
    Però, poichè, come detto, l’ignoranza è facoltativa, almeno si informi e scelga i suoi nemici con competenza. Che Boldrini & C. ne sanno quanto Lei e ripetono a caso nozioni imparaticce.
    A occuparsi di linguaggio non sessista fu nientepopodimeno che Giulio Andreotti, all’epoca Presidente del Consiglio, che fece pubblicare la ricerca della insigne linguista Alma Sabatini in cui si asseriva “La premessa teorica alla base di questo lavoro è che la lingua non solo riflette la società che la parla, ma ne condiziona e ne limita il pensiero, l’immaginazione e lo sviluppo sociale e culturale” E questo nel 1986. L’ha mai letto? La prego, mi contesti quanto colà asserito. E mi informi delle sue competenze a riguardo. Ora, Andreotti è morto, Sabatini è morta e anch’io, a leggervi, non mi sento troppo bene.

    • Z. scrive:

      Non so come stia il catto-comunismo, Maura, ma l’animalismo mi sembra vivo e in ottima forma 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Mo’ a uno gli sta antipatica la Boldrini, e diventa razzista, omofobico, e pure fascista…

      Dubito che tu abbia letto gli infiniti e variegati interventi di Moi con la stessa attenzione che gli dedichiamo qua dentro da molti anni…. mi contesti quanto asserito!
      😉

      • Francesco scrive:

        >> Mo’ a uno gli sta antipatica la Boldrini, e diventa razzista, omofobico, e pure fascista…

        noi ve l’avevamo detto e voi a ripetere che era paranoia di vecchiacci bigotti e reazionari!

        😀

    • Francesco scrive:

      Sapesse cosa pensava il rimpianto Andreotti di metà della roba che gli toccava fare per stare al potere!

      Comunque qui non si negò mai che la mamma delle stronzate era incinta pure ieri e ieri l’altro.

      Epperò, come chiunque abbia sentito dare dell’andicappato da un bimbo ad un altro bimbo nel corso di un litigio, la bontà del linguaggio buonista è morta in culla. Idea scema è oggi come fu ieri e ieri l’altro.

      >> ci siamo liberati del ciarpane pauperistico catto comunista

      magari!!! invece è vivacissimo e regna su di noi, dal Vaticano alle gazzette ai tomi de’ professoroni. pure Grillo, co’ suoi linciaggi di chiunque sia ricco – tranne lui medesimo e il su’ amichetto – può essere iscritto al partito.

      Non la s’inquieti, signora mia, e cerchi un bel disco di Guccini alla Feltrinelli

    • Peucezio scrive:

      Maura,
      “Ora, Andreotti è morto, Sabatini è morta e anch’io, a leggervi, non mi sento troppo bene.”

      In occasione delle sue esequie, non mancheremo di mandare un commosso telegramma.
      Ad ogni modo l’idiozia linguistica non ha mai giustificazioni. E’ sempre una forma di imbarnarimento cognitivo, visto che sono i modelli linguistici a dare forma alle categorie concettuali.
      E la lingua sottomessa ai capricci delle ideologie è la prima delle idiozie.

      • Z. scrive:

        Peucezio,

        — “imbarnarimento” —

        Intendevi “imbarbarimento”? Oppure “imbarnardimento”, nel senso di “trasformazione del discorso logico, argomentato e razionale in un discorso di Barnard”?

        😀

  203. maura scrive:

    Moi!
    Fornerismo boldrinismo di sta…..
    Oh certo fa tanto di moda l\’antipoliticamente scorretto! fan tanto moderno e fico la retorica dell\’antiretorica e l\’ultraconformismo dell\’ anticonformista. Uno può finalmente essere fascista, maschilista, omofobico, razzista ed essere pure a la page. E\’ lo stesso motivo per cui uno può tornare a essere ricco, comprare una maglia di 15.000 euro, sfoggiare pelli di coccodrillo, che finalmente ci siamo liberati del ciarpane pauperistico catto comunista e dell\’animalismo!
    Però, poichè, come detto, l\’ignoranza è facoltativa, almeno si informi e scelga i suoi nemici con competenza. Che Boldrini & C. ne sanno quanto Lei e ripetono a caso nozioni imparaticce.
    A occuparsi di linguaggio non sessista fu nientepopodimeno che Giulio Andreotti, all\’epoca Presidente del Consiglio, che fece pubblicare la ricerca della insigne linguista Alma Sabatini in cui si asseriva \"La premessa teorica alla base di questo lavoro è che la lingua non solo riflette la società che la parla, ma ne condiziona e ne limita il pensiero, l\’immaginazione e lo sviluppo sociale e culturale\" E questo nel 1986. L\’ha mai letto? La prego, mi contesti quanto colà asserito. E mi informi delle sue competenze a riguardo. Ora, Andreotti è morto, Sabatini è morta e anch\’io, a leggervi, non mi sento troppo bene.

  204. maura scrive:

    Moi!
    Fornerismo boldrinismo di sta…..
    Oh certo fa tanto di moda l\\\’antipoliticamente scorretto! fan tanto moderno e fico la retorica dell\\\’antiretorica e l\\\’ultraconformismo dell\\\’ anticonformista. Uno può finalmente essere fascista, maschilista, omofobico, razzista ed essere pure a la page. E\\\’ lo stesso motivo per cui uno può tornare a essere ricco, comprare una maglia di 15.000 euro, sfoggiare pelli di coccodrillo, che finalmente ci siamo liberati del ciarpane pauperistico catto comunista e dell\\\’animalismo!
    Però, poichè, come detto, l\\\’ignoranza è facoltativa, almeno si informi e scelga i suoi nemici con competenza. Che Boldrini & C. ne sanno quanto Lei e ripetono a caso nozioni imparaticce.
    A occuparsi di linguaggio non sessista fu nientepopodimeno che Giulio Andreotti, all\\\’epoca Presidente del Consiglio, che fece pubblicare la ricerca della insigne linguista Alma Sabatini in cui si asseriva \\"La premessa teorica alla base di questo lavoro è che la lingua non solo riflette la società che la parla, ma ne condiziona e ne limita il pensiero, l\\\’immaginazione e lo sviluppo sociale e culturale\\" E questo nel 1986. L\\\’ha mai letto? La prego, mi contesti quanto colà asserito. E mi informi delle sue competenze a riguardo. Ora, Andreotti è morto, Sabatini è morta e anch\\\’io, a leggervi, non mi sento troppo bene.

  205. Francesco scrive:

    Sapesse cosa pensava il rimpianto Andreotti di metà della roba che gli toccava fare per stare al potere!

    Comunque qui non si negò mai che la mamma delle stronzate era incinta pure ieri e ieri l\’altro.

    Epperò, come chiunque abbia sentito dare dell\’andicappato da un bimbo ad un altro bimbo nel corso di un litigio, la bontà del linguaggio buonista è morta in culla. Idea scema è oggi come fu ieri e ieri l\’altro.

    >> ci siamo liberati del ciarpane pauperistico catto comunista

    magari!!! invece è vivacissimo e regna su di noi, dal Vaticano alle gazzette ai tomi de\’ professoroni. pure Grillo, co\’ suoi linciaggi di chiunque sia ricco – tranne lui medesimo e il su\’ amichetto – può essere iscritto al partito.

    Non la s\’inquieti, signora mia, e cerchi un bel disco di Guccini alla Feltrinelli

  206. Moi scrive:

    @ FILOBOLDRINISTI/E nonché ANTIBOLDRINISTI/E [e perfino NEUTROBOLDRINISTI/E … se ci sono !] :

    http://kelebeklerblog.com/tag/laura-boldrini/

    [… NON troppo Spoiler !]

    … due anni prima che Nichi Vendola (personalmente lo ritengo un “Poeta della Politica” … e SENZA nessi n con la sua omosessualità, né con il Caso ILVA !) portasse Laura Boldrini alla Presidenza della Camera !

    … Kelebek Kehanet ! / Che le becco … che annetti ? [ex. Cfr. “Funny Mis-Heard Lyrics” ]

    PS

    Ma un madrelingua Turco, vedendo “i’ (t)t’empléit’e d’ i (b)blògghe”, penserebbe “Güve Kehanet” … “Güve” italianizzatelo pure voi.

    @ PINO

    Fotostupraggio ; -) … Dit ed clu-qué ?

    http://www.ilgiornale.it/news/interni/916999.html

    http://www.huffingtonpost.it/2013/05/14/minacce-sul-web-pubblica-finta-foto-di-laura-boldrini-su-facebook_n_3271066.html

    Bloggher Emiliano, segnatamente Bolognese … convinto di fare un’ innocente “aśinèè” ; termine comunemente italianizzato in “asinata”. Credo che derivi dal detto “Fèr l’ èśan pr’ an paghèr al dàz’i”… traduzione : “Fare l’asino per non pagare il dazio”. MA a ‘sto giro …

    No, lo dico giusto perché … Silvio “per carità, è quello che è ! Ma bisogna lasciarlo stare per quanto riguarda …” [cit.] accettare satira, anche e soprattutto (!) “pesissima”, contro la propria persona.

    @ FRANCESCO

    In pratica, confermi quanto Balzac fosse nettamente più “sgaggiato” ; -) di Weber !

    PS

    (La) : -) Boldrini, la definizione di “Donna Prassede” l’ ha accettata … da Buonanno (inconsolabile dopo la stra-mitica Requiszione della Spigola in Aula, impareggiabile oggetto di scena per l’ Arlecchinesco “J’Accuse” Leghista vs Boldrini SenzaL’ArticoloDeterminativoFemminileForneroDixit !) che citava Travaglio.

    @ ROBERTO

    […] “la caccia all’uomo che le [a Laura Boldrini, ndr] è stata fatta”[…]

    [CIT.]

    ——

    Questo è [pausa grave e greve; accento Marchigiano centrale, affettata supponenza come se fosse dizione !] … sessismo ! Le donne rappresentano il 50% della popolazione femminile ! Può essere accettabile un linguaggio in cui si usa”caccia all’ uomo” per “caccia alla donna” ?! Questo è [pausa grave e greve] … sessismo ! Le donne rappresentano il 50% della popolazione femminile ! Ma dico io, può essere possibile questo ? Ebbene, si badi che la risposta è “No!” Noooo ! Noooo-ooo-oooo ! Le donne rappresentano il 50% della popolazione femminile ! Può essere accettabile un linguaggio in cui si usa”caccia all’ uomo” per “caccia alla donna” ?! Ebbene, si badi che la risposta è “No!” Noooo ! Noooo-ooo-oooo ! Qua Bisogna Fare Qualcosa ! Qua (!) Bisogna Fare Qualcosa … Qua Bisogna (!) Fare Qualcosa … Qua Bisogna Fare(!) Qualcosa ! Se NON ora … Quando ? Questo è [pausa grave e greve; accento Marchigiano centrale, affettata supponenza come se fosse dizione !] … sessismo !

    Le donne rappresentano il 50% della popolazione femminile [sic, v.di Youtube o “Il Giornale”] !

    @ Z

    1)

    Vale anche per te, che l’ ha definita “Funzionario” con la “O” … arcordét bàn !

    2)

    Mi pare che quell’ articolo del Messori “Chiavi VS Idealisti” fosse posteriore al PCI, ma antecedente il PD … Insomma, mi pare che almeno Diliberto e Bertinotti fossero ancora in Parlamento; come dichiaratamente “Comunisti”.

    3)

    In ogni caso, àppdéitino-ino-ino-ino :

    http://qn.quotidiano.net/politica/2014/05/21/1068294-boldrini-abusi-internet-web-carta.shtml

    • Z. scrive:

      1) mi rimetto alla clemenza della corte!

      2) mi par di ricordare dichiarazioni di Messori ben più allucinanti, dello stesso periodo. Se ricordo correttamente, rilasciando dichiarazioni critiche contro la liberazione sessuale, Messori osservava che “pedofilia” e “pederastia” hanno la stessa radice. E (spero provocatoriamente) concludeva: se l’omosessualità è ormai accettata, perché no i bambini? Purtroppo non sono riuscito a ritrovarla sul web: mi affido alle tue straordinarie capacità euristiche!

      3) mi sembra una posizione sensata, in linea con quella del professor Rodotà circa dieci anni or sono.

  207. Moi scrive:

    @ MAURA

    Innanzitutto voglio rassicurarla sulla sua apparente (!) sensazione di malessere : succede sempre le prime volte in cui ci si confronta asetticamente con chi la vede diversamente. Ci son passato anch’ io … Ma ripeto che è un malessere solo apparente; poi ci si sentirà meglio di prima, anche senza cambiare idea. Anzi: ancor meglio, se non si cambia idea.

    Ma poiché _ vecchio giochino pseudo-dialettico _ solo una donna può ribattere a un’ altra donna senza accuse di sessismo … la rimando a “Siamo Tutti Puttane” di Analisa Chirico. Sì, ha letto bene: “Annalisa” , mica “Annoliso” !

    Ebbene, segnalo :

    http://www.panoramaditalia.it/incontro-dautore/

    (sotto) Annalisa Chirico VS Lorella Zanardo chez Lilli Gruber :

    http://www.youtube.com/watch?v=XGVS7yUoFn4

    Le ripeto che si sta parlando di una falsa (!) Sinistra … tutta “méid in ze iuésséi” come radici culturali.

    Lettura Consigliata non solo a Lei, Maura :

    http://www.adelphi.it/libro/9788845917851

    e siccome Lei saprà senz’altro bene l’ Inglese :

    http://www.youtube.com/watch?v=NpEj00g9CyE

    Claire Huxtable (in Italiano “Robinson”) … Eh, se solo “Ms Boldrins” avesse visto ‘sta puntata … Claire, mica Cliff eh !

    Quanto a Giulio Andreotti, Francesco ha ragione … aggiungo solo che se egli avesse avuto anche solo 1/10 della permalosità e/o del “Senso dell’ Emergenza Democratica” d*/ della/di Boldrini … a quest’ora, in Italia, soprattutto fra gli Intellettuali ci sarebbe più gente dietro alle sbarre che davanti. Poch, mo sigur. Gli Anni Ottanta, in Italia, ma stiamo scherzando ?! Parliamo di un’ epoca irriconoscibile in termini di libertà di espressione e creatività artistica.

    Il Politically Correct l’ ho conosciuto direttamente in Inglese in Terza Superiore … e lo ritenevo traducibile in Italiano quanto le espressioni dialettali in Inglese ; – ) ! Che l’ Italiano di una volta era già di suo naturaliter politically correct rispetto al dialetto.

    In realtà i Vecchi Democristiani erano molto più consapevoli della realtà dialettica (!) delle cose che non invece i Vecchi Comunisti … per quanto questi ultimi, di cultura sovietoide, sarebbero oggi campioni di dialettica rispetto ai loro odierni epigoni, di cultura “liberal” i riciclati più che compresi, presenti nel PD & Dintorni! E limitandoci alla dialettica, poiché se parliamo di “dissimulazione” … i Vecchi Democristiani non erano secondi neppure a Khomeini in persona !

    Per il “razzismo” … credo che nessuno (va be’ con qualche limite intrinseco, ma … chi non ne ha ?) stia infondendo al Paese maggiore “sano ottimismo autoctono identitario nostrano” (quella capacità, cioè, di andare oltre il proprio “particulare” … vero male antico dell’ Italia !) di Cécile Kyenge !

    Da ultimo ma non meno importante, Fornero Senza-”La”: immagino che Lei Maura voglia gettare alle ortiche (per non dir peggio) i “Diritti Umani” seguiti alla Rivoluzione Francese del 1789 … visto che qualche “insulto sessista” alla Regina Marie Antoinette c’è scappato, eccome !

    PS

    Certo, nessuno è perfetto : Annalisa Chirico oltre a contrastare il “Boldrinismo-Senonoraquandismo-Popoloviolismo” (espressione sua) augurò buon 100° Compleanno a Erich Preibke. Perciò, dipendesse da me, Medaglia d’Oro al Valor Civile per la prima impresa e, a seguire, Esilio dall’ Italia (andasse democraticamente all’ Estero dove vuole) per la seconda. Ma quest’ultimo è un altro paio di maniche !

    • Moi scrive:

      Ma l’avevo già detto …

    • Andrea scrive:

      @ Moi

      “…della realtà dialettica (!) delle cose…”.

      ??????!!!!!!

      No, voglio dire… già parlare di “realtà delle cose” è estremamente impegnativo…. Ma “realtà dialettica delle cose”, addirittura…

  208. Moi scrive:

    @MIRKHOND

    Pino Aprile, il Grande Divulgatore di quel che l’ AntiImperialismo Selettivo chiama “Revisionismo alla Pummarola” … e l’ Identità Pugliese, tant’è che esisteva almeno fino agli Anni Sessanta l’espressione oggi in desueta “Le Puglie”.

    http://www.panoramaditalia.it/puglia-storia-antica-progetta-futuro/

    • izzaldin scrive:

      Le Puglie è giusto, sono plurali, allo stesso modo “Espana es plural”.
      Vuoi mettere uno della Daunia con un Griku Salentinu?
      è come mettere un norreno e un levantino, non sia mai!

      • Z. scrive:

        Trovo che “le Puglie” sia un’espressione particolarmente felice, perché a mio avviso le Puglie sono, per così dire, MOLTO plurali!

        Tutte le persone sono diverse e uniche, naturalmente, ma la diversità e l’unicità che ho riscontrato in ciascun pugliese che ho conosciuto mi ha sempre colpito.

        Quindi abbasso l’Identità omologatrice, che pretende di fissare una realtà mortiforme in una natura morta, mortificante e mortifera; viva, vivano le Puglie e tutta la composita ricchezza, antica e attuale assieme, che questa eloquente espressione evoca in noi!

  209. Z. scrive:

    Ricordate l’impegno di Grillo a favore di Stamina e della “protesta ignorata dai media” dei fratelli Biviano…

    http://www.beppegrillo.it/2013/08/la_protesta_dei_fratelli_biviano.html

    … nonché le proteste contro “l’imbarazzante silenzio del Ministero”…

    http://www.beppegrillo.it/2013/08/il_movimento_5_stelle_per_i_fratelli_biviano.html

    …proteste coerenti con l’impegno profuso in tal senso del gruppo parlamentare del M5S?

    http://www.asca.it/news-Staminali__M5S__riteniamo_metodo_Stamina_efficace__Si__a_sperimentazione-1279317.html

    Ecco – segue una notizia che il malefiko gombloddo massoniko dei media contro Grillo ha sinora omesso di diffondere, a quanto sembra.

    http://www.ienesiciliane.it/cronaca/14542-salute-e-cure-negate-dal-movimento-vite-sospese-inqualificabile-beppe-grillo-rifiuta-di-parlare-con-tre-disabili-in-carrozzina-e-poi-butta-via-la-maglietta-che-gli-hanno-donato.html

  210. Mauricius Tarvisii scrive:
  211. Moi scrive:

    @ MAURA

    Laura Boldrini : Lotta agli Sprechi della Politica … Le pare ?

    http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-tagli-spesa-boldrini-bando-450mila-euro-servizi-980173.html

    450 mila euro di bando per servizi fotografici alla camera … Roba che non so se neanche una Diva di Hollywood !… E comunque NON certo con soldi pubblici !

    PS

    Le ho selezionato apposta una giornalista donna (cioè il “50% della popolazione femminile” [cit.] giornalistica , no ?) per evitare che si parli di Sesismo …

    @ Z

    1)

    Bello il tuo Elogio delle Puglie al Plurale … effetti psicotropi collaterali di una maratona di pizzica-rap dal tramonto all’ alba, per caso ?

    ; -)

    2)

    Messori alludeva all’ iporcisia di una Sx che finge di aver dimenticato (nonché pregressamente sostenuto !) Mario Mieli … ma mi rendo conto che Mario Mieli sia personaggio ben poco funzionale al fine di convogliare il futuro voto delle Masse Islamiche su Cuperlo ; -) , perciò meglio riservargli un reticente oblìo !

    3)

    Internet è materia delicata : NON certo roba per Mummie Accademiche Fossilizzate nel Novecento e Donne Prassede !

    @ TUTTI

    Nell’ insieme mi pare che l ‘ Italia sia “democrazia” soprattutto “de nomine” ; mentre “de facto” tende alla “oligarchia” … per quanto gli “oligoi” non siano proprio pochissimi: “ai n’ é soquànt” ; -) , diciamo !

    @ MAURICIUS

    Quella faccenda di Grillo con i “Diversabili” mi sorpende … hai fonti NON mediate dal PD ?

    @ MAURA [reprise]

    Alessandro Manzoni (Noto Scrittore del MiniCulPop ?!), ve’ chi mi tocca rivalutare …

    […]

    “Giacché, come diceva spesso agli altri e a se stessa, tutto il suo studio era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, ch’era di prender per cielo il suo cervello. […] Era donna Prassede una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il più degno che l’uomo possa esercitare; ma che pur troppo può anche guastare, come tutti gli altri. Per fare il bene, bisogna conoscerlo; e, al pari d’ogni altra cosa, non possiamo conoscerlo che in mezzo alle nostre passioni, per mezzo de’ nostri giudizi, con le nostre idee; le quali bene spesso stanno come possono. Con l’idee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: n’aveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce n’era per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care. Le accadeva quindi, o di proporsi per bene ciò che non lo fosse, o di prender per mezzi, cose che potessero piuttosto far riuscire dalla parte opposta, o di crederne leciti di quelli che non lo fossero punto, per una certa supposizione in confuso, che chi fa più del suo dovere possa far più di quel che avrebbe diritto; le accadeva di non vedere nel fatto ciò che c’era di reale, o di vederci ciò che non c’era; e molte altre cose simili, che possono accadere, e che accadono a tutti, senza eccettuarne i migliori; ma a donna Prassede, troppo spesso e, non di rado, tutte in una volta.”

    […]

    [cit.]

    I Promessi sposi, Cap. XXV

    • Moi scrive:

      NON può esserci Gerontocrazia sulle cose moderne, dài mò … Z !

    • Z. scrive:

      1) Devo farti una confessione: mentre lo scrivevo pensavo a te!

      2.1) Quindi tu ricordi il pezzo? E magari l’hai anche ritrovato? Caccia il link!
      2.2) Grazie per avermi fatto conoscere Mario Mieli (non giudicarmi male, lo sai che sono un ignorante di ultima…)

      3) Il professor Rodotà non è una “mummia accademica”. E’ uno dei più importanti studiosi in materia del nostro Paese, uno dei primi a occuparsi concretamente delle implicazioni dell’internet in materia di privacy e uno dei primi a capire che il fenomeno poteva e doveva essere considerato a livello internazionale. Di recente ha sostenuto posizioni che mi hanno sorpreso parecchio, certo, ma non sono così fazioso da svalutare per questo l’importanza e la serietà del lavoro a cui ha consacrato la vita.

      Inoltre:

      – in quest’era così grillorenzista, beh, mi fregio e mi pregio di esclamare che vecchio è bello!;
      – al posto di “oligarchia” potremmo usare il termine “poligarchia”;
      – la fonte sul revirement non è “mediata dal PD”, a meno che tu per PD non intenda me e la “mediazione” consista nel copincolla! Comunque, se tu hai FB, può darsi che siano disponibili ulteriori informazioni sulla pagina dei fratelli Biviano.

      • Francesco scrive:

        parliamo piuttosto di “repubblica delle corporazioni”, in cui i singoli sono acini d’uva da spremere a morte, per cui si riuniscono in bande allo scopo di spremere altri

        peccato che nel paese dei ladri, dove tutti rubano, si muoia di fame, al contrario di quanto narra il racconto

        il bello è che se questo tema sono in contrasto con il mio ambiente di riferimento catto-conservatore, che crede sinceramente nelle regole, nelle restrizioni al mercato, nei limiti alla concorrenza, negli accordi tra le parti, come strumento del bene comune!!!

        porelli

  212. Moi scrive:

    Rodotà mi pare pco adatto poiché fa parte di quella generazione che da piccoli fuggivano dalle sale cinematografiche spaventate che la locomotiva dei film western di John Wayne uscisse dallo schermo, con tanto di Pellerossa che la definivano “Cavallo di Ferro, augh !”

  213. mirkhond scrive:

    Peucezio e Habsburgicus

    Mi rivolgo a voi perché siete quelli che (assieme a Moi),avete centrato meglio il problema?
    Perché Hitler e Mussolini (o Ludendorff) non hanno vie dedicate loro, mentre Garibaldi&company sì?
    Perchè i primi sono dei perdenti, il secondo no.
    Del resto anche Stalin ha i suoi estimatori, oggi al rialzo soprattutto in Russia, perché comunque HA VINTO!
    Anche se un vittorio emanuele II, un cavour, un garibaldi (e i loro manovratori), uno stalin hanno commesso crimini efferati, però comunque hanno VINTO.
    E ciò basta perché a certa gente anche di questo blog piacciono.
    Come ai NORRENI come pino, fraze$co e zanardo, gente divisa su tutto ma non sulla LORO gloria, che portò la LORO gente a costruirsi UN IMPERO COLONIALE, su cui NON HANNO MAI MOLLATO LA PRESA, nonostante i fumi secessionisti leghisti, e il piagnisteo di una presunta “meridionalizzazione parassitaria” dell’italia, che seppur vede un alto numero di “meridionali” negli impieghi pubblici e nelle forze dell’ordine, però OMETTE IN MALAFEDE di constatare come le VERE leve del potere italiano siano nelle mani della Banca Tosco-Padana, il dispositivo che le elites norrene istituirono nel 1859 e che con la conquista del 1860-61, IMPOSERO il LORO dominio ai “fratelli” del “Sud”.
    franze$co, seguendo il tipico atteggiamento NORRENO degli ultimi tempi di riconversione leghista all’unitarismo INTERESSATO, si inventa patetici unitarismi di massa, degni della più becera propaganda da sussidiario da 5° elementare, per nascondere la CATTIVA COSCIENZA della SUA gente, in un’impresa coloniale che alla Norrenia ha portato più vantaggi che svantaggi.
    Cosa che anche sinistroidi come pino e zanardo sanno benissimo.
    Da qui lo stupore, il sarcasmo, il NON accettare da parte del “reprobo” barboniko di turno, una BEN DIVERSA storia dell’unità della “talia”!
    Reazione che comprendo, in quanto E’ LA STESSA di altri norreni come loro, quando il biekiSSimo reprobo ha osato parlargliene!
    E’ facile indignarsi per le atrocità coloniali di inglesi, francesi, olandesi, portoghesi, russi, giapponesi, cinesi.
    Sono atrocità fatte da ALTRI.
    Più difficile, se non PSICOLOGICAMENTE IMPOSSIBILE farlo se le atrocità coloniali le hanno fatte LORSIGNORI!
    Da qui la PERSISTENTE, STANTIA E DURA A MORIRE, leyenda negra della Due Sicilie sgovernate e retrograde, di un garibaldi a cui pare che 20.000.000 di italiani andassero dietro perché tutti animati dal sacro fuoco dell’unità tra fratelli (?) italiani, tranne pochi bieki oskurantisten barboniken und avstirakanten!
    E IL VOLER RESTARE SORDI, se qualcuno gli fa notare che le cose stanno ALQUANTO DIFFERENTEMENTE.
    Che i popoli, dove seguirono le loro elites lo facevano o per perseguire PROPRIE autonomie nazionali come in Sicilia, oppure per arricchirsi e andar dietro ad una bandiera sì tricolore, ma ai tempi vista come l’equivalente di una “bandiera ROSSA” dei tempi successivi.
    E non a caso il brodo etno-regionale, da cui garibaldi trarrà i suoi soldati migliori e più fedeli, è la STESSA ZONA tra Po e Toscana, dove in seguito ci sarebbero stati il socialismo e il comunismo di massa!
    Che utili IDIOTI ci siano stati anche qui lo abbiamo visto, ma appunto si trattò di una MINORANZA, relativamente maggioritaria in Sicilia, e che fu solo USATA e poi gettata via, non servendo ad altro che ad una COREOGRAFIA che camuffasse per gli ingenui una tipica IMPRESA COLONIALE, in nome di PSEUDOfratellanze, inesistenti e NON SENTITE DAVVERO, checché ne pensi il buon Pino, la cui bontà qui fa davvero rima con INGENUITA’, e l’avido franze$co, che cerca A TUTTI I COSTI di trovare “ideali” ad una delle tante rapine imperialistiche della storia.
    Che in questo caso E’ LA SUA!
    E come non poteva essere diverso in una Norrenia POVERISSIMA e che nell’ingrandirsi cercava appunto di risolvere la sua MISERIA!
    Quindi sbeffeggiare la “Borbonia” è il modo migliore per nascondere IL VERO VOLTO della NORRENIA INFELIX!

    • PinoMamet scrive:

      Mirkhond, ma scusami, in realtà in tutti gli interventi di Francesco, e Z., che citi, ma anche di Mauricius, non mi pare che ci sia alcunché di “trionfalistico” nei confronti dell’operazione coloniale, come la chiami, che è stata indicata come tale da tutti
      (e ormai è comunemente accettata come tale dalla storiografia ufficiale).

      Ho letto semmai dei giudizi differenti sull’operato dei Borbone e sulla tenuta o meno del loro esercito, che è un’altra cosa, e anche qui- e te lo dico per correttezza- mi pare che nessuno abbia alzato i toni.

      Poi sulla composizione sociale dei garibaldini, io mi limito a citare quello che ho letto di persona.
      Ripeto, sarebbe più auto-assolutorio per me dire “no, erano solo due ricconi idealisti e magari neanche tanto idealisti ma pagati da qualche governo straniero”;
      ma le cose non stanno così, che ci possiamo fare?

      Di tutta la questione, io non capisco due cose:

      – cosa ci sia da scaldarsene adesso ; è vero che io mi scaldo per la storia romana, ma vabbè, non è che credo che si possa cambiare qualcosa adesso 😉

      -il tuo uso del termine Norrenia 😉

      dai Mirkhond, sei i settentrionali sono norreni per via dei Longobardi (che sono stati anche in metà del meridione, ma vabbè), allora i francesi lo sono per i Franchi, gli spagnoli per i Goti, i russi per i Variaghi, tedeschi inglesi e popoli affini non voglio neppure citarli… ma ora che ci penso anche i siciliani lo sono per i Normanni e i maghrebini per i Vandali…

      che dire… arrenditi, sei circondato! 😉 😀

      • Peucezio scrive:

        No, ma, a parte i giudizi storici, su cui condivido al 100% ciò che dice Mirkhond e ritengo che non si esecrerà mai abbastanza un crimine che non è molto meno efferato dell’Olocausto, “norreno” non vuol dire affatto germanico, settentrionale o nordeuropeo. Vuol dire nordico nel senso di scandinavo, vichingo, normanno, germanico settentrionale. Nenche i Tedeschi di Lubecca o dello Schleswig-Holstein, per quanto alti e biondi, non sono “norreni”, perché sono germani occidentali, parlano dialetti basso-tedeschi, simili all’olandese e all’inglese, e non c’entrano nulla coi norreni.
        E’ più facile che ci sia sangue norreno da noi in Puglia oppure in Sicilia, visto che lì i Normanni ci sono stati davvero, che non in Lombardia o in Emilia.
        E poi faccio un po’ fatica a vedere la “norrenità” di Pino Mamet, che è mezzo napoletano e ha varie altre ascendenze (se non ricordo male).

    • Francesco scrive:

      Mirkhond

      ma tu hai il tasto reset? hai cancellato decine di post e sei tornato al punto di partenza? 😀

      tutto quello che hai scritto è già stato fatto a pezzi e ora lo ribadisci?

      dai, siamo seri, io rimango secessionista duro e puro, con un interesse veramente superficiale per il Risorgimento, mi sono sforzato di venirti incontro per gentilezza ma alla fine non me ne frega poi nulla di Garibali e Francesco II et similia, mi tengo solo i Papi

      anche se nel 1855 il Rd2S fosse stato la California e il Piemonte fosse stato l’Arkansas, credi che questo mi cambierebbe qualcosa?

      ciao

      • mirkhond scrive:

        “tutto quello che hai scritto è già stato fatto a pezzi”

        Fatto a pezzi da chi?
        Da chi non ha mai letto nulla di approfondito sull’argomento?
        I soliti discorsi.

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          non i fatti, peraltro noti anche a nord del Po, ma i tuoi tentativi di interpretazione e peggio ancora di analisi della testa dei nordici

          qui non frega a nessuno difendere una leggenda aurea su Garibaldi o sull’Unità d’Italia

          fattene una ragione

          ciao

        • mirkhond scrive:

          “fattene una ragione”

          Potrei dirti lo stesso al contrario!

        • Francesco scrive:

          ehm, un pò difficile

          tu difendi con grandissima passione una posizione vetero-borbonica e neo-unitarista, noi ci limitiamo a commentare con modesto interesse i meriti e demeriti di Garibaldi e dei suoi contemporanei, un pò come se parlassimo del valore di Leonida o di Achille

          la ragione ce la siamo fatta da mò 😀

          ciao

  214. mirkhond scrive:

    avete centrato meglio il problema.

  215. mirkhond scrive:

    “erano solo due ricconi idealisti”

    Non mi sembra di averlo mai affermato

    ” e magari neanche tanto idealisti ma pagati da qualche governo straniero”

    Su questo invece, confermo le mie posizioni.
    Molti garibaldini NORRENI, di ritorno ai loro paesi, giunsero con le sacche PIENE dei nostri soldi!
    Che poi, il 90% siano rimasti gli stessi pezzenti di prima, si deve alla incapacità del povero di gestire TANTI SOLDI se se li ritrova all’improvviso!
    Che anche nella gestione dell’AVIDITA’ ci vuole METODO!
    Come ci insegna franky! 😉

    • Francesco scrive:

      << Che anche nella gestione dell’AVIDITA’ ci vuole METODO!
      Come ci insegna franky! 😉

      su questo sono assolutamente d'accordo

  216. mirkhond scrive:

    “il tuo uso del termine Norrenia ;)”

    E’ la mia naturale reazione alla spocchia e al sarcasmo settentrionale alle nostre umiliazioni!
    In fondo molti di voi sono biondi o rossicci, pelle chiara, e volti che in non pochi casi hanno un aspetto non dissimile da un tedesco o un inglese.
    Vedasi Paolo Sizzi :), Max Pezzali, Tosi il sindaco di Verona ecc.

    • PinoMamet scrive:

      ” In fondo molti di voi sono biondi o rossicci, pelle chiara”

      Ma non è mica vero!

    • habsburgicus scrive:

      Vedasi Paolo Sizzi 🙂 ,

      forse non sei al corrente (nei giorni scorsi c’è stato un breve accenno di qualcuno, caduto quasi nel nulla 😀 tu allora non c’eri nel blog e forse non l’hai notato) ma il personaggio citato ha cambiato del tutto le sue posizioni :D…ora non è più ostile ai meridionali e neppure ai romani, è divenuto un italianista convinto, devotissimo alla Gloria di Roma !
      guarda che scrive (20/5/2014), da suo fb
      “Sono convinto che se il Nord imparasse a portare maggior rispetto a Roma o al Sud la strada verso l’accordo etno-federalista sarebbe decisamente più facile per tutti, soprattutto se si mettesse una volta per tutte da parte la retorica legaiola sulla ricchezza di quassù e il ritardo di laggiù, che pone sempre in secondo piano la concreta questione identitaria”

      P.S: poi fa come vuoi, ma l’uso di Norrenia ecc è assurdo (in ciò ha ragione Pino)..innanzitutto non offendi i settentrionali, anzi 😀 (molti dei QUALI vorrebbero essere norreni, quelli VERI 😀 alti, biondi, occhi azzurri, con donne da favola :D) poi è storicamente infondatissimo …al limite, se vuoi usare un linguaggio medievale :D, longobardi (ma così escludiamo le Romagne e dunque Z :D) oppure franchi (ma per un turco o un arabo saresti franco pure tu :D)..italiani del nord, o settentrionali (scilicet, sottintesi “italiani”) va proprio così male ? 😀

  217. mirkhond scrive:

    “cosa ci sia da scaldarsene adesso ;”

    Sentirsi ripetere le stesse spocchiosità e falsità, fa male.

    “è vero che io mi scaldo per la storia romana, ma vabbè, non è che credo che si possa cambiare qualcosa adesso”

    Ma nemmeno per quella napoletana, naturalmente.
    Però voglio vedere se la talia l’avessimo fatta NOI, partendo d NAPOLI.
    Se il nostro esercito vi avesse derubato delle poche e povere cose che avevate, se vi avessimo stuprato le vostre donne, se avessimo costretto i vostri giovani ad una leva per un re STRANIERO e ODIATO, sia pure in nome di un’IPOCRITA ed INESISTENTE “fratellanza”, il VOSTRO popolo COME avrebbe reagito?
    E la talia l’avete voluta e fatta voi, e molti del vostro popolo si lamentano dell’invasione e della colonizzazione “meridionale” che avrebbe “corrotto” l”onesto” nord, e approfittato come un parassita del VOSTRO lavoro e del vostro benessere!
    Figuriamoci se l’unità l’avessimo fatta noi per davvero!
    Altro che i morti seppelliscano i morti di zanardo!
    La vostra gente non farebbe che elevare continue lamentazioni e imporrebbe giornate della memoria per la “Padania” violentata sangue dai biekiSSimi terroni!
    E con ciò, sono consapevole di essermi giocato UNA VOLTA PER TUTTI l’amicizia del buonissimo e NON connazionale Pino Mamet!
    l’UNICO che ha trovato grazia agli occhi dell’ONNIPOTENTE, e per amore di QUESTO giusto non ha incenerito la NORRENIA OLIM INFELIX, come meriterebbe!

    • PinoMamet scrive:

      Aridaje, Mirkhond, lo sai che non ti sei giocato niente 🙂

    • Francesco scrive:

      << se la talia l’avessimo fatta NOI, partendo d NAPOLI.

      sarebbe storia antico lo stesso, come l'Italia fatta dai Romani! davvero pensi che cambierebbe qualcosa di profondo?

      certo, noi milanesi portiamo ancora un pò di disprezzo ai piemontesi, che avranno fatto l'unità ma erano di un provinciale da piangere ma pazienza

  218. mirkhond scrive:

    Vabbè, spero di trovare una POSSENTE matrona settentrionale, piemontese o lombarda o emiliana, di pelle bruna, grandi occhi neri, capelli lunghi e neri e che voglia bene solo a me! 😉

    • PinoMamet scrive:

      e io te lo auguro!
      🙂

    • Z. scrive:

      Mi associo all’augurio di Pino, ricordandoti le parole con cui un tuo celebre concittadino, Antonio Matarrese, rispose ad una giornalista che osservò che l’Italia era finita in un girone fortunato ai Mondiali di calcio del 1990:

      “Beh, la fortuna bisogna anche andarsela a cercare”

      😀

  219. mirkhond scrive:

    Per Habsburgicus

    Lieto della maturazione di Paolo Sizzi.
    Il termine “norreno” è stato usato qui volutamente come provocatorio, sapendo benissimo che NON LO SIETE! 🙂
    ciao!

    • habsburgicus scrive:

      ma è diventato purtroppo anticristianissimo 😀
      in politica estera, è pro-Putin, pur senza esagerazioni 😀

  220. MOI scrive:

    @ Z

    1)

    http://www.mariomieli.net/

    http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Mieli

    Bàn, mo dabån … t’an al cgnussév briśa ?! Ovviamente si parla(va) di una Sinistra “Gnù U’éiv” Post68ina … quando Cuperlo bazzicava l’ allora FGCI, quella NON calcistica !

    … Evita commenti omoFFoBBBi ! Ciò implica di riformulare la tua domanda su Vittorio Messori, nonché di trovare _ da parte tua_ il nesso logico fra serrature e attrazione di libido per i giovani efebi. Facci un piccolo sforzo, prima … poi caso mai provo a venirti incontro nel trovare detto nesso logico, com’ è sempre d’uopo fra concittadini. D’altornde, i Ferudiani sono parossistici già con Bruno Bettelheim. A patto che tu NON abbia pretese di logica formale, che il Mondo NON è una paginetta de “La Settimana Enigmistica” … oramai ne sta prendendo atto anche Mauricius !

    2)

    Sierra Leone o Kosovo : spesso in Italia funzia che agli Sventurati Popoli Lontani si deve essere “Solidali” da SX nella misura in cui si può dire i Gringos e i “Sionisti“ sono Cattivi … da DX invece nella misura in cui si può dire che quelli di SX sono dei “Bizantini Selettivi”, ergo Ipocriti. E stando agli sforna-memi : “Stereotypes just do exist for a fuckin’ bloody reason !”

    @ PINO

    Prima dell’ Ondata Plebiscitaria 1848 – 1959 … in Emilia Romagna “qua” si trovava “un poch piò adz’à !” ; -) … il ché indebolisce le già di per sé deboli tesi Romagnoliste sull’ immaginario “Ducato di Bologna”. Che a Bulåggna “Ducati” el j én del motoz’iclàtt sra al Rànn (Reno, fiume) e al Lavén (Lavino, torrente) !

    @ MIRKHOND

    Penso che solo ora, con Papa Francesco, Bologna si stia timida(!)mente riavvicinando alle “Antiche Origini” PreNapoleonico-Risorgimentali … in senso “identitario” popolare. Classico Frasone a Effetto (in positivo !) contemporaneo : “Leader della Sinistra ? … Ci vorrei Papa Francesco, altroché !”

    Anche Guareschi notava come la memoria storica di “esser stati sotto il Papa” avesse reso il territorio “sotto al Panaro” più (!) ferocemente anticlericale di quello “sopra al Panaro” ! Prima di Bergoglio, quanto accaduto fra Pio VI / Pio VII e Pio IX sembrava davvero (!) irreparabile !

    @ ANDREA

    Senza considerarne il contesto dialettico, la realtà delle cose è illusoria e parziale …

    • Z. scrive:

      1) da “Evita” a “Mauricius” non ho capito un bel tubo. Ho dei limiti e ormai dovresti conoscerli. Sicché, o decidi che parlare con me non vale la pena, o dovrai essere meno criptico 😀

      2) io sono più rozzo di te, sicché la mia risposta è sempre stata “e tu cosa fai per la Sierra Leone?”. E sempre muti sono rimasti, come direbbe Ritvan. Sicché non so a chi convenga meno tirar fuori certi stereotipi in certi discorsi…

      😉

  221. izzaldin scrive:

    Penso che solo ora, con Papa Francesco, Bologna si stia timida(!)mente riavvicinando alle “Antiche Origini” PreNapoleonico-Risorgimentali … in senso “identitario” popolare. Classico Frasone a Effetto (in positivo !) contemporaneo : “Leader della Sinistra ? … Ci vorrei Papa Francesco, altroché !”

    mmm.. non ricordo se tu o Z. mi dicevate che Prodi prima di scendere in campo er aconsiderato un democristianone e poi diventò l’idolo degli ex pci cittadini.
    Io penso che la città sia stata divisa in due almeno nell’ultimo secolo, tagliando con un’accetta enorme, tra lettori dell’unità e lettori del resto del carlino, come prima la divisione era tra chi stava col MORTIFORME cardinale romagnolo Rivarola e chi con la statua che indica il Pratello..

    forse ora la situazione è tipo una grande chiesa che parte da che guevara e arriva fino a madre teresa?

    saluti,
    izzaldin

    • izzaldin scrive:

      Frascaroli, anyone?

      • Moi scrive:

        Amelia Frascaroli (ufficialmente “Cattolica”) prima dello Spirito del Concilio, sarebbe stata definita come “Eresiarca”, credo …

    • Z. scrive:

      Secondo me di comunisti che leggevano il Carlino, nel secolo scorso, ce n’erano parecchi.

      Comunque non ci sono dubbi che Prodi, uno dei più noti e storici democristiani locali, sia molto amato dal popolo di sinistra ben oltre la tangenziale di Bologna. Chi abita qui, poi, non di rado ne ha conosciuto in prima persona il carattere cordiale, amichevole e scherzoso. Gli vogliamo bene, a Prodi 🙂

  222. Moi scrive:

    @ Z

    C’era persino una vecchia storia- vignetta di “Cuore” by Disegni&Caviglia che diceva che della Ex Jugoslavia “a Sx” non poteva fregare una cippa a nessuno … finché non entrassero in scena gli Yankee Imperialisti ! Persino gli Universitari scoprivano di dover fare anche (!) qualche esame … ogni tanto.

    Del resto, prima devo capacitarmi ancora che tu NON conoscessi Mario Mieli …

    • Moi scrive:

      E difatti, profeticamente, anni dopo, così fu … solo che D’Alema (Chi Altri ?), con gran sbigottimento traumatico a Sx, schierò l’ Italia a fianco (!) degli USA !

    • Z. scrive:

      Me la ricordo bene. Era una striscia niente male, peraltro. E ci ricorda che l’onestà intellettuale è come la carità: dovrebbe sempre partire da casa propria.

      Per quanto riguarda Mieli, beh, io te lo dico sempre che sono un ignorante. Ma tu non mi credi. Che ci posso fare?

      😀

  223. Moi scrive:

    Un esempio concreto e che “ci” riguarda da vicino :

    la Casaralta a Bologna è oggi una zona piccola,quasi tutta “Bedui-Ciàina-Negri* + Riserva Indiana 😉 di Umarell & Zdaure ormai Alieni a Casa Propria” ma tranquilla, eh ! Ebbene : Casaralta è ricordatissima per il Passato di Lotte Operaie … censuratissima come luogo di detenzione Risorgimentale, in attesa di Fenestrelle; in pratica, in tutta Bologna anzi in tutta Emilia Romagna, lo sappiamo solo noi che lo abbiamo letto scritto da Mirkhond qui.

    Intelligenti Pauca.

    *

    I primi sono secolarizzati come Andrea Roncato in Arabo e anche le loro donne vi si adeguano 😉 ; i secondi rigano dritto ai loro stessi (!) Capi mezzi Datori di Lavoro / mezzi Tong 😉 🙂 che NON vogliono casini con i Kwai-Lo ; i terzi pur essendo i più scuri di pelle sono sempre stati i meno temuti, mi pare che siano i più “individualisti” e meno “comunitari” … nonché i più simpatici all’ AntiRazzismo Politicizzato.

    Ci sono anche Rumeni e Salvi, ma passano poco più che inosservati; se, cosa non rara, litigano … è sempre fra di loro e nelle loro lingue. Gli Indo-Pakistani in pratica vivono nel negozio di alimentari aperto pressoché 24/7.

    • PinoMamet scrive:

      Ah già, anche qui, oltre ai fantastici sikh agricoltori, c’è anche la categoria “ho scordato di comprare X, minchia sono le dieci di sera tutti i negozi sono chiusi, faccio un salto sotto casa dall’indiano per vedere se ce l’ha”
      😉

      (raramente si torna esclamdando “noooo figa! era chiuso anche l’indiano!”)

      • izzaldin scrive:

        Interessante, Pino parla di “Indiano”.
        A bologna i minimarket aperti alle dieci sono “Pakistani”
        A Roma sono chiamati “Bangla”.
        A Palermo “Bangladesh”

        Nel senso, a Bologna si dice “scendo dal Pakistano”, a roma “dal Bangla” etc.

        Che poi la vera nazionalità non conta realmente, però è curioso che in ogni città cambi il mdo di chiamare i minimarket.

        Da questo punto di vista, molto meglio gli Americani che usano il termine onnicomprensivo “Desi people” per indicare TUTTI coloro che hanno brown skin e provengono da Central SOuth Asia.

        Saluti,
        izzaldin

        • Z. scrive:

          O più spesso “dal pako”. Del resto “tunni” (lett. “tunisini”), a Bologna, è spesso utilizzato per designare tutti i nordafricani in genere; altrove vengono chiamati tutti “marocchini”. Ma ci sono tunisini che mal sopporterebbero di essere definiti “marocchini”, e immagino valga anche il viceversa.

      • PinoMamet scrive:

        Ah sì, il termine “desi” che equivale (anche etimologicamente) al nostro “paesano”;

        che poi mi pare sia anche il modo in cui gli indo-pakistani-bengalesi-singalesi si autopercepiscano tra loro, sostanzialmente.

        Poi io di mio non amo particolarmente le micro-identità, che mi sembrano ancora più fittizie e raccogliticcie di quelle macro, oltre che un ottimo strumento di controllo sociale/etnico
        (“cari iraniani del tal ragione, non siete persiani, nooooo, perchè parlate il tal dialetto, pardon, lingua, di-ver-si-ssi-ma dal persiano ufficiale, e perciò dovete protestare contro il governo e reclamare autonomia, anche se a dire il vero non vi siete mai sentiti altro che persiani…”)

        • habsburgicus scrive:

          beh, pakistani e bangladeshi fecero parte dell’India (britannica) sino al 15 agosto 1947, dunque “indiani” è inclusivo 😀
          si, il problema dello spezzettamento è reale..e talora “sensitive” 😀
          per dire, in Cina (limitandoci agli Han, non alle 55 minoranze ufficiali), avrebbero “diritto” a suddividersi almeno in 5-6 (cantonesi, hakka ecc), ma loro se ne fregano e si sentono cinesi 😀
          sino al 1880 circa, appariva ovvio per uno nato a Kiev e Minsk definirsi “russo”…oggi, se trovi la persona “giusta” si offende 😀

  224. habsburgicus scrive:

    Eppure oggi vanno di moda le microidentità (quasi sempre associate a microlinguaggi, per citare il russo di Tartu Aleksandr Duličenko che ha scritto sul tema)..per limitarmi all’Europa orientale ve ne indico 2 di cui si parla poco in Italia
    1.Rusyny (ruteni), cioè gli slavi-orientali di cultura bizantino-slava (in genere greco-cattolici ma anche ortodossi) che vivevano nell’antica Ungheria (oggi in Slovacchia e in Transcarpazia ucraina, più alcuni in Ungheria e Romania) cui si sono associati i Łemko di Polonia, nella Galizia occidentale rimasta polacca (dunque con tutta un’altra storia, ma che si distinguono dai galiziani orientali da sempre per un sentimento pro-Russia, anatema per L’viv :D); essi rivendicano una propria identità e rigettano quella ucraina (che fu loro imposta in epoca comunista in Polonia, in Slovacchia e, va da sé, in Ucraina sovietica..nel periodo pre-comunista spesso si definivano Rus’); in Slovacchia hanno codificato la propria variante linguistica (1995), in Polonia nel 2000 idem, con il nome di “lemko” (quelli della Vojvodina, discendenti da emigrati dell’epoca di Maria Teresa, lo avevano fatto sin dal 1923, ma sono un po’ diversi); un professore d’Ungheria ha proposto una variante ungherese, per 2 villaggi (sic ! tale è l’ENORME numero di parlanti rusyn in Ungheria oggi :D), della Romania non ho notizie (ma credo qualcuno pensi ad una codifica regionale pure lì) mente in Transacarpazia ucraina (ove le autorità sono ostili—e le nuove autorità più ostili ancora..paradossalmente sono i filo-russi ad essere con loro più tolleranti :D) non si è potuto far nulla ufficialmente anche se sono stati proposti almeno due sistemi di standardizzazione; l’obiettivo, una volta completate le standardizzazioni regionali, sarebbe giungere ad una koiné pan-rusina tipo il rumantsch grischun (citato esplicitamente), ufficiale nei Grigioni, che avrebbe dovuto prendere il posto di sursilvan, sutsilvan, surmiran, putèr e vallader (le 5 varianti scritte tradizionali del romancio), a quanto pare fallendo
    2.Latgalici, cioè balto-lettoni del sud-est della Lettonia, che fu polacca sino al 1772 (dunque rimasero cattolici, a differenza del resto dei lettoni) e poi russa “propria” (governatorato di Viciebsk nel XIX secolo); la loro lingua, il latgalico, è snobbata dai lettoni e molti linguisti in Occidente neppure la citano, a torto secondo me (i linguisti russi invece la considerano; il russo Toporov nella sua opera recente Baltijskie jazyki “lingue baltiche” dell’Accademia delle Scienze cita 4 lingue balriche e non tre: vecchio-prussiano, lettone, lituano e latgalico; per i lettoni è eresia :D) il governo lettone, pur non perseguitandoli, applica una politica “alla francese” nei loro confronti, cioè “esiste un solo popolo lettone e una lingua lettone”, relegando il latgalico, di fatto, a mero dialetto (alcuni lettoni più liberali, che possono citare anche un passo della Cosatituzione, lo ritengono uno standard alternativo dell’unica lingua lettone un po’ come, per molti norvegesi, bokmål e nynorsk sono due diversi standard dell’unica lingua norvegese; che il latgalico sia un’alta lingua, ancorché correlata, è abominio per ogni lettone che vi vede la longa manus di Putin :D) tra l’altro la Latgalia è molto a sinistra e il russo de facto vi predomina (a scapito del lettone), ma ciò soprattutto per la presenza di immigrati russofoni (alcuni antichi, perché lo ripeto quella era terra della “vera” Russia, già prima del 1914 mentre il resto della Lettonia era una provincia germanizzata) i maligni dicono che se la Lettonia non fosse nella NATO (il che la rende sicurissima e off limits) Putin già avrebbe “crimeanizzato” la Latgalia (fra russi, russofoni e baltici latgalici scontenti, le forze pro-Mosca potrebbero, con qualche “aiutino”-leggi carri armati :D-arrivare all’85 %)
    poi ci sarebbero i resiani (prov UD) che tendono a vedersi in modo distinto dagli sloveni ecc

    • PinoMamet scrive:

      Credo che il problema grosso delle micro-lingue è che non riescano a rassegnarsi al loro status sostanzialmente dialettale.
      L’esempio che fai del romancio calza alla perfezione.

      Mi pare come se si fosse innalzato il feticcio della “lingua nazionale”, come se il mondo fosse diviso in Lingue Nazionali (dotate di rigide norme grafiche, di una letteratura, e soprattutto di un Popolo che le parla…) e Dialetti, che sono invece la Serie B 😉

      e quindi chiunque voglia avere un’identità, aspira una Identità Nazionale, con tanto di Lingua Nazionale.

      Ma la realtà è parecchio più variegata, ed esistono non solo parlate locali che sono destinate a rimanere legate all’uso quotidiano, famigliare, spicciolo, non ufficiale;
      ma anche identità di questo tipo, sotto-identità di gruppi più grandi, che fanno benissimo a essere orgogliose della propria specifictà, ma che magari non hanno i criteri sufficienti (fosse altro, quello numerico) per essere Nazioni.

      E non c’è nulla di male a non esserlo! Ma vaglielo a spiegare…

      • Peucezio scrive:

        Io credo che il vero discrimine sia avere una tradizione letteraria scritta, colta (cioè non solo una letteratura popolare, orale), meglio ancora se una tradizione di saggistica, quindi un lessico colto, e, per qualche periodo della storia, un uso ufficiale, politico-giuridico-amministrativo.
        Diverso è il caso di popoli che non avevano nulla di tutto questo, ma non avevano una “Lingua-tetto” affine alla propria, quindi hanno dovuto per forza trasformare la loro in una lingua ufficiale e colta, pur essendo in origine una lingua popolare e orale, perché altrimenti avrebbero dovuto servirsi di un idioma strianiero di qualche popolo vicino o di qualche colonizzatore.

        • habsburgicus scrive:

          si, credo che tu abbia ragione Peucezio…
          però ogni cosa, come accenna Pino Mamet, è complicata 😀
          ad esempio i latgalici hanno, da metà del XVIII secolo, una tradizione letteraria, in ortografia simil-polacca, che era appunto usata dalla Chiesa cattolica per catechismi, istruzione religiosa ecc (naturalmente la Messa era in latino)
          fu il divieto russo-imperiale del 1864/1865 di stampare libri in latgalico (e in lituano) se non in caratteri cirillici che affossò la letteratura latgalica sul nascere…invece in Lituania, più sviluppata, la norma non ebbe effetti, anzi 😀
          tuttavia varrebbe allora la tua 2° condizione..l’esistenza di una lingua molto simile più colta (manco poi di tanto :D), cioè il lettone standard..nel mondo laicizzato di oggi non fa un baffo a nessuno che il lettone nasca PROTESTANTE (anche se il 1° libro in assoluto in lettone nel 1585 lo abbiamo stampato noi cattolici :D) mentre il latgalico nacque CATTOLICO ..la differenza è minima, in pratica di ortografia
          lo stesso vale per il romancio, dove esistono tradizioni scritte per tutte e 5 le varianti (e, in alcuni casi, una ortografia cattolica e una protestante 😀 alcuni romanci, come quelli dell’Engadina sono puritanissimi nel loro odio verso Roma altri-prima del Concilio-erano invece cattolicissimi e fra loro vedevano poco in comune :D)
          per dirla tutta, la tua 2° condizione, se applicata al romancio, implicherebbe l’adozione dell’italiano standard..e non ci sarebbe stato nulla di strano, nel XVIII secolo usarono l’italiano dei pastori PROTESTANTI in Engadina e altrove nei Grigioni, dico protestanti ! è del resto noto che gli svizzeri “pomparono” il romancio nel 1938 come mossa anti-italiana (e anti-fascista)
          per ucraino e bielorusso (coliti dagli Zar, se scritti in caratteri latini, sin dal 1859), anche se mi costa ammetterlo, c’è una grande lingua colta a disposizione..ed è il russo 😀 e infatti il bielorusso non lo parla nessuno (se non a Lida :D) e l’ucraino si parla solo in Galizia e Volinia..anche quelli di Pravyj Sektor fra loro usano il russo 😀

        • PinoMamet scrive:

          Però io non credo che ogni popolo che usi una lingua ufficiale diversa da quella popolare del tal posto, sia per questo automaticamente straniero o colonizzatore.

          Come esistono “lingue tetto”, esistono anche “culture tetto” o “nazioni tetto”, che spesso hanno assolto questa funzione per secoli.
          A volte si tratta di grandi imperi, caduti rovinosamente;
          ma a volte si tratta anche dei semplici “stati nazionali”.

          Uno potrebbe dirmi, per esempio, che un bretone non ha niente in comune con un borgognone; e sbaglierebbe, perché ha in comune, arrotondiamo per difetto e diciamo 4? secoli buoni di storia francese, “scusa se è poco”, diceva Abatantuono.

          Habsburgicus, con l’esempio dei romanci, mostra quanto di politico ci sia dietro il “pompaggio” dei micropopoli, spesso inventati come tali
          (ottimo l’esempio dei romanci protestanti e di quelli cattolici, che in comune avrebbero solo la lingua, e poi manco quella…)

          Ora, ogni popolo è in qualche misura “inventato”, e i confini sono sempre arbitrari;
          è il grande trucco degli stati-nazione.

          Che ha funzionato, e credo possa continuare a funzionare, perché retto da un grosso apparato industriale, militare, scolastico… insomma dalle “istituzioni”.
          Per cui, quando non c’era una vera tradizione unificante, questa si è formata se non altro per la forza direi “di gravità” esercitata dal tempo.

          Pompare oggi ogni minima variante locale come nuova nazione invece non ha semplicemente senso: neppure gli stati nazione “veri” se la passano troppo bene in termini di autonomia, e il rischio è quello di una atomizzazione che, oltre a essere priva di qualunque tradizione autentica, non farà che lasciarci tutti in balia del più forte.

        • Peucezio scrive:

          Sì, alla fine io ho indicato delle regole di massima, ma bisogna vedere caso per caso.

          Purtroppo queste questioni sono quasi sempre inquinate da un fattore politico, che impedisce di guardare le cose in modo obiettivo.
          Aggiungo la stupida svalutazione dell’idea di dialetto, che porta all’assurda conseguenza che se uno ci tiene al proprio idioma materno popolare, deve per forza farlo passare per una lingua, anche se è il vernacolo di un quartiere, e pretendere di adattare alla fonetica di questo i termini colti, anziché accettare, come sarebbe logico, la specificità di un idioma popolare non adatto a tutti gli usi.

          Tutti sanno quanto ci tengo la barese e in generale ai miei dialetti apulo-baresi, ma non mi salterebbe mai in mente di pretendere che ci si debbano scrivere leggi, tradurre romanzi, tenere discorsi politici o conferenze, perché verrebbero fuori degli obbrobbri, in cui nessun parlante barese si riconoscerebbe, ma prenderebbe per delle caricature.
          Ciò non toglie che il dialetto sia adattissimo, invece, alla poesia, come ha dimostrato, nella nostra area linguistica, il valenzanese Lino Angiuli.

  225. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=5i2xnoKaB8Q

    Mario Mieli a “Come Mai” – Intervista del 1977

  226. izzaldin scrive:

    @peucezio

    Io credo che il vero discrimine sia avere una tradizione letteraria scritta, colta (cioè non solo una letteratura popolare, orale), meglio ancora se una tradizione di saggistica, quindi un lessico colto, e, per qualche periodo della storia, un uso ufficiale, politico-giuridico-amministrativo.

    concordo con tutto tranne che con la parentesi.

    mi vengono in mente i tre stadi di Hroch, am i right?

    saluti,
    izzaldin

    • Peucezio scrive:

      Non conosco i tre stadi, però una letteratura orale credo non esista idioma o popolo al mondo, passato o presente (per il futuro non ci scommetterei) che non ce l’abbia, quindi verrebbe meno il discrimine.
      Il che, intendiamoci, non è un’eresia, è questione di scelte terminologiche e anche concettuali: è legittimo ritenere che non esistano lingue e dialetti ma solo lingue, più o meno diversificate fra loro.
      Oppure che la distinzione (e questo è l’atteggiamento scientificamente più fondato sul piano linguistico) sia intrinseca, di carattere linguistico: se un idioma, per quanto privo di qualsiasi tradizione scritta, nemmeno mai codificato o scritto, è molto dissimile da un altro con tradizione scritta, con cui pure è imparentato, non li si può considerare dialetto di quell’altro.
      E’ il caso del sardo o del friulano. Ma in fondo un po’ di tutti i dialetti italiani, tranne quelli toscani e forse alcuni altri del centro Italia e della Corsica.
      E’ che in Italia la varietà è così grande, che le differenze vengono valutate sul metro italiano: se fossero lingue slave, il bitontino sarebbe considerato una lingua diversa rispetto al barese.

  227. habsburgicus scrive:

    yes

  228. habsburgicus scrive:

    nelle Romagne ci si attende una vittoria schiacciante di Renzi ?…oppure di Grillo ? 😀 (parrebbe certo che Silvio sarà umiliato–e non solo nelle Romagne)

  229. Moi scrive:

    @ Z

    Intendevo che “guardacaso”, adesso che nella SX NeoPostModerna va di moda la solidarietà agli LGBTQU … dici di aver dimenticato i Comizi di Togliatti e le Politiche Sovietiche sulla “Perversione come Decadenza Borghese”. Un Putin che fa sbattere in galera Vladimr Luxuria NON piove dal cielo …

  230. Moi scrive:

    @ PEUCEZIO

    Capisco:

    “zénncv såttvariànt prinzipèl” …

    http://eml.wikipedia.org/wiki/Dialatt_bulgnais

    è “in (!) Dialetto” ma NON è “Dialetto” !

  231. Moi scrive:

    @ PEUCEZIO

    C’è anche una questione aperta sul Sardo fra cinofili :

    chi dice che in Sardo esiste solo il “cane” e chi invece dice la razza “Mastino Sardo” si debba chiamare “Dogu Sardu” o almeno “Dogo Sardo” italianizzandolo.

    PS

    In Francese “dogue” e in Spagnolo e Portoghese “dogo” significa appunto “mastino”…

    http://www.dogosardo.it/Images/Index/Index2.jpg

    • PinoMamet scrive:

      Ma ‘sto termine “dogo”, che mi suona molto strano, esiste in sardo o no?

      Se esiste, magari anche solo come arcaismo, bene: credo che lo si possa usare a buon diritto.

      Se invece è un’invenzione estemporanea, tanto per imitare l’estero (dogue de Bordeaux, dogo argentino…) allora se ne può benissimo fare a meno, e potrebbero chiamarlo Mastino Sardo, come esiste il Mastino Napoletano.

      • Moi scrive:

        Non lo so, quanto sia “Sardo” … di fatto, l’intento è quello di differenziarsi il più possibile dall’ Italiano.

        • habsburgicus scrive:

          dunque anche “dog” è di origine latina ? (vabbè, ha preso un significato più vasto, ma sempre cani sono :D)
          sarebbe interessante vedere se in anglo-sassone c’è già o se vi era una forma tipo Hund, magari Hond

        • Moi scrive:

          Non so … “Dogge” ha il significato di “mastino” in Tedesco, perciò potrebbe essere un termine di origine germanica.

          In compenso, è di origine latina o neo-latina “mastiff” in Inglese

          http://www.etymonline.com/index.php?term=mastiff

        • habsburgicus scrive:

          interessante…ma allora come è giunto in sardo ?
          per il francese, nessun problema (Franchi)
          per catalano e portoghese, neppure (Visigoti, forse addirittura Svevi per il portoghese)
          ma il sardo ?…Vandali ?..o, via Spagna ? (dunque, mediatamente, ex Wisigothis)

        • PinoMamet scrive:

          Copio e incollo:
          “Old English docga, a late, rare word used of a powerful breed of canine. It forced out Old English hund (the general Germanic and Indo-European word; see canine) by 16c. and subsequently was picked up in many continental languages (French dogue (16c.), Danish dogge), but the origin remains one of the great mysteries of English etymology. ”

          “hund” e simili, nelle lingue germaniche (in inglese è passato a indicare il bracco o segugio, hound) dovrebbero essere invece derivati dalla solita radice da cui canis, kyon, cu gaelico, ecc.

          Se è giunto in sardo, ipotizzo la via spagnola…

        • PinoMamet scrive:

          Mi riferisco al “dogo” ovviamente.

      • Ritvan scrive:

        —–“hund” e simili, nelle lingue germaniche (in inglese è passato a indicare il bracco o segugio, hound) dovrebbero essere invece derivati dalla solita radice da cui canis, kyon, cu gaelico, ecc. PinoMamet—–
        Ecco, per farvi rimettere il naso rosso di gomma e dipingervi la faccia di bianco a te e a Miguelito, ululando “Dai al goropius!”:-), faccio poco umilmente presente che in illirico moderno:-) “hund” significa “naso” e che il cane – come ben sappiamo- e` dotato di un olfatto sensibilissimo.

  232. Moi scrive:

    http://www.polisblog.it/post/233773/elezioni-europee-2014-germania-neonazisti-npd-andranno-a-bruxelles

    Il partito Nazionaldemocratico Tedesco (Npd) potrebbe ottenere, per la prima volta nella sua storia, un seggio al parlamento di Bruxelles.

  233. habsburgicus scrive:

    26 maggio 2014, anno I dell’Era di Renzi

    PD superstar..se i dati sono giusti….
    Grillo distrutto..
    è l’inizio del renzismo 😀
    (l’unica speranza è Alfano, che “tradisca” l momento giusto e provochi nuove elezioni….ma temo non ci sia nulla da fare….Renzi al potere senza alcuna opposizione fino al 2018, e oltre)
    Miguel sarà contento 😀 😀 😀

  234. Roberto scrive:

    Perché senza opposizione? Il M5S è ancora dove stava lunedì

  235. Miguel Martinez scrive:

    Per Habsburgicus

    “Renzi superstar..se i dati sono giusti….
    Grillo distrutto..”

    La cosa interessante è che non conosco praticamente nessuno che ammiri Renzi.

    Conosco parecchie persone che dicono che bisogna votare PD, perché il PD vincerà, e che quindi è bene stare sul carro del vincitore. Anche perché al Comune il 60% dei seggi vanno automaticamente alla coalizione di maggioranza relativa e le opposizioni quindi è come se non esistessero.

    Attorno a questo fatto, il PD crea un’enorme rete clientelare, che comprende tutte le varie associazioni di categoria e tante altre cose – in fondo, è la fusione delle tre grandi reti: comunista, borghese-massonica e cattolica, in un’unica immensa ragnatela.

    Fuori non esiste più nulla.

    Fondamentalmente, credo che in Oltrarno (ma il concetto si può estendere al resto dell’Italia) esistano due tipi di persone, senza alcun giudizio morale: quelle che qui ci vivono e quelle che qui ci dormono.

    Chi ci vive semplicemente non può essere renziano, per mille motivi concreti.

    Chi invece dorme qui, ma non conosce nessuno, non ha figli che vanno a scuola, non sa nulla del luogo in cui vive, si alza la mattina presto per andare a lavorare altrove e la sera guarda la tv, probabilmente vede Renzi allo stesso modo in cui lo vedono i telespettatori di tutto il resto d’Italia.

    Le sue emozioni reali, essendo atrofizzate, diventano stereotipiche, e quindi sono soggette alle grandi leggi mediatiche.

    I lettori teledipendenti mi potranno confermare o smentire, ma immagino che nemmeno le reti berlusconiane oggi facciano resistenza all’immagine-Renzi.

  236. mirkhond scrive:

    Peucezio, Pino, Habsburgicus

    A proposito di linguistica

    La latinizzazione linguistica di Salento, Calabria centro-meridionale e Sicilia, è avvenuta a partire dall’arrivo dei Normanni, oppure si deve già a Roma?
    E se la seconda è quella giusta, la grecizzazione/romeizzazione linguistica di queste aree, documentata sicuramente tra VII e XI secolo fu totale?
    In Sicilia, all’arrivo degli Arabo-maghrebini nel IX secolo dopo Cristo, TUTTA l’Isola era romeofona, oppure vi erano anche aree latinofone?
    E all’arrivo dei Normanni che la conquistano tra 1061 e 1091? Certo, sappiamo, se stiamo allo studio ormai datato di Michele Amari, che, al momento dell’arrivo dei Normanni, 2/3 dell’Isola doveva essere arabofona, e un terzo, nel Val Demone (il paese tra Messina e l’Etna), più le aree di Catania e Siracusa, erano invece romeofone e cristiane ortodosse!
    In sostanza una latinità siciliana è opera dei Normanni e Svevi, con le loro colonizzazioni “lombarde”, oppure è un prodotto di epoca romana, sopravvissuto in forme sia pur ridotte in epoca bizantina e musulmana?
    E nella Calabria centro-meridionale e nel Salento?
    Sono domande a cui non trovo risposte chiare……

    • habsburgicus scrive:

      è una questione dibattuta…
      per il sud Italia, indubbiamente già Roma più una certa grecizzazione dal VII secolo (mai totale, tranne forse alcune aree della Calabria nel X e XI secolo), indi nuova latinizzazione da XI secolo
      per la Sicilia è più complesso..riterrei già Roma (sotto l’Impero), ma forse isole greche non scomparvero mai (almeno a Siracusa) e da VI a IX secolo grecizzazione completa..poi islamizzazione (e inizi di arabizzazione)..dall’XI secolo più che rilatinizzazione forse deve parlarsi di latinizzazione

    • PinoMamet scrive:

      Credo che la Calabria meridionale non abbia mai smesso di essere grecofona, mentre ho seri dubbi sull’antichità del greco salentino…

      ma in generale credo che il meridione costiero non sia mai stato latinizzato completamente, con una resistenza del greco (o perlomeno di un qualche bilinguismo) facilitata dalla permanenza nell’area cultura romea.

      I Romani, del resto, non avevano alcun interesse a “latinizzare” linguisticamente, né risulta che abbiano mai intrapreso politiche in questo senso in nessuna parte dell’Impero, lasciando sostanzialmente che le cose procedessero per inerzia.

      Mentre più tardi fu la Chiesa cattolica ad avere interesse a latinizzare attivamente, e con molta decisione.

      Per la Sicilia concordo con Habsburgicus: Siracusa e qualche altro centro restarono “grecae urbes” probabilmente anche sotto gli arabi, ma la Sicilia aveva una composizione sociale ed etnica tutta da indagare, con grande masse servili in epoca romana: in che lingua avranno parlato? Un latinaccio o un grecaccio?

      Lessi comunque di movimenti migratori verso il sud Italia, isole comprese 😉 , dal mondo “romeo”, ancora in epoca molto recenti (coloni di Chio in Sicilia, appunto; non ricordo il secolo, ma di sicuro ben dopo la fine del periodo “arabo”) ma non credo abbiano lasciato sostanziali tracce, tranne nei casi in cui andavano a rimpinguare abitati greci già esistenti…

    • Peucezio scrive:

      Ne abbiamo già parlato.
      Non ho indagato la questione in misura sufficiente da formarmi un’opinione fondata.
      Ma mi sembra che l’analisi più equilibrata e credibile sia quella di Franco Fanciullo, a cui quindi rimando, per chi volesse approfondire.

  237. mirkhond scrive:

    In sostanza il gruppo linguistico siciliano latinofono (siciliano, calabrese centro-meridionale e salentino), si formò a partire dall’XI secolo dopo Cristo su un calco griko?

    • PinoMamet scrive:

      A giudicare dalle costruzioni e dai prestiti, il greco ha lasciato la sua impronta su molte parlate anche non estreme-meridionali (il napoletano, per esempio), mentre il siciliano ne risente molto meno:
      nello stratificarsi delle varie influenze, da quella araba a quella provenzale a quella (non secondaria) gallo-italica, quella greca è quasi scomparsa.

      • Peucezio scrive:

        Non sono un esperto di lessico siciliano, ma questa mi pare un’affermazione un po’ estrema.

      • PinoMamet scrive:

        Mah, io la riporto come l’ho letta.
        Comunque in effetti conosco diversi prestiti arabi nel siciliano, ma greci non me ne vengono in mente…
        (mentre in napoletano sì…)

        • mirkhond scrive:

          Il Rohlfs sostiene nel suo Scavi Linguistici nella Magna Grecia, che in Sicilia il “Griko” si sarebbe estinto nel XVII secolo nel Val Demone, dove era maggiormente parlato, ma ancora nel XVIII secolo il dialetto messinese era un ibrido, ricco di grecismi.
          Sempre il Rohlfs sostiene che all’arrivo dei Normanni, vi fose un vasto e compatto blocco romeofono monoglotte che andava dall’Etna a Catanzaro, e di cui il Griko della Bovesìa sarebbe l’ultimo resto linguistico!

        • Moi scrive:

          Il diffuso cognome Siciliano “Càlico” non era di origine Greca ? Poi c’è il Greco oil Latino “mediato” dall’ Arabo … che però gli Smanettoni FiloIslamici* danno direttamente per Arabo.

          * Quelli che _ad esempio_ “Saragozza” o “Zaragoza” NON va bene, nome “troppo recente” … “Saraqusta” SI’ … ma “Caesaraugustea” di nuovo NO, nome “troppo antico” !

      • PinoMamet scrive:

        Mi sto documentando brevemente su internet, e mi pare che l’influenza greca in Sicilia abbia resistito sia lessicalmente, che sintatticamente (con costruzioni tipo “voglio che faccio”) nell’area orientale o nord -orientale, dove costituiva in pratica un prolungamento dell’area grecofona calabrese.

        Nel resto dell’isola è stata abbastanza soppiantata dagli arabismi (in uno studio, di cui purtroppo riesco a scaricare solo l’indice, si parla anche di berberismi:
        ww.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=3&ved=0CDoQFjAC&url=http%3A%2F%2Fwww.dialektos.it%2Findex.php%3Foption%3Dcom_k2%26view%3Ditem%26task%3Ddownload%26id%3D42_15c91c6da7a8769162beced2a4160f11%26Itemid%3D558&ei=cZiDU_OlIKPj4QSnzYDgDQ&usg=AFQjCNH-FgVA56l7_QHimc2twRuZLxj5sg&bvm=bv.67720277,d.bGE )

  238. mirkhond scrive:

    Sempre sulla Sicilia

    Stando al Toynbee, dal V secolo a.C., il Greco avrebbe assorbito tutte le parlate isolane pregreche ad est di Akragas (Agrigento), compreso il Siculo che, stando a gran parte degli studiosi, sarebbe stato il terminale meridionale dell’area linguistica indoeuropea ausonica/italico occidentale, il gruppo dei Latini insomma.
    E tale tesi sarebbe confortata da Varrone Reatino (116-27 a.C.), il quale notava che il Siculo era così affine al Latino del Latium da ritenere il primo originario dell’area tra Tevere e Colli Albani!
    Però, la testimonianza di Varrone, in un certo senso contraddice l’assunto di Toynbee, dell’estinzione del Siculo nel V secolo a.C., a meno che Varrone non disponesse di documenti e testimonianze epigrafiche oggi perdute.
    Ma l’affermazione della SOMIGLIANZA STRETTA tra Siculo e Latino, mi induce a ritenere che Varrone alludesse ad una realtà che aveva sott’occhio.
    E dunque che ANCORA nel I secolo a.C., nelle aree più interne della Sicilia orientale, vi fossero ancora dei siculofoni pre e non grecofoni, almeno non grecofoni monoglotti.
    Forse questo gruppo ausonico potrebbe essere stato il primo “piede” della latinofonia isolana?

  239. mirkhond scrive:

    Il gruppo ausonico o italico occidentale, il più antico gruppo indoeuropeo calato in Italia, intorno al 1800 a.C. circa, e forse erede della cultura danubiano balcanica di Vučedol, si estese su una vastissima area peninsulare tra i Monti Cimini e lo Stretto di Messina.
    Stando ai racconti degli autori greci e poi latini, oltre ai ben noti Falisci e Latini, vi avrebbero fatto parte gli Aurunci, gli Opici, gli Enotri, i Morgeti, i Vituli/Itali e appunto i Siculi.
    Morgeti e Siculi, infine sarebbero emigrati in Sicilia intorno al XII-XI secolo a.C., probabilmente per la pressione dovuta alle invasioni di nuove ondate di indoeuropei come gli Osco-Umbri o Italici orientali, lungo la dorsale appenninica, e tracimanti nei secoli fino alla Sila, e gli Japudi/Japigi di ceppo illirico, giunti forse attraverso le Alpi Giulie, e stanziatisi in un’area tra il Tronto e Leuca, anche se nel Salento forse in forme più rarefatte.
    Infine l’insediarsi di colonie greche tra VIII e V secolo a.C., avrebbero ulteriormente ridimensionato la vastissima area ausonica.
    I Morgeti dovevano essere stanziati in Puglia e Salento, e forse il termine Murge e i cognomi pugliesi Morgese e Murgolo potrebbero riflettere quest’antichissima presenza.
    Come potrebbero testimoniare l’antica città di Murgantia, a tutt’oggi non identificata e che doveva trovarsi nell’area del bacino del Bradano tra le attuali Puglia e Basilicata, l’iscrizione messapica di Mesagne, scoperta nel 1984 e che parla di un Diovei Murgo, Giove MURGO.
    E poi San Giorgio Morgeto in provincia di Reggio Calabria e Morgantina in Sicilia, a testimonianza del passaggio dei Morgeti nel Bruzio meridionale e poi in Sicilia, per sfuggire agli Japudi/Japigi.
    Dunque al momento dell’affermarsi di Roma in Italia tra IV e III secolo a.C., vi erano ancora piccole aree ausoniche, di cui il Latium e Roma saranno quelle più famose, residui di una ben più antica e diffusa presenza in una vasta area dell’Italia centro-meridionale e della Sicilia orientale.

  240. habsburgicus scrive:

    può essere…ma dal I secolo a.C (e forse prima, se Varrone citava fonti anteriori) al IX secolo d.C, i latinofoni saranno scomaparsi..la Sicilia dell’827 d.C parrebbe del tutto greca (un po’ di latino era forse conosciuto in quanto lingua dell’Italia e di Roma con cui i siciliani erano in qualche rapporto)..la latinizzazione della Sicilia credo sia normanna (e posteriore)….e con ciò collima quanto detto da Pino Mamet sulle scarse tracce di greco nel dialetto siciliano

    • habsburgicus scrive:

      così a occhio, per la Sicilia..ma non ho prove 😀
      1. latinizzazione delle classi superiori, almeno da II secolo a.C e soprattutto da Augusto (monete con legenda latina), sino a Diocleziano/Costantino
      2. da IV a VI secolo, si interrompe il trend della latinizzazione
      3. da VI a IX secolo, il greco eliminoco poco a poco (forse del tutto) il latino..può essee rimasto qualche latinismo di substrato
      4. da IX a XI secolo, arabizzazione (ma il greco si mantiene a Siracusa e vicinanze, forse con qualche substrato latineggiante)
      5. da 1061, (NEO)-LATINIZZAZIONE (completata entro 1300)

  241. mirkhond scrive:

    Sul carattere non antico del latino di Sicilia, concorda anche il Rohlfs, e parlando di “artificiosità” del Siciliano, proprio perché formatosi nell’XI-XIII secolo con le ondate migratorie “lombarde” volute da Normanni e Svevi per favorire la latinizzazione cattolicizzazione dell’Isola.
    Però il Siciliano è parte dello stesso gruppo linguistico calabrese centro-meridionale e salentino, e tutti e tre si sono formati in un territorio “griko”!
    Per cui se il Siciliano deve poco o nulla al precedente strato griko, come mai allora è SIMILE al Calabrese centro-meridionale e al Salentino, la cui latinizzazione su calco griko è più storicamente documentata?
    Qualcosa non mi torna……

    • PinoMamet scrive:

      Ma la somiglianza del siciliano con il calabrese meridionale e il salentino non credo sia da mettere in relazione alla presenza greca, quanto semmai alle parlate italiche pre-esistenti;

      mi pare si tratti sostanzialmente di un fatto vocalico, che non saprei come mettere in relazione con la varietà vocalica dei dialetti greci, né con la loro evoluzione storica, che anzi mi sembra aver preso una via abbastanza diversa

      -la palatalizzazione delle velari è stata minore, ma parallela a quella subita dalle parlate latine;
      -ma praticamente tutte le parlate greche hanno anche uno scempiamento consonantico che è di tendenza opposta alle parlate latine estremo-meridionali;
      -anche fenomeni come -ll- che passa a -dd- sono tipici delle parlate latine, sono probabilmente il frutto di una tendenza italica pre-latina, e mancano del tutto in greco, tranne appunto che nei dialetti della Bovesia e della Grecìa, dove sono penetrati per influenza latina…

      del resto il territorio grecofono, anche in epoche relativamente recenti, corrisponde solo parzialmente con il territorio che definisci “griko”, e i fenomeni che ti dicevo (prestiti dal greco, strutture sintattiche ricalcate dal greco) non sono esclusivi dell’area “grika”, e mancano quasi in Sicilia.

      Anche per questo penso che il griko del Salento, che non corrisponde neppure con un’area ellenofona entica, sia dovuto a movimenti migratori più recenti;
      mentre quello calabro è con ogni probabilità la continuazione di quello antico (come forse testimoniano alcuni arcaismi), ravvivato dai prolungati contatti, anche colti, col resto del mondo romeo.

      ciao!

      • Peucezio scrive:

        In realtà le conocordanze calabor-siculo-salentine sono in prima istanza attribuibili all’isolamento delle aree bizantine rispetto alle correnti innovative che si diffondevano dai territori longobardi, anche se probabilmente il sostrato ha avuto un suo ruolo.
        Il passaggio da -ll- a -dd- cacuminale (poi divenuta dentale in alcune aree) invece è legato al sostrato mediterraneo preindoeuropeo e accomuna l’estremo sud alle isole (Sardegna, parte della Corsica), con tracce anche nella Toscana nord-occidentale.

  242. mirkhond scrive:

    “Ma la somiglianza del siciliano con il calabrese meridionale e il salentino non credo sia da mettere in relazione alla presenza greca, quanto semmai alle parlate italiche pre-esistenti”

    Qua introduci una considerazione interessante, se pensiamo a QUALE GRUPPO di parlate italiche ci riferiamo.
    Se cioè ci riferiamo a gruppi latinofoni opera della dominazione romana, a sua volta formatisi su aree almeno parzialmente magnogreche, oppure se ci riferiamo alla famiglia linguistica ausonica, diffusa intorno al 1100 a.C., in una vastissima area italica centro meridionale e poi nella Sicilia orientale, ma poi progressivamente ridottasi per espulsioni/assimilazioni da parte di nuove ondate indoeuropee osco-umbre e illiriche, e dalla più tarda ma incisiva colonizzazione greca!
    Non essendo un linguista ed avendo praticamente letto solo il Rohlfs sull’argomento, non trovo risposte definitive e soddisfacenti, proprio per queste similitudini di quello che viene definito gruppo linguistico meridionale estremo o “siciliano”, e presente in aree che furono in gra parte magnogreche e poi grike.
    Del resto questa è la tesi di un linguista della mia facoltà di Lettere, Caratù, che anni fa ci tenne una splendida lezione proprio su questo calco magnogreco e poi griko, come sostrato delle successive parlate di tipo siciliano.
    Insomma, non so cosa pensare…..
    ciao!

  243. mirkhond scrive:

    Intendo il gruppo “siciliano” in genere: Siciliano, Calabrese centro-meridionale e Salentino.
    Qui a Bari ad esempio è molto difficile, se non quasi impossibile distinguere un salentino da un siciliano quando parlano, e conoscevo uno studente di Gela, il cui padre confuse uno di Lecce per uno di Catania tanto le loro parlate sono SIMILI!
    Solo mio padre buonanima, a quel che mi ricordo riusciva a distinguere non solo un siciliano da un salentino, ma addirittura un siciliano occidentale da uno orientale.
    E lui a Palermo non c’è mai stato, però aveva l’orecchio linguistico come Peucezio e tu! 😉
    ciao!

  244. mirkhond scrive:

    Io stesso, quando sono stato nel Salento, avevo l’impressione di trovarmi in Sicilia!
    Anche per la bellezza delle ragazze! 😉

    • PinoMamet scrive:

      Le salentine che conosco sono belle ragazze mediterranee, ma non vi trovo la tipica “faccia siciliana” tipica di molte ragazze della bellissima isola…
      molto difficile da descrivere
      (vedasi: Donatella Finocchiaro).

      Il dialetto pare anche a me superficialmente simile al siciliano, la “cantilena” però è molto diversa e facilmente riconoscibile, una volta che ci hai fatto l’orecchio…
      inoltre il siciliano, oltre ai prestiti arabi che ormai tutti i lettori/spettatori del commissario Montalbano conoscono, ha anche alcune cose (qui su due piedi non mi sovvengono, ma ci sono eccome) che non suonano estranee a un orecchio “emiliano”…

      in generale capisco meglio i dialetti siciliani di quelli salentini, comunque 🙂

  245. mirkhond scrive:

    inoltre il siciliano, oltre ai prestiti arabi che ormai tutti i lettori/spettatori del commissario Montalbano conoscono, ha anche alcune cose (qui su due piedi non mi sovvengono, ma ci sono eccome) che non suonano estranee a un orecchio “emiliano”…

    E’ dovuto alle colonizzazioni lombarde tra XI e XIII secolo, e che latinizzarono e cattolicizzarono l’Isola.
    Mi sembra che ancora oggi, in aree della Sicilia centro-orientale, come Nicosia, Piazza Armerina, San Fratello ecc, sopravvivano almeno tra gli anziani, i resti di tali parlate (anche se Heidi doppiato in Piazzese, ascoltato su You Tube, mi sembra solo un Siciliano più “montanaro” e “cozzalo” :))!
    L’area intorno a Corleone venne ripopolata dall’ultima ondata migratoria lombarda tra 1237 e 1243 proprio da coloni di Parma, guidati da Jacopo Mostacciolo, ministro di Federico II di Hohenstaufen (I come re di Sicilia 1198-1250, imperatore dal 1220).
    Sulla bellezza delle siciliane, ricordo all’università che, proprio durante il corso sul Mezzogiorno Normanno-Svevo, lessi di un commento del viaggiatore arabo-andaluso Ibn Jobayr, giunto in Sicilia nel 1184-1185, riguardo alle donne di Trapani.
    Ibn Jobayr disse che erano COSI’ BELLE che erano degne di diventare schiave dei musulmani! 😉
    Ovviamente Ibn Jobayr aveva in mente le trapanesi cristiane, lombarde, romee, arabo-magrebine cristianizzate, o semplicemente delle meticce tra queste tra grandi stirpi componenti il grosso dell’ethnos siciliano medievale!

  246. mirkhond scrive:

    La Sicilia è moolto più meticciata del Salento, però le atmosfere a me non sembrano affatto diverse…..

    • PinoMamet scrive:

      Beh, ti dirò, le atmosfere delle città mediterranee a me piacciono tutte 🙂

      comunque credo che sia vero, la popolazione siciliana è molto mista, anche visivamente a occhio nudo si passa in un attimo dal biondone all’araboide… il che aggiunge ulteriore fascino!
      Ecco, è uno dei posti dove mi piacerebbe trasferirmi 🙂

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      A me si: molto più squallore laggiu …

  247. mirkhond scrive:

    Heidi nel dialetto di Piazza Armerina:

    http://youtu.be/UFgXJv-2RkE

    • PinoMamet scrive:

      Mamma mia, è un lavoro pessimo!!

      A parte questo, mi ssembra che parlino soprattutto in italiano, un po’ regionale, con qualche frase in un dialetto che mi sembra del tutto siciliano…

      questo invece mi sembra molto più puro, ed è in pratica “emiliano in bocca siciliana”:
      http://www.youtube.com/watch?v=UbsvwigYw-0

      certo i prestiti dalle parlate siciliane “non galliche” sono molti, ma, a distanza di secoli, in molte parole mi sembra ancora di sentire “un paesano!”
      straordinario!

  248. mirkhond scrive:

    Ciù per più, ciamare per chiamare mi sembrano infatti elementi settentrionali, ascoltati anche nelle parlate liguri.
    Nel complesso il brano che hai postato, sembra molto meno siciliano rispetto a quello che ho postato io, ma comunque ad un orecchio non allenato come il mio mi sembra comunque più una parlata meridionale con diversi ditonghi, come in quelle delle mie parti!

    • PinoMamet scrive:

      Lo sai che ci stavo facendo caso anche io?
      Ho ascoltato altri filmatini di parlate gallo-italiche siciliane, e a orecchio direi che…

      galloitalico + siciliano = pugliese!! 😀

      ecco da dove saltate fuori voi baresi! 😉
      (ovviamente scherzo, ma potrebbe essere un’ipotesi: in fondo “fate media” tra le influenze adriatiche dittonganti e la parlata di tipo siciliano del Salento; e anche le Puglie e la Basilicata hanno avuto la loro migrazione “nordica”…)

      • mirkhond scrive:

        Beh, in Storia della Sicilia di Finlay, Mack Smith e Duggan, si afferma che i tiranni sicelioti di Siracusa, come Dionigi I (405-367 a.C.), avevano un esercito di mercenari provenienti dalla Campania, Lucania e dalla Japigia!
        Gente che poi mise radici nell’Isola!
        Boh!
        Per quanto riguarda le migrazioni “lombarde”, in misura molto minore che in Sicilia ci furono anche in Longobardia minor/Puglia/Napolitania, sempre al seguito dei Normanni, specialmente in alcuni paesi della Basilicata (Picerno, Trecchina, Rivello, e forse parte della stessa popolazione di Potenza) e a Gravina in Terra di Bari, nei feudi soprattutto dei Chiaromonte o Chiaramonte, noble famiglia normanna, proveniente però dall’Alvernia (Clermont-Ferrand), e divisa tra il ramo pugliese/napoletano e quello siciliano, tra XI e XIV secolo.
        Quello siciliano nel XIV secolo era padrone di mezza Isola!
        Questi baroni normanni o meglio franco-lombardi, vista la loro provenienza da diverse aree del Regno dei Franchi Occidentali/Francia e dalla Longobardia maior, soprattutto Monferrato, entroterra di Savona e Parma, si portarono dietro, soprattutto i Longobardi del Nord, interi feudi.
        Come ad esempio la contessa Adelaide degli Aleramici, andata sposa al Gran Conte Ruggero I di Sicilia, nel 1089, e che trapiantò i suoi contadini in una vasta area tra Piazza Armerina e Caltanissetta!

        • izzaldin scrive:

          @mirkhond pino, peucezio, habsurgicus et al.
          innanzitutto grazie per la condivisione del vostro sapere, tutte cose estremamente interessanti.
          poi alcune cose sparse.
          -enna e piazza armerina hanno un dialetto incomprensibile.
          -mauricius, l’obesità è molto più diffusa a Napoli e a Roma che non in Sicilia. è vero che è molto mal tenuta, ma questo aggiunge fascino, se ti piacciono Ciprì e Maresco 🙂
          -il salentino è vero che a volte sembra catanese a volte palermitano e ad un orecchio non esperto è difficilmente comprensibile.
          -un mio amico, palermitano, occhi cerulei, alto 1,94, una volta era in treno e sentiva dei ragazzi che parlavano della sicilia. (non sapevano che lui era siculo)
          a un certo punto uno dei due fa:
          “lo sai, in sicilia ci sono un sacco di biondi perché ci sono stati i nazisti”
          il mio amico scoppia a ridere fragorosamente e gli spiega che non è proprio così..

          saluti

        • PinoMamet scrive:

          ” “lo sai, in sicilia ci sono un sacco di biondi perché ci sono stati i nazisti” ”

          Questa è bellissima 😀

          il bello è che credo che molte spiegazioni popolari si siano formate in modo non dissimile, sovrapponendo immaginari più moderni ad altri più antichi… solo che col tempo anche quelli moderni diventano antichi, e si finisce per credere a tutto.

        • Moi scrive:

          Se poi consideriamo la “cosmogonia culturale odierna” la di cui è ammantata la Seconda Guerra Mondiale …

      • Moi scrive:

        Ma allora perché la dittongazione _come in fiåur (fiore) o màila (mela) _ in “Val Padana” è tanto “isolata” a Bologna e provincia ?

    • Peucezio scrive:

      Tra l’altro i dialetti galloitalici della Sicilia vengono percepiti in modo strano dai parlanti locali privi di competenze specialistiche. Mi è capitato di udire una ragazza siciliana (studentessa di lettere) che credeva che gli abitanti di San Fratello parlassero un dialetto arabo!

  249. mirkhond scrive:

    dittonghi

  250. mirkhond scrive:

    Poi la mia area siciliana preferita è proprio quella tra le province di Messina, Catania, Enna e Caltanissetta, tra l’Etna e Piazza Armerina.
    Guarda caso, l’area più “lombarda” dell’Isola, ma anche il punto di convergenza tra Lombardi, Romei, ed Arabi, oltre che area dove la cultura sicula pregreca dovette sopravvivere di più!

  251. Moi scrive:

    Bello avere ancora gli idiomi locali così “vitali” … qua è roba da “Imbalsamatori Culturali” :

    http://www.youtube.com/watch?v=782R8XEvqbM

  252. Moi scrive:

    Questa invece mi sembra il Requiem dell’ idioma stesso :

    http://www.youtube.com/watch?v=mxQlpAoF1Rs

  253. Moi scrive:

    “la ciav” (cfr. “cèv”) ; “se ciameva”… 😉 🙂

    • Moi scrive:

      Riferito al GalloItalico Siculo … mi pare che anche la “cadenza” (più che il lessico) tenda a somigliare a un dialetto “nostrano”, forse più di sopra il Panaro che sotto però …

      • Moi scrive:

        Però il GalloItalico ce lo sento poco … 10% , via.

        • mirkhond scrive:

          Infatti anche a me sembra una parlata più di tipo meridionale, con qualche inflessione “padana”!
          Però sono passati 800-900 anni, e ciò che ne resta, è sopravvissuto perché relativamente isolato tra i Nebrodi, l’Etna e Caltanissetta, in aree montuose, residuo però di un’area che nel XIII secolo dovette essere molto più estesa!

  254. Moi scrive:

    Non so come dire, la “cadenza” di Bologna e della Romagna (non la fonetica, che è alquanto diversa !) sia più “scandita” e “allegra” … quella da Modena alla Bassa Lombardia mi pare più “bofonchiata” e “vagamente aggressiva”; sì insomma: quasi (!) Lombarda !

  255. mirkhond scrive:

    L’origine del “lombardo” siciliano deve trovarsi tra l’entroterra di Savona, il Monferrato e Parma, in gran parte (esclusa Parma), feudi degli Aleramici, potente famiglia franco-lombarda, signora di mezzo Piemonte a gran parte della Liguria attuali tra X e inizi XIV secolo.
    Diversi membri di questa famiglia si unirono ai Normanni calati in Longobardia minor/Puglia e nella “reconquista” della Sicilia, imparentandosi con gli Altavilla, la casata dominante dei Normanni appulo-siciliani, e fornendo loro i coloni “Lombardi”, necessari per creare un piede latino-cattolico come catalizzatore assimilatore etno-religioso delle maggioranze arabo-maghrebine e romea della Sicilia stessa.
    Che, grazie a tali colonizzazioni, divenne tra XI e XIII secolo, un paese a latino cattolico, con i “griki” erosi gradualmente da un’assimilazione compiutasi nel XVII secolo, e gli Arabi, decimati tra XII e XIII secolo, deportati, espulsi, assimilati, e resistenti solo a Pantelleria fino al XVII secolo e a Malta, dove anche i cattolici erano e sono arabofoni, costituendo l’ultimo reliquiario vivente dell’Arabo di Sicilia, sopravvissuto alla deportazione della sua popolazione musulmana a Lucera nel 1224 ad opera di Federico II, proprio perché il locale dialetto arabo-maghrebino era la lingua di tutta l’isola, anche dei cristiani!

  256. mirkhond scrive:

    In Sicilia poi, tra XI e XIV secolo vi furono osmosi lombardo-romee, come a San Fratello, dove accanto alla comunità lombarda si era formata (o l’antecedeva) una grika col nome di San Filadelfo.
    Alla fine, nei secoli XIV-XV, le due comunità si fusero col nome di San Filadello! 🙂
    Idem per Linguaglossa, in cui il doppio nome indica la fusione tra coloni lombardi e autoctoni romei!

  257. mirkhond scrive:

    “l’obesità è molto più diffusa a Napoli e a Roma che non in Sicilia. è vero che è molto mal tenuta, ma questo aggiunge fascino”

    Concordo per il fascino e il GODIMENTO che i miei occhi provano alla vista di POSSENTI fanciulle e matrone! 😉
    Siciliane, salentine, pugliesi, napoletane della ex Capitale, ascolane, ciociare, romane de Roma, indiane, arabe, ecc ecc. 😉

  258. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=guLkdQrT9LE

    Adrianino Ungarelli – Risata Bolognese

    …forse voleva mischiare mazurka e jodel ?!

  259. PinoMamet scrive:

    Una cosa penso, non da appassionato di linguistica “infarinato”, ma da stronzo qualunque:
    che in fondo in fondo, sotto sotto, siamo tutti stronzi qualunque, compresi i Rohlfs, tutti un po’ in balia del caso. Mi spiego.

    Al mio orecchio, risultavano evidenti le caratteristiche “nordiche” del tizio di youtube, forse per la novità dell’ascolto; all’orecchio di Mirkhond e di Moi, risultavano predominanti quelle “sudiste”.

    Ora sia Mirkhond che il sottoscritto notavano la vaga “pugliesità” dei dialetti siciliani gallo-italici in questione.

    Mettiamola così: sono gallo-italici perché qualcuno se ne è accorto, probabilmente prima di tutto a orecchio, avendo la stessa mia sensazione di stupore; poi è venuto il lavoro di raccolta dati storici, ma se non ci fosse stato questo, sarebbero stati semplicemente “strani”, e magari avrebbero strologato qualche altra spiegazione.

    E quanti dati storici non abbiamo? Chi abbia la minima dimestichezza con la Storia, sa che è formata da milioni di storie minori, molte delle quali sono rimaste come memoria sepolta in qualche polverosissimo archivio locale che nessuno aprirà, e sarà fortunato se vedrà la luce in una nota a pie’ di pagina di una tesi di laurea o di un articolo su una rivista universitaria, che nessuno leggerà, come il sermone del prete di Eleanor Rigby.

    Moltissime, forse la maggioranza, sono scomparse punto e basta. Nessuno spiegherà mai il perché dei cognomi bizantini nel comune montano parmense dei miei genitori, per dire. Ma le curiosità, grandi e piccole, di questo tipo e di altri, sono davvero milioni.

    E quando non ci sono dati, subentrano le illazioni, i luoghi comuni e il sentito dire, che sono il contrario della ricerca, ma sono anche l’humus in cui vive ognuno di noi, compresi i ricercatori; il peggio è che non sempre se ne possono rendere conto (quelli meno seri).

    E la mancanza di fantasia, che invece è quasi una malattia professionale dei ricercatori più seri.

    E la fantasia è una grande molla per la ricerca: alla quale deve seguire la ricerca, ma senza molla, stiamo freschi…

    Insomma, magari con un orecchio di un’altra persona, o con qualche dato di storia locale dispersa miracolosamente conservato, adesso i dialetti pugliesi sarebbero catalogati tra i gallo-italici 😀 e la Lega se la piglierebbe in quel posto!
    😀

    • Peucezio scrive:

      Mah, sono d’accordo solo in parte.
      E’ come (esagero nel paragone) avere dei microbi e delle malattie le stesse concezioni che si aveva prima dell”800, dei microscopi ecc. e quella che se ne ha oggi.
      Il linguista, a partire dall”800, dalla linguistica storica scientifica, è come uno che ha il microscopio: lui sente una lenizione di un’occlusiva sorda intervocalica in un luogo della cosiddetta Romània orientale e immediatamente gli si attivano le antenne, mentre un profano va a orecchio, nota fatti prosodici, alcune caratteristiche fonetiche sincroniche, qualche lessema rilevante. Il risultato è che il profano magari per caso ha pure qualche intuizione giusta, ma sostanzialmente non ci capisce niente, mentre il linguista ci fa un discorso storico fondato su dei fatti.
      Lo dico senza nessun atteggiamento di arroccamento elitario o di compiaciuto esoterismo specialistico: quello dei linguisti è un sapere meramente tecnico, che può essere erudito, pedante, arido finché si vuole. Ma per capire certi fenomeni (e solo quelli), serve, mentre un approccio a orecchio non serve quasi a nulla.
      Ciò non toglie che l’intuizione e l’orecchio, una volta che si hanno le competenze tecniche, sono preziosissimi e allungano enormemente la vista.

    • PinoMamet scrive:

      Ma guarda che sono d’accordo con te; ti dico, senza ricerca seria non si va da nessuna parte.
      Però, oltre ad andarci, bisogna anche partire, e non sottovaluterei il potere dell’intuizione, che mi sembra sempre la molla iniziale.

      Poi, vabbè, bisogna andare anche oltre, altrimenti saremo fermi ai goropismi vari 🙂

      PS
      Ha proposito di “microscopi linguistici”:
      sto studicchiando hindi/urdu, perché mi va e per piani miei. Sia con una grammatichetta, sia con dei video su youtube di un ragazzo italiano, molto semplici e ben spiegati.

      Nella stessa frase può capitare di sentire tre R diverse, che però nella resa sonora, veloce, sembrano quasi uguali; la R, dico per semplicità, “normale”, quella retroflessa veneziana o albanese, e quella uvulare “fidentina”.
      Oppure, una “kh” raschiata in parole di origine araba o persiana, e una “kh” esplosiva non raschiata tipicamente indiana (il ragazzo dice che la prima è difficile da rendere per moltissimi indiani, non essendo un fonema autoctono, e la trasformano nella seconda).

      Ora, sono sicuro che se imparassi l’hindi “a orecchio”, girellando in India, non mi sarei mai accorto che si tratti di consonanti diverse, nella maggioranza dei casi;

      sia perchè la pronuncia (perlomeno quella del ragazzo, ma credo anche quella degli indiani) non è particolarmente differenziata, sia perché il parlato è veloce, sia perché in quasi tutti i casi (tranne la “kh” raschiata e l R uvulare che ho imparato a distinguere) l’italiano le usa come varianti non distintive:

      puoi dire la R “alla veneziana” (che peraltro gli albanesi, perlomeno quelli di immigrazione recente di questa zona, pronunciano molto più marcata sia del ragazzo in questione, sia dei veneziani; anzi, se non me lo diceva lui, non mi sarei mai accorto che i veneziani hanno una R particolare…) e comunque ti capisco lo stesso…

      PPS
      La R alla veneziana è ovviamente con le cipolle 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Orrore!
        Ho scritto “ha” anziché “a”. Perdono.

        AriPS
        L’hindi non è poi sta cosa impossibile, sempre roba indoeuropea è…

      • Peucezio scrive:

        “Però, oltre ad andarci, bisogna anche partire, e non sottovaluterei il potere dell’intuizione, che mi sembra sempre la molla iniziale.”

        Su questo non c’è dubbio. Soprattutto se si vuole dare un proprio apporto, scoprire qualcosa di nuovo (cosa indispensabile, perché non avremmo la scienza linguistica attuale se una serie di studiosi non l’avessero via via elaborata).

        Sulle r dell’hindi: in effetti è questione interessante: se impariamo una lingua con la pura pratica (da adulti, s’intende) non riusciamo a renderci conto delle opposizioni fonologiche? A me però sembra strano, almeno se uno ha un po’ d’orecchio.
        Anche se devo dire che a Milano mi hanno parlato di due oeu (cioè ö) che fanno opposizione, in quanto uno più aperto e l’altro più chiuso e distinguono per esempio il singolare dal plurale (el fasoeu, i fasoeu, “il fagiolo, i fagioli”, più chiusa la seconda, per metafonesi, tipo [el faˈzœ], [i faˈzø]), ma io non riesco a percepire la differenza. Ma sono giustificato dal fatto che a Milano il milanese non lo parla nessuno.

        Ma l’hindi usa posposizioni, come il ròmani, giusto? E’ quasi agglutinante, no?

        • PinoMamet scrive:

          Sì, usa postposizioni, e i verbi al presente si sono ridotti in pratica a participi, come nelle lingue semitiche
          (faccio= io sono facente)

          i pronomi personali e il verbo essere, oltre a moltissime radici verbali in genere, sono comunque comprensibilissime a chi abbia una minima infarinatura indoeuropea.

          Sulla pronuncia, può essere che sia il ragazzo in questione che non differenzia bene le consonanti, ma ho occasione di sentire parlare lingue nord-indiane quasi tutti i giorni e devo dire che la famosa R “albanese” non gliela sento mai dire, quindi magari la fanno davvera poco distinta…

  260. mirkhond scrive:

    Stavo facendo la tua stessa riflessione proprio rispetto ai dialetti lombardi di Sicilia.
    Fino a qualche tempo fa, pensando a tali parlate, avevo in mente gente che, nel cuore più remoto della Sicilia parlasse come a Milano, Torino, Asti, Alessandria, Pavia ecc.
    Con accenti alla Renato Pozzetto, Massimo Boldi, ecc.
    Perchè per me QUELLA è la parlata “lombarda”!
    Poi, sento l’orrido video you tube caricaturale su Heidi nel dialetto “lombardo” di Piazza Armerina, e NON VI SCORGO PER NULLA, elementi lombardi, o comunque del Nord Italia, ma al massimo un siciliano “cozzalo”!
    Poi ascolto la bella filastrocca sempre in dialetto piazzese postata da te, e da non linguista, percepisco sì ALCUNI elementi “lombardi” come ciù=più, ciamare=chiamare, e dando una scorsa a testi dei dialetti lombardi siciliani, il termine accuscì, che trovo simile al cussì=così del Ligure del Levante, ascoltato sempre su you tube nei video caricaturali della Compagnia della Bernarda. 🙂
    Però, per il 95%, sempre da perfetto ignorante di liguistica, ma solo ad orecchio, mi sembra di avere a che fare con una parlata che NON E’ siciliana, ma non è nemmeno settentrionale, quanto piuttosto di tipo meridionale con elementi molto pugliesi come i dittonghi!
    Ora, sempre da inesperto, mi è venuto in mente che, forse, i “Lombardi” che i Normanni e poi Svevi si portarono dietro per latinizzare e cattolicizzare la Sicilia non fossero tutti di provenienza esclusivamente settentrionale.
    Del resto anche noi eravamo chiamati LONGOBARDI, e il termine Puglia, soltanto nell’XI secolo comincia ad affiancarsi a quello di LONGOBARDIA minor, ma non a sostituirlo ancora del tutto (dal XIV secolo sarebbe prevalso il termine Regno o Napolitania per indicare il Mezzogiorno continentale).
    E dunque?
    Leggo ancora che la campagna romaica di riconquista della Sicilia, sotto il generale Giorgio Maniace (c.998-1043 d.C.), condotta nel 1038-1040, su ordine dell’imperatore Michele IV (1034-1041), su un vecchio progetto di Basilio II (976-1025), campagna di Sicilia che, volta alla riconquista dell’Isola da parte romana-bizantina sulla scia di quelle di Creta (960-961) e Cipro (965), per liberare il Mediterraneo dal giogo arabo-musulmano e porlo nuovamente sotto controllo romeo, vide nel parziale successo della parziale riconquista del paese tra lo Ionio e l’Etna, contingenti di mercenari normanni, guidati dai fratelli Altavilla, di recente immigrazione dalla Normandia e da altre terre del Regno dei Franchi Occidentali/Francia, ma anche numerosi LOMBARDI!
    Ora su questi Lombardi a lungo si è speculato che fossero gente della Longobardia Maior carolingia e legata al Sacro Romano Impero, e uno dei loro comandanti, Arduino, un notabile milanese.
    Ma gli studi del Norwich, storico inglese dei Normanni e di Bisanzio, ha messo in luce che tali Lombardi erano in realtà i sudditi longobardi/pugliesi di Costantinopoli, e dunque le milizie INDIGENE del Tema (provincia) di Longobardia/Puglia, com’era nominata fin dal IX-X secolo, la Longobardia minor conquistata dai Romei!
    E Arduino non era un notabile di Milano, ma di Melfi, sul Vulture.
    E in effetti, quando l’abile Giorgio Maniace venne rimosso per intrighi di palazzo dal comando dell’armata di Sicilia nel 1040, Normanni e Lombardi meridionali si ribellarono congiuntamente al nuovo comandante, il catepano (governatore) Michele Dukianos, tornando in Longobardia/Puglia e dando inizio da un processo che in meno di un quarantennio avrebbe visto l’intera Longobardia/Puglia in mano normanna sotto gli Altavilla e la fine della dominazione romea sulle nostre terre.
    Altavilla che poi, nel 1061-1091 avrebbero ripreso con maggior successo e sotto il segno di una precrociata di “reconquista” cattolica latina, il vecchio progetto romano-bizantino di ripresa della Sicilia!
    Se dunque è provato che effettivamente baroni e contadini della Lombardia settentrionale effettivamente presero parte alla conquista e colonizzazione della Sicilia, mi giunge il sospetto però che non fossero gli unici Lombardi presenti in tale processo, ma che vi concorressero anche ALTRI Lombardi, già sudditi dei Normanni.
    I quali se in patria potevano assumere atteggiamenti spesso ribellistici come a Bari nel 1079-1080, e più in generale in Longobardia minor nel 1082-1083, forse, nella conquista dell’Isola, con l’allettamento di terre e franchigie per avviarvi l’insediamento, potrebbero aver dato un contributo a tale opera.
    Già Illuminato Peri, storico siciliano proprio della conquista e colonizzazione edominazione isolana ad opera di Normanni e Svevi, affermava che tra i Lombardi vi erano anche Toscani di Lucca e non solo, e gente del Ducato di Spoleto!
    Insomma un argomento che forse, meriterebbe di essere maggiormente approfondito anche e soprattutto da linguisti!

  261. mirkhond scrive:

    Mah, la mia è un’ipotesi, anche se è quasi certo che almeno i Lombardi che parteciparono alla campagna di Sicilia del 1038-1040 erano i nostri, i sudditi indigeni di Costantinopoli.
    E naturalmente è possibile che anche per la successiva (e fortunata) conquista normanna, partecipassero Lombardi di DIVERSE aree d’Italia, essendo i termini Longobardia/Lombardia e Italia dei SINONIMI.
    A nord come a sud.
    Il tema bizantino di Longobardia/Puglia, dal 970 d.C., assunse infatti il nome di Catepanato di ITALIA.
    Il conte Ruggero II di Sicilia (1113-1154), quando dopo aver unificato la Longobardia minor alla Sicilia nel 1127-1128, assunse nel 1130 il titolo di re, si fece chiamare re di Sicilia e ITALIA, dove per Italia si intendeva la Longobardia minor/Puglia.
    Poi, dopo un decennio di contrasti col Papato, cambiò denominazione in re di Sicilia e Puglia, proprio per via del carattere ambiguo e altisonante del termine Italia, esteso praticamente a tutta la Penisola con le sue DIVERSE Lombardie/Italie!
    Per cui, verosimilmente i Lombardi che colonizzarono e latinizzarono la Sicilia tra XI e XIII secolo dovettero provenire da queste VARIE Lombardie, inclusa, forse la nostra.
    Del resto se ci sono comuni come Nizza di Sicilia, Ventimiglia di Sicilia, Lucca di Sicilia che testimoniano la provenienza dalle baronìe aleramiche del nord-ovest, e dalla Toscana, e cognomi siciliani come Lucchese e Toscano, vi sono anche i cognomi Lombardo e Puglisi, Lucania e forse anche Barresi, a testimoniare la differente provenienza dei colonizzatori Lombardi nell’Isola!

  262. mirkhond scrive:

    Comunque sull’argomento mi piacerebbe sentire il parere ben più competente di Peucezio su questa stranezza di dialetti “lombardi” siciliani che ad orecchie non allenate, appaiono ricchi di cadenze “pugliesi”…..

    • Peucezio scrive:

      Te l’ho detto, probabilmente c’entra la tendenza a finire in consonante e i suoi turbati o dittongati.
      Poi sarebbe interessante fare delle analisi sull’isocronismo sillabico e quello accentuale, ma andrebbero fatte sperimentalmente, misurando i tempi.

  263. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=xWCvfo1ogzg

    Gioele Magaldi, il Massone Pentito …

  264. habsburgicus scrive:

    è allora lo faccio io il 1000° commento….
    e dunque viva Otto III che regnò nel 1000 😀 e pure Santo Stefano Re d’Ungheria !

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      E papa Silvestro II no? 😉

      • habsburgicus scrive:

        Gerberto di Aurillac mi sta un po’ antipatico 😀 preferisco il germanico Gregorio V (996-999) quello dell’epitaffio trilingue
        è poi è francese 😀

        • habsburgicus scrive:

          scritto così, è un po’ ambiguo..
          per epitaffio trilingue intendo il famoso epitaffio in cui il detto Pontefice era detto versato in lingua latina, lingua volgare (italiano ? o forse proto-romanesco :D) e lingua francisca (dal Du Cange in poi, e nella Francia giacobina divenne articolo di fede, tale da farti perdere la cattedra se contraddicevi 😀 si intende “francese”..però qualcuno si è stupito che di questo Papa tedesco non si ricordasse la propria lingua, ed allora si è pensato a “franco”, cioè il linguaggio germanico dei Franchi, una specie di proto-fiammingo 😀 tuttavia era carinziano, non renano, mah)
          un autore francese, recente, (Michel Banniard) ritiene che nell’865 d.C in Italia si parlasse ancora latino (lettera di Nicola I, 858-867 d.C) e che anche il panegirico di Berengario (post 915 d.C) sia di dubbia interpretazione…non osa dirlo (lo cita in nota) ma ricorda che Berengario potrebbe essere stato acclamato in lingua germanica (e NON in volgare), oltre che in latino (il germanico potrebbe essere il “patrio ore” del testo, chessò, invento un simil-tedesco 😀 es leb onsar Kong Berenger der Grosse !!!)
          lo stesso autore ritiene che Paolo Diacono dimostri che all’epoca sua (seconda metà VIII secolo d.C) in Italia si parlasse latino
          per Banniard in Francia (cioè a nord della Loira) il passaggio al volgare avvenne fra 750 e 800 d.C (già da 650 d.C inizia un rapido “crolo” diq uello che fu allora fu il latino, volgare certo, ma di tutti)
          in Spagna ciò sarebbe avvenuto 5o anni dopo, così come in Gallia del Sud
          in Italia la fine del latino sarebbe avvenuta solo fra 900 e 950 d.C (con segni di “crollo” dall’850), dunque 150 anni dopo che in “Francia”
          sin all’850 in Italia, mi pare di capire (così come in “Francia” sino a 650, forse 700) TUTTI parlavano e capivano il latino..certo non il latino di Cicerone 😀 ma si era, se posso aggiungere, in “latinitas”
          che ne pensate ?

        • habsburgicus scrive:

          aggiungo io che, se è così, questo è un altro indizio (oltre a quelli economicim istituzionali ecc) per porre i Merovingi nell’Antichità e fare iniziare il Medio Evo solo con i Carolingi (751 d.C)
          infatti se addirittura nel 650 d.C a Noyon e Reims il popolino parlava latino, siamo nel mondo antico, non in Francia (intesa in senso moderno !)
          dai, iniziamo una mega-discussione sulla cronologia del Medio Evo, almeno 200 commenti 😀
          vi aspetto 😀

        • PinoMamet scrive:

          Mah, io tendo a dar ragione a chi retrodata la dicotomia lingua classica-lingua volgare;

          secondo me si tratta di una tendenza esistita da sempre, specialmente in una realtà plurilinguistica come l’Italia, prima, e l’Impero Romano poi (semplificando), della quale sappiamo poco per motivi su cui non mi dilungo.

          Però ci sono indizi che il popolino parlasse un proto-volgare già nel IV sec.!
          http://www.forgottenbooks.org/readbook_text/Origine_Della_Lingua_Italiana_1300005894/63

          D’altra parte, se si considera che nel II sec. nel mondo ellenofono si parlava già un “proto-neogreco”, mentre autori come Alcifrone e Luciano continuavano a scrivere cose che utilizzavano la lingua (e a volte l’ambientazione) dell’Atene di Pericle, si capisce la distanza che doveva correre tra la lingua colta, squisitamente artificiale, e la realtà popolare.

        • PinoMamet scrive:

          Non credo comunque che il discrimine tra mondo antico e mondo medievale sia l’uso del latino, anche perché né il popolino dell’Impero Romano lo ha mai usato in forma “pura”, né il mondo medievale lo ha mai dimenticato.

          Secondo ciò che intendiamo Medioevo è la somma di vari fattori, scaglionati nel tempo:

          -il Cristianesimo inteso come forma mentis;
          -il tipo di Cristianesimo politico e militante che aveva in testa Ambrogio (e la polemica del suo ambiente, ahimè 😀 vittoriosa, contro le tradizioni pagane “ufficiali”)
          -il Dominato
          -forme pre-feudali di corvee agricola/militare imposte per arginare lo spopolamento
          -l’aumento progressivo del peso “barbarico” nelle truppe e conseguente cambio di mentalità

        • habsburgicus scrive:

          @Pino Mamet
          Però ci sono indizi che il popolino parlasse un proto-volgare già nel IV sec.!

          infatti Michel Banniard all’inizio fa un’introduzione (breve ma succosa) sulle tre principali cronologie del passaggio ai volgari
          1°…passaggio avvenuto prima del 500 d.C (era la tesi di Lot 1931, quand on-a-t-il cessé de parler latin ?) ma i radicali lo pongono prima; cita Bonfante per cui il linguaggio “volgare£ di Pompei non era latino ma già italiano ! nel I secolo d.C !
          2°..passaggio avvenuto in VI o VII secolo d.C
          3°…passaggio avvenuto da VIII secolo d.C, e anche dopo 800 d.C
          (la sua posizione è un misto fra 2 e 3, a seconda delle zone)

        • habsburgicus scrive:

          @Pino Mamet
          su inizio del Medioevo

          senza dubbio incidono tutte le cose da te ricordate
          secondo me, se si privilegia un’impostazione “idealista” il Medioevo inizierebbe con Costantino (o, al limite, Teodosio) cioè con la Cristianizzazione..e finisce con Lutero cioè quando il Cristianesimo ortodosso (latino) riceve un durissimo colpo e scompare da gran parte del Nord Europa
          la vecchia edizione della Cambridge Ancient History in 12 voll (l’attuale, in 14 voll, arriva al 600 d.C mentre la New Cambridge Medieval History parte dal 500 :D) faceva finire l’Antichità ex abrupto nel 324 d.C (sic !), con la vittoria definitiva di Costantino su Licinio..
          nella prefazione diceva che, con il Concilio di Nicea del 325 d.C, allorché si vede un Imperatore riunire vescovi per decidere su questioni teologiche non si era più nel mondo antico ma in un nuovo mondo chiamato Medioevo ! (mi pare di notare anche un certo disprezzo, forse addirittura un orrore, del classicista d’antan per l’epoca post-costantiniana :D)
          se invece teniamo conto dei fattori istituzionali, economici, culturali, monetari e (magari) anche linguistici, io vedrei bene la metà dell’VIII secolo d.C
          il “creatore” del Tardo Antico, Peter Brown, pone la Tarda Antichità dal 150 al 750 d.C (oggia lcuni tendono ad allungarla :D)
          gli arabisti notano una differenza fra Omayyadi e Abbasidi (dal 750 d.C)
          la cesura fra Merovingi e Carolingi una ventina/trentina d’anni fa andava per la maggiore (da allora Fossier pone la cesura e la nascita dell’Europa nel X secolo..un americano che vuole eliminare il concetto di Medio Evo, fa durare, nel 1992, il Tardo Antico sino a metà XI secolo :D)
          poi c’è Pirenne–oggi screditato, ma secondo me acuto
          poi c’é il cambio monetario, da monometallismo aureo a monometallismo argenteo (che inizia già nel 670′ in “Francia” e terre anglosassoni) e diviene universale, nella christianitas latina, nell’VIII secolo (tranne a Benevento, influenza bizantina :D)
          a metà VIII secolo, inizia il potere temporale dei Papi
          gli Isaurici (dal 717) rappresentano una tappa importante a Bisanzio tanto che alcuni in opere di riferimento fanno iniziare la Storia bizantina nel 717 d.C (anche se l’iconoclasmo fallirà e l’equilibrio si troverà solo nell’843 d.C, sotto l’ortodossia)
          tutti indizi per prendere in seria considerazione un passaggio al Medio Evo nell’VIII secolo
          vi è però chi considera oggi Carlo Magno un “Sovrano antico” ..in tal caso ci sarebbe da pensare seriamente al Mille (epoca in cui inoltre la Christianitas riceve i confini quasi “definitivi” con la conversione in pochi decenni di Polonia nel 966, Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda e Ungheria+Rus’ nel 988 ma all’altra parrocchia :D)…e ridurre il Medioevo ai secoli feudali 😀 (XI, XII e XIII) con un ‘appendice tardo-medievale (XIX e XV) 😀

        • PinoMamet scrive:

          Ti ringrazio (e ringrazio anche Mirkhond) per tutti i dati e le considerazioni;
          in effetti, da un certo punto di vista Costantino “è medievale”, da un altro Carlo Magno “è antico”…

          in aggiunta ai fattori elencati, ci metto anche questo:

          -la metà “latina” dell’Impero Romano era in realtà, in grandissima parte, celtica, o almeno semi-celtica per influenze culturali e origini, dalla Lusitania alla Pannonia;

          è vero che questi celti, per vicinanza culturale di partenza, si “romanizzarono” velocemente, però credo che vada sottolineata poi la fortissima influenza di sostrato, per prendere un termine a prestito dalla linguistica, che ebbero poi nel determinare la cultura e l’identità europea.

          Perlomeno dal punto di vista materiale e di gusto, viviamo in un’Europa che è forse più, o sicuramente altrettanto, celtica che romana/ellenistica.

  265. mirkhond scrive:

    Sempre a proposito del “Lombardo” di Sicilia:

    http://youtu.be/tHhAmGHpdso

    Peucezio, che cosa ti sembra, ad ascoltare questo brano?

    • Peucezio scrive:

      Curioso. E’ vero che il suono sembra quasi pugliese.
      D’altronde la cosa ha una sua logica.
      Il pugliese (nel senso del pugliese settentrionale, di tipo barese) ha in comune con i dialetti del nord (e annche con quelli gallo-romanzi, in particolare con la langue d’oïl) un’estrema debolezza delle sillabe atone e la tendenza all’allnugamento, frangimento e turbamento delle toniche, col risultato di avere parole brevi, in genere terminanti in consonante (o vocale indistinta) e con toniche dittongate, palatalizzate o velarizzate.
      Però il pugliese ha comunque un’impronta meridionale (difficile da definire in modo chiaro, ma fatta di elementi sia segmentali che prosodici), che non può non avere anche il siciliano dei galloitalici, col risultato che si trovano a suonare simili.

      Un mistero invece che vorrei chiarire (perché quello credo non sia stato svelato finora) è quello dei dialetti dell’area flegrea, di Pozzuoli, Ischia ecc., che, almeno nelle verisoni arcaiche, degli anziani, hanno caratteristiche apule che non mi spiego e che non riguardano solo i frangimenti vocalici, ma anche una serie di altri fenomeni fono-morfologici.

      • mirkhond scrive:

        Su quest’ultimo argomento non so nulla.
        Da ragazzino sono stato sia a Pozzuoli che ad Ischia, ma vi ho sentito parlare napoletano.
        Ci sono delle registrazioni audio per sentire questo tipo di parlata che citi?

        • Peucezio scrive:

          “Ci sono delle registrazioni audio per sentire questo tipo di parlata che citi?”

          Se ci sono non le conosco, comunque sono molto eloquenti le forme attestate dall’AIS per il punto 720, Monte di Procida, per esempio la tavola “le vendrò domani”, dove, al napoletano e bbengə rimanə corrisponde rə bbengə kwann e kkrey (trascrizione approssimativa), ove si nota, oltre alla forma da CRAS, l’articolo femminile plurale rotacizzato.
          Ma ci sono anche dittongazioni, esito -dd- di -LL-, insomma, vari elementi che lo distinguono dal napoletano e lo avvicinano ai dialetti apuli.

      • Moi scrive:

        Forse nell’ Antichità la gente era molto meno “stanziale” di quel che comunemente si ritiene …

        • PinoMamet scrive:

          Questo lo penso anche io! Indipendentemente dall’argomento in questione.

        • mirkhond scrive:

          Beh, l’eroe illirico Plator, è testimoniato anche in Campania pre-romana!
          A Lubiana fu rinvenuta un’iscrizione in cui l’eroe divinizzato illirico è reso in PLETOR, indizio forse del processo linguistico a/e che ritroviamo proprio nelle parlate pugliesi come a es. Bari/Beri usato spesso in chiave comica :), oppure cane/kene in alcune parlate abruzzesi.

        • mirkhond scrive:

          Tra gli Japigi inoltre era presente (come per i Celti e e gli Osco-Sanniti) il mercenariato, soprattutto nella Sicilia greca di Siracusa nei secoli V-III a.C.
          Forse i pugliesismi rilevati da Peucezio in una particolare area campana, possono avere una tale origine, oppure essersi formati nel medioevo o in epoche ancora più recenti, per quei fenomeni di migrazioni interne che avvenivano nel Regno di Napoli.
          Ad esempio negli anni 1270-1280, lo storico Ernesto Pontieri ci informa che vi fu una migrazione calabrese verso altre parti del Regno.
          E stando ad Illuminato Peri, negli anni a cavallo del Vespro siciliano (1282), molte famiglie di Cosenza emigrarono a Trapani.

      • mirkhond scrive:

        “Curioso. E’ vero che il suono sembra quasi pugliese.”

        L’ho fatto ascoltare a mia sorella.
        E le sembra un mix di pugliese, napoletano e rumeno! 🙂
        Insomma non vi ha scorto PER NULLA cadenze SETTENTRIONALI!

        • PinoMamet scrive:

          Eh, ma tua sorella non è mica settentrionale! 😉

        • mirkhond scrive:

          No.
          Ma siamo stati in Piemonte in villeggiatura da ragazzini.
          E di gente del posto ne abbiamo conosciuta e ascoltata!
          E non parlano come nella Lombardia siciliana! 🙂

        • mirkhond scrive:

          Pino invece vi scorge somiglianze con i dialetti emiliani della sua zona?

        • PinoMamet scrive:

          Beh sì, qualcosina sì!! è proprio questo che mi ha colpito al primo ascolto!

        • PinoMamet scrive:

          Nella “favula d’Ntuniedda” sento per esempio (ricordo a caso) “‘na vota”, “d’ zza e d dda” (dad’ sa e da d là” nel dialetto di qua) “ricchezzi” (e altri plurali femminili simili), “fomni” (che è il termine esatto nel dialetto fidentino!), “camra” ecc. ecc.

          ma in generale l’intonazione è spesso simile a quella di qua!

  266. Moi scrive:

    Dopo i Nefelim Gormiti … i Jinn modello Johnny Stone :

    http://www.youtube.com/watch?v=JCp4_v9vopA

    Si noti il Sigillo dei SuperPoteri Ecumenici che riunisce Maghen-Croce-Hilal …mah !

  267. Moi scrive:

    ‘Sti galloitalici idiomi del Sud mi paiono tali a livello “vestigiale” … cosa che comunque non impedisce loro di essere affascinanti.

  268. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=wTohYLZYJ_8

    Solo manga, no anime (almeno per ora) :

    Dante Shinkyoku ; Go Nagai

    PS

    Sì, “Dante”.

    http://2.p.mpcdn.net/2114/35665/8.jpg

    “Yes, Maestro !” [cit.]

    • Moi scrive:

      In originale sarà stato probabilmente una roba tipo “Maesuturo”in katagana …

      • MOI scrive:

        @ PINO

        Non ricordo bene se se n’era già parlato … conoscevi “Dante Shinkyoku” ?

      • PinoMamet scrive:

        Scusami, ho visto il tuo post su Dante-giapponese di notte e mi ero dimenticato di rispondere…

        non lo conoscevo, ho visto i disegni e, da ignorante, mi sembra di vederci degli echi di Gustave Dorè.

        Continua l’amore (in parte ricambiato) dei nostri “gemelli diversi” d’Oriente per il nostro paese! 😀

        Peccato solo per il tratto dei protagonisti, che mi sembra un po’ troppo… “ragazzoide”, come dire.
        Sarebbe interessante leggerselo per vedere la lettura nipponica dei fatti medievali di casa nostra! 🙂

  269. mirkhond scrive:

    Habsburgicus

    Credo che il passaggio dall’antichità classica al medioevo, sia stato un passaggio graduale, e non una brusca interruzione, come secondo la periodizzazione comoda per i manuali delle scuole inferiori, ma falsa nel tentativo di schematizzare realtà più complesse.
    Ad esempio, la grande villa romana di Piazza Armerina in Sicilia, datata dagli storici alla prima metà del IV secolo DOPO Cristo, è una villa PAGANA, e venne abitata ininterrottamente, almeno fino all’invasione vandala dell’Isola tra 440 e 468 d.C., e poi, a fasi alterne fino in epoca normanna, quando venne distrutta da re Guglielmo I detto il Malo (1154-1166) nel 1160-1161, nella repressione dei moti lombardi di Ruggero Sclavo, che avevano decimato la popolazione musulmana della Val di Noto.

    • Francesco scrive:

      Mirkhond

      non pretendere troppo dagli alunni delle elementari o delle medie!

      è evidente che il crollo dell’Impero romano d’occidente è stato graduale, un processo durato secoli, con anche periodi di ripresa dello stesso

      e che esiste una continuità tra Roma, Roma cristiana (anzi Roma-Milano-Ravenna, se ricordo bene) e l’Europa devasta e invasa almeno fino al Mille …

      del resto, è il bello di studiare la storia, poter demolire quanto sostenuto dalle generazioni precedenti CON BUONI ARGOMENTI

      che a demolire e basta ci arriva anche Grillo

      ciao!

  270. mirkhond scrive:

    Quindi, quando il Cristianesimo si imponeva nella Romània tra IV e V secolo dopo Cristo, nel cuore della Sicilia, una grande famiglia aristocratica PAGANA, celebrava i propri fasti erigendo la villa di cui abbiamo parlato, e abitandola almeno per 100-150 anni ininterrottamente, quando il Cristianesimo appunto si imponeva e il paganesimo veniva messo al bando!

  271. mirkhond scrive:

    Quanto al Pirenne

    Credo anch’io che la sua tesi sul passaggio dalla tarda antichità al medioevo, con l’avvento dell’Islam e conseguente espansione araba nei secoli VII-VIII d.C., sia nella sostanza giusta, pur tenendo conto dei più graduali cambiamenti che comunque coinvolsero il mondo intorno al Mediterraneo tra III e VIII secolo d.C., a cui si è accennato.

  272. habsburgicus scrive:

    @PEUCEZIO
    hai sentito degli insulti volgari lanciati dal noto Gad al prof. Giannuli ?
    ne accenna lui stesso, con la consueta signorilità, nel suo ultimo post (su Grillo)…
    anche se l’effetto pratico è/sarebbe nullo (in più Giannuli non ne ha bisogno) sarebbe poi così sbagliato, se anche altri qui fossero d’accordo, porgergli un messaggio di solidarietà da parte di questo blog ?
    che ne pensi ?

  273. mirkhond scrive:

    “-la metà “latina” dell’Impero Romano era in realtà, in grandissima parte, celtica, o almeno semi-celtica per influenze culturali e origini, dalla Lusitania alla Pannonia;

    è vero che questi celti, per vicinanza culturale di partenza, si “romanizzarono” velocemente, però credo che vada sottolineata poi la fortissima influenza di sostrato, per prendere un termine a prestito dalla linguistica, che ebbero poi nel determinare la cultura e l’identità europea.

    Perlomeno dal punto di vista materiale e di gusto, viviamo in un’Europa che è forse più, o sicuramente altrettanto, celtica che romana/ellenistica.”

    E’ quello che sosteneva la medievista francese Regine Pernoud, sul forte influsso del sostrato celtico, non solo nel linguaggio ma anche nella moda e nell’arte, nello sviluppo della civiltà medievale franca cattolica.
    Che, aggiungiamo noi, con le invasioni e “reconquiste” normanno-sveve in Longobardia minor e Sicilia, e quelle visigotiche-borgognone dei re cattolici in Spagna, avrebbero esteso tale civiltà franco-cattolica a queste aree sulla sponda settentrionale e centrale del Mediterraneo!

  274. MOI scrive:

    Ma “Medioevo” ‘unn l’ era l’ espressione dei Massoni per indicare la “Cristianità” In Odium Fidei ?

    http://www.cristianicattolici.net/medioevo-arretrato-modi-di-dire.html

  275. MOI scrive:

    @ HABSBURGICUS

    Ibn Warraq la tesi “Hagarista” con il Corano “a posteriori” l’ accenna solamente, senza troppo convincimento … ma ritenendo giusto che il DiBBattito sulle Origini dell’ Islam sia “pluralista” !

    • MOI scrive:

      Oh, dài mò régaz’ : sulle origini del Cristianesimo e dell’ Ebraismo, ce n’ è di “Perloni” in giro …

      • MOI scrive:

        Ad esempio Zecharia Sitchin, seppure indirettamente, è FiloIslamico : gli Annunaki preferiscono l’ Arabia a Israele; difatti è proprio nella prima (!) area delle suddette che Enki, un bel giorno, dopo aver parcheggiato l’ astronave in doppia fila …

  276. MOI scrive:

    Personalmente ho sempre ritenuto che il Monachesimo segni “emblematicamente” la fine dell’ Antichità … però è anche vero che lo sminuiscono in molti. Ad esempio, il Greco Antico NON era sconosciuto a tutti i Monaci … anche se il Latino era molto più conosciuto.

    Poi va be’ , c’è chi esagera dall’ altra parte, tipo Ettore Gotti Tedeschi che in maniera vagamente grottesca definiva (ne parlo al passato perché adesso E. G.T. ha notoriamente ben altro di cui preoccuparsi !) i Monasteri Benedettini come “Silicon* Valley dell’ Alto Medio Evo”.

    *
    PS

    Errore grossolano ma diffusissimo, ovviamente NON fra i lettori di ‘sto blog :

    http://www.wordreference.com/enit/silicon

    VS

    http://www.wordreference.com/enit/silicone

    • PinoMamet scrive:

      ” Personalmente ho sempre ritenuto che il Monachesimo segni “emblematicamente” la fine dell’ Antichità”

      Giusto! Lo aggiungerei senz’altro all’elenco.

      Una di quelle idee che esistevano già all’interno dei confini fisici dell’Impero Romano, che hanno avuto una loro evoluzione e sviluppo da prima della sua fine “ufficiale”, e che però era lontanissima dalla visione, come dire, “classica” dell’uomo ellenistico (come culturalmente erano i Romani).

  277. MOI scrive:

    Sull’ etimo di “hound” in Inglese :

    http://www.etymonline.com/index.php?term=hound

  278. Moi scrive:

    Insomma, su ‘sto “GalloItalico” mi pare che forzino un po’ la mano …

    • mirkhond scrive:

      Sono d’accordo, proprio perché non vi si scorge NULLA o quasi di settentrionale!
      Almeno ad orecchie meridionali come le mie!

  279. Moi scrive:

    GalloItalico del Sud, intendevo : penso che tradisca una certa voglia di atomismo identitario…

  280. mirkhond scrive:

    L’unica cosa che appare chiara è che NON è siciliano, ma NEMMENO una parlata settentrionale, tranne ciù, ciamare, accuscì, che sono presenti nel Ligure!

    • PinoMamet scrive:

      Mah… io a dire il vero le caratteristiche settentrionali sono la prima cosa che mi ha colpito all’ascolto, in modo abbastanza evidente. Poi si sente anche molto l’influenza delle parlate meridionali, ovviamente.

      Ma non credo sarebbe stato possibile che mantenessero dopo tot secoli, come dicevi tu, l’accento o l’espressioni di Renato Pozzetto, eh?
      (Anche perché in partenza non credo che provenissero poi dalle stesse zone dell’attore, ma questo è un altro discorso).
      Soprattutto perché per secoli hanno commerciato, lavorato, si sono sposati ecc. con la popolazione circostante, sia italofono che… altro in certi casi.

      Eppure, ripeto, alle mie orecchie perlomeno, le caratteristiche “settentrionali” si sentono ancora, anche se, lessi da qualche parte, l'”imbastardimento” con le parlate siciliane è stato notevolissimo specialmente negli ultimi due secoli.

      Del resto, manco gli arbereshe (tra cui un mio ex compagno) parlano come gli albanesi moderni, o i “griki” come i greci moderni…

      ma manco gli statunitensi come gli inglesi!

      • mirkhond scrive:

        Sugli Arbereshe

        Seppur, almeno riferendomi a quelli del Pollino che ho conosciuto di persona, la lingua pur con evidenti acquisizioni meridionali, è tuttora un linguaggio ALBANESE di tipo Tosco.
        E Arbershe che hanno parlato con Albanesi toschi mi hanno detto di capirsi con questi ultimi senza difficoltà (che invece trovano con i Gheghi del nord dell’Albania).
        Idem per degli Albanesi Toschi che ho pure conosciuto, che mi hanno riferito la stessa cosa in riferimento agli Arbereshe.
        Per i Griki non lo so, anche se in un festival di musica salentina, una ragazza cantò una canzone in Griko in cui diceva stin gardiammu, che mi sembra comprensibile anche ad un romeo della Rumeli di oggi.
        Mentre per i Lombardi di Sicilia, tranne le due o tre inflessioni e termini settentrionali che ho sentito e citato e che effettivamente richiamano alle baronìe aleramiche (Liguria e Piemonte meridionale), non mi sembrano affatto settentrionali ne per linguaggio (ma qui potrei essere tratto in inganno dalla non conoscenza dei termini dialettali monferrini ed emiliani oltre che liguri), ne tantomeno per l’ACCENTO, che poi è quello che COLPISCE DI PIU’ l’orecchio di un NON linguista come me.
        L’impressione che io e non solo, ricaviamo dall’ASCOLTO di queste parlate, è essenzialmente di tipo pugliese con non più di due o tre parole settentrionali.
        Naturalmente concordo sull’imbastardimento dovuto a meticciamenti, che nelle aree in cui questo linguaggio è sopravvissuto, avvenero soprattutto con i Romei, e in misura minore, con i musulmani siciliani cristianizzati a forza.

        • mirkhond scrive:

          Guglielmo II d’Altavilla detto il Buono (1166-1189), re di Sicilia e Puglia (cioè la Longobardia minor poi Napolitania).

        • mirkhond scrive:

          La nota su Guglielmo il Buono è ovviamente in riferimento a Nicosia, e mi è andata sopra invece che sotto il post di riferimento.

        • PinoMamet scrive:

          Naturalmente gli arbereshe e gli albanesi si comprendono (lo confermava anche il mio amico) mi riferisco però all’accento che non mi pare affatto lo stesso;

          idem per i griki, che oltre ad aver assunto caratteristiche fonetiche italo-meridionali, hanno anche un bel po’ di termini desunti dalle parlate latine, del tutto estranei al greco moderno.

          E si tratta di comunità dove la distanza linguistica con l’ambiente circostante era molto minore che per il Lombardi di Sicilia (in genere), e di conseguenza molto minore il rischio di “imbastardimento”.

          Insomma, voglio dire, una cosa è dire “to’, guarda quanto è diventato siciliano il dialetto di questi tizi”, un’altra negarne del tutto l’origine, dai…

        • PinoMamet scrive:

          Errata corrige:
          la distanza linguistica era MAGGIORE ovviamente.

      • mirkhond scrive:

        A proposito di meticciamenti tra Lombardi e Romei di Sicilia, non sempre dovettero essere facili, e certi casi dettero origine a due diverse e OSTILI comunità con propri DIFFERENTI quartieri e chiese, come a Nicosia, stando a ciò che riporta uno storico locale, il Beritelli:

        « Sotto questo Principe (Guglielmo II o il Buono) avvenne un notevole cambiamento nella nostra città (Nicosia). Era essa abitata promiscuamente da Greci, antichi suoi fondatori, e da Lombardi e Normanni, nuovi coloni. Or fosse che troppo venissero moltiplicandosi, o che nascessero tra loro discordie, qual che la cagione si fosse, fatto sta che i Greci, abbandonate le alture, si consigliarono di segregarsi dagli altri e discendere al piano che sta alle radici del monte. Quivi un nuovo quartiere si vennero fabbricando, diviso dall’antico per una porta, che dall’un canto serbasse la comunicazione tra’ due popoli, ma ne mantenesse dall’altro la distinzione. Ciascuno di essi ebbe una chiesa madre: quei di sopra ritennero l’antica di Santa Maria, quei di sotto ne dirizzarono una ad onore di San Nicolò. Indi ne venne pei tempi appresso quel perpetuo rivaleggiare dei due quartieri, quel continuo contendere sul primato, quel vantare ciascuno la maggioranza della sua chiesa, onde non una, ma due rimasero le matrici per fino al secol nostro. »
        (Giuseppe Beritelli e La Via barone di Spataro, Notizie Storiche di Nicosia, Palermo, 1852 )

        In sostanza gli indigeni romei non sopportando i nuovi concittadini lombardi, si trasferirono nella parte bassa della città, fondando una propria chiesa, San Nicola che dovette per secoli essere di rito bizantino, mentre i lombardi stabilitisi nella parte alta abbandonata dai Romei, eressero la loro chiesa latina, Santa Maria.
        Intorno al XV secolo, probabilmente i Romei vennero assorbiti etnicamente dai Lombardi e San Nicola divenne di rito latino, ma la rivalità tra le due comunità (i Mariani latini e i Nicoleti bizantini, dal nome delle due parrocchie) da etnica si trasformò in parocchiale coi fedeli di entrambe le chiese che cercavano di far prevalere una fazione sull’altra, ed eleggere la PROPRIA parrocchia a chiesa matrice della città!

  281. Moi scrive:

    Forse sembra più “Gallego” (ma l’ ho sentito poco) che altro … Portoghese direi di no.

  282. mirkhond scrive:

    Questo invece è Ligure del Levante (anche se spacciato per Zeneise ;)) :

    http://youtu.be/kHeiNYLqd1Q

  283. Moi scrive:

    In pratica, se un manuale di Storia usala parola “Medioevo” … è perché autori e/o editore sono Massoni !

    http://www.rinocammilleri.com/1998/05/fregati-dalla-scuola/

    😉 🙂

  284. Moi scrive:

    “I nostri Padri della Patria [Massoni,ndr] statalizzarono la scuola, la resero obbligatoria ed uguale per tutti e cominciarono a mettere in galera quelli che non ci mandavano i figli. Cavour & Soci imposero uno studio della storia di tipo manicheo, cioè con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, in cui i buoni erano loro. Il Fascismo tentò una rivalutazione e una rilettura del Risorgimento appropriandosi dei suoi miti più importanti e la Repubblica lasciò le cose come stavano, limitandosi ad aggiungere il capitolo sulla Resistenza. Infine il Sessantotto ha virato il tutto in senso marxista.”

    [cit., v.di sopra]

  285. mirkhond scrive:

    “Tutti gli altri, quelli che si occuperanno di banca o di artigianato o di commercio, continueranno a credere quel che la scuola ha loro insegnato. Spesso anche gli insegnanti di storia rimarranno in tale stato.

    Infatti all’università si sono occupati solo di approfondire quel che avevano assorbito da piccoli. E come l’hanno imparata la ripetono. Non solo. Poiché sono laureati non ammetteranno mai che hanno passato la vita a studiare cose in fondo opinabili, né accetteranno di ricominciare a studiare da zero per rimettere in discussione quel che hanno imparato. Spesso, dunque, si trasformeranno nei più feroci difensori di quelle quattro cose che credono di sapere. E il sistema andrà avanti da solo, in una spirale perversa che mantiene tutti nell’idea che questo sia il migliore dei mondi possibili e che le soluzioni per migliorarlo debbano essere cercate all’interno del “progresso”, che è partito dalle oscurità medievali per approdare al radioso presente.”

    Sempre dallo stesso articolo linkato dal Moi.
    Qui, pur con esagerazioni e sintetizzazioni sempre fallaci per vicende complesse e contraddittorie, non mi sento però di dare del tutto torto a Rino Cammilleri.

    • PinoMamet scrive:

      Ma infatti ha una sua parte di ragione;

      e io, anche nei commenti di questo blog, me la sono sempre presa con la semplificazione dei libri di testo, che molti scambiano poi per la realtà, che invece è sempre una cosa più complessa, e spesso anche più divertente da conoscere.

      Però, come fa notare anche Francesco, bisogna pur semplificare e abbreviare: il tempo non è infinito, e la pazienza degli studenti adolescenti neanche.

      Certo, Medioevo è una definizione arbitraria, come lo sono tutte; ma è da un bel pezzo che ha smesso di essere dipinto come “l’epoca oscura”, e qui Cammilleri sbaglia a immaginarsi i libri di testo e, peggio, gli insegnanti, come una congrega di “massoni” impegnati a fare il lavaggio del cervello ai ragazzi per conto di Cavour (che è morto da qualche anno…)

      un po’ lo stesso errore di quelli che vedono “professori comunisti” dappertutto.

      Certo, ci sono, come ce ne sono con idee opposte; i libri di testo sono perfettibili, hanno vari orientamenti (a noi un professore fece cambiare il Canfora, di greco, scelto da un precedente insegnante, con un altro, peraltro di più facile studio) e a volte anche qualche saltuaria affermazione discutibile;
      ma appunto, ci sono vari orientamenti e pluralismo, e i professori non vengono scelti, come teme Cammilleri, per il loro odio verso la Chiesa…

      quanto alla sua idea di studio della Storia, a parte l’irrealizzabilità pratica piuttosto evidente, presuppone, prima di tutto, degli studenti che già la conoscano…

      • mirkhond scrive:

        Cammilleri (classe 1950) evidentemente hai in mente i tempi in cui andava a scuola lui, in cui effettivamente (anche per ciò che mi hanno raccontato i miei genitori), l’impostazione scolastica era più o meno quella da lui citata, e seguita però (ciò che Cammilleri NON dice) anche da professori di orientamento cattolico e non di sinistra o tantomeno massoni!
        Poi, comunque anche lui per combattere una retorica ne cade in un’altra opposta, altrettanto semplicistica e quindi grossolana, proprio tenendo in mente le complessità e le contraddizioni di cui la storia umana è piena!

        • habsburgicus scrive:

          professori di orientamento cattolico

          in effetti (non c’entra con il Medioevo), per la serie che la realtà è sempre più complicata di quanto appaia 😀
          Gaetano De Sanctis (1870-1957), grande storico di Roma, antifascista (fu tra i pochissimi a non giurare e fu deposto dalla cattedra, credo l’UNICO cattolico in tutta Italia, gli altri 11 erano o ebrei o scomunicati come il famigerato Buonaiuti sinistrorsi accesi), cattolico devoto, neutralista nel 1915, (privatamente) antibritannico e patriottico nella II GM (lui antifascista vero e vittima del littorio..a scorno perenne di tanti altri pseudo-antifascisti che TRADIRONO la Nazione nel 1940-1943), ostile magnanimamente all’epurazione contro i fascisti dopo la guerra (e contribuì a salvarne alcuni..anche qui si noti il contrasto con tanti “nuovi antifascisti” che si distinsero in servilismo e “persecuzione dei loro compatrioti), dunque uomo serio e coraggioso, EBBENE sempre fu risorgimentista (pur cattolico) anche negli anni cupi di Francesco Crispi (da lui ammirato per la politica estera ferma..in effetti Crispi, settario massone all’interno, fece vibrare all’esterno un po’ di luce, rara nella servile Italietta, fino agli anni gloriosi, c.a 1918-1939..indi la catastrofe :D)
          quindi un cattolico serio, romano e papalino di famiglia, per nulla intrigante e servile, aderì al Risorgimento e vide nell’Italia unita qualcosa di grande !..non dimentichiamocelo mai
          non è detto che, almeno ex post 1861/1870, TUTTI i patrioti italiani debbano per forza essere anticlericali

          P.S
          nel 1918 De Sanctis stava vincendo la cattedra di Roma (da cui era stato deposto il suo maestro Beloch, in quanto tedesco)..ma intervenne il Grande Oriente e la cattedra fu data al :. Ettore Pais, laicissimo, e anch’egli valente storico di Roma, che lui sì aderirà poi al fascismo 😀
          già nel 1896-1897 (giovanissimo..bisogna dire che quell’Italia a differenza della nostra sapeva apprezzare la Cultura) vinse una cattedra a Padova ma il :. Gianturco (che per volontà del Grande Oriente reggeva allora il dicastero della Minerva) annullò gli atti 😀
          nel 1900 De Sanctis ebbe però la cattedra di Torino che tenne fino al 1929
          questi fatti non scossero la sua fede nel risorgimentismo (e nel colonialismo), pur rimanendo cattolico
          solo per precisare 😀

      • habsburgicus scrive:

        diciamo che “Medioevo” come “epoca oscura” per antonomasia non compare più..persiste però nel discorso dei politici 😀
        tuttavia uno degli effetti deleteri dell’influenza marxista (e anche neo-liberista..l’origine economicistica è la stessa..e poi sono quasi tutti ex trotzkisti :D) è la continua svalutazione, o incomprensione, della realtà del Cristianesimo nel Medio Evo…
        senza dubbio, per un laico politically correct dei nostri giorni, immaginarsi che in quei secoli la religione fosse qualcosa di serissimo, e di totalizzante (diciamo pure di totalitario 😀 anche se da Benito questa parola ha preso un’accezione negativa) è molto, molto difficile, da comprendere..e allora si cerca di spiegare tutto in categorie economicistiche (ad esempio imperialismo per le Crociate, se uno è marxista), dicendo anche qualcosa di vero, ma in genere fraintendendo tutto …
        piaccia o non piaccia, in quei secoli il Cristianesimo era TUTTO..il che non vuol dire che fossero Santi (questo è l’errore di tanti cattolici, sia di destra e dunque PRO sia conciliaristi e dunque CONTRO)..erano (spesso) crudeli, rapaci, fornicatori, infidi, insomma peccatori…ma ci credevano 😀
        e un medievista serio, laicissimo, quell’A. Barbero che Mirkhond non sopporta :D, lo ha ammesso schiettamente in TV a precisa domanda “perché allora ci credevano, TUTTI”..in effetti è una cosa lapalissiama, ma in molti manuali ancora non penetra (se Cammilleri intendeva questo non gli si può dare torto..anche se ha un usato un linguaggio polemico e, diciamolo, sopra le rigvhe..per l’oggi)

  286. mirkhond scrive:

    “Insomma, voglio dire, una cosa è dire “to’, guarda quanto è diventato siciliano il dialetto di questi tizi”, un’altra negarne del tutto l’origine, dai…”

    Veramente, ciò che appare più evidente ad orecchio è proprio la NON sicilianità dei dialetti lombardi di Sicilia.
    Ciò che invece ad orecchie di non esperti di linguistica e, nel mio caso, di NON settentrionale ciò che invece non appare per nulla evidente è proprio la settentrionalità di tali parlate, tranne quei due o tre termini che ho citato più volte!
    A me sembra PUGLIESE non Siciliano! 🙂

    • PinoMamet scrive:

      A conti fatti mi tengo la mia teoria: settentrionale+meridionale= pugliese!
      (vale anche per i pugliesi veri!)

      😀

  287. mirkhond scrive:

    “E si tratta di comunità dove la distanza linguistica con l’ambiente circostante era molto maggiore che per il Lombardi di Sicilia (in genere), e di conseguenza molto minore il rischio di “imbastardimento”.

    Mah, se pensiamo a cosa era e da CHI era abitata la Sicilia nel 1061-1091, non credo affatto che la differenza tra “Lombardo” del Nord-ovest d’Italia e l’ambiente siciliano indigeno, romeo nel Val Demone e con aree di dissolvenza fino a Catania e Siracusa (anche a Palermo vi era una comunità romea ortodossa, e i Normanni conquistata la città nel 1072, vi trovarono infatti un metropolita ortodosse che, pare almeno fino al 1083, rimanesse il vescovo della città, fino a quando Ruggero I d’Altavilla il Gran Conte di Sicilia, riuscì ad insediarvi un arcivescovo latino), e per il resto arabo-berbero, con un linguaggio verosimlmente di tipo tunisino e affine al Maltese, la differenza dicevo dovesse essere minore che in altre aree della Longobardia minor/Puglia/Napolitania.
    Al contrario!
    Per cui, a mio modesto avviso, dietro il termine lombardo, dovette celarsi una realtà etnica più variegata per origine e provenienza, sebbene avente in comune il Cattolicesimo Latino e l’essere di nome e diritto longobardo.
    E in Italia, di Longobardie ce n’erano diverse, compresa quella da cui i Normanni partirono alla conquista e colonizzazione della Sicilia!
    Altrimenti non saprei proprio come spiegarsi i PUGLIESISMI di tali parlate lombarde siciliane!

    • PinoMamet scrive:

      Mah, se vuoi un parere un po’ a caso:
      non escludo che dei pugliesi veri ci siamo stati tra i coloni, perché no?

      Ma il generale tono “pugliese” lo spiego, come ha già fatto Peucezio meglio di me in un intervento più sopra.

      Peraltro credo, davvero, che anche alcune caratteristiche dei dialetti pugliesi veri nascano dall’incontro di fenomeni simili, e- ma questa è un’ipotesi- forse anche di popolazioni simili.

      Con il Salento a fare la parte del… resto della Sicilia, quella non “gallo-italica”, che ha conservato le caratteristiche del parlato originario.

      Oh, su questo blog si fa la storia d’Italia, eh? Altro che Garibaldi! 😀

      Mi aspetto, tra cinquant’anni, di vedere il barese elencato tra le parlate gallo-italiche! 😀 😉

  288. mirkhond scrive:

    “Peraltro credo, davvero, che anche alcune caratteristiche dei dialetti pugliesi veri nascano dall’incontro di fenomeni simili, e- ma questa è un’ipotesi- forse anche di popolazioni simili.”

    Questa è la tesi del linguista dilettante Stefano Leonardo Imperio di Mottola (Taranto), col suo Alle Origini del Dialetto Pugliese (escluso quindi il Salentino che NON è pugliese).
    In sostanza Imperio, sosteneva che alcuni elementi pugliesi avessero una SOTTILE influenza celtica, che lui spiegava tenendo presente l’AREA di provenienza degli Japudi/Japigi, e cioè il terminale settentrionale dell’immensa area illirica preromana, comprendente pressappoco i territori della ex Jugoslavia, l’Albania e l’Austra meridionale.
    Forse, sempre stando ad Imperio, gli Japudi più settentrionali, stanziati nell’entroterra di Trieste, nelle attuali Slovenia e Carinzia, entrarono in contatto coi Celti abitanti nelle attuali Austria settentrionale e Baviera.
    E dunque attraverso prestiti linguistici e scambi matrimoniali intertribali, dovette verificarsi una simbiosi celto-illirica.
    La prova più evidente che Imperio porta alla sua tesi, è nel nome greco di Taranto, TARAS, termine di origine NON greca, ma che invece (a parte il fiume TARA, nell’Illirico meridionale) si ritrova invece in toponimi di aree in origine celtiche come la TARANTASIA, TARAScona, o la stessa TARA irlandese (quella che ispirò la più celebre Tara di Via col Vento 🙂 )!

    • PinoMamet scrive:

      In effetti la contaminazione tra Illiri settentrionali e Celti è un fatto piuttosto noto; resta da dimostrare che sia avvenuta prima della migrazione degli Japigi nelle loro sedi pugliesi, ma, perché no?
      O comunque potrebbe trattarsi di caratteristiche tipiche anche delle parlate illiriche settentrionali.

      Da quelle parti, nei luoghi abitati dai Celti l’impronta linguistica è ancora abbastanza evidente comparando, per esempio, il friulano con il veneto
      (ma forse- qui ci vorrebbe uno slavista- persino lo sloveno con il serbo-croato, anche se qui, dato lo stratificarsi di migrazioni e influenze, la cosa mi sembra molta più complessa da provare).

  289. mirkhond scrive:

    “piaccia o non piaccia, in quei secoli il Cristianesimo era TUTTO..il che non vuol dire che fossero Santi (questo è l’errore di tanti cattolici, sia di destra e dunque PRO sia conciliaristi e dunque CONTRO)..erano (spesso) crudeli, rapaci, fornicatori, infidi, insomma peccatori…ma ci credevano :D”

    Concordo al 100%, però tieni conto che per un cattolico di OGGI, anche tradizionalista e reazionario, le conversioni forzate, la schiavitù e l’inquisizione sono DURE da digerire, proprio perché figli di QUESTO tempo, influenzato da una visione che nasce e sviluppa tra XVIII e XX secolo, spesso anche in polemica con le “incoerenze” del Cristianesimo di ALLORA!

    “un medievista serio, laicissimo, quell’A. Barbero che Mirkhond non sopporta :D”

    Non sopporto relativamente alla questione della conquista piemontese delle Due Sicilie e relativa questione del trattamento dei NOSTRI soldati e renitenti alla leva PIEMONTESE, da parte dei conquistatori.
    Mentre invece non ho NULLA da ridire sul Barbero VERO, cioè il medievista, che è solitamente persona pacata, gentile e anche simpatica! 🙂

  290. mirkhond scrive:

    Sempre riguardo a Cammilleri (e in genere a quell’area cattolica tradizionalista, reazionaria e di destra, spesso filofascista)

    Avant’ieri mi sono visto un film, La discesa di Aclà a Floristella, film siciliano e con attori siciliani, e ambientato attorno alla zolfara di Floristella (oggi museo) in provincia di Enna, proprio dunque in quel cuore “lombardo” della Sicilia che tanto ci sta a cuore.
    Ebbene, la storia, ambientata alla vigilia della guerra d’Abissinia, tratta del dramma dei carusi e degli zolfatari siciliani in genere, dei veri e propri SCHIAVI, venduti fin da bambini ai capisquadra di una zolfara, a loro volta dipendenti di un grande latifondista e proprietario terriero.
    Questi poveretti, lavoravano NUDI in quegli INFERNI sotterranei per 5 giorni alla settimana dall’alba al tramonto, rivedendo la luce del sole solo il sabato e la domenica, quando tornavano dalle famiglie.
    Gente rinchiusa in quelle cava, maltrattata ferocemente, soprattutto i BAMBINI, e in un ambiente di ORRORI SESSUALI data la nudità e promiscuità in cui vivevano.
    E non nei vaffanculesimi secoli, ma ancora 80 anni fa!
    Nel film si vede lo splendido intreccio di famiglia, fede e patria condannare un BAMBINO alla SCHIAVITU’, perché la famiglia poverissima ha preso i soldi del “noleggio”, la Chiesa il cui prete fa il predicozzo agli zolfatari bi o divenuti AUTENTICI CULATTONI, minacciando il fuoco e le fiamme di Sodoma e Gomorra, ma RIMETTENDO IL TUTTO, dietro pagamento di un’OFFERTA alla stessa Chiesa, e infine lo stato, i cui rapprsentanti, i carabinieri che riacciuffano il piccolo Aclà, dopo un tentativo di fuga, e che, riconsegnandolo al padre, si sentono dire da quest’ultimo che avendolo venduto al caposquadra per 8 anni, questi PUO’ FARNE QUELLO CHE VUOLE!
    Un film davvero AGGHIACCIANTE e DURO da mandare giù, proprio perché rimand ad un VERO dramma che coinvolse tanti siciliani tra il 1790-1820 (periodo della scoperta e poi dell’inizio dello sfruttamento industriale dello zolfo) e gli anni ’60 del XX secolo!
    Non ne esce pulito NESSUNO!
    E Cammilleri da siciliano, e originario proprio dell’area delle zolfare queste cose certamente le sa.
    Dunque le semplificazioni da una parte e dall’altra sono sempre da rigettarsi proprio perché non tengono conto degli intrecci dell’AMPIA ZONA GRIGIA esistente tra il bianco e il nero dell’avventura umana!
    Dunque anche una società sostanzialmente CRISTIANA CATTOLICA come era la Sicilia ancora 80 anni fa, tollerava e perpetuava AUTENTICI ORRORI degni del peggior satyricon pagano-idolatra di 2000 anni fa!

  291. mirkhond scrive:

    “non è detto che, almeno ex post 1861/1870, TUTTI i patrioti italiani debbano per forza essere anticlericali”

    Concordo anche qui, proprio per il carattere composito ed ETEROGENEO del fenomeno risorgimentale, che vide pensatori cattolici come l’abate Rosmini, l’abate Gioberti e lo stesso Alessandro Manzoni (quest’ultimo sia pur venato di giansenismo) tra i loro rappresentanti.
    Del resto lo stesso Pio IX (1846-1878), nel suo primo biennio di pontificato, fu molto aperto alle istanze liberali e NON ostile all’idea di un’Italia unita.
    Favorendo volontariamente o involontariamente, proprio i moti del 1848, in cui da Palermo a Milano si gridava: Viva Pio IX!
    E come a ragione intuirono con preoccupazione Radetzky e Ferdinando II, sui pericoli che il papa “liberale” scatenava con le sue politiche di “glansnost” e “perestroika” contro l’ordine di Vienna del 1814-1815.
    Ferdinando II, almeno fino alla fuga di Pio IX da Roma, proprio nel nostro paese, a Gaeta (novembre 1848), diceva:

    – Stù prevatariello stà guastann’tutt’ ‘e cose! 🙂

  292. mirkhond scrive:

    E qui Pino riconosce delle affinità con le parlate della sua terra?

    http://youtu.be/FbPqP56REP4

    E’ il Ligure del Levante in una parodia di Heidi! 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Più che altro ci scorgo le somiglianze con le parlate montanare parmensi (Borgotaro) e piacentine (Ferriere) che sono di fatto liguri…

      nelle canzoni genovesi di De Andrè ho sempre sentito una certa “aria di casa” genericamente nord-italiana comunque (“cum’ a l’è, cum a’ l’è… ca l’è lè ca l’è lè”; “levre da cuppi” e così via)

      • mirkhond scrive:

        Le tue origini sono in quelle zone montanare ligurofone?

        • PinoMamet scrive:

          No, le origini del mio trisavolo paterno sono in una zona piacentina montana-premontana, che era abitata da Liguri, in effetti, ma in epoca romana
          (le vicinanze di Veleia, per intenderci);
          adesso ci si parla un dialetto emiliano di tipo piacentino, ma può benissimo trattarsi di un’innovazione relativamente recente.
          Mia nonna paterna era invece di Parma città (l’unica della famiglia, credo).

          la parte materna, come sai… lo sa il Signore!

        • PinoMamet scrive:

          Diciamo, dal paese di mio trisnonno, per sentire parlare simil-ligure bisognava salire una ventina di chilometri.

  293. mirkhond scrive:

    Habsburgicus

    Tu da piemntese meridionale delle antiche marche aleramiche, scorgi qualche remota affinità tra le parlate lombarde della Sicilia e quelle della tua zona?

  294. habsburgicus scrive:

    con noi nulla 😀 il piemontese (anche albese) è diversissimo, pure come a cadenza..
    vi è però una vaga assonanza con il ligure 😀
    e financo, mi pare, con il romeno 😀

  295. mirkhond scrive:

    L’albese è monferrino?

    • habsburgicus scrive:

      Alba fece parte del Monferrato storico (è sabauda solo dal 1631) ma il dialetto è piemontese puro, ben poco dissimile dal torinese (tranne le vocalizzazioni”..dove il torinese ha “ei” spesso nell’albese si trova “ai”, ad esempio “parei”=così, che diviene “parai”..ma quasi tutti sanno/sapevano passare al torinese quando si parlava con uno di quelle parti)
      Acqui credo sia ben diverso, e ancor più Novi… conosco poco
      comunque non si può fare un paragone
      per dirla alla buona il Piemonte si divide in 2 parti (utilizzando le vecchie 6 province)
      TO (tranne le Alpi), CN (tranne le Alpi), AT e VC (quasi tutta): piemontese standard, con piccole divergenze locali
      NO (tutta) e AL (quasi tutto): già molto diversi (in AL divergenza fra i lombardismi verso Tortona e i ligurismi nel sud)

  296. mirkhond scrive:

    E il dialetto di Bra?

  297. mirkhond scrive:

    E a Mondovì si parla piemontese o già occitano?

  298. mirkhond scrive:

    Questo rafforza le mie perplessità sulla vera provenienza dei Lombardi di Sicilia visto che il Monferrato è considerato parte del “serbatoio umano” di provenienza di tali coloni.
    O meglio della MAGGIORANZA di tali coloni.
    E a parte fomne=donne, non vi ho udito alcun altra parola piemontese nel brano di Antonietta postato da Pino.

  299. mirkhond scrive:

    Comunque per me resta l’enigma di parlate del Monferrato, entroterra di Savona e Parma, che nel loro stabilirsi in Sicilia abbiano finito per assumere cadenze pugliesi….
    Perché pugliesi e non siciliane?
    E come è nata davvero la lingua siciliana?
    Su un calco griko? Griko-arabo-maghrebino-lombardo?
    E se sì, perché allora si è sviluppata nello stesso tipo di linguaggio della Calabria centro-meridionale e del Salento?
    Enigmi a cui non so trovare una risposta convincente…..

    • PinoMamet scrive:

      Tieni presente comunque che i dialetti che senti nei vari filmati, anche quelli più “puri”, sono quelli attuali, già risultato di un certo “meticciamento” con i paesi vicini.
      Adesso non ricordo dove l’ho letto (mica si ricorda sempre tutto!) ma credo che ancora nell’Ottocento le caratteristiche fossero nettamente più “nordiche”.

      Sulla “pugliesità”, ripeto, per me si tratta soprattutto di un’impressione, dovuta alla somiglianza dei “cocktail” linguistici
      (parlata italica meridionale + influssi di sostrato japigio e, chissà, celtico, in Puglia; parlata lombarda + influenze meridionali tra i galloitalici siculi);

      il che NON esclude affatto che alcuni dei famosi coloni fossero proprio “lombardi” di Puglia!

  300. Moi scrive:

    Nella “favula d’Ntuniedda” sento per esempio (ricordo a caso) “‘na vota”, “d’ zza e d dda” (dad’ sa e da d là” nel dialetto di qua) “ricchezzi” (e altri plurali femminili simili), “fomni” (che è il termine esatto nel dialetto fidentino!), “camra” ecc. ecc.

    ma in generale l’intonazione è spesso simile a quella di qua!

    ———–

    Adz’à e adlà si dicono anche in Bolognese … ma generalmente i plurali di sostantivi ( ma NON aggettivi) femminili si ottengono “facendo cadere” le “a” finali, tipo “la blaz’z’a” _ “el blaz’z’ ” per “la bellezza” _ “le bellezze”.

    … però i plurali femminili in “i” dei sostantivi femminili ricominciano in Romagna.

    • PinoMamet scrive:

      Anche qua i plurali femminili sono in -i.

      Assieme al “pindariolo”, un altro tratto romagnolo che riemerge a Occidente 😀

  301. mirkhond scrive:

    “Adesso non ricordo dove l’ho letto (mica si ricorda sempre tutto!) ma credo che ancora nell’Ottocento le caratteristiche fossero nettamente più “nordiche”.”

    Questo forse può spiegare perché il comune lombardo di Nogara, venne denominato dopo il 1860 Novara di Sicilia!

  302. Moi scrive:

    Tornando all’ invettiva pamphlettistica di Rino Cammilleri, penso però che quel meccanismo sia valido applicandolo all’ Anticlericalismo da UAAR o simili: gente cioè davvero convinta che tutto lo scibile della “catechesi” cattolica si esaurisca in ciò che essi _o dei loro amici che “ci andavano da piccoli”_ hanno imparato “al cate” / “a dottrina / dottrinetta” , chiamatela come volete …

    Per questo sono convintissimi di far trasecolare un prete chiedendogli chi fossero Mitra e Horus; di sconvolgere chi va a messa mostrando la foto della statuetta al Museo Egizio di Iside che allatta Horus; di gettare nel panico i Fedeli rivelando che nella Bibbia vi sono velate allusioni a un passato politeista di “Elohim” al plurale e così via …

  303. Moi scrive:

    Di solito, in effetti, sono pochissimi i Cattolici che diano un minimo di approfondimento da adulti alla propria Fede (dubito che nella parrocchiette di Kansas Treviso 😉 si faccia fare ai “putei” esegesi storico-filologica in Ebraico della Bibbia nonché in Latino dei Padri della Chiesa) … ma, nonostante tutto, credo il sentimento più diffuso fra i Cattolici in Italia sia _ con immensa frustrazione della UAAR _ l’ indifferenza da secolarizzazione …

  304. Moi scrive:

    Paradossalmente, il fenomeno di cui sopra negli ultimi anni anziché attenuarsi si è incrementato … complice un incremento di “cultura televisiva e internettara” che dà a intendere che il rapporto dei Protestanti (in USA) con la Bibbia sia lo stesso dei Cattolici (in Italia e Europa).

    L’Anticlericalismo “classico” (ormai arcaico ?!) aveva solidi argomenti etici (anche se risentivano di una propaganda volta a descrivere la Chiesa in termini soltanto negativi, che in duemila anni non ne aveva mai fatta una giusta !) ma almeno NON esordiva con cazzate del tipo “Perché i serpenti non parlano più ?” come premessa segno di chissà quale presunto acume.

  305. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Infatti: a me certe smànie di Sicilia GalloItalica ricordano i Celtari che “si gettano a capofitto” su parole in Italiano come “braghe” , “bega”, “briga”, “sapone” e poche altre.

    • mirkhond scrive:

      Probabilmente hai centrato il punto ancora una volta.
      La riscoperta del “Gallo-Italico” (che brutto termine! e le galline? 😉 ) di Sicilia, come quello ancor più problematico di Basilicata (di cui non ho sentito UN audio, e di cui prima del viaggio del Rohlfs in Basilicata nel 1931, non se ne era praticamente accorto NESSUNO, e per la verità neanche DOPO tale viaggio), va forse proprio nella direzione della celtomania così diffusa nell’occidente americanizzato di oggi.
      Giusto per dire: ci siamo anche noi nel club “norreno” 🙂 dei “perfetti” sempre in senso celtaro/anglosassone/wasp!
      Senza nulla togliere alla grande influenza del sostrato celtico nella civiltà europea, di cui è una componente assieme alla greca, alla latina ed altre di tipo semitico, germanico e slavo, come giustamente ha rilevato Pino!

      • PinoMamet scrive:

        Beh, io non ho mai avuto a che fare con uno di quelle zone quindi non saprei…
        dalle interviste che ho sentito nei video, mi pare di vedere il solito campanilismo italiano, nulla di più. Non mi risultano (perlomeno, non sono pervenute qua) richieste di “affiliazione” o “gemellaggio” con i lontani parenti del Nord.

        Nè l’unica leghista che ho conosciuto (bresciana, ovviamente), molto curiosa sui vari “popoli” d’Italia, me ne disse mai alcunché; mentre al contrario era piuttosto interessata ad annoverare tra i nordici gli abruzzesi, va a sapere perché…

        non so neanche quanto siano apprezzate laggiù la varie mascherate dei “celtari”, dalle più filologiche (reenactors/ricostruzionisti appassionati di archeologia che spendono giorni a discutere della corretta ricostruzione di una fibbia) alle più fokloristiche (pirla in gonnellino scozzese, birre artigianali);

        è vero che l’unico suonatore di cornamusa scozzese è di famiglia siciliana, ma non credo che c’entri qualcosa!!

      • PinoMamet scrive:

        ” , e di cui prima del viaggio del Rohlfs in Basilicata nel 1931, non se ne era praticamente accorto NESSUNO”

        ma questo non è tanto strano. La gente non è formata da linguisti con conoscenza enciclopedica dei dialetti, e sicuramente dai vicini saranno stati classificati come “strani”, punto e basta.

        Del resto quella delle lingue come segnale identitario (e poi delle dialetti elevati a lingua, e poi delle varianti di dialetto elevate a lingua…) è un’ossessione piuttosto recente.

        Pensa a quanto tempo ci hanno messo per accorgersi che Piana dei Greci era Piana degli Albanesi!

        • mirkhond scrive:

          Beh questo è vero solo in parte.
          Sugli Arbereshe, i Griki e gli Slavi del Molise, anche nei secoli passati si sapeva che “parlavano diversamente”, ne mancavano gli eruditi locali a rilevarlo.
          Del resto fu nel 1853, che il conte raguseo dalmata Orsatto Pozza/Medo Pucić (1821-1882), in un viaggio nelle Due Sicilie, proprio a Napoli, udendo parlare alcuni operai di una fonderia in una parlata simile a quella delle sue parti, interrogatili, scoprì che erano slavi del Molise!
          Oggi noi li classifichiamo come croati dagli studi linguistici, e si ipotizzano che provenissero dalla Lika, dall’entroterra di Zara o dalla Dalmazia meridionale interna verso la Bosnia, ma allora questo dettaglio era irrilevante in quanto il Croato e il Serbo sono praticamente simili (e il conte Pozza/Pucić, appartenente ad una delle più ilustri casate di Ragusa/Dubrovnik, perfettamente bilingue italiano/slavo, si sentiva serbo!)

        • PinoMamet scrive:

          Certo, ma anche i cosiddetti “gallo-italici” del sud si sapeva che parlavano diversamente, semplicemente gli abitanti dei paesi vicini non sapevano che c’erano somiglianze coi dialetti del nord;
          e come avrebbero potuto saperlo?

      • PinoMamet scrive:

        Copio e incollo:
        ” Il nome di “Piana dei Greci” rimase in uso fino agli anni quaranta del Novecento, quando, in seguito a un regio decreto, dal 30 agosto 1941 venne modificato in “Piana degli Albanesi”. Qualche mese dopo, per decreto della Sacra Congregazione per le Chiese orientali del 25 ottobre 1941, anche ecclesiasticamente il nome di Planen Graecorum venne cambiato in Planen Albanensium, ossia Piana degli Albanesi. Nella seduta del 27 settembre 1947[6], facendosi portavoce della volontà e “del malcontento degli abitanti”, il consiglio comunale di Piana approvò all’unanimità una delibera che ripristinava la denominazione del paese in “Piana dei Greci”. Ma la prefettura di Palermo non approvò la delibera comunale..”

        Ecco un caso recentissimo in cui una denominazione identitaria religiosa-tradizionale era ancora preferita a una linguistica-nazionale, dai diretti interessati.

        • mirkhond scrive:

          Certamente.
          E infatti spesso il termine “greco” e “graecus”, in Napolitania e in Sicilia era sinonimo di bizantino, nel senso di aderente alla Chiesa cattolica di rito greco-bizantino, dunque inclusi anche gli Albanesi.
          Però anche il termine albanese non era ignorato, e come proprio a Piana dei Greci/Albanesi era utilizzato come sinonimo intecambiabile.
          Ce ne da una testimonianza il sacerdote siciliano don Giuseppe Buttà (1826-1886) di Naso (Messina), nel 1860 cappellano militare del 9° cacciatori dell esercito napoletano, e di stanza proprio nella Sicilia occidentale nel periodo della conquista piemontese.
          Don Buttà ci informa che il 9°, nel maggio 1860, dopo Calatafimi (15 maggio 1860) e prima della battaglia di Palermo (27-30 maggio 1860), passò proprio a Piana dei Greci.
          Il buon sacerdote ci racconta che, entrati in città, i soldati la trovarono deserta, finchè una ragazza di 18 anni, Annetta (o Annuzza?) si gettò piangendo ai piedi del prete.
          Interrogata da questi, Annetta spiegò in Siciliano (gli Albanesi della Piana erano bilingui utilizzando l’Arbereshe solo tra di loro) che alcuni (forse agenti della Mafia) avevano terrorizzato gli abitanti sullo sbarco di un’armata di Turchi (!) in Sicilia e la gente era fuggita.
          Gli unici rimasti erano la ragazza e sua nonna, inferma nel letto e accudita da Annetta.
          Don Buttà mostrando la sua croce pastorale (donatagli personalmente da Pio IX, quando giovane sacerdote di recente ordinazione, si era recato dal Santo Padre a Roma nel 1851) assicurò Annetta che loro erano i soldati del Re Francesco, che era figlio di una SANTA (la defunta serva di Dio, regina Maria Cristina di SAVOIA 1812-1836, prima moglie di Ferdinando II di Borbone).
          Rassicurata Annetta, dopo aver portato don Buttà dalla nonna, per un conforto religioso nella SUA LINGUA che don Buttà chiama alternativamente sia “Greco” che Albanese, Annetta richiamò i suoi concittadini.
          I quali sbucati da sottani e da luoghi vicini riemersero alle parole della loro concittadina!
          Poi don Buttà, insieme a papa Ignazio, il sacerdote albanese greco-cattolico organizzarono i vettovagliamenti della truppa, e quando il 9° cacciatori partì da Piana alla vola di Palermo, furono salutti da un folla di un migliaio di persone al grido di :Viva il Re!
          Ora questo curioso episodio, ci indica proprio l’INTERCAMBIABILITA’ dei termini Greco e Albanese come sinonimi di bizantino, ma nello stesso tempo la consapevolezza di una DIVERSITA’ ETNICA di tale gruppo arbereshe rispetto al contesto siciliano latinofono e cattolico.
          Diversità rimarcata anche dal rito bizantino, anche se cattolico!
          E don Buttà stesso ci informa che senza il prezioso aiuto di Annetta come INTERPRETE, avrebbe avuto serie difficoltà ad organizzare la permanenza ed il vettovagliamento del 9° cacciatori a Piana!
          E infatti per sdebitarsi il sacerdote prim di partire regalò alla ragazza albanese la sua croce pastorale, dono del Papa, chiedendole di pregare per lui e per i soldati del Re!

        • habsburgicus scrive:

          si noti la data del R.D…
          effetto (un po’ ritardato) della guerra di Grecia..e della creazione, sotto egida italiana, della Grande Albania 😀

  306. mirkhond scrive:

    “L’Anticlericalismo “classico” (ormai arcaico ?!) aveva solidi argomenti etici (anche se risentivano di una propaganda volta a descrivere la Chiesa in termini soltanto negativi, che in duemila anni non ne aveva mai fatta una giusta !) ma almeno NON esordiva con cazzate del tipo “Perché i serpenti non parlano più ?” come premessa segno di chissà quale presunto acume.”

    Gli anticlericali di ieri (secc. XVIII-inizi XX) si battevano contro una Chiesa davvero potente e soprattutto influente in quanto vertice della Cristianità di massa, e come tale davvero capace di influenzare le coscienze.
    Da qui una lotta durissima e sentita, anche perché condotta sostanzialmente da una MINORANZA.
    Oggi invece l’anticlericalismo, o meglio l’indifferentismo sia pur venato di critiche ormai divenute LUOGHI COMUNI, è ormai un SENTIRE COMUNE, e la stessa Chiesa pur con quel potere che ancora ha, è solo l’ombra della potenza che fu come fulcro di una ormai ESTINTA Cristianità di massa “totalizzante” di epoche passate, come l’ha ben definita Habsburgicus.
    Per cui se tanto “cate creativo” fa pena, anche tanto uaarismo ne fa altrettanta, visto il differente contesto storico e culturale di oggi.

  307. mirkhond scrive:

    “e come avrebbero potuto saperlo?”

    A livello di eruditi locali lo sapevano, come il già citato Giuseppe Beritelli di Nicosia, e ancor prima Tommaso Fazello da Sciacca ( 1498-1570), Giuseppe Buonfiglio di Messina (1547-1622), Caio Domenico Gallo pure di Messina (1697-1780), e Francesco Maria Testa (1704-1773) pure di Nicosia.
    Il Testa come il Beritelli, entrambi di Nicosia dovevano poi essere (almeno in parte) di origine lombarda!
    Questo per la Sicilia.
    Mentre per la Basilicata, non ho finora trovato testi, tracce o memorie sul locale “lombardo” ANTECEDENTI al già citato viaggio del Rohlfs del 1931, e in verità nemmeno DOPO!

  308. mirkhond scrive:

    Sul “Lombardo” di Basilicata, spero che Peucezio possa fornirmi qualche indicazione più dettagliata.

    • Peucezio scrive:

      Con calma te lo spiego un po’ più approfonditamente.
      Per ora ti sintetizzo che si tratta di due aree, una più o meno al centro(-nord) della regione, comprendente Potenza città, un’alta a sud-ovest, vicino Maratea, che hanno dialetti complessivamente lucani, ma con delle tracce galloitaliche, per esempio il passaggio di t intervocalica a d, che in alcune parlate, come le d originarie, rotacizza, come in napoletano, col risultato di avere participi in -arə (< -adə) anzichæ in -atə.
      Se n’è accorto il Rohlfs per primo. Prima di lui credo che nessuno, neanche localmente, si fosse reso conto di qualcosa di anomalo rispetto ai dialetti vicini.

      • mirkhond scrive:

        Per potersene accorgere solo un orecchio di esperto come il Rohlfs, vuol dire che di tali idiomi lombardi di Basilicata, non doveva sopravvivere che qualche termine o inflessione in un contesto comunque napoletanofono!

        • Peucezio scrive:

          Comunque se ti interessa ce l’ho un file in cui si elencano le caratteristiche dei dialetti galloitalici di Lucania.

        • mirkhond scrive:

          Sì m’interessa, basta che almeno sia comprensibile per i non addetti ai lavori!
          In tal caso chiedo a te! 🙂

  309. mirkhond scrive:

    Per Habsburgicus

    La “riscoperta” dell’albanesità italiana in funzione di imperialismo balcanico però, non è una novità del fascismo, ma risale già agli anni successivi al 1870, quando il governo “italiano”, approfittando delle rivolte antiottomane nei Balcani, pensava già ad un piede italiano in Albania, appoggiando la rivolta di un notabile albanese dei Mirditi del nord, nel 1876-1877!
    Mussolini non fece che riallacciarsi a questa politica a lui precedente!

    • habsburgicus scrive:

      si..ma il nome fu cambito solo nel 1941 !
      (e, dal momento che era in consonanza con le ricerche etno-filologiche fu mantenuto anche dopo il 1943)

      • mirkhond scrive:

        Il nome, ma NON l’interessamento alla realtà arbereshe, finalizzata alla penetrazione del nuovo regno unitario nei Balcani.
        Già nel 1911 del resto nell’Albania ancora (per poco) ottomana, le esportazioni italiane superavano quelle austriache.
        E l’occupazione di Valona avviene alla fine del 1914!

  310. Moi scrive:

    Però si sta arrivando al paradosso che il “GalloItalico” per antonomasia è tale molto meno di quello che di fattolo è ma nessun parlante ha mai definito così …

    Un po’ come “Latino”, che “fuori da una scuola” fa pensare prima al Centro e Sud America contemporanei che NON all’ Italia centrale nell’ Antichità …

    Poi c’è la mania ormai diffusa purtroppo anche in Italiano di definire come “etnico”, in un unico calderone, tutto ciò che sostanzialmente non è contemporaneo e di stampo AngloSassone.

    • PinoMamet scrive:

      “Un po’ come “Latino”, che “fuori da una scuola” fa pensare prima al Centro e Sud America contemporanei che NON all’ Italia centrale nell’ Antichità”

      molto ma molto “fuori” da una scuola, però…
      😉
      la messa in latino se la ricordano in tanti, anche tra i meno colti, e nessuno la immagina come un ballo sudamericano 😉

      • mirkhond scrive:

        Quello che dice Moi però è vero negli Usa, dove anni fa, dai risultati di un test tra gli studenti, venne fuori che lì “Latino” è sinonimo di America Latina! 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Sì, è una delle cose che mi fa incazzare degli USA (insieme al loro definirsi l’America per antonomasia, e a circa un milione di altre cose… per il resto tutto bene 😀 )

        • habsburgicus scrive:

          però all’estero (o comunque fra gli stranieri) “latino” ha spesso quel senso lì..
          anni fa ho conosciuto una donna romena che vive qui (non più giovane ma ancora bella) e, parlando, non so come, venne il discorso sul fatto che io, da ragazzo, avevo particapato ad una gara di latino (era il Certamen Ciceronianum di Arpino…anche allora avevo conosciuto una romena, giovane questa 😀 poi mia amica)..
          beh lei si mostrò interessata (mi stupivo 😀 in genere sono le cose che non interessano nulla alle donne) e poi viene fuori che pensava che fosse una gara di ballo 😀 😀 😀

        • mirkhond scrive:

          Detto da una rumena è abbastanza PENOSO, visto l’ottimo livello di istruzione scolastica che hanno avuto sotto il comunismo, e il vantarsi proprio della loro LATINITA’ nel mare slavo e davanti agli odiati Ungheresi!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      L’unica volta che ho sentito usare “latino” fuori contesto per indicare l’America Latina è stato da parte di una tedesca. La quale, ovviamente, non fu compresa da nessuno di noi italiani, che cercavamo di capire che razza di cantanti ascoltasse che facessero canzoni in latino 😀

  311. mirkhond scrive:

    “Però si sta arrivando al paradosso che il “GalloItalico” per antonomasia è tale molto meno di quello che di fattolo è ma nessun parlante ha mai definito così …”

    Infatti si autodefinivano ed erano definiti lombardi.

  312. Moi scrive:

    Quanto al “Paese di Destra” di cui sopra, secondo Aldo Cazzullo “di Destra” significherebbe “Liberale” in tutto il mondo … fuorché in Italia; ove significa “Fascista” nel senso tutto Italiano di “Non-Statalista” e “Non-Terzomondista”.

  313. mirkhond scrive:

    Liberale può indicare varie realtà ideologico-politiche dall’antistatalismo, dal suprematismo bianco soprattutto wasp chiamato antiterzomondismo, al libertinaggio sessuale e all’individualismo e all’indifferentismo religioso!
    Dunque puo’ essere di “destra” ma anche di “sinistra”.
    Come DI FATTO E’ nel ATTUALE mondo politico italiano, col suo MONOBLOCCO liberale senza di fatto alcuna vera opposizione, tranne i 5stelle fino a ieri!

  314. habsburgicus scrive:

    @Moi (e tutti)
    Molto interessante il link che hai postato su Franceschetti e massoni.. (mi riferisco solo a parte di quell’intervento..non ai nomi fatti che possono essere bufale né tantomeno ad altri eventuali scritti dello stesso, che non conosco)
    Purtroppo passato del tutto inosservato qui 😀
    Egli ha ragione su questo fatto che la Massoneria, piaccia o non piaccia (e credo che a te non piaccia :D) è l’Asse portante della “civiltà” occidentale degli ultimi secoli, diciamo da fine XVIII secolo…
    Massonica fu in essenza la rivoluzione giacobina (e da allora in poi i fratelli non hanno più lasciato le loro grinfie dalla Francia, neppure durante la Restaurazione o a Vichy :D), massonica è la rivoluzione italiana (l’unità, in sé accettabile e anche affascinante, è in fin dei conti il meno 😀 anche se all’epoca molti, in buona fede, pensavano fosse il più), massoniche furono le vittorie degli “alleati” del 1918 e del 1945 (qui con aiuto del bolscevismo che deriva però anche da lì, pur con sue specificità “eretiche”), massonica è la UE..
    In questo senso oggi la massoneria è dovunque nelle classe dirigenti del mondo “occidentale” (e anche in Italia parte integrante di quel mondo dal 1945), dunque non dovremmo stupirci che TUTTi i Presidenti del Consiglio, quasi tutti i Ministri, il 90 % dei deputati, il 75 % dei consiglieri regionali, l’80-80 % dei giornalisti, i boiardi di stato che se la spassano con le escort alla faccia nostra :D, i prelati in carriera ecc siano massoni 😀 dovremmo, semmai, stupirci che ci sia ANCHE qualche non-massone 😀
    Ha ragione nell’affermare che si è passati dal governo di uno solo (i Re) al governo di una élite (i massoni e, specialmente, gli illuminati)..
    Purtroppo queta élite è culturalmente vacua, volgare e incapace di produrre alcunché di buono…(almeno oggi)
    Anche il fatto che sia mantenuta la segretezza anziché proclamare fieramente “il mondo è nostro, e lo governiamo noi :D” è, storicamente parlando, un unicum..nei saecula cristiana la Chiesa ESPRESSAMENTE manifestava il suo potere 😀
    Resta il fatto che, sine ira et studio, il processo di massonizzazione dal XVIII al XX secolo, è interessantissimo..e sarebbe tema di un grande storico..che non c’é..e non ci sarà mai 😀 rebus sic stantibus

  315. mirkhond scrive:

    Concordo al 99%, tranne sul fatto che unificare l’Italia fosse di per se un fatto positivo, visto NEI FATTI, le SOFFERENZE che provocò e le asimmetrie che ha provocato nello sviluppo delle aree “meridionali” fino ad oggi.
    Anch’io comunque mi chiedo come mai il mantenimento a tutt’oggi del carattere “esoterico” dei vertici massonici, visto il DOMINIO MONDIALE e l’influenza culturale ormai diffusa sulle coscienze, che hanno OGGI!

  316. Moi scrive:

    Fra l’ altro l’ espressione “(America) Latina” si concentra moltissimo su quella di lingua Spagnola … il Brasile tendenzialmente è percepito come se fosse a parte.

    • mirkhond scrive:

      Sarebbe interessante capire il perché il Brasile sia inteso come diverso nel quadro latinoamericano.
      Forse perché di origine portoghese?
      E se sì, perché i Portoghesi NON sono percepiti come latini dagli usani, almeno non come gli Ispanici?
      Forse perché ESCLUSIVAMENTE atlantici fin nella madrepatria?

      • Moi scrive:

        Non so, però in fondo i Portoghesi sono pur sempre un popolo della Penisola Iberica, tradizione cattolica, lingua neolatina … forse NON essendo il Brasile al confine con gli USA è sentito come un “altrove”.

        • Moi scrive:

          Poi quella del Brasile è una società di “Melting Pot” molto più “Melting” di quella USA … a parte Cuba, il mondo ispanofono tende a essere più omogeneo culturalmente.

      • PinoMamet scrive:

        Mo’ non andrei così nei particolari, a livello di ignoranza… voglio dire, è sempre difficile definire chi e cosa “non” si sa.

        A me pare che i brasiliani negli USA siano compresi nel generico immaginario “latino”, come forse persino i portoghesi e gli spagnoli.

        Turisti americani a Roma mi si sono rivolti in spagnolo (con l’aria tra l’altro di chi mi usa una certa gentilezza): dubito che facciano così tante differenze con il portoghese…

        Invece tutte le persone vagamente abbronzate, in mancanza di ulteriori informazioni, vengono comprese sotto il generico “black” o “african american”

        (ricordo una lunga telefonata, negli USA, di un’amica statunitense a una sua amica, nella quale tentava invano di spiegarle che il fidanzato del momento non era “african american”; non era nemmeno- parole sue- “cafe au lait”, ma era, perlappunto, brasiliano…)

        • mirkhond scrive:

          “Turisti americani a Roma mi si sono rivolti in spagnolo (con l’aria tra l’altro di chi mi usa una certa gentilezza)”

          E tu come gli hai risposto?
          Comunque è lodevole che gli Usani conoscano (e utilizzino) lo Spagnolo come seconda lingua!

        • PinoMamet scrive:

          Gli ho risposto in spagnolo! 😀
          (orecchiato)

          Credo che molti statunitensi lo studino a scuola (ancora non ho capito come funzionino i programmi delle scuole americane, comunque) e poi ovviamente è una lingua molto diffusa a causa della fortissima minoranza ispanofona.

          Ti dirò che, a differenza di altri che forse ci si sarebbero incazzati, ho apprezzato lo sforzo di rivolgersi all’italiano di turno in una lingua perlomeno simile 🙂

        • mirkhond scrive:

          “Ti dirò che, a differenza di altri che forse ci si sarebbero incazzati, ho apprezzato lo sforzo di rivolgersi all’italiano di turno in una lingua perlomeno simile :)”

          Concordo! 🙂

      • PinoMamet scrive:

        La cosa assurda è che persino gli africani-africani vengono chiamati a volte “african american”, perché il termine “educato” per indicare i neri!
        😀

  317. mirkhond scrive:

    Più precisamente il test rivolto agli studenti usani chiedeva loro che cosa sapessero sul Latino inteso come la lingua di Roma.
    Quelli però lo intesero come lo Spagnolo del Sudamerica, come già accennato! 🙂

    • Moi scrive:

      Internet ha aperto una breccia enorme alla possibilità di Resistenza Culturale (Italiana ed Europea) agli USA, le conseguenze ? Chi deve capir capisca …

    • Francesco scrive:

      per la precisione, Latino è il termine che comprende le due culture dominanti del Centro e Sud America, quella ispanica e quella lusitana.

      credo che nasca come “Latino-americano”, su rimostranze dei brasiliani che non volevano essere compresi negli “Ispano-americani”

      qui a Mailand indica i festival di cibo e ballo latinoamericani in cui si ritrova l’amplissima comunità di immigrati

      ciao

  318. mirkhond scrive:

    Non capisco…..

    • Moi scrive:

      L’ignoranza USAna , con Internet si estende molto prima in Europa … il processo era più lento e più contenuto finché c’era solo TV, radio, musica su irrinunciabili supporti rigidi e carta stampata.

      Ad esempio, un vecchio film degli Anni Ottanta si intitolava “La Rivincita dei Nerds” … ma quest’ultimo termine _ oggi usatissimo e comunissimo anche in Italiano _ rimase come “una roba Americana” fino ai primi Anni Duemila.

  319. mirkhond scrive:

    Sì ho capito adesso, e hai perfettamente ragione.
    La globalizzazione seppur incompiuta politicamente, però è ormai nei fatti una concreta realtà culturale, e purtroppo originaria da una matrice che peggiore non puo’ essere….

    • Francesco scrive:

      sicuro di non conoscere altre culture che hanno sognato di dominare il globo e che sono peggiori?

      a me ne vengono in mente parecchie …

      😀

  320. mirkhond scrive:

    Dove ammurtà=spegnere, è simile ad ammorta che ha lo stesso significato in Ligure.
    Per il resto, ripeto, solo l’esperto orecchio del linguista puo’ scorgervi ALCUNI TENUI RESIDUI settentrionali di un’area tra Monferrato e Liguria, luogo di provenienza di tali coloni.
    I linguisti Patrizia Del Puente e Franco Fanciullo addirittura sostengono che quest’area lucana sia solo un RESIDUO di un territorio linguistico “lombardo” che in passato dovette essere molto più VASTO, e comprendente oltre ad un’area più estesa della Basilicata, anche parte del territorio meridionale del Principato Citra (provincia di Salerno) in un continuum che andava da Potenza al Tirreno!

    • PinoMamet scrive:

      Certo rispetto agli esempi siciliani pare essersi conservato davvero davvero poco;
      però molto interessante la teoria dei linguisti che citi.

      C’è da riflettere su più piani:

      1- cosa fa sì che un’area sia più conservativa di un’altra?

      2-se di un’area tanto vasta non restano oggi (a distanza relativamente recente) che un paio di termini e qualche sfuggente caratteristica fonetica, allora di cosa parliamo quando parliamo, tanto per due esempi a caso, degli Etruschi o dei Luvii?

      Non dico della parte (piccola) che già conosciamo, ma delle infinite teorie su ciò che NON conosciamo. Tutte interessantissime, ma, in definitiva, che ne sappiamo? Quante minoranze interne avranno avute, di cui non verremo mai a sapere? Quale è la storia esatta dei loro (o di mille altri popoli) viaggi, contatti, scontri, meticciamenti, migrazioni?

      E insomma ogni popolo appare sempre più chiaramente nella sua forma di “invenzione” contingente: oggi sono lombardo, domani sono lucano, dopodomani sarò italiano, poi europeo, poi, chissà, in una qualche ridistribuzione regionale, campano o pugliese
      (le regioni spagnole hanno cambiato forma più volte anche di recente, così credo le contee inglesi ecc.)
      e ne lfrattempo magari sarò anche di origine africana o ucraina o che altro, ma tra cento anni, se me lo chiedono, dirò che sono campano punto e basta…

      • mirkhond scrive:

        Concordo e difatti è più ciò che NON sappiamo che ciò che sappiamo, più andiamo indietro nel tempo e troviamo linguaggi ormai estinti che, essendo solo orali, non hanno lasciato traccia alcuna.
        Però se ci ragioniamo, osserviamo quanto siamo davvero METICCI, risultato di tante MIGRAZIONI avvenute nel PASSATO, e proprio per ciò che dice Moi sulla mobilità di singoli o di INTERI GRUPPI DI POPOLAZIONI anche nel passato, sia quelle più conosciute, sia quelle di cui abbiamo solo deboli tracce documentarie e linguistiche come nel caso del “Lombardo” di Basilicata.
        Perciò sono davvero penosi i partiti e i movimenti razzisti alla Salvini e alla Le Pen che vorrbbero chiudere l’Europa alle tante ondate migratorie che OGNI giorno giungono prevalentemente dall’Africa a Lampedusa.
        Qualche anno fa David Sassoli disse che nei prossimi 50 anni, qualcosa come oltre 60.000.000 di Africani verranno in Europa, viste le condizioni evidentemente insopportabili delle loro terre di provenienza!
        Certo la cosa puo’ far male,pensando che l’Africa ha tali ricchezze che, diversamente governata, dovrebbe provocare casomai l’EFFETTO OPPOSTO, e cioè quella di un’emigrazione franca e romaica, da un ‘Europa in decadenza e affamata dal crollo delle politiche sociali in seguito alla fine del pungolo comunista e per la globalizzazione e l’imposizione dell’euro!

        • Francesco scrive:

          veramente il motivo per cui la direzione dell’emigrazione è quella che è e non quella opposta è proprio il tipo di politica economica seguita in Europa e non in Africa o Medio Oriente

          ma dimenticavo che per pontificare di economia saperne qualcosa è del tutto superfluo, giusto?

          🙂

    • Moi scrive:

      Be’, anche in Bolognese “spegnere” è “śmurz’èr”, con “ś”in luogo di “a” e “t” che diventa “z’ ” … però, per quanto più raro, “smorzare” è Italianissimo. Certo, il Dialettofilo cerca sempre la parola meno simile all’ Italiano, o almeno più simile a quella meno comune in Italiano e “standardizza” quella.

      Però è vero che certi calchi dall’Italiano NON sono presenti in dialetto: paradossalmente, a Bologna, i dialettofoni di inizio Novecento capivano meglio “discorrere” di “parlare”; “mezzodì” di “mezzogiorno” ; “scranno” di “sedia”; “levare” di “alzare” ; “giacere” di “stare sdraiati”; “smorzare” di “spegnere”; “sprocchi” di”arbusti”; “brache” di “pantaloni”; ecc …

      • mirkhond scrive:

        Paolo Gulisano sostiene, che tra i coloni latini che i Normanni portarono in Sicilia, vi fossero anche genti di Ferrara (oltre che di Genova, Amalfi e Potenza), stanziatisi soprattutto a Patti, ad ovest di Messina, per rafforzarvi il neovescovato cattolico, circondato da un mare romeo-bizantino!
        Ai nuovi coloni lombardi, romagnoli e amalfitani era richiesto solo il servizio militare come unico obbligo!
        Questo piccolo esempio dimostra ciò ch sospetto, sulla eterogenea presenza di VARI e DIFFERENTI gruppi lombardi e NON, per creare una popolazione latina-cattolica in cui assorbire gradualmente gli indigeni romei e arabo-maghrebini (a loro volta frutto dell’assorbimento delle precedenti popolazioni siciliane!).

      • Moi scrive:

        Anche “butirro” rispetto a”burro”; “beccaio” rispetto a “macellaio” (ma per etimo il primo dovrebbe occuparsi solo di carne caprina … però negli Anni Cinquanta il secondo si era già imposto e dialettizzato consolidato nettamente, checché ne dicano i dialettofili) ; ecc …

        Caso simile al macellaio, il frigorifero / congelatore : in teoria giaz’èra “ghicciaia” o “giaz’arén” (dimutivo con cambio di genere grammatcale) … in realtà si è imposto “al frigo” e _direttamente dall’ Inglese del brevetto stesso, cfr. “freezer”_ “al frîżer” [si noti il mantenimento fonetico della “ee” con “î” … impossibile in Italiano] . Ma in questo caso la spiegazione è molto più semplice: frigoriferi / congelatori e ghiacciaie sono due robe tecnologicamente (!) diversissime : la differenza la fa nientemeno che un impianto elettrico ! … Diventa ovvio, quindi, dare nomi diversi a cose palesemente diverse.

  321. Moi scrive:

    Scusate se lo dico in modo “Gentiliniano”, ma qui c’è chi fa finta (!) di non capire :

    E’ ovvio che dei Negri e dei Beduini che vogliano arrivare in Europa approdino a Lampedusa e NON alle Isole Svalbard !

  322. mirkhond scrive:

    Oppure in Africa! 🙂

    • Moi scrive:

      Già, un’ Africa che perdipiù alcuni ancora vorrebbero far cominciare sotto Ascoli Piceno a Est e sotto Gaeta a Ovest …

    • Moi scrive:

      Ma infatti qualche “testa bionda” 😉 si può trovare anche in Maghreb … anche se c’è chi dice che sarebbero geni vestigiali “Guanci”, ritiratisi alle Canarie finché han potuto perché _ come cambia il Mondo ;)_ i Levantini erano assai più avanzati tecnologicamente e culturalmente, ben meglio armati e molto meglio organizzati !

  323. mirkhond scrive:

    Lo sai che mi sento di schifo :), al pensiero che avevamo conquistato l’Ifriqiyya e l’abbiamo persa perché re Guglielmo I (1154-1166) dovette fronteggiare le rivolte del baronaggio normanno-longobardo e dei Longobardi di Puglia (1155-1158) e subito dopo quello del baronaggio normanno-lombardo di Sicilia e i pogrom antimusulmani di Ruggero Sclavo e Tancredi di Lecce (1160-1161) che fecero perdere al re tempo prezioso e risorse, di fronte all’avanzata degli Almohadi, fondamentalisti berberi sunniti nell’Ifriqiyya e poi in al- Andalus!
    E chi ci rimise furono gli Afariq, i cristiani d’Africa, latinofoni, ancora esistenti e che col crollo del dominio normanno in Tunisia nel 1160, si videro costretti (assieme ai Sefarditi e agli Ibaditi) ad abbracciare la Sunna o a morire ammazzati!
    Anche se pare che, in base agli studi di una controversa interpretazione dello storico tunisino Ibn Khaldun (1331-1406), pare che nell’Ifriqiyya meridionale, attorno all’oasi di Gafsa una comunità cristiana afariqi sopravvivesse ancora fino al XIII secolo!
    Su quest’ultimo tenace centro di cristianesimo latinofono, i cronisti musulmani tra XIII e XVIII secolo, tra cui il celebre Leone Africano (1485-1554), citato più volte da Pino, affermano che il locale Afariq fosse un Latino differente da quello dei Franchi, e Ibn Khaldun lo trova addirittura affine al Sardo, affermando a suo parere, che si sarebbe formato da una (fantomatica) colonia di Sardi emigrati in Ifriqiyya non si capisce bene ne come ne quando e ne perché, e per giunta in una sperduta oasi del deserto alle porte del Sahara! 🙂
    Evidentemente tale Latino d’Africa doveva piuttosto avere una qualche somiglianza col Sardo (o almeno così poteva apparire all’orecchio di un uomo coltissimo come Ibn Khaldun), non solo per via dell’antico esarcato romano-bizantino d’Africa (534-709 d.C.) di cui la Sardegna (con la Corsica) era stata parte, ma più verosimilmente anche per una questione di SOSTRATO BERBERO, che pare accertata almeno per la componente MAGGIORITARIA dei Sardi pre-romani, gli Iliensi, abitanti nella Sardegna centromeridionale, e di cui la Barbagia, forse conserva una qualche REMOTA ASSONANZA con berbero e Barberia, com’era chiamato il Maghreb pur ormai arabizzato, ancora nei secoli XVI-XVIII!

  324. habsburgicus scrive:

    @Mirkhond
    Una curiosità…
    Perché, nonostante la tua fortissima devozione alla storia dei Borbone, non parli mai del grande principe di Canosa ?
    1° perché visse prima di Garibba’ ed è importante soprattutto per l’epoca giacobina e il 1820-1821, di cui finora qui si è parlato molto meno ?
    2°, oppure perché era un aristocratico, “reazionario” (nel senso più puro della parola) laddove il tuo borbonesimo è schiettamente popolare, sociale, oserei dire di sinistra (nel senso che questa parlola aveva 50 anni fa..non certo quello di oggi ove la “sinistra” è radical-chic) ?

  325. habsburgicus scrive:

    @Roberto
    ma che ha fatto il vostro Juncker agli inglesi ? 😀

  326. mirkhond scrive:

    Hai colto un aspetto importante del mio pensiero politico.
    Effettivamente sono un “borbonico-sociale” ;), e quindi sono più interessato al legame re-popolo.
    Inoltre il Principe Medici di Canosa (ramo napoletano della celebre casata toscana), viene considerato nella storiografia napoletana, anche borbonica vedi Giacinto de Sivo (1814-1867) come un grossolano pasticcione, che nel 1816-1821, per combattere la massoneria-carboneria napoletana, ne avrebbe creata una di segno opposto, i Calderari.
    Col risultato di rendere travagliata e insanguinata la vita politica e civile della Napolitania post-murattiana, già afflitta da pesanti sofferenze e casini derivati dal turbolento periodo delle invasioni francesi e dai maneggi dei loro tirapiedi giacobini nostrani.
    Dunque un Regno uscito SPOSSATO da lunghe guerre e disastri sociali, che abbisognava piuttosto di PACE, necessaria per la nostra ripresa, piuttosto che rimarcare pesanti strascichi di un recentissimo passato.
    Stando allo storico napoletano Giuseppe Gleieses (di simpatie borboniche) nel 1815-1821, tra carbonari e calderari vi erano tra i 300.000 e i 600.000 aderenti a tali massonerie progressiste e reazionarie, e lo stesso Ferdinando I (1759-1825, I dal 1816), pare che avesse esclamato che per poco anche lui non si affiliava ad una delle due sette! 🙂
    Canosa srà stato un ottimo dottrinario, e credo che sia stato più apprezzato nei circoli reazionari stranieri, come a Modena, piuttosto che in patria, visti i casini che come uomo politico aveva contribuito a creare con la restaurazione!
    Le mie simpatie reazionarie non sono di uno sterile dottrinarismo, simil-contrario a quello giacobino e poi marxista, ma sono sempre legate a realtà CONCRETE di politiche regie sensibili alle esigenze del popolo!

    • habsburgicus scrive:

      però Canosa intuì qualcosa di fondamentale, che dopo di lui purtroppo non ha capito nessuno..che la massoneria si può battere solo con una massoneria !pensiamo se, nel 1945-1946, si fosse creata una “massoneria” bianca o bianco-nera (non juventina), segretissima, ma con appoggi della Santa Sede e dei vecchi apparati fascisti..per potere influire, nell’ombra, sul governo e favorire patrioti nazionali (e anche per promuovere propri uomini, sicuri)..oggi non saremmo al punto in cui siamo 😀 utopia lo so 😀 ma i sogni, talora, sono ammessi 😀
      concordo sul dottrinarismo del Canosa, che lo rende peraltro affascinante

      • PinoMamet scrive:

        Ehm, sembra la descrizione della P2!!
        😉

        • mirkhond scrive:

          In aggiunta a ciò che ha detto Pino ;), se ti leggi gli studi (reperibili in internet) dello storico siciliano Giuseppe Casarrubea, proprio in Sicilia, negli anni 1943-1950, si sarebbe creata una massoneria bianca antikomunista formata da mafia, chiesa, uomini del vecchio apparato fascista e della X MAS più i risorti briganti come Salvatore Giuliano.
          Tutti insieme appassionatamente a METTERLA IN CULO ai braccianti siciliani a Portella della Ginestra il 1 maggio 1947!

        • habsburgicus scrive:

          la P2 era il meno peggio 😀 (anche per quello fu scoperta, altrimenti avrebbe avuto eo ipso l’immunità :D)..tuttavia era sempre massonica 😀 e dunque obbediente, in definitiva, a forze oscure anti-nazionali e anti-cattoliche (ignote probabilmente ai piduisti..chissà,, forse questo aspetto interessava poco allo stesso LG :D)

          questa ipotetica società, che mai sorse e MAI sorgerà rebus sic stantibus avrebbe sì dovuto essere segretissima, avrebbe si dovuto usare (anche) allettamenti materiali per favorire le adesioni (gli uomini sono quelli che sono..1 su 1000 agisce per ragioni ideali, gli altri 999 pensano soprattutto, e talora esclusivamente, al loro “particulare :D), MA avrebbe dovuto nel segreto essere anti-massonica, anti-giacobina, diffidente verso gli anglosassoni ed operare SEMPRE su questa base 😀 (fra l’altro opponendosi all’ingresso nella NATO, pur mantenendo rapporti se possibile amichevoli con gli USA che all’epoca erano meno peggio di Stalin :D)
          l’Opus Dei non saprei..credo che il suo potere sia esagerato..in più temo che sia infetta
          come, purtroppo, lo sarebbero (in gran parte) le gerarchie della Chiesa, oggi..
          qualcuno già parlò di “Gran Loggia Vaticana” nel 1978.. se vero, da aver paura 😀 praticamente erano massoni tutti…e non solo allo IOR 😀 effetti (indesiderati, voglio crederlo…o far finta di crederci) di quel famoso Concilio 😀
          oggi, è triste dirlo ma io non ho mai amato l’ottimismo autoconsolatorio, c’è da chiedersi se moltissimi prelati NON ABBIANO rinnegato Cristo (nel chiuso di templi ultrasegreti)..in ogni caso io oggi non sarei poi così fiducioso che in Vaticano (tranne qualche lodevole eccezione) si creda in Cristo !
          il discorso è diverso, e migliore, per il clero più basso….che talora sbanda, ma non per esoterismo ma per più “canonico” (anche se deleterio) sinistrismo e conciliarismo 😀

        • mirkhond scrive:

          Bisogna però chiedersi come mai l’anticattolicesimo sia più potente.
          Forse perché intimamente legato a quel mondo anglosassone protestante da cui è nato, e che negli ultimi 300 anni ha acquisito un potere MONDIALE!

        • habsburgicus scrive:

          o forse ben altro 😀 ma dal 1945 non è più permesso fiatare sull’argomento 😀 😀
          una volta si diceva (la prima parola mettetela voi :D)
          il [XXX] è Re, il massone è il suo ciambellano e il bolscevico è il suo boia 😀
          (lo dicevano quelli della R.I.S.S=Revue Internationale des Sociétés Sécrètes…io non concordo assolutamente, sia chiaro..lungi da me aderire a tali complottismi !)

      • mirkhond scrive:

        Beh ma la massoneria bianca fu effettivamente creata nel 1928-1930.
        E’ la celebre Opus Dei 🙂 isituita dal prete aragonese Escrivà de Balaguer, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1992, e che, curiosamente assomiglia pure a Licio Gelli in abito talare! 🙂

  327. mirkhond scrive:

    Inoltre la caduta del Canosa e la rivoluzione massonica del Pepe del 1820-1821 (pur da me aborrita) non provocarono ne il crollo della Dinastia, ne tantomeno quella del Regno, visto che l’unitarismo panitaliano, uscirà fuori più tardi dalla confusa melassa risorgimentalista e ad opera del pensiero di Mazzini, colla sua giovine italia nel 1831-32, e non si sarebbe imposto che in un contesto internazionale molto differente e a forte regia britannica, solo nel 1859-1861!
    Mentre, grazie anche ai casini provocati dalle politiche del Medici di Canosa, ci dovemmo beccare sei anni (1821-1827) di pesante okkupazione austriaca, le cui truppe erano pagate da NOI.
    Cosa che sollecitò Francesco I (1825-1830) ad accelerare la ricostruzione del nostro esercito, nel 1825-1827!

  328. mirkhond scrive:

    A me rode di più l’impossibilità di Francesco II (1859-1861) di salvare la Napolitania dalla conquista piemontese, perché fu allora che perdemmo la nostra indipendenza, ritrovandoci aggiogati ad un falso unitarismo di cui noi siamo stati “l’Affrica” i “Bedduini” e i “Maruchein dla Maruconia” buoni solo a dare soldi, soldati, e tanta forza lavoro per arricchire l’Italia che conta (grazie a noi)!

    • Francesco scrive:

      forse avrebbe dovuto iniziare a salvare l’unità del regno trovandosi alleati in Sicilia, anche perchè credo avesse da offrire più che i piemontesi

      non so se quello che mi irrita di più nelle tue ricostruzioni è la ridicola contro-storia economica a fini unitaristi contemporanei o la disonesta negazione dei limiti e degli errori dei Borbone, che pure sono la prima causa del successo delle trame anglo-cavouriane!

      ciao

  329. MOI scrive:

    @ HABSBURGICUS

    In un altro video del “Caffé Teologico di Verona” [sic … anche se uno penserebbe tutt’altro che incontri di Cattolicesimo tradizionale 😉 ] Francesco Agnoli dice che suo padre era Presidente del RotaryClub di Bologna: gli fu chiesto di divenire Massone, ma lui rifiutò perché _ a differenza di altri Cattolici che si fermano all’ aspetto esteriore “filantropico” della Massoneria, si deve dirlo … _ trovava la cosa incompatibile con l’ essere Cattolico.

    • habsburgicus scrive:

      e fece bene !
      del resto prima del Concilio (e soprattutto prima del 1945, anzi prima della fine degli anni ’30 perché credo sia stato interdetto allora) la Chiesa sconsigliava pure l’adesione al Rotary visto come “terreno di reclutamento” di massoni 😀

      P.S: il 95 % di quelli che ci entrano (e talora sbavano per essere cooptati..non è poi così facile 😀 nemmeno in Toscana :D) lo fa non perché creda alle stupidaggini dell’esoterismo, ma perché ottiene l’ingresso nei giri “giusti”, il che gli dà il modo di far carriera alla faccia nostra (e di prendere ingiustamente il posto di chi lo meriterebbe…donde i noti problemi, e anche peggio !)..chissà che risate si fanno nel chiuso delle logge, mentre decidono chi deve essere primario (ovviamente, spesso, il più ignorante e incapace 😀 anche se c’è poco da ridere !), chi deve avere tale cattedra e chi tale appalto !

  330. mirkhond scrive:

    Onore a Francesco Agnoli!
    L’esoterismo è contrario alla dottrina cattolica.
    Gesù diceva che ciò che ci viene SUSSURRATO IN UN ORECCHIO dobbiamo GRIDARLO!

  331. mirkhond scrive:

    Ma è parente dell’ex magistrato e storico pure lui cattolico tradizionalista, Francesco Mario Agnoli?

  332. mirkhond scrive:

    Francesco Mario Agnoli, pure lui bolognese, e uno tra i primi in Italia, a riscoprire l’insorgenza romagnola anti-francese-giacobina del 1796!

  333. mirkhond scrive:

    “l’Opus Dei non saprei..credo che il suo potere sia esagerato..in più temo che sia infetta
    come, purtroppo, lo sarebbero (in gran parte) le gerarchie della Chiesa, oggi..”

    Di alcuni suoi membri infatti, si è talvolta parlato di DOPPIE appartenenze ad entrambe le massonerie!
    Quanto ai vertici ecclesiastici, ricordo ancora che, quando papa Giovanni Paolo II si recò in Rumeli nel 2001 (e dove chiese perdono per la IV crociata del 1202-1204!), vi fu un corteo di contestatori locali ortodossi i quali in uno striscione avevano scritto:

    – Papa=Unìa=Masonìa- cioè Papa=Unità della Chiesa=MASSONERIA!

    Sebbene, Vittorio Messori affermasse che anche il defunto Patriarca di Costantinopoli, Atenagora, che si incontrò con Paolo VI a Gerusalemme 50 anni fa, e in cui i due patriarchi ortodossi si levarono le rispettive scomuniche del 1054, che Atenagora insomma fosse anche lui massone!

    • habsburgicus scrive:

      l’ho letto anch’io…il massonismo di Atenagora è probabile..anche Meletios Metaxakis (Patr 1921-1923), il noto venizelista, era (sembra) massone..ebbe però il merito di introdurre il nuovo calendario (per le feste fisse), il che fu effettuato dopo la sua deposizione per volere dei kemalisti, nel 1924
      meno massonizzata era la Chiesa russa fino al 1917..poi, chi può dirlo :D..negli ultimi tempi sovietici era addirittura KGB-izzata 😀 tuttora la situazione credo non sia chiara né, penso, che in Russia sia “igienico” farsi troppe domande..il KGB è l’asse della società russa ancora oggi 😀

      • mirkhond scrive:

        Bisognerebbe capire quale livello di penetrazione avesse e abbia la massoneria in Russia pre, e post comunista!

      • mirkhond scrive:

        La massoneria è come la mafia.
        Tutti ne percepiscono l’esistenza e l’essenza (e il POTERE), ma nessuno sa delimitarne con esattezza i confini.
        Soprattutto man mano che si sale verso i vertici della cupola!

  334. mirkhond scrive:

    “c’è da chiedersi se moltissimi prelati NON ABBIANO rinnegato Cristo (nel chiuso di templi ultrasegreti)..in ogni caso io oggi non sarei poi così fiducioso che in Vaticano (tranne qualche lodevole eccezione) si creda in Cristo !”

    A quali livelli, credo che lo sappia solo Nostro Signore, però sicuramente una gran parte del clero, soprattutto dell’alto clero è massonizzato.
    Del resto pare che a questa apostasia alludesse proprio il cosiddetto Terzo Segreto di Fatima, che avrebbe dovuto essere rivelato nel 1960 e invece lo fu solo nel 2000, sebbene con diverse zone d’ombra e parlando di tutt’altro.
    Idem le profezie attribuite alla Madonna dai veggenti di Garabandal nelle Asturie nel 1961-1965, che parlerebbero di una società in cui non ci sarebbe sato più il Cattolicesimo, ma non la fine del mondo.
    Profezie che però non sono riconosciute dalla Chiesa.

  335. mirkhond scrive:

    sarebbe stato

  336. mirkhond scrive:

    “o forse ben altro 😀 ma dal 1945 non è più permesso fiatare sull’argomento 😀 😀
    una volta si diceva (la prima parola mettetela voi 😀 )
    il [XXX] è Re, il massone è il suo ciambellano e il bolscevico è il suo boia 😀
    (lo dicevano quelli della R.I.S.S=Revue Internationale des Sociétés Sécrètes…io non concordo assolutamente, sia chiaro..lungi da me aderire a tali complottismi !)”

    Credo di aver capito a CHI ti riferisci! 🙂
    Ma anche gli INNOMINABILI 😉 il potere lo hanno acquisito DAVVERO solo a partire dal XVIII secolo e in un contesto già abbondantemente arato dal protestantesimo anglosassone di matrice calvinista.
    E del resto DA DOVE comandano ancora OGGI? 🙂

    • Francesco scrive:

      sbaglio o è il tipo di ragionamenti che ha portato molte persone per bene in braccio a distinti gentiluomini in camicia nera o bruna e l’Europa alla devastante ripetizione della Grande Guerra?

      fortuna che da lì nacque l’Unione Europea, nata cristiana a buoni conti

  337. mirkhond scrive:

    Pino, naturalmente, NON sarà d’accordo! 😉

    • PinoMamet scrive:

      Giuro che se non me lo spiegavi non ci avrei mai pensato!
      In effetti stavo tentando di capire chi fosse quel XXX, perché non mi tornava la frase.

      Che ti devo dire… evidentemente conosco gli XXX sbagliati! 😉

      In compenso una volta per questioni lavorative mi fu presentato un massone.

      “Adesso ti presento il signor Taldeitali presidente della [omissis]… pssss è un massone… lui ci aiuterà molto nella distribuzione del film”
      Tanti saluti, stretta di mano, “non preoccupatevi ghe pensi mi”.

      Risultato, il film ha ancora da essere distribuito, e penso che non lo sarà mai!
      😀

  338. Moi scrive:

    http://www.youtube.com/watch?v=7IuYe2zVyYg

    a proposito degli Innominabili : notevole verso 3:50

  339. mirkhond scrive:

    E’ un telefilm khazaro?

      • mirkhond scrive:

        Il video che hai postato, di cosa tratta?
        L’alfabeto mi sembra ebraico.

        • Moi scrive:

          … Fattelo spiegare da Rabbi Mamet 😉 🙂 😉 🙂

        • PinoMamet scrive:

          è un filmatino promozionale del sistema di autodifesa “krav magà” (qualcosa tipo “tecnica di combattimento”), nata in Israele.

          Molto pubblicizzata (come tutti i sistemi di autodifesa statunitensi, russi, spagnoli, vattelapesca…) come “il non plus ultra superavanzatissimo delle tecniche di autodifesa usato da questo e quest’altro corpo speciale specialissimo, di cui io sono l’unico rappresentante autorizzato…” ecc. ecc.

          Nella realtà, ha la stessa utilità di tutte le robe di questo genere (un paio di buoni consigli, un po’ di ginnastica, un paio di mosse di judo semplici, e quando vedi uno con un coltello scappa);
          ed è insegnato davvero nell’esercito israeliano, ma più o meno come al mio amico che andò in Marina insegnarono a sparare (due colpi di numero al poligono, una volta; stop).

          😉

  340. mirkhond scrive:

    Ho l’impressione che non abbiate capito a QUALI innominabili si riferisse Habsburgicus! 🙂

  341. mirkhond scrive:

    Rabbi Mameeetttttt!!!????
    Cos’è il krav maga? 🙂

  342. mirkhond scrive:

    Mente scrivevo non ho fatto in tempo a scorgere la risposta del mio buon Rabbi di fiducia! 😉

  343. Moi scrive:

    SE NON l’avete visto ,vi consiglio :

    “Bologna 2 agosto… I giorni della collera [Trailer Ufficiale (2014)] ”

    http://www.youtube.com/watch?v=IAuyWGmoxXU

    (fino a 1:30 , poi si parla di completamente tutt’altro)

  344. mirkhond scrive:

    Tu hai dei ricordi di quel periodo?
    Che clima si respirava DAVVERO a Bologna?
    Il senso di terrore vi era realmente diffuso, oppure riguardò solo una minoranza?

    • Moi scrive:

      Il fatto lo ricordo, ma le dinamiche e i fatti di cronaca, direttamente no …ero troppo piccolo. Fra l’ altro era un periodo in cui era ancora possibile udire in cielo i “sonic boom” dei “caccia” militari.

  345. Mauricius Tarvisii scrive:

    Da esterno, la discussione ha del surreale. Da persona che ha avuto a che fare con certe dinamiche, invece, vi assicuro che non avete capito un bel niente di come si assegnano le poltrone.

    • PinoMamet scrive:

      Ehm, avete chi? e quali poltrone??

      in realtà io ho parlato soprattutto di dialettologia italiana e di krav maga…

      • Z. scrive:

        Pino, mi sa che hai equivocato.

        Nel Trevigiano mi risulta ci siano diversi mobilifici. Forse Mauricius ci ha lavorato e si è impratichito con le dinamiche di assegnazione e consegna a domicilio di mobili per la casa.

        😀

        • PinoMamet scrive:

          Uèèè chi si rivede! 😀
          Ci si domandava appunto nei commenti del blog che fine avevi fatto! Quasi tutti ti davano per impegnato a smaltire un’epica sbornia post-festeggiamenti elettorali…
          😉

        • mirkhond scrive:

          Zanardo finalmente!
          Sei ebbro dei festegiamenti della vittoria del tuo amatissimo piddìnulla?

        • mirkhond scrive:

          Solo che noi non si parlava di mobilifici! 🙂

        • Z. scrive:

          In effetti sembra che parlaste di tutt’altro. Però qui, dove osano milizani cileni e spie guatemalteche, si è usi cambiare repentinamente l’oggetto dei dibattiti.

          E in effetti, quanti di voi saprebbero descrivere come si gestisce dal punto di vista logistico l’assegnazione e il recapito di poltrone da salotto?

          Z.

          PS: Sbornie? Vorrete scherzare. Come Moi ben sa, ho passato l’intera settimana a reclutare voti islamici per la corrente di Cuperlo, in vista dei ballottaggi. Nemmeno una birra ho potuto bere!

    • mirkhond scrive:

      Avendo lanciato un’affermazione di non comprensione da parte nostra, sarebbe cosa assai gradita da parte dell’illustrissimo, fornirci lumi alla nostra crassa ignoranza.
      Oppure l’eccelso si ritiene talmente AL DI SOPRA di noi boveri mordali, da non degnarci nemmeno di una risposta?

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Non so come mai il commento sia finito quaggiù, visto che era sotto la discussione sui massoni che occupano i posti chiave.

        Semplicemente ho visto cose molto più rilevanti della fede politica o religiosa (o antireligiosa) nell’assegnazione di qualsiasi poltrona.
        Ma sia mai che vi smonto la grande narrazione del conflitto tra Forze Cosmiche…

        • mirkhond scrive:

          E smontalo se ne hai le prove come affermi!
          E comunque se hai letto con più attenzione, mi sembra che si sia giunti alla conclusioni che nelle lotte di POTERE, gli ideali (quali che siano) il più delle volte sono dei PRETESTI per interessi MOLTO PIU’ “PROSAICI”.
          Cosa che avviene anche nella massoneria!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Veramente è chi afferma che deve portare le prove, non chi nega. E comunque credo che tu abbia tutti gli strumenti intellettuali per comprendere quanto sia più complesso (e contemporaneamente infinitamente più semplice) il sistema e per sapere che non c’è nulla di più “reazionario” (parola che mi piace poco, ma che usate e che quindi uso con voi), ovvero di pre-liberale, dell’affidare gli incarichi ad amici, parenti e sodali. Ma anche a semplici conoscenti, eh.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Poi, se proprio vogliamo dirla tutta, a me pare che la caccia alla loggia sia soltanto il grande lavacro di coscienza per dimenticarci che tutti ci comportiamo nella vita di tutti i giorni allo stesso modo.
          Trattiamo per caso allo stesso modo amici e sconosciuti? Davvero se vedessimo un parente in difficoltà non lo preferiremmo ad un estraneo in difficoltà infinitamente maggiore? Davvero se avessimo una qualsiasi attività professionale non ci caricheremmo dentro il familiare disoccupato pur se sprovvisto di qualsiasi qualità? Davvero trattiamo tutti allo STESSO modo indifferentemente dai nostri rapporti con loro?

          Compreso questo, si capisce perché la storiella delle Forze Cosmiche è solo una storiella. E pure abbastanza stucchevole per chi all’atto pratico certe cose le deve vedere.

        • Francesco scrive:

          cribbio

          mi tocca essere d’accordo con MT

          anche se io sono molto severo nel giudicare chi usa questi criteri “troppo umani” quando maneggia soldi pubblici

          e se fossi un direttore spirituale lo sarei anche con chi lo fa nei propri affari

  346. mirkhond scrive:

    Aiutaci a capire…..

  347. mirkhond scrive:

    “Veramente è chi afferma che deve portare le prove, non chi nega.”

    Cioè TU, visto che dici di avere le prove che smonterebbero poi che cosa?
    Che i gruppi di POTERE che creano lobbies non agiscano per concreti interessi, ma solo per PURI IDEALI?
    Da parte mia non mi sembra di averlo mai affermato.
    Quanto alla massoneria, resto convinto che sia come la mafia, tutti ne parlano, ma nessuno ne sa dare una definizione con confini chiari e precisi, soprattutto se si sal sempre più su verso i vertici di tali organizzazioni!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Veramente per la mafia è vero il contrario: diventa molto difficile tracciarne i confini in basso, piuttosto che in alto. Fino a dove Tizio che aiuta Caio a risolvere una lite è un “compare con conoscenze” e quando diventa un mafioso?

      • mirkhond scrive:

        Non ne sarei così sicuro.
        A meno che non crediamo che Riina o Provenzano o altri fossero i VERI vertici della cupola, o non piuttosto dei capisquadra!

        • mirkhond scrive:

          Cesare Mori nel 1925-1929 distrusse in gran parte il braccio armato della mafia, ma NON toccò i latifondisti e i privilegiati siciliani, che anzi, stando almeno alle interpretazioni di Christopher Duggan e Denis Mack Smith, privilegiati dicevo, che sarebbero stati essi stessi le prime vittime (!?) della mafia (!!!!!??????).

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Erano proprio i vertici e la storia della trattativa (da LORO condotta, a quanto pare) lo conferma per l’ennesima volta.
          Lo so, la faccenda perde il proprio fascino perché scopriamo che sono esseri umani esattamente come noi, anzi, forse persino più meschini di noi. Ovviamente questo è per noi intollerabile: l’Eminenza Grigia deve assumere tratti sovrannaturali, credo perché così ci sentiamo rassicurati. Rassicurati nel rimarcare la nostra differenza e nel liberarci dell’incubo della macchietta che riesce ad influenzare la nostra vita, ferendoci nell’orgoglio.

        • mirkhond scrive:

          Sarebbero stati le prime vittime della mafia, agli occhi di Cesare Mori visto da Duggan e Mack Smith!

  348. mirkhond scrive:

    “Poi, se proprio vogliamo dirla tutta, a me pare che la caccia alla loggia sia soltanto il grande lavacro di coscienza per dimenticarci che tutti ci comportiamo nella vita di tutti i giorni allo stesso modo.
    Trattiamo per caso allo stesso modo amici e sconosciuti? Davvero se vedessimo un parente in difficoltà non lo preferiremmo ad un estraneo in difficoltà infinitamente maggiore? Davvero se avessimo una qualsiasi attività professionale non ci caricheremmo dentro il familiare disoccupato pur se sprovvisto di qualsiasi qualità? Davvero trattiamo tutti allo STESSO modo indifferentemente dai nostri rapporti con loro?”

    E siamo d’accordo.
    Ciò pero NON toglie che la massoneria (o le massonerie) sia un insieme di potere che OGGI ha la possibilità di condizionare la cultura, la società, il sentire comune, in modo molto forte e con vertici occulti!

    Compreso questo, si capisce perché la storiella delle Forze Cosmiche è solo una storiella. E pure abbastanza stucchevole per chi all’atto pratico certe cose le deve vedere.

    • Z. scrive:

      Duca, perdona l’ignoranza, ma è un argomento di cui non mi sono mai occupato.

      Esattamente, in che modo la massoneria condizionerebbe la cultura, la società e il sentire comune? Quali idee, oggi, sarebbe occupata a diffondere? Quale modello di società propugna? E da dove deriva la tua convinzione al riguardo?

      • mirkhond scrive:

        Le idee che oggi seguiamo non provengono da un pensiero massonico?
        La cosiddetta tolleranza (ovviamente solo fino a quando ci fa comodo), un certo egualitarismo ipocrita, i “diritti umani” e le “ingerenze umanitarie” di cui abbiamo visto e sentito in questi ultimi anni, da DOVE credi che provengano?
        Mi meraviglio del tuo meravigliarti! 🙂

        • Z. scrive:

          La tolleranza di diverse fedi e culture mi risulta non fosse sconosciuta neppure ai tempi di Roma, lo sfruttamento di questo o quel casus belli mi pare sia cosa ancora più antica, e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge mi sembra la conseguenza più naturale del prevalere della borghesia sull’aristocrazia dell’Antico regime.

          Non mi risulta neppure che sia stata la massoneria ad inventarsi il diritto di difesa in giudizio, la proprietà privata o il diritto all’assegno familiare…

          Insomma, ammetto la mia ignoranza, ma la massoneria mi pare che venga spesso tirata in mezzo per spiegare – in modo un po’ antanico – l’esistenza delle cose che non ci piacciono. Un po’ come si fa coi brogli elettorali, per capirsi, quando il risultato che esce dalle urne è troppo duro da mandare giù.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Pss! La Magna Charta l’hanno scritta i massoni, che però erano ancora troppo occulti per essere noti!

        • mirkhond scrive:

          Zanardo

          Se hai già la risposta, che domandi a fare?

        • Z. scrive:

          Mica ho la risposta. Quella è la mia impressione, ma non sono certo uno storico, sicché può darsi che sia sbagliata.

        • roberto scrive:

          mirkhond,
          lasciando da parte le ingerenze umanitarie, ma tolleranza, diritti umani e egualitarismo, ti sembrano delle cose così orrende? meglio schiavitù, tortura generalizzata dei prigionieri e diritto di vita o di morte da parte del Signore sui suoi sudditi?

          sempre tenendo conto che la perfezione non è di questo mondo e dire “la tortura è vietata” non farà scomparire la tortura da questo basso mondo

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Tu sei un essere umano come loro, quindi non ti serve uno sforzo sovrannaturale per entrare nella loro mente.
      Davvero se tu controllassi il mondo saresti occulto come un pessimo cattivo di un fumetto/cartone animato giapponese? Vivresti nel castello isolato stando sempre su una poltrona avvolta nella penombra, comunicando poco e solo per diramare ordini ai tuoi sgherri con ferrea posatezza?
      Perché invece lo spettacolo di tutti coloro che gestiscono anche una sola unghia del potere suggerirebbe il contrario: dall’attico di Bertone alle trashate degli oligarchi russi ho pochi dubbi su quanto restano occulte le persone non appena possono fare proprio tutto ciò che vogliono.

  349. mirkhond scrive:

    “Erano proprio i vertici e la storia della trattativa (da LORO condotta, a quanto pare) lo conferma per l’ennesima volta.”

    Si e Andreotti che si sarebbe fatto baciare le mani da Riina!
    Ma per piacere!
    Scambiare un campiere per un notabile della mafia!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Già, come puoi sopportare l’idea che un intero paese sia stato alla mercé di un contadino? Meglio il cattivo da manga, se non altro ci fa sentire tutti meno impotenti…

      • mirkhond scrive:

        Il cattivo dei manga non so chi sia.
        Certamente invece l’opera di Mori NON distrusse la mafia, che risorse GIA’ col fascismo ancora al POTERE, e poi grazie allo sbarco alleato!
        I campieri sono un TRAMITE, una cinghia di trasmissione, non il vertice!
        Poi, certamente un potere come quello mafioso ha una forza di irradiazione intra-cetuale, e dunque presente in TUTTI i ceti sociali di una determinata zona.
        Ma come ci sono i sudditi, vi sono pure i governanti, eh!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          La mafia è una parte della società siciliana, non la sua totalità, quindi normalissimo che si sia agevolmente ricostituita dopo la repressione di Mori, visto che nulla nel contesto era cambiato.
          Il contadino che ricatta la nazione era impensabile nel ’30, come nel ’60. E’ diventato una realtà, invece, nel ’90. Anche la capacità di trucidare i boss rivali e di coordinare un network di bande è strada per la mobilità sociale.

  350. mirkhond scrive:

    “nel liberarci dell’incubo della macchietta che riesce ad influenzare la nostra vita, ferendoci nell’orgoglio.”

    Magari si fossero limitati a ferirci solo nell’orgoglio!
    Gente che ha il POTERE di condizionare la VITA di INTERE REGIONI di uno STATO e di COSTRINGERE il POTERE CENTRALE di quello stesso stato a patteggiare per ragioni di potere ed di equilibri socio-economici, e con argomenti MOLTO CONVINCENTI, non è certo roba da “macchiette”!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Già, troppo inquietante pensare che lo sia, anche perché significa poter dedurre che noi siamo ancora peggio.

  351. mirkhond scrive:

    “Tu sei un essere umano come loro”

    Certamente.
    Però NON HO LA LORO FORZA nel condizionare non dico una regione,una provincia, una città, un quartiere, ma nemmeno il mio vicinato!
    Dunque i RAPPORTI DI FORZA creano PURTROPPO delle differenze tra gli uomini!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Tutti gestiamo del potere, per quanto minimo. La differenza è puramente quantitativa.

      • mirkhond scrive:

        “Tutti gestiamo del potere”

        Evidentemente stai parlando di TE, perché io di potere non ne ho proprio!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Comincia adesso a fare chiasso e vedrai che hai il potere di svegliare il tuo vicino. Fai chiasso per tutta la notte e avrai il potere di farlo arrivare tardi a lavoro, forse. Continua a svegliarlo ad oltranza e, se non ti arrestano prima, potresti avere il potere di farlo licenziare.
          Poi tranquillo, da quello che ho visto, il poco potere che hai lo gestisci e nemmeno troppo inefficacemente.

        • mirkhond scrive:

          E quale sarebbe questo fantomatico potere che gestirei?
          Non è che mi stai confondendo con qualcun altro?

  352. mirkhond scrive:

    “Il contadino che ricatta la nazione era impensabile nel ’30, come nel ’60.”

    Qui ovviamente siamo d’accordo.

    “E’ diventato una realtà, invece, nel ’90. Anche la capacità di trucidare i boss rivali e di coordinare un network di bande è strada per la mobilità sociale.”

    Perché nel frattempo non era più un contadino, ma un imprenditore rampante dell’illecito e del riciclaggio di tali guadagni illeciti!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Un contadino arricchito del tardo XX secolo, sì.

      • mirkhond scrive:

        Che è pero’ UN’ALTRA COSA dal contadino di epoche passate, vista la scomparsa della società contadina con i suoi lati controversi, ma di sostanziale sottomissione a poteri più forti!
        Il risalito è un’altra cosa!

  353. mirkhond scrive:

    “Comincia adesso a fare chiasso e vedrai che hai il potere di svegliare il tuo vicino. Fai chiasso per tutta la notte e avrai il potere di farlo arrivare tardi a lavoro, forse. Continua a svegliarlo ad oltranza e, se non ti arrestano prima, potresti avere il potere di farlo licenziare.”

    Intanto mi beccherei una bella denuncia per turbamento di quiete pubblica!
    Altro che potere!
    Davvero credo che mi confondi con qualcun altro!

  354. habsburgicus scrive:

    Semplicemente ho visto cose molto più rilevanti della fede politica o religiosa (o antireligiosa) nell’assegnazione di qualsiasi poltrona.
    Ma sia mai che vi smonto la grande narrazione

    e invece non potesti erudirci un po’ 😀 sarebbe interessante, non scherzo…a meno che sia coperto da segreto di Stato !

    Bertone..oligarchi russi
    vabbè gli oligarchi sono ricchi (non necessariamente potenti..ci provino a pestare realmente il potere al Cremlino :D) e comunque altra mentalità
    Bertone potente.ahahah..si apprendono sempre nuove cose 😀
    la Chiesa NON è più potente da decenni ..semplicemente in Italia per ora è MENO impotente del resto del mondo..ad esempio del Belgio ove è apertamente sbeffeggiata e umiliata

    • mirkhond scrive:

      Maurizio evidentemente ha simpatie massoniche, ma non il coraggio di dichiararlo! 🙂

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Veramente non ero io sopra ad invocare una P2 ancora più pervasiva e antidemocratica per spezzare le reni a tutte le richieste che provenivano dal basso…

        Detto questo, acqua. Ma acqua profonda.

  355. mirkhond scrive:

    “Pss! La Magna Charta l’hanno scritta i massoni, che però erano ancora troppo occulti per essere noti!”

    La Magna Charta garantiva i diritti degli Ebrei?
    Garantiva DAVVERO l’uguaglianza di TUTTI i sudditi davanti alla legge?
    O non era piuttosto il risultato di una rivolta baronale che strappò delle CONCESSIONI da un re in difficoltà, sotto scomunica e con un regno sotto minaccia di invasione?

    • Z. scrive:

      Scusa Mirkhond, ma che c’è di strano nel fatto che nel mondo di allora – così come nel mondo di oggi – il diritto fosse la linea di confine dello scontro sociale? Non è forse del tutto normale che i titolari di nuovi diritti li ottengano strappandoli a chi li concede loro controvoglia e come conseguenza di un nuovo assetto della società? Boh, sarà l’ora tarda ma non ti seguo…

  356. habsburgicus scrive:

    secondo me ci sta prendendo tutti in giro 😀
    non è possibile che non sappia la differenza ABISSALE fra la Magna Charta (1215), ma potrei citare la Bolla d’Oro d’Ungheria (1222) e infinite altre carte posteriori, e la Costituzione francese del 1791 !!!!
    siamo su pianeti diversi !
    una è un baluardo della società tradizionale
    l’altra il 1° (o il 2°, dopo 1787 USA ?) del liberalismo

    • Francesco scrive:

      epperò nella mentalità comune inglese non è così

      non credo esista altra società al mondo più convinta della propria continuità di valori

      mentono?

      ciao

      PS e schifano le Costituzioni francesi

      • habsburgicus scrive:

        c’è forse stato il giacobinisno in Inghilterra ?
        o è una pagina di storia che finora mi è rimasta ignorata ?

        P.S: in Inghilterra non c’è per nulla continuità (anche se loro fanno finta che ci sia :D) ma la rottura è il 1559, Elisabetta. (e prima Enrico VIII)…i giacobini lì non c’entrano 😀

  357. mirkhond scrive:

    “La tolleranza di diverse fedi e culture mi risulta non fosse sconosciuta neppure ai tempi di Roma”,

    Tolleranza molto RELATIVA, viste le non rare persecuzioni dei Cristiani, o le politiche antigiudaiche di Adriano (117-138 d.C.)

    “lo sfruttamento di questo o quel casus belli mi pare sia cosa ancora più antica, e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge mi sembra la conseguenza più naturale del prevalere della borghesia sull’aristocrazia dell’Antico regime.”

    Prevalere della borghesia che, guarda caso, trova il suo affermarsi e il suo apogeo proprio tra XVIII e XX secolo, in COINCIDENZA con l’aumento dell’influenza massonica sul sentire comune.

    • Z. scrive:

      Ma infatti non è un caso che la borghesia si sia affermata politicamente in quel periodo, vista l’importanza che aveva assunto dal punto di vista economico. Così come non è un caso – ad esempio – che l’affermazione del suffragio femminile sia stata favorita dall’importanza economica che la donna andava assumendo nei processi produttivi.

      Solo, non comprendo bene cosa c’entri con tutto questo la massoneria, né da dove deduci che al giorno d’oggi avrebbe assunto un enorme potere.

      Z.

      PS: persino io so che sulle persecuzione di cristiani ed ebrei da parte dei Romani si è scritto molto. Di quel molto io ho letto ben poco (la mia ignoranza è più o meno a tutto tondo) ma persino la buonanima della mia maestra – molto cattolica – ci spiegò le ragioni politiche che stavano alla base delle politiche persecutorie. E che di norma i Romani erano molto tolleranti con i culti esotici. Fatico poi a comprendere perché mai il rispetto del credo altrui dovrebbe essere considerato alla stregua di un’invenzione diabolica…

  358. mirkhond scrive:

    “Non mi risulta neppure che sia stata la massoneria ad inventarsi il diritto di difesa in giudizio, la proprietà privata o il diritto all’assegno familiare…”

    E a me non risulta di averlo detto.

    “la massoneria mi pare che venga spesso tirata in mezzo per spiegare – in modo un po’ antanico – l’esistenza delle cose che non ci piacciono. Un po’ come si fa coi brogli elettorali, per capirsi, quando il risultato che esce dalle urne è troppo duro da mandare giù.”

    Ciò è vero.
    Ma NON toglie che il potere ce l’abbia davvero.
    E OGGI molto di PIU’ che 100, 200 o 300 anni fa!

    • habsburgicus scrive:

      che il potere ce l’abbia davvero.
      e non capisco perché lo si voglia negare…attenzione lo dico da un punto di vista storico, senza giudizi di valore…
      a me sta antipatica Elisabetta I, ma non vado a dire che è stato Filippo II a vincere 😀
      del resto molti massoni lo ammettono e se ne vantano
      alcuni, anzi banfano ed ESAGERANO l’influenza massoniche per le epoche più antiche (alcuni presunti massoni del XVIII secolo e XIX secolo, se famosi, sono spuri..oppure si era in contesti diversissimi, per dire pure de Maistre fu massone..ma ovviamente del Maistre con la Massoneria attuale non c’entra nulla)
      dunque rigore storico e sempre rigore storico..io sono molto critico (credo ormai sia noto, tendo a dar fiducia ai “radicali” nelle questioni storiche, alle cronologie basse ecc :D), dunque non mi spaventa una lettura controcorrente (se argomentata)
      MA questa influenza, a quanto pare, ci fu..e soprattutto c’è
      chi lo nega (a suo diritto) dovrei dimostrarlo…
      lo dimostri..e saremo contenti di rettificare opinioni (evidentemente) in quel caso errate 😀
      ma non si raccontino favole
      si resti alla realtà storica

      • Z. scrive:

        Habs,

        come osserva giustamente Mauricius, di solito è chi afferma qualcosa, non chi la nega, a doversi accollare l’onere della prova. Oltretutto io mica chiedo prove in carta bollata, eh! Mi basterebbe ascoltare le vostre ragioni per poter comprendere quanto meno il vostro punto di vista, che al momento mi sfugge.

        • habsburgicus scrive:

          @Z
          A me paiono cose lapalissiane…self-evident..del resto lo dicono anche loro, essendone fieri (e magari hanno pure ragione..adesso non mi interessa stabilire se questa influenza sia stata positiva o negativa..e comunque sarebbe soggettivo)
          Che posso dirti ?
          Dovresti leggere a fondo le fonti dell’epoca, gli autori conservatori e cattolici del XIX secolo …spulciare i documenti diplomatici sino al 1945 (dopo in genere non sono disponibili)…e tenere a mente che, sarà un caso, moltissimi uomini potenti erano dei lorpo..coincidenza, intendiamoci 😀 tu giustamente non hai voglia né interesse di fare ciò…ed è tuo diritto, anzi (per moltissimi aspetti) fai bene né te lo consiglierei (perché non serve a nulla ! se non appunto per erudizione, che oggi conta nulla :D)
          Poi potresti impratichirti dei loro simboli..che trovi dappertutto 😀 ad esempio (ma solo da Roosevelt) sulla banconota da 1 $….ma ci sono cose migliori da fare, ad esempio (visto che vivi in Romagna) andare a caccia di belle donne straniere 😀
          Dunque finiamola lì…
          La massoneria, non esiste, i massoni non contano nulla, i banchieri, manager, cattedratici, militari e prefetti chge si fannio iniziare lo fanno per puri, e nobilissimi, interessi culturali…certo che abbiamo una classe dirigente grandiosa ! altro che il Rinascimento !
          Garibaldi è il più grande uomo mai vissuto dopo il Mille e oggi, sotto il potere del PD, nel migliore dei mondi possibili…l’UE è il paradiso in terra
          Stammi bene, un carissimo saluto !

        • Z. scrive:

          Habs,

          sintetizzando, qual è la tesi? che i massoni dicono di essere potentissimi e che ci sarebbe un simbolo massonico sulle banconote da un dollaro e quindi resta dimostrato l’immenso potere della massoneria?

          Non mi sembra una tesi molto convincente, che devo dirti…

          Poi non c’è motivo di prendersela. Ognuno ha le sue idee.

          🙂

        • habsburgicus scrive:

          @Z
          [ciò non vale per te, perché sei laico (da quel che ho capito di famiglia) e vivi in quella Romagna ove i cattolici saranno sì e nò (tranne che a Faenza) il 2-3 % :D]
          il fatto che anche i cattolici, o chi si dichiara tale, o chi (pur divenuto laico) ha avuto un’educazione cattolica, NON COMPRENDANO più questi fatti che sarebbero stati capiti subito fino al 1960 c.a (anche dai non-cattolici), dimostra l’enorme effetto (per me, credo Peucezio, nefasto..per altri, positivo) del Concilio..
          e sia detto per inciso, da un punto di vista storico, ciò autorizza a parlare di Chiesa pre-conciliare e Chiesa post-conciliare, espressione che comprensibilmente non piace a molti, tipo il Papa emerito Benedetto XVI e Messori

        • PinoMamet scrive:

          ” La massoneria, non esiste, i massoni non contano nulla, i banchieri, manager, cattedratici, militari e prefetti chge si fannio iniziare lo fanno per puri, e nobilissimi, interessi culturali…”

          Dai Habsurgicus, nessuno ha detto questo!

          Ripeto, se vogliamo parlare, non attribuiamoci cose non dette, perché così non si va da nessuna parte!

          PS
          Credo che tutti sappiano che le banconote americane abbiano un simbolo massonico; ma laggù le logge non sono mica segrete!
          Hanno delle sedi in bella evidenza, con i simboli e le scritte fuori, e io stesso ne ho viste un paio (con mio grande stupore, allora) quando ero nel New England.

        • habsburgicus scrive:

          io ne ho vista una a Boston..
          e un’altra a El Paso, imponente, vicino al Rio Grande 😀

      • habsburgicus scrive:

        @Z
        e chi se la prende ? 😀
        facciamo così..metodo maieutico 😀 ti faccio delle domande e, se ti va, rispondi
        domanda n° 1..sei d’accordo che la nostra società derivi, in tutti i suoi aspetti fondamentali, dalla rivoluzione francese ?

        • Z. scrive:

          Urca, posso nominare un difensore di fiducia? 😀

          In tutti i suoi aspetti fondamentali, addirittura? Oddio, messa così mi pare molto categorico. Certo è stato un evento di grande importanza e rilievo per la storia europea.

  359. roberto scrive:

    “che il potere ce l’abbia davvero.”

    a me basterebbe che i “massonofobi” 🙂 mi spiegassero:
    1. chi ha il potere
    2. che potere ha
    3. come lo esercita
    4. perché lo fa.
    dire “tutto si spiega con le decisioni di un gruppo misterioso” mi sembra intellettualmente molto insoddisfacente.

  360. roberto scrive:

    quanto alla distribuzione di poltrone evocata da mauricius, come tutti quelli che hanno vissuto un po’ all’univeristà ho visto schifezze immonde, ma facilmente spiegabili senza scomodare massoni o religioni (e per quanto riguarda l’eurocrazia, un numero di schifezze infinitamente minore e communque una fortissima importanza del parametro “nazionalità” rispetto a qualsiasi altro criterio)

  361. PinoMamet scrive:

    Però secondo me bisogna evitare di rispondere ad affermazioni che non sono state fatte.
    Altrimenti non ci si capisce.
    Non mi pare cioè che Mirkhond abbia detto che “i massoni controllano tutto”.

    Io francamente- ma l’argomento è uno di quelli che mi interessano pochissimo- tendo a credere che non solo non siano granché come “potenza” adesso (una specie di Rotary, già citato come loro “anticamera” da altri, manco tanto più potente o più segreto) ma non lo siano stati neanche in passato.

    Il fatto che di questo o quel ministro o monarca del passato “si dice” che fosse affiliato alla tal loggia, può essere interessante, ma non basta certo come spiegazione di tutte le sue decisioni.
    Magari di un paio sì, perché no? Avrà favorito i suoi compari, certamente. Ma tutto sommato la Storia non mi pare girare attorno a una consorteria di società segrete.

    Poi io nel mio piccolo ho avuto a che fare con entrambe le “misteriose sette che controllano il mondo” 😉 (più con una che con l’altra, certo) e mi pare che anche come “favorire i compari”, cosa peraltro normalissima, funzionino come tutti i gruppi, cioè mediamente male, e con le stesse dinamiche di qualunque gruppo di compagni di corrente/ex compagni di liceo/ amici di famiglia e così via…

    cioè uno può anche venire da te a chiederti un favore, ma se lo conosci poco/ ti sta sul cazzo/ è un tuo concorrente/ è in concorrenza con altri più legati a te (anche per altri motivi), allora sta fresco…

    ma poi, chi se ne frega dei favori!

  362. roberto scrive:

    Come al solito pino scrive meglio di me le cose che penso (appena sarò potente ti assumerò per scrivere i miei discorsi!)

    su “tutto il potere” semplificavo, e me ne scuso con gli interessati se ho ecceduto, frasi di mirkhond e habsburgicus tipo ” Ma NON toglie che il potere ce l’abbia davvero” o “MA questa influenza, a quanto pare, ci fu..e soprattutto c’è.”

  363. mirkhond scrive:

    “non so se quello che mi irrita di più nelle tue ricostruzioni è la ridicola contro-storia economica a fini unitaristi contemporanei o la disonesta negazione dei limiti e degli errori dei Borbone, che pure sono la prima causa del successo delle trame anglo-cavouriane!”

    Non se quello che mi fa più pena nel tuo negazionismo tetragono è il rifiuto di vedere l’arricchimento coloniale di una parte d’Italia ai danni di un altra in nome di false fratellanze e falsi umanitarismi che commuovono tanti cuoricini anche qua dentro, o la tua disonesta e voluta negazione dei meriti dei Borbone, che COME TUTTI I GOVERNI DI QUESTO MONDO, hanno i loro limiti, ma AMAVANO i loro popoli, e comunque erano SEMPRE MEGLIO di chi è venuto DOPO, il quale invece, dovendo coprire le PROPRIE COLPE, le ha gettate comodamente su chi c’era prima e che non poteva più difendersi.
    Il mio più cordiale e sentito vaffanculo!
    E comunque invece di sparare CAGATE IN LIBERTA’, saresti gentilmente pregato di andartele a STUDIARE tali questioni invece del dare del disonesto a chi CONFUTA tali cazzate di una PROPAGANDA vecchia, stantìa e NON disinteressata.
    Norreno di merda!
    Non porta UNO studio a sostegno di ciò che dice, ma SI ERGE a SOMMO GIUDICE, con argomenti VECCHI e CONFUTATI!

    • Francesco scrive:

      1) sinceramente, e secondo i criteri in vigore nell’Ancien Regime, dei sentimenti dei Borbone me ne fotto altamente. Il mestiere di regnante è diverso, come aveva già insegnato all’epoca il Machiavelli, tra gli altri. Che tu voglia negare il colossale fallimento di quella casa regnante lo capisco, per il forte legame sentimentale che hai stabilito con loro.
      Ma a me non cale nulla di Borbone, Savoia, Mazzini e Garibaldi. E credo che il mio giudizio sia più lucido del tuo.

      2) “il rifiuto di vedere l’arricchimento coloniale di una parte d’Italia ai danni di un altra” è in larga misura colpa tua, che pensi si veda qualcosa mentre non si vede nulla. Finora non ho trovato, ahimè, storie economiche che vadano abbastanza indietro, tu che sei lo storico di riferimento del blog potresti farlo … o gli aneddoti che hai citato li consideri “prove storiche”?

      3) risparmiati le critiche alle false fratellanze, sai bene che in quel carrugio io non entro

      ciao

      PS proprio perchè per me sono fatti lontani, sono prontissimi ad accettare le tue prove, quando le porterai. ma un testo che dica “il Regno non era del tutto privo di industrie” non è la prova delle tue affermazioni

      • mirkhond scrive:

        Scorregge, scorregge, e ancora scorregge in libertà…
        Non UNO STUDIO a supporto di ciò che dice.
        I pregiudizi sono i tuoi!

  364. mirkhond scrive:

    “Non mi pare cioè che Mirkhond abbia detto che “i massoni controllano tutto”.

    Ho semplicemente constato l’enorme influenza nel sentire comune di gran parte del mondo di oggi, di ideali che sono se non di origine massonica, hanno però trovato nella massoneria un potente veicolo di diffusione che ha “contagiato” anche coloro che vi si oppongono.
    Chi di noi OGGI, troverebbe normale la tortura, la schiavitù, l’inquisizione o le conversioni forzate?
    E mi riferisco proprio ai cattolici tradizionalisti in primis.
    Dalle risposte varie che ho letto, non mi sembra che quanto penso sia errato!

    • Dif scrive:

      Scusa Mirkhond, ma io credo che non trovare accettabili queste cose sia frutto semplicemente di sensibilità umana, non dell’influenza della massoneria nella società. E poi ideali del genere non sono un’esclusiva della massoneria, anche il cristianesimo ad esempio dovrebbe aborrire quelle cose, indipendemente dal fatto che sono state usate spesso e volentieri in suo nome.

      • mirkhond scrive:

        Caro Dif

        Ciò che dici è giusto alla luce della nostra sensibilità di oggi.
        Che però NON è sempre stata la stessa nello scorrere dei tempi, in quanto l’uomo da quando esiste ha subito un’evoluzione non solo nella tecnologia, ma anche nel pensiero e nella religiosità.
        OGGI per noi è del tutto normale indignarci per la schiavitù, per lo stupro-omicidio delle due ragazzine paria dell’Uttar Pradesh, della signora Farzana Parveen assassinata dai parenti stretti, perché colpevole di aver sposato l’uomo che amava e non quello impostole dalla famiglia.
        Per noi oggi è normale indignarci per le terribili condizioni del lavoro minorile, per le conversioni forzate, per l’uso della tortura, ecc.
        Ma NON E’ SEMPRE STATO COSI’, proprio in virtù di un CAMMINO che l’uomo ha fatto nei secoli.
        L’affermazione del Cristianesimo, se pure costituì un progresso in tale cammino, però ha accettato la schiavitù, la tortura, il lavoro minorile, le conversioni forzate, i matrimoni combinati, le monacazioni forzate, per gran parte della sua lunga storia.
        Noi oggi ce ne scandalizziamo, mentre chi viveva all’epoca trovava tutto ciò normale, sia pure con qualche critica qua e là, più sugli “eccessi” all’INTERNO di tali consuetudini, piuttosto che una critica a 360° alle suddette consuetudini.
        Esempio, magari c’era il padrone più buono che non maltrattava (o non maltrattava eccessivamente) i suoi schiavi o non ne abusava sessualmente, e questo magari era lodato in virtù proprio della fede cristiana.
        Mentre vi poteva essere un altro padrone che si comportava all’opposto, ma su cui, aldilà di qualche biasimo a parole, non si andava.
        Se lo schiavo o la schiava fuggivano, le autorità avevano l’OBBLIGO di riconsegnarli al legittimo proprietario, anche se era un mostro.
        E non solo nel sud degli Usa pre 1861-65, ma anche nelle NOSTRE società, come testimoniato da documenti medievali e di epoca moderna.
        Quindi, se proprio volessimo fare una valutazione storica la più lucida possibile, valutare un personaggio, un contesto o un’epoca del passato, deve essere fatta tenendo conto del SENTIRE DI QUEI TEMPI, e non dei nostri tempi.
        Questo mi è stato insegnato dai miei docenti di storia medievale e moderna!
        La massoneria, ha contribuito a favorire certe dinamiche di progresso nei rapporti sociali, e negarlo sarebbe un errore.
        Poi a noi personalmente non piace e per il carattere segreto e occulto dei suoi vertici, e perché dietro l’umanitarismo, pur con i suoi aspetti più nobili, si nascondono spesso pretesti di potere.
        Chi lo nega lo nega perché non vuol vederlo perché per reazione all’eccesso di complottismo, finisce per cadere nell’eccesso opposto.
        Come dimostrato da alcuni interventi qua dentro!

        • Dif scrive:

          Concordo con te sul fatto che pratiche che oggi ci sembrano assurde, venivano considerate cose normali in altri tempi. Se però è vero che tali pratiche, che anche tu ritieni inaccettabili, sono state eradicate grazie alla massoneria, stai praticamente dicendo che la dovremmo ringraziare per il bene fatto all’umanità. Capisco che il discorso principale è un altro, riguarda il potere occulto della massoneria, ma portare come prova quello che a tutti gli effetti è un progresso innegabile nella storia umana, mi sembra che la faccia apparire in tutt’altra luce.

        • mirkhond scrive:

          Mah, il mio pensiero al proposito è lo stesso che Habsburgicus ha espresso con molta più pacatezza del sottoscritto :).
          Per cui, per me ringraziare degli ipocriti che hanno utilizzato ideali nobilissimi per poi spesso fare il contrario, non ha senso.
          ciao!

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          odio difendere la massoneria ma … se fosse vero che quello che tu richiami (il rifiuto di “la tortura, la schiavitù, l’inquisizione o le conversioni forzate” come opera della massoneria

          avrei qualche difficoltà a capire come puoi bollarli quali “ipocriti”

          insomma, da dove viene quel rifiuto? dal cristianesimo (che mica è un Moloch immobile) o dalla massoneria? a chi il merito?

          ciao

          PS giustissimo il criterio da te indicato per i giudizi storici ma i Borbone di Napoli ci fanno lo stesso una brutta figura 😉

  365. mirkhond scrive:

    constatato

  366. mirkhond scrive:

    Sempre riferendoci ai tempi

    Le stantìe e pretestuose accuse ai Borbone, si dimostrano tali se esaminiamo il processo di unificazione italiana nella sua interezza.
    Guardiamo ad esempio al Granducato di Toscana, che, in un sentire storiografico condiviso, vede tale stato come esempio di governo illuminato e oculato, mite e davvero “liberale” pur senza una carta costituzionale.
    Lo stesso Francesco Cossiga, alla fine della sua vita si era convinto che l’Italia sarebbe dovuta partire dalla Toscana e che avrebbero dovuta farla gli Asburgo-Lorena, piuttosto che i rozzi, bigotti e avidi Savoia!
    Epperò anche la Toscana illuminata finì per essere fagocitata dal Piemonte, e praticamente SENZA ALCUNA RESISTENZA ne dall’alto, ne dal basso, a differenza che nelle biekiSSime und retrograden un oskurantisten Due Sicilie.
    Allora, se stiamo agli storici della domenica, anche il Granducato lorenese era una società “malata” e “marcia” al suo interno per colpa del “malgoverno” dei Lorena?
    Nossignore! Sulla Toscana PREunitaria se ne parlava e se ne continua a parlare sempre al meglio possibile.
    Però anch’essa fu fagocitata dal Piemonte, e in maniera indolore rispetto a noi.
    Perché allora un giudizio differente sulle Due Sicilie e la sua dinastia?
    Forse perché qui, nonostante tutto c’è stata una RESISTENZA durata almeno un quindicennio e perché a differenza dell'”opoulenta” Toscana, qui i NORRENI hanno rubato e mangiato A QUATTRO GANASCE, hanno spolpato bene bene la preda, sempre in nome della santissima fratellanza (?) tra gli “italiani”, per mascherare una politica di PREDAZIONE COLONIALE.
    E che certi loro eredi biologici e non, si rifiutano OSTINATAMENTE di riconoscere, per quel bisogno “catartico” del violentatore di gettare sul violentato le colpe del primo.
    Non mi meraviglierei se al processo per lo stupro-omicidio delle due ragazzine paria dell’Uttar Pradesh, gli accusati dicessero che sono stati “provocati” dalle due vittime.
    Che, essendo state silenziate per l’eternità, non possono certo difendersi!

    • Francesco scrive:

      scusa ma mi sono perso il tuo post in cui fornisci UN QUALCHE ELEMENTO STORICO di sostegno alla tesi della predazione coloniale

      sai, sono anziano e non ci vedo tanto bene

      🙁

      • mirkhond scrive:

        Te ne ho forniti di nomi di studiosi!
        Se la cosa non ti interessa perché credi di aver capito tutto, sono affari tuoi.

        • Francesco scrive:

          ma questi hanno solo “scoperto” che nel Regno non si era all’età della pietra! cosa che solo Bossi pensava, a dire il vero, o meglio affermava

          io parlo di uno studio storico un minimo serio che compari i vari stati d’Italia prima del 1859 per VERIFICARNE le differenze di sviluppo economico

          ciao

        • mirkhond scrive:

          Come ho già citato più sotto, l’argomento è oggetto di controversie e vi sono studi che portano ad esiti contrastanti.
          Però, e ribadisco ancora a mio parere NON furono le cause interne a determinare il crollo delle Due Sicilie, come per fin troppo tempo ha voluto far credere una storiografia di regime, ma i rapporti di forza internazionali, cioè per farla breve l’incapacità o il limite psicologico e ideologico di Francesco II di cogliere la palla al balzo e saltare sul carro del nuovo ordine europeo, appena salito al trono, già nell’estate del 1859, come gli suggerì il generale Carlo Filangieri (1784-1867) il suo miglior ministro.
          Quando Francesco si decise a tale passo nell’estate 1860 con Garibaldi già in Sicilia, era ormai troppo tardi!
          In sostanza se Francesco II già nell’estate 1859 avesse rimesso in vigore la costituzione pur nella GENERALE IMPOPOLARITA’ in cui era considerata, sia pure in una forma più moderata, come consigliatogli dal Filangieri per attenuarne il trauma tra popolazione ed esercito, e spartirsi lo Stato Pontificio con i Savoia (come consigliatogli da una missiva segreta inviatagli dallo stesso Vittorio Emanuele II), oltre ad un atteggiamento SOSTANZIALMENTE DI RITORNO AL SERVILISMO verso l’Inghilterra come prima del 1836, probabilmente la successiva storia d’Italia sarebbe andata diversamente!

        • mirkhond scrive:

          Ovviamente i dati che ho fornito da soli non possono certo essere soddsfacenti per chi cerca di approfondire ulteriormente l’argomento, ma niente ti impedisce con quelle indicazioni che ho citato, di trovarne altre per conto tuo! 🙂

        • habsburgicus scrive:

          Francesco, questa volta, mi pare che ponga un problema reale…
          In effetti dopo la fase di (giusta) reazione alla storiografia ufficiale liberal-garibaldesca (che sopravvive tuttora nei discorsi istituzionali, in diversi manuali di testo e in diversi “speciali” TV :D) è forse giunto il momento di una sintesi pan-italica quanto più possibile imparziale (fra l’altro, evitando, di “abbassare” astoricamente il Nord, …Bocca con i 2 milioni di emigrati piemontesi negli anni anni ’40 e ‘50 ha detto una fregnaccia (se l’ha veramente detta :D)..il Piemonte nel 1847 stava abbastanza bene economicamente..Cavour lo caricò di balzelli, è vero, ma progressi economici e ammodernamenti delle infrastrutture, pensiamo alla rete ferroviaria, ci furono, eccome ! Modena sotto gli Estensi, pur infamata quasi quanto i Borbone, era prospera…la Lombardia non era poi così arretrata, sotto i “biechi” Asburgo :D)
          Comunque ci vuole un economista, con senso storico (vallo a trovare :D) che faccia sine ira et studio questo ormai necessario confronto…
          Probabilmente (opinione mia) ne risulterà che il Sud era infinitamente più prospero di quanto ci ha tramandato la vulgata liberale ma anche più arretrato e meno idilliaco di quanto ci dicono gli storici “neo-borbonici… il che non toglie che fu aggredito piratescamente nel 1860, sia chiaro
          Per il Nord probabilmente (altra opinione mia) ne verrà fuori che il passaggio all’economia “capitalistica” borghese (direbbero i marxisti) era già piuttosto avanzato in Piemonte e Lombardia nel 1859..con inevitabili, e tristissimi, costi sociali (che ci furono anche in Francia ed Inghilterra..e senza i quali non si spiegherebbe il successo del marxismo), ma anche con un indubbio ammodernamento che renderà possibile anni dopo la grande industrializzazione e l’ingresso nella migueliana “età dell’acciaio” (cioè i primi 50-60 anni del Novecento)

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          ammessa la mia colpa di pigrizia, non è che possiamo datare i problemi del governo del regno al 1859, quando ormai Garibaldi aveva azzannato alla gola!

          PRIMA di doveva pensare al benessere, all’indipendenza, al progresso, alle alleanze, all’ordine politico del Regno, alle relazioni internazionali

          ciao

        • habsburgicus scrive:

          spartirsi lo Stato Pontificio con i Savoia (come consigliatogli da una missiva segreta inviatagli dallo stesso Vittorio Emanuele II), oltre ad un atteggiamento SOSTANZIALMENTE DI RITORNO AL SERVILISMO verso l’Inghilterra come prima del 1836, probabilmente la successiva storia d’Italia sarebbe andata diversamente!

          Probabile…
          Però è una fortuna che non sia andata così… 😀
          Altrimenti avremmo avuto il danno (dominio dei massoni, sacrilegio nei confronti del Papa, abietto servilismo verso lo straniero) e le beffe (un’Italia divisa..e dunque più facilmente dominata)
          Almeno i Savoia ci han dato l’Italia unita ! (il gran sacrilegio verrà sanato nel 1929 quando, si disse, fu ridata “l’Italia a Dio e Dio all’Italia”..si aggiunse “onde Cristo è romano” e anche questo è storicamente verissimo)
          L’Italia unita (dopo gli anni settari, pessimi gli anni 1880’) all’inizio del XX secolo incominciò ad apparire grande…nel 1918 la Vittoria (in una guerra che aborro, ma le guerre se si fanno bisogna vincerle, non perderle !), dal 1929 al 1939 il Decennio d’oro, culminato con l’Impero (9/5/1936)…il mondo non rideva più di noi, ci temeva, stimava…e, spesso, ammirava ! adesso, chi non ha cultura storica, non può neppure immaginare il livello a cui eravamo
          Proprio oggi (10 giugno) iniziò nel 1940 il nostro declino, dapprima lento poi rovinoso (1943)..purtroppo
          Ma addirittura i primi due decenni di Repubblica (1946-c.a 1968) visti ora, ci paiono grandiosi e quasi mitici (ricostruzione, oscar della lira, boom economico, politiche sociali, grandi infrastrutture, margini di autonomia in politica energetica e talora anche estera: Mattei, Fanfani, gli inizi di Moro)
          Solo in seguito (anni Settanta) iniziò il crollo, la “finis Italiae” divenuta inarrestabile nel 1992-1993
          Ma non continuo, altrimenti dovrei usare il turpiloquio 😀

  367. mirkhond scrive:

    ” La massoneria, non esiste, i massoni non contano nulla, i banchieri, manager, cattedratici, militari e prefetti chge si fannio iniziare lo fanno per puri, e nobilissimi, interessi culturali…”

    Dai Habsurgicus, nessuno ha detto questo!”

    Insomma!
    I sarcasmi di certi interventi sembrano piuttosto indicare il contrario e proprio per reazione agli eccessi di tanto complottismo, che però finiscono per generare un anticomplottismo altrettanto esagerato e ridicolo!

  368. mirkhond scrive:

    Poi, ovviamente concordo con Pino e Hbsburgicus nel constatare l’enorme differenza tra la massoneria statunitense e quella se non europea, almeno italiana!

  369. habsburgicus scrive:

    Però il fatto che processi storici (secondo me) evidenti non siano per nulla compresi neppure qui, tende a confermarmi nell’idea che ormai è impossibile fare alcunché..in un certo senso la forza della loro vittoria sta nel fatto che la gente (anche colta come qui) non si rende nemmeno più conto dell’influenza che ha subito/subisce (intendiamoci la subiamo tutti, io in primis :D)
    E sia…
    Sarà meglio limitarsi a discutere singole posizioni e, prendere di volta in volta, le posizioni che paiono migliori…senza perdere tempo a cecare una “connessione” generale…fatica sprecata, inutile e soprattutto controproducente 😀

  370. mirkhond scrive:

    Concordo al 100% con te!
    ciao!

  371. Moi scrive:

    @ ROBERTO / Z

    1. chi ha il potere

    2. che potere ha

    3. come lo esercita

    4. perché lo fa.

    Provo a risponderti, per come l’ ho capita senza (!) pretesa di essere esaustivo data la complessità della materia di cui emergono solo gli aspetti più esteriori … tanto dirai che sono tutte cazzate paranoiche.

    NON dico che ciò che segue sia tutto vero, ma … qualcosa di vero c’è sicuramente :
    ————————–

    Risposte ai punti di cui sopra :

    1.

    Gli Iscritti, a seconda del livello di grado nel rito. Tutti. Chi più, chi meno … ma è secondario.

    2.

    Agire sulle mentalità e determinare le scelte, legali o meno. Per gli Sconosciuti le Leggi si applicano, per gli amici si interpretano. In veste istituzionale si applica ciò che si è previamente deciso in Loggia: direttamente o mediante Burattini-Feticcio (Politici) per la Plebaglia che vive appassionandosi di “Distrattori”.

    3.

    *SocioCulturalmente *

    Agendo sulle menti dei giovanissimi, mediante scuola (sempre meno determinante) e intrattenimento (sempre più determinante) . Fin dal Settecento si parla di sottrarre gli infanti all’ educazione delle famiglie per costruire la Futura Umanità. Dai tempi in cui i bambini degli Aborigeni e dei Maori venivano rapiti fisicamente dallo Stato a quelli in cui si parcheggiano quelli “Frangistani” (o Intergandi Tali) davanti la TV (o internet) si sono evoluti i mezzi, NON i fini ultimi di Futura Umanità da plasmare !

    Francesco Agnoli rivelava anche che il “Tema Scolastico” (Dimostrazione d’ un’ Idea PreConfezionata … assoluto divieto di formulare idee proprie !) è un’ invenzione della Pedagogia Massonica : pensa oggi (!) alla Prof. d’ Italiano Boldrinista che dia il tema di attualità sulle Quote Rosa : NON può esistere qualità letteraria / giornalistica che possa salvare il malcapitato (o la malcapitata, esistono anche LE Dissidenti, come Annalisa Chirico !) Dissidente da un’ insufficienza gravissima nella valutazione dell’ elaborato !

    Le contraddizioni della società si esasperano o si piallano, in maniera totalitaria o relativista, a seconda della convenienza.

    Plasmare il Linguaggio per Plasmare il Pensiero. Giurisprudenza subalterna al Linguaggio … a sua volta subalterno all’ Ideologia. Vedi Legge Scalfarotto, Mancino, ecc …

    Incrementare estremismi di ogni sorta: al bando le menti equilibrate e riflessive.

    *Politicamente*

    Si crea il ”Chaos” dall’ Alto al Basso, affinché venga evocato un “Ordo” dal Basso all’ Alto : Ordo ab Chao.

    Gli “ismi” e i partiti alla luce del sole, sono proverbiali “specchietti per allodole”: servono a dividere la plebaglia. Decisioni già prese previamente in Loggia.

    4.

    In Odium Fidei.

    Dalla Vis Prometeica (a senso unico) al FiloIslamismo Shariaitico in nome del Relativismo Nichilista e del Politically Correct attraverso il CattoComunismo CriptoEretico e l’ Esoterismo / Simbolismo di Paccottiglia … tutto fa brodo.

    PS

    Anche Silvio è Massone … ma restando Uomo del Popolo, in controtendenza davvero (!) “rivoluzionaria” !

    • Roberto scrive:

      Immagino che tu veda da solo quanto è debole il punto 4

      • Moi scrive:

        Sarai d’accordo almeno di abolire i Temi di Attualità, a tutela della Libertà di Pensiero e di Espressione dei Giovanissimi …

        PS

        @ Mauricius

        SE NON ti pesa troppo ricordare … che temi di attualità si davano a Kansas Treviso 😉 ?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Al Liceo nessuno o quasi. Me ne ricordo uno al liceo sul diritto di portare le armi (eserciziodi articolo di fondo) ed uno al ginnasio su un qualche tema forse mediorientale o giù di lì.
          Alle medie qualcosa di più, ma è passato troppo tempo e mi ricordo solo un “parla di un problema di attualità” della seconda media, “la guerra”, “l’Undici Settembre”… e poco altro.

          Comunque non sono mai stati questo strumento per plagiare le menti dei poveri alunni che descrivi, visto che erano puntualmente evitati da praticamente tutti o, in caso contrario, trasformati in un coacervo di luoghi comuni.
          Il tema, come disse un nostro professore di liceo, è solo una scusa per farvi scrivere qualcosa di sufficientemente lungo in italiano.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          E poi qualcosa di diverso da “racconta le tue vacanze”, “descrivi il valore/sentimento X” o “parla delle tue amicizie” lo accoglievo sempre con immenso favore. E non sono mica titoli della scuola decadente sessantottina, visto che in un’antologia di temi delle scuole medie dei primi anni ’60 avevo trovato proprio questa robaccia qui, con svolgimenti a metà tra il grottesco e il patetico.

        • Roberto scrive:

          Sinceramente moi, tra tutte le cose bislacche sui massoni quella del tema di attualità come strumento massonico è la boiata più assurda che io abbia sentito.

          Al limite è palestra per “fare i furbi”
          Io al liceo ho avuto come prof d’italiano al liceo prima una suora poi un prete. Non credo che in un ipotetico tema sul matrimonio gay avrei sostenuto tesi troppo massoniche….

          Io mi ricordo che evitavamo come la peste i temi che potevano essere troppo polemici

        • Z. scrive:

          Io sceglievo sempre il tema di attualità! Del resto, la mia ignoranza in materia di letteratura non mi lasciava molta alternativa 😀

          Quanto a “plagiare le menti”, la mia insegnante delle medie mi fece un paio di correzioni “da destra”, ma così come non è riuscita a convincere me dubito che ci sia riuscita con qualcun altro dei miei compagni.

          Al liceo, invece, nessun insegnante si è mai sognato di contestare il merito di quanto si scriveva, anzi.

    • paniscus scrive:

      Agendo sulle menti dei giovanissimi, mediante scuola (sempre meno determinante) e intrattenimento (sempre più determinante)
      ——————————-

      E come no: le discoteche e il Grande Fratello sono sicuramente massonici a palla! 🙂

      L.

  372. Peucezio scrive:

    L’influenza della massoneria è un fatto culturale, antropologico.
    Non c’è dubbio che la massoneria propugnasse già dal ‘700 l’indifferentismo religioso e il libero pensiero.
    Oggi l’indifferentismo religioso e il libero pensiero sono costitutivi strutturalmente della forma mentis occidentale. Quindi vuol dire che la massoneria ha vinto, ha convertito al suo credo i popoli, ha trasformato la fisionomia spirituale dell’occidente.

    • habsburgicus scrive:

      sono contento che almeno tu, Peucezio, abbia colto perfettamente la questione (ci contavo, è vero..ma non vedendoti intervenire ho dubitato :D)..inoltre lo hai detto in modo sintetico, efficace e chiarissimo !
      ma tanto non riuscirai a convincere nessuno qui (tranne chi è già convinto) 😀

    • mirkhond scrive:

      Tranne per poche remote aree abitate da “uninformed” (come li chiama Massimo Fini nel suo Il dio Toth), come ad esempio il Pashtunistan profondo, pratcamente ormai il mondo e la società sono globalizzate e uniformate alla sensibilità di origine massonica.

      • habsburgicus scrive:

        in gran parte vero, ahinoi [c’è l’Estremo Oriente che è un altro mondo, anche se materialistico,, però]…
        io non capisco negare l’evidenza 😀
        vogliono alcuni (non certo tu :D) dire che è bene che sia stato così, che viviamo in un mondo ottimo..lo dicano ! non rischiano nulla…
        e apprezzerei la coerenza (e la visione storica)
        invece no..lo negano con pervicacia 😀
        Mah, mondo folle 😀

        (poi come Miguel giustamente sottolinea, massoneria è un termine complesso..e può dire molte cose diverse..questo va sempre tenuto presente
        diciamo però che l’uso “cattolico-conservatore” della parola è utile, a tutti, perché ci evita lunghe perifrasi 😀 che a lungo andare stancherebbero)

  373. mirkhond scrive:

    “diciamo però che l’uso “cattolico-conservatore” della parola è utile, a tutti, perché ci evita lunghe perifrasi 😀 che a lungo andare stancherebbero)”

    Nel senso di antitetico alla cultura massonica?

  374. habsburgicus scrive:

    beh, in consonanza non è di certo..
    ma mi riferivo alla parola (fra virgolette) per intendere circoli liberal-laico-azionisti-anglofili-omofili-antifascisti-radicali-antiborbonici-repubblicani (alla francese) e chi più ne ha ne meta 😀 (senza andare a cercare se ci fu l’iniziazione nel Tempio..che poi nel 95 % c’è :D)
    ciò vale, mutatis mutandis, anche per l’estero

  375. mirkhond scrive:

    “dire che è bene che sia stato così, che viviamo in un mondo ottimo..lo dicano ! non rischiano nulla…
    e apprezzerei la coerenza (e la visione storica)
    invece no..lo negano con pervicacia :D”

    Forse perché, a dispetto dell’enorme influenza che ha acquisito nel mondo di oggi, in un certo immaginario anche laico, progressista, di sinistra, il termine massoneria nonostante tutto, evoca ancora qualcosa di occulto, di legato a sordide trame di potere….
    Un paradosso certo, ma la vita e l’immaginario si nutrono spesso di paradossi!

  376. Miguel Martinez scrive:

    Sull’uso del termine massonico, nonché sui complotti.

    Premesso che una società segreta di gente benestante, il complottismo un po’ se lo va a cercare…

    1) esistono i complotti, anzi sono il normale modo di procedere della politica e dell’economia e del potere.

    2) non esiste un solo complotto, ne esistono mille. In alcuni di questi complotti ci sono coinvolte alcune logge massoniche, assieme a innumerevoli altre strutture meno formali, in perenne lotta e complicità tra di loro.

    3) trattandosi di complotti, c’è sempre di mezzo un forte elemento di inganno, per cui non possiamo mai essere sicuri che il complotto sia proprio quello che pensiamo noi.

    4) in genere, di idealismo nei complotti c’è molto poco, o comunque il meccanismo della ricerca del potere attraverso l’inganno fa presto a divorare qualunque ideale con cui si possa essere partiti

    5) la Massoneria è un’istituzione che ha avuto un peso davvero importante, nei paesi cattolici e in una certa epoca storica, che possiamo definire – guenonianamente – della solidificazione e quindi della costruzione dello Stato Nazione. Negare questo fatto offende la Massoneria; darlo come causa principale delle trasformazioni di un’epoca è una semplificazione ridicola.

    6) L’esito di quel movimento in origine largamente associato alla Massoneria può piacere o meno – a Habsburgicus evidentemente non piace in assoluto, io ho un giudizio molto più sfumato.

    7) Il punto però è che stiamo vivendo – di nuovo, Guénon – la Grande Dissoluzione, in cui scompaiono sia le strutture che possiamo definire sbrigativamente “feudali” sia quelle “democratiche”.

    8 ) A questo fatto si può reagire in tre modi:

    8a) continuando in eterno la guerra tra “feudali” e “democratici” perdenti

    8b) creando un’alleanza tra nostalgici perdenti

    8c) cercando a tastoni, nel buio, qualcos’altro, senza disprezzare in alcun modo gli “spiazzati” di tutte le trasformazioni dei nostri tempi. Non si tratta di cercare l’ennesimo “nuovo orizzonte del futuro”, si tratta solo di affrontare i nostri tempi liberi dai fantasmi del passato.

    • habsburgicus scrive:

      direi
      8b)..o anche 8c) 😀
      ma non è facile !

    • Roberto scrive:

      Sottoscrivo dalla premessa fino al punto sei.
      Poi non ho capito, soprattutto al punto 7 la scomparsa delle strutture feudali.
      Che vuoi dire?

    • Francesco scrive:

      il punto 7 mi lascia molto dubbioso, credo sarebbe più corretto parlare di trasformazione

      8a è problematico da abbandonare perchè lo scontro ha riguardato la sostanza dell’essere cristiani nel mondo. e questo è essenziale più di dominare o essere dominati, dell’affetto per strutture feudali piuttosto che democratiche, e così via.

      8c è quindi necessario distinguere tra fantasmi del passato e tesori da “tradire” al futuro a qualsiasi costo. esattamente come capitò alla fine dell’Impero Romano d’Occidente

      ciao

  377. mirkhond scrive:

    La terza dovrebbe essere quella giusta, in quanto pur provenendo da un passato, è al futuro che dobbiamo guardare, volenti o nolenti perché quello è il nostro destino.
    E liberarsi dai “fantasmi del passato” sarebbe la cosa più giusta.
    Però non è così facile camminare nel buio dell’ignoto che ci attende, se non abbiamo un qualche riferimento ideologico o religioso che ci possa dare una qualche indicazione, per quanto opinabile, discutibile e non universalmente accettata.

  378. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond e Habsburgicus

    ” b)..o anche 8c) 😀
    ma non è facile !”

    Capisco tutto il dubbio, che Mirkhond spiega in modo perfetto.

    Però la cosa fondamentale è che voi non vi identifichiate in 8a), che costituisce ancora l’orizzonte simbolico della grande maggioranza, o comunque è ancora la regola del gioco.

    Se salta 8a) vanno a farsi friggere PD e PDL, tanto per dire, ma anche molto di più.

    Proprio perché percepisco questa sensibilità in voi, sento voi accaniti reazionari molto più vicini di altri.

  379. mirkhond scrive:

    Per quel che mi riguarda, sono ormai convinto da tempo che PD-PDL siano ormai un monoblocco liberale e le loro dispute sono soprattutto legate a banali spartizioni di lotti potere, piuttosto che a differenze ideologiche che non vedo.
    Per quel che vedo io, mi sembrano gli equivalenti moderni della destra-sinistra dell’italia liberale prefascista, o i repubblicani-democratici statunitensi, che, a parte qualche sfumatura, sono di fatto la stessa cosa!
    E nei cui confronti mi sento dunque profondamente estraneo!

  380. mirkhond scrive:

    lotti di potere

  381. Peucezio scrive:

    Mah, Miguel, non mi convincono varie cose.
    1) Non credo che i complotti siano non siano idealisti, anzi, credo l’esatto contrario.
    Se parliamo dei piccoli maneggi è un conto, ma a livelli alti è diverso.
    La dimostrazione sta nel fatto che per un singolo uomo guadagnare un milione di euro al mese o dieci milioni è del tutto indifferente ai fini di ciò che può permettersi come tenore di vita.
    Quindi se si rovina la vita e la salute e fa una vita da poveraccio lavorando dodici ore al giorno pur di guaragnarne 10 milioni invece di un milione, vuol dire che ci crede davvero, che gli servono ad altro, che la sua è una missione, non è un interesse materiale.
    2) Non credo che la storia sia così discontinua e che ci sia una cesura ogni cinquant’anni, ma, anzi, penso che i fenomeni fondamentali siano di lunga durata.
    E mai come oggi è evidente che si stanno realizzando le utopie del Settecento. Quindi non è poi così nuovo ciò che accade.
    Per cui non mi convince molto la tesi dei democratici perdenti. Anche perché governavano gli anglosassoni allora e governano gli anglosassoni ora, quindi gli attori sono gli stessi.
    La mia impressione, come ti ho detto altre volte, è che tu abbia costruito una metafisica della contemporaneità, sviluppatasi se ho capito bene negli ultimissimi decenni, e che sarebbe qualcosa di completamente altro rispetto a tutto ciò che si è visto nella storia umana. Il che in parte è vero, non c’è dubbio: ogni fase storica è inedita e la nostra si caratterizza per trasformazioni più accelerate che mai.
    Ma è anche vero che noi ci siamo dentro, quindi abbiamo una prospettiva distorta, non siamo in grado di vedere le cose dalla giusta distanza: le trasformazioni epocali di oggi, fra mezzo millennio sembreranno una delle tante fasi di trasformazione storica, con elementi di continuità come di discontinuità rispetto al passato.

  382. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Mah, Miguel, non mi convincono varie cose.”

    Troppa carne al fuoco… mi limito a riflettere su un punto.

    Intanto, per me lo Stato “massonico” non è quello inglese, ma quello francese, che per molti versi è l’opposto di quello anglosassone.

    Qual è il “progetto massonico”, se vogliamo dire così?

    La costruzione del Cittadino attraverso lo Stato Uniforme e le sue grandi istituzioni – scuola, esercito, sistema elettorale, carcere, opere pubbliche.

    Il Cittadino è un carattere particolare che viene forgiato attraverso la Scienza e il suo veicolo principale, il Libro: si inizia da piccoli con il Primo Volume e si apprende lentamente e ordinatamente, secondo il percorso deciso dallo Stato.

    Il Cittadino raggiunge l’equilibrio interiore attraverso la Ragione, che gli permette di valutare le cose oggettivamente e con distacco: l’unica passione che lo muove è il senso del Dovere, verso la Patria, i Concittadini ed eventualmente anche l’Umanità. Per cui potrà, se è il caso, dare anche la vita.

    Davanti a sé, il Cittadino ha il Futuro, che costruisce attraverso studio, lavoro e sacrificio personale, un Futuro che non è solo suo, ma anche appunto di tutti i Cittadini.

    Da questo insieme di ragione e dovere, nasce una fierezza del proprio ruolo nell’insieme, simboleggiata dalla bandiera e dal fatto di essere anche lui un granello dello Stato e della grande impresa collettiva.

    Dove tutto è alla fine funzione e impersonalità, simboleggiate da statue, grandi edifici e vasti luoghi pubblici – viali, parchi, musei, parlamenti.

    Ecco, questo modello mi sembra in crisi quanto tutti gli altri.

    • habsburgicus scrive:

      @Miguel
      Che tale modello sia in forte crisi, non c’è alcun dubbio..
      Che, almeno per le Nazioni cattoliche, il modello di Stato massonico sia (stato) quello francese (“giacobino” per semplificare..anche se storicamente il termine, senza virgolette, potrebbe essere usato solo per un breve periodo) è innegabile…ed esso è altrettanto in crisi (un po’ meno in Francia ma tutto sommato pure là)
      Però, credo che anche il mondo anglosassone sia “massonico”, pur con certe peculiarità… e quel modello non mi pare così in crisi
      E se fosse solo una questione intermassonica, di massoneria “perdente” (quella che hai descritto in modo splendido tu) e massoneria “vincente” (l’altra, “anglosassone” e iper-liberista, ma egualmente anti-cattolica) ?

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      la tua è una descrizione sicuramente fedele e anche profonda.
      Però il punto è se le caratteristiche che tu descrivi configurano una modalità possibile fra tante e in qualche modo definita e distinta, o non siano invece una delle manifestazioni storiche di un principio che prese allora quelle forme, oggi ne prende altre, ma è ancora lo stesso, mentre ciò che c’era prima era sostanzialmente altro.
      Apparentemente il mondo ideologico e antropologico che descrivi è portatore di valori forti, non meno di quello d’Ancien Régime, e per certi versi anche di più.
      Ma secondo me la sua essenza prima è comunque nichilista. Ma è un nichilismo dell’ordine, che ha bisogno di controllare gli uomini il più possibile, ieri con la scuola e gli altri apparati dello stato, oggi con la tecnologia. Perché l’uomo non è naturalmente inclinato al nulla, quindi, in un modo o nell’altro, devi imporglielo.
      Puoi obiettarmi: “ma tu non dicevi che in fondo i complotti sono fatti da credenti”?
      E qui c’è il paradosso: il nichilismo è un credo capovolto, è un anticredo, ma è la più fanatica delle fedi.

  383. Miguel Martinez scrive:

    Sul particolare uso fiorentino del termine “massone”…

    Scritta vista oggi davanti a un circolo ARCI:

    “ARCI PD COOP TANTE SIGLE STESSI MASSONI”

    • Z. scrive:

      In effetti credo che “massoni” col senso di “cricca di imbazzati che hanno le mani ovunque” sia usato spesso anche fuori da Firenze 🙂

  384. mirkhond scrive:

    “insomma, da dove viene quel rifiuto? dal cristianesimo (che mica è un Moloch immobile) o dalla massoneria? a chi il merito?”

    Il mondo è una complessa dialettica, in cui i “meriti” e i “demeriti” vanno ripartiti tra più parti.
    Se il Vangelo ha aperto una strada, altri in polemica con esso hanno cercato di approfondirne alcuni aspetti.
    Ciò non toglie che se la massoneria (o meglio diversi pensatori massoni) abbiano contribuito alla diffusione di certi ideali, è anche vero che da quegli ambienti si è spesso tradito ciò di cui a parole si facevano portavoci.
    Per cui tra due ipocrisie preferisco quella cristiana, in quanto per il cristiano il modello è sempre e solo Gesù Cristo, che di tutto si puo’ accusare meno che di incoerenza.
    Mentre una prospettiva umanitaria svincolata da un principio metafisico, e dunque destinata a veder realizzare i propri ideali ESCLUSIVAMENTE in una prospettiva terrena, e in questa prospettiva FALLISCE e TRADISCE IL SUO MESSAGGIO, allora merita tutto il mio disprezzo!
    Quanto ai Borbone, nel momento che approfondirai la storia del MIO paese e della Sicilia, tralasciando i sussidiari dei lontani studi scolastici, e avendo la pazienza e la costanza di andarti a cercare TUTTE le fonti che puoi trovare, accademiche e non, allora ne riparleremo.

    • Francesco scrive:

      Pienamente d’accordo con te sulla prima parte, cogli lo spazio di libertà e speranza che nel Cristianesimo c’è sempre e altrove non può esserci.

      Sulla seconda parte, e ribadendo il mio limitato interesse, non mi convinci, che l’esito sul campo è stato troppo nette ed evidente.

      Ciao

      • mirkhond scrive:

        Pensala come credi.
        L’argomento è oggetto di dispute e polemiche a non finire.
        Ma almeno OGGI il monologo dei vincitori di ieri è stato infranto!

  385. mirkhond scrive:

    “E se fosse solo una questione intermassonica, di massoneria “perdente” (quella che hai descritto in modo splendido tu) e massoneria “vincente” (l’altra, “anglosassone” e iper-liberista, ma egualmente anti-cattolica) ?”

    Credo di poter concordare con te, anche alla luce di ciò che disse anni fa ad un convegno, il celebre storico della massoneria Aldo Alessandro Mola.
    Che ricordò che la massoneria NON E’ UN BLOCCO UNICO.
    Del resto lo provano proprio le vicende giacobine, napoleoniche e risorgimentali che videro l’Italia e il Mediterraneo come campo di battaglia tra i due grandi dispositivi massonici inglese e francese in lotta tra di loro tra 1793 e 1870.
    Senza la cui considerazione, si finisce esclusivamente per continuare in una visione miope di presunti malgoverni borbonici et altro, che poi non spiegano DAVVERO il PERCHE’ di tali dinamiche!

  386. mirkhond scrive:

    E’ casomai in crisi il modello massonico statalista d’ispirazione francese, piuttosto che quello liberista d’impostazione anglosassone.

  387. Miguel Martinez scrive:

    Per Habsburgicus

    “Però, credo che anche il mondo anglosassone sia “massonico”, pur con certe peculiarità… e quel modello non mi pare così in crisi”

    Esiste sicuramente un’ideologia massonica dei paesi cattolici – il quadro che ho dipinto credo che valga per la Francia, il Messico, l’Italia, presumo anche la Spagna; sono affermazioni che ho sentito da molti massoni e in testi massonici, e coincidono – come giustamente fanno notare i cattolici tradizionalisti – con le affermazioni di grandi movimenti politici borghesi dell’Ottocento.

    Non vedo invece alcuna particolare ideologia nella Massoneria anglosassone, a parte alcuni vaghi valori di carità e di darsi una mano a vicenda, qualche isolato interesse esoterico, un certo perbenismo conservatore/moderato.

    Ma sarebbe una cosa da esplorare…

    • Peucezio scrive:

      Ma infatti probabilmente la massoneria è una prassi e l’ideologia vi è sottesa, ma non è importante darle una formulazione teorica esplicita. Lo hanno fatto appunto nei paesi cattolici, ma gli anglosassoni, che sono più pragmatici, non ne hanno sentito il bisogno, e sono stati loro a imporsi.

  388. Pingback: Il Battistero con il burqa. Con magnifiche e squillanti tonalità | Kelebek Blog

  389. mirkhond scrive:

    Errata corrige:

    In una risposta ad Habsburgicus relativamente al principe di Canosa, per confusione ho attribuito quest’ultimo ad uno dei vari rami napoletani dei Medici.
    Mentre invece si tratta di Antonio Capece Minutolo principe di Canosa (1768-1838).
    I Medici napoletani non furono mai feudatari di Canosa e il Medici napoletano dell’epoca e coevo al Canosa fu Luigi de Medici (1759-1830), principe d’Ottaiano (oggi Ottaviano) e pure lui ministro del Regno delle Due Sicilie in varie riprese tra 1816 e 1830, e avversario del Canosa.

    • habsburgicus scrive:

      potente soprattutto sotto Francesco I (1825-1830), e in più ritenuto settario 😀
      chissà, se fosse stato ancora vivo nel 1860, sarebbe forse stato un altro Don Libo’ 😀

  390. mirkhond scrive:

    Tra il Medici e il Canosa tra 1815 e 1830, certamente la vita interna del Regno venne agitata dai contrasti tra le due massonerie carbonara e calderara! 🙂
    Su wiki ho letto, ma l’argomento ovviamente andrebbe approfondito, che alla fine i Calderari, sarebbero confluiti nel mondo settario massonico “tradizionale”!
    Ora, se ciò è vero, confermerebbe l’avversione sia della corte napoletana, che della stessa storiografia napoletana, borbonica inclusa, nei confronti dell’operato politico del Canosa, più adatto a formulazioni di astrattismo dottrinario, che a cimentarsi col governo della cosa pubblica!
    I giacobini e gli utopisti ci sono anche a “destra” tra i reazionari! 🙂
    ciao!

  391. mirkhond scrive:

    A proposito di Sicilia

    Ieri mi sono visto un vecchio film del maestro Pietro Germi del 1950, Il Cammino della Speranza, molto attuale nel contesto che vede le coste siciliane oggetto di continui sbarchi di poveracci in cerca di un mondo migliore, e delle difficoltà ad essere accettati, e la fatica di lunghi viaggi tra avventurieri senza scrupoli che si arricchiscono sulla miseria e il bisogno, e gli ostacoli di polizie e leggi ottuse, nonché dell’ostilità verso i nuovi venuti.
    Solo che qui il cammino è quello di un gruppo di ex zolfatari e contadini che dalla Sicilia profonda risalgono tutta l’Italia fino a varcare le Alpi a Noasca, in Piemonte, per trovare in Francia un nuovo mondo.
    In questo spezzone, si vede l’ostilità sfociante nell’incomprensione quanto non nel RAZZISMO dei contadini EMILIANI verso questo gruppo di siciliani, costretti dal bisogno a fare i “krumiri” per trovare i soldi per proseguire il viaggio, e che la dice lunga sulla cosiddetta “accoglienza” emiliana verso i “maruchein” in questo caso dla Maruconia:

    http://youtu.be/5NVpyDG-yiw

    Vedasi soprattutto i minuti 3:00 – 6:00, sul razzismo di SINISTRA, il PEGGIORE perché più SUBDOLO e NEGATO COME TALE, dietro pretesti politici, o dell'”ethos”, come dice più volte Moi! 🙂

  392. mirkhond scrive:

    “Probabilmente (opinione mia) ne risulterà che il Sud era infinitamente più prospero di quanto ci ha tramandato la vulgata liberale ma anche più arretrato e meno idilliaco di quanto ci dicono gli storici “neo-borbonici… il che non toglie che fu aggredito piratescamente nel 1860, sia chiaro”

    Mi sento di condividere nella sostanza ciò che dici.
    Un diversa ricollocazione negli schieramenti europei, avrebbe probabilmente salvato il Regno o comunque dato luogo ad un diverso processo di unificazione dell’Italia.
    Unificazione che, comunque per me, fu una boiata, anche alla luce di quanto mostrato nel film di Germi, riguardo a realtà settentrionali molto diverse da come sono state propagandate da un certo immaginario!

  393. mirkhond scrive:

    Poi, come Marcello Veneziani, sono convinto che non si arriverà mai ad una memoria condivisa.

  394. mirkhond scrive:

    Sulle Due Sicilie

    Una quindicina d’anni fa, uno storico dell’università di Bari, Angelantonio Spagnoletti, scrisse un libro proprio sulle Due Sicilie e la sua conclusione fu che nella nostra realtà vi erano aree più sviluppate (non solo intorno a Napoli) e altre più arretrate.
    Insomma una realtà non omogenea economicamente, come però anche in altri paesi d’Europa e del mondo!

  395. mirkhond scrive:

    “PRIMA di doveva pensare al benessere, all’indipendenza, al progresso, alle alleanze, all’ordine politico del Regno, alle relazioni internazionali”

    Al benessere si pensava già dal 1734-35 con l’insediamento di Carlo VII (1734-1759; Carlo III come re di Spagna 1759-1788).
    Per il resto, credo invece che nell’estate 1859 ci fossero ancora possibilità di manovra per noi, anche se da cogliere al balzo, in quanto lo stesso Cavour non pensava ancora ad un ‘unificazione di tutta l’Italia, ma ad una sostanziale riedizione in nuovo, del vecchio spazio longobardo-carolingio tosco-padano.
    Almeno, si pensava ad un ‘unificazione come un processo graduale e non rapido, come riconoscono non i biekiSSimi revisionisti alla pummarola :), ma il serio e accademico Lessico Treccani, alla voce relativa alla Questione Meridionale!
    Sempre la stessa voce ACCADEMICA, sostiene che in Piemonte e nel Nord Italia in genere vi era la convinzione che le Due Sicilie fossero una specie di eldorado.
    Convinzione anche dello stesso Cavour che MAI però si era spinto nelle nostre contrade, e si basava principalmente sui rapporti degli oppositori antiborbonici napoletani e siciliani, emigrati in Piemonte dopo il 1848-49!
    In realtà il RELATIVO “benessere” che c’era era frutto più delle biekiSSime politike borbonike unite al sudore e alla fatica delle nostre genti, tenuto conto delle condizioni dei suoli agricoli che NON dappertutto erano fertili, tenendo conto della natura montuosa del 70% della Napolitania e del 30-40% della Sicilia!
    Dunque non il “bengodi” di certe propagande (anche ANTIborboniche), ma nemmeno l’inferno terzomondista di una cert’altra propaganda, interessata ad ingigantire realtà anche presenti, ma quasi unicamente allo scopo di GIUSTIFICARE quanto accaduto DOPO!

  396. mirkhond scrive:

    “Probabile…
    Però è una fortuna che non sia andata così… :D”

    Non lo so se per noi sia stata proprio una fortuna

    “Altrimenti avremmo avuto il danno (dominio dei massoni, sacrilegio nei confronti del Papa, abietto servilismo verso lo straniero) e le beffe (un’Italia divisa..e dunque più facilmente dominata)”

    Il Papa è stato derubato lo stesso, i massoni hanno fatto quello che hanno voluto e potuto, e un ‘Italia unita alla prova dei FATTI non si è rivelata tutta questa grande potenza non dico mondiale, ma nemmeno EUROPEA, come vogliono credere gli unitaristi. E non solo oggi!

    “Almeno i Savoia ci han dato l’Italia unita !”

    Sai che soddisfazione per chi se l’è presa a quel posto! 🙂
    Per è comprensibile che tu la veda da una prospettiva opposta alla mia, perché è stata comunque una vostra vittoria!

    • Z. scrive:

      Duca, tu e Miguel dovete rassegnarvi all’idea che in un mondo di sette miliardi di persone si è perduti, senza economie di scala.

      E l’ascensore non è un’alternativa valida 😀

      • mirkhond scrive:

        Non ho capito Zanardo.
        Cosa sarebbe l’economia di scala?

        • mirkhond scrive:

          Francamente non ci ho capito nulla lo stesso!
          Potresti spiegarmelo in termini il più terra-terra possibile, e non alla maniera “artistica” del Moi? 🙂

        • roberto scrive:

          Economia di scala = il costo di un bene è inferiore se tu ne produci 100 invece che 10.

          Esempio. vuoi fare il pizzaiolo. Compri un forno da pizza (5000 euro) + 1 kg di farina (diciamo un euro), 500 grammi di mozzarella (diciamo 5 euri), un litro di passata (2 euri). Le tue 10 pizze ti saranno costate 5000+1+5+2 = 5008 euri = 500,80 euri a pizza. moltiplica per 100 pizze. Adesso avrai speso sempre 5000 di forno +100 + 500+200 di prodotti. In più, per quelle quantità i produttori ti fanno uno sconto di 20% (160 euri). Quindi il costo di produzione è 5000+640=5640. Diviso 100 pizze = 56,40 euri a pizza.

          Ovviamente hai un miliardo di altri parametri da aggiungere : la legna per accendere il forno (fare una pizza sola ti obbliga a usare la stessa legna che useresti per farne 50); più pizze fai e più diventi bravo e veloce; più ne fai e più recuperi gli scarti (es, i pezzetti di pasta di scarto) e così via

      • Moi scrive:

        Ma davvero ? A me pare che i Paesi che stan meglio siano piccoli (dimensioni) grandi (cifre) Paradisi Fiscali …

  397. mirkhond scrive:

    Però è comprensibile

  398. mirkhond scrive:

    Fu del resto lo stesso Augusto Del Noce, a dire che l’unità d’Italia non fu che un capitolo della storia dell’impero britannico!

    • Francesco scrive:

      Questa mi pare un’esagerazione.

      Trovo sia provinciale raccontarsi che è tutta colpa dei forestieri, che sono ricchi potenti e cattivi.

      E poi gli inglesi non erano impegnati a governare mezzo mondo, fregare i francesi, contenere tedeschi e russi?

      🙂

  399. mirkhond scrive:

    “Questa mi pare un’esagerazione.”

    A me invece no :), visto proprio il ruolo di superpotenza detenuto dall’Inghilterra nel XIX e inizi XX secolo!
    Ovviamente è chiaro che ci sono anche le quinte colonne interne.
    Ma questo ovunque!

  400. mirkhond scrive:

    “Economia di scala = il costo di un bene è inferiore se tu ne produci 100 invece che 10.”

    In sostanza, il consumismo?

    • PinoMamet scrive:

      Mmm ma no, semplicemente chi è in grado di produrre beni per un mercato più grande, è in grado di farli pagare meno.

      (PS l’esempio del forno delle pizze serve a meraviglia anche per la discussione “storico socio economica” sulle spade medievali che avemmo con Mauricius: con la stessa legna ne produci una come venti… e in effetti se si pensa alla straordinaria standardizzazione raggiunta dall’esercito romano post-Mario- un esercito di proletari armati dallo Stato, di fatto- oppure al fatto che – copio e incollo da un sito bellunese “da notizie riportate da storici del XVI secolo, venivano prodotte “fin 25 mille spade all’anno d’ogni sorte” mentre da un documento del del 1578 sappiamo che alcuni gentiluomini inglesi siglarono un contratto con gli armaioli di Belluno per la fornitura di ben 600 spade al mese per un periodo di 10 anni. “- non vedo perché nel Medioevo avrebbero dovuto avere un prezzo così proibitivo, anche fatta la tara delle differenti “scale” di economia…)

    • roberto scrive:

      “In sostanza, il consumismo?”

      non proprio, non ho parlato di consumi ma di costi di produzione. anche se è vero che la gara la vince non chi fa più pizze ma chi ne vende di più e fare 10000 pizze se ne riesci a vendere 100 non è un granché.

    • Francesco scrive:

      beh, non proprio, vale per qualsiasi tipo di bene (il primo esempio riguarda la produzione di chiodi ed è fatto da Adam Smith in persona)

      ciao

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