Dalla guerra civile messicana, tra falci e candele

L’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia del Messico ha fatto sapere, lo scorso agosto, che durante tra il 2007 e il 2011, i morti di morte violenta in Messico sono stati 95.632, cui possiamo aggiungere 49.710 nel quinquennio precedente.

Si tratta di statistiche ufficiali, da parte di un ente non interessato a dare una cattiva immagine del Messico; e molte migliaia di persone, in particolare migranti dal Centroamerica, sono semplicemente scomparse nel nulla.

Insomma, i morti della guerra civile messicana, negli ultimi dieci anni, sono stati circa 150.000.

Ascoltiamo Gerardo Ortiz, La muerte y el sicario. Nel video, notate il caratteristico accostamento tra abbigliamento da vaquero del nord (che non ha nulla a che fare con i contadini del centrosud) e automobili di lusso.

“Son quattro pareti dipinte di nero,
tende nere e in mezzo un vaso di fiori
si sente il battito della morte nella pelle
un candeliere, un proiettile nel mezzo
l’ombra è immensa presenza di paura
si sente il battito che impone il suo corpo
sembra menzogna non l’hanno dimostrato
forse è la morte che ha del lavoro

Quando c’è un mistero si ha rispetto
usa la sua falce si guarda riflessa
il filo sviato di un modo violento
terrore nella mente dilemma sanguinoso
sostiene un’immagine di molta presenza
e alcuni dei presenti ne preferiscono l’assenza
continuano a dubitare e non l’hanno dimostrato.
Commenta la stampa, ma era solo un sicario!

Rituali di sangue quando la lodiamo
già sa il mio capo che compio il lavoro
continuo soddisfatto continuo torturando
quando la Signora mi ispira a ucciderlo

Quando io cammino accelero il destino
non manco mai di fede lo porto con me
soggetto alla morte sul braccio destro
incrociamo falci per tirare i colli
quando il nemico non ha rinforzi
basta la mia presenza per riempirlo di paura
visito la mia stanza per consultarla
e con i suoi consigli faccio una strage

Hanno già visto la candela che non si è accesa
la tengo spenta per il nemico
attacco strategie di alcuni nemici
difendo questo virus più saggio dell’uomo
ad alcuni luogotenenti ho dimostrato
che la Santa Muerte ha lasciato un’eredità
io sono tra quelli che le restano a fianco
sempre le obbedisco e continuo a pregarle

Rituali di sangue quando la lodiamo
già sa il mio capo che compio il lavoro
continuo soddisfatto continue torturando
quando la Signora mi ispira a ucciderlo”

Son cuatro paredes pintadas de negro,
con sabanas negras y en medio un florero
la vibra de muerte se siente en el cuero
una veladora una bala en el medio
la sombra es inmensa presencia de miedo
se siente la vibra que impone su cuerpo
parece mentira no lo han comprobado
tal vez la muerte que tiene trabajo

Cuando hay un misterio se tiene respeto
usa su guadaña se mira el reflejo
el filo desviado de un modo violento
terror en la mente dilema sangriento
sostiene una imagen de mucha presencia
y algunos presentes prefieren su ausensia
siguen con la duda y no han comprobado
comenta la prensa que solo es solo un sicario

Rituales sangrientos cuando la alabamos
ya sabe mi jefe que cumplo el trabajo
sigo satisfecho sigo torturando
cuando la señora me inspira matarlo

Yo cuando camino aprieto el destino
nunca desconfio lo llevo conmigo
sujeto ala muerte del brazo derecho
cruzamos guadañas pa’ trozar pescuezos
cuando el enemigo no tiene refuerzos
solo mi presencia lo llena de miedo
visito mi cuarto para consultarla
y con sus consejos hago una matanza

Ya vieron la vela que no se ha encendido
mantengo lo obscuro para el enemigo
ataco estrategias de algunos contrarios
defiendo ese virus del hombre mas sabio
algunos tenientes les he comprobado
que la santa muerte tiene su legado
yo soy uno de ellos que sigue a su lado
siempre le obedezco y le sigo resando

Rituales sangrientos cuando la lavamos
ya save mi jefe que cumplo el trabajo
sigo satisfecho sigo torturando
cuando la señora me inspira matarlo

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14 risposte a Dalla guerra civile messicana, tra falci e candele

  1. habsburgicus scrive:

    più morti che nella Revolución, “Vamos a matar compañeros” 😀
    E i grandi media tacciono, incomprensibilmente …

  2. nic scrive:

    95.632 in 5 anni?

    Pensavo molti di più. In fondo, 24mila muoiono ogni anno in banali incidenti stradali.
    http://www.jornada.unam.mx/2011/05/06/sociedad/043n2soc

    Considerando circa cento milioni di abitanti, almeno statisticamente ‘sta guerra civile non è poi gran cosa. Ben prima che iniziasse, ho conosciuto piccole comunità in Oaxaca e Veracruz -a volte formate da meno di mille abitanti- dove era “normale” che ogni anno 2 o 3 uomini morissero in duelli a machetazos tra borrachos per storie di corna o di soldi.

    Per non parlare degli scontri a base di ak-47 tra gruppi di autodefensa per limiti di terra o tra gruppi religiosi o tra organizzazioni e sindacati priisti.

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per nic

    Giusta considerazione, eccone alcune altre.

    1) Ho cercato velocemente le statistiche per l’Italia, non ho voglia di fare tante somme, ma trovo che gli omicidi sono stati circa 600 l’anno, diciamo quindi nello stesso periodo 6.000: una cifra comoda, perché è facile capire che proiettandola sulla popolazione del Messico, avremmo avuto circa 10.000 omicidi nello stesso periodo.

    2) Avrei dovuto sottolineare meglio il fatto che i 150.000 omicidi messicani comprendono tutti gli omicidi: da una parte sospetto che si tratti di una sottostima, dall’altra comunque non sono certo tutti morti per la guerra civile.

    3) Visto che l’Italia si aggrappa alle sue Fosse Ardeatine, foibe, Piazza Fontana e Georgofili come se fossero stati eventi di incredibile importanza storica, certamente 150.000 morti in proporzione sono tanti.

    4) Interessante come il tasso di omicidi dello Yucatan sia una miseria, a livelli italiani.

    • Francesco scrive:

      ma rispetto ai vicini nordisti, che passano per i veri specialisti del ramo “morti per omicidio” grazie alla generosa disponibilità di armi da fuoco, come va la passate?

      saluti

      • nic scrive:

        http://www.seguriteca.mx/index.php?option=com_content&view=article&id=181:estudio-global-sobre-homicidios&catid=17:blog&Itemid=50

        De acuerdo con el informe, los cinco países con las tasas más altas son: Honduras (82.1), El Salvador (66), Costa de Marfil (56.9), Jamaica (52.1) y Venezuela (49), mientras que los países con las tasas más bajas son: China, Hong Kong (0.5), Japón (0.5), Brunei Darussalam (0.5), Singapur (0.5), Austria (0.5), Islandia (0.3), Mónaco (0) y República de Palaos (0).

        México, con información de 2010, registró 20,585 homicidios, lo que equivale a una tasa de 18.1 homicidios por cada cien mil habitantes. Un comparativo nos puede permitir una mejor apreciación: Colombia aparece con una tasa de 33.4, Canadá aparece con 1.8, EE.UU. registra una tasa de 5.0, en tanto que a Brasil le corresponde una tasa de 22.7; no olvidemos que la mayor tasa es de 82.1.

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per nic

    E poi è scorretto paragonare la pericolosità di un povero mitra a quella del Migliore Amico (su quattro ruote) dell’Uomo 🙂

    http://www.lastampa.it/2012/08/24/italia/cronache/meno-morti-sulle-strade-l-italia-fa-meglio-della-francia-3YW1rRT2yfwub0NBDyT4rO/pagina.html

    l’Italia dal 1950 a oggi ha avuto più di 400 mila morti per incidente stradale e 14 milioni di feriti.

    La cifra dei morti è all’incirca paragonabile a quella di tutti gli italiani caduti per tutte le cause durante la Seconda guerra mondiale; ma se togliamo i morti in combattimento, il numero dei morti per incidenti stradali tra il 1950 e oggi è incomparabilmente maggiore di quelli provocati da squadristi fascisti, rappresaglie naziste, omicidi comunisti, infoibatori titoisti, terroristi rossi e neri e dalla criminalità organizzato, dal 1918 fino a oggi.

    Poi vogliono fare un parcheggio a Piazza del Carmine…

    • nic scrive:

      “Se lo parcheggi non ti uccide” 🙂

      E credo, anche se non sono sufficientemente informato per esserne certo, che più di una guerra “civile” si tratti (o si sia trattato*) di uno scontro tra corpi militari. Del resto è ufficiale che il nemico numero 1 dell’ex governo panista, fossero gli Zeta, un gruppo speciale di (ex) narco-paracadutisti. Una uno bianca all’ennesima potenza: come se in Italia i carabinieri avessero dichiarato guerra ai San Marco per il controllo dell’oppio afgano.

      * Tornato il PRI, dopo più di un decennio di delirio panista, credo che la guerra si risolverà in famiglia senza tanto “desmadres”.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Martinez

      Forse la cosa importante non è il numero, ma la percezione dei morti.

      Quelli in guerra sono Caduti.

      Quelli sul lavoro sono Vittime.

      Quelli in macchina sono Sfortunati.

      La guerra è vista come un male, tanto che al riguardo abiuriamo ad ogni responsabilità e chiamiamo Ministero della Difesa quello che una volta era il Ministero della Guerra. I morti in essa sono onorati perché li si suppone morti al nostro posto, tanto che distribuiamo medaglie e affini. La cosa è tanto più sottolineata quanto più è controversa: si onorano di più i militari Italiani caduti sul Piave e sull’Isonzo che quelli caduti in Russia o in Abissinia. Ancora di più si onorano i Partigiani.

      Il lavoro è visto come un bene/un diritto/un dovere/una necessità. Per cui ci ribelliamo a che qualcuno ci lasci le penne, e percepiamo tale morte come un’ingiustizia. Ma non siamo capaci di sopportare il costo della rimozione delle cause di tali morti, in nome della libertà d’impresa e della competitività: e conviviamo con organizzazioni padronali che hanno di recente applaudito i responsabili della Thyssen. I morti sul lavoro ci appaiono essere morti non tanto per noi, ma per se stessi e le loro famiglie. Per esempio, i morti di Nassiriya per alcuni sono Caduti in guerra (v. la categoria precedente) per altri sono Caduti sul lavoro.

      L’Automobile è vista come qualcosa di necessario come l’aria che si respira e come il cibo che si mangia, e l’Incidente Stradale sta all’Automobile come la morte per soffocamento da nocciolo di pesca in gola sta alla gastronomia. Qualcosa di spiacevole che si cerca di evitare, ma inevitabile come un terremoto in zona sismica. Nessuno pensa seriamente di evacuare mezza Napoli perché sicuramente il Vesuvio prima o poi erutterà di nuovo, anche se con la densità di popolazione intorno al vulcano un’eruzione farà molte vittime.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  5. Miguel Martinez scrive:

    OT

    Vorrei scusarmi con il commentatore Giovanni: per qualche misterioso motivo i suoi ultimi commenti sono rimasti tutti sospesi, in moderazione, e non me ne sono accorto – li ho approvati adesso, sperando che lui non sia mortalmente offeso 🙂

  6. Pietro scrive:

    @Miguel: ma poi si e’ scoperto perche’ a volte il blog sparisce da google?

  7. Miguel Martinez scrive:

    per Pietro

    “@Miguel: ma poi si e’ scoperto perche’ a volte il blog sparisce da google?”

    Non lo sapevo… seguo poco la visibilità del blog. Non sono un autore in cerca di notorietà 🙂 Saranno mesi che non vedo nemmeno quante visite ci sono.

  8. Pietro scrive:

    Ma le morti messicane sono molto piu’ scenografiche e colpiscono l’immaginario, quindi andrebbero moltiplicate per il coefficiente “morti percepite”. Poi il contesto di guerra tra “clan” e’ altamente scenografico e amplificatore. Noi in Italia ne abbiamo troppi, giusto ogni tanto quando la partita e’ scissionisti contro vecchi matusa si arriva ad un livello decente di marketing…

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per nic

    “anche se non sono sufficientemente informato per esserne certo, “

    Mi sa che sei in buona compagnia 🙂

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