Tra Tradizione e Modernità, scegliere altro…

Da tempo, corrispondiamo con Guido, che qualche volta commenta su questo blog, qualche volta mi scrive in privato; le sue riflessioni comunque hanno offerto una serie di spunti che si vedono in molte cose scritte qui.

Qualche post fa, Guido ha commentato ciò che avevo scritto a proposito di Joe Magarac e dell’Età dell’Acciaio.

Sono riflessioni cruciali, perché se ci pensiamo seriamente, cambia totalmente la prospettiva sul mondo in cui viviamo.

Ecco cosa scriveva Guido (metto insieme pezzi di due commenti):

Conosciamo bene l’aberrante doppiopesismo che fa gridare alle lese libertà da una parte e fa benedire i bombardamenti umanitari dall’altra. Ma il fatto evidente dell’esistenza di un neocolonialismo che usa come una clava il diritto alla libertà di parola o di orientamento sessuale, non potrà mai farmi diventare un tifoso tout court di alcune “resistenze” che optano per il ripristino della legge divina. La commedia a cui assistiamo vorrebbe ridurre la ricchezza dei conflitti a due sole opzioni: Tradizione contro Modernità. Questa è una grande banalizzazione che rende ciechi di fronte a tante realtà, direi la stragrande maggioranza, dove l’ibridazione, il nomadismo, lo sradicamento e la compresenza di visioni e atteggiamenti contraddittori fanno la ricchezza della vita quotidiana. Una buona parte degli articoli di Miguel ruota proprio intorno a queste fantasmagoriche complessità e contraddizioni, ed è precisamente quanto vi apprezzo.

L’Eroe del Lavoro è quel mito che individua un’era particolare, quella che viene qui definita Età dell’Acciaio, epoca che possiamo definitivamente dare per morta per quanto riguarda la produzione di quei determinati tipi antropologici. Ricordiamoci che s’è trattato della più massiccia opera di sradicamento di milioni di contadini, della loro “liberazione” dal suolo, e del loro inurbamento in luoghi infernali, per la gloria del Capitale nella sua massima espansione. E si tratta della stessa massa umana che si è atrocemente sacrificata per i conflitti interimperialistici nei due macelli mondiali, spesso adescata dall’apparato propagandista messo in campo per far sentire l’ultimo dei reietti un “protagonista” della maggior gloria del “suo” paese.

Questa dovrebbe essere cosa risaputa, e solo gli ingenui e le anime candide possono credere che i miti della nazione, della difesa dell’identità ecc. possano essere stati altra cosa dal giochino illusionista creato ai fini della servitù volontaria.

Come ben sappiamo questa è l’era della plastica ma ancor più è l’era della rivoluzione digitale con ciò che comporta nei termini di contrazione di spazio e di tempo. E’ l’era della astrattizzazione del Capitale che non ha più alcun legame con un suolo, come ai bei tempi in cui il ricco bastardo capitalista era il primo a tenerci all’esistenza d’una fabbrica.

Con una buona dose d’ambiguità questa è anche definita epoca della post-modernità. I soggetti sono sempre più liquidi, sono isolati in situazioni sempre più massificate e vivono in condizioni di angoscia e precarietà. Come è inevitabile e direi salutare, si accendono dei conflitti, ma spesso vengono incalanati in richieste per un ritorno a quella immaginaria “normalità” che viene attribuita persino all’Era dell’Acciaio.

In quest’epoca altri sono i miti antropologici: direi che va per la maggiore il cyborg, ibrido uomo-macchina, con capacità performative ultraumane raggiunte con l’uso della chimica e della nanotecnologia. Sentimenti e idee sono optionals che vengono venduti in pacchetti personalizzati, prodotti per ricreare l’effetto “vintage” del vero-uomo-che-non-deve-chiedere-mai.

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34 risposte a Tra Tradizione e Modernità, scegliere altro…

  1. La commedia a cui assistiamo vorrebbe ridurre la ricchezza dei conflitti a due sole opzioni: Tradizione contro Modernità
    Ed è così: magari andrebbe fatto notare che ci sono tanti modi di intendere questo dualismo, che noi possiamo chiamare meticciato o come altro preferiamo.

    Per il resto l’analisi è sopraffina, tenendo conto della brevità espositiva.

  2. PinoMamet scrive:

    Ma quindi “noi italiani”?
    i nostri “Imprenditori” (marchio registrato), che “coniugano Tradizione e Modernità”?
    Poveretti, come sono rimasti indietro: anche la loro modernità è tradizionale, ormai (cioè inventata): perché è la modernità dell’epoca dell’ “uomo d’acciaio”, quello che non doveva chiedere mai, appunto, mentre adesso la moda è quello dell’uomo dissolto nel flusso, che non ha niente da chiedere.

    (Mi chiedo, giustamente a margine, se la nostra marginalità non sia anche un po’ garanzia di sopravvivenza. La sopravvivenza si impara in pochi minuti, ma si perfeziona nei secoli: noi non inventiamo il telecomando, ma il “guscio Meliconi” ).

    Ora che il post mi ci fa pensare, tutta la faccenda del vintage, che è saltata fuori prepotentemente negli ultimi quindici anni, non è che un uomo di ricreare una Tradizione: le ragazze vestite come (non) ci si vestiva negli anni Cinquanta (a vederle, sembra che negli anni ’50 ci fossero solo polka dots, frangette e bandane… e tatuaggi, che all’epoca erano strettamente riservati a marginali veri…) e certe parodie moderne di “greasers” e affini (fantastici quelli giapponesi) non sono il corrispettivo della Tradizione inventata dei palii e delle sfilate storiche?
    Solo che stavolta la nostalgia e la reinvenzione riporta all’epoca dell’acciaio, di Joe Magarac e Rosie the Riveter…

    ma se anche il cyborg “fa anni Novanta”, devo capire cosa viene dopo. Forse, finalmente, il niente. Potrebbe essere una bella epoca di Vuoto: i buddhisti ci andrebbero a nozze.

    • Moi scrive:

      @ PINO

      Il passato reinventato è sempre più divertente di quello ricostruito :

      quelli che ‘sto weekend si apprestano al Parco Ferrari di Modena a farsi lividi in nome di Ambiorige, Brenno e Vercingetorige per poi vantarsene visto che “sentono molto lo Spirito Celtico della Nostra Terra: la Boica” (difatti “Emilia” lo considerano proprio un Nome Romano Imperialista da evitare !) … sono gli stessi che a scuola sbottavano che la Storia non serve a un cazzo, specie se antica ! … In compenso : -) hanno l’assoluta convinzione che l’ Aceto Balsamico costituisca la Summa della Farmacopea Druidica, con Druidi rigorosamente “alla Gandalf” de “Il Signore degli Anelli” filmico di Peter Jackson !

      Come accennavi tu, non sarebbe male uno “sceneggiato” retro futuristico, del tipo Orlando che infilza il Vile Saraceno rinfacciandogli che così imparerà in futuro _ come punizione preventiva_ a rifiutare di integrarsi quando immigrerà in Terre Cristiane … Però bisognerebbe farlo precedere da un Imperatore Romano che condanni “ad bestias” i Cristiani rinfacciando loro che così impareranno in futuro _ come punizione preventiva_ a interferire nella Laicità con le Ingerenze nonché a farsi mantenere a sbafo dallo Stato Italiano con l’ Ottopermille.

  3. mirkhond scrive:

    A me invece il vuoto, l’età liquida del continuo dinamismo globalizzatore da sradicati cosmopoliti, fanno paura, perché in questa folle corsa, prima o poi bisognera pur FERMARSI per fare il punto e reinnestare nuove radici dove tutto è andato perduto.
    E ciò che, in parte è sempre avvenuto nella storia, dinamiche di sconvolgimenti seguite da nuovi ordini….
    E’ da capire però che nuovo ordine uscirà da questo caos dinamista……

    • Francesco scrive:

      l’età liquida è uno slogan da sociologi, non un concetto dotato di senso, caro Mirkhond, non preoccuparti

      il nostro problema è che abbiamo così tante radici (e paure) che non ci muoviamo più, a differenza dei popoli che crescono (in Asia e un America Latina) e di quelli che non crescono ma almeno cercano una vita migliore (penso ai milioni di Ritvan che emigrano in Europa)

      in cambio parliamo moltissimo, senza produrre nulla di intellettualmente rilevante

      • mirkhond scrive:

        Lo sradicamento però NON è un’invenzione sociologica….
        E poi a te, il dinamismo continuo piace, quindi è un dialogo tra sordi, un’incomprensione, come parlare con Benedetto XVI…
        Fatica sprecata….

        • Francesco scrive:

          a me il dinamismo piace?

          quanto poco mi conosci, carissimo, il massimo del mio dinamismo sarebbe fare un bel viaggio in vacanza ma non posso permettermelo

          poi DEVO tornare a casa in Italia, anche se questo paese è la morte

          spero che i miei figli siano migliori di me, questo è il massimo del dinamismo

          sullo sradicamento, avrei bisogno di una migliore definizione, sennò restiamo sempre a “una volta non c’era la ferrovia e si stava ognuno a baita sua”

          ciao

  4. Tortuga scrive:

    Concordo, è un gran bello scritto, quello d guido.

    “Ma il fatto evidente dell’esistenza di un neocolonialismo che usa come una clava il diritto alla libertà di parola o di orientamento sessuale, non potrà mai farmi diventare un tifoso tout court di alcune “resistenze” che optano per il ripristino della legge divina. “

    Credo rispecchi il sentimento di molti.
    Il problema è che tra gli estremismi della mondernità e gli estremimi del tradizionalismo, non so bene che terza alternativa, concretamente, si abbia.
    Chi sono i fautori e sostenitori della via di mezzo?

    Felice giornata a tutti.

    p.s. Sono curiosa del libro di cucina che Miguel sta traducendo. Che cucina? Da che lingua verso quale altra?
    Mia mamma collezionava libri di cucina, dai più antichi ai più moderni. Ne ho ereditati 150 (io ne uso a malapena due si e no). Non sapendo più di cosa andare a caccia nella cucina italiana e francese, ad un certo punto ha iniziato a prendere testi sulle altre cucine: spagnola, cinese, giapponese …
    Se qualche editore ha ancora il coraggio di investire in libri di cucina, sono curiosissima di sapere quale 😉

  5. mirkhond scrive:

    Chi sono i fautori e sostenitori della via di mezzo?

    E soprattutto qual’è la via di mezzo?

  6. mirkhond scrive:

    Per Tortuga

    A proposito di cucina.
    Hai mai sentito parlare degli gnocchi alla Radetzky, ovvero gli gnocchi di zucca, milanesi, che il Maresciallo imparò a mangiare e gustare, nel suo lungo soggiorno a Milano, di cui era il comandante militare, poi governatore, preparatigli (insieme ad altri piatti milanesi che non ricordo), dalla sua governante-amante Giuditta Meregalli da Sesto San Giovanni?

    • Tortuga scrive:

      Mi sembra, di averli sentiti nominare, ma non ho mai avuto occasione di mangiarne, anche perché la zucca è uno dei pochi cibi che non sopporto.
      Sparì, per un certo tempo, come alimento, ma oggi è tornata di moda.

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “A me invece il vuoto, l’età liquida del continuo dinamismo globalizzatore da sradicati cosmopoliti, fanno paura,”

    Ma è questo il punto, secondo me.

    La tua sensibilità, le tue esperienze di vita, ti portano comprensibilmente a questa critica della “modernità”.

    Altre persone hanno una diversa sensibilità, dovuta ad altre esperienze, che le porta al contrario a fare una critica della “tradizione”.

    Ora, il dato cruciale che introduce Guido è che entrambe sono mistificazioni: non solo è “inventata la tradizione”, ma anche la “modernità” è una costruzione immaginaria.

    Ma allora le due sensibilità opposte non rispecchiano qualcosa di fondamentale e assoluto. Il loro conflitto è un gioco e non una questione di vita e di morte.

    Su questa base, i portatori di entrambe le sensibilità potrebbero comunicare finalmente. Non rinunciando a nulla, ma rendendosi conto che si tratta alla fine solo di sensibilità.

    • mirkhond scrive:

      La mia impressione, stando almeno a come l’ho capita io, e dunque può trattarsi di un’impressione infondata, è l’approccio “ottimista” dell’analisi di Guido.
      Cioè Guido pur analizzando criticamente e lucidamente ciò che non va oggi, non rimpiange nemmeno il ieri, e dal suo punto di vista ha ragione.
      La “tradizione” spesso è una rielaborazione a posteriori di chi NON riesce proprio ad adattarsi ad un OGGI che non gli piace e in cui si autoesclude per non esserne escluso.
      Guido, invece nella sua visione ottimistica, vede tutto questo ribaltone, questi sconvolgimenti da globalizzazione liquida, come un fatto POSITIVO, e la positività per lui è proprio in questo dinamismo.
      Insomma il mondo è di Guido e di coloro che come lui, si sentono pronti alla sfida del CONTINUO RINNOVAMENTO, mentre per coloro come me che NON riescono a stare al passo, a non capire e a NON ACCETTARE tali cambiamenti, non può che esserci la solitudine e poi la fine….

      • mirkhond scrive:

        Sempre su “Tradizione” e “Modernità”

        Personalmente, sono convinto da tempo che non si possa essere reazionari al 100% come progressisti al 100%, e in questo concordo sia con Giudo che con Miguel Martinez, che la realtà è molto più mescolata, e che in fondo siamo tutti figli del NOSTRO tempo, nei confronti del quale, esprimiamo le nostre inevitabili rielaborazioni verso un approccio “reazionario” o “progressista”, mentre nella realtà siamo i primi ad apprezzare alcune situazioni dell’oggi, anche se siamo degli arciretrogradi, ma credo che anche dall’altra parte, la spinta al dinamismo continuo, debba conoscere delle battute d’arresto, quantomeno per riflettere e fare il punto su dove si è giunti….
        Queste, almeno sono le impressioni, seppur non espresse con linguaggio filosoficamente e sociologiamente adeguato….

      • Tortuga scrive:

        A proposito di “coloro che non riescono a stare al passo”, beh, io sono tra quelli, e come me credo tanti, e non è tanto un fatto ideologico quanto un fatto concreto.
        Non si riesce più a sopravvivere e si finisce a 50 anni a ritrovarsi seppelliti in casa, morti prima di esserlo, senza più poter fare niente e con sempre più difficoltà a soddisfare i bisogno primari, perché questa corsa verso il futuro schiaccia le persone, quelle stesse che però le contribuiscono.
        Il che significa, forse, ed io lo credo, che questa avanzata sta avvenendo con criteri male organizzati, scorretti ed inetici.
        Poi, sarà pure una mia opinione, probabilmente condivisa solo da una certa fascia di persone, e neanche tutte quelle che ne sono coinvolte per mancanza di consapevolezza delle stesse.

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    “Sono curiosa del libro di cucina che Miguel sta traducendo. Che cucina? Da che lingua verso quale altra?”

    Una signora toscana, cresciuta in campagna, che fa autentici e ruspanti corsi di cucina, frequentati da americani. Io traduco il suo libro in inglese.

  9. mirkhond scrive:

    Sempre riguardo alla rielaborazione della “Tradizione”

    Nel 1985, quando Massimo Fini pubblicò il suo primo best-seller, La Ragione aveva Torto?, Galli della Loggia, nel farne la recensione critica disse che quelli come Massimo Fini rimpiangono il passato (loro o quello che non hanno conosciuto direttamente, aggiungo io), nella misura in cui hanno nostalgia della cameriera….
    Sento che qui Galli della Loggia ha delle ragioni, e almeno per me è così, quando penso alle vicende del duro e tutto d’un pezzo feldmaresciallo boemo Johann Joseph Wenzel Radetzky von Radetz (1766-1858), e alla sua governante milanese ch gli preparava da mangiare, gli lavava i vestiti, glieli stirava e si coricava con lui la notte…. ;), e dandogli anche 4 figli ( e spingendolo a NON bombardare Milano durante le 5 giornate del marzo 1848…..).
    Ragionamenti, i miei, proprio da biekiSSimo und oskurantisten retrograden….

  10. mirkhond scrive:

    A proposito di ciò di cui stiamo parlando, trovo interessanti queste riflessioni:

    Massimo Fini

    Komeinismo salutista? No grazie

    Nel komeinismo salutista che ha preso di mira il fumo e i fumatori c’è qualcosa di grottesco. È come se uno, bruciandogli la casa, si occupasse del canile. Noi usciamo in strada e inaliamo inquinamento a palate: fumi indu- striali, scarichi dei tubi di scappamento, polveri sottili, piogge acide. Ma nemmeno in casa i nostri polmoni sono al sicuro. Una trentina di anni fa scesi nelle fogne di Milano per un servizio sui rifiuti. Oltre a un innocente odor di merda si sentivano ogni tanto delle zaffate chimiche.
    Chiesi al tecnico che mi accompagnava a che cosa fossero dovute: “Ai detersivi, soprattutto” rispose.
    Dopo mezz’ora che ci aggiravamo per i cunicoli, splendido manufatto ottocentesco in mattoni rossi, feci notare al tecnico che non si era ancora visto un topo. “Sono scomparsi da una decina d’anni. Non reggevano il rifiuto chimico e se ne sono andati. Si sono rifugiati nelle rogge o lungo i navigli”. Anche i topi, rifiutano le fogne, a Milano. Ma il problema è il fumo.
    La questione, com’è arcinoto, si divide in due: fumo attivo e fumo passivo. Sono a confronto due diritti di libertà: quella del fumatore e quello alla salute di un soggetto terzo che non deve essere messa a rischio dall’attività del primo. Che fra questi due diritti debba prevalere il secondo è oggi pacifico e nessuno lo mette in discussione, tanto meno io, anche se la mia generazione ha passato la vita in caves piene di fumo, in ristoranti e cinemini pieni di fumo. Nel dopoguerra fumavano tutti, uomini e donne. Chi era scampato alle bombe anglo-americane e ai rastrellamenti tedeschi non si preoccupava certo per un tiro di sigaretta. E quello che oggi è sotto scacco è proprio il fumo attivo. Negli Stati Uniti parecchie aziende, prima di assumere un dipendente, gli fanno fare un esame medico per vedere se è un fumatore. Se lo è lo scartano. Questo è inaccettabile perché lede un principio di libertà ele- mentare: quello di fare ciò che mi pare nella misura in cui non nuoccio agli altri. Che io non debba fumare in ufficio appestando i colleghi è scontato, ma nessuno ha il diritto di ficcare il naso in ciò che faccio in casa mia. Fra i miei diritti insindacabili c’è anche quello di rovinarmi la salute, se così mi garba.
    Questa ossessione sul fumo deriva da un’ossessione più generale, quella della prevenzione, che si aggancia a sua volta al mito della lunghezza della vita. Mia madre ha fumato fino a 86 anni. Negli ultimi tempi era ricoverata in una casa di riposo. I medici volevano proibirle il fumo. Dissi loro: “Questa donna non ha più niente dalla vita, volete vietarle anche l’ultimo piacere perché guadagni ancora qualche mese di sofferenza?”. Così le portavo, di nascosto, un pacchetto di nazionali semplici. Quando smise di fumare capii che era finita. Morì come tutti si muore. Ma non di cancro ai polmoni. Di vecchiaia. In nome del mito della lunghezza della vita noi ci impediamo di vivere, fin da giovani. Non si può più fumare, non si puà più bere, non si puà ingrssare, bisogna stare a dieta, fare una mezza dozzina di controlli clinici all’anno.
    E’ un illusione, molto moderna, di poter controllare tutto. Ma in realtà, noi non possiamo controllare niente. Il medico francese racconta nel libro ” Le illusioni della medicina”, la storia di un suo paziente, M. L., grassoccio, allegro, gioviale, come sono spesso i grassi, con la tendenza a una lieve ipertensione di cui non si era mai preoccupato. Ma un giorno legge in un articolo di Le Monde i rischi cui va incontro. Corre da Bensaid che gli fa presente che si tratta solo di possibilità. M. L. insiste e il medico gli dà i farmaci appropriati e gli consiglia il tenore di vita adeguato. Ma Bensaid scopre che il suo paziente si è intristito, immalinconito.
    Per farvela breve: M.L. morirà tre anni dopo per un melanoma fulminante. E Bensaid osserva: “Gli avevo avvelenato inutilmente gli ultimi anni. Lo avevo reso infelice per impedirgli di essere malato. Anzi per prevenire, nella migliore delle ipotesi, patologie del tutto ipotetiche”. Questo lo dico anche ad uso del professor Veronesi che afferma che si sono fatti straordinari progressi nella cura del cancro.
    No, sono solo state anticipate le diagnosi, rovinando così una decina di anni di vita a uomini e donne che, al momento di quelle diagnosi, erano ancora, in tutto e per tutto, sani.
    Se volessimo davvero condurre una vita sana dovremmo produrre di meno, consumare di meno, lavorare di meno. Ma questo è tabù. C’è il mito della crescita. a anche il cancro è una crescita, di cellule impazzite. Come, dentro questo mito, siamo impazziti noi. Vietato fumare.

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 3 settembre 2012

    http://www.massimofini.it

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Mah, mi sembra un articolo abbastanza pieno di banalità. Conosco una persona che si è lanciata dal quarto piano, da adolescente, tentando il suicidio e ne è uscita completamente illesa: applicando il sillogismo di Fini, dovremmo smetterla di scoraggiare chi si vuole lanciare dalla finestra…

      • roberto scrive:

        non solo banale ma anche (fintamente) ingenuo.

        l’impresa che non assume il fumatore se ne fotterebbe allegramente della salute del fumatore se questa non fosse direttamente legata alla sua produttività.

        inutile poi aggiungere che la sigaretta si aggiunge agli altri veleni, quindi dire “ce ne sono già tanti e di peggiori” e proprio una sciocchezza

        roberto

      • mirkhond scrive:

        Credo che il senso dell’articolo sia quello di non fasciarsi la testa prima di ferirsela, insomma di non rovinarsi la vita prima del tempo…
        ciao!

    • Se volessimo davvero condurre una vita sana dovremmo produrre di meno, consumare di meno, lavorare di meno.

      Manca… “e trombare di meno”.
      I figli non si sfamano con le belle parole.

      Francesismo a parte, evidentemente Massimo Fini dimentica che l’Italia attualmente è un colabrodo tenuto dal collante della burocrazia: la nomea del burocrate mediterraneo-bizantino è ormai assurto a mito fondante (e fondente) del mito-nazione.

      Li vedo i burocrati: lavorano poco, quando lavorano.
      Forse sono sfortunato nel trovarmi in una zona particolarmente ricca di cotali esemplari, ma tant’è…

      Dicevo: li vedo, e mi bolle il sangue.
      Non lavorano, prendono un discreto stipendio (niente di eclatante, in media), non hanno troppe pretese di consumo (spero), e sono iperfrustrati.

      Questo per dire che l’assioma dal sapore socialista “per stare tutti bene servirebbero x,y e z” va beatamente in vacca quando poi ci si scontra con la realtà.

      A dire di più, Fini qui sembra proprio rientrare nel gioco di Tradizione e Modernità: anche lui ha la ricetta della felicità (sempre al condizionale, mi raccomando).
      Coerenza richiederebbe che egli stesso smettesse di fumare così contribuendo a rendere meno traumatica la chiusura definitiva degli stabilimenti di lavorazione del tabacco.
      Della serie: tanto moriremo, perché affannarci?

      Lo andasse dire a coloro che distribuiscono i giornali in edicola quando il sole ancora dorme.

      Questo senza mentovare 🙂 persone talmente innamorate del proprio lavoro, che senza ne morirebbero.

      P.S.: il medico francese, almeno da come riportato, non ha neanche minimamente accennato al fatto che potrebbero essere stati i farmaci stessi a causare il melanoma, dando così per scontato che la malattia sarebbe sopraggiunta da sé.
      Ecco una persona che davvero dovrebbe lavorare di meno, per far guadagnare tutti in salute.

    • Francesco scrive:

      Occasione
      Secolare
      di Accordo
      con Massimo Fini

      ops

  11. Guido scrive:

    Per Mirkhond

    “Guido, invece nella sua visione ottimistica, vede tutto questo ribaltone, questi sconvolgimenti da globalizzazione liquida, come un fatto POSITIVO, e la positività per lui è proprio in questo dinamismo.
    Insomma il mondo è di Guido e di coloro che come lui, si sentono pronti alla sfida del CONTINUO RINNOVAMENTO, mentre per coloro come me che NON riescono a stare al passo, a non capire e a NON ACCETTARE tali cambiamenti, non può che esserci la solitudine e poi la fine….”

    Ho sicuramente un’attitudine positiva, questo sì, ma non nascondo che anch’io, come credo la maggior parte delle persone che sono nate e cresciute nel secolo scorso, trovi molte difficoltà nell’adeguarmi alla continua e pressante ingiunzione pubblicitaria che ci vorrebbe sempre più aggiornati, sempre più performanti e, implicitamente, sempre giovani. Questo che è l’incessante refrain, trasmesso invasivamente ovunque, trova i suoi limiti oggettivi nell’impossibilità di mantenere le sue promesse. Il nostro cervello non può elaborare l’enorme quantità di stimoli da cui viene bombardato in un corsa sempre più veloce all’insegna del sensazionale e del rumoroso.
    Chi poi cade nelle lusinghe di una eterna giovinezza tentando maldestramente di accrescere o mantenere il proprio capitale-seduzione dovrà prima o poi dolorosamente ricredersi: la legge dell’entropia non prevede eccezioni e chi si è dato tanto da fare in questa lotta contro i mulini a vento rischia di diventare un malinconico e patetico clown.
    Tutto ciò mi è abbastanza chiaro, come mi sembra più che evidente che continuare a brontolare non fa che rinchiuderci ancor più nei limiti angusti di quell’io, la cui ipertrofia è una delle cause maggiori dello stesso malessere in cui anneghiamo. Il mio ottimismo per certi versi assomiglia a quello de “Il segreto di Pollyanna”, un film che vidi nella mia infanzia in cui la protagonista si industriava nel trovare sempre un aspetto positivo anche in una situazione di grande negatività.
    Giorni fa sono incappato in questa illuminante frase di Marx, che faccio mia: “Non si può certo dire che io abbia troppo in stima l’epoca presente; ma se non dispero di essa, ciò è per la sua situazione disperata, che mi riempie di speranza”.
    Adesso si tratta di favorire l’incontro tra Karl Marx e Groucho Marx, senza dimenticare che lo stesso Moro di Treviri, a quanto pare, ebbe a dire di non essere marxista.

    • Ritvan scrive:

      —….si tratta di favorire l’incontro tra Karl Marx e Groucho Marx, senza dimenticare che lo stesso Moro di Treviri, a quanto pare, ebbe a dire di non essere marxista. Guido—

      Pare che i due si siano già “incontrati”, visto che anche il famoso comico ebbe a dire: “non voglio far parte di un club che persiste a volermi accettare come membro.”:-):-)

  12. Moi scrive:

    Scusate se insisto con una Weltanschauung (u cum la s’ ciàma) di tipo “puccioniano”, ma la ritengo illuminante almeno su questi aspetti di “androantropologia” (sì insomma “antropologia maschile”). Ebbene, operaio e contadino _ seppur nella diversità del legame fra un mondo ancestrale e ultraconservatore e uno sradicamento “in avanti tutta” quasi prometeico _ sono tuttavia molto simili perché entrambi vincolati alla “fisicità” del lavoro, entrambi per cultura sono adusi redimere questioni private mediante “virile scazzottata” dopo la quale si può perfino diventare amici, specie se il “match” : -) è stato impegnativo.

    Il vero “salto” (o “tonfo” a seconda del punto di vista) avviene con il passaggio dalla “operaizzazione” di massa alla “impiegatizzazzione” di massa, con la fatica fisica delegata alla “automatizzazione”; sembra una minkiata ma, a ben pensarci_ dopo la fisicità di sentire freddo d’inverno con gli impianti di riscaldamento, anche la fisicità di sentire cado d’estate è sparita, con i condizionatori. La parola “robot”, si sa o si dovrebbe sapere, deriva dal Ceco “Automaticky Robotnik” e significa non a caso “Lavoratore Automatico” … interessantissimo / illuminantissimo che in Ivrit si dica proprio “Golem” ! NON è un caso che i Maccartisti più paranoici accusassero Asimov di parlare di Proletariato (quando la parola aveva ancora significato “eumarxista” : -) …) mediante i robot.

    “Liberato” dalla fisicità nel lavoro il Masculo delle Società Progredite si trasforma quindi da “Vero Uomo Che Combatte” nella “Checca Borghese Che Denuncia” , denuncia presso una polizia che in teoria (!) odia perché sogna un mondo senza conflitti … ma per sé, per i “suoi diritti”, non esita istericamente a invocare. Che diventi amico del Vicino che l’ ha svegliato di domenica “nel cuore della mattina” : -) piantando un chiodo nel muro è impensabile, se poi due Vicini Litiganti hai la sfiga di vederli spintonarsi sul pianerottolo rischi di doverti tenere pronto come testimone oculare di aggressione in tribunale.

    Che ?! Domenica mattina alla Santa Messa ? Hahahahah , ma siate seri … mica è una Manifestazione AntiMoschea, meglio stare a letto ; -) !
    … E poi le omelie democristianeggianti non difendono mica la Cristianità come un Comizio di Gentilini !

    … ed è in quest’ottica che nasce il mito del “Buon Selvaggio Migrante Visto da Destra”, ciò colui che pur provenendo da una cultura considerata (!) “gerarchicamente inferiore” : -) è tuttavia spesso superiore a livello individuale perché non ancora “infrociato e rammollito da troppo cosiddetto benessere”. Insomma, il ritorno del topos della Caduta dell’ Impero Romano d’ Occidente perché il Civis Romanus ha perduto lo Spirito Guerriero che il Barbarus virtuosamente invece conserva …

  13. Moi scrive:

    A proposito di “cyborg”, secondo il PaleoContattesimo Raeliano l’ Immortalità sarà più o meno una roba del genere :

    http://it.wikipedia.org/wiki/Cybernella

    mediante tecnologie aliene …

  14. Durruti scrive:

    Chapeau al signor Guido, che dovrebbe avere una pagina fissa in qualche organo di informazione, o un ruolo dirigenziale in qualche movimento o partito, viste tutte le qualità che esprime in poche righe di intervento (ma chissà, magari ce li ha già..)

  15. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Chapeau al signor Guido, che dovrebbe avere […] un ruolo dirigenziale in qualche movimento o partito”

    Egregio signor Durruti

    Le ricordiamo che su questo blog sono ammessi commenti razzisti, sessisti, offensivi verso le credenze religiose e politiche, ma NON sono ammesse offese personali 🙂

  16. maria scrive:

    “Chi poi cade nelle lusinghe di una eterna giovinezza tentando maldestramente di accrescere o mantenere il proprio capitale-seduzione dovrà prima o poi dolorosamente ricredersi: la legge dell’entropia non prevede eccezioni e chi si è dato tanto da fare in questa lotta contro i mulini a vento rischia di diventare un malinconico e patetico clown”

    Maria
    Ma tutto va nella direzione dell’eterna giovinezza, anche la cosiddetta prevenzione che non dovrebbe essere ossessiva, molti inseguono la salute perfetta che non esiste, molti pensano di arrestare il decadimento fisico con marchingegni di ogni tipo, per cui si vedono donne di appena 50 che potrebbero essere ancora belle completamente sfigurate dalla chirurgia plastica, in questo senso non ha torto Massimo Fini, il fumo che io personalemente detesto trovandolo estremamente fastidioso nel presente, non può essere demonizzato fino al punto che nella stazione di santa maria novella esistono aree ALL’APERTO in cima ai vari binari dove non si può fumare, mentre magari le polveri sottili sforano i limiti prefissati già piuttosto alti moltissimi giorni all’anno, paradossalmente il peggior male della vita è la vista stessa, vivendo contribuiamo attivamente al nostro decadimento e alla nostra fine, senza contare che se andate a vedere le statistiche della durata di vita troverete agli ultimi posti i soliti noti e cioè i poveri.

    Ora però voi potreste chiedermi, ma tu maria come ti comporti e qui dovrei confessare che anch’io sto piuttosto attenta a come mangio e cosa, sono figlia del mio tempo e ne sono toccata, non c’è nulla da fare, e qui mi riallaccio alla distinzione tra modernità e tradizione, come non esiste la persona di sinistra al 100 per cento e viceversa, non esiste nemmeno la persona tutta tradizionalista e quella tutta moderna, sono classificazioni che contengono soltanto una vaga verità, come le classficazioni delle epoche letterarie che non incidono certo sul valore dei libri e che se non conosciute non impedirebbero una valutazione postiva o negativa e il piacere di leggere.

    Mi sembra invece che oggi, questo sì, ci sia un eccesso di parole, ci siano più parole di prima, parlo del secolo passato, il Novecento, gran secolo malgrado e forse proprio per le sue tragedie. Se dovessi individuare una caratteristica della società liquida forse non direi angoscia o precarietà ma eccesso di parole.

    Dovessi definirmi non saprei come farlo, sono pessimista e ottimista allo stesso tempo, forse un po’ più pessimista ma non dipende certo dalla liquidità della società attuale, crediamo forse che la vita prima non avesse angosce e precarietà?

    Certo c’è da dire che il capitalismo globalizzato fa particolarmente schifo, questo sì, ma la vita è sempre difficile:-)

  17. mirkhond scrive:

    Concordo con Maria sia sulle difficoltà della vita che c’erano, ci sono e ci saranno sempre, finché ci sarà la vita, e concordo pure sul fatto che viviamo in un’epoca in cui ci sembra sfuggire il senso, il DOVE STIAMO ANDANDO…
    Ecco perché ho postato l’articolo di Fini, il quale certamente è persona incoerentissima, come il sottoscritto e come tanti di noi, FIGLI DEL NOSTRO TEMPO, che predica bene e razzola male, dando così motivi ai suoi tanti dispregiatori.
    E però ciò non toglie che abbia individuato alcuni aspetti del malessere del nostro tempo, del senso di ansia e di angoscia che attanaglia molti di noi riguardo un futuro incerto….
    Guardo il tg e non riesco a capire concetti come lo spread, spending rewiew (ma perché non si esprimono in Italiano?), ma penso che Lucio Caracciolo avesse ragione dieci anni fa a considerare NEGATIVAMENTE l’allargamento indiscriminato della comunità europea, proprio per l’INGESTIBILITA’ che avrebbe comportato il tenere assieme realtà molto variegate, e una Polonia o una Bulgaria non conteranno mai allo stesso livello di Francia e Germania!
    Vediamo la crisi “greca” e quella spagnola, col disperato tentativo di quei governi di restare attaccati a un carro che alla fine li farà affondare…
    Perché l’unità dell’Europa è un’antica utopia nata con Carlomagno e ogni volta destinata ad infrangersi in tante entità statali nuovamente separate..
    L’attuale unione europea non è che uno zollverein monetario-bancario, e sta mostrando crepe profonde, ma lorsignori del potere manco pa’capa a pensare ad un USCITA dei loro paesi, da questa gabbia utopistica….
    E perché poi? Perché staremmo peggio col ritorno alle vecchie monete nazionali?
    Si, forse, ma oggi non siamo pesantemente tartassati in vista di una futura ripresa esistente solo nelle scommesse dei nostri banksters come mario monti?
    Oppure perché si vogliono fronteggiare gli Usa? Ma se negli ultimi 11 anni, abbiamo visto QUALE opposizione è stata fatta alle politiche imperialiste usane, nelle quali siamo stati trascinati e che alla fine ci stanno solo danneggiando!
    Quale opposizione è possibile ad una potenza ATOMICA, e l’unico paese europeo dotato di armamento nucleare, la Francia, ben si guarda dal metterlo a disposizione degli altri partners?
    La mia sensazione è che l’Europa, qualunque cosa voglia dire, sarà sempre un carrozzone a due o più velocità, coi membri di serie A, come Francia e Germania, membri di serie B come l’Italia, e membri di serie C, D, o dell’interregionale….
    La realtà, non è ne reazionaria, ne progressista e sfugge alle nostre catalogazioni….

  18. Primadellesabbie scrive:

    “La commedia a cui assistiamo vorrebbe ridurre la ricchezza dei conflitti a due sole opzioni: Tradizione contro Modernità”. Le frasi che precedono danno un certo senso a questa affermazione che sarebbe difficile non condividere. Mi domando: la riterrebbe comunque una banalizzazione se il primo termine celasse un acuto desiderio di equilibri da sempre intuiti e vagheggiati sebbene mai colti e definiti (la “legge divina” non sarebbe altro, in questo caso, che il pallone che é stato trovato in campo e con il quale si continua a giocare)?
    Da un diverso angolo, forse riduttivo ma materialmente importante, direi che queste guerre (o Questa Guerra), combattuta su molti fronti, sia scatenata da coloro, popoli e individui, che hanno, o presumono di avere, dei buoni appigli (per affrontare la “liquida” modernità) contro coloro che non li hanno o prevedono che non li avranno o non vogliono averne.
    Qualcuno ha notato che, sempre più frequentemente e da un pezzo, vengono proposti e assunti costumi (reinterpretati) del passato prossimo. Questo fenomeno mi interessa perché rivela che non si inventa più niente (si d’accordo le nanotecnologie ecc., ma per vivere, per vivere giorno dopo giorno?) e che ci troviamo in un momento di vuoto intellettuale e culturale: situazione molto pericolosa e stimolante allo stesso tempo. Stimolante perché approfittando del silenzio conseguente a questo vuoto, il rumore essendo solo quello di sterili metodi, potrebbe succedere che: “Su questa base, i portatori di entrambe le sensibilità potrebbero comunicare finalmente. Non rinunciando a nulla, ma rendendosi conto che si tratta alla fine solo di sensibilità.”

  19. Primadellesabbie scrive:

    ;. Le frasi che precedono danno un certo senso a questa affermazione che sarebbe difficile non condividere. Mi domando: la riterrebbe comunque una banalizzazione se il primo termine celasse un acuto desiderio di equilibri da sempre intuiti e vagheggiati sebbene mai colti e definiti (la legge divina non sarebbe altro, in questo caso, che il pallone che é stato trovato in campo e con il quale si continua a giocare)?
    Da un diverso angolo, forse riduttivo ma materialmente importante, direi che queste guerre (o Questa Guerra), combattuta su molti fronti, sia scatenata da coloro, popoli e individui, che hanno, o presumono di avere, dei buoni appigli (per affrontare la liquida modernità) contro coloro che non li hanno o prevedono che non li avranno o non vogliono averne.
    Qualcuno ha notato che, sempre più frequentemente e da un pezzo, vengono proposti e assunti costumi (reinterpretati) del passato prossimo. Questo fenomeno mi interessa perché rivela che non si inventa più niente (si d’accordo le nanotecnologie ecc., ma per vivere, per vivere giorno dopo giorno?) e che ci troviamo in un momento di vuoto intellettuale e culturale: situazione molto pericolosa e stimolante allo stesso tempo. Stimolante perché approfittando del silenzio conseguente a questo vuoto, il rumore essendo solo quello di sterili metodi, potrebbe succedere che: .

  20. daouda scrive:

    “La commedia a cui assistiamo vorrebbe ridurre la ricchezza dei conflitti a due sole opzioni: Tradizione contro Modernità”

    Quel che viene da scrivere, e lo scrivo, è che è proprio ottenuto il risultato che volevano poiché credere che esista un’opposizione tra moderno e tradizionale è innanzitutto ritenere che nel moderno il tradizionale non possa esserci e non abbia senso ( il che è un assurdo sia che lo si intenda folkloristicamente che metafisicamente “stile perennialismo” ) e ciò deriva dalla misinterpretazione del Tradizionale stesso che tradisce ma conserva e consegna ila passato ma lo rinnova.
    Ora è inutile perder tempo sulla definizione di quel che è tradizionale o non lo sia.
    Tecnicamente l’infamia e la viltà come l’igiustizia non lo sono. Ad ogni modo , a dispetto di qualunque giudizio di valore su ciò che può essere tale, dire tradizionale è dire Alpha ed Omega., di conseguenza non può esistere alcuna modernità nel tradizionale né alcun retrogradismo o progressimo ideologici come li abbiamo sperimentati e che tu in questa opinione sulla contrapposizione in atto non fai che rinforzare, sia perché valuti il mondo così ed agirai così pensando così, rinforzando gli schemi e le contraddizioni, sia perché illudi facendo credere che sia possibile una soluzione altra laddove non c’è interpretando una visione duale inesistente in sé.

    La tradizione è sempre stata la via di mezzo A PRIORI ( e non sintesi hegeliana sovversiva e satanica ) da cui abbiamo le estremizzazioni destre e sinistre.
    E tutte, sovente si camuffano dietro la Tradizione, o perlomeno lo han fatto finché non la hanno soverchiata.

    “astrattizzazione del Capitale”

    Tecnicamente il Capitale inteso un po’ più seriamente, pensando a Bawerk come a Rubin o chi altri, è sempre astratto poiché è un concetto mentale isolato.
    L’astrattizazione che paventi riguarda invece proprio la vita stessa poiché essa tende a scindersi dalla sua natura.
    Inoltre il Capitale non esiste che come processo di accumulazione estorta basantesi sulla reiterazione oppressiva perpetuante lo scacco dell’oppresso ( meccanismo usuraio ) e non ha poi relazione diretta con il denaro e con i mezzi di produzione.
    La sua astrattizazzione sotto questo riguardo è a rigore impossibile e ciò non pone alcuna contraddizione : il rapporto sociale non si astrae mai.
    Cose differenti.

    x Moi : Dimentichi che il lavoro è roba di per sé da inferiori ,nell’accezione tecnica e non moralistica della parola. Siamo forse tutti aristocratici?

    ( ricordo mi facesti una domanda a cui non risposi riguardo il “mio” cristianesimo…boh…ti risposi ma mi ha magnato la risposta. )

    p.s. anche il trans è un’immagine ibrida , calcolando che ci stanno rendendo maschifemmine e femminemaschi, sempre più sterile. Credo vadano di pari passo , questi ed il cyborg.

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