Intervista a Carlo Corbucci sul “Terrorismo islamico” in Italia

Seguiamo ormai da anni il lavoro di Carlo Corbucci, un avvocato romano assai lontano da ogni atteggiamento spettacolare e dal mondo politico in generale, che si è trovato quasi per caso in prima linea nella caccia che un immenso dispositivo internazionale ha deciso di lanciare, per scovare presunti terroristi islamici.

Carlo Corbucci è riuscito a difendere con successo alcuni improbabili presunti terroristi, la voce si è sparsa, e oggi – assieme a Luca Bauccio – è certamente l’avvocato che ha seguito più casi del genere.

Corbucci ha saputo collegare i fili, cioè cogliere i meccanismi, sempre uguali, con cui venivano “costruiti” terroristi su misura, i rapporti tra l’apparato investigativo italiano e internazionale, e tra entrambi e il sistema mediatico. Nella generale indifferenza, visto che a quasi nessuno interessano le sorti di onesti immigrati o di piccoli balordi reinventati come kamikaze di al-Qaeda.

Carlo Corbucci, un signore mite e senza pretese, pagando spesso di tasca sua viste le condizioni dei suoi clienti, ha fatto un lavoro storico di difesa della giustizia contro una macchina intercontinentale dai mezzi economici, militari e mediatici che non possiamo nemmeno immaginare.

Per questo, ci fa molto piacere riportare la seguente intervista che gli ha fatto, per l’Agenzia Stampa Italia, Federico Cenci.

 Terrorismo islamico: falsità e mistificazione? Intervista all’Avvocato Carlo Corbucci

Lunedì 20 Febbraio 2012 11:17 | Scritto da Federico Cenci |

(ASI) Quello del pericolo di terrorismo islamico in Italia è un argomento che ciclicamente ricompare sulla stampa dopo più o meno lunghi periodi di letargo mediatico.

A far riemergere lo spettro basta qualche retata nei confronti di presunte cellule di fanatici neutralizzate mentre preparavano ipotetici attentati. I media catalizzano per un po’ l’attenzione dell’opinione pubblica sul caso generando preoccupazione, dopo di che la notizia viene archiviata e degli esiti dei processi rimaniamo ignari.

L’avvocato Carlo Corbucci, esperto di cultura dell’Islam, da anni tutela gli interessi legali degli accusati di terrorismo islamico. La sua lunga esperienza nel settore l’ha portato ad individuare un vero e proprio meccanismo dietro la costruzione di certi casi. Carlo Corbucci ha così deciso di raccogliere e documentare queste storie, il più recente risultato del suo lavoro di indagine si chiama Il terrorismo islamico, falsità e mistificazione (Agorà, 2011), libro che si serve di 1750 pagine per raccontare dettagliatamente una realtà che vive nella penombra della Giustizia italiana. Lo abbiamo incontrato per farci aiutare a comprendere questo aspetto inesplorato della nostra società.

Avvocato, come nasce il suo impegno in quest’ambito?

Nell’ambito giudiziario nasce con il primo caso trattato, quello dei tre presunti kamikaze di Anzio, assolti. Da lì sono venute richieste di difesa da varie carceri d’Italia. Nell’ambito culturale da una conoscenza ultratrentennale del mondo islamico.

Esiste un profilo tipo dell’immigrato che riceve l’accusa di terrorismo islamico?

No, sembrerebbe essere occasionale, anche se ci si indirizza prevalentemente verso frequentatori troppo assidui di alcune moschee: tunisini, ragazzi un po’ troppo scalmanati e chiacchieroni che danno libero campo a sfoghi o a navigazioni in internet alla ricerca di notizie sulla jihad e sugli esiti delle resistenze locali. Questo soprattutto fino alla fine dell’anno 2010, perché poi tutto si è assopito per riemergere timidamente ogni tanto. Ovvero, quando si tratta di rinnovare il “mercato della paura” o preparare qualche nuova operazione militare.

Nel suo libro fa esplicito riferimento a delle frodi che, come una costante, verrebbero perpetrate all’indirizzo degli accusati di terrorismo islamico. Cosa intende precisamente?

Non è facile riassumere quello che nel libro è descritto in 1750 pagine. Si tratta in certi casi di frodi in senso letterale con la costruzione vera e propria di incastri; in altri casi di gonfiature ed esagerazioni; in altri casi ancora di forzature fatte anche con l’alterazione di intercettazioni telefoniche o con l’utilizzo di esse pure là dove la logica e l’onestà intellettuale imporrebbero di escluderle. Talvolta poi, la frode è dialettica: si vuole far credere con raggiri e trucchi dialettici quello che non c’è, così volendo sopperire alla mancanza di riscontri oggettivi e di prove concrete. Infine, con formule, equazioni e teoremi sul genere:

volontà o desiderio o intenzione o sentimento o progetto di volersi recare in Iraq o Afghanistan per unirsi alla resistenza locale contro gli americani (ed i loro “forzati” alleati), equivale a terrorismo, il quale, a sua volta, equivale ad una raggiunta prova che gli imputati stavano progettando stragi nella metropolitana di Milano, nel Duomo di Milano, nelle moschee, nelle piazze, nei mercati iracheni ed afghani, alla Croce rossa, ecc. Se poi si chiede che le Corti precisino meglio questo legame, soccorre la formula del “fatto notorio” che recita: poiché è notorio che chi vuole andare in quei luoghi lo fa per compiere quelle stragi, e poiché è notorio che le stragi avvengono, è logico e conseguente che gli autori siano da ricercare tra quelli che si sono recati in quei luoghi o desiderano – ed ancor più si adoperano – per recarvisi.

Soltanto ultimamente, di fronte alle esagerazioni e agli abusi delle Corti di merito in ciò tollerate per anni, la Cassazione ha avuto lo scrupolo di precisare che il semplice desiderio o sentimento di volersi recare in quei luoghi non equivale a progettualità concreta o ad atto concludente a ciò finalizzato. Prima si fingeva di intendere atto concludente qualunque cosa, bastava fare una premessa che rassicurasse che si era recepita la direttiva che occorre almeno un minimo di potenzialità reale di pericolosità per considerare poi, nell’applicazione pratica, quel minimo come presente in ogni più insignificante comportamento degli imputati.

Ovviamente quest’attitudine non era propria di tutte le Corti; alcune volevano giustamente riscontri concreti, ma le Corti disponibili ad accontentarsi di molto meno erano prevalenti.

Lo scorso 6 febbraio la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha assolto Riad Nasri, tunisino estradato in Italia dopo aver passato diversi anni, con l’accusa di appartenere ad Al Qaeda, nel carcere di massima sicurezza americano di Guantanamo. Può fornirci qualche dato esplicativo su casi simili a questo?

Gli Stati Uniti hanno consegnato tre ex detenuti di Guantanamo, dopo un periodo che oscilla tra i sette e i nove anni di prigionia in quel lager. Essi sono stati tutti e tre processati in Italia con la stessa accusa: uno di loro, difeso da me e dall’avv. Giuseppina Regina, ha avuto una condanna a due anni e subito è stato liberato grazie anche ad un esemplare insegnamento di vera civiltà dato dal Procuratore Generale di Milano dottor Spataro che, rilevando come l’imputato avesse già ben pagato il suo debito con la giustizia per essere stato trattenuto illegittimamente prigioniero nove anni in Guantanamo (con tutti gli annessi e connessi), stimava giusto chiedere comunque la condanna – perché in ogni caso l’imputato aveva tentato di raggiungere l’afghanistan, anche se era stato catturato subito prima di riuscirvi -, ma, chiedendo il minimo della pena, non si opponeva alla liberazione. Il secondo, più sfortunato, capitava con un altro procuratore forse meno disponibile a considerare l’internamento in Guantanamo per nove anni, senza processo, di un islamico, e così ha avuto – mi sembra – nove anni di carcere. Il terzo imputato, quello a cui lei ha fatto riferimento, è stato appunto assolto.

Abbiamo accennato a Guantanamo, ove la tortura è di casa e i diritti del detenuto una chimera. In pochi sanno che cronache di realtà non molto dissimili da quell’inferno sono emerse, in passato, anche dal nostro Paese. La sua attività presumo che l’abbia reso un testimone diretto di questo. Vuol parlarci di carceri come era quello, per esempio, di Benevento?

Quello di Benevento attualmente può considerarsi uno dei migliori carceri d’Italia. Qualche anno fa non era così, forse per la presenza di alcune guardie carcerarie che ora non ci sono più. Verso la direzione non abbiamo invece mai avuto lamentele. Quello di Macomer qualche anno fa era un inferno. Poi, improvvisamente, anche lì la situazione è migliorata. Qualche difficoltà sembra persistere a Rossano, ma forse è anche per il disagio dovuto all’inaccessibilità in quel carcere da parte dei familiari dei detenuti. Da Roma ci vogliono nove ore di viaggio in un treno notturno che parte alle ore 23.00 e non ha neppure le cuccette. Un nostro assistito, l’ex Imam di Bruxelles di 68 anni, operato al cuore da detenuto e condannato a nove anni, lamenta invece che è punito da troppo tempo con una sanzione per cui non può fare quattro telefonate al mese alla moglie e agli undici figli, di cui quattro minori. Sarà perché ha avuto una condanna a nove anni per terrorismo in quanto “troppo carismatico”. Carismatico al punto da far presumere che, con le sue prediche, riuscisse a suggestionare, pur senza espliciti inviti a farlo (e, proprio per questo, considerato più pericoloso) alcuni soggetti psicologicamente deboli, a recarsi in Afghanistan per fare la guerra santa (!).

Questo, in sintesi, il senso della sentenza di condanna.

Stando a quanto lei riporta, quella del terrorismo islamico in Italia si rivelerebbe una preoccupazione fallace. C’è un modo grave, tuttavia, con cui istituzioni e media affrontano il tema, e che suscita enfasi nell’opinione pubblica. Riconduce tutto ciò ad un disegno preciso?

Più che fallace la definirei montata ad arte, per motivi politici e militari meglio illustrati nel libro. La preoccupazione c’è, ovviamente, ma è nei destinatari delle suggestioni: una parte più ingenua della popolazione, alcuni giudici popolari e tutti quelli che devono essere utilizzati. Un vero pericolo non è mai esistito e, se qualche esempio sembra dimostrare il contrario, è perché quell’esempio serviva, appunto, a dimostrare il contrario ed è accaduto proprio per quello.

Questa non è soltanto la nostra opinione, ma quella ormai di molti. Anche se non serve a nulla saperlo in pochi o molti che si sia. Ma la conoscenza e la verità sono frutto a se stesse e non aspettano riconoscimenti.

Lei è dell’opinione che l’Islam come cultura rappresenti un ostacolo ad un processo di omologazione dei cervelli. In cosa consisterebbe di preciso questo processo e perché ritiene che una fede religiosa possa contrastarlo?

Non soltanto una fede religiosa costituisce questo ostacolo. Lo costituiscono: le nazioni, le ideologie, le monete nazionali, le diverse identità culturali, l’intelligenza, la diversità in genere e tutto quello che si oppone alla moneta unica, alla banca mondiale, ai governi tecnici, al tramonto della politica, ai controlli globali, all’instaurazione di un potere unico centrale definito fraudolentemente “Nazioni Unite” mentre non ha nulla a che vedere con la sigla che attualmente designa quell’attuale istituzione.

In che modo gli stravolgimenti geopolitici che stanno avvenendo in Nord Africa e Medio Oriente hanno cambiato la percezione che in Occidente si ha di quanto avviene in quella regione? Crede che dobbiamo attenderci prossimamente nuovi casi di terrorismo islamico in Italia o ritiene che la “primavera araba” stia mitigando le preoccupazioni occidentali circa questo pericolo?

Sì, credo purtroppo che altri casi ci saranno. Sempre che vengano adottate le misure che la Banca mondiale, il Fondo Monetario internazionale, il Council on Foreign Relations, la Cia (e tutti coloro i quali soffiano sul fuoco sollecitando attacchi all’Iran, accerchiamenti alla Russia e alla Cina), vogliono prontamente imporre alla gente. Come effetto, a quel punto, è probabile che un nuovo “mercato della paura” venga attrezzato.  Però, se un certo numero di persone che contano dovessero mostrare di aver capito il gioco, è possibile che gli strateghi siano costretti a cambiare tattica e ad adottare metodi almeno meno mostruosi.

Quanto alla “primavera araba”, credo che aumenterà le preoccupazioni dell’Occidente soltanto se sfuggirà di mano a chi l’ha suscitata come risultato di un cambio di strategia: da quella dei missili a quella delle rivoluzioni, prima colorate e poi, sempre colorate ma di sangue.  Se resterà sotto il controllo di chi al di là delle apparenze ha voluto da dietro le quinte questa primavera (senza con ciò far torto a chi vi ha sinceramente partecipato con autentica speranza), non ci saranno pericoli in tal senso. Se invece quei Paesi esprimeranno fosse pure un Islam annacquato ma non omologabile completamente all’Occidente, credo che “i guardiani della casa dei padroni del mondo attuale” saranno molto pre-occupati. Prepareranno nuove strategie, che non potranno non essere sempre più repressive. A quel punto i destinatari potrebbero aumentare: non più soltanto musulmani, ma tutti coloro che sembrano volersi opporre alle ricette del “buon governo” e del “politically correct”.

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29 risposte a Intervista a Carlo Corbucci sul “Terrorismo islamico” in Italia

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  2. mirkhond scrive:

    “Se invece quei Paesi esprimeranno fosse pure un Islam annacquato ma non omologabile completamente all’Occidente, credo che “i guardiani della casa dei padroni del mondo attuale” saranno molto pre-occupati. Prepareranno nuove strategie, che non potranno non essere sempre più repressive. A quel punto i destinatari potrebbero aumentare: non più soltanto musulmani, ma tutti coloro che sembrano volersi opporre alle ricette del “buon governo” e del “politically correct”.”

    Insomma sta sempre più prendendo forma la dittatura liberale in nome della minigonna…
    C’è da rabbrividire solamente, visto in che mani si trova il Frangistan….

  3. mirkhond scrive:

    E’ del resto lo stesso meccanismo delle varie inquisizioni di sempre: nate per reprimere una minaccia ereticale-sociale vera o ritenuta tale, finiscono per diventare degli strumenti di controllo e omologazione culturale ai desiderata del potere di turno, attraverso la repressione di qualsiasi cosa venga percepita come dissenso….

  4. Francesco scrive:

    mode leggera esagerazione ON

    ma chi cavolo è che fa le domande? io credevo che Bin Laden fosse morto, non che lavorasse come giornalista in Italia!

    mode OFF

  5. Francesco scrive:

    << Lei è dell’opinione che l’Islam come cultura rappresenti un ostacolo ad un processo di omologazione dei cervelli. In cosa consisterebbe di preciso questo processo e perché ritiene che una fede religiosa possa contrastarlo?

    Non soltanto una fede religiosa costituisce questo ostacolo. Lo costituiscono: le nazioni, le ideologie, le monete nazionali, le diverse identità culturali, l’intelligenza, la diversità in genere e tutto quello che si oppone alla moneta unica, alla banca mondiale, ai governi tecnici, al tramonto della politica, ai controlli globali, all’instaurazione di un potere unico centrale

    ehi, Peucezio, non sapevo che nella vita reale tu fossi un avvocato appassionato di Islam!

    😉

    si scherza, eh, che in certi "topoi" voi reazionari vi assomigliate molto

    se a qualcuno interessa, leggendo questa parte dell'intervista mi sono quasi strozzato dal ridere.

    • Peucezio scrive:

      Francesco, se per caso dovessi convertirti all’Islam e mettessi una bomba da qualche parte, sappi che puoi dare mandato a me per la tua difesa. Ma non dirlo a nessuno, mi raccomando: sai, su internet cerco sempre di comparire sotto mentite spoglie…

      • Francesco scrive:

        è più facile la prima cosa che la secondo, non credo nè alla legittimità nè all’efficacia della violenza

        ma ti ringrazio lo stesso

        🙂

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “se a qualcuno interessa, leggendo questa parte dell’intervista mi sono quasi strozzato dal ridere.”

    Meno male che non eri la moglie di un operaio tunisino, portato via alle 5 di mattina da uomini armati senza troppe spiegazioni. Per scoprire che è stato messo in carcere all’altro capo d’Italia – ma lo spostano ogni settimana – con l’accusa di voler fare una strage, in base al fatto che aveva in casa una mappa di Roma, e ogni terrorista ha una mappa (è una sintesi di diversi casi realissimi).

    Sai come ti strozzavi dal ridere, quando il padrone di casa passava a dirti che non intendeva più permettere alla moglie morosa di un terrorista e ai suoi bambini di occupare la sua proprietà.

    Se mai ci fosse una volta che mi fosse venuta la tentazione (vinta) di censurarti, è stata questa.

    Se poi a te interessa solo discutere, da italiano garantito, con le idee dell’italiano garantito Corbucci a proposito della situazione mondiale (idee che peraltro in parte non condivido), fatti tuoi.

    • Ritvan scrive:

      —Per Francesco “se a qualcuno interessa, leggendo questa parte dell’intervista mi sono quasi strozzato dal ridere.” Meno male che non eri la moglie di un operaio tunisino, portato via alle 5 di mattina da uomini armati senza troppe spiegazioni. Per scoprire che è stato messo in carcere all’altro capo d’Italia – ma lo spostano ogni settimana – con l’accusa di voler fare una strage, in base al fatto che aveva in casa una mappa di Roma, e ogni terrorista ha una mappa (è una sintesi di diversi casi realissimi). Sai come ti strozzavi dal ridere, quando il padrone di casa passava a dirti che non intendeva più permettere alla moglie morosa di un terrorista e ai suoi bambini di occupare la sua proprietà. Miguel Martinez—

      Miguel, sbaglio o il passo citato da Francesco sotto la denominazione “questa parte dell’intervista” e che lo avrebbe fatto “quasi strozzare dal ridere”, non aveva nulla a che vedere con le tribolazioni di operai tunisini accusati di terrorismo e delle loro famigliole? Francamente non ci vedo il nesso….

      —Se mai ci fosse una volta che mi fosse venuta la tentazione (vinta) di censurarti, è stata questa.—
      Beh, probabilmente il tuo subconscio:-) ti ha avvisato che avresti commesso un’ingiustizia.

      —-Se poi a te interessa solo discutere, da italiano garantito, con le idee dell’italiano garantito Corbucci a proposito della situazione mondiale (idee che peraltro in parte non condivido), fatti tuoi.—
      Scusa, ma da quando in qua qui è diventato obbligatorio discutere – sempre nell’ambito del tema del post, naturalmente – solo di ciò che vuoi tu??!!

      P.S. Miguel, se ti sei stufato di avere qui una “opposizione” basta dirlo chiaramente, eh, mica ce lo ha prescritto il dottore di frequentare questo blog…

      • Moi scrive:

        Io non ho capito cosa esattamente (!) abbia fatto ridere Francesco … Miguel potrebbe avere frainteso; aveva già d’altronde frainteso la mia frase sulla “Sinistra Italiana FiloIslamica” , anche se quel che ho risposto a Pino _riproponendo e problematizzando una dichiarazione di Bersani_ dovrebbe aver almeno un po’ chiarito.

        Tuttavia si può approfondire ancora molto, volendo.

      • Moi scrive:

        Alludo a uno dei due post precedenti sulla cinta esplosiva falsa, volendo potete considerarmi “filoislamico” per aver ricordato che il terribile gingillo summenzionato lo dovrebbero aver inventato per primi le Tigri Tamil. 😉

      • Moi scrive:

        Alludo a uno dei due post precedenti sulla cinta esplosiva falsa, volendo potete considerarmi “filoislamico” per aver ricordato che il terribile gingillo summenzionato lo dovrebbero aver inventato per primi le Tigri Tamil. 😉

      • Francesco scrive:

        Grazie Ritvan

        a quanto pare sono stato chiarissimo, almeno questa volta

      • Ritvan scrive:

        —-Grazie Ritvan. A quanto pare sono stato chiarissimo, almeno questa volta. Francesco—

        Di nulla, caro Francesco. Ho scritto solo la verità.
        Ciao !

  7. mirkhond scrive:

    Meno male che in questo paese di ruffiani, ci sono ancora persone serie come l’Avvocato Corbucci che, con tenacia unita alla lontananza dal sistema maSSmediatiko, conducono battaglie dalla parte dei deboli e di chi non ha voce o è considerato pericoloso per questa bella società di perbenisti benpensanti così nobile e così antica….

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per Ritvan

    Non ti preoccupare, non mi sono stufato di avere un’opposizione 🙂

    E’ che ho avuto un attimo di stanchezza di fronte alla difficoltà di comunicazione.

    Qui ci sono casi e situazioni che seguo da anni, in cui una macchina di inimmaginabili dimensioni, italiana e non, poliziesca, mediatica, carceraria, travolge da un giorno all’altro le vite di individui molto semplici. A volte ottime persone, a volte piccoli balordi.

    C’è una persona – come dicevo assai mite e poco appariscente – che si è presa un po’ del carico di queste situazioni, in un’assordante solitudine.

    E’ una persona intelligente, capace di sbrogliare i meccanismi delle montature, di cogliere la sottile interazione tra elementi che permette questi orrori.

    Ma non si è mai interessato alla “politica” in senso ampio, argomento su cui fa qualche ragionamento più filosofico che concreto.

    Ora, la tristezza è nel vedere che venga colto solo questo elemento (so benissimo che Francesco non ha fatto ironia sulle vittime); ed è tristezza per la mancanza di sensibilità che permetta di cogliere ciò che è davvero importante.

    • Ritvan scrive:

      Già, capisco caro Miguel, la stanchezza a volte gioca brutti tiri a chiunque…Però, ritornando all’argomento, il fatto stesso che Francesco non ha avuto nulla da ridire sull’impegno dell’avv. a favore dei disgraziati ingiustamente accusati di “terrorismo” dovrebbe farti contento…suvvia, guarda ogni tanto anche la parte mezza piena del bicchiere, non solo quella mezza vuota.
      P.S. La tua reazione mi è sembrata simile a quella di uno, il quale sentendo i commenti sghignazzanti alla celebre frase allucinante di Veronesi “L’amore gay è più nobile e puro di quello etero, poiché finalizzato solo all’amore in quanto tale e non alla procreazione”, sbotta “Vergognatevi, non avete alcuna sensibilità nei confronti di tante persone che combattono con il cancro che devasta i loro corpi, gente di cui il Prof. Veronesi è un Grande Paladino!”:-):-)

  9. Moi scrive:

    @ Francesco

    A me invece la prima parte dell’ intervista ha ricordato (così ti rispondo a una vecchia domanda) la congettura giuridica della Santanché secondo la quale quando ci sono di mezzo Comunisti e Musulmani il Diritto deve cessare di guardare al pelo nell’ uovo in nome della Sicurezza Nazionale, che è prioritaria.

    • PinoMamet scrive:

      Solo un essere così indicibilmente abominevole come la Santanchè poteva partorire una tale enorme assoluta indiscutibile minchiata!!

    • PinoMamet scrive:

      PS
      Non c’entra niente, Moi, e ovviamente non sei tenuto a rispondere, ma. può essere che tu posti su un forum utilizzando un nome tipo “Zanshin” o qualcosa del genere?
      Fine spettegulèss.

    • Francesco scrive:

      mi sa che è una antica tradizione britannica, che migliora l’abitudine continentale di NON considerarli mai, i peli dell’uovo

      non so come funzioni nel Meraviglioso Mondo Non Contaminato dall’Uomo Bianco

      PS ci sono notizie dalla Siria? è tutto come Disneyland (ma con più classe) tranne la propaganda sionista-occidentalista?

      • PinoMamet scrive:

        ” mi sa che è una antica tradizione britannica, che migliora l’abitudine continentale di NON considerarli mai, i peli dell’uovo”

        Vuoi scherzare, non so nel resto d’Europa, ma in realtà a me pare che l’intera giurisprudenza italiana sia fatta di peli nell’uovo!
        Tanto che a volte mi pare che si guardino più i peli che l’uovo stesso.

        Invece per i mussssulmani la nostra “buona” Santanchè chiede una roba diversa, cioè di tapparsi entrambi gli occhi…

        cosa poi facciano in Gran Bretagna lo ignoro, e nei paesi extraeuropei pure, e me ne sbatto tranquillamente, dal momento che la nostra cultura giuridica non dipende né dagli uni né dagli altri, e non vedo il motivo di copiare gli errori altrui.

      • Francesco scrive:

        OK. sono stato un pelino ellittico

        la tradizione inglese a cui pensavo è quella di tagliare qualche angolo legale “in nome della ragion di Stato” ai danni dei cittadini quando è coinvolta la politica estera (latu sensu)

        sul continente, la sola espressione “diritti dei cittadini” fa ridere

        ciao

      • Mondo cane scrive:

        Francesco

        Tanti bianchi sono musulmani, quasi tutti di paesi ex-comunisti.
        Se intendevi occidentali, non credo ci sia più un solo angolo rimasto incontaminato.

      • Moi scrive:

        @ MondoCane:

        Neanche la Corea del Nord ? … Oh, quelli lì son “uomini gialli”
        😉 !

    • Mondo cane scrive:

      Moi,

      questo perché ar cavajere ggiallo…:)

  10. Ritvan scrive:

    Caro Francesco, se non ho capito male, devo dare ragione a Pino. Quelli che la sig.ra Santanchè, dall’Alto Della Sua Immane Sapienza Giuridica:-) definisce “peli nell’uovo” sono, invece, regole imprescindibili delle procedure giudiziarie di un Paese civile. E mi pare anche che su quei “peli” la giustizia dei Paesi anglosassoni sia anche più rigida di quella derivante dal buon Napoleone (ovvero, italica compresa). Non hai visto qualche film/telefilm usano in cui il serial killer con dozzine di cadaveri sulla coscienza viene scarcerato con tante scuse solo perché, chessò, la prova che lo incastrava stava nel sacchetto dei suo rifiuti depositato nel cortile e non ancora mischiato con gli altri sacchetti nella macchina ritirarifiuti, e che, pertanto, occorreva un mandato del giudice perché il poliziotto potesse ficcarci il naso? Più “pelo nell’uovo” di così si muore, eh!:-).
    Poi, perché ‘o pilu nell’ovo alla suddetta sig.ra fa schifo solo quando si tratta di “comunisti&mussssssulmani”? La sua castroneggiante uscita mi ricorda in modo inquietante la cosiddetta “politica penale” in uso nel regime di Enver Hoxha, la quale imponeva di trattare diversamente – anche qualora accusati/sospettati dello stesso reato – gli appartenenti a famiglie di “nemici del Popolo” da quelli appartenenti a “buona famiglia”.
    P.S. Nemmeno Bush, pur dopo 3000 e passa morti del WTC, ha osato “sodomizzare” il Diritto Penale ameregano in nome e per conto della Sicurezza Nazionale. Ha creato Guantanamo. Ecco, la sullodata signora facesse lo stesso. Se ne è capace. Altrimenti farebbe meglio a tacere, piuttosto che fare simili figure di palta.

    • Moi scrive:

      La sua [della Santanché, ndr] castroneggiante uscita mi ricorda in modo inquietante la cosiddetta “politica penale” in uso nel regime di Enver Hoxha, la quale imponeva di trattare diversamente – anche qualora accusati/sospettati dello stesso reato – gli appartenenti a famiglie di “nemici del Popolo” da quelli appartenenti a “buona famiglia”.

      Ritvan
      ————–

      Come vedi, i METODI di Enver Hoxha piacciono anche a non pochi AntiComunisti …

      • Ritvan scrive:

        —Come vedi, i METODI di Enver Hoxha piacciono anche a non pochi AntiComunisti …Moi—

        Difatti, si potrebbe estendere anche alla contrapposizione comunisti-anticomunisti ( per lo meno agli “anticomunisti” alla Santanchè) l’arguta battuta di Maccari a proposito di fascisti-antifascisti nel dopoguerra: “In Italia esistono due categorie di fascisti: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”:-):-)

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