Il dovere cristiano del commercio

Ieri, un deputato dell’opposizione ha lanciato un lacrimogeno nel parlamento sudcoreano, per far piangere un po’ anche i membri del governo che si apprestavano a far passare un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti, che sicuramente segnerà la fine dell’agricoltura coreana.

L’eroe si chiama Kim Sung-dong, e se passa da queste parti, gli promettiamo una cena in un ristorante a sua scelta.

Nulla di nuovo, comunque, in questa storia.

John Quincy Adams, ex-presidente degli Stati Uniti e deputato del partito Whig – antenato degli attuali repubblicani – tenne una conferenza nel dicembre del 1841, davanti alla Massachusetts Historical Society, per dire la sua a proposito della guerra che l’Inghilterra stava allora conducendo per imporre il commercio dell’oppio alla Cina.

Il suo discorso, che prendo dalle Memoirs of the Life of John Quincy Adams (Josiah Quincy, 1858)  è una sorta di manifesto fondante della grande filosofia imperiale statunitense, che sopravvive praticamente immutata da allora.

John Quincy Adams, è bene precisare, è molto rispettato dai liberal americani, essendo stato un sincero oppositore della schiavitù. Tanto da sostenere la causa di alcuni protoleghisti del Massachusetts che chiedevano di uscire dall’Unione per non dover trasferire ricchezze all’arcaico sud.

Ricordiamolo, perché la storia è complessa.

Tutt’altro che un semplice nazionalista sul modello europeo (si oppose anche all’aggressione al Messico), John Quincy Adams rappresenta la visione degli Stati Uniti come una sorta di comitato di imprenditori cristiani con la missione planetaria di diffondere la felicità attraverso il capitalismo.

Sotto troverete la parte principale del testo, prima in traduzione italiana (grazie a Pino Mamet) e poi in inglese: ho fatto la trascrizione a mano, e magari può servire a qualche ricercatore.

Perché c’è tutto qui.

C’è l’idea che i rapporti devono essere diversi tra le “nazioni cristiane”, dove oggi diremmo “civili” o “libere”, e tra tali nazioni e le tribù indiane, o tra “noi e i nativi dai capelli lanosi dell’Africa“, o tra noi e le “potenze della Barberia”, cioè i musulmani; e ancora con il Celeste Impero.

“L’obbligo morale del commercio tra le nazioni si fonda interamente ed esclusivamente sul precetto cristiano di amare il prossimo come se stesso. Con questo principio, non si può rifiutare lo scambio commerciale con il prossimo”.

E proprio perché atto d’amore, il commercio non può subire restrizioni. Da una parte, il libero commercio, dall’altra, l’eternamente ricorrente modello del despotism: la Cina, come l’URSS, come l’Iran, la descrizione dell’Altro sembra non cambiare mai, “il principio fondamentale dell’impero cinese è anticommerciale”.

Il fatto che il governo cinese non desideri l’oppio inglese, costituisce un “enorme oltraggio ai diritti della natura umana”, che deve cessare.

Con un tipico volo retorico che incontreremo lungo tutta la storia degli Stati Uniti, l’interesse si fa astrazione, e si impone agli stessi interessati. Così Adams accusa le potenze cristiane di “connivenza” perché non avevano, finora, imposto il libero commercio dell’oppio alla Cina.

Infine, il sogno di dominio imperiale si fonde con la missione redentrice dell’umanità:

“non posso trattenermi dall’esprimere la speranza che l’Inghilterra, dopo essersi posta alla guida nell’abolizione del commercio africano degli schiavi e del tributo ancora più degradante ai Maomettani Africani della Barbaria, estenda il suo braccio liberatore fino agli estremi dell’Asia.”

Concludendo alla fine un trattato di libero commercio su “basi di perfetta uguaglianza con l’impero cinese”.

Nel mondo reale, il trattato non avvenne affatto su basi di “perfetta uguaglianza”, peraltro impossible tra la principale potenza industriale, militare e commerciale del pianeta e un paese di agricoltori e artigiani.

L’India cadde in un ciclo senza precedenti di carestie, anche perché costretta a produrre l’incommestibile oppio che serviva per estrarre argento dalla Cina. L’artigianato cinese fu distrutto invece dalle pulite merci industriali importate dall’Inghilterra, provocando un disastro economico che causò diversi milioni di morti.

Nella seconda metà dell’Ottocento, il reddito medio degli indiani calò di circa il 30%, e nacque il Terzo Mondo.

Succhiando così le risorse all’Oriente, l’Inghilterra potè mantenere il suo enorme deficit economico verso gli Stati Uniti, che a sua volta potè accumulare i capitali che permisero la conquista dell’Ovest.

A scuola non ve lo racconteranno, eppure questo è l’evento chiave per capire gli ultimi due secoli di storia umana. Lo troverete descritto in documentato dettaglio nel libro di Mike Davis, Olocausti tardovittoriani. El Niño, le carestie e la nascita del Terzo Mondo. Che segnalerei come il singolo più importante libro di storia mai scritto.

““Esiste una Legge delle Nazioni, tra le comunità cristiane, che è la legge riconosciuta dalla Costituzione degli Stati Uniiti come obbligatoria per loro nei loro rapporti con gli Stati e le colonie europee. Ma abbiamo una diversa legge delle Nazioni a regolare i nostri rapporti con le tribù Indiane su questo continente; un’altra, tra noi e i nativi dalla testa lanosa dell’Africa; un’altra con i poteri di Barberia; e un’altra ancora con la terra fiorita, o Celeste Impero.

I cinesi non sono Cristiani, e una nazione cristiana non può appellarsi ai princìpi di una fede comune per regolare la questione di ciò che è giusto o sbagliato tra loro.

L’obbligo morale del rapporto commerciale tra le nazioni è fondato interamente ed esclusivamente sul precetto Cristiano di amare il tuo prossimo come te stesso. Con questo principio, non puoi rifiutare il rapporto commerciale col tuo prossimo, poiché il commercio, consistendo in uno scambio volontario di proprietà reciprocamente benefico per entrambe le parti, suscita le propensioni individualiste quanto quelle sociali, e rende capace ognuna delle parti a promuovere la felicità del prossimo, con la stessa medesima azione con la quale provvede alla propria.

Ma, non essendo la Cina una nazione Cristiana, i suoi abitanti non si considerano legati dal precetto Cristiano di amare il prossimo come se stessi.

Il diritto dello scambio commerciale, tra loro, non fa eccezione all’esecrabile principio di Hobbes, cioè che lo stato di natura è uno stato di guerra, nel quale ognuno ha il diritto di comprare, ma nessuno è obbligato a vendere. Il commercio diventa così complessivamente una questione di convenzioni. Ognuna delle due parti ha il solo diritto di proporre; il diritto dell’altra è di accettare o rifiutare, e a ciò può essere guidata esclusivamente dalla considerazione per il suo proprio interesse, senza riguardo per l’interesse, le aspirazioni o altri desideri del prossimo. Questo è un sistema rozzo e antisociale; e qui approfitto dell’occasione per dire che chiunque esamini il sistema Cristiano della morale con spirito filosofico, a parte cioè ogni considerazione esterna e storica sulla sua verità, troverà che tutti i suoi precetti tendono a esaltare la natura dell’essere umano; e che ogni suo fine consiste nella pace terrena e nella buona volontà verso gli uomini.

Chiedete all’ateo, al deista, al Cinese, e vi risponderanno che il fondamento del loro sistema di morale è il piacere personale. Chiedete ai filosofi delle scuole Greche- Epicuro, Socrate, Zenone, Platone, Lucrezio, Cicerone, Seneca- e li troverete discorrere sul Sommo Bene. E vi diranno che esso è piacere, agio, temperanza, prudenza, forza, forza, giustizia: non uno di loro sussurrerà il nome dell’amore, se non nel suo senso fisico e grossolano, come strumento di piacere; non uno di loro di loro vi dirà che la fonte di ogni relazione umana tra voi e il resto dell’umanità consiste nell’amare il vostro prossimo come voi stessi – di fare agli altri ciò che vorreste che essi facessero a voi.

I Cinesi invece riconoscono una legge di tal genere: il loro governo interno è un dispotismo patriarcale ereditario, e il loro esclusivo interesse è la misura di tutte le loro relazioni con il resto dell’umanità.
Il loro sistema di governo è fondato sul principio che essi come nazione sono superiori al resto dell’umanità.
Credono che se stessi e la propria nazione abbiano particolari privilegi nei confronti degli altri; che il loro dominio sia il Celeste Impero, e il loro territorio la terra fiorita.

Il principio fondamentale dell’impero Cinese è anti-commerciale. Esso è fondato sul secondo e terzo dei princìpi generali di Vattel, a totale esclusione del primo.
Non ammette obblighi a mantenere rapporti commerciali con altri. Nega completamente l’eguaglianza delle altre nazioni con la propria, e persino la loro indipendenza. Mantiene la convinzione di essere il centro del globo terraqueo- pari ai dominii celesti– e che tutte le altre nazioni con le quali ha relazioni di qualunque genere, politico o commerciale, siano tributari barbari da fuori, reverentemente sottomessi ai voleri del loro capo dispotico. Ed è su questo principio, apertamente dichiarato e inflessibilmente mantenuto, che le principali nazioni marittime d’Europa per alcuni secoli, e gli Stati Uniti d’America dal tempo del riconoscimentio della loro indipendenza, si sono accontentate di mantenere relazioni commerciali con l’impero della Cina.
è tempo che questo enorme oltraggio ai diritti della natura umana, e al primo principio dei diritti delle nazioni, debba cessare.

Questi princìpi dell’impero Cinese, troppo a lungo sopportati con connivenza e umiliazione dalle più forti nazioni Cristiane del mondo civile, sono stati in conflitto ormai anche troppo con i princìpi e il potere dell’impero Britannico; e non posso trattenermi dall’esprimere la speranza che l’Inghilterra, dopo essersi posta alla guida nell’abolizione del commercio africano degli schiavi e del tributo ancora più degradante ai Maomettani Africani della Barbaria, estenda il suo braccio liberatore fino agli estremi dell’Asia, e alla fine della presente situazione insista sul concludere la pace in termini di perfetta eguaglianza con l’impero Cinese, così che il commercio futuro sia portato innanzi in termini di eguagliazna e reciprocità tra le due comunità parti in affari, per il beneficio di entrambe.”

There is a law of nations, among Christian communities, which is the law recognized by the constitution of the United States as obligatory upon them in their intercourse with European states and colonies. But we have a different law of nations regulating our intercourse with the Indian tribes on this continent; another, between us and the woolly-headed natives of Africa; another, with the Barbary powers; another, with the flowery land, or Celestial empire.

The people [of China] are not Christians, nor can a Christian nation appeal to the principles of a common faith to settle the question of right and wrong between them. The moral obligation of commercial intercourse between nations is founded entirely and exclusively upon the Christian precept to love your neighbor as yourself. With this principle, you cannot refuse commercial intercourse with your neighbor, because, commerce consisting of a voluntary exchange of property mutually beneficial to both parties, excites in both the selfish and social propensities, and enables each of the parties to promote the happiness of his neighbors by the same act whereby he provides for his own. But, China not being a Christian nation, its inhabitants do not consider themselves bound by the Christian precept to love their neighbors as themselves. The right of commercial intercourse with them reverts not to the execrable principle of Hobbes, that the state of nature is a state of war, where every one has a right to buy, but no one is obliged to sell. Commerce becomes altogether a matter of convention. The right of each party is only to propose; that of the other is to accept or refuse, and to his result he may be guided exclusively by the consideration of his own interest, without regard to the interests, the wishes, or other wants of his neighbors. This is a churlish and unsocial system; and I take the occasion here to say that whoever examines the Christian system of morals with a philosophical spirit, setting aside all the external and historical evidence of its truth, will fina ll its precepts tending to exalt the nature of the animal man; all its purpose to be peace on earth and good will towards men. Ask the atheist, the deist, the Chinese, and they will tell you that the foundation of their system of morals is selfish enjoyment. Ask the philosophers of the Grecian schools, – Epicurus, Socrates, Zeno, Plato, Lucretius, Cicero, Seneca – and you will find them discoursing upon the Supreme Good. They will tell you it is pleasure, ease, temperance, prudence, fortitude, justice: not one of them will whisper the name of love, unless in its gross and physical sense, as an instrument of pleasure; not one of them will tell you that the source of all moral relation between you and the rest of mankind is to love your neighbor as yourself – to do unto him as you would that he should do unto you.

The Chinese recognize so such law. Their internal government is a hereditary patriarchal despotism, and their own exclusive interest is the measure of all their relations with the rest of mankind. Their own government is founded upon the principle that as a nation they are superior to the rest of mankind. They believe themselves and their country especially privileged over all others; that their dominion is the celestial empire, and their territory the flowery land.

The fundamental principle of the Chinese empire is anti-commercial. it is founded upon the second and third of Vattel’s general principles, to the total exclusion of the first. It admits no obligation to hold commercial intercourse with others. It utterly denies the equality of other nations with itself, and even their independence. it holds itself to be the centre of the terraqueous globe – equal to the heavenly host – and all other nations with whom it has any relations, political or commercial, as outside tributary barbarians, reverently submissive to the will of its despotic chief. It is upon this principle, openly avowed and inflexibly maintained, that the principal maritime nations of Europe for several centuries, and the United States of America from the time of their acknowledged independence, have bene content to hold commercial intercourse with the empire of China.
It is time that this enormous outrage upon the rights of human nature, and upon the first principle of the rights of nations, should cease.

These principles of the Chinese empire, too long connived at and truckled to by the mightiest Christian nations of the civilized world, have at length been brought into conflict with the principles and the power of the British empire; and I cannot forbear to express the hope that Britain, after taking the lead in the abolition of the African slave-trade and of slavery, and of the still more degrading tribute to the

Barbary African Mahometans, will extend her liberating arm to the furthest bond of Asia, and at the close of the present contest insist upon concluding the peace upon terms of perfect equality with the Chinese empire, and that the future commerce shall be carried on upon terms of equality and reciprocity between the two communities parties to the trade, for the benefit of both.”

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46 risposte a Il dovere cristiano del commercio

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  2. daouda scrive:

    Le parole ed in concetti a cazzo di cane sono il tuo sport preferito.

    Al posto di cristiano metti protestante ed al posto di commercio e libertà di scambio e metti corporativismo assieme ad utilitarismo in-etico.

    Il tuo discorso è giusto Miguel, è la tua mistificazione che è sbagliata.

    • Non ho mai visto un evangelico definirsi tale. In genere alla domanda “di che religione sei?” mi rispondono “cristiano” e quando chiedo “cristiano cosa? Nestoriano, monofisita o donatista?” loro dicono “cristiano e basta, non mi piacciono le denominazioni”. Loro si chiamano così e non credo che il presidente Adams si dedicasse alla tetrapilectomia…

    • daouda scrive:

      Famo così, che capisci.

      I testimoni de geova sò cattolici.

      Ma che nun ce lo sapevi che si ciài ‘r velo sei islamica tou court? ( ossia le matrone arcaiche secondo il mos maiorum erano islamiche, come le prime cristiane e più o meno tutte le donne perlomeno quelle Bianche, anche, anche…)

  3. Francesco scrive:

    Non mi spiace troppo questo Adams, anche se la retorica è assai obsoleta. Cosa diceva a proposito del protezionismo USA rispetto ai macchinari e manifatti inglesi?

    A proposito, perchè ti piace l’imbecille coreano? da quando il caro cibo imposto dagli agricoltori locali ai loro concittadini è un bene? se il problema fosse la qualità del cibo, il mercato sarebbe soluzione più che bastevole (chi mai comprerebbe un formaggio usano?)

    Ciao

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per Daouda

    Qui hai il diritto di commentare. Hai il diritto di insultare me, ma non gli altri commentatori.

    Comunque dato il tono che usi, non ho nessuna voglia di risponderti.

    • daouda scrive:

      Io nun ciò nessun diritto, né me lo concedi tu. Se ti insulto sicuramente sbaglio, ma lo faccio apposta infrangendo il diritto e la normalità, quindi mi sembra alquanto illogico che tu, che non detieni alcun diritto, puoi permetterti oltretutto il lusso di concendere l’infrazione dello stesso…
      Semmai scrivi, qui ti concedo di commentare, che è la verità., perché fare le cose secondo il diritto è fare le cose secondo la legge.

      Rettifica le tue stronzate, che io rettifico tutto, perché è in vista del tuo plagio che io uso il turpiloquio, che quest’epoca di confusione prima di permettere a me di essere così vile, permette a gente come te di poter non tanto venir seguita ed ammirata, quanto prprio di potere esprimere stronzate senza pagarne dazio.

      Quinni, visto che già hai parato la falla del mio “discorso”, che c’è , se la tiri fora, ipso facto smetti de fà la parte “del liberale nobbile” a.k.a. ‘r napoletano piagnone, e sarebbe più onesto pé tutti.

  5. Ritvan scrive:

    Miguel:
    1. “Non discutere mai con un idiota, la gente potrebbe non notare la differenza.” (Arthur Bloch).
    2. “Non discutere mai con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza.”(Anonimo).

    • Francesco scrive:

      L’anonimo è in effetti un uomo di mondo.

      Ma Davide non è un idiota, è un intelligente e colto e fanatico pazzo furioso.

      Miguel, potresti rispondere alla mia domanda? l’agricoltura serve a nutrire il gruppo o l’agricoltore? nel secondo caso, ahite, sei un democristiano

      Ciao

      • daouda scrive:

        Per me ciàvete raggione sia ( ergo ti ringrazio ) te sia IO , che me lo dico da solo che sò un coglione mica ciò bisogno der turanico.

        Evidentemente sono fatto fracico perché non ho percepito la sleccazzata ( giusto per farti provare un po’ di ripugnanza! ) …ma così svii da Miguel e le sue stronzate.

    • daouda scrive:

      Ritvan perché sei così autolesionista? ( ci casca o non ci casca…che se non ci casca nun là capita!)

      • daouda scrive:

        A tartaro…volevo semplicemente farti notare che un idiota che vuole l’estromissione di un idiota, conferma innanzitutto di essere idiota ma soprattutto anche autolesionista , che non si accompagna affatto all’essere idioti e quindi rivela un altro problema più grave.

        Ma forse è più interessante notare le insensatezze di Miguel:

        A) far passare che il libero scambio abbia relazioni con la probabile fine dell’agricoltura coreana è sbagliato e superficiale.

        Innanzitutto non si sà se l’agricoltura coreana abbia senso.
        In secondo luogo non capisce perché nella società moderna non si debba permettere che si possano ricevere delle merci, dei beni, a prezzo minore ( come non si debba permettere la modificazione genetica del cibo ).

        Tutto ciò non ha nulla a che fare con il libero scambio , che esiste da sempre, ma con la moralità e le ideologie degli interattivi.

        B) gli imprenditori cristiani.

        Come fanno ad essere cristiani i protestanti se la Grazia non agisce in loro?
        Non è solo una questione di evidenza, ma anche di realtà spirituale.

        c) il paragone dell’artigianato dell’India con gli agricoltori sudcoreani non calza proprio.

        d) calcolando che i principi sono comuni , o meglio, accomunati, per definizione, essendo universali, che una nazione “cristiana” si comporti così è perché così vuole.

        e) parlando di trascendentali quali amore, piacere, bene, felicità , il tuo discorso sul cristianeismo non ha senso perché comune ad ogni realtà spirituale.

        Fare agli altri quel che vorremmo fosse fatto a noi e non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi innanzitutto è una massima iniziatica.
        Inoltre sappiamo bene che tutto ciò si basa sulla verità il ché stride con l’impianto che hai voluto dare al tuo discorso, stile “cane mangia cane” quando queste parole e questi intenti sono ovviamente il contrario.

        f) veramente quella regola cinese è un’ovvietà commerciale, il ché svela sia di che pasta sia il commercio mafioso americano, sia di che pasta sei tu con le tue mistificazioni.

        ___

        Ora tutto sommato potresti ritenerti soddisfatto perché io sto criticando il testo di quel beota.
        No.
        Sto criticando te e le tue volute ambiguità, perché te e quello là, che ormai sarà ammuffito o decomposto da qualche parte, gioca con la squadra tua.
        A te ho riservato le maiuscole.

      • Ritvan scrive:

        Daouda ‘O Fallocefalo, l’autolesionismo imputalo al COGLIONAZZO che ha scritto:”IO , che me lo dico da solo che sò un coglione mica ciò bisogno der turanico.”. Ovvero a TE STESSO.

        • daouda scrive:

          A islamiciccio, ma me dovrei sentì toccato?

          A differenza tua rifletto su quel che mi viene scritto anche a prendermi per il culo ( se leggi bene puoi legge due frasi diverse, è un trucchetto ).
          Più easy e più valore all’altro ,perché non metto in dubbio che sono tante cose di quelle che o ho scritto, o ho ricevuto scritte.

          Però me sà che te l’italiano non lo capisci proprio, e scritto da un disgrammaticato e dislessico come a me, ce ne vole, visto che nun sto a scherzà, sto a scrive sul serio.
          Io poi sò na cifra più stiloso de te perché dò sempre motivazioni ( presto o tardi s’intende). Te ciài fretta de insurtà ma a sto punto faccio prima a guardamme allo specchio da solo, ce lo sò che sò pecc-a-ttore, quanno a te invece è proprio la natura tua.

        • daouda scrive:

          ahahahahaha.

          Abbravo!

  6. Buleghin el vecio scrive:

    I Coreani la xè zente con i contromaroni ostaria! Io ci proporrei un cambio subito!

    Ci prendiam il deputà che ghà lanzà il lacrimogeno e in cambio ci mandiam il simpatico Scilipoti.

    Neanca uno dei nostri deputà fioi d’un can non ghà avuto il coragio, non dico de lanzar un lacrimogeno al golpista Monti che gavrebe fato ben, ma almeno de dirci in facia quel ci spetava!

    Sol la Musolini ci ghà votà contro e anca con garbo…che la xè normalmente una pescivendola notevola lei che se rabia a parlar mal de suo nono! Sarà che da la marcia su roma ha visto con un pocheto de nostalzia la marcia sul sportelo bancario.

    Poi me despiase de la lite tra i amici Dauda e Miguel ai quai dò un amical consilio!

    – A Miguel de desmentigar la parte anglosasone che la xè stronsa de natura e rivalutar la parte mexicana che la xè più verace e simpaticamente mata

    – A Dauda che mantenga un pocheto più de contegno e non dica “cazzo di cane” quando contesta la parte desgrasià anglosasone di Miguel ma più elegantemente “pene di segugio”

    Comunque il discorso dell’otimo Miguel xè coreto in una roba, far rilevar che i anglosasoni tuti xè fioi d’un can manco nati da ventre di dona, che ci van a spaciar droga prima ai Cinesi e adeso ai Rusi tramite l’Afganistan.

  7. PinoMamet scrive:

    “Esiste una Legge delle Nazioni, tra le comunità cristiane, che è la legge riconosciuta dalla Costituzione degli Stati Uniiti come obbligatoria per loro nei loro rapporti con gli Stati e le colonie europee. Ma abbiamo una diversa legge delle Nazioni a regolare i nostri rapporti con le tribù Indiane su questo continente; un’altra, tra noi e i nativi dalla testa lanosa dell’Africa; un’altra con i poteri di Barberia; e un’altra ancora con la terra fiorita, o Celeste Impero.

    I cinesi non sono Cristiani, e una nazione Cristiana non può appellarsi ai princìpi di una fede comune per regolare la questione di ciò che è giusto o sbagliato tra loro.
    L’obbligo morale del rapporto commerciale tra le nazioni è fondato interamente ed esclusivamente sul precetto Cristiano di amare il tuo prossimo come te stesso. Con questo principio, non puoi rifiutare il rapporto commerciale col tuo prossimo, poiché il commercio, consistendo in uno scambio volontario di proprietà reciprocamente benefico per entrambe le parti, suscita le propensioni individualiste quanto quelle sociali, e rende capace ognuna delle parti a promuovere la felicità del prossimo, con la stessa medesima azione con la quale provvede alla propria.
    Ma, non essendo la Cina una nazione Cristiana, i suoi abitanti non si considerano legati dal precetto Cristiano di amare il prossimo come se stessi.
    Il diritto dello scambio commerciale, tra loro, non fa eccezione all’esecrabile principio di Hobbes, cioè che lo stato di natura è uno stato di guerra, nel quale ognuno ha il diritto di comprare, ma nessuno è obbligato a vendere. Il commercio diventa così complessivamente una questione di convenzioni. Ognuna delle due parti ha il solo diritto di proporre; il diritto dell’altra è di accettare o rifiutare, e a ciò può essere guidata esclusivamente dalla considerazione per il suo proprio interesse, senza riguardo per l’interesse, le aspirazioni o altri desideri del prossimo. Questo è un sistema rozzo e antisociale; e qui approfitto dell’occasione per dire che chiunque esamini il sistema Cristiano della morale con spirito filosofico, a parte cioè ogni considerazione esterna e storica sulla sua verità, troverà che tutti i suoi precetti tendono a esaltare la natura dell’essere umano; e che ogni suo fine consiste nella pace terrena e nella buona volontà verso gli uomini.
    Chiedete all’ateo, al deista, al Cinese, e vi risponderanno che il fondamento del loro sistema di morale è il piacere personale. Chiedete ai filosofi delle scuole Greche- Epicuro, Socrate, Zenone, Platone, Lucrezio, Cicerone, Seneca- e li troverete discorrere sul Sommo Bene. E vi diranno che esso è piacere, agio, temperanza, prudenza, forza, forza, giustizia: non uno di loro sussurrerà il nome dell’amore, se non nel suo senso fisico e grossolano, come strumento di piacere; non uno di loro di loro vi dirà che la fonte di ogni relazione umana tra voi e il resto dell’umanità consiste nell’amare il vostro prossimo come voi stessi – di fare agli altri ciò che vorreste che essi facessero a voi.

    I Cinesi invece riconoscono una legge di tal genere: il loro governo interno è un dispotismo patriarcale ereditario, e il loro esclusivo interesse è la misura di tutte le loro relazioni con il resto dell’umanità.
    Il loro sistema di governo è fondato sul principio che essi come nazione sono superiori al resto dell’umanità.
    Credono che se stessi e la propria nazione abbiano particolari privilegi nei confronti degli altri; che il loro dominio sia il Celeste Impero, e il loro territorio la terra fiorita.

    Il principio fondamentale dell’impero Cinese è anti-commerciale. Esso è fondato sul secondo e terzo dei princìpi generali di Vattel, a totale esclusione del primo.
    Non ammette obblighi a mantenere rapporti commerciali con altri. Nega completamente l’eguaglianza delle altre nazioni con la propria, e persino la loro indipendenza. Mantiene la convinzione di essere il centro del globo terraqueo- pari ai dominii celesti– e che tutte le altre nazioni con le quali ha relazioni di qualunque genere, politico o commerciale, siano tributari barbari da fuori, reverentemente sottomessi ai voleri del loro capo dispotico. Ed è su questo principio, apertamente dichiarato e inflessibilmente mantenuto, che le principali nazioni marittime d’Europa per alcuni secoli, e gli Stati Uniti d’America dal tempo del riconoscimentio della loro indipendenza, si sono accontentate di mantenere relazioni commerciali con l’impero della Cina.
    è tempo che questo enorme oltraggio ai diritti della natura umana, e al primo principio dei diritti delle nazioni, debba cessare.

    Questi princìpi dell’impero Cinese, troppo a lungo sopportati con connivenza e umiliazione dalle più forti nazioni Cristiane del mondo civile, sono stati in conflitto ormai anche troppo con i princìpi e il potere dell’impero Britannico; e non posso trattenermi dall’esprimere la speranza che l’Inghilterra, dopo essersi posta alla guida nell’abolizione del commercio africano degli schiavi e del tributo ancora più degradante ai Maomettani Africani della Barbaria, estenda il suo braccio liberatore fino agli estremi dell’Asia, e alla fine della presente situazione insista sul concludere la pace in termini di perfetta eguaglianza con l’impero Cinese, così che il commercio futuro sia portato innanzi in termini di eguagliazna e reciprocità tra le due comunità parti in affari, per il beneficio di entrambe.”

    Ho tentato di rendere più chiari in italiano alcuni passaggi, comunque non sono un traduttore io! 😉
    sono benvenute le correzioni, ciao!! 🙂

    • Miguel Martinez scrive:

      Fantastico!

      Domani mattina cerco di sistemare in modo da mettere sul sito.

      Grazie e grazie ancora

      • Francesco scrive:

        the future commerce shall be carried on upon terms of equality and reciprocity between the two communities parties to the trade, for the benefit of both.

        questo mi pare molto poco razzista, caro Miguel, in teoria. la pratica fu assai differente, allora; oggi che lo è meno i benefici si vedono

        ciao

      • PinoMamet scrive:

        Figuarti, ho fatto del mio meglio, e noto che potresti se hai voglia aggiustare molte cose;
        per esempio adesso tradurrei “a parte cioè ogni prova esterna e storica della sua verità”
        (non so dove ho tirato fuori la “considerazione”);
        e “the interests, the wishes, or other wants of his neighbors” sono forse “gli interessi, i desideri, e qualsiasi altro bisogno dei suoi prossimi”, meglio di come ho tradotto sopra;
        ma in ogni caso fai tu 😉

        grazie a te dell’interesse, ciao!!

  8. PinoMamet scrive:

    Comunque, a una prima lettura, mi sembra un ottimo esercizio fuffologico.

    Tradotto
    “Visto che siamo una nazione cristiana e bla bla, noi abbiamo la facoltà di vendere, e i cinesi devono avere l’obbligo di comprare! e visto che tutto deve svolgersi su un piano di equità, facciamo che i prezzi li decidiamo noi 😉 “

    • daouda scrive:

      Non sono cristiani.

      • PinoMamet scrive:

        Sì, vabbè, ma lo devi dire a loro, non a me.

      • daouda scrive:

        Pure i matti pé sé stessi sò i grevetti , ma sò matti.

        Pure i neo-conservatori pé sé stessi sò liberisti ma sò socialisti.

        Pure te pé te stesso credi di proferire sensatezze mentre il più delle volte sono stupidaggini derivate dal tuo assenso verso questo sistema e la cultura che esso ha imposto.

        • PinoMamet scrive:

          Sì sì
          come ti pare. Avrai sicuramente ragione. Divertiti tanto.

        • daouda scrive:

          Pinuccio io ho ragione , e sò fesso. Tu sei fesso e manco ciài ragione.
          Quello che si diverte sei te che continui ad oltraggiare la psiché.

          Progressista!

        • PinoMamet scrive:

          Ma infatti c’hai ragione.

        • daouda scrive:

          Invece ciò torto se avessi seguito la logica mia.
          Mentre pé la tua dis-logica un conservatore come a te riesce anche ad esse detto progressista…

        • PinoMamet scrive:

          Davide
          quando ho voglia di fare i rebus e le sciarade, mi compro la Settimana Enigmistica, che è più divertente e vanta innumerevoli tentativi di imitazione.

          Non ho voglia di mettermi a discutere di argomenti di cui non me ne frega un cazzo solo perché ho tradotto lo scritto di un tale che si definisce (lui, non io) cristiano.

          ciao.

        • daouda scrive:

          Sti cazzi?

          Bastava che non j’annavi appresso mentre invece jài dato spago e ciò è direttamente associato al fatto che sei un coniglio che vuole conservarsi un certo status quo ontologico, n’orticello.

          Lavate le mani, che sò sporche.

        • PinoMamet scrive:

          Davidino

          quando avrai imparato a scrivere cose non ambigue, o quando ti saranno cresciute le palline e riuscirai a scrivere cose non volutamente ambigue, forse mi disturberò a smontare le tue cazzate.
          Ciao.

        • daouda scrive:

          Grazie duscie che me raccoji dalla bassezza e me dici cosa è buono fare ( per te e le tue barbine di merda figure of course )!!!

          Che te pija Pì? Subbito sull’attrezzi della virilità. Tranquillo sò evirato, non te lo butterò ar culo che nun me se arza.

          cià cià cià cià

        • PinoMamet scrive:

          Senti

          hai abbastanza rotto le palle, perciò voglio essere abbastanza chiaro anche per farmi capire da un ritardato come te:
          l’unico che colleziona figure di merda qua dentro sei tu.

          O non hai capito cosa ti ho risposto, o vuoi rompere le palle per sentirti qualcuno, o entrambe le cose. In ogni caso: sei una merda.

          Non è colpa mia se alle Elementari non sei arrivato neanche all’analisi logica, o se all’asilo tutti ti picchiavano (mai abbastanza).

          Rifugiati pure nel tuo medioevo immaginario, che è l’unico posto dove puoi essere figo, intelligente, nobile e quello che ti pare;
          ma togliti l’illusione che qualcuno di quelli che ti leggono abbia avuto l’impressione che tu sia una persona intelligente.

          A proposito, in una società creata in base ai tuoi criteri, tu saresti un animale da soma. Ricordatelo.

          Non voglio sapere perchè sei così pesante e così incredibilmente stupido, ma potresti smettere di soffrire e togliere il disturbo agli altri: hai mai considerato il suicidio? Sarebbe l’unico evento della tua esistenza ad avere un qualche precedente illustre.
          Credimi, non avrò alcun rimorso nel caso improbabile la notizia della tua scomparsa giunga fino a me.

          Vai pure affanculo, crepa.

        • PinoMamet scrive:

          Prima che tu scompaia
          (ma sono tranquillissimo, il proverbio insegna che quelli come te non muoiono mai)

          ti faccio una breve cronistoria, così vediamo se ci arrivi:

          -io traduco il passo del tale che si definisce cristiano;

          -io sostengo che si tratta di un esercizio fuffologico;

          -Daouda “contesta” che i protestanti non sono cristiani;

          -io rispondo che al limite dovresti dirlo a loro;

          -Daouda rompe le palle senza altri argomenti a riguardo, tentando di offendere;

          -Daouda rompe le palle tentando di insultare;

          -Daouda rompe le palle tentando di insultare….

          ripetere ad libitum.

          -Daouda rompe le palle;

        • daouda scrive:

          Adesso vado ar cesso e caco e poi faccio una foto pé rimpinguare la mia collezione..

          E’ a questo stadio delle cose che mi giocherei la vita sul fatto che non hai le palle di realizzare il tuo desiderio di tua propria mano ( me piace perdere facile, sai com’è ).
          Peccato che l’esasperazione ha instanti brevi, la logistica è ostacolante e te le palle già nun ce le hai.

          Ad ogni modo tu scrivi che io sia uno stupido quando tu riesci anche a dar senso a impossibilità di questo genere?

          “A proposito, in una società creata in base ai tuoi criteri, tu saresti un animale da soma. Ricordatelo”

          TESTA DI CAZZO!
          Impara a renderti conto invece de diluitté appresso le stronzate che tànno fatto beve.
          E che nun te servono ad un cazzo; alla fine vedi che fai schifo e mancor ‘r culo parato ciài?

          con affetto, buonanotte.

        • PinoMamet scrive:

          Non ci arrivi proprio, eh?
          Ti è mai passato per il cervello, ammesso che tu ne abbia uno (ma inizio a dubitarne) che forse le stronzate le hai bevute tu?
          E parecchie, anche.

          Devi imparare un sacco di cose prima di essere una persona decente, e non ho voglia di mettermi a insegnartele io.
          Pensaci su.

        • daouda scrive:

          Hai gioco troppo facile a prevedere la mia “comparsata”.

          Tutto sommato la tua cronostoria non fà che porre la faccenda sulla superficie.
          Se fosse così avresti ragione te come Miguel.
          Visto che però abusate della ragione e mettete spesso e volentieri cose diverse sullo stesso piano, essendo oltretutto voi ambigui perlomeno su questi discorsetti da blog, il discorso fila che è una meraviglia.

          Ma non voglio certo levarti lo sfizio di notare la mia ambiguità cincischiante e quantomeno aizzante, è così, rispetto la fede.

          Ad ogni modo non ho tentato nulla, ho fatto e sono riuscito. Pagherò, devo pagare, e son sicuro che comunque mi renderà triste rimembrare questo mio attegiamento che già da solo e preventivamente, me lo scrivo che sò un cojone.

          Della decenza me ne sbatto il cazzo perché se non è relazionata a quel da cui deriva assume connotati alquanto negativi ( e conservatori).

          una notazione : come cazzo fai a dubitare che io abbia un cervello? Essendo tecnicamente impossibile è una battuta risibile, impegnati di più!
          Perlomeno non ti perdi una profusione di parole altrettanto infantili come fà Ritvan, anche se alle volte je escono dei fendenti veramente geniali…

          Comunque quando proverai a negarti ontologicamente l’esistenza , senza fare il paraculo come il Cartesio di turno, che neanche ha provato ad esperire di non esistere, ne ri-discuteremo ( non sto intendendo il suicidio, mica te regalo l’assist così eh… ).
          E poi mica sò scemo…sò benissimo che campo di illusioni, per chi mi hai preso, per te?

  9. “Ama il prossimo tuo come te stesso” non fa parte della spiritualità cristiana, ma di quella ebraica; cioè di quella che vedeva nella ricchezza il segno della benevolenza di Dio.
    Più o meno quella che manifestamente i protestanti hanno saputo fare propria assai meglio dei gesuiti (e magari prendendo le mosse proprio da questi ultimi).

    Per amor di chiarezza, l’invito cristiano è “amatevi l’un l’altro come io vi HO AMATO”, cioè lavando i piedi, mettendosi a servizio degli altri.

    • daouda scrive:

      Eccone un altro…

      Dio si dice protettore dei deboli e dei poveri se lo sono ingiustamente , se invece sono giustamente poveri ciò lo è per via della loro empietà, come ovunque.

      ciao

      • Dio si dice protettore dei deboli e dei poveri se lo sono ingiustamente , se invece sono giustamente poveri ciò lo è per via della loro empietà, come ovunque.
        Il discorso non rientra con quanto detto da me.
        Io ho citato un’espressione, tanto famosa quanto sconosciuta, da un vangelo tra i canonici dove un tizio dice di essere figlio dell’Uomo, sta in mezzo agli uomini, e dice che il Padre non giudica ma ama, e mostra (non dimostra) come è possibile.
        C’è da tirare le orecchie ai tuoi professori di italiano, o forse è solo colpa tua: segno che il tuo dio ti ha punito per bene; e non si può certo credere che tu vada fuori tema solo perché sei incapace di leggere.

        • daouda scrive:

          Leggi.

          Innanzitutto non esiste un mio Dio. Scrivermi così è il modo esatto per farmi uscire dai gangheri e determinare tra noi una pippa esarcerbante.
          Il discoro rientra benissimo perché “ama il prossimo tuo come te stesso” è una regola che non è esclusivamente ebraica.
          Inoltre sai bene che Dio Ama ma anche giudica o forse mi sto inventando io la presenza di celeberrimi passi nei santi vangeli?

          Mettersi al servizio degli altri è solo una delle tante cose che un cristiano ha da fare, importante, ma subordinata al fatto che si adori Dio in Spirito e verità : “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.” ( santo vangelo di giovanni 17,3 )

          ciao

  10. Marcello Teofilatto scrive:

    Strano Dio, quello di Adams. Somiglia molto a Mammona.
    Saluti da Marcello Teofilatto

  11. Francesco scrive:

    Per la “storia”, Miguel, dovresti notare come nel 2011 gli Stati Uniti abbiano interesse al libero scambio di beni agricoli e la Corea del Sud a quello di manufatti.

    Invece ti attardi a simpatizzare per gli agricoltori coreani, come minimo affamatori del loro popolo, più probabilmente goditori di ampi sussidi pubblici sul modello giapponese e tedesco.

    Ma naturalmente dobbiamo prepararci alla guerra garantendoci l’autosufficienza alimentare!

    Mah

  12. BernardoR scrive:

    All’epeca lessi un libro di cui non ricordo il nome sulle guerre dell’oppio e riguardo all’India c’è da dire che le cose partono da molto lontano. Due appunti sparsi (li copio quasi come li ho presi all’epeca dal libro):

    Nel XVI secolo l’oppio che arriva in Asia orientale viene prodotto a Cambay (la regione indiana di Malwa sarà determinante nella produzione e nel traffico d’oppio nei secoli successivi, fino alla fine dell’800) dove si riforniscono i portoghesi.

    Nel XVI secolo sotto il controllo portoghese Goa diventa un importante centro del traffico di oppio in Asia.

    Nel XVII i commercianti olandesi cominciano a rifornirsi di oppio nel Bengala. Riguardo all’oppio bengalese c’è da dire che nel XVII con la dissoluzione dello stato Moghul che controllava la produzione dell’oppio, l’eredità passa ai mercanti di Patna e poi ai britannici, quando nel 1772 Warren Hastings diventa governatore del Bengala ed in accordo con la «Compagnia inglese delle Indie orientali» amministra un monopolio dell’oppio con lo strumento delle concessioni ai privati (all’imprenditore agricolo viene dato un anticipo con cui paga il raccolto; sotto il controllo della «Compagnia inglese delle Indie orientali» l’oppio veniva inviato a Calcutta per essere raffinato e venduto all’asta; l’esportazione che partiva da Calcutta era in mano ai veri mercanti privati che avevano comprato all’asta l’oppio). Dal 1797 il governo britannico rafforza il controllo sull’intero ciclo dell’oppio bengalese (intermediari governativi, prezzi dell’oppio stabiliti per via amministrativa, licenze per coltivare il papavero, autorizzazioni per coltivare solo nella stagione invernale, controlli sulla qualità dell’oppio grezzo, canali di lavorazione a Patna e Ghazipur; oltre alle aste era necessaria l’autorizzazione della «Compagnia inglese delle Indie orientali» per esportare l’oppio in altri paesi). Il monopolio britannico controlla la produzione del papavero nella pianura del Gange e dopo il 1856 (con l’annessione dello stato di Oudh) in gran parte dell’India del nord.

    C’è però anche l’oppio coltivato nella regione di Malwa: la produzione nella regione da parte dei principi indiani è concorrenziale a quella del monopolio bengalese-inglese (con un conseguente calo di prezzo), e gli inglesi si limitano a tassare le esportazioni a Macao ed il passaggio per il porto di Bombay.

    Il grande traffico dell’oppio indiano è verso la Cina. Il Raj britannico in India ricava vantaggi sostanziali dal monopolio dell’oppio: nella seconda metà del XIX secolo l’amministrazione coloniale dell’India aveva costituito un potente apparato burocratico (retto dal «Board of Revenue») che attraverso agenzie di Benares e Patna controllava la produzione dell’oppio. Ogni settembre i rappresentanti delle agenzie negoziavano con gli intermediari dei villaggi la quantità di terra destinata alla coltura del papavero da oppio ed il numero di coloro che avrebbero ottenuto la licenza di produrlo. Nel solo Bengala oltre un milione di contadini coltivavano il papavero (le «jati» Kachhi e Koiri specializzare nella produzione agricola intensiva di tabacco).

    Negli anni ‘80 dell’800 l’oppio assicurava circa il 14% delle entrate dell’India britannica. La Gran Bretagna fino agli anni ’20 del ‘900 controbatteva al movimento proibizionista internazionale, che l’oppio consumato nei suoi possedimenti indiani veniva mangiato e non fumato, e quindi era da considerare un medicinale e non un intossicante.

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